Codice napoleonico: differenze tra le versioni

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Una delle più grandi innovazioni del codice napoleonico fu quella di porsi come unica fonte di diritto per i francesi, escludendo qualsiasi altra che fosse anteriore ad esso. La legge del 30 ventoso dell'anno XII (21 marzo 1804), grazie alla quale il codice venne promulgato, disponeva che venissero totalmente abrogate le norme di diritto romano, le ordinanze regie, le consuetudini o qualsiasi altra fonte normativa nelle materie trattate dal codice civile. Con questa veniva di fatto «cancellati secoli di diritto comune» che venivano sostituiti dal nuovo testo.<ref name=Padoa-Schioppa483/>
 
Una scelta così radicale non fu accolta all'unanimità. Già nei tentativi di codice precedenti era declinata la possibilità per il giudice di ricorrere alla «legge naturale o agli usi accolti» in caso che avesse riscontrato una [[lacuna (diritto)|lacuna]] normativa. Lo stesso Portalis difesanon difese una tale impostazione riconoscendo che il codice, per quanto completo ed esaustivo fosse, non avrebbe mai potuto potuto prevedere tutti i casi che da quel momento in poi sarebbero stati posti all'attenzione di un giudice. Nonostante ciò la disposizione venne mantenuta negando anche la possibilità di ricorrere all'[[equità]] come fonte suppletiva e, secondo quanto enunciato dall'articolo 4, al concedere al giudice di rifiutarsi di giudicare per silenzio o oscurità della legge. In questo modo definitivamente «il codice divenne fonte esclusiva non [[Eterointegrazione|eterointegrabile]] con altre fonti da parte del giudice».<ref name=Padoa-Schioppa483>{{cita|Padoa-Schioppa, 2007|p. 483}}.</ref>
 
=== Struttura ===