Mostro di Firenze: differenze tra le versioni

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== Serie di delitti e primi sospettati ==
=== Antonio Lo Bianco e Barbara Locci (21 agosto 1968) ===
La notte di mercoledì 21 agosto 1968, all'interno di una [[Alfa Romeo Giulietta (1955)|Alfa Romeo Giulietta]] bianca posteggiata presso una strada sterrata vicino al cimitero di Signa, vengonovennero assassinati Antonio Lo Bianco, muratore originario di [[Palermo]] di 29 anni, sposato e padre di tre figli, e Barbara Locci, casalinga di 32 anni, originaria di [[Villasalto]], in [[provincia di Cagliari]], entrambi residenti a [[Lastra a Signa]];<ref>{{Cita web|url=https://archivio.unita.news/search?q=Antonio+Lo+Bianco+Barbara+Locci|titolo=l'Unità - Archivio storico|sito=archivio.unita.news|accesso=25 maggio 2021}}</ref> i due erano amanti; la donna era sposata con Stefano Mele, un manovale [[Sardegna|sardo]] emigrato in [[Toscana]] alcuni anni prima, e aveva avuto con lui un figlio, Natale Mele, di sei anni al momento dei fatti. Quella sera i due si erano recati al cinema di Signa per vedere il film giapponese ''[[Nuda per un pugno di eroi]]'';<ref>https://insufficienzadiprove.blogspot.it/2009/04/barbara-locci.html</ref> il gestore del cinema li riconobbe, successivamente, dalle foto pubblicate sui giornali; egli escluse, però, la presenza del figlio della donna, che aveva sei anni, in quanto, considerato il film proiettato, non lo avrebbe fatto entrare. Sostenne, infine, che dopo l'entrata della coppia al cinema entrò soltanto un altro uomo del quale, però, non ricordava la [[Fisiognomica|fisionomia]].<ref>https://insufficienzadiprove.blogspot.it/2009/01/elio-pugi.html</ref> Secondo ulteriori fonti, una cassiera del cinematografo vide invece la Locci con in braccio il figlio semi-addormentato all'uscita del cinema.<ref>{{Cita libro|autore=Frank Powerful|titolo=Storia del Mostro di Firenze: Vol. 1 L'esordio|editore=Centro Leonardo|città=|anno=2013|p=44}}</ref> Da tutte le carte di indagine non risulta però l'esistenza di alcuna cassiera del cinema Arena Michelacci di Signa, ma del solo gestore: si deve quindi concludere che si tratti di notizia del tutto priva di fondamento.<ref>{{Cita libro|autore=Maristella Carbonin|altri=LA NAZIONE - Cronaca di Prato, pagg.1 e 6|titolo=Il duplice delitto di Signa. Nuovo libro 55 anni dopo, "Ho studiato tutti gli atti"
Nella notte tra il 21 e il 22 agosto del 1968 l’omicidio di Locci e Lo Bianco. L’autore Gian Paolo Zanetti: "In procura 13 giorni. Un approccio da storico". Gian Paolo Zanetti 'Mostro di Firenze - La Madre di tutte le indagini'|url=https://www.lanazione.it/prato/cronaca/il-duplice-delitto-di-signa-nuovo-libro-55-anni-dopo-ho-studiato-tutti-gli-atti-1f5de1e4|data=22 agosto 2023}}</ref>
 
AAl termine della serata conclusa, ila duecoppia, si erano poi appartati in macchina. Sul sedile posteriore dormivacon Natale "Natalino"addormentato Mele,sui disedili 6 anniposteriori, figliosi diappartò Barbaracon Loccil'auto ein Stefanoun Mele.luogo Lisolato; l'assassino, secondo gli inquirenti il marito di Barbara Locci, si avvicinaavvicinò all'autoal fermaveicolo e spara complessivamentesparò otto colpi daa distanza ravvicinata:, quattrouccidendo colpisconoLo la donnaBianco e quattroLocci. l'uomo.Successivamente Verrannovennero recuperati cinque bossoli di cartucce calibro 22 Long Rifle Winchester con la lettera "H" punzonata sul fondello.<ref>{{Cita web|url=https://tg24.sky.it/cronaca/approfondimenti/il-mostro-di-firenze-storia|titolo=Il Mostro di Firenze, la storia: omicidi e processi a Pacciani e ai "compagni di merende"|data=22 ottobre 2025}}</ref>
 
Apparentemente, Natale camminò al buio lungo la strada sterrata senza scarpe per due chilometri, fino a raggiungere un casolare sito in via del Vingone 154; alle due del mattino suonò al campanello e, in stato di shock, chiese al proprietario se potesse portarlo a casa dal padre, informandolo della morte della madre e del suo accompagnatore.<ref name="ReferenceA">Rapporto dei Carabinieri del 21 settembre 1968. {{Cita|Filastò, 2005|p. 99}}.</ref> Il proprietario lo soccorse e gli chiese chiarimenti, ma il bambino non riuscì a spiegare chiaramente quanto accaduto, dicendo di aver cantato la canzone ''[[La tramontana]]'' per farsi coraggio lungo il percorso.<ref name="ReferenceA" />
Intorno alle due del mattino del 22 agosto, il bambino suona alla porta di un casolare sito in via del Vingone 154, a oltre due chilometri di distanza da dove era parcheggiata l'automobile. Il proprietario, De Felice, sveglio per via del figlio che ha chiesto dell'acqua, si affaccia immediatamente alla finestra, e davanti alla porta vede il bambino che scorgendolo a sua volta gli dice: "Aprimi la porta perché ho sonno, ed ho il babbo ammalato a letto. Dopo mi accompagni a casa perché c'è la mi' mamma e lo zio che sono morti in macchina".<ref name="ReferenceA">Rapporto dei Carabinieri del 21 settembre 1968. {{Cita|Filastò, 2005|p. 99}}.</ref>
 
Furono sollevati numerosi dubbi sul come il bambino si fosse orientato a piedi e al buio lungo la strada; ciò era dovuto anche al fatto che le calze che indossava fossero pulite e che il campanello del casolare da lui suonato fosse situato a un'altezza irraggiungibile per lui. Sotto pressione del maresciallo Ferrero, Natale cambiò versione dicendo che era stato il padre a portarlo fino al casolare;<ref>{{cita testo|titolo=Delitto 1968: seconda parte - IL FIGLIO DELLA NOTTE – Capitolo primo|url=https://fattidicronacanera.blogspot.it/2014/09/delitto-1968-seconda-parte-il-figlio.html}}</ref> secondo un'altra versione, sarebbe stato l'assassino a indicare al bambino la direzione giusta e a cantargli ''La tramontana'' A oggi, ci sono ancora dei dubbi su cosa successe effettivamente.<ref>{{Cita web|url=http://www.cronaca-nera.it/2297/mostro-di-firenze-zone-ombra-capitolo-1|titolo=Mostro di Firenze: le zone d'ombra, capitolo 1 -|sito=Cronaca-Nera.it|data=28 giugno 2011|accesso=22 agosto 2022}}</ref>{{dx|{{Mappa OSM
Dopo averlo soccorso, l'uomo gli chiede chiarimenti e il piccolo stentatamente riferisce altri particolari sul suo arrivo fin lì: "Era buio, tutte le piante si muovevano, non c'era nessuno. Avevo tanta paura. Per farmi coraggio ho detto le preghiere, ho cominciato a cantare 'La Tramontana'... La mamma è morta, è morto anche lo zio. Il babbo è a casa malato".<ref name="ReferenceA" />{{dx|{{Mappa OSM
|didascalia = I delitti del Mostro di Firenze
|elenco = 2
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|nome8 =7/8 settembre 1985
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}}}}I [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri]], chiamati mezz'ora dopo da De Felice, si mettono alla ricerca dell'auto portandosi dietro il bambino. Intorno alle tre del mattino l'auto viene ritrovata grazie anche all'indicatore di direzione dell'auto rimasto acceso, nella strada che si trova su via di Castelletti, a 100 metri dal bivio per Comeana, in una zona abitualmente frequentata da coppie in cerca di intimità.<ref>Rapporto dei Carabinieri del 21 settembre 1968. {{Cita|Filastò, 2005|pp. 98-99}}.</ref>[[File:Stefano mele.jpg|thumb|Stefano Mele, giudicato responsabile del delitto nei tre gradi di giudizio]]Le indagini conducono al marito della donna, Stefano Mele, sospettato di aver commesso il delitto per gelosia il quale prima negò ogni addebito, poi accusò gli amanti della moglie (Salvatore e Francesco Vinci) e poi li scagionò, alla fine, il 23 agosto, dopo 12 ore di interrogatorio<ref>{{Cita|Filastò, 2005|p. 193}}.</ref>, confessò di essere lui il colpevole. Durante il sopralluogo effettuato quello stesso giorno, l'uomo diede l'impressione di essere totalmente incapace di maneggiare un'arma (come affermò il Colonnello dei Carabinieri Olindo Dell'Amico al Processo Pacciani dell'audizione del 22 aprile [https://m.youtube.com/watch?v=1kNQVsW5Tiw 1994]), e confuse il finestrino dal cui esterno partirono i colpi; tuttavia dimostrò di conoscere tre particolari che poteva sapere solo avendo assistito alla scena del delitto, ossia il numero di colpi sparati (8), l'indicatore di direzione ancora acceso della vettura e la mancanza della scarpa sinistra dal piede di Lo Bianco. Il figlio, dopo aver raccontato di non aver sentito nulla, alla fine ammise di aver visto il padre.<ref name=":15" /><ref>{{Cita libro|nome=Valentina|cognome=Rossi|titolo=I delitti di Firenze|url=https://books.google.com/books?id=xvv4CgAAQBAJ&newbks=0&printsec=frontcover&pg=PT54&dq=Barbara+Locci&hl=it|accesso=22 agosto 2022|data=26 novembre 2015|editore=Newton Compton Editori|ISBN=978-88-541-7035-3}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Douglas|cognome=Preston|titolo=The Monster of Florence|url=https://books.google.com/books?id=wTQ3AQAAQBAJ&newbks=0&printsec=frontcover&pg=PT6&dq=Barbara+Locci&hl=it|accesso=22 agosto 2022|data=10 giugno 2008|editore=Grand Central Publishing|lingua=en|ISBN=978-0-446-53741-4}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Magnarapa|nome2=Daniela|cognome2=Pappa|titolo=Teoria e pratica dell'omicidio seriale|url=https://books.google.com/books?id=SUDbCwAAQBAJ&newbks=0&printsec=frontcover&pg=PT216&dq=Barbara+Locci&hl=it|accesso=22 agosto 2022|data=31 marzo 2016|editore=Armando Editore|ISBN=978-88-6992-074-5}}</ref><ref>{{Cita|Filastò, 2005|p. 108}}.</ref>[[File:95175 634a69 402x373.jpg|miniatura|Natale Mele, detto "Natalino", figlio di Barbara Locci]]Nel 1970 Mele fu condannato a 14 anni di carcere.<ref name=":15" /> La pena tiene conto del fatto che l'uomo venne riconosciuto parzialmente incapace di intendere e di volere. Gli vennero inoltre inflitti due anni di reclusione per [[calunnia]] contro i fratelli Vinci.<ref name="autogenerated1">{{Cita|Filastò, 2005|}}. Cochi 2015</ref> Durante il processo, Giuseppe Barranca, cognato di Antonio Lo Bianco, collega di lavoro di Mele e anch'egli amante della Locci, raccontò che la donna, pochissimi giorni prima del delitto, si era rifiutata di uscire con lui dichiarando che "''potrebbero spararci mentre siamo in macchina''" e, in un'altra occasione, gli aveva raccontato che c'era un tale che la seguiva in motorino. Una deposizione analoga fu resa da Francesco Vinci, che parlò di un uomo in motorino che avrebbe pedinato la Locci durante i suoi appuntamenti con gli amanti.<ref>{{Cita|Filastò, 2005|pp. 150-151}}.</ref>
}}}}Secondo un'altra versione, è proprio l'assassino a indicare al bambino la direzione del casolare e a cantargli ''[[La tramontana]]'' per tranquillizzarlo.
 
I [[Arma dei Carabinieri|Carabinieri]], chiamati mezz'ora dopo da De Felice, si mettono alla ricerca dell'auto portandosi dietro il bambino. Intorno alle tre del mattino l'auto viene ritrovata grazie anche all'indicatore di direzione dell'auto rimasto acceso, nella strada che si trova su via di Castelletti, a 100 metri dal bivio per Comeana, in una zona abitualmente frequentata da coppie in cerca di intimità.<ref>Rapporto dei Carabinieri del 21 settembre 1968. {{Cita|Filastò, 2005|pp. 98-99}}.</ref>[[File:Stefano mele.jpg|thumb|Stefano Mele, giudicato responsabile del delitto nei tre gradi di giudizio]]Le indagini conducono al marito della donna, Stefano Mele, sospettato di aver commesso il delitto per gelosia il quale prima negò ogni addebito, poi accusò gli amanti della moglie (Salvatore e Francesco Vinci) e poi li scagionò, alla fine, il 23 agosto, dopo 12 ore di interrogatorio<ref>{{Cita|Filastò, 2005|p. 193}}.</ref>, confessò di essere lui il colpevole. Durante il sopralluogo effettuato quello stesso giorno, l'uomo diede l'impressione di essere totalmente incapace di maneggiare un'arma (come affermò il Colonnello dei Carabinieri Olindo Dell'Amico al Processo Pacciani dell'audizione del 22 aprile [https://m.youtube.com/watch?v=1kNQVsW5Tiw 1994]), e confuse il finestrino dal cui esterno partirono i colpi; tuttavia dimostrò di conoscere tre particolari che poteva sapere solo avendo assistito alla scena del delitto, ossia il numero di colpi sparati (8), l'indicatore di direzione ancora acceso della vettura e la mancanza della scarpa sinistra dal piede di Lo Bianco. Il figlio, dopo aver raccontato di non aver sentito nulla, alla fine ammise di aver visto il padre.<ref name=":15" /><ref>{{Cita libro|nome=Valentina|cognome=Rossi|titolo=I delitti di Firenze|url=https://books.google.com/books?id=xvv4CgAAQBAJ&newbks=0&printsec=frontcover&pg=PT54&dq=Barbara+Locci&hl=it|accesso=22 agosto 2022|data=26 novembre 2015|editore=Newton Compton Editori|ISBN=978-88-541-7035-3}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Douglas|cognome=Preston|titolo=The Monster of Florence|url=https://books.google.com/books?id=wTQ3AQAAQBAJ&newbks=0&printsec=frontcover&pg=PT6&dq=Barbara+Locci&hl=it|accesso=22 agosto 2022|data=10 giugno 2008|editore=Grand Central Publishing|lingua=en|ISBN=978-0-446-53741-4}}</ref><ref>{{Cita libro|nome=Giuseppe|cognome=Magnarapa|nome2=Daniela|cognome2=Pappa|titolo=Teoria e pratica dell'omicidio seriale|url=https://books.google.com/books?id=SUDbCwAAQBAJ&newbks=0&printsec=frontcover&pg=PT216&dq=Barbara+Locci&hl=it|accesso=22 agosto 2022|data=31 marzo 2016|editore=Armando Editore|ISBN=978-88-6992-074-5}}</ref><ref>{{Cita|Filastò, 2005|p. 108}}.</ref>[[File:95175 634a69 402x373.jpg|miniatura|Natale Mele, detto "Natalino", figlio di Barbara Locci]]Nel 1970 Mele fu condannato a 14 anni di carcere.<ref name=":15" /> La pena tiene conto del fatto che l'uomo venne riconosciuto parzialmente incapace di intendere e di volere. Gli vennero inoltre inflitti due anni di reclusione per [[calunnia]] contro i fratelli Vinci.<ref name="autogenerated1">{{Cita|Filastò, 2005|}}. Cochi 2015</ref> Durante il processo, Giuseppe Barranca, cognato di Antonio Lo Bianco, collega di lavoro di Mele e anch'egli amante della Locci, raccontò che la donna, pochissimi giorni prima del delitto, si era rifiutata di uscire con lui dichiarando che "''potrebbero spararci mentre siamo in macchina''" e, in un'altra occasione, gli aveva raccontato che c'era un tale che la seguiva in motorino. Una deposizione analoga fu resa da Francesco Vinci, che parlò di un uomo in motorino che avrebbe pedinato la Locci durante i suoi appuntamenti con gli amanti.<ref>{{Cita|Filastò, 2005|pp. 150-151}}.</ref>
 
Fino al 1982 non vi erano collegamenti fra questo delitto e quelli che dal 1974 verranno attribuiti al Mostro di Firenze; a seguito del ritrovamento in archivio di alcuni bossoli che, dopo le analisi, risultarono identici a quelli trovati sulle altre scene dei crimini, si dedusse che la pistola usata dal mostro era la stessa usata dall'assassino che aveva ucciso Antonio Lo Bianco e Barbara Locci nell'estate del 1968<ref name=":3">{{Cita web|url=https://www.tempi.it/mostro-di-firenze-svolta-che-spingera-le-indagini-oltre-la-pista-dei-compagni-di-merende/|titolo=Mostro di Firenze. È la svolta che spingerà le indagini oltre la pista dei "compagni di merende"?|sito=Tempi|data=4 agosto 2017|accesso=6 dicembre 2018}}</ref>; nonostante questo collegamento, il duplice delitto non è mai stato attribuito comunque con certezza agli stessi autori degli altri omicidi<ref name=":18">{{Cita web|url=https://www.ilpost.it/2022/03/24/indagine-mostro-firenze-riapertura/|titolo=La richiesta di riaprire le indagini sul “mostro di Firenze”|sito=Il Post|data=24 marzo 2022-IT|accesso=22 agosto 2022}}</ref>.
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Ufficialmente la vicenda del Mostro di Firenze termina con la condanna dei compagni di merende. Tuttavia, una serie di misteriosi avvenimenti, accaduti sia nel periodo dei delitti, sia negli anni precedenti e seguenti ai processi riguardanti il caso, ha dato adito a molte supposizioni sul fatto che la vicenda non solo non sia stata mai completamente chiarita, ma che, al contrario, abbia lasciato molti punti oscuri.
 
* Alle 2:00 del mattino del 22 agosto 1968, il piccolo Natalino Mele di 6 anni raggiunse al buio, scalzo e scioccato, un casolare sito a oltre due chilometri di distanza da dove è parcheggiata l'automobile dove sono stati appena uccisi la madre e il suo amante. I calzini completamente puliti del bambino e il fatto che il campanello del casolare è situato a un'altezza irraggiungibile da parte del piccolo sono stati al centro di un lungo dibattito sul fatto se il bambino avesse effettivamente raggiunto il casolare senza l'aiuto di qualche adulto. Lo stesso Natalino, dietro minaccia del maresciallo Ferrero di essere punito se non avesse detto la verità, cambia versione dicendo di essere stato portato fino al casolare dal padre.<ref>{{cita testo|url=https://fattidicronacanera.blogspot.it/2014/09/delitto-1968-seconda-parte-il-figlio.html|titolo=Delitto 1968: seconda parte - IL FIGLIO DELLA NOTTE – Capitolo primo}}</ref> A oggi non si sa come realmente andarono i fatti quella notte.<ref>{{Cita web|url=http://www.cronaca-nera.it/2297/mostro-di-firenze-zone-ombra-capitolo-1|titolo=Mostro di Firenze: le zone d'ombra, capitolo 1 -|sito=Cronaca-Nera.it|data=28 giugno 2011|accesso=22 agosto 2022}}</ref> Natalino Mele, una volta cresciuto, rilasciò un'intervista a [[Mario Spezi]] nella quale affermò di avere nella memoria tanti vuoti che lo avrebbero convinto a sostenere che le sue non erano amnesie provocate dallo choc subito da piccolo, ma qualcosa di più complesso. Egli sosteneva di essere stato vittima di un [[lavaggio del cervello]] ma non esiste alcuna prova che tali definizioni siano vere.<ref name="pistaesoterica" /><ref>{{Cita web|url=http://www.cronaca-nera.it/2308/mostro-di-firenze-scena-primaria-capitolo-2|titolo=Mostro di Firenze: la scena primaria, capitolo 2 -|sito=Cronaca-Nera.it|data=5 luglio 2011-IT|accesso=22 agosto 2022}}</ref> L'8 marzo 2011 la casa di Natalino Mele e della sua compagna Loredana venne distrutta da un incendio.<ref>{{cita libro|autore=Peter Louis Arnell|url=https://books.google.it/books?id=NNd1DwAAQBAJ&pg=PA252&lpg=PA252|titolo=Serial killers italiani|p=252|oclc=8622712544}}</ref><ref name="marcocariati.it">{{cita web|url=https://www.marcocariati.it/mostro-di-firenze-storia-di-un-mistero-intriso-di-sangue/|titolo=Su Firenze e sul mostro lo spettro del satanismo|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20210717192034/https://www.marcocariati.it/mostro-di-firenze-storia-di-un-mistero-intriso-di-sangue/|urlmorto=sì|accesso=17 luglio 2021}}</ref> Da quel momento si sono perse le sue tracce<ref>{{cita testo|url=http://www.ilgiornale.it/news/interni/bimbo-salvato-mostro-ora-scomparso-nel-nulla-983913.html|titolo=Il bimbo salvato dal mostro ora è scomparso nel nulla}}</ref> fino al 2014, quando è stato fotografato da un giornalista mentre partecipava a una manifestazione, sotto il [[Palazzo Medici Riccardi|palazzo prefetturale di Firenze]], contro gli sgomberi delle case occupate.<ref>{{Cita web|url=https://blog.ilgiornale.it/terzi/2014/08/12/natalino-mele-il-bambino-che-vide-il-mostro-di-firenze-oggi-vive-senza-fissa-dimora/|titolo=Natalino Mele il bambino che vide il mostro di Firenze oggi vive senza fissa dimora – Il blog di Giovanni Terzi|sito=blog.ilgiornale.it|accesso=22 agosto 2022|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20220822113941/https://blog.ilgiornale.it/terzi/2014/08/12/natalino-mele-il-bambino-che-vide-il-mostro-di-firenze-oggi-vive-senza-fissa-dimora/|urlmorto=sì}}</ref>
* Nel gennaio 1980 un pensionato viene ritrovato morto nel parco delle Cascine di Firenze ucciso da un corpo contundente.<ref name=lanottedegliindiani />
* Il 23 dicembre 1980 il contadino Renato Malatesta, marito di Antonietta Sperduto, donna che era stata amante di Pacciani e Vanni, venne ritrovato impiccato nella stalla della sua casa.<ref name=inchiestamaledetta>{{cita testo|url=http://firenze.repubblica.it/dettaglio/pacciani-e-le-morti-misteriose-nellinchiesta-maledetta/1430523|titolo=Pacciani e le morti misteriose nell'inchiesta maledetta|accesso=15 febbraio 2015|dataarchivio=7 novembre 2014|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141107025755/http://firenze.repubblica.it/dettaglio/pacciani-e-le-morti-misteriose-nellinchiesta-maledetta/1430523|urlmorto=sì}}</ref> A detta della moglie, autori del delitto sarebbero stati Pacciani e Andriaccio cognato della Sperduto e a supporto di questa affermazione la donna disse che un giorno Pacciani l'aveva minacciata dicendole «attenta a non parlare di quello che ti abbiamo fatto, ti si fa fare la stessa fine che abbiamo fatto fare a tuo marito.»<ref>{{cita testo|url=https://insufficienzadiprove.blogspot.it/2009/04/maria-antonietta-sperduto.html|titolo=INSUFFICIENZA DI PROVE - Maria Antonietta Sperduto Malatesta}}</ref>