Lepista nebularis (Fr.) Harmaja, Karstenia 14: 91 (1974)

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Lepista nebularis

Lepista nebularis
Classificazione scientifica
RegnoFungi
DivisioneBasidiomycota
ClasseBasidiomycetes
OrdineAgaricales
FamigliaTricholomataceae
GenereLepista
SpecieL. nebularis
Nomenclatura binomiale
Lepista nebularis
(Fr.) Harmaja, 1974
Sinonimi

Clitocybe nebularis (Batsch: Fr.) Harmaja

Lepista nebularis
Caratteristiche morfologiche
Cappello
convesso
Imenio
Lamelle
decorrenti
Sporata
bianca
Velo
nudo
Carne
immutabile
Ecologia
Commestibilità
commestibile con riserva [[File:|35px]]

La Lepista nebularis è un fungo di controversa commestibilità di cui è stato detto praticamente tutto ed il contrario di tutto; lo stesso viene consumato da molti per la sua carne dal sapore molto aromatico ed intenso, anche se non da tutti gradito perché piuttosto forte.
Tuttavia questo fungo da crudo presenta tracce di una tossina scoperta abbastanza di recente denominata Nebularina, con proprietà mutagene, anche se molto blande. Come per il Lyophyllum connatum però, ci si basa su test effettuati in vitro e pertanto non esiste alcuna prova concreta che questo fungo possa provocare mutazioni genetiche negli individui che lo consumano, anche perché la Nebularina è idrosolubile e pertanto una prebollitura prolungata dovrebbe far svanire quasi completamente questa molecola.
Questa specie contiene anche altre tossine, fra cui:

  • alcune di tipo "termolabile", ovvero rese inerti dopo l'esposizione del fungo ad alte temperature
  • altre "termostabili" che non vengono metabolizzate dal nostro organismo e, in caso di consumi eccessivi, si accumulano nel fegato che non ha il tempo di smaltirle.

Inoltre una caratteristica della L. nebularis di cui si è molto discusso è il fatto che, durante la cottura, il vapore che si sprigiona può scatenare improvvisi attacchi di "mal di testa" nelle persone che si trovano nelle vicinanze dei fornelli, in quanto le tossine termolabili vaporizzate vengono accidentalmente inalate. Il micologo Riccardo Mazza, nel libro I funghi dal vero, sostiene che questi vapori possano risultare addirittura pericolosi; è comunque sufficiente areare bene il locale per scongiurare qualsiasi rischio.

Preparazione

Se l'intenzione è quella di consumare comunque il fungo nonostante tutte le raccomandazioni di cui sopra, è bene dapprima sottoporlo ad un' operazione di prebollitura; si pongono pertanto i carpofori in acqua bollente e vi si lasciano a cuocere per almeno 10-15 minuti (l'integrità dei funghi non viene intaccata perché la carne è molto compatta), areando obbligatoriamente il locale; in seguito si rovesciano i funghi in uno scolapasta e si verifica che tutta l'acqua di cottura venga persa. A questo punto la nebularis è pronta per essere cucinata normalmente.
Inutile dire però che, a maggior ragione rispetto a molti altri funghi, è conveniente consumare la nebularis con molta cautela, ovvero pochi esemplari alla volta ed in pasti abbastanza distanziati nel tempo (una o due settimane sono sufficienti).

L'operazione di prebollitura comunque non è ristretta alla sola L. nebularis, ma dovrebbe essere estesa anche a tanti altri funghi, tra i quali si menzionano i seguenti:

Descrizione della specie

 

Convesso, poi piano, talvolta depresso al centro; margine involuto, color grigio-bruno, biancastro, non igrofano, ma pallido a secco, ricoperto da una finissima pruina biancastra; 8-20 cm di diametro.

Strette, ineguali, fitte, decorrenti, biancastre infine con sfumature color crema; separabili abbastanza facilmente dalla carne del cappello.

Cilindrico, elastico, ingrossato alla base e attenuato verso il cappello, biancastro o grigio, striato-fibrilloso, 6-9 x 1,5-3 cm .

Compatta, soda, poi molle; bianca.

  • Odore: forte e aromatico, a volte sgradevole (come di "sudore"). Ricorda alla lontana quello della Lepista caespitosa e della Lepista inversa.
  • Sapore : mite, intenso ed aromatico; leggermente acre negli esemplari meno giovani.

Microscopia

Spore
crema in massa, ovoidale-ellittiche, 6-7 x 3,5-4,5 μm, lisce.
Basidi
20-25 x 5-7 μm, tetrasporici.

Cresce, a volta in gruppi di numerosi esemplari, nei boschi di latifoglie, più raramente in quelli di conifere, in tardo autunno ed in inverno (se non troppo rigido). Il micelio scorre su foglie morte e piccoli frustuli. Spesso i carpofori crescono formando delle lunghe "linee rette" sul terreno, occasionalmente anche fino a 30 metri! A volte i numerosi gruppi formano sul terreno anche i ben noti "cerchi delle streghe".

 
L. nebularis in "fila"

Commestibilità

Commestibile, ma il consumo viene fortemente sconsigliato. Può causare intossicazioni da accumulo a lungo termine, con danni permanenti a carico del fegato.

Da sottolineare che:

  • 1) non di rado il carpoforo viene infestato da un altro fungo, la Volvariella surrecta che lo rende immangiabile; è quindi importante saper riconoscere gli esemplari parassitati.

Il parassita inizialmente si presenta solo come un sottile velo bianco, generalmente presente sulla cuticola (la pelle) del cappello. Dopo qualche giorno la L. Nebularis (magari in fase di marcescenza) potrebbe quindi presentare altri funghi sul cappello, di natura differente.

  • 2) secondo un recente studio svizzero sugli avvelenamenti da funghi, la L. nebularis contiene una modica quantità di Muscarina, una potente micotossina neurotropica presente in quantità ben più cospicue in diverse specie del genere Inocybe; questo è un altro motivo per sconsigliare il consumo della L. nebularis.

Si raccomanda di buttare via l'acqua di cottura dopo la prebollitura ed anche dopo la cottura normale, anche per eliminare la Nebularina che infatti è una micotossina idrosolubile.

La sua controversa commestibilità ha avuto l'effetto, peraltro prevedibile, di farne quasi cessare la raccolta, tranne in quei luoghi dove detta specie viene consumata per tradizione.

Nomi volgari

Moltissimi sono i nomi con cui viene chiamato, per esempio:

  • Agarico nebbioso
  • Cardinale
  • Fungiu i fojjia (dial. calabrese)
  • Grigiotto
  • Nebbiolo
  • Nebbione
  • Ordinario
  • Ordinatu

Dal latino nebularis = nebbioso o nuvoloso, per il colore grigio del suo cappello.

Moser, Bon ed altri autori avevano collocato questo fungo nel genere Lepista anziché nel genere Clitocybe poiché le spore, pur essendo color crema e cianofile, presentano, al microscopio elettronico, una parete sottilmente verrucosa.

Altri autori come Kuyper, invece, preferiscono mantenerlo nel genere Clitocybe poiché la parete sporale, al microscopio ottico, si presentano lisce come in altre specie di questo genere.

Sinonimi e binomi obsoleti

  • Agaricus nebularis Batsch, Elenchus fungorum, cont. sec. (Halle) 2: 25 (1789)
  • Agaricus pileolarius Bull., Herbier de la France: pl. 400 (1789)
  • Clitocybe alba (Bataille) Singer, Lilloa 22: 186 (1951) [1949]
  • Clitocybe nebularis (Batsch: Fr.) Harmaja (1857)
  • Clitocybe nebularis var. alba Bataille, Bull. Soc. mycol. Fr. 27: 370 (1911)
  • Gymnopus nebularis (Batsch) Gray, Nat. arr. Brit. pl. (London) 1: 609 (1821)

Può confondersi con:

  • Può essere confuso con l'Entoloma sinuatum (Entoloma lividum), fungo velenoso con effetti potenzialmente pericolosi, per cui se ne sconsiglia la raccolta ai raccoglitori inesperti.
  • Occasionalmente potrebbe essere confuso dai più inesperti con esemplari molto vecchi di Lepista caespitosa.

Collegamenti esterni

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