Utente:Old Dick/Sandbox
Il Federalismo, viene presentato, talvolta, con definizioni generiche che ancora oggi vengono considerate valide da molti studiosi e commentatori politici. Furono formulate anteriormente al periodo in cui fu affrontato il suo studio scientifico e la sua definizione attuale, situato nella seconda metà del XX secolo. In una di queste viene definito come la condizione di un insieme di entità autonome, legate però tra loro dal vincolo di un patto (in latino, appunto, foedus, "patto, alleanza"). I diversi membri di questo insieme possono riconoscersi nell' autorità di un capo che li rappresenti tutti (un monarca, un capo di governo, o anche una divinità). Nella storia politica ci sono stati esempi di tutte queste autorità che servivano all' insieme per mantenere la sua coesione nel tempo. Anche in questi casi, poco studiati, ci troviamo di fronte ad una mancanza di documenti e di riferimenti storici comprovati da scoperte archeologiche[1]. Il tratto distintivo di queste unioni sta nella loro realizzazione in vista dello scopo di farle durare nel tempo. Intatti, in tutti gli esempi, si trovano strumenti interni, diversi dalla azione militare, per il superamento dei conflitti interni e per l' azione congiunta militare verso l' esterno. Quindi non sono alleanze militari temporanee ma sono alleanze che vivono e funzionano, anche, nella vita ordinaria di comunità umane non in guerra.
Una altra eccezione generica é quella che lo definisce come la dottrina che appoggia e favorisce un processo di unione tra diversi Stati a volte denominati anche Stati federati o Stati membri[2] che mantengono in diversi settori le proprie leggi particolari, ma hanno una costituzione e un governo comune. L'unità che si viene a creare è spesso chiamata federazione. Alcuni commentatori non riscontrando una Costituzione scritta secondo il modello classico, instauratosi dopo le rivoluzioni del XVIII secolo[3], hanno indicato in questa mancanza e pure quella di un governo comune gli elementi caratteristici della confederazione[4]. Per confutare questa affermazione basta considerare il Regno Unito. Questo Stato è privo di una Costituzione propriamente detta, ma dal 1215 d. C., dopo la redazione e la emanazione della Magna Carta. andò sviluppando un insieme di regole, alcune non scritte, che i costituzionalisti raccolgono sotto la formula Sistema Westminster. In essa la unione fra regni diversi ha preso la forma della Unione monarchica che nel diritto internazionale vuol dire che sono riconosciuti diversi Stati con una loro propria fisionomia che però riconoscono una stessa monarchia come loro sovrano. L' Unione poi si é trasformata in una democrazia parlamentare retta da una monarchia costituzionale. Questa trasformazione ha dato vita all' attuale Regno Unito (United Kingdom) in cui coesistono: l' Inghilterra, il Galles, la Scozia e l' Irlanda_del_Nord. Il Regno di Irlanda ottenne invece la indipendenza nel 1922 trasformandosi in repubblica. Ora con la Brexit (2016) si pone il problema che tra Irlanda e Irlanda del Nord potrebbero ritornare le vecchie tensioni che gli accordi interni alla Unione Europea avevano superato[5]. In questo caso questa unione non è una confederazione né una federazione. Da questo breve esame si può dire che la natura di unione tra Stati o tra territori, di per se stessa, non ci indica se ci troviamo di fronte a uno di questi soggetti federali che stiamo esaminando.
Una ultima accezione generica é quella di esaminare se esistono diversi livelli di decisione. La costituzione dello Stato può prevedere diversi livelli in cui è diviso il potere. Talvolta il potere ha ulteriori divisioni territoriali che dividono le rispettive competenze del governo centrale, sia i singoli Stati membri con inevitabili conseguenze sulle rispettive sovranità. Tutte queste accezioni generiche si riferiscono soltanto al piano istituzionale, che doverosamente corrisponde alla forma di Stato ma non dicono nulla sul processo politico che ci porta alla loro formazione. Non si osserva che devono esistere, sul piano della politica interna ed internazionale, delle strutture di azione politica che possono e necessariamente fanno vivere la costituzione materiale che sostiene e fa funzionare quella formale.
Infatti é stato sempre chiaro anche dalla antichità che il Federalismo si coniuga con il Costituzionalismo, ma la sua struttura e il suo ordinamento non coincidono con il solo Costituzionalismo[6]. Dobbiamo quindi considerare che il Costituzionalismo classico fu l' alveo primario per la germinazione del Federalismo. Si deve a Charles Howard McIlwain la dimostrazione che la Costituzione americana nacque nel contesto di quei principi che sono sempre stati presenti nei vari fatti storici in cui un popolo si dava le linee fondamentali del suo ordinamento giuridico. Le norme di base sono sempre state le norme costituzionali e solo quelle della costituzione americana lo furono al punto di definire i pesi e contrappesi per impedire che il potere delle persone riuscisse a trasformare in una tirannia il governo basato sulle scelte democratiche[7]. Da qui ne scaturì la corrispondenza fra il Federalismo e la teoria giuridica dello Stato Federale, molto praticata in Europa ma sicuramente riduttiva rispetto a quanto scritto dagli autori del Federalista[8]. Due elementi, però, sfuggirono ai sostenitori di questa corrispondenza: in qualsivoglia Stato una Costituzione si afferma perché il popolo esercita in modo collettivo il suo potere costituente e perché questo Stato ha un ruolo nella politica internazionale e agisce da soggetto attivo nella Comunità internazionale. Il primo preesiste alle vicende a cui é sottoposto lo Stato e rimane insito nel popolo anche se questo é oggetto di smembramenti e sottomissioni a vari poteri nella sua storia[9]. Una riflessione filosofica divenne necessaria a questo punto, proprio per il fatto che l' affacciarsi della filosofia politica americana, nella cultura europea dal 1945, richiedeva il superamento di una impostazione topologica della filosofia dello Stato e della politica nel suo assieme[10]. Egualmente il Costituzionalismo europeo si accorse, dopo la Dichiarazione_universale_dei_diritti_umani voluta dall' ONU (1948), che la emersione dei Diritti della persona, a livello internazionale, superava quella contraddizione che dalla Rivoluzione francese ci portavamo dietro: ossia che il primato della persona umana nel diritto si fermava ai confini dello Stato nazionale e non funzionava più a livello della Comunità internazionale. Il Sistema degli Stati, nuova organizzazione semi-permanente delle forze statali dopo la seconda guerra mondiale, da solo non riusciva a garantire la eguaglianza della applicazione dei diritti alla persona in tutti gli Stati membri. Poi rimaneva non superato il problema della guerra che in ultima istanza era stato e rimaneva per gli Stati e le per le forze rivoluzionarie interne agli Stati poco democratici la strada da percorrere per superare le forme di oppressione poste in essere[11]. Fu così che gli studiosi della Scienza politica e della Teoria dello Stato riconobbero la insufficienza delle loro conoscenze. Nella Comunità internazionale come all' interno di uno Stato nazionale potevano essere trovati e studiati dei comportamenti federalistici e questi non erano sicuramente riconducibili ad un ordinamento federale.
Rimaneva poi non spiegata perché la Comunità internazionale si volesse dare delle istituzioni sovranazionali che contenessero al loro interno istituti, organi e procedure che potevano appartenere al funzionamento di uno Stato federale[12]. L' opera di Norberto Bobbio su questo campo fu essenziale per spiegare che l' aspirazione ad una organizzazione più democratica della Comunità internazionale, anche di una parte dei membri di questa Comunità, era il motore che li spingeva a questi comportamenti[13]. Negli anni vicini a noi lo svilupparsi della globalizzazione non ha fatto altro che aumentare l' esigenza di queste istituzioni democratiche sovranazionali portando in una nuova luce la filosofia politica che cercava di accreditare una definizione ideologica del Federalismo. Per questo insieme di ragioni venne maturando, nella comunità scientifica, una definizione più puntuale e in stretta connessione con il piano filosofico se si voleva valorizzare il Federalismo contemporaneo.
Con la parola Federalismo si indica una dottrina politica che viene catalogata fra le ideologie politiche, la quale si propone realizzare la unificazione politica di tutto il genere umano per mezzo del metodo democratico.
Il termine Foederalismus é di origine latina, usato il questa accezione nel periodo posteriore alla Caduta dell'Impero romano d'Occidente (476 d. C.) che assumeva diversi significati legati alle condizioni storiche in cui fu usato[14]. In origine nel periodo della Repubblica romana il termine era foedus e indicava un sistema non solo di alleanza militare ma un vero accordo politico che introduceva nella struttura statale di Roma una ripartizione dei poteri costituzionali e dei membri che esercitavano questo potere (in particolare nella composizione e nei poteri di deliberazione dei comizi centuriati e curiati) e per le cariche pubbliche[15]. Si parla in questo caso di un accordo verticale sui poteri di governo dello Stato. Poi per quanto riguarda il piano orizzontale le varie unità (le città-stato alleate) condividevano con Roma una sovranità condivisa sul territorio che risultava dall' insieme delle città-stato che aderivano al patto. Di qui il significato di foedus come alleanza e come condivisione del potere per gestire la sovranità in comune. Tutte le forme successive di foedus, poste in essere dopo la caduta dell' Impero romano d' Occidente che cercavano di ricalcare queste forme, prendevano questo nome anche se il loro contenuto era assai diverso.
E' quindi necessario, partire da un esame della storia dell' idea federalista, al fine di contestualizzare le cose di cui si scrive ed evitare che si realizzi quello che negli anni cinquanta del XX secolo fu definita la confusione dei significati[16].
Questioni preliminari
Il Metodo
Per descrivere il Federalismo é necessario, prima di tutto affrontare un problema di metodo. Lo studio delle invenzioni del pensiero come quello di tutte le forme di cultura dell' uomo non si presentano chiare alla descrizione. Dopo che Max Weber[17] produsse il suo apporto alla metodologia delle scienze storico sociali,
come a quella delle scienze dell' uomo[18], fu possibile delineare un quadro di tutte queste dottrine ideologiche in uno schema concettuale condiviso da tutti gli studiosi. In particolare, queste dottrine presentano tre aspetti quello di valore, quello istituzionale e quello storico-sociale. Solo studiandole in modo sistematico é possibile arrivare ad una corretta descrizione delle stesse. Secondo quanto é stato chiarificato da Karl Mannheim, il primo aspetto é quello più distintivo perché sui valori si caratterizzano le diverse ideologie[19].
Infatti secondo questo autore se il giudizio di valore (quello che l' attore politico vive e sperimenta) é da lui trasformato in un giudizio di fatto questo fa assumere alla dottrina in esame la caratteristica di ideologia. Si può citare. come esempio classico di questo modo di ragionare, il giudizio di Aristotele sulla schiavitù[20]. Aristotele dopo aver teorizzato la uguaglianza fra tutti gli uomini ed escluso che ciascuno di loro potesse essere discriminato sulla base di qualifiche individuali quale il censo, l' etnia, la cultura, la salute, il colore della pelle, giunse ad affermare che i cittadini liberi erano uguali agli schiavi. Sulla base poi della analisi della struttura economica della Grecia, in cui viveva, contraddisse questa tesi affermando che la distinzione fra liberi e schiavi si basava sulla necessità di garantire la sopravvivenza economica della Grecia. Questo é un tipico caso di pensiero conservativo con il quale colui che scopre un principio rivoluzionario, invece di cercarne la sua attuazione nella società, lo rimuove giustificando lo status quo.
La schiavitù ci permette di vedere un esempio di giudizio di fatto innovativo, invece, nell' atteggiamento tenuto dall' Apostolo Paolo con la Lettera a Filemone scritta (61-63 d. C.). Filemone era un collaboratore nella Chiesa di Colossi (attuale Turchia), persona facoltosa e impegnato nel servizio ecclesiale con tutta la sua famiglia. Aveva subito non solo la fuga di un suo schiavo Onesimo, ma forse anche un furto. l' Apostolo invitò Filemone a riflettere sulla sua condizione di battezzato e sulla conseguenza che tutti i battezzati davanti a Dio sono uguali. Nel caso particolare, Onesimo essendo stato battezzato da Paolo, in prigione (forse Roma), era diventato fratello di Filemone. Per cui chiese a questo ultimo di comportarsi non secondo la legge romana che colpiva duramente gli schiavi fuggiti, ma secondo la volontà di Dio di perdonarlo e accoglierlo nuovamente nella sua casa di Colossi e poi di liberarlo dalla schiavitù.[21] Paolo aggiunse pure che, personalmente. garantiva il pagamento degli eventuali danni subiti da Filemone con la fuga di Onesimo, al fine di far cadere ogni perplessità sulla eventuale adesione alla soluzione proposta. Questo uso ideologico é diverso da quello di Aristotele. Paolo non scardina le leggi dello Stato, ma non giustifica la schiavitù e chiede a suoi fratelli di fede di operare secondo la legge per dare l' uguaglianza anche agli schiavi, come riconoscimento a Dio della misericordia che lui ha per ogni credente, al quale concede la condizione di figlio. Per questo tutti i battezzati non sono più né Ebrei, né Greci ma solo figli di Dio e fratelli fra di loro.
Queste considerazioni ormai classiche della presenza della ideologia dei giudizi di fatto ha sviluppato un numero enorme di studi che sono serviti a dimostrare che queste variazioni di orientamento delle ideologie non nascono in modo spontaneo, ma sono il frutto di una lenta e sofferta trasformazione storica della società in cui sono proposte.[22]. Inoltre queste ideologie, nascendo nel contesto delle strutture sociali e dei comportamenti collettivi, chiedono alle istituzioni esistenti di realizzare il compimento pieno di questi valori. Tutte le discrasie fra corrispondenza fra strutture sociali e istituzioni creano quella che i sociologi hanno definito la condizione di anomia[23], la quale é una situazione socio-istituzionale necessaria se si vuole che lo sviluppo della storia avvenga. Dalla variazione dei valori proposti nasce anche la situazione rivoluzionaria, per il fatto che le istituzioni, essendo progettate per realizzare nella società comportamenti politici che devono incarnare i valori professati, non possono realizzarne degli altri, per di più diversi, se non sono a loro volta modificate. Sul tema, possiamo ricordare alcuni tratti della Rivoluzione francese. Essendo la società non più prevalentemente contadina, essendosi affermata la rivoluzione industriale e essendosi sviluppate le prime fabbriche per la produzione dei vari manufatti allora già richiesti, era praticamente impossibile mantene la società francese stratificata in classi come nobiltà, clero e terzo stato. Questo ultimo raccoglieva tutte le pulsioni di rinnovamento che lo Stato Ancien Régime non riusciva più a soddisfare. L' introdurre in questo contesto dei diritti dell' uomo e l' uguaglianza sociale e giuridica, legata all' esercizio del voto, scardinò l' ordinamento sociale e le sue classi. La Rivoluzione Francese, quindi già dal suo inizio, condusse le forze popolari a prevalere contro nobiltà e clero che non avevano nessuna intenzione di perdere i loro privilegi e trovarsi in una condizione di uguaglianza con tutti gli altri sudditi. Il concetto di cittadino richiedeva questo e come tale fu il punto di riferimento per la trasformazione dello Stato in Stato di diritto e in politica estera in Stato nazionale. Questa spiegazione é necessaria per capire che il Federalismo si avvale del metodo democratico per realizzare i suoi valori. Se non c' é la democrazia sicuramente non esiste il Federalismo. Il proporre la unificazione del genere umano in uno Stato federale mondiale pone il problema di scegliere il metodo di partecipazione al processo di unificazione politica sia per gli individui, sia per gli Stati che non si raggiunge senza l' attuazione di una democrazia internazionale.
A questo punto, l' aver precisato che la natura ideologica del federalismo deve essere indagata con la metodologia dell' Ideal-typus weberiano, ci impone di chiederci se la visione del mondo (Weltanschauung) sia anche lei necessaria al completamento dell' indagine. Weber afferma che molte volte colui che si pone nella posizione dello studioso di queste ideologie deve liberarsi da condizionamenti che sono inevitabili perché frutto della storia personale e del periodo storico in cui si opera[24]. La visione d' insieme ci fa constatare come la Comunità internazionale sia governata dalla forza, e la soluzione dei conflitti che separano e contrappongono i suoi membri siano risolti con l' uso della forza. Bisogna ricordare che la descrizione del Federalismo, deve avvalersi anche di tre attributi importanti che sono le tre regole auree per il suo studio. Deve essere frutto del dialogo fra gli studiosi e non solo. Anche i semplici cittadini possono porre in essere dei comportamenti che non sono tipici dello Stato nazionale, nel senso che non sono più coerenti con la logica dello Stato nazionale e del suo agire nella Comunità internazionale[25]. La loro scoperta o la loro realizzazione solo con la socializzazione per tutti gli altri partecipanti produce la consapevolezza dei nuovi elementi di federalismo e va a costruire delle nuove possibilità politiche per realizzare delle nuove realtà politiche coerenti con i principi federalisti[26]. Pure si deve pensare che molto importante é il discernimento. Non tutto quello che storicamente si scopre può essere considerato federalista per il semplice fatto che così viene dichiarato, oppure perché, secondo la nostra visione personale, pensiamo che possa essere un esempio concreto di attuazione di questa dottrina. Terzo e ultimo attributo deve essere la ricerca di frontiera. Sollevarsi dalla dimensione dello Stato in cui uno vive, allargarsi ad una visione che abbracci il mondo, richiede la forza di superare i nostri limiti e pregiudizi. Sicuramente alla fine quando il Federalismo si sarà affermato, sarà un qualcosa di diverso da quello che la nostra generazione ha sperimentato, vivendo in Stati Nazionali che hanno ancora mantenuto la regola della soluzione delle controversie con l' uso della forza. Questo nuovo modo di concepire la realtà politica ha alimentato molte costruzioni teoriche che non hanno avuto nessuna influenza sul decorso dei fatti pratici. Si deve ad Altiero Spinelli l' introduzione nel Federalismo della dimensione dell' azione politica. Da lui il Movimento Federalista[27] che si é formato in Europa, il quale ancora oggi fa azione politica, ha sempre coniugato la visione con la necessità di avere delle concrete possibilità di aziona politica immediate e pratiche. Questa é stata la grande innovazione che nel pensiero federalista é stata introdotta e ha permesso di far diventare attuale il progetto degli Stati uniti d' Europa che possono essere considerati come l' invenzione più nuova e più avanzata del pensiero politico sviluppatosi nella Resistenza europea[28] durante la Seconda guerra mondiale (1939-1945)[29].
L' elaborazione metodologica é alla base del processo intellettivo mediante i quale i Federalisti, nella storia, riescono a identificare i loro avversari. Questi sono, prima di tutto:
- la guerra[30] la quale sino dalle origini della umanità fu considerata una realtà inevitabile che accompagna la storia dell' uomo;
- lo Stato Nazionale sovrano[31], inventato dalla Rivoluzione francese nella sua forma più completa che partendo dalla Ragion di Stato univa questa alla tutela delle persone e dei diritti nell' ambito dei confini dello Stato.
- Ultimo avversario fu la esclusione ossia la politica praticata da moltissimi Stati, specialmente dopo la prima guerra mondiale (1915-1918) attraverso la quale tutti coloro che non erano conformi al modello di cittadino dello Stato venivano emarginati e talvolta perseguitati. Si trattava nuovamente di una forma di intolleranza che in particolare l' Europa aveva conosciuto dopo la Riforma protestante e che era stata codificata con la Westfalia (1648). Coloro che non erano conformi (giudizio politico che era emesso solo della classe dirigente al potere) venivano esclusi, discriminati al limite perseguitati. La poca tolleranza religiosa degli anni che intercorrono dal 1919 al 1939 sono il frutto di queste politiche che aumenteranno di vigore con la salita al potere in Germania del Partito nazista. Il suo progetto attuato nell' Olocausto di eliminazione degli Ebrei, dei Diversamente abili, dei Nomadi, degli Omosessuali e di tutti coloro che si opponevano a questa realizzazione, come i Preti cattolici e ortodossi, i Pastori protestanti e per di più semplici cittadini che non volevano che questo disegno di ferocia fosse perseguito, sostenuto dal Fascismo e dal Imperatore del Giappone sono i tragici esempi della negazione di diritti dell' uomo, che sono dopo la sconfitta di queste potenze, alla fine della Seconda guerra mondiale fu possibile superare.
Le fonti e le bibliografie
Anche il Federalismo ha avuto durante la sua storia diverse forme di interpretazione delle sue fonti. Ma se noi partiamo dalla descrizione del Federalismo attraverso l' uso del metodo di Max Weber e ricerchiamo le fonti dottrinarie di base per la sua concezione arriviamo ad una conclusione condivisa da tutti gli studiosi. Il Federalismo trova la sua prima formulazione completa nei saggi raccolti nel Federalist scritti da Alexander Hamilton, John Jay e James Madison nel 1788,
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pubblicati come articoli sul giornali dell' epoca per propugnare la ratifica con della Costituzione degli Stati Uniti d'America[32]. Nei secoli la traduzione nelle diverse lingue é stato il punto di riferimento di tutti i movimenti federalisti[33]. La Bibliografia che é citata nelle fonti svolge due compiti: il primo quello di dare i riferimenti delle varie edizioni del Federalist tradotte in Europa da quando é stato pubblicato provando la sua grande fortuna, e il secondo quello di permettere l' incontro fra la teoria federalista, le risultanza dottrinarie e l' azione politica. In questa bibliografia, poi, é dato anche conto delle bibliografie redatte in precedenza e del metodo con cui gli autori hanno ricuperato i riferimenti in essa contenuti. Data la mole di dati bibliografici raccolti il tutto fu organizzato in una banca dati denominata Euro e la logica del funzionamento della stessa fu esposta in una ampia introduzione in linea[34].
La confusione del significati
Dobbiamo affrontare il problema, sfiorato appena in precedenza, della confusione dei significati, che in Europa, in prevalenza é stato foriero di distorsioni nella interpretazione e nella esposizione del Federalismo. Partiamo dalla concezione della Guerra[35]. L' uomo, dalle origini, ha dovuto convivere con essa. Questa esplosione di violenza collettiva la quale era diretta a procurare la morte ad una parte di suoi simili, definiti i nemici aveva sempre uno scopo latente: quello di impadronirsi delle risorse dell' altro, uccidendolo. Si tratta quindi di un omicidio a scopo di rapina, anche se generalizzato su di un popolo e a vantaggio di un regime politico che, in ere più vicine a noi, era lo Stato in cui quel popolo era contenuto. Alcune spiegazioni furono formulate per giustificare questo stato di fatto che fu sempre presente nella storia dell' umanità. La prima di carattere religioso, diversa a seconda del contesto di credenze, come quella israelitica antica che riteneva la guerra come un castigo di Dio per i peccati. Da qui la minaccia ai trasgressori della legge che sarebbero stati colpiti dalla guerra. Oppure in ambiente Indù si considerò la guerra come una calamità naturale che non poteva essere arginata e che rientrava nello scorrere della vita delle persone (Samsara) il cui destino essendo mortale non poteva essere cambiato[36]. In tempi più vicini alla cultura ellenica ci ricorda Eraclito il quale insegnava che la guerra aveva qualcosa di positivo. Fu il Nazismo a affermare che la guerra era la forza rigeneratrice dei popoli e a mitizzarne l' uso per ottenere dei risultati rinnovatori per la società. Vedremo più in là come, nel campo religioso, la linea di pensiero sia profondamente mutata, ma dal punto di vista antropologico si può solo affermare che la guerra é una grande calamità per chi la fa e la subisce. Con l' avvento delle armi di distruzione di massa (Bomba atomica) nessuno é stato più sicuro di sopravvivere. L' umanità del XX secolo scoprì che si poteva autodistruggere, diverse volte di seguito, prima di aver consumato tutto il potenziale nucleare di cui era dotata. Con l' apparire del terrorismo poi, la guerra é entrata all' interno delle società, dirigendosi sulle persone inermi e ignare, con azioni tipiche di coloro che colpiscono per vendicare qualcosa che si avvicina di più ad un torto subito. In concreto questi uomini armati, molte volte, non sono stati toccati dalla ingiustizia, ma agiscono come per procura per conto di altri cercando la vendetta. La guerra dalle sue origini si può descrivere secondo lo schema adottato dai Romani. Individuato il nemico (hostis) questo deve esser sconfitto e dopo di questo il suo popolo sottomesso e organizzato nell' Impero. Ma se questa era la linea prevalente per cui veniva detta Pax romana l' assenza di guerra che seguiva alla firma del trattato di pace, questa non escludeva che da li a poco potesse riaccendersi una nuova guerra con un altro popolo. La storia dell' Impero romano é una storia di conquiste di questo genere e di sconfitte subite sino alla prima caduta dell' Impero romano d'Occidente (476 d. C.) o poi di quello d' Oriente (1453 d. C.). Accanto a questa linea interpretativa se ne affermò anche una seconda quella che considerava il nemico non più da rispettare una volta vinto ma da distruggere: lui la sua casa, la sua famiglia in suo modo di vita. Il termine era inimicus e per la prima volta fu usato contro Annibale (182-183 a. C.) e Cartagine (146 a. C.). La morte del primo e la distruzione della città nel segnarono l' insediarsi nella politica internazionale di Roma di questo nuovo modo di fare la guerra. Anche se l' Impero Assiro e quello di Alessandro Magno ebbero dei periodi di questo tipo di guerra, in tempi più recenti in Europa la guerra é andata sempre più conformandosi al modello inimucus e come già ricordato i campi di concentramento, le uccisioni sistematiche di famiglie, di vecchi e di bambini, furono la prova che la guerra era diventata una guerra civile di tutti contro tutti. Solo con le alleanze ideologiche per valori condivisi una coalizione combatteva contro l' altra senza esclusione di colpi. Le conclusioni delle Seconda guerra mondiale sono la prova di questa cambiata natura della guerra, poi ancora degenerata nella seconda metà del XX secolo. Per quanto riguarda la natura della guerra, utile per capire come il Federalismo abbia operato sin dall' inzio contro di essa, può essere utile ricordare che nel 2010 gli esperti riuniti nella Conferenza internazionale di Science of Peace hanno sottoscritto una Carta nella quale viene ricordato che:
- La guerra non é una necessità evolutiva in quanto non é iscritta nel nostro DNA;
- La guerra non é un destino predeterminato geneticamente perchè la nostra natura umana ci permette di plasmarla e anche essa tende al bene;
- l' evoluzione dei comportamenti sociali complessi é stata determinata da un intreccio di competizione e cooperazione, aggressività e altruismo;
- la guerra non é cablata nel nostro cervello. Vuol dire che l' uomo può e deve usare la sua capacità cognitiva per la pace e la solidarietà.
In conclusione la pace é una costruzione politico-sociale. Alle aggregazioni umane spetta il compito di percorrere il sentiero della pace e di abbandonare quello della guerra.[37]. A questa ricerca della pace si ascrivono i primi tentativi di decifrare la guerra e la pace. Interessante é la posizione di uno degli studiosi più importanti della Rivoluzione Francese: Nicolas de Condorcet[38].
In un periodo di grande splendore per il Mercantilismo il nostro autore osò affermare che la libertà di commercio e di impresa, in uno Stato, in cui sia possibile vendere in tutto il Mondo i prodotti era una della ragioni che permetteva agli Stati di essere meno aggressivi. Allo stesso modo ipotizzava che la politica di liberazione di tutti i popoli d' Europa portata avanti dal Governo Girondino francese, di cui lui aveva fatto parte, avrebbe aperto un periodo di pace in Europa perchè sicuramente, secondo lui, erano meno aggressivi delle vecchie monarchie che in precedenza combattevano la Rivoluzione francese. Condorcet accreditò il modello della frontiera della produzione basata su due solo beni: il burro e i cannoni, per dimostrare che se il regime politico era democratico e popolare, questa non si spostava a vantaggio della produzione dei cannoni. Purtroppo il nostro autore non aveva dato l' importanza che doveva avere alla dipendenza dello Stato dalla politica internazionale. Autori molto più recenti hanno dimostrato come queste scelte non siano libere ma condizionate dalla relativa indipendenza nel contesto internazionale[39]. A questa si aggiunga la necessità di mantenere l' equilibrio degli armamenti per prevenire le aggressioni di altri Stati, i quali sperando nella debolezza del momento, ne approfittino per conquistarlo. Ultima osservazione deve essere fatta sul Sistema degli Stati. Non tutti gli Stati che compongono la Comunità internazionale sono svincolati dalle regole della forza che la governano. Nel presente solo gli Stati Uniti d' America hanno una potenza politico-militare che permette loro di fare quello che vogliono, mentre la maggioranza degli Stati, anche quelli che si dichiarano suoi alleati da tanti anni, non hanno questa possibilità. Tutti gli Stati europei sono in questa condizione e per questo devono contattare gli USA ogni volta che vogliono intraprendere una azione politico-diplomatica o politico-militare in ambito internazionale. Questo vuol dire che l' economia, la società di quello Stato dipende dalle scelte che il sistema degli stati in cui é inserito decide di attuare verso quel problema. Se uno Stato viene delegato a fare degli investimenti militari che sono necessari alla difesa del sistema nel suo complesso questa scelta toglierà delle risorse alla società interna dello Stato per dirottarle sugli armamenti. Da qui una delle scoperte sulla guerra che in ambito federalista si conosce dagli anni quaranta del XX secolo[40].
Le conclusioni sono importanti. Non é possibile ipotizzare una Comunità internazionale in cui gli scambi commerciali siano liberi. Questo sistema economico liberale cozza con il primato della politica estera e con i condizionamenti che nascono dal Sistema degli Stati.
Lo stesso si può dire del pensiero socialista. Sia Leone Trosky che Lenin
pensavano che la Rivoluzione di Ottobre (1917) si sarebbe espansa in tutta Europa e che sarebbe stato possibile costruire gli Stati uniti d' Europa sulle macerie dei vecchi Stati nazionali[41]. Non fu così. La Ragion di Stato che governava le relazioni internazionali impedì che questo progetto fosse proposto. Nel 1919 Il Presidente Americano Woodrow Wilson
riuscì a far costituire la Società delle Nazioni a cui la Russia non aderì e la sua struttura era un ibrido fra la organizzazione internazionale a scopo generale e una confederazione vincolata nei suoi comportamenti dalle norme giuridiche del suo statuto[42].
In Germania, giunto al potere Adolf Hitler (1933), la Società delle Nazioni imboccò un rapido declino, lasciando gli Stati nella condizione di usare la forza se volevano far prevalere le loro ragioni. Sei anni più tardi la Comunità internazionale si trovò coinvolta nella Seconda Guerra Mondiale. Allo stesso modo i giuristi pensarono all' inizio del XX secolo che lo Stato federale, individuato negli Stati Uniti d' America fosse la stessa cosa che lo Stato nazionale sovrano. I primi studi analitici sulla Costituzione americana chiarificarono che lo Stato federale é uno Stato composto da un primo livello di potere formato dagli Stati membri. Attraverso lo sviluppo dei Partiti continentali, poi, si venne a chiarificare il fatto che il Popolo americano uno e solo, non più composto da quelli dei vari Stati, esercitava attraverso questi Partiti il diritto di voto secondo il criterio una testa un voto. Gli autori nel Federalist, di cui abbiamo già ricordato il lavoro, avevano precisato che il Senato degli Stati (seconda camera del Congresso) possedeva questo ruolo perchè rappresentava gli Stati membri, indipendente dalla popolazione abitante in essi, mediante la elezione al Senato di due rappresentanti per Stato. Si era scoperto il modo della doppia rappresentanza senza arrivare a delle alchimie come quelle della Assemblea dell' ONU e al Parlamento europeo detto regola di Cambridge[43]. A quel punto si deve a studiosi come Federico Chabod[44] e a Mario Albertini[45] l' aver compreso come lo Stato nazionale, con la sua forma monolitica, formi le persone attraverso la scuola, il servizio di leva obbligatorio, la religione, la lingua, a tal punto che i singoli si sentono diversi dagli altri, anche se vicini, perché appartengono ad un altro Stato. Lo Stato nazionale sovrano si pone il compito, spinto dalla Ragion di Stato, di impedire che le istituzioni anche costituzionali si adeguino alle scelte comuni della Comunità internazionale[46]. Da qui la necessità di usare la guerra per impedire che i movimenti storici limitino la autonomia politica di quello Stato. Per lo Stato federale, invece, si é scoperto che all' aumentare degli impegni della politica internazionale dello stesso corrispondeva una forma di centralizzazione del potere[47]. Con il diminuire della esposizione internazionale degli Stati Uniti d' America, i comportamenti nazionalisti manifestatisi sono sempre più scomparsi riportandolo al precedente equilibrio. Lo Stato nazionale, in qualunque parte delle terra sia situato non può tenere un comportamento politico simile a questo. E' necessario ricordare qui anche un corollario. Lo Stato nazionale può essere decentrato. Vuol dire che nella sua Costituzione si può stabilire che gli organi interni siano dotati di una parte della sovranità nazionale. Gli esperimenti di questo genere sia in Stati nazionali trasformatisi in federali (Germania, Austria, Cecoslovacchia, ex Iugoslavia) altro non hanno fatto che accelerare le richieste di indipendenza delle parti interne. I land tedeschi sono stati sistematicamente sottomessi al governo federale e questo in misura minore é avvenuto anche per l' Austria. La Repubblica Ceca e quella Slovacca sono riusciti a dividersi senza fare la guerra (1995). La Iugoslavia si é frammentata in più Stati con una sanguinosa guerra (1992-2000). L' Italia stessa dal 1948 ha dovuto aspettare sino al 1970 prima di attuare le Regioni. Poi non é riuscita a superare le difficoltà organizzative su cui gli stessi costituenti si erano espressi[48]. In questo periodo 2014-2015 siamo di fronte ad una nuova attività di modifica dell' assetto costituzionale italiano. Il suo rifluito attraverso quello del popolo italiano (4 Dicembre 2016) ha dimostrato l' impossibilità della riforma delle istituzioni di decentramento in questo Stato. I federalisti ci hanno insegnato che lo Stato nazionale si può solo superare. Attraverso il suo superamento si può arrivare a rendere le parti interne più libere, in questa costruzione di uno Stato federale in cui non ci siano più italiani, Francesi, Tedeschi ecc. , ma un solo popolo europeo presente nella vita politica dello Stato federale e in quella degli Stati membri. Una prima conclusione può essere raggiunta: sia la dottrina democratica, sia la liberale, sia la socialista hanno, di certo, dei punti in comune con il Federalismo, ma da un attento studio storico ci possiamo rendere conto che nessuna delle tre é sostituibile al Federalismo. Questo ultimo affronta uno dei problemi più importanti del mondo contemporaneo che può essere codificato in tre quesiti:
- Come incrementare le relazioni fra gli Stati nella prospettiva di andare a realizzare un più perfetta unione fra di loro;
- Come definire un Governo federale dell' insieme con poteri limitati, definiti e sufficienti a mantenere la sua unità;
- Come incrementare il Governo dell' insieme attraverso il consenso democratico e conferire ad esso la legittimità di cui ha bisogno senza sacrificare la legittimità degli Stati membri.
Sono i quesiti che furono posti alla Convenzione di Filadelfia dai Costituenti degli Stati Uniti che dopo il fallimento degli Articoli della Confederazione (1777), erano alla ricerca di una nuova formula di governo che doveva soddisfare a questi tre quesiti. La distinzione fra Confederale e Federale si pone proprio qui. Se una Assemblea costituente é capace di costruire una soluzione praticabile a questi quesiti si da vita ad uno Stato federale. Diversamente si continua a rimanere nel terreno delle relazioni internazionali delle organizzazioni che cercano di rendere più vivibile la Comunità internazionale ma che non fanno emergere un nuovo popolo protagonista del nuovo soggetto politico. Questo é il corretto modo di interpretare lo scopo che si pone il Federalismo: quello di superare le divisioni in cui é ingabbiato il genere umano, in particolare con l' espandersi del modello dello Stato Nazionale sovrano anche dopo lo svolgersi della decolonizzazione[49].
Storia della idea federalista
Il profilo storico che ci accingiamo a percorrere é formato da due parti: la prima che ci permette di entrare nella storia antica, nella quale accanto ai reperti archeologici ci sono anche dei documenti scritti (partendo da 4.000 anni a. C.) sino al 1787, anno in cui la Convenzione di Filadelfia negli Stati Uniti d' America approvò la Costituzione americana, e la seconda parte che da questa data si estende sino ai nostri giorni. I reperti antichi, in gran parte tavolette di argilla scritte con una grafia cuneiforme [50], che ci hanno fornito informazioni attendibili hanno sempre presentato difficoltà di comprensione a causa di quelle lingue antiche e per il loro sistema di scrittura[51]. La combinazione di questi due fattori, per molti anni, ha impedito una corretta conoscenza dei fatti a cui gli studiosi si riferivano. A questo dobbiamo aggiungere che queste ricerche archeologiche si svilupparono nei territori che oggi corrispondono all' Irak e raccolsero a Baghdad un importante Museo archelogico che con le sue raccolte completava e chiarificava tutto quello che era stano raccolto e esposto in altri due Musei: il Britsh Museum di Londra[52] e il Museo del Louvre di Parigi.[53] Le guerre recenti che hanno colpito questa parte del Medio Oriente[54], hanno causato, anche, la dispersione e la distruzione delle testimonianze delle antiche civiltà fiorite su quel territorio, rendendo oltremodo arduo in lavoro di ricostruzione storica che era stato portato avanti in questi ultimi decenni
I Sumeri e Israele dei Giudici
Questa civiltà racconta di un popolo che visse nel sud dell' Irak dal 4000 Av. C. di cui poco si conosce delle origini e della provenienza. Le tesi più fondate propendono per la sua venuta dai monti dell' Iran i (Monti Zagros), in un movimento migratorio, alla ricerca di terre fertili da coltivare e con la possibilità di usare l' acqua per le coltivazioni e per abbeverare la maggior parte degli animali domestici. Tutte le specie di questi animali, allevati dai pastori e dagli allevatori di oggi, si devono ricollegare a quelli che i Sumeri curarono, svilupparono, utilizzando le loro conoscenze, in modo che fossero utili alla pastorizia e all' allevamento agricolo.[55] Da allora sino ad oggi gli allevatori di ogni parte del mondo, sia consapevoli sia senza esserne a conoscenza, applicano principi e metodiche che questi antichi allevatori avevano messo a punto. Il passaggio poi da un popolo in prevalenza nomade ad uno stanziale, legato a delle città fortificate, ha modificato la struttura sociale facendo apparire il ceto servile che unito agli schiavi, conquistati in guerra, iniziò a fornire la mano d' opera necessaria alla sviluppo della agricoltura, da allora già impostata sulla rotazione delle culture[56]. I primi documenti di interesse sono per periodo che va dal (2900 av. C.) sino alla conquista di Sumer da parte di Hammurabi (1763 av. C.). Il territorio di interesse é quello del sud dell' Irak in cui sono situati i principali siti archeologici che corrispondono alle varie città-Stato fiorite in questo periodo: Lagash, Ur, Uruk, Kish ecc.. I fatti che ci interessano sembrano esser nati dalla necessità di sviluppare una forma di irrigazione continua con le prese dell' acqua dall' Eufrate a sinistra di queste città e poi anche alla destra dal Tigri anche se era più distante. Al sud verso il Golfo Persico fu necessario inventare delle forme di protezione che impedisse all' acqua di mare di inquinare l' acqua dolce di fiume con cui si irrigavano i campi. Le città-stato che presentavano circa 30 km di diametro, si dovettero organizzare al fine di governare sotto il loro potere il territorio che circondava la città e che era destinato alla coltivazione e all' allevamento, in parte pubblico e in parte privato. La situazione politica che si venne a delineare, all' inizio, era di svariate città-stato fra di loro in lotta che si contendevano sia l' acqua che la terra. Di queste la citta di Uruk situata a 220 chilometri a sud di Baghdad era la più grande si dice che nel periodo di più alto splendore arrivasse a contare una popolazione di circa 80.000 persone.[57] Tutte le città erano fortificate con mura e alla sera si chiudevano le porte impedendo con in favore del buio agli estranei di penetrare nella città. In essa vi era uno o più templi costruiti secondo in sistema dei gradini e delle terrazze i Ziqqurat, accanto ai palazzi del re e dei sacerdoti e anche di qualche importante famiglia della città. I paese dei Sumeri in questo periodo era, quindi, in esempio piccolo ma corretto di una Comunità internazionale come noi la intendiamo. Ogni città era un mondo a sé. Con il proprio esercito cercava di risolvere le controversie sia politiche sia economiche che minacciavano la prosperità e la sopravvivenza della città. La sua sconfitta era la caduta in mano di una città nemica di tutto il suo potere e di tutta la sua ricchezza. Quello che gli storici indicano come il periodo predinastico I (2900-2750 a. C.) fu un periodo storico punteggiato da fatti di questa portata e le reazioni di città-stato conquistate che cercavano di ricuperare la precedente libertà. Le ragioni di conflitto erano sia nella costruzione dei canali di irrigazione agricola sia nella gestione del uso dell' acqua. Infatti le città come Kish che erano al nord del paese di Sumer, ossia al nord di quella che é il territorio settentrionale dell' attuale Baghdad, avevano buon gioco ad impedire all' acqua di scendere a sud e quindi impedivano alle città come Uruk. Ur. Larsa ed Eridu. Tutto questo era ragione di guerre e continue lotte per il controllo dei canali e della irrigazione.[58] Verso il 2750 il Re di Kish (situata al nord) chiamato Etana, di cui scrissero che aveva stabilizzato il paese, pensò che fosse possibile mettere in comune tutti canali e l' acqua da irrigazione costruendo un organo politico che funzionasse da gestore di tutto questo sistema con sede nella sua città e composto dai vari re delle città aderenti. Le quote necessarie per il suo mantenimento e per il suo sviluppo venivano stabilite sulla partecipazione di ciascuna città aderente in proporzione agli abitanti della stessa. Le ragioni di conflitto venivano sottoposte dal Consiglio ad un particolare tribunale che fu costituito presso il tempo del Dio Enki (Dio dell' acqua e costruttore delle istituzioni umane) perchè i sacerdoti decidessero secondo giustizia sulle questioni a loro sottoposte.[59] Il modello così formulato si avvicina molto ad una Organizzazione internazionale funzionale (secondo i termini moderni)[60], la quale pone in comune la risorsa più importante l' acqua. Si pensi che dopo questa data si espande anche la coltura del riso che come é noto deve essere fatta in appezzamenti di terreno completamente allagati sino al momento della raccolta delle spighe[61]. Questo sistema istituzionale non ebbe vita effimera, pare che abbia preservato dalla guerra tutte le città aderenti e si sia sviluppato sino al 2680 per la durata di circa un secolo. La sua importanza fu enorme sia per il fatto che sembra essere noto anche a civiltà abbastanza lontane. Nell' attuale Pakistan le Civiltà di Harappa e di Mohenjo-daro, nello stesso periodo e per forse per più secoli, svilupparono un sistema di gestione della irrigazione e dell' uso dell' acqua simile a quello Sumero. L' Impero cinese di Qin Shihuangdi (221 a. C.) dopo la unificazione in un solo Stato imperiale di tutta la Cina come oggi la conosciamo stabilì che i suoi Mandarini, funzionari a cui era decentrato il governo delle provincie, sviluppassero il sistema di irrigazione per l' agricoltura che ricalcava quello che i Sumeri avevano inventato. Di fronte alla nostra ignoranza sulle prove storiche di questi fatti, bisogna osservare che questo tentativo di superare una situazione di conflitto che per sua stessa natura non poteva essere tollerata sia stata la causa per la ricerca di questa soluzione. Le vicende storiche posteriori il tentavo di conquista di tutto il paese da parte di Gilgames, re di Uruk (2680 a. C.),
la conquista del re di Lagash Gudea (2142-2122 a. C.) di tutto il paese di Sumer con la sottomissione di tutte le città-stato non fu in grado di distruggere il sistema gestionale e gli stessi canali che furono potenziati con un aumento della produzione agricola di tutto il paese che fece avanzare le esportazioni di questo verso tutti i paesi vicini[62]. Quando il Re di Akkad Hammurabi nel 1763 a. C.
sconfisse il re di Isin[63] conquistando tutto il paese di Sumer e unendolo a quello di Akkad[64] dovette prendere conoscenza di questo stato delle cose e per questo nella parte delle norme pubbliche del suo vengono articolate le norme che regolano il funzionamento del sistema di irrigazione e l' uso della acque. E' ovvio ricordare che questo sistema nacque come strumento per il superamento di quei contrasti che sono tipici dell' anarchia internazionale e solo molto più tardi divenne un esempio di alta amministrazione pubblica del regime delle acque, forse in concomitanza con l' unificazione di tutte le città-stato in un solo Stato. Per questo, dal punto di vista storico, si può dire che i Sumeri siano stati i primi a cercare una soluzione al problema della guerra. Il loro organismo internazionale oltre agli aspetti di funzionalità ricordati può essere classificato tra i sistemi confederali perché subordina gli organismi comuni al potere decisionale dei singoli re delle varie città-stato aderenti.
Rimane ancora da chiedersi come mai nelle ricerche archeologiche si sia individuato solo il sistema del Sumeri e questo sia esistito prima dell' affermarsi del loro Impero. Sicuramente é una mancanza di conoscenze, che come ricordato, é ampliata dal fatto che non essendoci stato un periodo di pace nella regione, questo ha pregiudicato le ricerche e gli studi che, nella seconda metà del XX secolo, erano stati portati avanti con il conseguente non accrescimento delle nostre conoscenze. Ma, vorrei ricordare, pure, che é necessario possedere una visione ulteriore che non si fermi alla inevitabilità della guerra ed il coraggio di sperimentare delle nuove forme istituzionali che operino in questa direzione. A questo proposito, ricordo anche che alcuni studiosi hanno sostenuto che l' Israele dei Giudici era un sistema politico confederale, in quanto composto da delle tribù, autonome, ma politicamente unite fra di loro in un disegno strategico di conquista della terra di Canaan[65]. Gli studi più recenti hanno smentito questa ipotesi. Prima di tutto l' invasione dal deserto degli Israeliti guidati da Giosuè (circa 1200 av. C.) si é espansa a macchia di leopardo costringendo ogni contingente ad avere un capo che provvedesse alla sua guida: i Guidici (1150-1025 av. C.). Quando la situazione si é resa molto più favorevole agli Israeliti divenne necessario organizzare il territorio e il popolo in forma molto più coesa per cui fu costituita la Monarchia impersonata da Saul (cira 1079 av. C.). Sotto Davide (cira 1000 av. C.) la monarchia diventò quello che era nelle altre realtà vicine un potere centrale assoluto che governava il territorio conquistato nella terra di Canaan. Ma durante il periodo dei Giudici la situazione era assai difficile da governare. Ogni contingente di Israele si trovava spesse volte ad essere solo e a non poter contare sull' aiuto di altre tribù[66]. Questa situazione di debolezza ha trovato diverse soluzioni di coalizione proprio per l' opera dei Giudici che di volta in volta guidavano il popolo. Debora, anche se donna, era uno di loro e ad essa si riferisce il cantico ora compreso nel Libro dei Giudici della Bibbia. Nella nostra prospettiva politica l' Israele dei giudici non aveva un organismo politico comune subordinato che organizzasse la vita militare e politica. Per molti anni sino alla monarchia le tribù intrapresero una vita autonoma e talvolta si allontanarono dalla religione dei padri che mantenne fermo il messaggio di Mosè e la sua alleanza con Dio. Con l' instaurasi della monarchia venne superato questo periodo di divisione e di anarchia per far posto ad una prima ma valida organizzazione statuale.
Le leghe della antica Grecia
Se passiamo alla Antica Grecia e consideriamo il periodo che coincide con le guerre persiane (498- 449 A C.), possiamo constatare che in tutta la Grecia sono presenti le “Città-Stato” il cui modello abbiamo già incontrato presso i Sumeri e forse, se avessimo più reperti archeologici, avremmo trovato presso altre civiltà, molto più vecchie di quella Greca. La città-stato greca si distingue per una sua peculiarità: é la culla della democrazia ossia di quel regime politico che permette ad un popolo di governare la propria città mediante il voto. Questo principio afferma che ad ogni cittadino viene attribuito un solo voto (una testa un voto) e che l' insieme dei voti favorevoli, a qualsivoglia proposta, se ha la maggioranza dei consensi prevale, vincolando alla sua osservanza la minoranza. Si tratta quindi di stabilire delle regole generali con apporto di tutti e dopo di queste chi vince e chi perde le elezioni é tenuto a osservarle. Questo metodo avrebbe dovuto superare la necessità di impugnare le armi da parte di ciascuna fazione in competizione nella città e di determinare la sconfitta militare dell' avversario per governare. Chi aveva la maggioranza, stabilità dalle regole ( in media cinque anni), per quel periodo di tempo governava e la minoranza era tenuta ad osservare le decisioni prese dalla maggioranza. Anche se molte città erano in mano a delle monarchie, come quelle di Sparta[67], il principio democratico incominciò ad affermarsi e trovò una felice sintesi nella città di Atene[68], che sotto Pericle (431-404 a. C.)
riusci a portare la democrazia oltre un sistema di voto relegato solo ai ricchi o ai nobili ma divenne lo strumento di espressione della volontà popolare di tutti i cittadini che per loro stessa natura erano considerati tali perché dichiarati o dalla nascita o dal censo membri del popolo ateniese. Questo risultato si affermò alla fine della guerre persiane e fu essenzialmente la discriminante costituzionale che distingueva Atene dalla sua rivale Sparta, in cui si cercò sempre di mantenere il potere in mano ad una oligarchia di nobili e possidenti terrieri. Il tutto all' interno di una economia assai povera e prevalentemente agricola di tutta la Grecia. Le grandi ricchezze delle due città si formarono gradualmente sia per i privati sia per lo stesso Stato con l' esercizio del commercio per mare che condusse i Greci a toccare tutto il Mediterraneo, a costruire colonie con i relativi approdi e a diffondere la loro civiltà. La città-stato greca presentava una struttura politica curiosa. Il pensiero giuridico greco distingueva due termini fra loro correlati: il nomos e il psefisma. Il nomos indicava le norme immodificabili e che caratterizzavano la costituzione politica della città-stato. Il psefisma l' insieme delle leggi che nell' arco di tempo considerato disciplinavano i rapporti di diritto pubblico e di diritto privato[69]. Questa rigidità impedì alle varie città di riconoscere l' appartenenza e quindi la cittadinanza a quelli che abitando in altre città, dopo la conquista militare da parte della prima, la quale li governava con propri funzionari, trasformandoli in sudditi senza diritti. Poichè la società greca era composta dagli uomini liberi, anche se alle donne non venivano riconosciuti diritti politici, questi, se appartenenti alla città conquistata, non avevano più il diritto di partecipare alle forme stabilite per fare emergere la volontà politica della città vincitrice. Sparta (404-371 a. C.), con questo sistema aumentò il numero degli Iloti i plebei spartani dell' epoca, che non essendo schiavi, avevano la libertà di muoversi, ma in concreto ne impedì la tutela politica sottoponendoli all' arbitrio dei patrizi del tempo che non lesinavano il loro coinvolgimento in guerre e li spremevano con le tasse. L' egemonia sulla lega del Peloponneso dominata come un impero, servì a generalizzare questa condizione su tutti i poveri che abitavano le città comprese in essa. Atene, che era stata costretta a farne parte, era una struttura politica basata sul voto dei cittadini e si trovò nella condizione delle città conquistate, per cui il regime politico insediato da Sparta era un concreto potere di sfruttamento delle loro ricchezze[70]. Fu così che Atene si ribellò al governo Spartano e ricostituì la sua forma democratica preesistente (371 a. C.). Il sistema delle Leghe fu inventato dai politici e dai filosofi greci con lo scopo di evitare i conflitti sociali interni e nei territori sottomessi e anche per reggere alla minaccia dei grandi imperi come quello Persiano che aveva sottomesso il nord della Grecia. La lega era come prima di tutto una organizzazione militare che stipulava una alleanza fra le varie città-stato al fine di fronteggiare un pericolo di guerra contro uno o più membri della stessa lega. Come secondo aspetto poteva sviluppare una partecipazione con una ripartizione delle spese all' allestimento del esercito e della flotta al fine di permettere azioni preventive alla stessa lega come la fondazione di nuove colonie in territorio nemico, fortificare un porto in territorio straniero in cui i Greci potessero attraccare e gestire i loro commerci. Ed infine stabilendo la sede presso uno dei santuari degli Dei a cui si attribuivano gli oracoli divinatori come quello di Delo, si cercava di ricoprire il consiglio paritario della lega con la sacralità[71]. Questa sacralità divenne lo strumento con il quale durante le guerre del Peloponneso alcuni capi di queste città, comprese Atene, Tebe e Sparta, cercarono di fermare la guerra celebrando i giochi sacri per un periodo di tempo, nel quale tutte le attività di guerra erano proibite. Possiamo ricordare le più importanti:
- La lega del Peloponneso (metà del secolo VI a. C.). Fu guidata da Sparta e comprendeva anche Atene, non aveva strutture ben definite. Era una organizzazione paritaria fa le città membre non aveva un proprio tesoro in cui venivano versati e amministrati i fondi che le singole città versavano alla lega.
- La lega delio-attica (478 a. C.) fu stretta da Atene con le città greche dell' Asia minore e con tutte le isole egee. Nacque in funzione anti-persiana e per proteggere gli interessi di Atene, specialmente per il commercio marittimo. Aveva sede nel tempio del Dio Apollo nell' isola di Delo il quale custodiva il tesoro della lega. Fu Pericle che trasportò tesoro e la sede della lega ad Atene dove rimase sino al suo scioglimento.
- La lega beotica (447 a. Cr) composta dalle città della Beozia ma sottoposta alla guida ella egemonia di Tebe. Non aveva strutture definite se non la partecipazione per quote alle spese di allestimento dell' esercito da parte delle città membro.
- La lega di Corinto (337 a. C.) fondata da Filippo II di Macedonia allo scopo di allargare l' egemonia macedone. Ne divenne lo strumento principale per il suo disegno di conquista della Grecia e si dissolse con la dissoluzione della egemonia macedone.
- Le leghe etolica e achea (280-146 a. Cr) furono l' ultimo tentativo di opporsi alla minaccia romana, non si trattava altro che di alleanze militari che la vittoria di Roma distrusse sottoponendo tutte le città alla supremazia e ai funzionari di Roma (146 a. C.).
Sappiano anche poi di una
- Lega italiota (fine del V sec. a. C.) costituita in quella che era la Magna Grecia (oggi Puglia, Calabria, Sicilia) composta da grandi città come Crotone, Sibari e Caulonia, a cui si aggiunsero anche altre più piccole colonie. Il suo scopo era quello di tutela l' interesse politico dei membri e sostenerli in caso di guerra.
La caratteristica fondamentale delle leghe fu quella di rendere impossibile la creazione di uno Stato unitario in cui fossero comprese tutte le città. Gli strumenti di gestione finanziaria, politico e militare venivano solo attuati nel caso di pericolo o per un disegno di conquista come quello perseguito da Atene, Sparta e da Filippo II di Macedonia prima e poi da Alessandro Magno. La loro decadenza oppure la morte repentina, come quella che colse Alessandro Magno, furono le cause principali del dissolvimento di tutto quello che questi personaggi avevano costruito. Nel caso di Alessandro Magno si costruì il più grande impero che la storia antica ricordi. La sua morte, nel 323 a. C., determinò la divisione del suo impero i tanti regni indipendenti. La Grecia stessa unificata sotto Alessandro ma formalmente diventata una lega di leghe si divise nuovamente in varie leghe preesistenti e più piccole sino alla conquista romana nel 146 a C. in cui venne totalmente sottomessa al potere di Roma. Delle sue leghe nulla rimase e le varie città divennero città della Provincia romana dell' Acaia. Così Roma incluse la Grecia nel suo impero.
Roma e le leghe laziali e Latine
E' ormai noto a tutti che le narrazioni sulla fondazione di Roma sono delle leggende, il cui contenuto era stato scritto per ingentilire e nobilitare le antiche radici di una città, che al suo inizio non pensava di avere una fortuna e un potere come quello che la storia le assegnò.[72] Nel primo periodo, quello monarchico, che si estende dal 753 al 509 a. C. non vi furono solo i sette re riportati dalla tradizione storica, a esercitare il potere, ma forse molti di più, a cui non fu riservata nessuna nota scritta negli annali per il fatto che quelli che emersero furono importanti per lo sviluppo della città e delle sue fortune politiche. Gli scritti agiografici che ne narrarono le gesta furono scritti molti anni dopo che la loro storia si era conclusa e quindi era più facile dare ad essa il latente significato trionfale. Dal punto di vista archeologico é ormai certo che Roma ebbe origini etrusche e come tale fu una città-stato membro di una o più leghe che ricalcavano in tutto quelle greche di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente.[73] Le gentes, così nella lingua latina si indicavano i popoli che abitavano un territorio, che per prime accettarono l' offerta di Romolo di andare a far parte della città, erano sicuramente di tre estrazioni: Latini, Sabini ed Etruschi. Visto che Romolo non nascose mai il suo rapporto con la città di origine Alba Longa, si può dedurre che la fondazione avvenne con il rispetto della tradizione etrusca e quindi anche greca che questo popolo aveva portato nell' Italia centrale. Le famiglie che si stanziarono a Roma erano sicuramente delle famiglie che avevano avuto delle ragioni per migrare dalle altre città e per di più, possiamo pensare che una parte di esse fossero formate da persone che avevano avuto trascorsi con la giustizia o con i debiti nelle città di origine. Poiché entrambe le situazioni, per il diritto del tempo, erano portatrici di grandi disgrazie ai singoli che venivano perseguiti, si può pensare che la decisione di entrare a Roma faceva di loro persone nuove senza più trascorsi per cui poterono tutti rifarsi una vita. Il potere politico era in mano al Re. A lui erano attribuiti i poteri di vita e di morte (vis ac necis) che erano tipici della guerra e della pace, come quelli di mandare ambasciatori alle altre città-stato. Il Senato, la cui fondazione si fece risalire a Romolo, era il consiglio consultivo del Re, che lo interpellava ogni volta che doveva prendere delle decisioni importanti. Al Re erano attribuiti anche i poteri giudiziari, civili e penali e il potere di risolvere le controversie fra gli organi supremi dello Stato come quello che opponeva le gentes e i loro capi i pater familias ai Sacerdoti delle varie divinità e dei vari templi a cui la città si dichiarava devota. Per queste divinità cittadine ben presto venne istituita la carica di Pontifex che venne attribuita al Re in persona (Rex sacrorum). Per cui il Re divenne la persona sulla quale ruotava la vita pubblica e la vita religiosa della città. Poichè i contrasti con le altre città vicine segnarono la storia della nuova città, si può pensare che per derimere queste e creare un vantaggio a Roma i Re si fossero prodigati nell' aumentare le fonti di ricchezza pubblica. La tradizione fa risalire al Re sabino Anco Marzio (640-616 a. C.) la creazione della prima colonia romana ad Ostia in cui furono realizzate le prime saline di stato. Il sale marino veniva prodotto, trasportato a Roma e da qui trasportato verso le città dell' Etruria e del Lazio meridionale. Il ricavato, della sua vendita, andava nelle casse dello Stato. La guerra vinta sui Latini, ancora indipendenti, gli permise di raccogliere i profughi di quei popoli e di stanziarli sul colle Aventino. facendoli diventare parte integrante del popolo della città di Roma.[74]. La promozione del risanamento degli acquitrini che il Tevere produceva negli avvallamenti dei sette colli di Roma, ben presto, aumentò i territorio pubblico che il Re affidava in affitto a sui buoni e sicuri sostenitori, i quali lo utilizzavano per sviluppare una agricoltura che in quei posti non si pensava potesse essere praticata. Dalla vendita dei prodotti, la città ottene delle risorse che il Re impiegò nella costruzione di fortificazioni e nell' equipaggiamento dell' esercito. Poco si sa sulla partecipazione di Roma alla Lega latina delle origini. Poichè il Monte Calvo aveva un tempio dedicato a Giove in cui si svolgevano una volta all' anno le Ferie Latinae i giochi sacri, possiamo sicuramente dire che questo era la sede della lega e forse custodiva il tesoro della stessa. Questo eremo sacro era compreso nell' abitato di Alba Longa. E' certo che questa città fosse la città egemone della lega e ai sui Sacerdoti era dato il potere di giudicare le controversie fra le città che vi partecipavano. Si deva a Tullo Ostilio, sesto re romano, la distruzione di Alba Longa (673 a.C.) e sicuramente la dichiarazione della egemonia di Roma sulla lega latina
Il re Tarquinio il Superbo (507 a. C.) riuscì nell' intento di far costruire a Giove Ottimo e Massimo un tempio sul Campidoglio e far attribuire ad esso tutte le prerogative che prima appartenevano al tempio di Alba Longa.
Da questa data la lega latina che comprendeva le città di Tusculum, Aprica, Lanuvium, Tibur, Cora, Laurentum, Ardea per ricordare le più famose, di cui qualcosa fu scritto negli annali romani, divenne subordinata alla egemonia di Roma.
A questo punto intervenne un fatto, che gli storici considerano molto importante: la cacciata della Monarchia romana, la fondazione della repubblica, il viaggio dei decemviri il Grecia al fine di studiarne le istituzioni e dare una costituzione a Roma. La storia ci ricorda che Roma in quel periodo dovette combattere alcune guerre con i membri della lega latina i quali sicuramente non volevano sottomettersi alla sua egemonia. La loro sconfitta fu per Roma costosa a tal punto che i poveri di Roma, i Plebei, non erano più in grado di sopportare la pressione delle tasse e i sacrifici di beni e di uomini che la guerra imponeva a loro. Bisogna ricordare che ogni abitante della città di Roma, allora, doveva offrire per l' esercito la propria persona, procurasi a sue spese l' armamento e se sfortunatamente moriva in guerra la sua famiglia aveva anche il problema di rifondere i debiti che lui aveva fatto per affrontare la sua partecipazione alla guerra. Fu così che tutti i plebei romani si organizzarono e si opposero ai patrizi, ai senatori e alle leggi patrizie che i Consoli del tempo, allora di estrazione patrizia, avevano fatto, sfavorevoli per tutti loro. La plebe si ritirò sul Monte Sacro (494 A. C.) dichiarando che avrebbero lasciato la città con tutto quello che possedevano se la Repubblica non avesse istituito dei consigli della plebe[75] che fossero dotati del potere di fare le leggi come il Senato. Inoltre chiedevano la istituzione dei Tribuni della plebe che per loro vocazione dovevano essere dotati del potere di opposizione ai Consoli. La richiesta entrava quindi nell' ordine costituzionale della repubblica e doveva riconoscere il potere di legiferare anche alla plebe che ne era esclusa. Si deve a Menenio Agrippa la soluzione del caso. Egli fece passare nel Senato una risoluzione che impegnava tutti i Patrizi e gli stessi Plebei ad un patto costituzionale. Vennero scelti dieci uomini e furono inviati in Grecia a studiare le istituzioni greche delle varie città-stato (450 e il 451 d. Cr). i Decemviri legibus scribuntis vennero incaricati di studiare quelle istituzioni al fine di redigere una legge costituzionale che fosse accettata da tutti. Ritornati dalla Grecia, i Decemviri diedero a Roma la legge delle dodici tavole che é il fondamento del Diritto romano. Il quadro costituzionale, che ne uscì, era più vicino al modello greco ma portava al suo interno delle novità. La città-stato era dotata di un pomerio (il confine della stessa) che conferiva a coloro che si trovavano al suo interno il diritto di partecipare alla vita politica della città. Chi vi risiedeva poteva partecipare ai Comizi esercitare il diritto di voto ed eleggere i Consoli e le altre cariche pubbliche. Poiché queste erano monopolizzate dai patrizi, per le ragioni di censo, i plebei ottennero di poter esprimere anche il loro voto in questi stessi comizi, anche se non avevano potere economico. La distribuzione all' interno delle tribù romane della plebe permise di ottenere una partecipazione dei plebei che con il tempo divenne completa in tutte le strutture pubbliche. Accanto alla riforma della struttura interna si pose il problema dei rapporti con l' esterno. I cittadini che risiedevano fuori del pomerio per esercitare il loro voto dovevano ritornare in città nei giorni stabiliti di indizione dei comizi. Questo si complicò ulteriormente, negli anni in cui nel territorio attorno alla città si moltiplicarono le unità che erano diretta emanazione della stessa città di Roma: le colonie e i primi Municipi. Proprio per non creare difficoltà alla partecipazione alla vita politica queste due prime entità divennero anche loro una piccola copia della città di Roma il cui governo era affidato a funzionari direttamente nominati da essa e per un lungo periodo di tempo, i cives coloniari si dovettero trovare a Roma per la elezione dei magistrati di tutte le cariche pubbliche, come detto, nei giorni stabiliti. Accanto ad esse vi erano delle città preesistenti che avevano accettato la supremazia romana e l' avevano sostenuta nella su crescita (città sabine e latine) le quali considerarono discriminatoria l' esistenza di cittadini esterni a Roma che erano cittadini a primo titolo (cives extra pomerium), mentre loro, abitanti di città legate a Roma dovessero solo contribuire alle spese militari e quando andava bene era stata riconosciuta una cittadinanza assai più limitata e senza il diritto attivo e passivo di voto (ius latinum). La guerra che colpì Roma attorno al 480-491 a. C. iniziò per il fatto che Tarquinio il superbo aveva tentano di riconquistare Roma. Sulla scia della sua impresa, rintuzzata prontamente da Roma, a turno tutti i popoli, che le abitavano attorno, le fecero guerra al fine di liberarsi della sua egemonia. La vittoria del Lago Regillo ottenuta da Spurio Cassio Vecellino Console romano del 491 a. C. determinò il ristabilirsi della egemonia di Roma sulle altre città ma con dei correttivi che superarono definitivamente il modello greco.
Nel contesto della alleanza militare fra le città fu stabilito che il comando dell' esercito fosse a rotazione fra tutte le città. I cittadini delle varie città erano dotati per ius commerci e del ius connubii (il diritto di commerciare e di sposarsi), quindi si potevano sposare e commerciare in qualsivoglia città della lega, compresa la stessa Roma, senza alcuna limitazione. Ma non permetteva alle popolazioni latine l' acquisizione della cittadinanza romana. Quando nel 338 Roma sciolse la Lega latina a seguito della guerra latina (340-338 a. C.) ci furono nuovi cambiamenti. Alcune città dei colli Albani (Tusculum) e il suo circondario vennero incorporate nella cittadinanza romana. Ai Volsci, agli Aurunci e ai Campani venne riconosciuta la cittadinanza priva di voto per la elezione delle magistrature pubbliche, mentre le altre città vennero legate a Roma da trattati bilaterali con clausole proprie. In questo modo fu distrutto il principio che il territorio su cui si esercitava la sovranità non poteva inglobare nella struttura dello Stato popoli fra loro assai diversi. Questi vari popoli, all' inizio eterogenei e con costumi e leggi assai diverse, specialmente nei confronti di Roma, con il tempo, divennero parte integrante del popolo romano. Un ultimo tassello deve essere ricordato: la evoluzione del territorio della stato che Roma realizzò dalla fine della guerra latina. Roma aveva iniziato la sua espansione nel Mediterraneo affermando la sua supremazia con la Prima guerra punica (264- 241 a. C.). Come risposta dovette subire l' invasione delle forze cartaginesi guidate da Annibale che partendo dalla Spagna, attraversate le Alpi minacciarono per anni la Stessa città (Seconda guerra punica 218-202 a. C.). Come avvenne per Torino (piccolo castrum alla confluenza fra Dora riparia e Po in Piemonte), allora presidiato da pochi soldati romani che venne distrutto dall' esercito cartaginese (218 a C.) nonostante la loro resistenza e il poderoso apporto del popolo che la abitava i Taurini. Così capitò a tante altre colonie e città alleate dei romani sia a quando Annibale si stanziò nella città di Capua. Dopo la vittoria di Zama, ottenuta dall' esercito guidato da Publio Cornelio Scipione l' Africano (202 a. C.) formato da soldati in gran parte arruolati in Spagna, Roma dovette regolare i conti con le varie città. Per alcune ci fu la punizione che consistette nella perdita delle prerogative conquistate come Capua e altre come Torino che fu riconosciuta colonia romana. I fatti più importanti che portarono alla risoluzione dei conflitti fra cittadini e non cittadini furono le necessità di Roma di armare un esercito costituito di mercenari e sostenuto dalla potenza economica dei latifondisti che a poco a poco avevano sostituito i possidenti terrieri e potevano sostenere le spese dello Stato per creare il grande impero che si doveva estendere a tutto il Mediterraneo. All' interno di questo nuovo quadro economico, si incominciò a manifestare il disagio sociale dei plebei di nuova generazione, figli dello sviluppo del latifondo, della emigrazione in Roma e della loro vita alla dipendenze del potente di turno, quella che fu definita la clientela[76]. Questa situazione trovò un sbocco nella legge che il console Lucio Giulio Cesare (console nel 90 a. C.) propose e fece approvare (Lex Iulia de civitate) la quale concedeva la cittadinanza romana a tutti gli alleati che avessero deposto le armi e si fossero riconosciuti fedeli a Roma. Fu una giusta risposta a tutti coloro che volevano privare i neo-cittadini della cittadinanza e a coloro come il Console Marco Livio Druso (91 a. C.) volevano allontanare con la forza tutti coloro che non erano cittadini romani dalla città di Roma. Una gran parte delle città alleate aderì alla legge e divennero cittadini romani. Gli altri continuarono la guerra sociale. Il comando degli eserciti affidato ai due consoli di allora Gaio Mario (157-86 a. C.) a Lucio Cornelio Silla (138-78 a.C.) fece in modo che la guerra sociale si concludesse con la vittoria di Roma (88 d.C.). Le vicende turbolente che seguirono: la guerra fra Mario e Silla. La morte di Mario, la conquista del potere da parte di Silla, alla fine dell' incarico di guerra nel Ponto (82-81 d. Cr), che lo portò ad occupare militarmente Roma a redigere le liste di proscrizione dei suoi nemici e alla conseguente uccisione degli stessi, furono gli strumenti con cui riuscì a mantenere il potere e a restaurane il vecchio ordine oligarchico contro la fazione dei populares[77] che desideravano ottenere parità di possibilità politiche e di cariche per i loro rappresentanti.
Osserviamo quindi che, nella storia romana, esposta partendo da una situazione di pluralità di soggetti internazionali, le citta-stato, si va dopo molto tempo a sfociare in una struttura unitaria dello Stato. I popoli conquistati diventarono cittadini romani. A seguire con la Lex Plautia Papiria del 89 a. C. Tutti gli abitanti dell' Italia a sud del Po ricevettero la cittadinanza romana.[78] Con la Lex Roscia del 49 a. C., ispirata da Giulio Cesare, tutti gli abitanti della Gallia cisalpina, corrispondente oggi al nord dell' Italia sino alle Alpi divennero cittadini romani. Quello che era un terreno delle relazioni internazionali del tempo, sia per la pace sia per la guerra, divenne in questo modo uno spazio politico interno della repubblica romana che in pochi anni da oligarchia dei potenti si trasformò in una democrazia estesa ai sui cittadini (iscrizioni delle 50 Tribù, esercizio del voto per la elezione delle cariche pubbliche ecc.), ma con Giulio Cesare divenne un vero impero in cui i comandanti militari andarono a ricoprire la carica suprema dello Stato. A questo si deve aggiungere che quasi la totalità delle città italiane ottennero la condizione di Municipium (Municipio) facendo scomparire le differenze che sino a quel tempo avevano alimentato le guerre sociali e civili a cui Cesare con le sue vittorie aveva posto fine. L' uccisione di Cesare (16 marzo 44 a. C.), la guerra civile fra Augusto [79] e Antonio[80]conclusasi con la vittoria di Augusto (33-31 a.C.) ad Anzio, consolidarono il suo potere e formarono la base della forma di governo che gli storici indicarono come il Principato'. La Constitutio Antoniniana emanata nel (212 d. C.) dall' Imperatore Caracalla (211-217 d. C.) non fece altro che generalizzare la condizione di cittadino per tutti i sudditi dell' Impero romano. Gli organismi internazionali sin qui trovati rimasero sempre subordinati alle singole autorità delle Città-Stato. Solo dopo che Roma ebbe il coraggio di superare il modello greco poté contare su un territorio e su una popolazione che ne permise lo sviluppo militare, politico, economico. Con l' avvento dello Stato imperiale, il modello militare e politico raggiunse il suo vertice e non lasciò nessuna traccia di queste originarie leghe a cui la piccola città di Roma aveva aderito. L' importanza, per estensione e del potenza dell' Impero romano, non possono far dimenticare che alcuni fatti storici sono stati importanti e che sono sorti al suo interno. La loro importanza é stata tale che la loro influenza ha condizionato tutto la storia dell' uomo. Il primo di questi é la nascita del Diritto Romano. Nato dalle dodici tavole di cui abbiamo parlato. Esso disciplina sia la parte civile sia la parte pubblica della vita giuridica delle comunità. Anche se gli studi profondi sulla sua struttura sono successivi alla pubblicazione del Digesto (533 d. C.) voluta dall' Imperatore d' Oriente Giustiniano I (482-465 d. C.), non si può dire, oggi, che la metodologia giuridica e gli istituti giuridici di ogni ordinamento contemporaneo non siano profondamente romani. Se la giurisprudenza romana non si fosse sviluppata, l' Europa non avrebbe conosciuto i Glossatori medievali e questi non avrebbe riutilizzato come diritto vigente il Diritto romano, al punto che gli Stati nazionali europei in parte lo considerano e utilizzarono come diritto vigente sino quasi alla soglia del xx secolo. Lo sviluppo della teoria degli ordinamenti giuridici ci spiega come il fondamento empirico impostato dai romani fosse corretto e la forma giuridica da essi delineata sia ancora valida per le nostre stesse società.[81] Il secondo fatto importante é l' affermarsi del Cristianesimo. La sua influenza non si risolve solo nel aver indicato l' eguaglianza di tutti gli uomini, promuovendo il superamento della schiavitù e insistendo nello sviluppo di nuove forme di lavoro che non fosse il lavoro servile, in particolare con lo sviluppo del Monachesimo che per tutto il Medievo, in Europa, fu fonte di ispirazione, di impulso e di sviluppo per tutti i territori che erano stati parte dell' impero. Egualmente l' aver delineato una forma di credo non basata sulla esistenza reale del Tempio.[82]Questa nuova forma di credo religioso si formò svincolata dalla forme rituali del paganesimo. A questo doveva essere aggiunto che sin dall' inizio nessun Cristiano aveva accettato di adorare e venerare un uomo, in particolare l' Imperatore come Dio. La loro morte per uccisione a seguito della reazione delle istituzioni imperiali a questo diniego fu la principale testimonianza della affermazione della libertà di coscienza e della persona da qualsivoglia condizionamento sia di coscienza sia nella sfera privata sia nella sfera pubblica che il potere politico rivendicava sui suoi cittadini.[83]La Religione cristiana, quindi, fece cadere il legame con un luogo fisico, e si affermò come atteggiamento della vita individuale e collettiva, al punto che Costantino I il Grande dopo la Battaglia di Ponte Milvio a Roma (312 d. C.), decise di rendere libera e di riconoscerla come religione di Stato (Editto di Milano 313 d. C.). Il Cristianesimo si oppose anche alla prosecuzione del servaggio che da Teodosio I confermò l' uso servile del lavoro in agricoltura sino alla Rivoluzione francese, e per questo promosse sempre nuove forme di lavoro basate sul rispetto e sulla valorizzazione della persona umana. Le grandi Abbazie benedettine[84] furono il punto di forza dello sviluppo di una nuova agricoltura su basi scientifiche, a cui si associarono lo sviluppo degli studi in tutte le grandi discipline che l' antichità classica aveva coltivate e dopo di essa anche la tradizione scientifica islamica. Accanto a queste la Chiesa non dimenticò di conservare, trasmettere e studiare l' immenso patrimonio documentale e librario classico che permise secoli dopo il Rinascimento italiano ed europeo.
Il Basso Medioevo e la nascita della Confederazione svizzera
Il Medioevo é un periodo molto lungo che raccoglie una quantità eterogenea di fatti privi dello stesso valore storico. E' delimitato da quelli più importanti che sono: la caduta dell' Impero romano di occidente (476 d. C.) e la scoperta dell' America da parte di Cristoforo Colombo (1492 d. C.). Al suo interno si tende a dividerlo in due grandi sotto-periodi: l' Alto e il Basso Medioevo. Il primo si estende sino all' anno 1000, dopo del quale lo svolgimento delle Crociate fa entrare in crisi il sistema feudale e il Sacro Romano Impero fondato da Carlo Magno. Il secondo si svolge dal 1000 sino alla scoperta dell' America ed é un ribollire di iniziative di ricostruzione e di consolidamento di popoli e territori diretti alla fondazione di quelli che saranno i regni importanti nella storia dell' Europa. Al fine della nostra descrizione storica si deve ricordare che questo secondo periodo é quello in cui si manifestano di più i germi di un qualcosa di politicamente rilevante sia sul ricupero del Diritto pubblico romano e sia sulla definizione del principio di sovranità. La disgregazione dell' Impero romano d' occidente (476 d. C.) e la sua progressiva trasformazione nei regni barbarici, si tramutò in regni che tendevano sempre di più a radicarsi con la popolazione e il territorio conquistato mentre nelle istituzioni cercavano sempre di più di ricuperare le istituzioni romane che erano scomparse. Grandi esempi di questo sono il regno dei Franchi che si insediò nella Gallia (odierna Francia) e i vari Regni Longobardi che si insediarono in Italia, insidiando anche il potere della Chiesa e del Papa di Roma. La loro localizzazione fu quella dell' Europa, anche nella parte orientale della stessa, sino al punto da venir denominata Comunitas cristiana[85] dal fatto che tutti i regni abbracciarono e praticarono la religione cristiana come base della loro esistenza e anche l' ossequio al potere del Papa quale capo di tutti questi Regni. A questo fenomeno si contrappose l' espansione politica degli Arabi, denominata saracena, che nel giro di pochi decenni arrivarono a conquistare regni dell' Asia e dell' Africa e tentarono di espandersi in Europa. Dopo la morte del Profeta Maometto (632 d. C.) le truppe islamiche per la maggioranza composte da guerrieri arabi erano riusciti a costruire un grande impero che venne denominato Califfato e decisero di spostare la capitale a Damasco iniziando quello che verrà definito il periodo del Califfato Omayyaede (661-750 d. C.). In questo periodo gli arabi e le popolazioni che si erano sottomesse al loro potere raggiunsero uno dei punti più ampi della loro espansione statale. Avevano conquistato tutta la penisola iberica e attraversati i Pirenei avevano occupato gran parte della Provenza e della valle del Rodano. Solo con la battaglia di Poitiers (632 d. C.) un esercito non solo francese ma composto di guerrieri tedeschi, italiani, delle Fiandre, guidato da Carlo Martello[86] sconfisse l' esercito mussulmano che si attestava ad Arles. Da quella data ci vollero più di 10 anni prima che i Franchi riuscissero a sconfiggere definitivamente le forze arabe e a costringerle ad una loro ritirata oltre i Pirenei nella Penisola iberica. Questa ultima sarà oggetto di un progetto di riconquista che solo nel 1493 con l' occupazione di Granada permetterà alle forze che si erano formate attorno ai re cattolici della penisola, spagnoli e portoghesi, di dichiarare la fine del dominio mussulmano. La penisola italiana era diventata luogo di scorrerie dei musulmani, via terra e via mare. Trascurate dall' Easarca di Ravenna che rappresentava Bisanzio in Italia divennero il gioco politico comune di quegli anni coinvolgendo le armate arabe in alleanze con Longobardi e Signori locali del sud Italia al punto da rendere la vita degli abitanti pericolosa e precaria. Dal 652 gli Arabi insediati sulle sponde della odierna Tunisia compresero l' importanza strategica di conquistate la Sicilia per poter controllare tutto il Mediterraneo. Dal 669 con il saccheggio di Siracusa incomincio la conquista dell' Isola [87] In questi anni anche Roma, sede del Papato, fu oggetto di scorrerie arabe. Una flotta araba approdò ad Ostia nel 843 e si spinse sino a saccheggiare la Basilica di S. Paolo fuori le mura e quella di S. Pietro[88] L' Emirato di Sicilia vi venne insediato negli anni che vanno dal 827-902 d. C.. Nel 831 gli Arabi conquistarono Palermo fino a strappare l' isola ai Bizantini. Questa ritornerà nell' ambito dei regni cristiani sono dopo la conquista normanna (1061-1072). I Bizantini Nel 903, non riuscirono la liberare in modo definitivo il sud Italia. I Mussulmani erano riusciti dal 840 al 871 a fondare l' Emirato di Bari e solo dopo la conquista del territorio pugliese da parte dei Normanni furono estromessi da quei territori (1071 d.C.). La potenza islamica, se nell' Europa occidentale aveva avuto queste vicende, nella sua parte orientale fu più lenta e si dovette misurare con le forze dei regni orientali che si erano formati al posto della potenza romana. Con la battaglia di Kulikovo (8 Settembre 1380 d. C.) le forze del Granduca Dimitri Ivanovic (1350-1389) di Mosca riuscì a sconfiggere la coalizione Mongola e Tartara molto più superiore delle sue forze e scongiurare per il futuro la possibile conquista mussulmana di quella che sarà negli anni a venire la Russia. Successivamente la forze mussulmane iniziarono l' espansione dal Bosforo incominciando dalla conquista di Costantinopoli (1453 d. C.), guidate dal Sultano Maometto II e si dovettero fermare dopo le sconfitte subite a Lepanto (1571 d. C.) e sotto le mura di Vienna nel 1683. L' Europa dovette attendere sino al 1919, quando con la sconfitta dell' Impero Ottomano nella seconda guerra mondiale, le varie nazionalità inglobate al suo interno riuscirono a rivendicare le loro nazionalità e riuscirono a costruire i loro Stati nazionali. Il risultato più importante ottenuto dall' imperi islamici, di questo periodo, fu quello di interrompere le vie di commercio fra gli Stati europei allora formati e l' estremo oriente da cui proveniva una grande quantità di merci come la seta, il cotone, le stoffe, l' argenteria, e tutte le spezie. L' Islam attuando un suo monopolio commerciale e militare riuscì a diventare il solo interlocutore dei regni europei per tutte queste attività. Con il 1492 si viene a realizzare un nuovo disegno espansionistico degli Stati europei i quali attraverso una navigazione oceanica e la scoperta delle rotte atlantiche e di quella per il doppiaggio del Capo di Buona Speranza in Africa permisero il raggiungimento dell' India, della Cina e di tutte le altre realtà insediate nell' Oceano Pacifico superando definitivamente il blocco islamico. All' interno di questo disegno storico si colloca la formazione dell' Impero carolingio di Carlo Magno che alla fine si estendeva su tutto il territorio che in passato era stato ricoperto dall' Impero romano di Occidente. Nell' anno 800 d. C., con la sua incoronazione in Roma per mano del Papa, Carlo Magno fu insediato come primo Imperatore del Sacro romano impero. Anche se la società feudale da lui utilizzata per governare questo vasto territorio, garantiva una certa stabilità, questa fu minata da due concause: la difficoltà dello Stato retto solo in base a rapporti personali con l' imperatore e dai problemi di continuità territoriale dell' impero sottoposto a diversi smembramenti in ragione della successione apertasi dopo la sua morte. I titolari dei poteri sulle Marche, sulle Provincie, sui Monasteri e sui feudi ecclesiastici, non andavano oltre la vita dell' Imperatore. Il nuovo Imperatore aveva il potere di esautorare i vecchi notabili e sostituirli con quelli di suo gradimento. Per questo molte volte si vennero formando dei regni all' interno di altri regni esistenti. Talvolta alcuni re rivendicavano un regno sostenendo che erano i legittimi eredi del re defunto. Alla morte dello stesso Imperatore, poi, per la successione al suo trono incominciavano le lotte tra i figli che si dichiaravano eredi, a loro volta sostenuti dai nipoti e dai vari nobili che sotto di loro esercitavano il vero potere sul popolo. Da qui lo svilupparsi di guerre intestine. Talvolta toccava anche allo stesso Imperatore procedere ad una ricomposizione dei conflitti fra i suoi subordinati. A questo si deve aggiungere la precarietà della vita della popolazione vittima di malattie e malnutrizione[89] al punto che Carlo Magno emanò diversi decreti che punivano i servi della gleba (i contadini di allora) che avessero abbandonato i loro campi senza il permesso del feudatario loro signore.
Il Patto dei Grutli
All' interno di questo ribollimento storico si colloca la vicenda di fondazione della prima Confederazione svizzera. Degli svizzeri si parlò per la prima volta nel De Bello gallico di Caio Giulio Cesare il quale nominato proconsole della Gallia si trovò a Bibracte ( in Provenza) a fronteggiare una invasione degli Elvezi[90] nel 58 a. C.. Cesare li sconfisse con forte difficoltà e li costrinse a ritornare sui loro altipiani. Durante la conquista della Gallia sistematicamente cercò di sottometterli, ma solo l' Imperatore Tiberio e suo figlio Druso riuscirono a conquistare tutto quel territorio sino al Reno. Da quel momento la Svizzera fece sempre parte della provincia alpina governata da Roma[91]. In questa dimensione politica rimase sino alla caduta dell' Impero romano d' occidente. Bisogna ricordare che il Popolo svizzero, nella parte meridionale sicuramente appartiene ai Galli, mentre quello del settentrione era di etnia celtica. A suo interno, nonostante questa diversità di origine si venne a sviluppare ben presto una familiarità di rapporti e di intese di cui poco é stato ricuperato dagli archivi storici ma che sono il substrato su cui poggiano i primi tentativi di insediare una confederazione. Di fatto questo popolo per reagire al una grande indigenza, non solo si era abituato a utilizzare tutto quello che poteva essere coltivato e allevato in un territorio alpino e di montagna (capre, ovini, armenti e coltivazioni di tutte quelle granaglie che permettono di maturare a quella altitudine), ma aveva anche accettato di emigrare per dare sostentamento alle loro famiglie. Dal periodo della dominazione romana a tutto il medioevo gli Svizzeri, noti per la loro potenza fisica e il loro sistema di organizzazione, divennero una delle principali fonti di arruolamento delle fanterie europee, al punto che essi lo tradussero nella principale forza di difesa della loro autonomia i vari conflitti che ne caratterizzarono la storia[92].
Gli svizzeri dovettero prima di tutto affrontare diverse pretese sui loro territori che nascevano dalla riorganizzazione dell' Impero determinatasi dal Trattato di Verdun (843 d. C.) che aveva reso definitivo l' assetto degli eredi di Carlo Magno e aveva inglobato tutta la Svizzera attuale nel regno assegnato al nipote Lotario assieme alla Provenza e al Nord Italia[93]. Nel 1039 Corrado II conquistò i Burgundi e quindi anche la parte della svizzera situata a Nord attorno alla attuale Berna. Fra i suoi vassalli c' era la Famiglia degli Zaringhen (cadetti rispetto agli Asburgo) che svilupparono una politica di rivendicazione del loro dominio su tutta la Svizzera del nord. Con la loro estinzione nel 1218 si aprì anche per questo territorio una guerra di successione e di potere fra le varie famiglie nobili che ne rivendicavano il possesso. Il Patto di Grutli [94] che associava in questa nuova forma politica i cantoni di Schwyz, Uri e Unterwalden era una risposta a queste continue scorrerie e alla mancanza di stabilità politica che queste guerre avevano prodotto nel territorio svizzero.
Nel patto si possono rintracciare alcune caratteristiche confederali che rimarranno per tutto il periodo di formazione della vecchia confederazione[95], mantenevano ancora molti poteri impedendo alla Confederazione una piena e libera azione nella difesa degli interesi comuni. Le guerre che gli svizzeri dovettero combattere fecero in modo che i poteri inerenti la politica estera e le risorse militari passassero ben presto nelle mani del Consiglio confederale che fu all' altezza del compito di difendere e rendere libero il territorio e il popolo svizzero.</ref>. Per capire il valore del patto dei Grutli bisogna ricordare che prime di quella data, la svizzera era diventata un campo di battaglia per i diversi signori che intendevano raggiungere la supremazia sulla regione centrale dell' Europa e poi ottenere anche la possibilità di controllare i valichi verso l' Italia di cui la Svizzera é la chiave. La prima famiglia importante fu quella degli Zahringen. Originari della Germania dei sud, nel territorio di Friburgo. Essi cercarono di controllare tutte le vie commerciali e anche quello che era allora il Cantone attuale di Zurigo, appoggiati dal fatto che essendo parenti degli Asburgo, originari anch' essi dall' Argovia (Castello di Habichtsburg), potevano contare sul loro sostegno. Nel 1218 con la morte dell' ultimo signore Bertoldo V, i possedimenti passarono ai conti di Urach. Gli Asburgo da parte loro fecero opposizione rivendicando i possedimenti degli Zahringen. L' occasione giunse propizia quando la città di Friburgo volle affrancarsi da questo dominio pagando la sua libertà[96]. I soldi era stati imprestati alla cittadinanza dagli Asburgo. Nel 1368, non essendo stato pagato il debito, gli Asburgo unificarono con sottomissione la città e i suo territorio al loro feudo. Questo primo fatto avvenne al momento in cui Rodolfo I d' Asburgo (1218-1291) facendosi forte dei suoi possedimenti nella parte meridionale dell' attuale cantone di Zurigo si candidò ad essere eletto Imperatore del Sacro Romano impero. Sostenuto dai principi tedeschi, a cui aveva promesso di porre rimedio alle discriminazioni fatte dalla famiglia dei Holenstaufen[97], patrocinato dal Papa Gregorio X venne eletto nel 1273 in contrasto con l' altra candidatura di Ottocaro II di Boemia. Fu così inevitabile che Rodolfo si dovette misurare con Ottocaro di Boemia sul campo di battaglia. Reclutate le fanterie svizzere dei Cantoni a lui vicini Schwyz, Uri e Unterwalden, che aggiunse ai suoi soldati, si unì alle forze di Ladislao IV di Ungheria e riuscì a sconfiggere a Marchewfeld il re di Boemia, ne assediò la città di Vienna e la conquistò. A pace firmata fu inevitabile per Rodolfo I dover riconoscere a sudditi e ai suoi vicini un rapporto privilegiato di diretto colloquio con l' Imperatore quale atto di ringraziamento per il loro contributo alla guerra. La partecipazione poi al gradi di comando dell' esercito di molti svizzeri fecero il resto: gli Asburgo dovevano riconoscere a questi sudditi diritti di autonomia che prima non erano mai stati concessi. Nel 1291, alla morte di Rodolfo I, i cantoni di Schwyz, Uri e Unterwalden decisero di costituire la confederazione del Grutli. Il suo scopo principale era quello di valorizzare il rapporto diretto con l' Imperatore assieme alla concreta possibilità di evitare la guerra fra i vari cantoni. Allora i cantoni erano delle piccole comunità di montagna in cui la popolazione si riconosceva per l' origine, la parlata e la storia. Per evitare che questi diventassero pedine di una guerra fra principi stranieri si decise di realizzare una unione fra gli stessi nella forma della Confederazione. Le caratteristiche erano le seguenti:
- i popoli dei Cantoni si riconoscono come un solo popolo della Confederazione;
- la guerra quanto ci fosse il pericolo doveva essere risolta sottoponendo ai Giudici eletti dai cantoni le controversie generate e le loro decisioni erano vincolanti per tutti;
- La politica estera fu attribuita al Consiglio della Confederazione e quello che questo decideva e quello che firmava diventava vincolante per tutti i cantoni.
Da questo nacque la necessità di gestire l' esercito e la sua organizzazione in comune al fine di poter contrastare le mire dei principi stranieri che miravano alla conquista del territorio svizzero. I primi 8 cantoni dovettero ben presto misurarsi con questi avvenimenti. Il Duca di Borgogna Carlo I detto il temerario (1433-1477) decise di opporsi ai Valvois di Francia e ai Duchi di Lorena al fine di unire i suoi possedimenti (Paesi Bassi, Fiandre, Borgogna) con i valichi per avere accesso libero all' Italia. Il piano di conquista richiedeva quindi la conquista di una buona parte della svizzera ed in particolare del territorio della Confederazione.
Sconfitto a Morat (1476) ripiegò su Nancy dove la falange di 9.000 Confederati oltre a sconfiggere il suo esercito lo uccise durante la battaglia (1477). Con la morte di Carlo I il Temerario i suoi possedimenti passarono alla figlia di lui Maria di Borgogna che era anche moglie di Massimiliano I d' Asburgo (1459-1519) Imperatore dal 1493 al 1519, congiungendo i possedimenti degli Asburgo con quelli Borgognoni. Nel 1467, visto che l' Imperatore non intendeva riconoscere il ruolo della Confederazione questa mosse guerra e riuscì a strappare il cantone di Winterthur (attuale zona del cantone di Zurigo) riducendo ulteriormente il dominio svizzero degli Asburgo. Nel 1499 durante la Guerra sveva, la Confederazione sconfisse nuovamente Massimiliano I e con la pace di Basilea ottenne il riconoscimento della piena indipendenza della Confederazione dall' Imperatore. La Confederazione di allora era composta da 17 componenti fra Città e Cantoni, era retta da un Consiglio confederale aveva un esercito molto temuto in Europa, e si era organizzata in modo autonomo anche nella dimensione economica. La Confederazione però si dovette misurare anche con la riforma. Alcuni cantoni diventati protestanti furono minacciati e sottoposti ad un assalto militare da parte dei Cantoni che erano rimasti cattolici e fedeli al Papa di Roma. Nella battaglia di Kappel (1523) nuore il fondatore della Chiesa riformata di Zurigo Urlico Zwimgli. Nel 1536 Giovanni Calvino ritorna dalla Francia a Ginevra e inizia la sua predicazione e la fondazione della Chiesa riformata, influenzando anche le leggi civili di quella città. Durante la guerra dei trent'anni (1618-1648) fra Francesi e Austriaci il territorio dei Grigioni divenne un campo di battaglia. La Confederazione anche se rimasta neutrale si fece valere nella Pace di Vestfalia (1848) contro le pretese degli Austriaci e degli Spagnoli ottenendo l' annessione del Cantone dei Grigioni e il riconoscimento formale della indipendenza della Confederazione e del suo territorio da tutti gli altri Stati confinanti. La Confederazione giunse così sino allo scoppio della Rivoluzione francese. Nel 1798 le armate francesi occuparono tutta la Svizzera imposero ad essa la trasformazione in una repubblica unitaria sul modello dello repubblica francese. I disordini e le resistenze a questa trasformazione ebbero fine con l' Atto di mediazione di Napoleone Bonaparte (1803) che riconobbe alla svizzera la sua natura di confederazione composta da 19 Cantoni. Nel 1815 anche se la Svizzera era stata neutrale nella guerra contro Napoleone, alla Restaurazione voluta dal Congresso di Vienna ottenne anche di annettere i cantoni del Vallese, Ginevra e Neuchatel) conducendo la sua composizione politica e territoriale ad essere quella definitiva della Svizzera di oggi. Nel 1847 fu combattuta la guerra del Sonderbund che oppose i Cantoni cattolici conservatori ai cantoni protestanti liberali. La sconfitta dei cattolici determinò alcune conseguenze importanti: lo Stato si dichiarò laico e nello stesso tempo permise alle diverse confessioni religiose di avere lo stesso status giuridico; decise di estromettere dalla Confederazione l' ordine dei gesuiti che non rientreranno il svizzera se non dopo il referendum del 1973; si decise di affidare alla assemblea la redazione di una nuova carta Costituzionale che applicando i principi del federalismo degli Stati Uniti d' America permettesse alla Confederazione di diventare uno Stato federale a pieno titolo.
La Svizzera moderna
A questo punto alcune considerazione sulla storia delle idee sono d' obbligo. La storia che abbiamo percorso non è nata senza riflessioni sulle idee e grandi travagli di pensiero. Nel Medioevo si poneva il problema se fosse prevalente il principio della Dominatio[98] su quello della Sovranità. Si deve ricordare che nel Medioevo la maggior parte della popolazione era composta da contadini e gran parte di essi erano legati alla terra con l' applicazione della legge sui servi della gleba. In Svizzera come abbiamo visto invece si era sviluppata una tradizione di autogoverno locale che veniva denominata giurisdizione cantonale, alla quale si riferivano tutti gli abitanti di quel territorio. Questi ultimi volevano scegliersi le magistrature di governo, autonomamente, sino al punto da opporle ai funzionari che il Signore titolare del feudo, in ci erano compresi i Cantoni, aveva nominato per esercitare il suo dominio. In quel contesto sovranità significava rivendicare un autogoverno pieno e dominazione, in opposizione, significata essere schiavi del Signore feudale[99]. Per gli Svizzeri era normale cercare anche di ottenere giustizia rivolgendosi alla carica suprema di quel tempo che per il potere temporale era l' Imperatore. Infatti dalla fondazione del Sacro Romano impero (800 d. C.) l' Imperatore esercitava anche questo ruolo considerandosi difensore dei poveri e dei deboli. Con l' elezione di Rodolfo I d' Asburgo ad Imperatore (1273-1291) le due cariche si unificarono nella stessa persona. L' Imperatore del Sacro Romano Impero era anche il più importante feudatario della Svizzera avendo i primitivi possedimenti nel territorio di Zurigo. Fu così che gli Svizzeri di lingua tedesca si trovarono di fronte al Feudatario che essendo tale non poteva più esercitare il ruolo di intermediazione e di pacificazione. Se pensiamo che dopo il 1298 (anno di elezione ad imperatore di Alberto I d' Asburgo) la corona imperiale rimase ferma nella casata degli Asburgo questa situazione di fusione delle due cariche sulla stessa persona divenne stabile per gli Svizzeri. Proprio in quel periodo di affacciarono delle nuove idee politiche portate avanti da illustri personaggi che furono il lievito su cui si formarono le idee di autonomia, autodecisione di tutta la Svizzera. San Tommaso d' Aquino (1225-1274) scrisse verso la fine della sia vita il De regimine principum.
In esso alle questiones IX e X affronta il problema del comportamento del Sovrano rispetto ai suoi doveri dinastici verso il popolo. Dopo aver riaffermato che il Sovrano delle essere il difensore dei deboli e i protettore dei poveri spiega come lo stesso si debba formare e nutrire alla parola di Dio suscitando quella che in teologia si definisce la coerenza interna. A questa deve corrispondere la coerenza esterna mediante la quale il Sovrano agisce a sostegno dei poveri e dei deboli sulla base delle sue interne convinzioni e esercita il potere per rendere migliore la vita dei sudditi talvolta in contrasto con gli stessi feudatari locali che lui stesso aveva nominato. Ora sappiamo che Tommaso d' Aquino si riferiva alla persona del re francese Luigi IX (1226-1270) reso santo sotto Papa Bonifacio VIII (1297) considerandolo un modello di principe Cristiano a cui tutti i regnanti si dovevano conformare. Purtroppo quasi nessuno di essi si avvicinava alla sua perfezione e tanto meno l' Imperatore d' Asburgo che con tutti i suoi funzionari e consiglieri sembrava prediligere una politica di vessazione degli Svizzeri, irriconoscente del loro servizio militare mercenario nel suo stesso esercito. Poco dopo Dante Alighieri (1265-1321) scrivendo il De Monarchia affrontò un problema che risaliva all' Impero romano.
Dante si chiedeva come fosse possibile scrivere un editto o una legge e pensare che fosse valida per tutta la terra. Infatti l' Impero in cui questo autore viveva si estendeva a quasi tutta l' Europa. Giunse alla conclusione negli ultimi capitoli di questo libro con il proporre che le leggi si devono adattare alle condizioni locali attraverso quella formula che l' Impero romano aveva usato per secoli sino alla Costituzione Antoniana (212 d. C.) che era il ius provinciale il quale, in una cornice generale uguale per tutti, permetteva una reale autonomia alla organizzazione degli enti di governo locali. Questa formula fu, invece, ferocemente avversata da tutte le corti europee e dallo stesso Imperatore preoccupati che questa fosse la strada per la disgregazione dell' Impero e la fine della dominazione su quei territori. Uno dei problemi più gravi del periodo era la rivendicazione da parte di illegittimi dei regni. Talvolta questi regni venivano conquistati con la forza delle armi e i seguaci della altra parte venivano uccisi, deportati e nel migliore dei casi esiliati. Si giungeva ad identificare la persona fisica con la carica ricoperta. Per cui se il Re era scomparso, il figlio gli succedeva normalmente. Ma quando il vecchio re si presentava nuovamente il figlio perdeva il Regno. In questo caso il figlio non esitava da uccidere il padre per ricuperare il regno. Ci furono anche dei casi in cui il Re veniva considerato illegittimo a vari titoli e quindi oggetto di attentati alla sua vita al fine di eliminarlo per restituire il trono all' erede legittimo. In caso più eclatante fu quello di Enrico IV di Francia (1553-1610) che dopo aver vinto la guerra dei tre Enrichi, tipica guerra di religione e dinastica, era riuscito attraverso la sua conversione al Cattolicesimo a emanare l' Editto di Nantes (1598) mediante il quale riconosceva il diritto di libero culto ai protestanti ugonotti francesi. Questa fu la ragione per cui fu assalito da un fanatico religioso cattolico e ucciso durante una passeggiata in carrozza per le vie di Parigi (1610). Come reazione a tutto questo, proprio per fondare su altre basi questo problema Bartolo da Sassoferrato (1313-1357) nel suo De Tyranno[100] diede la risposta più completa a questi problemi. Bartolo distingue la Sovranità dal Sovrano. Se il Sovrano è illegittimo lo si deve dedurre dalle norme della successione dinastica.
Se l' ipotesi è vera vuol dire che quella persona non può ricoprire la carica di sovrano e per questa ragione deve essere rimosso dalle cariche superiori. Bartolo pensava al ruolo di mediatore e di garante dell' Imperatore. Nel caso in cui si tratti dell' Imperatore stesso, non solo i feudatari elettori ma tutti gli altri avevano il diritto alla disubbidienza. Il popolo poi sulla base delle idee sulla sovranità e il suo esercizio da parte del Popolo esposte nel Defensor Pacis di Marsilio da Padova (1342-1324)
poteva anche lui esercitare la disobbedienza verso l' Imperatore[101]. Da tutto questo scaturì la base teorica su cui appoggiò la costruzione della Confederazione elvetica e la sistematica guerra contro gli Asburgo che condusse la Svizzera a coincidere quasi con quella che oggi conosciamo. Nel 1848, sulla base di una ricerca di neutralità dello Stato rispetto alla professione di fede religiosa di ogni persona[102]. Con la ristrutturazione degli organi centrali dotati di sovranità originaria sui Cantoni lo Stato svizzero assunse una configurazione di Stato federale simile a quello realizzato negli Stati Uniti d' America. Nonostante questa situazione generale la costituzione non fece scomparire le autonomie esistenti. Oggi la Svizzera presenta tre livelli di legislazione definiti dalla Costituzione federale: quello federale, quello cantonale, quello municipale. In Europa, per più di due secoli, ha rappresentato la realizzazione del federalismo coniugando la dottrina dei diritti umani con la possibilità del governo locale, costruendo anche un solido profilo internazionale di Stato composto. Le vicende della seconda guerra mondiale e i tentativi di questo stato di rimanere neutrale lo hanno valorizzato ulteriormente. Dopo il 1945 si è espanso il ruolo internazionale della Svizzera come soggetto neutrale fra i blocchi occidentale e orientale dell' Europa, nella politica di potenza impersonata per molti decenni dagli Stati Uniti d' America in contrapposizione all' URSS, e aumentando il suo ruolo nell' Ambito delle Nazioni Unite al punto da diventare con Ginevra la sede europea dell' O.N.U., sino ad espandere la sua azione di pacificazione alle attività mondiali di questa organizzazione internazionale.
La Repubblica delle 7 Provincie Unite
Quella che siamo per esaminare è l' ultima confederazione che fu presa in esame da Alexander Hamilton nel Federalista[103] come esempio di una grande difficoltà di coordinamento che una struttura confederale aveva trovato nel fronteggiare una grande e dolorosa situazione di guerra.
L'origine
Quella che viene indicata come la Repubblica, nei secoli XVI e XVII ha origine più antiche. Dopo la divisione dell' Impero di Carlo Magno e la su assegnazione alla Lotaringia nel 1563 il figlio del re di Francia Giovanni il Buono assegnò al figlio Filippo l' Ardito le Fiandre, il Lussemburgo, la Franca Contea. Si trattava di tutti i territori che oggi costituiscono l' Alsazia, la Lorena e il Belgio, che a quel tempo facevano parte dei territori del Re di Francia. Nel 1404 toccò a Filippo sostenere Carlo VII re di Francia (1429)[104] e riuscirono assieme a riconquistare il territori che gli inglesi avevano sottratto alla Francia. Per cui la Borgogna, le terre a sud del Belgio, il Lussemburgo e gli attuali Pesi Bassi a cui non erano stati ancora annessi i territori strappati al mare, divennero un solo regno il Ducato di Borgogna. Il suo sovrano fu Carlo I di Borgogna il Temerario. Carlo dovette rendersi presto conto che il suo sogno di costruire uno Stato indipendente fra la Francia e l' Impero era un sogno difficile da realizzare. Si dovette misurare con il re di Francia Luigi XI, con le armate svizzere della Confederazione, con il Duca di Lorena che osteggiavano il suo disegno. Come abbiamo ricordato nel 1477 venne sconfitto e ucciso, nella battaglia di Nancy, travolto dalla armata svizzera sul campo di battaglia. Alla sua morte la figlia di lui Maria di Borgogna divenne la titolare del regno e essendo alla mercé dei vari nobili che affiancavano il padre nelle sue imprese si trovò a dover fronteggiare innumerevoli richieste di autonomia e di disgregazione che un Regno così vasto, plurilingue e economicamente solido, erano portate avanti dai vari pretendenti. Maria che aveva conosciuto Massimiliano I d' Asburgo (1459-1519) non esitò a chiedere il suo aiuto e a sposarlo lo stesso anno (1477). Massimiliano divenne il reggente del regno di Borgogna che egli riunificò con i possedimenti svizzeri ed austriaci che ricevette dal padre e dagli altri parenti al momento della loro morte, costituendo nel concreto un potente regno e le basi della fortuna futura della casa d' Asburgo. Nel 1482 a seguito di un incidente morì Maria di Borgogna che gli lasciò i due figli Filippo dello il Bello e Margherita d' Austria. Proprio in coincidenza con questa morte il Re francese Luigi XI mosse guerra a Massimiliano sino alla conclusione della stessa con il Trattato di Arras con il quale si annetteva la Borgogna e lasciava tutti gli altri territori a Massimiliano. Dalla nomina ad Imperatore del sacro Romano Impero (1486) sino alla sua morte nel 1519, i possedimenti borgognoni furono retti senza tentativi di secessione o di indipendenza. Massimiliano avendo favorito il matrimonio di suo figlio Filippo con Giovanna detta la pazza prima figlia di Ferdinando II di Aragona e di Isabella di Castiglia, riuscì a rendere favorevoli al casato i nobili dello stato Borgognone perchè affidò la reggenza del regno al figlio Filippo e alla di lui moglie. Questi si trasferirono a Gand dove il loro primogenito Carlo (1500-1558) nacque e fu educato. Si trattò della evoluzione del costume monarchico dalla austerità tedesca di Massimiliano alla apertura alle arti e alla scienze, presenti e sostenute dalla corte borgognona, che influenzarono il giovane reggente e la sua famiglia. Eletto Carlo V Imperatore nel 1519 egli divenne il più potente monarca dell' Europa perché il suo regno risultò dalla unione del Regno di Borgogna (ereditato dalla nonna Maria), dai possedimenti degli Asburgo (Austria, Boemia, Ungheria) e dai Regno di Spagna ereditato dai nonni materni. Il risultato fu che il suo impero era così vasto, considerando i possedimenti coloniali, che Carlo V poteva dire che su di esso non tramontava il sole. Due furono i fatti significativi del suo Regno la continua guerra con la Francia che si sentiva assediata dall' Imperatore e quindi voleva conquistare una sua autonomia territoriale. A questa guerra parteciparono tutte le popolazioni europee sino a giungere alla battaglia di S. Quintino (1557) che oltre a sancire la vittoria di Carlo V fece emergere il genio militare di due suoi generali: Emanuele Filiberto di Savoia (Pace di Cateau-Cambresis), che in questo modo riottenne il Ducato di Savoia, e Guglielmo d' Orange (1533-1584) che giovanissimo a seguito della sorella dell' Imperatore Margherita d' Asburgo divenne comandante della cavalleria dell' Imperatore in quello che era il regno di Borgogna. Il secondo fatto fu il manifestarsi della Riforma protestante (1517) che, scuotendo tutta l' Europa, divise i Regni tedeschi e i regni del territorio dei Paesi Bassi dagli altri per il fatto che essi si dichiararono seguaci della Riforma.
I Paesi Bassi alla ricerca della indipendenza
Filippo II di Spagna aveva incominciato con l' abitare lui e la sua Corte nel regno di Borgogna e aveva stabilito la sua sede a Bruxelles nei primi anni di regno. Suo Padre Carlo V aveva istituito il titolo di Signore dei Paesi Bassi con la Prammatica sanzione (1549) e al momento della abdicazione lo conferì al Figlio Filippo (1555) e l' anno seguente quello di Re di Spagna, per questo lui lasciò il Regno di Borgogna per trasferirsi a Madrid in Spagna. Filippo II decise di non tollerare gli eretici[105] in tutto il suo Regno, considerando tra questi gli stessi cristiani riformati. I Paesi Bassi per la quasi totalità e parte dell' attuale Belgio, in quel periodo avevano abbracciato la fede riformata e si erano schierati con coloro che seguivano gli insegnamenti di Giovanni Calvino (1509-1564).
La reggente Margherita d' Asburgo (1480-1530) trovatasi di fronte a questo dilagare della Riforma nel regno, decise di iniziare una persecuzione sistematica dei Protestanti per riaffermare unica e sola vera fede quella cattolica. Il primo che si oppose a queste persecuzioni fu il fratello di Guglielmo d' Orange: Luigi. Il quale nel 1565, in pubblico, chiese alla reggente Margherita d' Asburgo di cessare la persecuzione e al suo rifiuto prese le armi e incominciò a combattere le forze spagnole dove si trovavano compresa Bruxelles. Questa azione si appoggiava anche sul malcontento delle popolazione delle Fiandre e dei Paesi bassi che Filippo II, per punirle, le aveva sottoposte ad una tassazione superiore. Poiché la ribellione non cessava Filippo II di Spagna decise di mandare il Duca d' Alba, quale reggente, il quale incominciò sistematicamente a perseguitare tutti coloro che sospettava di essere favorevoli ai protestanti. Nel 1567 istituì il Consiglio dei Torbidi, un Tribunale speciale che oltre a torturare gli arrestati per far confessare loro l' appartenenza ai Protestanti, doveva servire per colpire la Nobiltà del Regno che non sosteneva apertamente l' opera di pulizia religiosa del Re. Il Consiglio si fece subito un nome con le condanne a morte di molti nobili che secondo loro non difendevano la fede cattolica. Alla loro esecuzione seguiva la confisca di tutti i loro beni da parte della Corona e le espulsioni delle loro famiglie. Il Consiglio convocò anche Guglielmo d' Orange, il quale non si presentò. Il Consiglio procedette alla confisca di tutti i suoi beni, a dichiararlo fuori legge e la famiglia dovette ritirarsi velocemente nei Paesi Bassi dove a causa della ribellione le forze spagnole non potevano intervenire come a Bruxelles (1568).
La guerra degli ottanta anni
Con la fuga di Guglielmo I d' Orange, soprannominato il taciturno, perché di poche parole, ma dotato di una capacità di comandare eserciti e di governare, si iniziò quella che gli storici definirono la Guerra degli ottanta anni, fra i Paesi Bassi e la Spagna.
La guerra si protrasse con alterne vicende. Gli Spagnoli colpiti dalla crisi dei fondi statali, a causa della poca efficienza del sistema di imposizione fiscale, si trovarono diverse volte a non pagare l' esercito mercenario, il quale si vedicò con saccheggi e ruberie nella parte cattolica del regno (Belgio attuale, Franca Contea, Lussemburgo ecc.). Da parte sua l' esercito dei Paesi Bassi protestanti soffriva di una carenza di fondi dovuta alla non regolarità dei versamenti che le singole Provincie dovevano fare al Consiglio generale insediato all' Aia e che rappresentava le 7 provincie unite:di Gheldria, Olanda, Zelanda, Utrecht, Frisia, Overijssel, Groninga. Ma nonostante tutto era efficiente e presente nel territorio per difendere le terre dei Protestanti. La sua composizione era di mercenari tedeschi e venne sconfitto nella Battaglia di Rheindalen, ma vinse nella battaglia di Heiligerlee (1567). Tutte le città e le Provincie decisero di promuovere Guglielmo a Statolder generale. La carica era quella di supremo comandante delle truppe e corrispondeva anche a colui che aveva il potere esecutivo e lo poteva esercitare in modo unitario prima delle formulazioni formali della Repubblica. Questa carica nel 1572 permise alle Provincie protestanti di confurre una guerra organizzata e continua contro gli eserciti spagnoli. Si tratta della prima trasformazione che i Paesi Bassi hanno realizzato nella loro storia istituzionale per rendersi indipendenti dalla Spagna.
Guglielmo riuscì anche a realizzare una flotta di corsari (Waiergeurer) che con piccole navi attaccavano e depredavano non solo le navi spagnole ma anche i villaggi sulla costa che erano nel territorio delle provincie protestanti. La loro azione andò ampliandosi toccando anche le coste atlantiche della Spagna e si allearono anche con la marina inglese della regina Elisabetta che non esitò a sostenere la guerra di Guglielmo. Nel 1574, nonostante che gli Spagnoli avessero vinto nella battaglia di Mookerheyde i protestanti, Guglielmo riuscì a conquistare Leida e a estromettere gli Spagnoli dalla città. Oltre a farne un suo caposaldo decise anche di fondarvi una Università. L' Università di Leida fu la prima università protestante dei Paesi Bassi. La morte del Duca d' Alba e la nomina di Don Giovanni d' Austria a Governatore dei Paesi Bassi portò ad uno stallo della guerra dando la possibilità a Guglielmo e ai Protestanti di proporre ai cattolici del sud una forma di armistizio che doveva avere come scopo la estromissione degli Spagnoli dai Paesi Bassi: la Pacificazione di Gand. La firma della pacificazione da parte di tutti le 17 Provincie dei Paesi Bassi permise a Guglielmo d' Orange di entrare a Bruxelles (1577). La ritrovata armonia non durò a lungo a causa della intransigenza protestante e dei tentativi del Governatore Don Giovanni d' Austria di attirare, nuovamente, sotto la Corona spagnola le province del sud. Fu così che il 23 gennaio 1579 si formarono le due unioni in cui si divisero le provincie: quella di Arras comprendente tutte le 10 Provincie del sud cattoliche, che riconoscevano come loro sovrano Filippo II di Spagna e quella di Utrecht che univa le 7 Provincie del Nord protestanti. La Unione di Utrecht comprendeva: Contea di Olanda, Contea di Zelanda, Signoria di Groninga, Signoria di Frisia, Ducato di Gheldria, Signoria di Utrecht, Signoria di Overijssel. Esse si proclamarono Repubblica delle sette Provincie Unite e si diedero una forma confederale. Le provincie dei sud: I Paesi Bassi spagnoli originariamente consistevano nella: Contea delle Fiandre (comprese le Fiandre dei Valloni), Contea di Artrois, Tournai e il Tournaisis, Cambrai, Ducato del Lussemburgo, Ducato di Limburgo, Contea di Hainaut, Contea di Namur, Signoria di Malines, Ducato del Brabante. Si tratta di tutti i territori che sono compresi, oggi, nel Regno del Belgio e nel Granducato del Lussemburgo. Assieme ritornarono sotto la Corona spagnola e furono governate dalla sorella di Filippo III di Spagna Isabella Clara Eugenia e suo marito Alberto d' Asburgo.
La Repubblica delle Sette Provincie Unite
Dobbiamo esaminare, ora, la struttura costituzionale, di questa unione come si delinea dal Trattato istitutivo di Utrecht (1579). Prima di tutto si deve far rilevare che le sette Provincie si presentavano come Stati sovrani e agivano nel contesto secondo le regole delle relazioni internazionali tra pari. Durante la prima fase della guerra degli ottanta anni si sono permesse di armare eserciti, di nominare degli Statolder provinciali e di affidare ad essi la conduzione delle operazioni. Solo dopo le prime sconfitte di fronte all' esercito spagnolo sicuramente più numeroso e meglio armato, decisero di arrivare ad una alleanza militare permanente che fece prevalere il valore militare di Guglielmo I d' Orange, Statolder dell' Olanda, che prese a dirigere tutte le operazioni e le forze protestanti impegnate nella guerra. Dovendo allargare la sua partecipazione contro gli Spagnoli non esitò a allearsi con l' Inghilterra della Regina Elisabetta I e con la stessa Francia. Nella guerra civile fra Il Re di Francia Enrico III e i Protestanti Ugonotti, Guglielmo I d' Orange si schierò con gli Ugonotti sostenendoli e aiutando le loro forze armate e suscitando reazioni dai cattolici Francesi che a loro volta si schierarono con gli Spagnoli contro i Protestanti olandesi. Da qui la necessità per l' Unione delle sette provincie di addivenire ad una nuova forma più coesa di organizzazione costituzionale che fosse più forte anche nella guerra. Fu deciso di dar vita agli Stati generali dei Paesi Bassi, massimo organo rappresentativo della Repubblica che poteva imporre alle singole Provincie dei conferimenti in denaro che servivano per far funzionare l' Unione ed era il massimo organo legislativo ed esecutivo dello Stato. La sua composizione era proporzionale alla importanza delle singole Provincie: 3 rappresentanti per l' Olanda, 2 rappresentanti per ciascuna Provincie di Zelanda, di Frisia, di Gheldria, 1 rappresentante a testa per le Provincie di Groninga, Urtrecht, Overijssel, gli altri territori non ebbero nessun rappresentante. La carica di Statolder generale che lo poneva in stretto contatto con gli Stati generali venne nella sua prima formulazione definita come la carica di Luogotente generale che alle funzioni di comandante militare aggiunse con il tempo i poteri tipici della azione di emergenza e di decidere come un sovrano quasi assoluto. Da Guglielmo I in poi la carica ebbe una evoluzione sino al diventare ereditaria da padre in figlio. Questa ultima trasformazione avvenne nel 1747.
Nel 1593 la formalizzazione dei poteri degli Stati generali arrivò alla definizione delle sue competenze. Erano attribuite ad esso: la politica estera, le questioni che riguardavano l' esercito e la marina, la determinazione e la riscossione delle imposte relative al mantenimento delle forze armate, la soluzione delle controversie occorse tra le Provincie e anche fra di queste e la repubblica. Da questa data si vennero a definire nella sua competenza le questioni che riguardavano la modifica, costituzione e regolamentazione delle Compagnie delle Indie occidentale e orientale.
Il Consiglio di Stato a cui erano affidate tutte le questioni in cui gli Stati generali o lo Statolder abbiamo bisogno di un parere autorevole. Accanto al ruolo di consulente esso aggiunse quello di essere la ultima istanza giudicante della Repubblica accanto allo Statolder che accorpava poteri esecutivi e giudiziari. In ultimo per rendere più attivi e veloci i lavori degli Stati generali venne istituita una Commissione composta da un rappresentante per Provincia e guidata dal Gran Pensionario che esercitava i poteri del relativo governo della repubblica e gestiva la politica estera. La struttura costituzionale manifestava in suo carattere confederale subordinando gli organi centrali al potere delle singole Provincie. Il loro voto che si esprimeva all' unanimità certe volte, non sicuramente davanti ad un pericolo imminente materializzato dagli eserciti spagnoli, arrivava a paralizzare l' azione della repubblica. Diverse volte l' esercito di Guglielmo I, a causa dei mancati conferimenti, si trovò a dover fronteggiare rivolte dei mercenari assoldati, oppure alla loro defezione con grande pericolo per la difesa del territorio della Repubblica.
La Guerra continua
Le Sette provincie Unite del Nord dei Paesi Bassi decisero di rendersi indipendenti dalla Corona Spagnola e emisero 22 Luglio 1581 l' Atto di Abiura con la quale si dichiararono Stato indipendente da Filippo II di Spagna.
Alcune conseguenze furono inaspettate a questa presa di posizione che rendeva indipendenti le Provincie protestanti. La guerra contro la Spagna, divenne anche causa di attrito con la Francia a causa del sostegno che Guglielmo d' Orange aveva dato agli Ugonotti francesi e la unità di azione in mare fra le navi olandesi e inglesi. Il 18 Marzo 1582 mentre Guglielmo I era in pubblico ad Anversa con la propria moglie Carlotta e la di lui sorella Maria fu aggredito da Juan de Jauregui, emissario del Duca di Angiò (1554-1584), che tentò di assassinarlo. L' intervento della moglie, della sorella di lui e delle guardie personali salvarono Guglielmo dalle sue mani che, però, ne uscì ferito. Il Duca di Angiò , il quale aspirala ad diventare il re dei Paesi Bassi, non si fermò. Forte dell' aiuto dato all' esercito protestante assediò e conquistò Anversa nonostante che l' esercito di Guglielmo lo avesse decimato. La sua morte sopraggiunta nel 1584 fece cessare le pretese francesi sulla regione.
La morte di Don Giovanni d' Austria avvenuta il 1578 aprì in periodo di indecisione per il Re di Spagna Filippo II. Nel 1578 le sue truppe avevano sconfitto l' esercito dei Paesi Bassi a Gembloux e a quella vittoria aveva contribuito Alessandro Farnese (1545-1592) Duca di Parma, inviato dal re di Spagna a sostenere la sua causa accanto a Don Giovanni d' Austria. Nel 1579 con il Trattato di Arras egli era riuscito a ricuperare il sud dei Paesi Bassi al Re di Spagna, ma aveva dovuto assistere alla nomina di Governatore della regione della sorella del Re Margherita. Dopo la sua destituzione nel 1581 il Duca Alessandro Farnese venne nominato governatore dei Paesi Bassi. Per ottenere nuovamente dei risultati concepì il progetto di far assassinare Guglielmo I d' Orange. Aveva infatti conosciuto Balthasar Gérard, un cattolico francese integralista, il quale considerava Guglielmo il peggiore nemico della cristianità. Gli promise del denaro in caso di successo e lo invitò a trovare Guglielmo e ucciderlo. Nel 1584 a Delft, nella sua casa privata, Guglielmo I fu colpito da alcuni colpi di pistola sparati da Balthasar, che lo uccise.
Al padre Guglielmo I successe Maurizio di Nassau (1567-1625) che a solo 16 anni fu nominato a ricoprire le cariche ricoperte dal padre: Statolder generale (1584), Capitalo generale dell' esercito delle Provincie Unite (1587). nelle sue imprese belliche si avvanse anche della opera e del sostegno politico del cugino Conte Guglielmo Luigi di Nassau-Dillenburg. L' opera militare fu di rinnovare in modo innovativo sia l' esercito sia la marina. Nell' esercito introdusse le compagnie di fucilieri che avvalendosi di nuovi archibugi molto più leggeri di quelli tradizionali potevano produrre un fuoco di fila sistematico. Maurizio decise che le compagnie di Fucilieri, liberati dalla miccia sempre accesa[106] potevano schierarsi in file parallele fra di loro e contemporaneamente sparare sul nemico. Dopo di questo si dovevano ritirare velocemente dietro l' ultima fila e ricaricare[107]. Una compagnia di 10 o 12 file di fucilieri rendeva la successione delle scariche delle armi da fuoco continua e praticamente era letale per una compagnia di fanti nemici che avanzava con le armi bianche. Una seconda innovazione fu quella di dotare le varie compagnie di cannoni di nuova lega che permettevano lo sparo con una potenza molto più alta di quelle che erano in uso nel vari eserciti. Infatti le Provincie Unite avevano incominciato a produrre armi attraverso le loro siderurgie nei pressi di Amsterdam in cui avevano un arsenale militare attrezzato in bacini per armare le navi. I cannoni più piccoli erano trasportabili su affusti con cavalli e potevano essere usati per aprire dei varchi nelle mura delle città e renderle, così, attaccabili da diverse parti. Le navi a vela, di quel periodo, furono oggetto di innovazioni scientifiche. Le navi da altomare, necessarie per circumnavigare il globo erano denominate vascelli. In quel periodo erano praticamente tutte uguali. Ma nella battaglia 1583 contro da l' invincibile armada le navi inglesi erano riuscite a prevalere sui Galeoni spagnoli per la loro più facile manovrabilità. Avevano scoperto che i Vascelli potevano essere divisi in classi e a ognuna di queste poteva essere dotata di un numero variabile di cannoni che ne facevano una vera macchina da guerra. Gli olandesi di Maurizio riuscirono ad andare oltre. Nella sistematica occupazione delle isole della Indonesia ( in cui erano presenti solo con colonie sporadiche portoghesi che erano unite alla corona di Spagna) riuscirono a capire che il teck, legno durissimo che nasce in quelle isole, poteva essere usato per costruire la carena di una nave. L' uso del teck permise di alleggerire il peso della nave rispetto a quello di una tradizionale fatta di acero o di quercia. Poi gli ingegneri navali di Amsterdam trovarono il modo di modellare la prua e la carena della nave permettendo in questo modo di aumentarne la velocità di scivolamento anche a pieno carico. Poco dopo riuscirono a fare navi con doppio scafo esterno e interno aumentandone la solidità. Il vascello olandese in questo modo e con una velatura appropriata, non solo su tre alberi ma anche su quattro, poteva tenere una velocità di 1 anche 2 nodi superiore a quelle delle altre navi di altri Stati e poteva competere alla pari con la cantieristica francese di quello stesso periodo. Ultima innovazione fu la nascita e l' affermarsi di una nuova tecnica di navigazione che gli stessi Olandesi portarono in mare la navigazione con traslazione laterale. Si trattava di associare alle tradizionali navigazione di sottovento o controvento una nuova tecnica che sfruttava il vento quando soffiava contro le murate e l' uso di esso poteva determinare il rovesciamento della nave su un fianco.[108]. Con le vele arabe triangolari, anche in un frangente del genere, associate alle vele quadrate, la nave avanzava in diagonale e non rimaneva in panne. Nel caso di inseguimento di una nave nemica, data la maggiore velocità e questa nuova possibilità la nave olandese di trovava in breve tempo a contato con il nemico. Con l' uso dei cannoni di bordo poteva non solo affondare, ma immobilizzare la nave nemica distruggendone l' alberatura. Questo fu il periodo della supremazia di questa flotta che era assai invidiata dagli Inglesi e dai Francesi. Con questi mezzi anche le navi mercantili olandesi divennero i carrettieri del mare di tutta Europa. Non c' erano Principi e Re che non decidessero di affidare agli olandesi le merci da trasportare contribuendo così all' aumento della ricchezza di quel nuovo Stato. Maurizio usando tutto questo potenziale militare raggiunse dei buoni risultati respingndo verso i territori che oggi costituiscono il Belgio le forze militari spagnole. Conquistò Breda (1590), Steenwijk (1592), Geertruidenberg (1593) e con la Battagia di Neoporto riuscì a sconfiggere le forze Spagnole comandare dal Duca Alberto d' Austria marito di Margherita di Spagna. Il colpo di grazia fu dato dalla conquista di Duncherque Porto sull' Atlantico sede di una numero folto di corsari che combattevano per la Spagna avvenuto nello stesso anno 1600. A questo periodo di successi Maurizio dovette subire un parziale arresto della sua politica diretta ad assicurare tutti i confini delle Proncie Unice con il sud dei Paesi Bassi in mano del Re di Spagna. Un suo collaboratore e gran Pensionario Joahn van Oldenbarnewelt decise contro il suo parere di promuovere una tregua con la Spagna che fu accetta dagli Stati Generali della Repubblica e dalla Spagna. La tregua fu chiamata dei 12 anni e si estese dal 1609 al 1621. In questo periodo l' Oldenbarnewelt, non soltanto non ridusse le spese militari della Confederazione, ma arrivò al punto di aramare un esercito di 4.000 uomini alla dipendenze sue e della Provincia di Olanda, in constrasto a quelle che erano le regole fissate dagli Stati generali. A questo si aggiunga che Oldenbarnewelt era un sostenitore degli Arminiani che tendevano di scardinare la completa fede Calvinista a favore di una maggiore adesione alla Sacra Scrittura. I teologi del tempo considerarono questa propaganda come eretica e ritennero necessario combatte questa minoranza e il suo leader. Maurizio fu inviato ad Utrecht, dove riuscì ad entrare senza spargimenti di sangue, fece arrestare Oldenbarnewelt (1618) scongiurando una possibile guerra di religione e una eventuale scissione nella Repubblica. Nel 1619 dopo un lungo processo Oldenbarnewelt fu condannato a morte e giustiziato. Nel 1623 ci fu un seguito a questa vicenda i figli di Oldenbarnewelt: Stoveten e Groenvelt cercarono di assassinare Maurizio, ma il complotto non riuscì. Stoveten riparò nel sud al servizio degli Spagnoli, mentre Groenvelt fu giustiziato. Maurizio morì nel 1625 lasciando a suo fratello Federico Enico di Orange (1584-1647) il compito di continuare la sua opera per affermane la indipendenza della Repubblica delle sette provincie unite.
Federico Guglielmo d' Orange era il più piccolo dei figli maschi di Guglielmo I d' Orange. Nacque sei mesi prima della morte del padre.
Alla morte di Maurizio, gli Stati Generali della repubblica gli conferirono la carica di Statolder generale e di Ammiraglio generale della Repubblica. Utilizzando le risorse dell' esercito della Repubblica e le sue conoscenze scientifiche iniziò una campagna di conquista delle principali piazzeforti del sud in mano spagnola. Conquistò Grol (1627), S-Hertogenbosh (1629), Maastricht (1632), Breda (1637), Sas van Gent (1644), Hulst (1645). Gli Spagnoli sottoposti alle sconfitte subite della guerra dei Trenta anni anche se non erano in pieno accordo con l' Imperatore Ferdinando III della casa Asburgica accettarono di addivenire alla Pace di Munster (1648) che fa le tante cose decise stabilì il riconoscimento pieno della sovranità e della indipendenza per la Repubblica delle sette provincie unite. La conclusione delle trattative era stata accellerata su richiesta di Federico Enrico di Orange che morì nel 1647, mentre il trattato fu firmato dai plenipotenziari del figlio Guglielmo II d' Orange a Munster l' anno successivo il 1648.
La Repubblica continuò ad esistere sino alla occupazione delle truppe francesi nel 1795 che la costituirono in Repubblica batava, come Stato nazionale unitario. Nel 1815 il Congresso di Vienna ricostituì lo stato unitario monarchico unificando sotto la stessa Monarchia Orange-Nassau quello che è il Belgio attuale e i Paesi Bassi. Nel 1830 il Belgio decise di staccarsi dai Paesi Bassi e non volle più riconoscere il re. Con l' ascesa al trono dei Paesi Bassi di Guglielmo II la cosa si ristabilì. Leopoldo di Sassonia-Coburgo-Gotha divenne re del Belgio[109]. E i Paesi Bassi divennero una monarchia costituzionale con la Costituzione del 1848. La monarchia dei Paesi Bassi per evitare rivolgimenti che dal 1930 si stavano palesando decise di concedere la Costituzione che trasformava il Regno dei Paesi bassi in una Monarchia costituzionale.
Riflessioni conclusive
Alexander Hamilton, come abbiamo ricordato, esaminò questa confederazione a prova di quanto aveva affermato nella disamina degli stessi esempi che sono state illustrati in questi paragrafi, per provare che il maggiore coordinamento richiesto agli stati sovrani che si uniscono in una unione confederale non può riuscire. Infatti la Repubblica della sette Provincie unite dimostrò, come abbiamo visto, che le forze dei singoli stati membri tendevano a prevalere sulle esigenze e sugli interessi comuni. In questo caso la vicenda di Oldenbarnewelt e le varie forme di defezione alla contribuzione alla guerra provarono che alle forze locali dovevano corrispondere dei poteri forti centrali. Ma dall' altra parte, il dilemma locale-centrale, non poteva essere risolto, come era stato risolto nei Paesi Bassi, perché al rinforzamento dei poteri centrati si andò instaurando un potere assoluto che si avvicina molto ad una monarchia assoluta. Per i deputati della Convenzione di Filadelfia, a cui Hamilton partecipò, si trattava di trovare la forma empirica che scongiurasse questa involuzione.
Gli Stati Uniti d' America
La storia degli Stati Uniti incomincia con la scoperta dell' America da parte di Cristoforo Colombo (1492). che al servizio della corona di Spagna scoprì l' arcipelago delle Bahamas, confondendolo all' inizio con le isole dell' Asia (forse ipotizzava l' arcipelago giapponese). Nei suoi successivi viaggi si impegnò per scoprire se fosse possibile attraversare l' arcipelago delle Antille e continuare a navigare sino alle terre continentali. Solo alla fine del terzo viaggio si rese conto che il continente era molto più esteso di quanto lui poteva immaginarsi. Nel 1497 il navigatore Giovanni Caboto con il figlio Sebastiano, navigando al servizio del re Enrico VII di Inghilterra, scoprì nel nord dell' America la Nuova Scozia, l' isola di Terranova, la penisola del Labrador e il sud della Groenlandia. Nel 1524 il navigatore Giovanni da Verazzano, al servizio del re Francesco I di Francia arrivo in America del Nord al confine fra la Virginia e il Maryland scoprendo la Baia del Chesapeake. Facendo rotta a nord-ovest, costeggiò tutta la costa orientale toccando vari punti e si fermò nella baia prospiciente The Island di New York che fu successivamente denominata: The Narrow. Proseguì sino all' isola di Terranova per poi rientrare in Francia. Si deve ad Amerigo Vespucci la prova che l' America, che da lui prese il nome, era un continente diverso dall' Asia e dall' Africa.
Su questo nuovo continente si polarizzarono le volontà di colonizzazione di diverse potenza europee. La Spagna che colonizzò tutto il Sud e il Centro America, escluso il Brasile oggetto di una colonizzazione molto sistematica del Portogallo[110]. Il Nord America fu colonizzato in modo assai frastagliato dalla Francia e dall' Inghilterra con una partecipazione minoritaria anche della Spagna e dell' Olanda.
Si deve aggiungere ai grandi esploratori anche Renè de La Salle che scendendo dal Lago Ontario sul corso del Mississippi arrivò sino a quella che oggi è New Orleans chiamando quella regione con il nome di Louisiana in onore di Luigi XIV (1682). A nome di questo sovrano ne prese possesso in quella data. A lui si deve la colonizzazione francese dell' entroterra delle colonie americane Inglesi a favore della Francia.
All' inizio del XVIII secolo la Francia aveva colonizzato tutti i territori che oggi sono definiti del Midwest e li aveva collegati con i possedimenti canadesi attorno alla regione dei Grandi Laghi. Gli inglesi che avevano utilizzato i territori costieri della East Coast come luogo di invio dei detenuti in un primo periodo, avevano favorito il suo popolamento lasciandovi emigrare moltissimi europei che a causa delle guerre di religione ricercavano una nuova sistemazione (Protestanti, Amish, Anglicani e molte altre minoranze religiose).
Ad essi si aggiunsero coloro che essendo oggetto di oppressione, nelle società impostate secondo il modello Ancien Regime[111], decisero di emigrare in America per non più sottostare al servaggio della terra. Le 13 Colonie americane che iniziarono la Rivoluzione americana si formarono con questi nuovi incrementi di popolazione riuscendo a costruirsi una nuova identità che non era una forma di riproposizione della vecchia società europea da cui erano fuggiti.
Le Colonie inglesi furono coinvolte nella Guerra dei sette anni(1756-1763) nella quale si contrapposero le forze francesi e le forze inglesi. In America i Francesi riuscirono a coinvolgere la maggioranza delle tribù dei nativi come alleati, che parteciparono attivamente alla guerra. Gli Inglesi si trovarono in difficoltà perché potevano solo contare sull' alleanza dei Cherokee e dei Mohawk. Solo dopo aver ricevuto sostegno da nuove truppe giunte dall' Europa i contingenti inglesi incominciarono a sconfiggere le forze francesi e conquistarono Ottava e Montreal. La Pace di Parigi, con cui si concluse la Guerra dei sette anni, sancì la definitiva estromissione della Francia dai territori americani passandone il dominio alla Corona inglese.
La Guerra di indipendenza delle Colonie inglesi del Nord America
La società americana aveva un suo profilo ben definito. Nessun americano si sentiva un inglese nelle colonie. Molti di loro erano anche europei originari di altre parti dell' Europa. Si pensi ai coloni originari della Moravia (tedesca) che per sfuggire alla oppressione religiosa cattolica dell' Imperatore della Casa di Asburgo, avevano intrapreso una emigrazione che li aveva portati prima a New York poi a Bethelm in Pennsylvania[112]. Alcune di queste comunità, anche per ragioni religiose, alla ricerca di questa libertà erano approdate in America nella costa est e lì vi avevano costituito le loro nuove città e si erano stanziati nella tolleranza del governo coloniale delle Americhe. Altre erano sfuggire alla miseria, come gli Irlandesi, e al potere feudale che ancora li vincolava alla terra da coltivare. Giunti in America erano potuti entrare in una società in cui le classi feudali erano assenti e dove, l' etica calvinista predominante, assegnava a ogni persona un compito da realizzarsi come persona e anche nella società secondo le sue inclinazioni e le sue capacità lavorative. Vi erano dei nobili inglesi, ma essi rappresentavano la minoranza e nel periodo precedente allo scoppio della guerra di indipendenza, erano utilizzati per mantenere le cariche chiave di queste colonie nelle mani di fedeli servitori del Re inglese. Le attività economiche erano prevalentemente agricole con produzione di te, caffè, cotone, grano, mais coltivati e venduti per l' esportazione. Accanto a questa agricoltura pre-industriale reggeva una agricoltura intensiva e basata su metodi scientifici che permise a queste comunità di non mancare di nulla di quanto era prodotto dalla terra e allo stesso tempo permetteva l' allevamento intensivo degli animali e il suo foraggiamento. Anche in America si incominciava a manifestare la Rivoluzione industriale. In varie città si svilupparono le fabbriche siderurgiche e meccaniche al punto che le colonie non erano dipendenti per questi bisogni dalla madre patria. Alcuni cantieri navali si erano sviluppati in diverse città di mare che essendo poste su ampi estuari fluviali che sfociavano nell' Oceano Atlantico facilitavano l' armamento delle navi. Unendo siderurgia e armamento navale gli Americani allo scoppio della guerra avevano le conoscenze e la forza industriale per poter armare anche delle navi da guerra, che sino allora erano state vietate dalle disposizioni della Corona inglese, anche se manutenzione delle navi militari vi veniva fatta.
Dal 1775 al 1783 le tredici colonie inglesi del Nord-America furono impegnate nella guerra di indipendenza che molti chiamano la guerra della Rivoluzione Americana. Esse erano: Provincia del New Hampshire, Provincia della Massachusetts Bay, Colonia di Rhode Island e delle Piantagioni di Providence, Colonia del Connecticut, Provincia di New York, Provincia del New Jersey, Provincia di Pennsylvania, Provincia del Maryland, Colonia della Virginia, Provincia della Carolina del Nord, Provincia della Carolina del Sud, Provincia della Georgia, Colonia di Delaware. Durante il periodo precedente anche per far fronte alla guerra dei trenta anni citata, alcune di queste si erano date un ordinamento confederale. Appartiene a questa categorie di istituzioni la Confederazione del New England (1643) imposta ai coloni dalla Corona inglese per fronteggiare con più forza la guerra contro la Francia. Le colonie di Massachusetts Bay, Plymouth, New Haven e Connecticut si unirono, formando la Confederazione della Nuova Inghilterra (nome ufficiale The United Colonies of New England). La confederazione aveva come scopo principale quello di coordinare la comune difesa nel caso di guerra contro le popolazioni native, gli Olandesi della Nuovi Paesi Bassi ad ovest, gli spagnoli della Nuova Spagna a sud e i francesi della Nuova Francia a nord, oltre ad assistere i confederati nella cattura degli schiavi fuggiti. Nel 1686 re Giacomo II, preoccupato per la sempre maggiore indipendenza che le colonie riuscivano ad assicurarsi, decise di istituire il Dominion of New England, un'entità amministrativa che comprendeva tutte le colonie della Nuova Inghilterra. Due anni dopo si aggiunsero le province di New York e del New Jersey, conquistate agli olandesi. I questo casi ci troviamo di fronte ad una ennesima confederazione la cui subordinazione agli Stati membri è codificata nello statuto istitutivo. Nonostante lo scopo della Corona inglese fosse di impedire l' acquisizione di una più ampia autonomia, la confederazione riuscì a rendere l' azione esterna ed interna delle colonie più incisiva e le fece diventare sede dello sviluppo della rivoluzione industriale di cui abbiamo già scritto.
La crisi economica e l' aumento del debito pubblico a livelli intollerabili fu per la madre patria (Inghilterra) la molla che fece decidere il governo e la Corona di estendere le imposte indirette a tutto l' impero comprese le Americhe. Si trattò delle tasse sullo zucchero, della tassa del bollo su tutti gli atti compresa la stampa periodica che allora incominciava a svilupparsi e poi vi si aggiunsero le imposte indirette più varie come l' aumento dei diritti doganali che si configuravano come veri dazi che impedivano il commercio con il resto del mondo. Alla ribellione dei coloni, il governo inglese, per non far vedere che aveva violato in principio sancito nella magna carta che solo i cittadini per mezzo dei loro rappresentanti possono decidere le imposte che devono pagare, le sostituì con tasse di esportazione che colpivano beni intermedi necessari alla produzione americana come carta, piombo, zinco ecc.. La loro istituzione era diretta a colpire la manutenzione degli strumenti agricoli, la produzione per le armi da fuoco, e di tutto quello che era prodotto industriale in modo da soffocare, quasi, la nascente industria. Vi si aggiunga che la conquista dei territori, ex francesi, verso ovest alle spalle delle colonie aveva aperto a tutti i coloni la via del west e la possibilità di colonizzare questi territori. Gli Inglesi avevano paura che questa fosse una delle cause che potesse scatenare una nuova guerra con i nativi che avevano aiutato abbondantemente i Francesi nella guerra dei sette anni. Si tenga pure in evidenza il fatto che le ricerche di minerali utili dovevano esse fatte in questi territori dove sono situate le catene montuose dei Monti Appalachi o Allegani e sino alla vittoria inglese sui Francesi essendo zona di confine ne fu interdetto l' accesso ai coloni. Inoltre le colonie erano state autorizzate a battere moneta. In esse circolava una moneta che con effige diversa denominato dollaro[113] che faceva riferimento alla Sterlina inglese della Madre Patria. Il cambio che era sempre stato mantenuto paritario per molti anni. Nell' ultimo periodo precedente alla rivoluzione, fu reso elastico in modo che fosse sfavorevole alle colonie. Questo voleva dire che l' approvvigionamento delle merci e dei materiali da importazione necessari alla produzione industriale e alla coltivazione agricola venivano a costare molto di più. Questa fu una delle ragioni del malcontento che si veniva instaurando nel popolo americano[114].
Nel 1773 si aggiunse un nuovo fatto. La Compagnia inglese delle Indie orientali ottene dal Parlamento inglese il diritto di vendita esclusiva del te cinese che importava, escludendo tutti gli intermediari americani che su questa vendita avevano costruito la loro fortuna. Il 16 Dicembre 1773 nel porto di Boston, i coloni, travestiti da Indiani, durante la notte assaltarono le navi della Compagnia, se ne impadronirono e buttarono tutto il carico, fatto di balle di te, a mare. Questo fu ricordato come Boston Tea Party e fu l' inizio della rivolta che porterà alla guerra di indipendenza. Intanto il Governo britannico di Lord North aveva emanato il Quebec Act che nel concreto impediva a tutte le colonie di espandersi nei territori dei nativi. Questo atto sembrò alla parte più radicale del coloni, una limitazione intollerabile ad una delle libertà fondamentali dell' uomo quella di andare dove voleva e di crearsi la sua attività economica con il lavoro. Nel 1774 fu inviato a Boston il Generale Thomas Gage con i poteri di governatore generale delle colonie e capo dell' esercito inglese ivi stanziato. Il 5 settembre 1774 si riunì a Filadelfia il Congresso continentale (il primo). Ad eccezione dei rappresentanti della Georgia. Tutti i 56 rappresentanti era presenti per opporre alla Madre Patria il rifiuto di quello che era stato scritto nell' Intolerable Act dal Parlamento inglese, il quale lo aveva emanato, su insistenza del Governo, per colpire la ribellione che serpeggiava nelle colonie americane. Il 7 Settembre 1774 il Congresso approvò le Risoluzioni di Suffolk che prevedevano anche la resistenza armata contro gli eserciti stranieri. Tra questi i delegati annoveravano l' esercito inglese comandato dal Genenale Thomas Gage. Seguì la "Dichiarazione dei diritti americani" diretta a rivendicare la situazione di piena libertà dei residenti coloniali, contro il presupposto potere assoluto del Parlamento della Madre Patria, e il "Continental Association Act con il quale si promuoveva la costituzione dei comitati per il boicottaggio di tutte le merci che arrivavano dalla Madre Patria sia nella loro commercializzazione sia nel loro consumo. La situazione precipitò per il radicalizzarsi della posizione dei falchi nel Parlamento inglese che decisero di aumentare i soldati a disposizione del generale Gage mentre da parte loro i coloni si organizzavano in comitati di armati e truppe organizzate solo su base delle singola colonia.
Il 10 maggio 1775 si riunì a Filadelfia il secondo Congresso Continentale. Davanti agli scontri di Boston, la Virginia decise di tentare una ultima conciliazione presentando una petizione a Re Giorgio III di Inghilterra chiamata "petizione del ramoscello d'ulivo". Il Re, infuriato per la resistenza armata delle colonie, rifiutò di leggere il testo, dichiarando che il Congresso era illegale, chiudendo così ogni spiraglio di pace. Il Congresso di Filadelfia promulgò quindi la Declaration of the Causes and Necessity of Taking Up Arms ("Dichiarazione delle cause e della necessità di prendere le armi"), Si trattava del primo atto che portava le Colonie e tutti i suoi rappresentanti in una guerra per la loro indipendenza. Il 31 Maggio 1775 Il Congresso decise la creazione dell' Esercito continentale al cui comando fu posto Giorgio Washignton.
Da questo atto incominciarono le ostilità che si attuarono in due modalità differenti. Da un lato l'esercito continentale, diviso in due tronconi uno al nord ed uno al sud, con bandiera delle colonie e con divise proprie di colore blu, all' altro lato delle truppe non regolari formate da volontari: i Minute men, che come illustrava il loro nome rappresentavano una forza che si attivava in pochissimo tempo, era presente su tutto il territorio delle colonie e reagiva con immediatezza alle azioni militari inglesi. Con la Dichiarazione di indipendenza emanata il 2 Luglio 1776 si completò il processo di emancipazione delle colonie dalla Madre Patria. Le colonie incominciarono ad agire come uno stato composto di altri Stati (le 13 colonie). Gli Inglesi da parte loro lo considerano come un atto di ribellione totale e iniziarono delle operazioni militari in grande stile contro le città i villaggi cercando di togliere ogni spazio autonomo che le Colonie si erano conquistate.
La guerra ebbe un andamento altalenante. Gli inglesi da parte loro non espressero tutta la forza che potevano impiegare a causa della crisi finanziaria dello Stato provato dalle lunghe guerre con la Francia. Il Parlamento inglese poi non volendo aumentare le spese militari, in un primo momento, non arruolò mercenari tedeschi e continuò ad agire con le truppe truppe canadesi e quelle stanziate nelle colonie. L' esercito continentale di Giorgio Washington si dovette adattare. In un primo tempo era riuscito a conquistare dei pezzi di artiglieria confacenti all' impresa, conquistando i forti inglesi. Ma ben presto fu costretto a misurarsi con la mancanza di polvere da sparo e munizioni. Fra gli approvvigionamenti che dovevano arrivate dall' estero, la mancanza di soldati regolari a causa delle paghe non regolari e sicure, l'esercito si muoveva con il sostegno della popolazione ma non si misurò mai sul campo con gli inglesi cosciente della sua inferiore preparazione.
La guerra prese una svolta inaspettata. Il capo dell' esercito inglese Lord Charles Cornwallis, cercando di prevalere sull' esercito continentale, comandò al Generale John Burgoyne di muovere in suo esercito, partendo dal Canada (zona dei grandi laghi), e di invadere la valle di Hudson al fine di infliggere una dura sconfitta alle forze di Giorgio Washington. Il suo piano prevedeva la convergenza di altre due colonne sul corpo comandato da Burgoyne verso la zona di Albany. Le truppe inglesi incominciarono la loro azione della Primavera del 1777. Una prima colonna doveva risalire da New York, allora riconquistata e in mani inglesi, comandata dal generale William Howe e una seconda da Osvego comandata dal generale Barry St. Leger che doveva risalire la valle del Moawak. Il piano prospettava uno accerchiamento e la uccisione di tutti gli Americani che in armi si opponevano agli inglesi. Si doveva arrivare ad isolare e tagliare fuori tutto in New England dal resto della Confederazione americana. Quando il generale inglese William Howe incominciò a muoversi da New York, Giorgio Washigton aveva approntato le azioni di contrasto necessarie ad impedire che gli Inglesi vincessero in quel settore. Nonostante che l' esercito inglese, avesse occupato la città e il suo porto non riuscì a penetrare nel territorio circostante per raggiungere Albany (Gennaio 1777). Howe per far progredire l' azione si rivolse su Philadelphia che raggiunse prima via mare e poi via terra. Howe con l' aiuto della flotta inglese e riuscì ad occupare la città (20 settembre 1777), ma nonostante la fuga del Congresso Continentale da Filadelfia a York, gli inglesi non riuscirono a prevalere sulle truppe che occupavano l' entroterra. Giorgio Washington, sconfitto bella Battaglia di Germantown ( 4 ottobre 1777) si dovette ritirare con il suo esercito a Valley Forge. La seconda colonna quella che doveva convergere dal circondario di New York, nonostante i lealisti e gli indiani che portava con sé fu costretta a misurarsi i diverse battaglie che furono tutte perse e per questo dovettero riparate nella città e nei forti in loro possesso: New York (gennaio 1777), Oriskany (New York giugno 1777), Osvego (2 Agosto 1777), Benninton (16 Agosto 1777). Infine fu la volta del confronto fra gli Inglesi di Burgoygne e degli Americani a Saratoga.
Gli Americani erano comandati di Generale Horatio Gates che con prudente azione non affrontò gli Inglesi in campo aperto ma decise di assaltarli con degli attacchi a sorpresa per tutta la loro marcia di avvicinamento a Saratoga. Partecipava anche alla battaglia un corpo molto ben addestrato comandato dal Generale Benedict Arnold[115]
Il Generale Arnold che si era misurato, già in precedenza con le truppe inglesi nell' entroterra di New York. Giunto a Saratoga, si prodigò con i suoi uomini per fortificare la zona secondo i piani del Generale Tadeuz Kosciuszko, polacco e al servizio degli americani. Bourgoygne era sceso per tutta la valle dell' Hudson, senza conoscere il terreno, con guide inesperte e appesantito da carriaggi di munizioni, vettovaglie e cannoni. Questi assalti lo indebolirono moltissimo. Anche se a Saratoga il 19 Settembre 1777 non fu sconfitto non riuscì a prevalere sugli americani e non riuscì ad impadronirsi delle prime linee. Nella battaglia del 27 di Ottobre il Generale Arnold fu decisivo perchè riusci ad accerchiare gli Inglesi e assieme alla armata di Gates che gli era prospicente, e riusci a chiudere in una morsa mortale l' armata di Burgoygne. Per evitare l' annientamento Burgoygne si arrese con tutti i suoi uomini all' Armata continentale[116]. La vittoria di Saratoga ebbe grande risonanza. Dopo di questa il Parlamento inglese decise di appoggiare la linea dura dei militaristi contro le colonie, mentre le resistenze del Re Luigi XVI di Francia caddero. Egli accondiscese alla richiesta dei suoi ministri e in particolare di Charles Gravier Ministro degli esteri del Re di Francia amico di Thomas Jefferson Ambasciatore a Parigi della nuova unione delle colonie americane.
Sostenuto da Lafayette[117] ottenne la stipula di una alleanza fra la Francia e gli Stati Uniti d' America (1778) la quale fece entrare nella guerra un corpo di spedizione francese di 6.000 uomini comandato dal generale Jean Baptiste Donatien De Rochanbeau e di una flotta da guerra di ben 30 navi comandata dall' Ammiraglio Francois Joseph Paul de Grasse che oltre a portare in America l' armata francese fece in modo di approvvigionarla di tutto quello di cui aveva bisogno compresa l' Armata continentale di Giorgio Washington (1780). Lo stesso Lafayette fece parte di questo corpo di spedizione a capo di una compagnia.
La riorganizzazione dell' esercito
Dopo la sconfitta subita a Filadelfia, Washington si ritirò negli accampamenti invernali della Pennsylvania, a Valley Forge nel febbraio del 1778. Il luogo sorgeva su una specie di altopiano e si presentava facile da difendere anche se era battuto dalla neve. l' Esercito Continentale era allo stremo con poche armi e munizioni di pessima qualità, senza viveri, legname, vestiti, tende e foraggio. L' inverno del 1777 fu importante per determinare diverse svolte. La prima fu la possibilità di avvalersi dell' aiuto Francese che divenne operativo nel 1780 sul terreno americano. Ma nel periodo precedente (1778-1780) permetteva di fornire all' esercito di Washington le armi e le munizioni che gli permettevano di essere attivo sul terreno. Poi facilitarono l' allargamento della alleanza al regno di Spagna e alla Repubblica delle Provincie Unite che assieme ai Francesi misero a disposizione una flotta di navi militari di tutto riguardo e in modo da garantire gli approvvigionamenti prima e dopo lo sbarco del corpo di spedizione comandato da Rochanbeau.
La Seconda fu la riorganizzazione dell' Esercito continentale. A Valley Forge dove l' armata di Washigton si era ritirata per passare l' Inverno, uno dei più rigidi che si ricordi, giunse un Ufficiale prussiano che si era presentato al Congresso continentale chiedendo di combattere per la libertà delle colonie: Friedrich von Steuben[118]. Von Steuben fu insignito del grado di generale, poiché non parlava inglese, si avvalse sempre dei suo attendente e amico che traduceva gli ordini del giorno in inglese mentre lui li scriveva in tedesco e francese. Prima di tutto decise che le sentinelle di Valley Forge fossero a turno tutti i soldati, per dividere i compiti e sopportare il freddo e le ore di immobilità. Stabilì che doveva essere formata una compagnia sanitaria per ogni corpo in azione e con un ospedale da campo in ogni accampamento. Le latrine e le discariche dovevano essere lontane dall' accampamento in modo da evitare la trasmissione delle malattie e presidiate dalle sentinelle proprio per evitare che il nemico si potesse avvalere di esse per penetrare di nascosto nel campo. Vietò assolutamente di cibarsi con le carni del cavalli morti sia di freddo che in battaglia[119]. Costituì, come prima cosa la compagnia dei formatori. Un centinaio di uomini che dovevano imparare le tecniche militari e poi insegnarle alle loro compagnie di provenienza. Poi ad ogni compagnia veniva affidato il compito dell' addestramento delle reclute. In battaglia la stessa Compagnia le doveva tenere nel centro dello schieramento, in modo da abituarle alla battaglia, e sostenerle nel momento della lotta. Poiché i reparti di fanteria usavano solo il fucile con i colpi, egli insegnò loro che i fucili si usavano in serie secondo l' insegnamento iniziale degli olandesi e poi di tutti gli altri eserciti del XVIII secolo. La compagnia doveva far inginocchiare la prima fila e la seconda dietro di essa doveva puntare. Dopo la prima scarica, della prima fila, la seconda scaricava anche essa. A quel punto tutte le due file dovevano aprendosi trasferirsi al fondo della compagnia per ricaricare lasciando lo spazio alle terze e quarte file di fare lo stesso. In questo modo il fuoco di fucileria era continuo e micidiale per il nemico. Insegnò loro la tecnica prussiana della selva delle baionette[120]. Dalla prima fila della compagnia, sia a forma di cuneo che di quadrato, le baionette esterne si esponevano all' esterno contro il nemico, protette da quelle della seconda e terza fila. Coloro che erano dietro oltre a sostituire i caduti aiutavano le prime file a premere sul nemico. La compagnia più forte era quella che riusciva a sconfiggere la compagnia nemica. In questo modo l' esercito continentale scoprì l' uso della baionetta e la lotta all' arma bianca. In ultimo insegnò agli americani come caricare un cannone su un affusto a ruote e con i cavalli spostarlo durante la battaglia con la polvere e le munizioni. Fu così che realizzò compagnie di artiglieri di campagna che si potevano muovere con agilità sul campo di battaglia. Tutto questo rese temibile l' esercito di Giorgio Washington. L' esercito continentale, dopo l' addestramento di Von Steuben, terminato l' inverno, poté misurarsi in condizioni di parità con l' esercito inglese.
La terza, non trascurabile, fu l' emergere di una solidarietà sociale fra i coloni che fece da cemento nel far diventare un solo popolo le tredici comunità che si riconoscevano nelle colonie. Non solo Valley Forge fu considerato il punto di riferimento di tutte le azioni e delle strategie anche durante l' Inverno del 1777 [121] di fronte a vere possibilità di diserzione e di scollamento fra i componenti dei vari reparti. Davanti alle malattie e alla fame e alla inazione del Congresso continentale Giorgio Washington continuò a chiedere denaro e vettovaglie come insistette, per consiglio del Marchese di la Fayette, con il Re di Francia Luigi XVI per ottenere un reale a proporzionato aiuto militare
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Nel frattempo, essendo il territorio delle 13 colonie, nel confronto sprovvisto di compagnie dell' esercito continentale. Questo fece pensare al Generale inglese Cornwallis che fosse il momento buono per prendere il sopravvento sui coloni. Il generale diede ordine ai suoi ufficiali di effettuare delle azioni punitive da guerra civile: squadroni di cavalieri, truppe di guastatori, reparti di fanteria leggera si appostavano di notte ai margini dei villaggi, li assaltavano bruciando le case, le stalle e i campi, uccidendo vecchi donne e bambini. Talvolta avvenne che essendo la comunità locale nella Chiesa del paese a pregare (si trattava della celebrazione del culto domenicale delle Chiese Evangeliche), venivano rinchiusi nella chiesa e bruciati in essa. I coloni, a loro volta, risposero molte volte, uccidendo i lealisti e le loro famiglie che erano da loro conosciuti anche se erano persone da molti anni residenti delle città e nei villaggi. Egualmente uccisero le guide indiane in modo da render agli inglesi assai difficile muoversi su di un territorio poco conosciuto. Infine si diedero a ricuperare tutti i soldati che erano sbandati dalle colonne sia dell' esercito sotto il comando di Washington come delle varie colonne di azione dei minutemen. Li divisero in tutte le colonie, facendo sparire le divise e le armi. Rifocillarono e mantennero questi giovani che impararono dai formatori le nuove tecniche di combattimento nei luoghi dove venivano nascosti. Ne seguì una variazione nella azione dei minutemen. Se gli inglesi si avvicinavano ad un villaggio, non erano più sicuri di arrivare inaspettati. Le sentinelle quasi sempre riuscivano a dare l' allarme e i minutemen assieme ai soldati che erano con loro rispondevano al loro attacco. In questo modo divenne assai problematico per l' esercito inglese spostarsi sul territorio come uscire dalle città di cui avevano la detenzione. Ben presto anche a Valley Forge giunsero viveri, coperte, legna da ardere, polvere e munizioni che gruppi di cittadini aveva acquistato con i loro soldi e passati ai combattenti[122]. L' Inverno 1777-1778 trascorse mentre l' esercito, i civili e i giovani americani diventavano un popolo risoluto e combattivo. Bisogna ricordare che dal 1775 Il Congresso Continentale si era appropriato del potere di battere moneta e quindi tutti i dollari emessi dalle 13 colonie erano diventati la moneta della Confederazione. Questo determinò un potere di allargare la base monetaria e il pagamento mediante questa stessa moneta delle forniture militari acquistate all' estero. Anche se questa manovra produsse una svalutazione del dollaro alla fine della guerra, divenne lo strumento più importante per superare lentezze e indugi che avevano colpito l' azione militare della Confederazione[123].
La vittoria a Yorktown
Gli anni 1778 e 1779 furono i più difficili per Giorgio Washington. L' Esercito Continentale degli Stati Uniti d' America non aveva ancora raggiunto l' efficienza che Friedrich Von Steuben voleva realizzare. La raggiunsero solo nel 1780. Comunque di fronte ad una superiorità inglese del doppio di soldati schierati sul terreno riuscirono a contenere i tentativi di prevaricazione che il Comandante inglese Lord Charles Cornwallis pose in atto. Il 17 Giugno 1778 la Francia dichiarò guerra all' Inghilterra. Tutto questo determinò una azione generale su tutti i mari e in tutte le colonie di guerra contro gli Inglesi in Europa, Africa, Asia e nelle Americhe. L' 11 Giugno 1778 Washington riuscì a riconquistare Filadelfia mentre gli Inglesi si ritirarono a New York saldamente nelle loro mani. La flotta Francese di stanza nelle Antille riuscì sistematicamente ad interrompere i collegamenti via mare fra le piazzeforti in mano inglese e la Madrepatria. Nel giugno 1778 si tenne la [di Monmounth]. La battaglia che fu in parte sfavorevole a Washignton ma si trasformò in un banco di prova dei risultati della nuova riorganizzazione. Il Generale inglese Clinton che si era allontatano da New York dopo essere stato assaltato diverse volte dalle truppe del luogo e dai minutemen, volle fare ritorno alla città per evitare uno scontro aperto con l' Esercito di Washington. Questo ultimo trovandosi in Pennsylvania decise di avvicinarsi alla colonna comandata da Clinton dividendo il suo esercito il tre colonne, cercando in questo modo di aumentare la velocità di trasferimento. La colonna più leggera, comandata dal Generale americano Charles Lee, raggiunse la retroguardia della colonna inglese per prima e il suo comandante decise di attaccare, contro l'ordine di Washington, senza che le altre due colonne americane fossero arrivate all' appuntamento. La resistenza inglese fu fortissima e il Generale inglese Clinton diede ordine di trincerarsi nel villaggio di Monmounth tra le case da dove erano fuggiti tutti gli abitanti alla vista della battaglia. La resistenza inglese costrinse il Generale Lee a richiamare le truppe le quali in ritirata si sbandarono. Washington arrivato sul luogo con la sua colonna fu obbligato a lavorare alcune ore per ristabilire i ranghi e raccogliere i combattenti di Lee[124]. Ripresa la battaglia si assistette ad una cosa nuova, le stesse donne che accompagnavano le truppe in questa marcia, si diedero da fare per sostenere l' artiglieria di campagna che con il suo fuoco sistematico impedì agli Inglesi di contrattaccare. La battaglia non sconfisse il generale Clinton la lo costrinse ad abbandonare le salmerie e metà delle attrezzature militari che ne avrebbero ritardato la marcia. In questo modo Il Generale inglese riuscì a ritirarsi verso New York. IL 7 Luglio 1778 giunse a Filadelfia il Conte d' Estaing ambasciatore presso gli Stati Uniti del Re di Francia e da quel momento le forniture militari divennero regolari e proporzionale alle esigenze belliche.
Nel novembre 1778 il Generale Clinton riuscì a sbarcare con 6.000 uomini nella Georgia. La colonia invasa decise di dichiararsi indipendente dalla Confederazione e si mise a disposizione degli inglesi. Washington non potendo spostarsi a sud decise di passare l' inverno a Valley Forge dove Von Steuben continuò il lavoro di formazione e di riorganizzazione. Gli inglesi da parte loro concepirono un nuovo piano per sconfiggere le forze americane. Il Generale Charles Corwallis, pensando che gli Stati del sud fossero meno popolosi del New England e abbastanza lontani dai luoghi dove svernava Washington pensò di trasferire una buona parte dell' armata inglese in Georgia con l' intento di invadere la Carlina del sud e poi la Carolina del Nord. Durante tutto il 1779 gli Americani e gli inglesi si misurarono con alterne vicende senza che si determinasse una precisa supremazia militare. Nel sud i minutemen che avevano, sino allora, combattuto secondo lo schema della guerra partigiana si organizzarono e furono in condizione di ostacolare il disegno di Cornwallis. I loro attacchi erano mirati a impadronirsi dei carri di vettovaglie e di armi in modo che gli Inglesi fossero obbligati a procurarsi il cibo nei territori dove si trovavano. Questo esponeva molto gli inglesi ad attacchi sorpresa e di contrasto che molte volte li metteva nelle condizioni di non aver cibo. In una di queste azioni gli americani non solo distrussero le vettovaglie ma si impadronirono, anche delle munizioni e degli effetti personali del Generale Cornwallis che dalle truppe erano trasferite da una sede ad un altra in assenza del Generale inglese. Cornwallis, dopo questi episodi, decise di sostenere i lealisti garantendo loro la impunità dalla legge penale, lasciando che essi facessero delle razzie nelle fattorie, come gli arresti di giovani che loro sospettavano di simpatie per la Confederazione. Si giunse anche alla esecuzione delle pene di morte per questi stessi giovani. La popolazione di ogni età non solo si ribellò, ma invogliò i combattenti a cambiare costume bellico. Gli inglesi, come gli eserciti europei, erano soliti uccidere in battaglia i soldati e dopo prendere prigionieri gli ufficiali nemici. Dopo di questi fatti nel sud l' esercito inglese ebbe un aumento degli ufficiali uccisi in azione perché erano il primo bersaglio dei soldati americani.
Il 10 giugno 1780 sbarcò in Rhode Island il Generale Francese con 6.000 uomini equipaggiati di tutto punto.
Questo fu il primo contingente francese a cui si aggiungeranno circa 3.000 uomini arruolati dall' Ammiraglio François Joseph Paul de Grasse poco prima della battaglia di Yorktown. Oltre a rinforzare i forti con l' artiglieria e le guarnigioni de Rochambeau riuscì a far riunire le due flotte francesi che operavano nelle acque della Confederazione quella Comandata dall' Ammiraglio Jacques Barras e quella comandata dall' Ammiraglio De Grasse.
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Nella battaglia della Baia di Chesapeake (5 Settembre 1781) la flotta francese riuscì a sconfiggere la flotta inglese la quale lasciò la baia e si ritirò verso le Antille inglesi lasciando il Generale Cornwallis e i suoi uomini senza nessuna via di fuga nella città di Yoktown (Virginia). Washington e Rochambeau si incontrarono a [[Wethersfield,_Connecticut#History|Wethersfield (Connecticut) e pianificarono ,l' attacco al sud al Generale Cornwallis (6 Maggio 1781) e pianificarono anche le azioni per riconquistare New York. Il generale Cornwallis si era accorto che il Contingente Americano si era arricchito del contingente Francese a Spagnolo e quindi si trovava progressivamente in inferiorità numerica. Proprio per resistere con maggior forza si andò ritirando progressivamente nella Penisola virginiana l' area peninsulare che è composta, come allora da tre città importanti che permettono lo sbocco sull' estuario del Chesapeake Yorktown, Willamsbourg, Jamestown ed è come una lingua di terra fra i due fiumi: James a sud e il York a Nord.
Dal 14 di Settembre al 19 Ottobre 1781 si svolse l' assedio di Yorktown. Circondato da terra e assediato da mare dalla Flotta Francese, sottoposto ad un continuo cannoneggiamento, con ingenti perdite di attrezzature e di uomini il generale Cornwallis altro non fece che arrendersi a George Washington consegnando le armi e le munizioni e lasciando prigionieri dell' Esercito Americano e francese tutti i suoi uomini ancora vivi e presenti nella città.
Dopo questa sconfitta il Governo inglese decise dii rinunciare alla riconquista delle colonie americane e di spostare la guerra sui teatri europeo, asiatico e africano in cui l' alleanza Francese-Spagnola aveva prodotto molti danni[125]. Con il Trattato di Parigi (1783) si mise fine alla guerra. La delegazione americana guidata di Benjamin Franklin comprendente John Adam, John Jay ottene il riconoscimento di Stato indipendente per la Confederazione americana e i suoi confini furono fissati nel seguente modo:a Nord i Grandi laghi, a ovest il fiume Mississippi, a sud la Florida. Le 13 colonie e il loro entroterra nel west erano il territorio del nuovo Stato.
Gli Articoli della Confederazione (15 Novembre 1777)
Durante tutti gli anni della Guerra di indipendenza americana, la classe politica delle colonie dovette affrontare un modo nuovo di fare politica. Si dovette inventare un modo per presentarsi al Mondo ad in particolare accreditare la loro visione del mondo americano che l' Inghilterra osteggiava apertamente. Alla emanazione dei Coercitive Act[126], da parte del Parlamento di Londra, il 5 Settembre 1774 i 56 delegati eletti dalle assemblee coloniali si riunirono per la prima volta a Filadelfia. E quella assemblea rivoluzionaria si diede il nome di (Congresso Continentale). Uno dei primi atti fu quella di eleggere un Presidente nella persona di Peyton Randolph della Virginia. Il Presidente anche nella prima Costituzione scritta sarà solo dotato di poteri di coordinamento e direzione dei dibattiti, garantirà la continuità del Congresso fra le sue sessioni e come accadde se era morto, nel periodo di tempo che intercorreva fra una sessione e una altra, o non si presentava più alla apertura della nuova sessione se ne prendeva atto e si procedeva ad una nuova elezione. La prima sessione che si svolse dal 5 Settembre 1774 al 26 Ottobre dello stesso anno prese una delle prime decisioni importanti della storia americana quella di boicottare sistematicamente, in tutte le 13 colonie, l' acquisto di beni che arrivavano dalla Madre Patria e dalle altre colonie inglesi. Questo significava colpire il commercio inglese e il ruolo della Compagnia delle Indie orientali. Il Tea Party di Boston fu la prova di questo sistema anche se si svolse prima che il Congresso fosse in seduta. Una volta deliberato esso divenne legge per le 13 Colonie americane e tutte, anche se con alcune perplessità, lo attuarono sistematicamente attuando comportamenti coraggiosi contro gli Inglesi e il loro esercito.
Il secondo atto rilevante fu di dichiarare che il Congresso era la massima espressione delle 13 Colonie e che esse da quel momento agivano unite. Il Congresso chiamò quella Unione come gli Stati Uniti d' America, nome che è rimasto a indicare la federazione attuale americana. La Rivoluzione non si fermò durante la quiescenza della prima sessione del Congresso per cui le forze Americane, ancora costituite su base delle singole colonie, si misurarono in due battaglie assai cruente con l' esercito inglese. Lexinton e Concorde. Nonostante la vittoria delle forze coloniali e la ritirata dell' esercito inglese non si poteva pensare che questo ultimo non averebbe richiesto rinforzi da vicino Canada e iniziato una sistematica repressione delle insurrezione. Il Congresso Continentale, riunitosi nella seconda sessione (14 Giugno 1775) a Filadelfia pose in essere poteri che in precedenza nessuna assemblea comune di Stati aveva posto in essere in America nonostante l' esperienza ricordata della Confederazione del New England. Prima di tutto decise che le delegazioni delle singole colonie avrebbero esercitato un solo voto al Congresso indipendentemente dai delegati eletti dalla colonia. Ne conseguiva che la Colonia (oppure lo Stato membro) avevano un solo voto e questo aveva lo stesso peso della colonia più popolosa e più grande. Il Congresso si attribuì i seguenti poteri:
- Esercizio delle funzioni di Governo nazionale su tutte le Colonie che ne fanno parte;
- Potere di accreditare i suoi Ambasciatori e di accettare quelli degli altri Stati;
- Potere di firmare i Trattati internazionali;
- Potere di nominare i generali del suo Esercito e di arruolare i soldati;
- Ottenere prestiti dagli Stati Europei diversi dalla Madrepatria;
- Dichiarare la guerra e fare la Pace;
- Richiedere alle colonie componenti l' unione denaro, vettovaglie, truppe, armi e munizioni.
Il primo fatto importante fu che le decisioni prese dal Congresso continentale furono ignorate da diverse colonie durante tutta la guerra. Da qui è comprensibile capire lo sgomento dei soldati dell' esercito Continentale, l' ira di Giorgio Washington e i vantaggi effettivi che ebbe in diverse occasioni l' esercito inglese. Nel 1776 fu necessario approvare e diffondere la dichiarazione di Indipendenza (2 Luglio 1776) e dopo di questo il Congresso ordinò alle forze rivoluzionarie di sostituire tutte quelle autorità che ancora si riferivano alla Corona inglese nelle singole colonie. Tutte si dotarono di una assemblea eletta di patrioti e incominciarono a lavorare per redigere e approvare una costituzione democratica di ogni singola colonia. Nel frattempo il Generale William Howe (a quel tempo comandante delle operazioni in America) aveva ricevuto dal Governo inglese il compito di annientare i ribelli e l' esercito continentale di Giorgio Washington che si era acquartierato a New York. Nell' estate del 1776 sbarcato a Manhattan riuscì ad occupare quella che al tempo era la città di New York, estesa solo attorno all' isola e dotata di un buon porto. L' Esercito continentale e tutto i Comandi di Washington riuscirono con il favore delle brune marine mattutine a ripiegare dell' entroterra ed impedirono che il Generale Howe raggiungesse il suo disegno. Howe desiderava conquistare New Port, che nel suo vedere permetteva agli Inglesi una supremazia portuale. Durante gli indugi giunse l' Inverno e il Generale inglese decise che le truppe si dovevano rinchiudere nei campi invernali per lo svernamento. Giorgio Washington riuscì a sorprenderle in due battaglie che ne determinarono la supremazia nel New Jersey a Trenton (26 Dicembre 1776) e a Princeton (3 Gennaio 1777). Howe non si fermò a questa prima disfatta e nel Settembre 1777 riuscì a conquistare la città di Filadelfia, allora capitale della Confederazione e sede del Congresso continentale. In questi frangenti il Congresso continentale si era già preparato e trasferito anzitempo a Lancaster e poi a York (Pennsylvania). Questo ci chiarifica perché il Governo della Confederazione avesse delle difficoltà ad approvare con tutta la cura che richiedeva gli Articoli della Confederazione (15 Novembre 1777). Questa fu la prima costituzione degli Stati Uniti d' America e fu ratificata da tutti i 13 Stati membri entro il 1 Marzo 1781. il Presidente eletto dopo la ratifica Samuel Johnson può essere considerato il primo rappresentante della Unione confederale[127].
Esaminiamo ora la struttura di questa prima costituzione. Tutti i delegati avevano presente che le norme costituzionali dovevano essere redatte nella forma scritta e che dovevano essere dotare di una notevole rigidità che ne impedisse la modifica quando fosse cambiato il regime politico o la maggioranza. Secondo l' insegnamento di Montesquieu[128] in essa dovevano essere distinti i principali poteri dello Stato (potere esecutivo, legislativo e giudiziario) in modo unito e coordinato. Secondo i principi illuministici il popolo doveva essere nelle condizioni di esprimere la sua volontà. Per questo era necessario superare la forma monarchica e passare a quella repubblicana in cui tutti gli organi sono espressione di una libera elezione da parte del popolo. Da qui, la necessaria conseguenza di instaurare una forma giuridica che fosse unica per tutte le 13 colonie, già invitate a darsi singolarmente, una forma democratica e repubblicana con le loro rispettive Costituzioni. Le prime discussioni fecero emergere due indicazioni che questa prima costituzione espresse:
- non doveva esserci un Governo sopra gli Stati membri;
- non si doveva costruire una unione stretta ma una unione che desse più spazio alle singole decisioni degli Stati membri;
- l' organo legislativo era formato di una sola Camera in cui erano rappresentate le singole Colonie fondatrici;
- le delegazioni che venivano elette nelle singole colonie, indipendentemente dal numero dei suoi membri, erano dotate di un solo voto che espresso dal capo delegazione era valido;
- al loro interno le delegazioni potevano esprimersi e organizzarsi secondo le loro rispettive decisioni;
- il Presidente della Camera era anche il rappresentate della Confederazione e poteva cambiare con le sessioni del Congresso. Essendo un organo discontinuo se il Presidente era morto o assente veniva indetta dal più anziano dei delegati una elezione che determinava il nuovo Presidente;
- Il Presidente era sempre presente nella sede del Congresso ed era colui che lo convocava se temporaneamente sciolto assieme al suo ufficio di segreteria e di Presidenza;
- il Congresso aveva il potere di battere moneta e di determinarne il cambio con il resto del mondo;
- il Congresso aveva il potere di determinare la politica estera, nominare i propri ambasciatori, accreditare gli ambasciatori di altri Stati presso di se, dichiarare la guerra e fare la pace;
- Il congresso aveva il potere di arruolare, mantenere l' esercito e nominarne i comandanti;
- non aveva il potere di fissare e riscuotere le tasse.
Dopo lunga discussione si giunse ad un compromesso: i conferimenti dei singoli Stati membri alle casse della Confederazione avvenivano per conferimenti di somme decise dal bilancio approvato dal Congresso a maggioranza[129]. Un rilievo deve essere fatto sulla discussione sul sistema fiscale. Stabilito che il Congresso non poteva prelevare tasse sui cittadini, ma doveva richiedere dei conferimenti alle singole colonie, si poneva il problema di proporzionare le colonie fra di loro in ragione della loro rispettiva popolazione residente. Si poneva il problema degli schiavi che molto numerosi degli Stati del sud erano praticamente insignificanti negli Stati del New England. La soluzione di compromesso fu duplice. Si decise di considerare i bianchi e poi di aggiungervi gli schiavi dividendoli per tre. In questo modo la Virginia e la Georgia potevano sopportare il peso del conferimento. Ma dall' altra si decise di lanciare una leva volontaria sugli schiavi, attraverso una apposita legge, che prometteva la libertà agli schiavi che avrebbero combattuto nell' esercito continentale e fossero sopravvissuti sino alla fine della guerra[130].
Il 2 Marzo 1781 al Congresso Continentale erano state depositate le 13 ratifiche degli Stati membri. Gli Articoli della Confederazione per una Unione perpetua entrò in vigore i rimase la prima costituzione degli Stati Uniti d' America sino al 1789 quando con la ratifica sua propria entrò in vigore la seconda costituzione degli Stati Uniti d' America. Vi era ancora un articolo che imponeva la maggioranza assoluta per le modifiche della Costituzione perché essa fosse deliberata dalla camera congressuale. Dopo questo passaggio era imposto che la modifica doveva essere approvata con la ratifica da parte delle singole Colonie. Solo la ratifica da parte della maggioranza dello colonie (7 in tutto) faceva entrare il vigore l' emendamento. La prima interpretazione di questa Costituzione, da parte degli studiosi, fu di considerare le tredici colonie come una unione che era sottoposta ad un re (il re di Inghilterra) sino al 1776. Con la Dichiarazione di indipendenza (4 Luglio 1776) la maggioranza dei costituzionalisti accreditò il fatto che si trattasse di Stati Indipendenti impegnati in una guerra comune contro la Madrepatria. Verso la fine del XIX secolo progredendo negli studi si ritenne che la Dichiarazione di per se stessa non fosse solo un atto interno ad un Impero ( quello Inglese), ma fosse la prima e importante affermazione del Principio di autodeterminazione dei popoli che essa espresse. Infatti in essa non solo si rivendicò, per le 13 colonie, la indipendenza dalla Madrepatria, ma si stabilì che nella storia c' erano i tempi in cui i popoli non volevano più essere schiavi ma volevano sentirsi liberi emancipandosi da ogni forma di governo esterno. Poi essendo in quel periodo non ancora formulati gli Articoli della Confederazione, non poteva dirsi che lo colonie si fossero data una forma di unione formalmente costituita. Ma nonostante questo fatto formale, la loro azione militare unita, il loro agire nella Comunità internazionale come un solo Stato cercando alleati per la loro guerra, li poneva nelle condizioni di essere un nuovo soggetto di diritto internazionale. Per questo una corrente poi diventata maggioritaria della dottrina internazionalista parlò di un popolo sovrano che ebbe la forza di liberarsi dal colonialismo e di costituirsi in una nuova e originale unione confederale. Gli Stati Uniti d' America per circa due secoli dal 1777 sino all' inizio della Prima guerra mondiale (1914) sostennero sempre i popoli che si vollero liberare dal colonialismo basandosi sulla filosofia che sottostà alla Dichiarazione di indipendenza.
In relazione al nostro discorso si può constatare come la prima Costituzione degli Stati Uniti d'America subordinasse gli organi centrali ai governi delle singole colonie e quindi applicando il modello confederale che abbiamo visto attuarsi i varie parti del mondo sino a questo punto[131].
La Costituzione degli Stati Uniti d'America (1787-1789)
La situazione del dopoguerra, appena ratificato il trattato di Parigi (3 Settembre 1783), fu assai difficile. Il boicottaggio delle importazioni delle merci dalla Inghilterra era stato determinante, ma ora, stipulata la pace impediva alla nuova nazione gli Stati Uniti d' America di approvvigionarsi di tutto quello di cui aveva bisogno attraverso i canali secolari che la avevano approvvigionata in precedenza. A questo si aggiungeva l' immane debito pubblico che il Congresso continentale aveva acceso con gli Stati europei per far fronte alla guerra e che poneva la nuova nazione di fronte ad una difficile rimborso del debito. Poiché il Congresso continentale non era un Governo a pieno titolo, non poteva di sua iniziativa, aumentare o stabilire delle tasse, ma si doveva avvalere della azione politico-legislativa dei singoli Stati membri. Alcuni Stati incominciarono in modo indipendente ad instaurare dei dazi doganali verso le altre colonie per i prodotti che giungevano da queste anche se erano parte della Confederazione. In uno di questi Stati il Massachusetts si sviluppò una rivolta contro queste forme di protezionismo nazionale che minavano l' unità politica della Confederazione e aggravano la crisi economica e la libertà degli agricoltori. Alcune di queste presero forme diverse. La più eclatante e imponente da spaventare la giovane Confederazione fu la Ribellione guidata da Daniel Shays[132] in Massachusetts (1786-1787) che basandosi sull' apporto armato di circa 400 persone, tutte di estrazione rurale, dopo aver assaltato le sedi governative in diverse città dello Stato avevano deciso di conquistare la sede del Governo a Springfield. I fatti avvennero durante le sedute della Convenzione di Filadelfia e furono uno dei temi di frizione tra i delegati. Dovette intervenire l' esercito. Furono necessari alcuni mesi per catturare i capi della rivolta e circa 80 persone furono, dopo il processo, condannate a morte. Solo due di essi furono giustiziati. Gli altri chiusi in prigione, dopo molti anni di reclusione, furono liberati e tra loro lo stesso Daniel Shays. I rivoltosi dichiararono che erano stati violati i diritti alla libertà e alla libera iniziativa dei cittadini americani, perché chiusi dentro le disposizioni doganali e i dazi interstatali che impedivano ai contadini di approvvigionarsi delle sementi e vendere i prodotti della terra come avveniva prima della Guerra di indipendenza. Altrettanto avvenne per coloro che erano riusciti a intraprendere un commercio per mare fra gli Stati Uniti e l' Europa. In quegli stessi anni avvenne, diverse volte, che una nave mercantile americana venisse assaltata dai pirati che erano attivi nel Mediterraneo. La ragione è che, questi avventurieri, erano sicuri che la giovane nazione non avrebbe potuto reagire con la forza che invece Francia, Spagna e Inghilterra usavano in quegli stessi anni contro di loro che abbordavano le navi che battevano la bandiera di quegli Stati.
Egualmente anche l' Esercito continentale fu colpito da forti tensioni come la Cospirazione di Newburg[133] nel 1787. L' esercito seppe da alcuni informatori che il Congresso continentale non aveva intenzione di onorare il pagamento delle pensioni di guerra per coloro che si volevano congedare e avevano maturato il diritto al congedo e alla conseguente pensione. Sia i soldati sia gli ufficiali avevano deciso di effettuare una azione di forza contro il Congresso stesso. Giorgio Washington, il cui carisma non era in discussione, si oppose alla azione, diede ordine a tutti i soldati di rimanere consegnati negli accampamenti e procedette di suo pugno a chiedere per iscritto al Congresso continentale le vere intenzioni. Ne seguì un dibattito durato circa un paio di mesi in cui una parte del Congresso non voleva addivenire al pagamento a causa dei troppi debiti di guerra, mentre una seconda parte ritenne che la richiesta di Giorgio Washington avrebbe dovuto avere un seguito anche perché il rinnovamento della leva con dei giovani diventava inevitabile. Alla fine Giorgio Washington la spuntò ed ottenne dal Congresso l' attuazione delle pensioni di guerra e del piano dei congedi. Si deve poi ricordare che gli Stati del sud avevano avuto un grande danno alla loro economia essendo stati colpiti nella popolazione schiava che lavorava nelle piantagioni. Alla fine della guerra circa 60.000 persone schiave non erano più presenti, fra quelle morte e quelle disperse. Una di quelle richieste che pesò sulla redazione della Dichiarazione dei diritti (1791)[134] fu quella di accantonare la libertà degli schiavi per almeno un ventina di anni, tempo ritenuto necessario, da parte dei latifondisti del sud, per poter ricostruire l' economia schiavistica su cui si reggeva.
Tutti questi fatti condussero i Delegati di una parte degli Stati membri a riunirsi ad Annapolis (Maryland) nel 1786[135] dove si stabilì, come primo compito, di affrontare i problemi del mal funzionamento del Governo federale in vigore. Si giunse a stilare una serie di richieste di modifica dell' impianto costituzionale che fu inviato al Congresso Continentale. Il risultato fu che il Congresso convocò la Convenzione di Filadelfia per esaminare e redigere gli emendamenti che erano necessari per migliorare il sistema di governo degli Stati Uniti d' America.
l' Apertura della Convenzione costituzionale di Filadelfia avvenne il 25 Maggio 1787 e la sessione si protrasse sino al 17 Settembre 1787. I delegati intendevano definire fondamentalmente gli assetti di base su cui si andava impostando la nuova Costituzione della federazione[136].
Dopo la elezione a Presidente dell' assemblea di Giorgio Washington si arrivò alla presentazione delle proposte di modifica della Costituzione vigente. Il punto di partenza che era chiaro a tutti e che era stata la base del documento di Annapolis: il Governo confederale della Unione e il suo organo legislativo (allora era il Congresso continentale secondo) non potevano più essere subordinati ai singoli Stati membri ma dovevano essere dotati di una sovranità originaria e tale da poter imporre la volontà comune su tutti gli Stati membri e su ogni singolo stato. Questo veniva indicato come il principio di prevalenza della legge federale su quella del singolo Stato. Questo principio non fu esplicitato nella costituzione se non in modo generico all' art. VI[137]. Si dovrà arrivare alla sentenza del Presidente Marshall della Corte Suprema nel caso Marbury contro Madison (24 febbraio 1803) perché venisse formalmente affermata la supremazia della Costituzione federale sulla legge ordinaria federale e sulle stesse Costituzioni degli Stati. Se noi approfondiamo un poco la natura di questo potere su cui si basa la Costituzione federale (formale)[138] si può vedere come i costituenti americani avevano ben chiaro lo scopo della operazione ma non la potevano ancora contestualizzare dal punto di vista teorico. Una unione di Stati quale era quelle delle 13 Colonie del Nor America era una operazione di unificazione libera e democratica che doveva avvenire tra Stati sovrani. Presi singolarmente, in quanto Stato sovrani, essi potevano agire nella Comunità internazionale come soggetti liberi e indipendenti. Lo scopo dei costituenti era quello di riaffermare lo scopo della unione perpetua come scritto nella prima costituzione unificando le forze nel caso di guerra e di pace, nell' impedire e esser dotati dei poteri necessari per fermare e reprimere operazioni come la rivolta guidata da Shays in cui il Governo federale era primo di poteri di intervento. Allo stesso modo diveniva inaccettabile la questione del fiume Potomac, sul quale viaggiavano una quantità impressionante di merci, che era stato oggetto di imposizioni di dazi e di noli di navigazione di tre Stati tra i quali scorreva: Maryland, Virginia e Rhode Island, suscitando malumori ribellioni e contestazioni a cui il Governo confederale non poteva intervenire perché privo di questi poteri non introdotti nella prima costituzione. Il fatto poi dell' esercito continentale, appena finita la guerra di indipendenza, già ricordato fu la goccia che fece traboccare il vaso. L' esercito, come altri servizi a tutela della popolazione, doveva disporre di sufficienti risorse che, essendo derivate dai conferimenti degli Stati erano anche sottoposte a dei ritardi intollerabili che impedivano talvolta l' efficienza della sua azione. Questo era assai grave nel caso in cui l' esercito avesse il compito di proteggere i coloni dalle popolazioni indiane, che a seguito della pace di Parigi, continuavano nella loro personale lotta contro i coloni che si introducevano dei loro territori situati a ovest dei confini delle 13 colonie sino al fiume Mississipi.
Sotto la regia di Giorgio Washington i delegati decisero di isolare la Convenzione dal Mondo esterno e dalle varie manifestazioni e di procedere in modo autonomo oltre gli obbiettivi che la Convenzione di Annapolis si era data. Poi partendo dal fatto che le loro persone erano i rappresentanti del Popolo degli Stati Uniti d' America, ragionarono come il popolo fosse uno solo[139] e in questo modo il processo costituente, che posero in essere, andava a realizzare delle istituzioni comuni per il popolo così concepito. Le prime deduzioni furono:
- L' organo collegiale che li riuniva doveva scaturire dal processo democratico elettivo dei delegati;
- le decisioni dovevano essere prese a maggioranza;
- Ogni singola colonia disponeva di un solo voto che lo esercitava in autonomia indipendentemente dal numero dei delegati che la colonia aveva mandato alla Convenzione di Filadelfia; *La ratifica della nuova Costituzione avrebbe dovuto svolgersi in ogni singola colonia sino a raggiungere la maggioranza delle ratifiche. Essendo 13 le Colonie dovevano essere depositate alla Convenzione 7 ratifiche perché entrasse in vigore.
La ratifica della maggioranza fu raggiunta nel 1789 perché sette Convezioni delle singole Colonie approvarono il testo. Da quel momento la nuova Costituzione divenne la legge fondamentale degli Stati Uniti d' America.
Alcuni aspetti della Costituzione Federale degli Stati Uniti d' America
La prima operazione che la Convezione di Filadelfia fece fu quella di estendere la democrazia a livello delle 13 colonie. Ossia non si limitarono a riunire i delegati delle colonie ma vollero impiantare un nuovo sistema di rappresentanza democratica per tutto il popolo che unisse nella stessa camera legislativa tutti i rappresentanti. Questo processo fu, in seguito, definito come espressione di democrazia internazionale. Le colonie aveva tutte una popolazione. In essa non furono mai considerate come soggetti titolari di diritti politici le donne. Le Americane dovettero aspettare sino al 1920 per poter essere elette Deputato o Senatore e poter esprimere il loro voto come gli uomini nelle elezioni. Gli schiavi, esclusi quei pochi che si erano affrancati perché avevano partecipato alla guerra di indipendenza, continuarono ad essere mantenuti nella condizione di cose e sottoposti alla compra-vendita per tutto il periodo che condusse gli Stati Uniti sino alla guerra di secessione (1789-1861). Nel 1865 oltre ad divieto della schiavitù il XIII emendamento introdusse i diritto di voto per le persone di colore e superò la regola dei 3/5 della popolazione schiava stabilita dalla convenzione di Filadelfia la quale faceva partecipare la popolazione schiava alla determinazione del totale delle persone che componevano il popolo di ogni singola colonia e che permetteva poi di determinare il numero dei seggi dei rappresentanti da eleggere un ciascun Stato membro[140]. Lo Stato membro doveva rifare il censimento degli schiavi. Il loro totale veniva diviso per 5 e moltiplicato per 3. Questo risultato veniva aggiunto alla totalità della popolazione bianca e si determinava in questo modo il totale dei cittadini di quello stato. Su di essi si andava a determinare il numero dei seggi da ricoprire. I candidati che erano stati eletti dal voto dei cittadini non schiavi permetteva di ricoprire questi seggi per i due anni, come previsto dalla Costituzione. Anche se un poco macchinoso il sistema permise nei primi decenni di far funzionare al meglio il sistema democratico americano suscitando approvazioni specialmente in Europa[141].
Alla sua apertura la Convenzione di Filalelfia si trovò a discutere di tre piani:
- il Piano Randolph, (estensore del quale era stato James Madison) con il quale la Virginia voleva promuovere una elezione democratica dei rappresentanti al Congresso in base alla popolazione residente nello Stato Membro. Il piano intendeva favorire gli Stati più popolosi a scapito dei piccoli Stati;
- il Piano Peterson (New Yersey) che invece voleva fare in modo che gli Stati fossero dotati della stessa rappresentanza i voto a testa anche quando la costituzione di altri nuovi Stati nel west avrebbe aumentato l' instabilità delle maggioranze parlamentari richiedendo grandi manovre per costruire una maggioranza su cui sorreggere un programma di governo;
- il Piano Hamilton che per mediare aveva proposto la creazione di due Camere come prevedeva la Costituzione inglese di allora[142].
Purtroppo i due piani Randolph e Peterson non erano conciliabili. Fu opera dei delegati del Connecticut che si incominciò a delineare una nuova linea. Premesso che in America non c' era una classe di nobili e che le persone ricche aborrivano ad essere considerate come i nobili inglesi, poteva essere ipotizzato che la proposta delle due Camere poteva essere utilizzata se si considerava la prima come la sede della rappresentanza proporzionale del Popolo degli Stati Uniti d' America e la seconda come la rappresentanza degli Stati membri. Questa ultima doveva essere legata al popolo dello Stato e mediata da candidature in sede di quello Stato. Le due Camere dovevamo essere uguali e avere lo stesso ruolo nel processo legislativo. La soluzione del Compromesso del Connecticut fu quella che permise di delineare la rappresentanza e lo svolgersi del processo legislativo federale. La prima camere chiamata Camera dei Rappresentanti veniva eletta a suffragio universale, con le limitazioni di cui abbiamo scritto, e riuniva tutti i rappresentanti del popolo degli Stati Uniti di America. Il sistema perfezionato nel tempo è rimasto uguale. Con una legge del 1911 è stato stabilito in numero fisso dei seggi della Camera in 435. Questi seggi sono assegnati a tante giurisdizioni quante sono i seggi che presentano, quasi, lo stesso numero di popolazione. Questo sistema ha favorito lo svilupparsi dei Partiti federali[143] e il loro accrescersi nei due secoli di storia. La camera degli Stati fu denominata Senato. In un primo tempo avveniva che ogni singolo Stato eleggeva i suoi senatori stabilito in numero di due per Stato. Poi con un emendamento costituzionale del 1913 il XVI, si stabilì che la durata del mandato era di 6 anni, che ogni senatore era dotato di un voto e che veniva eletto direttamente dal popolo dello Stato. Nel caso il Senatore eletto morisse o avesse rassegnato le dimissioni, il popolo dello Stato doveva essere chiamato ad eleggere il successore.
In questo modo il processo della formazione delle leggi federali deve ricevere l' approvazione della Camera dei rappresentanti e del Senato. La loro diversa composizione e il corpo elettorale che li sostiene fu sempre la forza del processo legislativo degli Stati Uniti d' America. Con la messa a punto della sez. 8 dell' art. 1 della Costituzione si fece una ulteriore operazione diretta a stabilire la sovranità federale sugli Stati membri. In esso furono elencate le materie in cui il Congresso poteva legiferare e che erano riservate ad esso, quindi sottratte alla giurisdizione del singolo Stato. La teoria dei poteri ristretti e numerati per il Governo federale fu la prima e più importante invenzione dei costituenti americani. In questo modo si sapeva che quello che non era stato assegnato dalla Costituzione federale allo Stato federale rimaneva di competenza degli Stati membri. Nella discussione emerse la necessità di assicurare allo Stato Federale, al suo Governo la possibilità di agire per assicurare la osservanza delle leggi federali approvate e per di più garantire che il Governo federale si potesse sostituire alla non azione del governo dello Stato membro. Fu Alexander Hamilton che formulò il comma 18 dell' art I, sezione VIII, nel quale fu previsto il potere del Congresso e del Governo di intervenire, legiferare attuare tutto quello che fosse stato necessario per dare piena attuazione alle leggi e alle disposizioni costituzionali. In particolare su questa base non solo si costruì una solida e imponente giurisprudenza federale della Corte Suprema a sostegno a di questo principio, ma già, all' inizio della storia federale, chi si oppose alla formazione della Banca Centrale americana (poi modificata dell' attuale trust che governa la moneta) fu sconfitto dalla disposizione costituzionale che autorizzava il Segretario al Tesoro, lo stesso Alexander Hamilton, ha costituire questa banca e ad attuare le basi di quello che fu il sistema bancario americano[144]. La costituzione del Servizio di Guardia Nazionale, del Federal Bureau of Investigation (FBI), la creazione delle varie agenzie per la sicurezza, lo sviluppo della stessa NASA, rientrano in questa disposizione costituzionale. Essa permise agli Stati Uniti d' America di mettersi al riparo da falsi formalismi e di superare fasi di immobilismo che altri paesi conobbero.[145].
La configurazione del legislativo degli Stati Uniti d' America ci permette di scoprire che non si trattò solo di una opera di democrazia internazionale ma di nuova configurazione delle Stato a livello internazionale. Partendo dalla definizione del territorio comune e dei suoi confini verso il resto del mondo, si arrivò a dotare il governo federale e in Congresso dei soli poteri che servivano del garantirne la sopravvivenza, il mantenimento dell' Unità e garantirne la difesa dalle forze avversarie esterne. Tutto il resto, sempre collocato su un piano territoriale partitario, rimaneva di competenza degli Stati membri. La configurazione dello Stato su base territoriale fu una novità assoluta. La storia poi fece in modo che di fronte alle sfide della storia (la guerra contro l' Inghilterra (1812-1815), il continuo confronto armato con le tribù di Indiani nel west, fecero in modo che gli Stati Uniti non furono una struttura formale ma uno strumento di azione collettiva atta a instaurare la supremazia sul loro territorio che alla fine del XIX secolo comprendeva anche il territorio intermedio e la costa del Pacifico, nel quale si andavano formando dei nuovi Stati membri della federazione.
Il secondo potere è quello esecutivo che la Costituzione affida ad una sola persona eletta alla Presidenza degli Stati Uniti. Il Presidente viene eletto con un sistema che si è evoluto dalla prima elezione in seduta comune dei Rappresentanti e dei Senatori eletti prevista dalla Stessa Costituzione. Poiché le scadenze di rinnovo elettorale sono diverse fra Camera e Senato è sempre avvenuto che il rinnovo una parte della Camera dei Rappresentanti coincida con la elezione del Presidente.
Per questo dopo la guerra di secessione (1849-1865) tutti gli Stati membri hanno trasferito al popolo l' elezione dei loro rappresentanti e in questo modo, oggi, si eleggono anche i senatori. I rappresentanti prima di essere eletti hanno sempre dichiarato chi avrebbero eletto alla Presidenza. Oggi il sistema si completa nel seguente modo: i candidati si fanno conoscere alle strutture basilari dei rispettivi partiti e chiedono con le elezioni primarie di essere scelti dal partito. Il Partito a sua volta sceglie i delegati di partito attraverso il voto degli iscritti e dei militanti. Alla fine delle primarie nei 52 Stati dal numero dei delegati eletti nei due Partiti si può già prospettare che sarà il candidato di quel partito per la presidenza. Ciascun partito per mezzo di una Convenzione nazionale eleggerà il proprio candidato che si presenterà alle elezioni fissate per il secondo marterdì di Novembre del quarto anno del mandato del Presidente in carica. A quel punto le elezioni per il rinnovo della Camera e del Senato determineranno i vincitori che oltre a andare a ricoprire un posto di rappresentanze federale sono conosciuti anche per la loro dichiarazione di voto a favore del futuro Presidente. Trattandosi di una formalità la seduta comune altro non fa che ratificare l' elezione già espressa dai cittadini. Per questo alla sera delle elezioni si è certi di chi sia il nuovo Presidente degli Stati Uniti d' America. Il Presidente non può legiferare, ma può emettere degli ordini esecutivi (simili ai nostri decreti legge) i quali devono essere applicati dalle autorità a cui sono indirizzati. Differentemente dagli ordinamenti continentali questi ordini esecutivi possono essere impugnati davanti alla magistratura la quale ha il giudizio di legittimità costituzionale. Se l' Ordine viola la Costituzione può essere sospeso con sentenza del Giudice federale. Il Presidente dirige la politica estera ed è capo delle forze armate, ma non può dichiarare guerra o fare la pace se non ha ottenuto il via dalla Camere. In ultimo il Presidente può essere sottoposto allo stato di accusa se la Camera dei rappresentanti inizia e conclude la procedura di Impeachement per la quale il Presidente che si sia macchiato di alto tradimento e di violazioni gravi della Costituzione. In questo caso il Senato è trasformato in alta Corte di Giustizia ed è presieduta dal Presidente della Corte Suprema. Il Presidente se è condannato non solo è destituito ma può essere sottoposto a pesanti pene. In ultimo bisogna ricordare che la via più normale che il Presidente percorre per realizzare la sua politica è quella di fare proposte di legge che sono sottoposte al Congresso per l' approvazione. Tutti i Segretari del Governo sono da lui nominati dopo che la loro candidatura é stata vagliata dalle Commissioni di Controllo di entrambe le Camere del Congresso. Ogni membro del Congresso risponde direttamente al Presidente per in suo operato. In ultimo il Presidente nomina anche i 9 Giudici della Corte Suprema quando o per dimissione o morte uno di questi venga meno.
La terza autorità costituita dalla Costituzione degli Stati Uniti d' America è la Corte Suprema. La sua composizione fissata dalla costituzione federale é di nove giudici. I giudici sono inamovibili e nominati a vita. Il loro mandato cessa solo con le loro dimissioni e con la loro morte. A quel punto tocca al Presidente nominare il giudice mancante. Nel tempo si è affinata la procedura di selezione del giudice. In quella informale il Presidente tende a scegliere una rappresentatività di tutte le comunità americane, di tutte le tendenze giurisprudenziali ed infine tiene presente la necessità di equilibrio che questo organo richiede. La procedura formale si avvale con la richiesta di validazione della nomina da parte della particolare commissione del Senato dedicata alla valutazione delle nomine del Presidente. Se la commissione non trova nulla da obbiettare la nomina viene rilasciata e il giudice può incominciare ad espletare il suo incarico.
La Corte suprema è il regolatore delle controversie e dei conflitti fra le cariche di vertice dello Stato federale, di quelli fra gli Stati e tra gli Stati e la federazione. In questo caso si parla di competenza di primo grado o diretta. La seconda è una competenza di secondo grado o di appello che la Corte esercita sulle sentenze delle Corti federali di tutto il paese anche di appello. In questo modo il Whirt of certiorari (ricorso alla Corte suprema) funziona come un appello su merito della causa e non solo sul dato formale. La Corte in questo caso può decidere sul quesito giuridico soltanto stabilendo la soluzione. Questa soluzione dottrinale ha la forza dello stare decisis ossia produce un precedente nell' ordinamento giudiziario americano a cui tutte le Corte da ora in poi dovranno conformarsi. Se, invece, la Corte avocherà in caso ha sé, la sua pronuncia non solo produrrà stato fra le parti ma attuerà anche uno stare decisis, quindi un precedente giurisprudenziale. Un ultimo settore non trascurabile é rappresentato dalle sentenze che devono decidere della incostituzionalità di tutti gli atti aventi valore giuridico: Leggi federali, statali, atti pubblici (tutti gli atti amministrativi), le stesse sentenze. La valutazione della Corte dai primi anni (Sentenza del caso Marbury contro Madison (1805), della supremazia della Costituzione federale su tutte le leggi e gli atti della Amministrazione e anche degli Stati fu ed é il motore della evoluzione del sistema giuridico americano. Questa opera fu iniziata da una grande presidente John Marshall per 32 anni alla sua guida che non lesinò energie per far assumere al sistema americano delle caratteristiche della grande dottrina e della Giurisprudenza più innovativa del tempo[146], Una ultima funzione é quella che il Presidente diriga la corte di Impeachment per il Presidente in carica deferito. Si tratta di dirigere il Senato degli Stati costituito in alta Corte di giustizia e di emettere una sentenza a riguardo del Presidente indagato e deferito per alti crimini contro lo Stato e la Costituzione[147].
Riflessioni conclusive
L' entrata in vigore della Costituzione degli Stati Uniti d' America fu un fatto storico di portata rilevante. Per la prima volta nella storia un popolo nato dalla fusione di comunità locali (le 13 colonie inglesi dell' America del Nord) decise di sostenere i suoi rappresentanti e di addivenire alla ratifica e alla adozione di questa costituzione. Le varie convenzioni svoltesi delle capitali dei 13 Stati membri non furono solo un dibattito fra addetti ai lavori. Molti giornali pubblicavano articoli di importanti commentatori, pro o contro il testo in discussione, ma solo la linea politica di Alexander Hamilton, John Jay e James Madison [148] riuscì a penetrare nell' opinione pubblica e ad innescare manifestazioni collettive di sostegno alla ratifica della Costituzione. Fu così che per la prima volta si venne a stabilire nel contesto delle relazioni internazionali, a cui tutti gli studiosi riferivano l' insieme degli Stati (colonie) americane alla fine della guerra, un Stato che le comprendeva tutte e 13[149].
Questo risultato fu per molti anni sottovalutato. In Francia[150] dove in quegli anni si concludeva l' apporto dei Girondini alla Rivoluzione francese (24-30 Ottobre 1793). Furono infatti i Girondini, di cui gran parte aveva conosciuto gli Stati Uniti d' America, combattendo nelle file di Rochambeau e di La Faiette, che cercarono di introdurre in uno Stato dinastico e patrimoniale, quale era la Francia di Luigi XVI, una ventata di autonomia di autogoverno e di responsabilizzazione civile. Cose che loro avevano appreso dal popolo americano negli anni di guerra. La pressione militare dei nemici contro la Francia rivoluzionaria e il tradimento del generale Doumoriez comandante di una Armata francese che passò all' Austria permisero ai Giacobini e ai Sanculotti di prevalere contro i Girondini sino a portali al patibolo, iniziando un periodo di potere dominato da Maximilian Robespierre [151] e indirizzarono la trasformazione della Repubblica francese in una Stato nazionale in cui le influenze americane furono dimenticate.
Dal 1793 sino al 1945 in Europa si venne consumando una sorda lotta fra coloro che sostenevano la necessità di rafforzare e unificare le popolazioni che si ritenessero derivate dallo stesso ceppo che al quel momento parlavano la stessa lingua, dimenticando il pensiero del Federalista e le possibili implicazioni. Si pensi alla Rivoluzione degli intellettuali (1848)[152] in tutta Europa, nonostante apporti come quelli di Giuseppe Mazzini, Pierre-Joseph Proudhon e di Carlo Cattaneo, si fecero strada le dottrine che rivendicavano la unificazione nazionale di popoli allora divisi fra vari Stati come i Polacchi, gli Italiani, i Tedeschi, e tutti gli Slavi che al tempo erano sottoposti anche al potere dell' Impero ottomano. In questo periodo le idee che volevano costituire uno Stato composto con il metodo democratico, giungendo ad uno Stato federale complessivo, scomparve dall' orizzonte degli intellettuali europei e lasciò la dottrina federalista appannaggio di minoranze sicuramente marginali rispetto alla storia politica del periodo[153]. Ad essa si sotituì la dottrina del nazionalismo e dello Stato nazionale[154].
Eppure già nel Federalista, come abbiamo ricordato, gli autori hanno posto a base della costruzione federalista il principio della pace che lo coniugavano con la felicità del popolo e la possibilità di creare nei territori ancora selvaggi del west nuovi stati membri in cui i nuovi cittadini potessero riconoscersi. Tutti questi andavano a costruire lo Stato federale che era definito dalla nuova costituzione degli Stati Uniti d' America. Questa prospettiva fu diverse volte turbata perché cli Stati Uniti d' America dovettero con varie imprese militari rivendicare e ritagliarsi il loro posto nella Comunità internazionale.
Nel 1803, sotto il Presidente Thomas Jefferson, mediante l' opera diplomatica di James Monroe, allora Ambasciatore degli Stati Uniti a Parigi, riuscì l' acquisto della Luisiana che entrò a far parte dei territori americani ed estromise la Francia che sino a quel momento avevano mantenuto in quel territorio il loro dominio. Sotto la Presidenza di James Madison[155] gli Stati Uniti dichiararono guerra al Regno Unito (1812). La guerra si svolse nei territori del Canada, regione dei Grandi Laghi, confinanti con gli Stati Uniti e nelle terre del New England. Gli inglesi conquistarono New York, bombardarono Baltimora e raggiunta Washington bruciarono anche la Casa Bianca. La guerra si concluse con il Trattato di Gand (24 Dicembre 1814) in cui fu stabilito il ritorno alla posizioni occupate da entrambi gli Stati prima della guerra:
- il 49 ° parallelo come confine fra Stati Uniti al nord con il Canada;
- la fine delle interferenze inglesi su commercio per mare degli Stati Uniti e la fine della pratica di arruolare a forza dei giovani americani per la Marina inglese impegnata nella guerra contro Napoleone.
- La cessazione delle interferenze che permettevano alla tribù indiane di far guerra ai coloni e ai confinanti con le loro terre, adducendo a scusa la loro fedeltà alla corona inglese.
Non essendo giunta la notizia della pace di Gand le forze di entrambi gli schieramenti si scontrarono ancora a New Orleans l' 8 Gennaio 1815 dove gli Americani comandati dal Generale Andrew Jackson riuscirono a sconfiggere l' esercito inglese.
Nel 1817 il Presidente in carica degli Stati Uniti James Monroe inviò il Generale Andrew Jackson contro la Tribù indiana dei Seminole stanziata in Florida. La scusa era quella di impedire che i Seminole sviluppassero una politica di accoglienza e di sostegno ai neri schiavi fuggitivi degli Stati nel Sud. Da questa campagna ne nacque un incidente diplomatico gravissimo che richiese molto tempo per essere accomodato. La questione venne risolta con il trattato di Washington del 2 febbraio 1819. La Spagna, allora potenza dominatrice della Florida sua colonia, la cedette in cambio della rinuncia da parte degli Stati Uniti di qualsivoglia rivendicazioni sul Texas allora facente parte del Messico sotto dominio spagnolo (Trattato Adams-Onis) 2 febbraio 1819.
Fu grazie a questi successi che Monroe fu rieletto Presidente, nel novembre del 1820, per il secondo mandato[156]. Questo coincise con una rinnovata politica estera, grazie al riconoscimento delle Repubbliche indipendenti del Sud America nel 1822[157]. James Monroe, assieme al suo segretario John Quincy Adams scrisse un messaggio letto il 2 Dicembre 1823 di fronte al Congresso degli Stati Uniti in cui si teorizzava la Dottrina Monroe in politica estera sintetizzata nella formula l' America agli Americani. In questo messaggio egli scrisse che gli Stati Uniti d' America non solo sostenevano le lotte di liberazione del sud del continente contro il dominio spagnolo, ma in applicazione del principio di autodeterminazione dei popoli gli Stati Uniti sostenevano che le colonie in guerra avevano in diritto di essere libere e di autodefinire il loro nuovo assetto costituzionale. Quindi non potevano più essere accettate interferenze e intromissione europee negli affari degli Stati americani da parte delle potenze europee[158]. Gli Stati Uniti per questo dichiaravano che qualsivoglia attacco ad uno Stato dell' America lo avrebbero interpretato come un attacco agli Stati Uniti stessi. Quindi atti di questo genere venivano classificati come atti ostili contro gli Stessi Stati Uniti. Da parte sua gli Stati Uniti non si sarebbero fatti coinvolgere in qualsivoglia conflitto fra le Nazioni europee. Essi intendevano dedicarsi all' America e sostenere le colonie che in questo continente ottenevano la indipendenza. Questa dottrina detta anche la dottrina dell' isolazionismo degli Stati Uniti in politica estera rimase il cardine di tutta la politica estera sino alla Prima Guerra Mondiale dove gli assetti del Mondo richiesero anche a questo Stato un contributo di sangue e di partecipazione se si voleva riequilibrare la situazione della Comunità internazionale e ristabilire la pace. Se questa era la posizione degli Stati Uniti sul loro ruolo nella Comunità internazionale, questa stessa dottrina non escludeva che fossero coinvolti nelle vicende con gli Stati confinanti come il Messico. Questo Stato (colonia spagnola) nel 1812 sotto il regno di Giuseppe Bonaparte I ottene l' eguaglianza con la Madre Patria, superando definitivamente lo status preesistente di Stato coloniale della Spagna. Intanto dal 1809 al 1821 gli insorti messicani, che si erano armati ed avevano costituito in esercito forte, riuscirono a far riconoscere l' indipendenza (28 Settembre 1821) e poi la costituzione in Repubblica nel 1824. Nel periodo che va dal 1846 al 1848 gli Stati Uniti si occuparono dei territori situati a Sud e che proprio per i trattati in vigore erano compresi nel Messico. Fra questi la California, raggiunta da molti coloni americani e considerata molto importante per il suo sbocco sul Pacifico. Lo stesso con il Texas, storicamente zona di frontiera con il Messico, che aveva in quei decenni visto aumentare la colonizzazione americana proveniente dai territori statunitensi e che si dichiarava schiavista, quando lo stesso Messico aveva abolito la schiavitù. La richiesta del Texas di essere accettato quale stato federato degli Stati Uniti fu la ragione della guerra con il Messico. Il Messico da parte sua richiese indietro il territorio che era compreso tra il Rio Grande e il Rio Nueces ( 300 chilometri a Nord dello stesso Rio Grande). Gli Stati Uniti mandarono l' esercito in Texas e le forze di marina con diverse navi in California. Da una parte gli Stati Uniti occuparono le principali città della California compresa Los_Angeles|Los Angeles]], mentre dal Texas l' esercito puntò a penetrare nel territorio messicano sino alla conquista della capitale Citta del Messico che occupò militarmente (1847). Con il Trattato di Guadalupe Hidalgo (2 Febbraio 1848) il Messico riconobbe come confine fra i due Stati il Rio Grande. Gli Stati della California, Nuovo Messico, Arizona, Nevada, Utah, Colorado, Wyoming divennero tutti territori degli Stati Uniti d' America.
Queste furono le vicende storiche che nei primi 50 anni del XIX secolo permisero agli Stati Uniti di delinearsi una sua propria fisionomia e far in modo che i territori del West diventassero poco alla volta altri Stati membri. Una considerazione è d' obbligo per il decorso storico che stiamo esaminando. Anche per il primo Stato federale della storia si è applicata e si applica il prevalere del contesto internazionale rispetto alle scelte di politica interna. Facciamo alcuni esempi significativi. Tutte le guerre per il riconoscimento dei confini ricordate sino a questo punto furono combattuto con un esercito formato da volontari pagati dalla Stato federale. La guerra di secessione che fu una guerra civile, come le due guerre mondiali e le tre guerra asiatiche combattute dal 1945 al 1975 (contro il Giappone (1943-1945), contro la Corea (1950-1953) e il Vietnam (1961-1975)</ref> furono combattute con eserciti arruolati con la circoscrizione obbligatoria. Gli Stati uniti dovettero abdicare ad un principio cardine del loro esercito proprio per la necessità di poter schierare ingenti forze armate per combattere queste guerre. Anche dopo la fine della guerra di secessione gli Stati membri continuarono ad avere una buona autonomia nell' ambito della Costituzione federale, per cui molti di loro potevano permettersi alcune variazioni locali a quelle che erano le decisioni federali. Con le guerre mondiali e con le guerre asiatiche ricordate, inserite nel contesto di una lotta per l' egemonia contro il mondo comunista, questi margini di autonomia si andarono sempre riducendo facendo assomigliare lo Stato federale ad uno Stato nazionale europeo anche se non ne aveva i presupposti[159]. Questo fu uno degli appigli per i teorici della inesistenza dello Stato federale che in diverse dissertazioni lo venivano considerando una Stato uguale a quelli nazionali[160]. La conclusione è semplice. Il Federalismo per essere realizzato ha bisogno di una progressiva trasformazione della Comunità internazionale in più Stati federali che partendo da ampie regioni riducano il numero degli Stati che la compongono[161].
L' ultimo fatto che deve richiedere la nostra attenzione è la Guerra di secessione americana. Il 20 Dicembre 1860 appena eletto Abramo Lincoln alla presenza degli Stati Uniti, scattò la secessione della Carolina del Sud. Alla sua entrata in carica si staccarono atri sei Stati: Mississippi (9 Gennaio 1861), Florida (10 Gennaio), Alabama (11 Gennaio), Georgia (19 Gennaio), Luisiana (26 gennaio), Texas (1 Febbraio). Dal 1861 al 1865 venne combattuta una delle più feroci guerre di cui si abbia memoria perché gli Stati secessionisti volevano che fosse introdotta nella Costituzione degli Stati Uniti d' America la schiavitù che avrebbe permesso a questi Stati meridionali di legalizzare in sistema di produzione schiavistico che essi avevano mantenuto. Accanto a questa richiesta, che si opponeva alla linea politica voluta dagli Stati abolizionisti, non si voleva accettare il principio della prevalenza della legge federale sulla legge locale e, in conclusione, si voleva svuotare la Costituzione federale di uno dei principi cardine che ne faceva quel novus che sino alla sua approvazione non era mai stato realizzato. Gli Stati del Sud pensarono di essere meglio armati e organizzati per il semplice fatto che gli ufficiali dell' Esercito statunitense erano per una grande parte persone del Sud, che non tardarono a schierarsi con i Confederati. Poi si pensò che bastava ostacolare e resistere contro gli eserciti della Unione per giungere allo stesso tempo ad una situazione di stallo che alla lunga avrebbe permesso il riconoscimento della Confederazione. Tutti questi dati si unificavano nell' embargo che il Sud dichiarò al commercio del cotone che colpendo i principali Stati europei avrebbe dovuto fa scattare la loro alleanza con il Sud. Dopo i primi mesi di incertezza fu chiaro che gli Stati europei non si sarebbero schierati dalla parte del Sud contro il Nord. Paesi come l' Inghilterra si rivolsero ai fornitori Cinesi e Indiani per sopperire alla mancanza del cotone facendo crollare l' economia del Sud. Il Nord, da parte sua, si trovò a dover approntare un esercito degno di questo nome visto che lì unica possibilità di vittoria era quella di conquistare il sud per porre fine alla secessione. Fu in questo frangente che divenne importante l' opera organizzatrice del Generale William Sherman il quale fece interagire le industrie del sud con gli approvvigionamenti di armi e munizioni. Curò in modo maniacale la formazione e l' addestramento dei soldati e degli ufficiali, organizzo nuovi modi logistici di trasportare le truppe: trasporto via fiume, via ferrovia, via mare. Insistette con il presidente e in Comandante in Capo Ulisse Grant perchè le nuove forme di armamento fossero prodotte (le granate a dirompenza, i fucili a ripetizione, le prime mitragliatrici, i primi carri corazzati). Tutto questo fece in modo che l' esercito unionista fu in condizione di prevalere su quello sudista, Sherman riuscì a determinare una svolta nella guerra elaborando delle nuove tattiche di azione militare che contrastavano con la guerra di posizione si a quel momento seguita (1864-1865). Combattendo in Georgia conquistò Atlanta che per suo ordine fu completamente data alle fiamme. Da quella città la sua penetrazione nella Georgia e nella Carolina del Sud e in quella del Nord fu costellata da una scia di forme di brutalità dirette ad impedire il riarmo e la sopravvivenza dell' esercito nemico, mediante la devastazione e l' incendia di tutte le fattorie che si trovavano sulla sua strada[162]. Sherman a Bennet Place in North Carolina[163] ricevette la resa dell' esercito sudista che decise in quel modo di porre fine alla guerra (1865). I termini di questo accordo non furono presi in considerazione dall' Governo di Lincoln anche per il fatto che durante la sua stipulazione si consumò l' assassinio del Presidente. La guerra di secessione fu costellata di brutalità perché, come tutte le guerre civili, venne presa seriamente la prospettiva di annientare il nemico da entrambe le parti. Il sistema di sinergia industriale e militare costruito da Sherman fu lo strumento vincente e pose in crisi il Sud a tal punto di furono necessari molti anni per la ricostruzione[164]. Quello che fu importante, per il nostro tema, fu il prevalere della convinzione che la costituzione Federale degli Stati Uniti d' America doveva prevalere su ogni forma di localismo e di separatismo. Dopo la pace e la ricostruzione gli Stati Uniti incominciarono ad attuare le forme istituzionali previste dalla costituzione e a far prevalere le decisioni Congressuali su quelle dei singoli Stati. Da allora si attuò la vera natura del Federalismo come la avevano delineata i padri costituenti.
Simon Bolivar e l' America latina
Dopo aver esaminato la storia degli Stati Uniti d' America per quanto riguarda la fondazione dello Stato federale statunitense, ora dobbiamo soffermarci sulle vicende storiche che riguardano l' America Latina. Questa parte del continente americano è composta dalla America centrale e dalla America meridionale. Dopo le scoperte Cristoforo Colombo, fu la meta delle spedizioni spagnole che già alla metà del XVI secolo facevano affermare all' Imperatore Carlo V (anche re di Spagna) che sul suo Impero non tramontava mai il sole. Questo ci indica quanto già allora fosse estero l' Impero coloniale della Spagna. La sua organizzazione si articolava in terre d' oltremare in cui erano permessa una autonomia locale, molto presente delle istituzioni municipali. Formalmente la Monarchia spagnola che aveva preso possesso delle terre scoperte e delle conquiste dei vari esploratori decise di organizzare la struttura amministrativa in Vicereami[165]. Alcune città quasi sempre sulla costa oceanica, sia sull' Atlantico sia sul Pacifico, diventarono importanti città. All' interno dei vicereami si vennero ad istituire dei Capitanati che permettevano al Viceré di governare a distanza un territorio in cui le comunicazioni erano quanto mai difficili a causa della asperità dei luoghi (Capitanato del Cile, del Venezuela, di Quito, del Guatemala). Per quanto ci riguarda, essendo Simon Bolivar nato nel Vicereame di Nueva Granada questo aveva la sua sede principale in Santa Fé de Bogotà, nella attuale Bolivia, mentre la Capitaneria di riferimento si trovava a Caracas per il Venezuela. I vari Vicereami (queste erano le strutture amministrative di base), che rispondevano direttamente al Governo Spagnolo, furono modificati nei secoli che dal 1492 ci conducono al 1800. La Spagna considerò le terre dell' America latina come una realtà di secondo piano rispetto al territorio e alla Madrepatria anche se queste avevano fornito denaro e uomini per le varie guerre fra le monarchie europee a cui quella di Spagna aveva partecipato. Il loro compito principale era quello di fornire ricchezza alla Madrepatria. Al loro interno la struttura sociale che divideva gli europei e i creoli (europei immigrati e nati direttamente in America da europei) dagli schiavi e dagli Amerindi[166]. Questa divisione impediva la rappresentanza politica degli stessi nel vicereame. Per questo le idee illuministe e quelle propagandate dalla Rivoluzione Francese fecero presa su tutta la popolazione la quale aspirava all' eguaglianza e alla possibilità della indipendenza dalla Madre Patria.
Le vicende della Spagna durante la Rivoluzione Francese
Nel 1788 il Re Carlo IV di Borbone decise di affidare il governo ad un nuovo Primo ministro Manuel Godoy che a giudizio dei suoi consiglieri era il più adatto a coniugare il potere con le vicende della Rivoluzione francese, che si preparava il quel periodo a scoppiare. Nel secondo anno del suo Governo dovette fronteggiare la presa della Bastiglia e le altre vicende che volevano detronizzare la Monarchia francese.
La prima prova a cui Godoy si dovette sottomettere fu cercare di salvare il Re francese Luigi XVI dalla ghigliottina. Dopo le sue rimostranze per l' esecuzione, la Spagna si trovò in una estrema difficoltà perché tutta la Francia rivoluzionaria considerava la Spagna come uno Stato nemico. Fu così che essa aderì alla Prima coalizione antifrancese delle Monarchie ad Ancien Régime ( 1792-1797)[167]. Con il Trattato di Basilea 22 Luglio 1795 il Godoy riuscì a far uscire la Spagna da una guerra che si preparava ad essere nefasta e ottenne alcuni piccoli risultati come la scarcerazione delle figlia di Re Luigi XVI, ancora detenuta[168], il riconoscimento della libertà di culto per la Chiesa cattolica. Alla integrità dei confini preesistenti si associava però una clausola segreta che impegnava la Spagna in una nuova alleanza contro l' Inghilterra al fianco della Francia rivoluzionaria. Se da un lato il trattato aiutava la Francia ad impegnarsi sul fronte del Reno e sull' Italia dall' altro poneva la Spagna contro la principale potenza europea rivale della Francia: l' Inghilterra. Con il Trattato di Sant'Idelfonso (18 Agosto 1796) il Godoy si trovò nuovamente coinvolto in una guerra contro l' Inghilterra. Nella Battaglia navale di S. Vincenzo a cui partecipò anche Orazio Nelson, la flotta inglese inferiore nel numero delle navi e negli equipaggi sconfisse la Flotta spagnola causando una quantità di morti. Per questo il Re e la Corte decisero di sollevare Godoy dall' incarico di Primo ministro (1798). La sconfitta fece anche un secondo danno: ottene che i Portoghesi (alleati degli Inglesi) permettessero a questi ultimi di creare le loro basi sul loro territorio e incominciare una guerra di terra contro la Spagna. Anche se il Trattato di Amiens pose termine alle ostilità fra la Francia rivoluzionaria e l' Inghilterra. Questa pace fragile durò poco. Napoleone Bonaparte non solo occupò la Svizzera ma per impedire che il blocco navale, organizzato dall' Inghilterra, si realizzasse contro la Francia, riprese le operazioni navali ostili contro l' Inghilterra (1802). La Spagna di Carlo IV dovette richiamare Godoy a ricoprire il posto di Primo Ministro per cercare di trattare con la Francia una forma di alleanza. A Fontanbleau (1807) Napoleone e Godoy stipulano un trattato che permise a Napoleone di portate le truppe francesi in Spagna a da questa assaltare il Portogallo che essendo fedele alleato dell' Inghilterra ne permetteva le azioni sul continente[169]. In Spagna il quel periodo si formarono tre fazioni: quella favorevole ai Francesi che si riconosceva nel Governo Godoy, quella legittimista che sosteneva il Re Carlo IV e chiedeva di iniziare una guerra di liberazione dai Francesi e la terza che riteneva che il Governo e il re fossero degli inetti e ne richiedeva la rimozione. Godoy sorprese tutti dichiarando guerra al Portogallo e iniziando quelle che fu chiamata la guerra degli aranci (1805). Purtroppo Francesi e Spagnoli non progredivano nella conquista del Portogallo. I portoghesi avevano imparato ad abbandonare le terre e le case per ritirasi all' interno delle fortificazioni che il Duca di Wellington aveva fatto costruire per proteggere Lisbona e il suo territorio. I due eserciti trovarono terra bruciata e mancanza di vettovagliamenti, Nel frattempo le navi Francesi e quelle Spagnole si erano concentrate nella baia di Trafalgar. La marina inglese guidata da Orazio Nelson sconfisse e distrusse tutte due le flotte nella battaglia che avvenne il 21 Ottobre 1805, ponendo fine alla indipendenza della Spagna e pose fine alla sua potenza militare. Il partito della abdicazione prese il sopravvento per queste vicende. Godoy fuggì a Roma. Il Re Carlo IV di Borbone fu vittima dell' ammutinamento di Aranjuez in cui i congiurati riuscirono a farlo abdicare a favore del Figlio Ferdinando VII e riuscirono ad iniziare una guerra di liberazione dai Francesi. Napoleone decise di rispondere con tutto questo con la guerra di conquista della Spagna. Conquistata Madrid costrinse il Re Ferdinando a restituire la corona al padre Carlo il quale poi la cedette a Napoleone. A sua volta Napoleone la passò al fratello Giuseppe I Napoleone che fu nominato re di Spagna. Per questo le forze spagnole e la nobiltà si schierarono contro il dominio Francese e a nulla valse che Napoleone avesse portato in Francia tutti i reali Spagnoli. La Spagna stessa si impegnò in quella che fu indicata come la guerra di indipendenza spagnola (1808-1814). La guerra fu un procedere di piccole sconfitte della Francia e delle sue armate, a cui contribuirono anche la disastrosa campagna di Russia (1812) e il formarsi della sesta coalizione antifrancese (1812-1814). Wellington entrato in Spagna riusci ad intercettare l' Armata francese a guida di Giuseppe Bonaparte e la sconfisse nella Battaglia di Vitoria (1812) determinandone lo sfaldamento e la fuga in Francia del solo Giuseppe Bonaparte. L' occupazione dell' esercito Inglese e portoghese fu determinante per piegare le resistenze che ancora si annidavano negli alti ufficiali dell' esercito spagnolo.
Wellington fu determinante per la fine dell' Impero napoleonico in Europa varcati i Pirenei con le sue armate nel 1814 sconfisse gli eserciti francesi nella battaglia di Tolosa 14 Aprile 1814, mentre Napoleone era stato sconfitto a Lipsia (25-27 Dicembre 1813) e il giorno successivo giunse notizia dell' armistizio fra la Coalizione e Napoleone che veniva esiliato all' Isola d' Elba. La sconfitta definitiva di Napoleone avvenne a Waterloo 18 Giugno 1815. Il suo conseguente esilio a Sant'Elena, il Congresso di Vienna e la Restaurazione delle Monarchie assolute spazzate via dalla Rivoluzione francese e da Napoleone non bastarono a ristabilire la posizione della Spagna la quale aveva scoperto che il suo impero americano era impegnato in più guerre di indipendenza contro la Monarchia spagnola come quella che interessò Simon Bolivar.
Il Venezuela alla ricerca dell' indipendenza
Nel 1809 Simon Bolivar (1783-1830) rientrò nelle sue proprietà del Venezuela di ritorno da un lungo viaggio in Europa iniziati da giovinetto e protrattosi per tutto il periodo della sua formazione militare. Per questo egli aveva anche conosciuto Napoleone Bonaparte, ma non era stato colpito dal suo modo di agire. Dopo poco tempo maturò il suo giudizio di opposizione ai suoi metodi e lo considerò persona che aveva tradito gli ideali della Rivoluzione francese. In un suo soggiorno a Roma, giunto di fronte all' Ara Pacis e in compagnia di alcuni amici, non esitò a dichiarare che in quel luogo avrebbe giurato il suo impegno totale per la indipendenza e la eguaglianza di tutti quelli che abitavano nell' America latina e a quel tempo erano ancora sudditi della Monarchia spagnola[170]. Non considerando l' azione dei rivoluzionari venezuelani adeguata non vi fece parte (19 Aprile 1810) e accettò di essere nominato ambasciatore della Giunta rivoluzionaria del Venezuela presso il Regno Unito con lo scopo di ottenere una alleanza dall' Inghilterra contro la Spagna. Rientrato in patria il 5 Dicembre 1810 con la sola benevole neutralità dell' Inghilterra, riuscì a far rientrare in Venezuela il Generale Francisco de Miranda (1750-1816).
Questo patriota venezuelano, che aveva partecipato alla Rivoluzione americana, alla Rivoluzione francese si era fatto un nome perché era stato impegnato al comando delle truppe rivoluzionarie francesi in varie campagne della Repubblica. Il primo impatto con la realtà sociale e politica del Venezuela fu lo scoppiare della guerra civile. Il popolo era diviso in fazioni: una di queste si dichiarava fedele alla Monarchia spagnola, (anche se era assai difficile capire fino a dove la Monarchia avesse ancora dei reali poteri, visto che si disinteressava delle sue colonie); una seconda era schierata con la Giunta rivoluzionaria e si andava ad arruolare nell' esercito rivoluzionario. Il 5 Luglio 1811 la situazione divenne esplosiva per il fatto che le forze rivoluzionarie, riunite a congresso in Caracas, dichiararono la loro indipendenza dalla Spagna[171]. Il primo incarico importante, per Simon Bolivar, fu quello di Ufficiale dell' esercito rivoluzionario sotto il comando di Francisco de Miranda diretto a sedare le ribellioni dei sostenitori della corona di Spagna. Sconfitti i realisti nella battaglia di Valencia, Simon Boliavar si rese conto che era iniziata la guerra di indipendenza e che questa non si presentava né facile né breve. Il 21 Dicembre 1811 il Governo rivoluzionario fece approvare la Costituzione che era stata copiata di pari passo da quella degli Stati Uniti. Bolivar per primo si espresse criticamente contro di essa affermando che una Costituzione deve essere sorretta e applicata da tutto il popolo, se questo popolo, si riferiva al venezuelano, non raggiunge prima la sua unità, assai difficilmente poteva attuare una forma così avanzata di democrazia. Il terremoto che colpì il Venezuela, la sconfitta subita da Simon Bolivar a Puerto Cabello (30 Giugno 1812) e quella subita da Francisco de Miranda a San Mateo furono i fatti che fecero prevalere le forze realiste guidate da Juan Domingo de Monteverde. Gli accordi di capitolazione di quella che i Venezuelani chiamarono la prima Repubblica non erano chiari, nonostante che nelle trattative si fosse accettato da entrambe le parti che i principali esponenti della rivoluzione dovevano andare in esilio con il salvacondotto. Nel marasma di quei mesi, il 26 Luglio 1812, Francisco de Miranda firmò la resa della repubblica ai realisti senza sicure prove delle forme di salvacondotto richieste. Bolivar sentendosi tradito il 30 Luglio catturò con un colpo di mano Miranda e i principali vertici militari e li consegnò al generale realista Monteverde, ottenendo in cambio il salvacondotto per se e per i suoi collaboratori e con l' obbligo si andare in esilio nell' isola di Curacao.
Giunto in quell' isola Bolivar non poté dimenticare la causa della indipendenza del Venezuela per cui aveva combattuto. Si era reso conto che il Generale realista Monteverde era riuscito nella sua impresa arruolando tutti i peones agrari che poteva raggiungere con le promesse di dotarli i appezzamenti di terra che li affrancasse dalla borghesia terriera coloniale bianca. Inoltre si avvaleva di mercenari che altro non facevano che combattere per il migliore offerente provenienti dall' arcipelago delle Antille. Riconquistato il Venezuela egli era venuto meno alle sue promesse e aveva iniziato a espropriare alla borghesia terriera molte proprietà perché in quel modo pensava di ripianare gli ingenti debiti della corona contratti per vincere gli indipendentisti. Nel frattempo quella che allora era la regione della Nuova Granada oggi corrispondente alla Colombia. Aveva conquistato la libertà e si era costituita come Repubblica delle Provincie unite della Nueva Granada in modo indipendente. Monteverde altro non fece che approntare un esercito e cercare di riconquistare la Nueva Granda. A quel punto tra la fine del 1812 e i primi mesi del 1813 Simon Bilivar arrivò a Cartagena (ottobre 1812) si unì alle forze militari della Repubblica e iniziò a combattere per la libertà della Repubblica. A Cartagena scrisse è pubblicò il Manifesto di Cartagena in cui espose, in modo chiaro e sintetico, il suo programma. Gli abitati dell' America latina erano tutti uguali quindi dovevano essere a loro riconosciuti eguali diritti ed eguali doveri. Le varie popolazioni, unificate da secoli di dominio Spagnolo, che erano vissute assieme avevano il diritto di darsi uno Stato democratico e federale nel quale si potesse esprimere la democrazia e autogovernarsi. Per questo scopo eli si dichiarava pronto a combattere per la liberazione di tutta l' America latina ad dominio spagnolo.
Al servizio dell' esercito della Nueva Granada iniziò quella che fu definita la Campagna ammirabile. Alla testa di un esercito neogranadino incominciò a difendere le zone di confine con il Venezuela spingendosi sino a quelle che era il vecchio confine della ormai defunta Prima Repubblica del Venezuela. Dopo la battaglia di .Ocana e la sua presa (28 Gennaio 1813), Bolivar riuscì a strappare alle truppe di Monteverde la città di Cucutà importante centro di collegamento fra le vie che conducono dal Venezuela in Colombia attraverso la cordigliera delle Ande Orientali il 28 Febbraio 1813. Avendo ricevuto notizie che gli assicuravano che il Generale Santiago Marino stava avanzando da est verso la costa dell' Oceano Atlantico verso Caracas, Bolivar chiese al Governo di Nueva Granada l' autorizzazione ad entrare nel territorio venezuelano e puntare su Caracas.
Entrato nel territorio detenuto dai realisti marciò con le sue due divisioni conquistando San Cristobal, la Grinta e la citta di Trujillo. Dopo alcuni mesi sconfisse i realisti nella battaglia di Los Horcones (22 Luglio 1813) e occupò Valencia e La Victoria. Il 4 Agosto 1813 ricevette la resa dell' esercito realista e il 4 Agosto 1813 entrò trionfalmente in Caracas. Proclamata nuovamente la repubblica egli decise di metterne a capo una Giunta militare di cui, lui stesso era Presidente.
La seconda repubblica del Venezuela
La popolazione di Caracas lo acclamò El Liberador (il Liberatore), appellativo che rimase da allora ad indicare l' opera di Bolivar. Ma la sua politica non ottenne l' appoggio della aristocrazia venezuelana la quale aveva ormai archiviato la prospettiva della indipendenza. Alcuni poi lo criticavano perché era a capo di una Giunta militare e non aveva proceduto ad indire libere elezioni. Poi i Laneros coloro che abitavano e possedevano della fattorie nella regione del Los llanos si dichiararono contro il Governo di Bolivar. Questo settore della popolazione era allora composto da combattenti privi di scrupoli, quasi tutti feroci combattenti che uccideva donne, vecchi e bambini. Giungevano sino ad punto di bruciare le case di coloro che consideravano nemici e le stesse fattorie. Il Generale realista Juan Manuel Canjigal riuscì a sfruttare questa situazione di debolezza della Giunta di Bolivar e si attivò per invadere il paese. Riuscì a portare dalla sua parte i Llaneros avvalendosi dell' opera di José Thomas Boves che sconfisse due volte Bolivar e lo costrinse ad abbandonare Caracas (16 Luglio 1814). Ritiratosi ad oriente per ricongiungersi con Santiago Marino fu sconfitto a Arangua de Barcelona il 17 Agosto 1814.
Sopravvissuto alla battaglia, catturato dai suoi stessi subordinati con Santiago Marino, fu liberato da alcuni ufficiali durante la notte ed aiutato a fuggire. L' 8 settembre 1814, Bolivar e Marino riuscirono a raggiungere Cartagena nelle Provincie Unite della Nueva Granada, nuovamente in esilio. Come abbiamo scritto nel 1814 la Spagna riebbe il suo Re Ferdinando VII. Il primo pensiero del Re fu quello di far riconquistare le terre dell' America latina che si erano rese indipendenti. Bolivar nel frattempo era impegnato per il Governo Neogrenadino in una campagna diretta a conquistare il territorio attorno a Bogotà. Città che egli conquistò il 12 Dicembre 1814. il Re spagnolo si avvalse dell'opera di un generale veterano: Pablo Morillo, a cui indicò il compito di conquistare tutto il Venezuela e la repubblica di Nueva Granada. Arrivato a Caracas scoprì che tutto quello che era allora il territorio del Venezuela era già sotto il dominio del Re di Spagna e per quello si diresse contro la Repubblica neogrenadina. Poiché il Governo della repubblica non voleva più sostenere le imprese di Bolivar, nonostante i successi ottenuti, questo ultimo decise di lasciare il comando e di andare in esilio in Giamaica (8 maggio 1815). Nel Dicembre 1815 Morillo conquistò Cartagena e nel Maggio 1816 conquistò Bogotà ponendo fine alla Repubblica di Nueva Granada.
L' Esilio in Giamaica e Haiti
Giunto in Giamaica egli scrisse molte lettere ai Governi europei non ottenendo nessuna risposta. Invitato dal Presidente di Haiti Alexandre Pétion[172], vi si trasferì cercando di ricostruire il movimento indipendentista e sotto impulso di questo nuovo amico, di riprendere la lotta. Haiti divenne il punto di ritrovo di tutti quelli che partecipavano al movimento di indipendenza e che si riconoscevano nel progetto di Bolivar. Ad Haiti il Presidente riuscì a fare in modo che Bolivar diventasse un fervente sostenitore della abolizione della schiavitù.
Salpato da Haiti con l' aiuto dell' Ammiraglio Luis Brion riuscì a sbarcare con le sue truppe e i suoi amici a Margarita e a Maggio 1816 riuscì a conquistare la città portuale di Angostura oggi ridenominata città di Bolivar. Assieme a Marino, Piar e Soublette incominciò una guerra di liberazione del Venezuela dal potere regio. E per di più per primo atto rivoluzionario proclamò in tutto il Venezuela l' abolizione della schiavitù.
Dopo essere stati sconfitti dai realisti ad Ocumare della Costa, Bolivar salpò verso Haiti dove riuscì a arruolare altro soldati e a rifornire le sue truppe con munizioni e vettovaglie. Ritornato in Venezuela trovò Marino che stava assediando Angostura conquistata dai realisti. Le truppe fresche di Bolivar furono determinanti per la conquista della città e la sconfitta dei realisti (Agosto 1817). Angostura si rivelò la vera testa di ponte che permise a Bolivar di iniziare una sistematica campagna di liberazione senza più dover affrontare alterne vicende. Memore delle vicende dei Ilaneros avvenute in precedenza, egli fece di tutto per arruolarli nel suo esercito, basandosi sul malcontento di questa popolazione verso i realisti che avevano disatteso tutte le promesse e alla loro educazione militare e di lealtà verso la Repubblica. Iniziò un opera di persuasione di tutto il popolo attraverso il giornale dei rivoluzionari Correo del Orinoco al quale affidò i proclami delle intenzioni rivoluzionarie. La sconfitta di Morillo e Boves consegnò il Venezuela nelle mani di Bolivar costringendo i realisti a ritirarsi in quella che oggi è la Colombia abbandonandolo nelle mani dei rivoluzionari. Purtroppo il suo disegni era condiviso solo da pochi patrioti, specialmente quello di liberare tutta l' America Latina dalla forze realiste e di dichiarane l' indipendenza attuando una forma di grande federazione continentale.
Questo disegno trovò due ostacoli iniziali: la opposizione di alcune frange dei rivoluzionari Venezuelani che non intendevano seguire Bolivar su questa strada e pure la successiva difficoltà di eliminare tutte le sacche di resistenza realista al nord del paese fra cui la capitale Caracas che ancora era in mano realista. Per opporsi a tutto ciò, nonostante il disegno federalista e indipendentista Bolivar non cessò mai di esercitare la sua popolarità e il potere che gli era derivato dall' aver conquistato Angostura e di essere il vero Liberador del paese. Dopo di questo nonostante soluzioni militari contro i tentennamenti e le forme di faida sotterranea contro il suo potere decise di far attuare delle forme democratiche di governo. L' Assemblea costituente eletta a riunitasi in Angostura riconobbe nelle sue indicazioni le linee della nuova costituzione. Bolivar fu eletto Presidente e fu autorizzato a mantenere il comando delle forze armate.
La nuova Granada e la sua liberazione
Bolivar non aveva dimenticato che la Nuova Granada era stato il primo Stato libero che lo aveva sostenuto nella sua impresa. A quel tempo era da tre anni sotto il dominio del Re di Spagna (1819). Il Liberator elaborò un piano strategico di tutta genialità, basato sul fatto che il suo esercito di 2.500 uomini era meno equipaggiato di quello del Re ed era numericamente inferiore. Quindi non aveva altra risorsa a suo favore che la sorpresa. Decise di muoversi nel periodo delle grandi piogge, lottando contro gli allagamenti e la malaria per attraversare la Colombia sino alla Cordigliera delle Ande[173]. Oltre a queste difficoltà Bolivar decise di attraversarla, con tutto l' esercito i carriaggi e gli armamenti, nel passo di Paramo de Pisba che si trova a 4.000 metri di altezza[174].
La sorpresa riuscì: le truppe di Murillo furono prese alla sprovvista e sconfitte nelle Battaglia del Pantano de Vargas[175] 25 Luglio 1819. Dopo di questo Bolivar non fu più fermato e conquistò la capitale della Nueva Grenada Bogotà togliendola dalle mani dei realisti (10 Agosto 1819). non mancarono anche in queste circostanze tentativi di destituzione di Bolivar. Alcuni membri del Congresso diffusero una falsa notizia della sua morte in battaglia. Giunsero a sostituirlo al comando dell' esercito. Quando Bolivar ritornò ad Angostura vittorioso, non si fece scrupoli di punire queste persone. Ma chiese anche alla Assemblea costituente di dichiarare la Nuova Granada parte del nuovo stato e di modificare la Costituzione in modo da dare la rappresentanza democratica anche a questa parte dello Stato. Nasceva così la federazione sudamericana composta da due Stati preesistenti il Venezuela e la Nuova Colombia (così volle chiamarsi la vecchia Repubblica di Nuova Granada). Questo avvenne nel Dicembre del 1819. Il nuovo Stato fu chiamato Grande Colombia e Bolivar eletto suo Presidente e comandante in capo del suo esercito, fu irremovibile del dichiarare alla Spagna e ai suoi governi liberali, i quali avevano detronizzato l' Ancien Régime, che il nuovo Stato era uno Stato sovrano e indipendente come la Spagna stessa e che nulla aveva da spartire con la politica della vecchia madrepatria.
Nel Novembre del 1920 (giorni 25 e 26) vennero sottoscritti da Morillo, Capitano della corona spagnola e da Bolivar Presidente della Grande Colombia i due trattati a di armistizio per il Venezuela e la Colombia in cui si riconosceva il nuovo Stato federale come una entità sovrana ed indipendente.
Anche se le vicende politiche andavano verso i desideri di Bolivar questo non si illuse che l' armistizio, la cui durata era sta fissata in sei mesi, fosse la soluzione della guerra. Per questo si impegnò molto a preparare, mantenere e rinnovare l' esercito del nuovo Stato nella prospettiva che presto si sarebbe dovuto misurare nuovamente con il potere regio[176]. Il nuovo Capitano spagnolo Miguel de la Torre succeduto a Murillo, no rispettò i sei mesi di tregua. Il 28 gennaio 1821 il Cabildo di Maracaibo aderendo, dopo una trattativa segreta, alla Grande Colombia, dichiarò tutta la Provincia di Maracaibo membro della Grande Colombia. Miguel de la Torre lo considerò un affronto al suo potere e alla tranquillità stabilita dall' armistizio ed ordinò al suo esercito di attaccare le posizioni della Grande Colombia. Simon Bolivar a capo do una armata di 7.000 uomini tutti preparati e ben addestrati fronteggiò e sconfisse di realisti nella battaglia di Carabobo (24 Giugno 1821).
La Spagna fu costretta a riconoscere la indipendenza del Venezuela e la sua inclusione nella Grande Colombia. Nel frattempo anche la provincia di Guayaquil (Ecuador) si ribellò alla Spagna. Nonostante gli aiuti di Bolivar e il corpo di spedizione comandato da Antonio José de Sucre la liberazione non progrediva.
Nel 1821 anche il territorio di Panama si rese indipendente dalla Spagna per opera del Colonnello José Fàbrega e si unì alla Colombia. Il 24 Maggio 1822 sconfitti i realisti nella battaglia di Pichicha Sucre riuscì a conquistare Quito rendendo indipendente quello che oggi è l' Ecuador.
Simon Bolivar si rivolse verso il Perù che era ancora nelle mani spagnole. Il 10 Febbraio 1824 Bolivar, Sucre e San Martin si incontrarono a Guayaquil e stabilirono un piano strategico che doveva portare alla liberazione piena di tutto il Perù. Il 10 Febbraio 1824 proclamato dittatore del Perù egli diresse le operazioni militari unificando il suo esercito e quello dei repubblicani peruviani rivolgendolo contro le truppe spagnole. La sconfitta degli Spagnoli della battaglia di Junin fu determinante per liberare le grandi città peruviane dalle forze spagnole (6 Agosto 1824). Il 9 Dicembre 1824 San Martin riuscì a sconfiggere definitivamente gli Spagnoli a Ayacucho. Questa vittoria significò la liberazione di tutti gli altipiani centrali del Perù dalla presenza spagnola e il riconoscimento della piena indipendenza di questo paese dalla corona di Spagna.
A seguito di questo Simon Bolivar, essendo troppo impegnato, essendo Presidente della Grande Colombia e anche del Perù, decise di liberare anche la parte a ridosso delle Ande che allora era conosciuta come Alto Perù, in cui rimanevano ancora dei presidi spagnoli e che non volevano cedere alla forze degli eserciti di Bolivar, avvalendosi dell' opera ei sui fedeli Generali Sucre e O'Connor. Il 6 Agosto 1825 l' Alto Perù era completamente liberato e il quanto Stato sovrano decise di chiamarsi Repubblica di Bolivar.
In quella data il progetto di indipendenza dell' America meridionale (parte settentrionale e centrale) di Bolivar si era realizzato e lui non rimaneva che lavorare per consolidare la loro indipendenza politica e procedere alla costruzione di una grande federazione che li unificasse tutti nello stesso Stato federale. Sotto di lui si era costituito uno Stato federale che aveva una popolazione di più di 20 milioni di persone e un territorio di 5 milioni e mezzo di chilometri quadrati. Con la Convenzione di Ocana riunitasi il ad aprile sino al giugno 1828 si cercò di superare i problemi di governabilità della debole federazione. Bolivar propose di introdurre il mandato a vita quale Presidente per la sua persona con il potere di designare il successore. Il Vice presidente Francisco Santander vi si oppose difendendo le linee fondamentali della Costituzione del 1821. Simon Bolivar, forte della sua popolarità, fece destituire il Vice-Presidente e ne abolì la carica. Il 27 Settembre 1828 si proclamò dittatore. Nel Settembre fu assaltato da un gruppo di ufficiali rivoltosi che si riferivano a Santander, fu ferito e dovette fuggire per salvare la vita. In questa vicenda fu determinante l' aiuto della sua compagna Manuela Saenz che non solo condivideva con lui la vita privata dal 1922 quando si erano incontrati, ma anche lo consigliava nelle questioni più spinose, facendo in modo che Simon Bolivar diventasse aperto e sostenitore della emancipazione femminile. La Saenz riuscì a ridurre al minimo il rischio di ferimento per Bolivar e lo salvò da sicura morte.
La fucilazione dei rivoltosi e la condanna all' esilio per Santander non furono che una vittoria momentanea. Tutta la classe dirigente della Grande Colombia si rivoltò contro Bolivar accusandolo di aver tradito gli ideali dell' inizio e di voler imporre una svolta autoritaria alla costituzione dello Stato. Il 20 gennaio 1830, in Congresso, egli rassegno le sue dimissioni, amareggiato dalle accuse provato dalla tubercolosi che lo aveva colpito. Nel frattempo aveva assistito ad atti formali di disgregazione di quello che lui aveva costruito: Il Perù (Dicembre 1929) si dichiarò contro di lui, il 13 gennaio 1830 il Venezuela si dichiarò indipendente dalla federazione. L' 8 maggio 1830 lasciò Bogotà diretto a Cartagena e li apprese che il Venezuela aveva rotto le relazioni con la Colombia sino a quando lui fosse rimasto sul territorio colombiano. Ritiratosi presso una tenuta vicina a Santa Marta fu colto dalla morte 17 Dicembre 1830. Nel suo testamento scrisse che sperava che la sua morte potesse servire a consolidare l' unità dello Stato che aveva costruito e che non si procedesse ad una frammentazioni in Stati sovrani indipendenti in contrasto con la politica di unità solidarietà e indipendenza che lui aveva sempre perseguito.
Riflessioni conclusive
L'opera di Simon Bolivar si concluse con la dissoluzione della Federazione dal lui istituita. Nel 1931 Venezuela, Columbia, Ecuador si dichiararono indipendenti. Il Perù e la Bolivia che si erano dichiarati, ancora vivente Bolivar, indipendenti altro non fecero che aumentare questa loro individualità contro tutto quello che invece la partecipazione alla federazione poteva significare. Bisogna ricordare che l' abolizione della schiavitù aveva impedito la continuazione della economia latifondista basata sul lavoro schiavista che gli Spagnoli avevano tollerato e anche incentivato. Questo primo fatto, assai rilevate, aveva messo in crisi i rapporti con i possidenti terrieri e i latifondisti in genere, i quali si trovavano nelle condizioni di subire una concorrenza sui prodotti agricoli degli Stati Uniti del sud molto più incisiva, dovuta al fatto che da loro la schiavitù era il modo legale di lavorare, sino alla seconda metà del XIX secolo. La difficoltà che incontrarono nei vari tentativi di riaprire le linee di commercio internazionale verso i tradizionali Stati europei, che comperavano il loro prodotti, fece passare una opinione, non vera, che fosse Simon Bolivar incapace di trattare con gli Stati europei, visto che durante la guerra questi non lo aveva aiutato nella sua impresa. Oltre a questi fatti si deve aggiungere che la popolazione composta da Indios e da creoli in maggioranza analfabeti era la massa più utilizzabile da coloro che non volevano questa forma di innovazione politico-sociale che Bolivar portava con sé. Per questo le rivolte contro i Repubblicani e contro lo stesso Bolivar erano montate ad arte da degli spregiudicati che aveva scoperto come manovrare queste masse contro una borghesia liberale e repubblicana che in concreto era una minoranza anche se influente. A tutto questo si aggiungeva anche le difficoltà di comunicazione che permetteva una grande difficoltà alla forze politiche congressuali di far attuare le leggi nelle parti più lontane della federazione. Si aggiunsero poi le guerre fra i membri. Il Paraguay, diventato indipendente nel 1811, si avvalse dell' arma della guerra contro la Bolivia per ottenere un territorio di confine Il territorio del Cacho. La Bolivia si dovette misurare con il Perù per affermare gli attuali confini nel versante del Pacifico delle Ande sotto la sua giurisdizione. Verso il 1850 gli Stati Uniti interessati alla costruzione del Canale di Panama operarono per rendere indipendente Panama dalla Colombia e ne fecero uno Stato sottomesso alla politica degli Stati Uniti. Bolivar poi aveva sempre diffidato della ampia autonomia locale concessa dalla Costituzione degli Stati Uniti agli Stati membri e alle loro amministrazioni interne, in quanto considerava l' America latina ancora impreparata per realizzare questa forma di democrazia. Questa ulteriore ragione fu un irrigidirsi del controllo del Governo del Presidente centrale sui vari Stati. Con la separazione fra i membri gli Stati membri ottennero il superamento di questa autorità superiore aborrita da molti di loro. Se da un lato si può dire che la vicenda di Simon Bolivar si sia conclusa con una disgregazione del suo Stato federale, anche se in esso era presente una forte componente autoritativa del Presidente, dall' alto lato non si può affermate che la vicenda Statunitense e la realizzazione degli Stati Uniti d' America non siano stati un modello ispiratore delle nuove istituzioni di indipendenza degli Stati del Sud America.
Il Messico, primo stato a dichiararsi contro la corona spagnola e a richiedere l' indipendenza sino al 1820 non poté ottenere una forma dichiarata di indipendenza. Con il Presidente Agostino de Iturbide riuscì a vedere riconosciuta dalla Spagna questa sua nuova condizione. Nello stesso anno Il Presidente Agostino de Irurbide si dichiarò imperatore del Messico. Nemmeno dieci mesi dopo questa solenne investitura, i repubblicani liberali capeggiati dal generale Antonio Lopez de Santa Anna lo destituì, dichiarando la repubblica e fece redigere una Costituzione federale per il Messico. Anche se il potere del Presidente era assai forte simile a quello di un dittatore, il Messico diventò un Stato federale con delle autonomie interne ben definite. La guerra con gli Stati Uniti per il Texas (1848), la sconfitta e la cessione di tutti i territori dalla California alla Florida, innestarono una nuova fase della rivoluzione liberale (1853) che condusse il Messico ad essere dichiarato Impero e assegnato dal principe tedesco Massimiliano d' Asburgo (1864), sostenuto dai Francesi e dall' loro Imperatore Napoleone III. Nel 1867 il liberale Benito Juarez a capo du un esercito di rivoluzionari messicani, catturato Massimiliano d' Asburgo alle porte di ,Santiago_de_Querétaro, mentre tentava di fuggire, lo fece condannare a morte e fucilare. Il nuovo Presidente in questo modo poté affermare che nessuna potenza straniera poteva imporre al Messico il regime politico. Gli stesso fece rivivere la Costituzione federale del 1857. In essa presero posto riforme liberali assai importanti dirette ad aumentare la laicità dello Stato e a diminuire il potere economico della Chiesa. IL Messico dopo Juarez rimase sempre uno Stato federale anche se il potere del Presidente non è limitato come quello del Presidente degli Stati Uniti.
Il Centro America vide anche nello stesso periodo una fase storica di Costituzione della Repubblica del Centro America, nella forma dello Stato Federale[177]. La federazione era composta da Costa Rica, Guatemala, Honduras, Salvador, Nicaragua. Dopo un periodo di assorbimento da parte del Messico il Costa Rica con la battaglia di Ocomogo riuscì a prevale ed ottenere la piena indipendenza[178]. Dal 1823 al 1840 la federazione condusse una vita assai difficile. Nel 1838 il Nicaragua si staccò dalla federazione. Lo seguirono il Honduras e il Costa Rica. Nel 1840 il San Salvador si dichiarò Stato indipendente concludendo l' esperienza federalista dell' America centrale.
L' ultimo fatto storico rilevante nella indipendenza del sud-America fu quello della Argentina. Jose de San Martin, collaboratore e seguace di Bolivar, già nel 1811 dal Perù si spinse sino al Cile per eliminare la presenza Spagnola nel sud del continente. Il Cile ottenne l' indipendenza nel 1817 e San Martin si occupò poi della indipendenza dell' Argentina. Dal 1814 al 1835 le truppe dei rivoluzionari riuscirono a sconfiggere gli Spagnoli e a costringerli a riconoscere l' indipendenza dell' Argentina dalla Corona spagnola (9 Luglio 1859). La lotta fra gli Unitari e i Federalisti impedirono all' Argentina di avere un assetto stabile sino al 1853 quando l' Assemblea costituente decise di far prevalere il principio federalista. L' Argentina, da quella data. é uno stato federale con un Presidente dotato di ampi poteri. Anche se in questi due secoli questo stato abbia subito diverse dittature e forme di violazione dei diritti umani come quelle dei desparecidos[179]. Restaurata la democrazia argentina il popolo ottenne che si facesse luce su questi fatti e ancora oggi sono in atto delle indagini e dei processi relativi a quei fatti (2017).
Dobbiamo ancora ricordare due Stati l' Uruguay e il Brasile.
Nel 1807 il re portoghese Giovanni VI fuggì con tutta la sua Corte e si rifugiò in Brasile, lasciando il Portogallo nelle mani degli Inglesi e dei Francesi intenti a combattersi. Sino al 1815, anno della sconfitta definitiva di Napoleone Bonaparte, il Brasile poté godere di una nuova condizione e non essere più una colonia del Portogallo. La presenza del Re e della Corte a Rio de Janeiro lo affrancarono da quella sua primitiva condizione permettendone l' apertura ai commerci e agli interessi di tutte le potenze europee. Da questo ne conseguì un periodo di grande sviluppo del commercio marittimo e della economia del Brasile che non aveva precedenti. Dal 1816 al 1820 il Brasile con una guerra quella contro Artigas riuscì a annettersi l' odierno Uruguay. Nel 1821 il Re Giovanni VI decise di ritornare in Portogallo e di lasciare il figlio Pietro in Brasile. Questa divisione di fatto della corona lusitana fece in modo che nel Brasile si instaurasse una Monarchia costituzionale. La morte di Giovanni VI in Portogallo, la necessità di assicurare alla figlia di Pietro I del Brasile, Maria II, la successione al nonno sul trono del Portogallo fecero cambiare le condizioni della monarchia brasiliana. Pietro I dovette abdicare lasciando la corona del Brasile, per poter succedere al padre in Portogallo e a sua volta insediare la figlia Maria (Maria II). Nel frattempo la sua abdicazione chiamava al trono brasiliano il figlio Pietro II di appena 14 anni. Diverse guerre segnarono questo periodo. La guerra con l' Argentina per il possesso della Banda oriental, ossia in territorio del Rio della Plata (1825-1828) che portò alla istituzione dello Stato dell' Uruguay e alla sua indipendenza dal Brasile. La guerra con il Paraguay che fece occupare e poi annettere al Brasile il territorio del fiume Apa che scorre tra il Paraguay e il Brasile (1870). Nel 1888 i movimenti repubblicani ottennero una grande vittoria riuscirono a far abolire la schiavitù. Nel 1889 il generale Deodoro da Fonseca pluridecorato generale brasiliano, che aveva combattuto nelle guerre elencate in precedenza, alleato dei liberali e dell' esercito riuscì con un colpo di stato incruento ad esautorare la Monarchia brasiliana. Mentre la stessa riparava in Europa egli si fece promotore della convocazione di una Assemblea costituente per la redazione di una nuova costituzione. L' assemblea scelse di darsi una costituzione federale e di denominare il Brasile Repubblica degli Stati Uniti del Brasile poi mutato in Repubblica federale del Brasile (1889), [180]. E' innegabile l' influenza degli Stati Uniti d' America e della sua costituzione in questa opera istituzionale. Anche qui, il generale da Fonseca decise che i poteri presidenziali non dovevano avere i limiti come quelli presenti in costituzione per il Presidente statunitense. Questa fu la ragione per cui, da un lato il potere esecutivo brasiliano funzionò e dall' altro furono possibili straripamenti di potere che tendevano all' eccesso e alla dittatura. La crisi sociale per primi decenni del XX secolo, le difficoltà nel realizzare una industrializzazione del paese, anche per le resistenze dei grandi latifondisti terrieri che sostenevano, assieme all' esercito, i vari governi permisero per lungo tempo Presidenti e governi autoritari. Questo però sempre nel quadro di istituzioni federali che poco alla volta misero radici il quel grande paese costituito da 200 milioni di abitanti su un territorio che misura 8 milioni e mezzo di chilometri quadrati. Non bisogna dimenticare che il cuore del Brasile centrale é la Foresta amazzonica quale polmone di rinnovamento ambientale della atmosfera di tutto il pianeta. La necessità odierna della sua conservazione e anche di permettere nuove forme di comunicazione e di insediamento fa si che il Governo federale spesse volte si sia scontrato non solo con gli ambientalisti ma anche con le popolazioni native che la abitano.
Quindi a conclusione possiamo dire che il Federalismo in America latina è presente ma non è stato capace di produrre una forma di unità continentale come invece fu possibile agli Stati Uniti d' America nonostante che fosse presente nella maggioranza degli Stati la lingua spagnola.
Integrazione europea[181]
Siamo giunti ora all' ultimo capitolo del percorso storico. Il Federalismo si é manifestato di recente nelle forme di un Movimento politico democratico in Europa e poiché é ancora in corso ha grande rilevanza al fine di completare la descrizione dei suoi aspetti storici principali e delle sue applicazioni giuridico-politiche. Deve essere ricordato che l' Integrazione politica europea viene confusa, talvolta, con altri fenomeni che la hanno interessata. Il primo e il più antico di essi é il tentativo di unificazione politica del continente che ha coinvolto i 45 Stati contemporanei che vennero considerati parte di questa realtà geografica. Il punto di inizio fu la caduta dell' Impero Romano d' Occidente (476 d. C.) al quale si sostituirono i Regni Romano-Barbarici che sono stati considerati i legittimi successori del potere romano e i continuatori della storia di quelle popolazioni romanizzate conquistate dai Barbari. Si devono ricordare di questo periodo per l' Italia gli Ostrogoti e i Longobardi. Per la Francia i Franchi. Per l' Inghilterra gli Angli. Di fronte alla scomparsa della civiltà romana e dello Stato Romano fu la Chiesa di Roma, attraverso l' opera di evangelizzazione dei suoi Ordini Monastici, ad unificare la coesione sociale con la conversione dei barbari, ancora pagani e a ricuperare la legislazione romana che fu a fondamento dello sviluppo del Diritto Pubblico barbarico e del Diritto civile di ogni Stato. Dopo pochi decenni soffrendo della parcellizzazione della vita sociale e politica l' Europa fu interessata da processi di unificazione politica in grandi Regni con forti dinastie che si tramandavano il regno per via successoria maschile e di primogenitura. Questo fu il modo in cui, in Europa, si costituirono delle potenti monarchie che avevano come scopo l' allargamento dei confini del loro Stato, se la forza militare lo permetteva, sino alla conquista di tutto il continente. L' Imperio carolingio fondato da Carlo Magno fu uno di questi più illustri esempi. Non per questo si deve ascrivere il progetto di Carlo Magno al Federalismo, perché non fu un processo democratico, non fu pacifico e alla sua morte ripropose, secondo la successione dinastica, la sua disgregazione in più di tre regni che si sostituirono all' Impero originario.
Il modello dell' Impero si ripropose successivamente in altri periodi storici come forma di Stato che unificava nella persona del Sovrano i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario. Attraverso il Consiglio della Corona alcuni potenti e influenti nobili riuscirono ad indirizzare il potere del Sovrano e guidare la politica estera della corona. Da qui la azione politica delle grandi monarchie europee guidate dalla Ragione di Stato e le guerre di espansione che queste perseguirono per lunghissimi anni. Le ultime e forse le più sanguinose furono le guerre di religione. Gli imperi furono la forma di governo del grandi possedimenti coloniali che, tra il XVI e XIX secolo, impegnarono gli Stati europei sino alla Prima guerra mondiale con la quale si aprì la fase conclusiva della decolonizzazione che si concluse all' indomani della fine della seconda guerra mondiale. Questi imperi come l' impero napoleonico costruito in forma di egemonia della Francia sugli altri Stati europei non possono essere considerati apporti al Federalismo, per il semplice fatto che non considerano il potere del popolo sovrano come determinante della volontà generale. Anche se Napoleone I Bonaparte disse che si trattava di applicare i principi della Rivoluzione francese, nel concreto si trattò di una egemonia delle classi politiche borghesi francesi che, attraverso lo strumento della guerra, pensarono di sottomettere tutti gli altri Regni europei. Le sei coalizioni antifrancesi, guidate dall' Inghilterra furono la risposta a questo disegno e la sconfitta di Waterloo (1815) determinò per l' Europa la ricostruzione degli Stati preesistenti, la cancellazione dei progressi attuati dalla Rivoluzione francese e la restaurazione dell' Ancien Régime. Furono necessari i movimenti risorgimentali e la proclamazione del principio di nazionalità perché l' Europa assumesse la fisionomia politica che oggi ha in Stati nazionali. I grandi imperi sopravvissuti alla furia napoleonica: Austro-ungarico, Russo, Turco, trovarono il loro declino e la disgregazione in Stati nazionali all' indomani della Pace di Parigi (1919) con la quale si concluse la prima guerra mondiale. Bisogna ricordare che si ascrive a questo gruppo anche la costruzione del Terzo Reich di Adolfo Hitler. L' unificazione di gran parte dell' Europa fatta da questo uomo e dalle sue armate, allo stesso modo degli altri imperi, ebbe una fine tragica con l' occupazione dell' Europa da parte delle potenze vincitrici: L' Unione Sovietica e gli Stati Uniti d' America anche se queste due erano accompagnate dalla Francia e dall' Inghilterra. La realtà fu chiara a tutti. Con la seconda guerra mondiale non furono distrutte le autonomie degli Stati europei, soltanto, sia vincitori sia vinti, ma anche fu distrutto quello che era il fondamento di un potere sul mondo che gli Stati europei ancora detenevano. Alla pace del 1945 seguì sino a quasi il 1970 una progressiva liberazione di tutti gli Stati coloniali e le loro rispettive dichiarazioni di indipendenza fecero disgregare quelli che erano i possedimenti coloniali in mano agli Stati europei. Quello che noi oggi possiamo constatare nella tabella allegata a in questo capitolo che illustra i collegamenti dalla Unione europea con vari Stati mondiali, è tutto quello che rimane di questo processo. Alcuni di queste ex colonie, con una decisione libera e di loro volontà, stabilirono di mantenere dei rapporti diversi ma stretti con la Madre-Patria, che oggi si sono rideterminati in rapporti con la Unione europea nel momento in cui la Madre-Patria a scelto di far parte di questa Unione.
L' integrazione europea, quando è intesa in modo tradizionale. Viene riferita al dopoguerra della Seconda guerra mondiale (1945). IN essa, però, sono uniti due aspetti: l' attività di integrazione promossa di governi degli Stati europei partecipanti e l' azione del Movimento federalista che si fece interprete delle esigenze del Popolo europeo. Da parte dei Governi si cercò di mantenere in piedi il potere residuo degli Stati anche se era chiaro a tutti che questi ultimi erano inadeguati per affrontare i problemi storici e politici che si presentavano del dopoguerra. In questo caso si parla di metodo intergovernativo. Al contrario i singoli cittadini sopravvissuti alla guerra e i popoli, nel loro complesso, degli Stati europei si resero conto che i problemi non potevano essere risolti se non creando un nuovo soggetto che fosse la fusione di tutti questi popoli in uno solo. Questa prima intuizione fu la base per la nascita del Movimento Federalista Europeo (1943) in Italia e per la realizzazione del Movimento Federalista dopo il 1945 in Europa. A questo movimento e alla sua base teorica bisogna attingere so vogliamo comprendere la vera essenza del Federalismo. In questo secondo caso, queste furono le basi per un nuovo modo di fare politica che fu denominato 'metodo comunitario', anche se nel metodo federalista si sia molto di più che conduce i singoli e gli attori collettivi (partiti, sindacati, associazioni professionali ecc.) a lottare politicamente per la conquista e la realizzazione di politiche istituzioni nuove federali in senso proprio.
Rimane una ultima considerazione. In questo ultimo periodo (2017) abbiamo assistito a forme di ribellione verso la Stato nazionale in Europa. La Catalogna si è opposta al governo di Madrid e ha dichiarato la sua indipendenza[182]. Fatti di questo genere sono le rivendicazioni di popolazioni minoritarie che nei secoli sono state divise, a pezzi, in vari Stati nazionali a causa della delimitazione dei confini che il più delle volte corrispondevano allo spartiacque di una catena di montagne o alla riva di un fiume e non al territorio concretamente abitato da una popolazione che per lingua tradizioni e storia si considerala una entità definita. Oggi che in Europa c' é una fase storico-politica di attenuazione degli Stati nazionali, senza che si sia arrivati alla realizzazione di uno Stato federale completo, possono emergere queste istanze che purtroppo non avendo una quadro costituzionale di riferimento non possono avere sbocco. Il Federalismo ci ha insegnato che il problema delle minoranze si può risolvere solo con il superamento dello Stato nazionale nel processo di formazione dello Stato federale, nel quale si trasforma lo Stato nazionale membro di uno Stato federale più ampio. All' interno di questo quadro costituzionale il popolo di quello Stato federale in formazione, con una giurisdizione elettorale continentale eleggerà i suoi rappresentanti e con la giurisdizione statale eleggerà i due senatori che rappresentano lo Stato membro. Nulla vieta che ci siano delle norme costituzionali che stabiliscano delle nuove forme di Stato interno dirette a superare questi fenomeni di divisione. In questo modo si va ad evitare che le parti in conflitto come la Catalogna e il Governo di Madrid siedano come avviene oggi in organi che dovrebbero esercitare l' arbitrato fra le parti, ruolo che dovrebbe essere del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo della Unione Europea.
Il periodo della utopia
Il problema della unificazione europea si pose nella mente degli studiosi che si interrogarono sulla disgregazione degli Stati in Europa e che non vedono una soluzione a portata di mano cercarono di proporre questa unificazione per strade diverse da quelle del conflitto armato. Essi furono dei solitari ma risposero, in modo reale e razionale, a questa esigenza storico-politica. Il suo numero non é conosciuto completamente per il fatto che in un primo periodo che viene definito come quello della utopia', vi fu un pullulare di persone e di studiosi che si chiesero se vi fosse un modo per unificare il continente. Molti di loro furono catalogati con i pacifisti, per il solo fatto di rifiutare l' uso della guerra. Nel concreto essi si sono sempre chiesti se l' equilibrio politico avesse una alternativa al doppio potere Impero-Chiesa che caratterizzò il periodo della Comunitas Christiana. La risposta razionale a questa esigenza fa di loro dei precursori del Federalismo.[183]
Pierre Dubois
Uno dei primi fu, sicuramente Pierre Dubois (1250-1321)[184] Giurista formatosi alla Università di Parigi e profondo conoscitore dell' opera di Marsilio da Padova che ne fu Rettore nel 1313. La Francia di questo periodo era quella dei Re Capetingi[185]. Si trattava di un Regno che a seguito della morte di Carlo Magno aveva avuto una storia di smembramenti e di divisioni che ne avevano fatto una terra in cui i feudatari si fronteggiavano fra di loro arrivando al numero di 15 negli anni in cui scriveva Dubois, i quali, per rivendicare diverse autonomie politiche, si opponevano al potere del re di Francia. La Francia sotto il dominio del re di allora Filippo IV detto il bello (1268-1314) era costituita dalla attuale Francia nord occidentale, mentre il resto del territorio francese era in mano ai vari feudatari. Infatti. prima dell' anno mille, i Normanni si erano insediati nella odierna Normandia ed erano stati riconosciuti dalla Corona francese come loro vassalli. Con la conquista dell' Inghilterra da parte di Guglielmo I il conquistatore (1066). a lui, non solo, rimase il titolo e il Ducato di Normandia, con relativa soggezione al Re di Francia, ma anche, essendo diventato il Re d' Inghilterra, ottenne un rango pari al quello del re francese. Questi presupposti non furono soltanto le ragioni per cui si combatté la Guerra dei cento anni ma anche le ragioni per cui re Francesi come Filippo IV incominciarono a trasformare lo Stato in una monarchia accentrata e nazionale. Questo sovrano trasferì i poteri di amministrazione e di riscossione delle imposte a dei suoi funzionari (i balivi) sottraendoli a quelli dei singoli feudatari. Si oppose al potere della Chiesa nel suo regno stabilendo che tutti i Vescovi e gli Abati nominati dal Papa dovevano prima essere scelti da lui. Impose la tassazione dello Stato su tutti i possedimenti ecclesiastici e decise di eliminare le proprietà del Papa (Avignone e circondario) riconducendole sotto il possesso della corona, con ira e scomuniche emanate dal Papa di allora Bonifacio VIII. Poiché l' Ordine dei Templari, le cui ricchezze erano ragguardevoli al quel tempo, si erano opposti al Papa al potere Clemente V ed erano stati dichiarati da lui eretici, decise di fiancheggiare il Papa e di conquistare tutte le proprietà dei Templari. Dopo aver catturato il Grande Maestro dell' Ordine Jacques de Molay ne decise ed fece eseguire la condanna al rogo (1314) a Parigi. Con la morte di Molay e l' incameramento dei beni di questo ordine, la corona si trovò ad essere molto potente tanto da essere temuta dai vari feudatari confinanti. Infatti sia la Normandia e l' Aquitania, possedimenti del Re d' Inghilterra (Edoardo III), e la Borgogna, furono i primi a schierarsi contro il re francese del tempo Giovanni il Buono (1337). Queste furono le prime azioni che diedero avviano alla guerra dei Cento anni che si concluderà con la pace di Picquiny (1453) e con l' acquisizione da parte del Re francese di tutti i possedimenti in mano al Re inglese. Rimane ancora una osservazione che deve essere scritta per completare il quadro storico corrispondente alla manifestazione delle prime considerazioni e riflessioni contro la guerra e alla ricerca di soluzioni politiche per il 'mantenimento della pace' in Europa. Si tratta del Sacro romano impero al tempo immediatamente successivo alla morte dell' Imperatore Federico II di Svevia (1259). In cui ad un aumento dei poteri di autonomia dei feudatari imperiali, quasi tutti tedeschi, si aggiunse anche una opera di trasformazione dell' Impero che lo portava a assomigliare di più ad uno Stato che ad una forma aggregativa di una unione monarchica. Si deve a Ludovico il Bavaro che per ragioni di riconoscimento della sua elezione ad Imperatore non cercò di farsi incoronare dal Papa di allora Giovanni XXII, ma dal rappresentante del Popolo romano Sciarra Colonna a Roma, asserendo che l' Impero era più importante della Chiesa e che la Chiesa apparteneva ad un ordinamento diverso da quello temporale dell' Impero. Le riforme approntate da Ludovico il Bavaro furono ispirate da Marsilio di Padova e dalle sue idee. Alla sua morte nel 1364 Carlo IV di Francia, eletto anti-Imperatore, non ebbe altra possibilità che rivendicare la sua legittima pretesa sui territori che l' Impero deteneva nella Francia settentrionale e continuare la politica dei suoi predecessori.
Regno di Francia | |
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Motto: Montjoye Sant Denis | |
Dati amministrativi | |
Nome completo | Regno dei Franchi, Regno di Francia |
Nome ufficiale | Regnum Francorum, Royaume de France |
Lingue ufficiali | latino, de facto francese |
Lingue parlate | antico francese, occitano, bretone, basco, olandese |
Capitale | Parigi (275.000 ab. / 1365) |
Dipendenze | Ducato d'Aquitania, Contea di Tolosa, Ducato di Bretagna, Ducato di Normandia, Regno d'Inghilterra, Stato pontificio |
Politica | |
Forma di Stato | Monarchia |
Forma di governo | Monarchia feudale |
Rex Francorum, Rex Franciae, Roi de France | Elenco |
Organi deliberativi | Limitati al ruolo legislativo: Stati Generali, Parlamenti provinciali |
Nascita | 4 luglio 987 con Ugo Capeto |
Causa | Ascesa al potere della dinastia dei Capetingi |
Fine | 29 agosto 1475 con Luigi XI di Francia |
Causa | Trattato di Picquigny |
Territorio e popolazione | |
Bacino geografico | Europa |
Territorio originale | Francia |
Massima estensione | 400.000 km² nel 1453 |
Popolazione | 7.000.000 nel 987, 16.000.000 nel 1226, 12.000.000 nel 1348 |
Economia | |
Valuta | Lira, scudo, franco |
Risorse | grano, cereali, uva, pastorizia |
Produzioni | grano, vino, tessuti, gioielli |
Commerci con | Repubblica di Venezia, Impero bizantino, Impero latino, Regno d'Inghilterra, Sacro Romano Impero |
Esportazioni | vino, drappi, gioielli, beni di lusso |
Importazioni | tessuti, beni di lusso, prodotti finiti |
Religione e società | |
Religioni preminenti | cattolicesimo |
Religione di Stato | cattolicesimo |
Religioni minoritarie | ebraismo |
Classi sociali | nobiltà, clero, Terzo Stato, contadini |
Evoluzione storica | |
Preceduto da | Regno dei Franchi Occidentali |
Succeduto da | Regno di Francia |
Il Quadro tracciato ci illustra come la Francia contemporanea a Pierre Dubois (1255-1321) fosse nel suo piccolo un coretto esempio di una piccola comunità internazionale retta dal principio della forza. Tutte le controversie fra i vari regnanti di quel periodo scaturivano, inevitabilmente, in una guerra diretta alla sopraffazione di uno di più contendenti per affermare la supremazia di uno di questi. Il vincitore, seguendo la ragion di Stato, poteva ingrandire i suoi possedimenti e aggiungere nuovi sudditi a quelli che già aveva assieme alle nuove terre. Questo era anche il comportamento dei Re inglesi che fra il 1150, sotto il Regno di Guglielmo I il Conquistatore (1028-1087), sino al 1307 sotto il suo successore Edoardo I (11239-1307), aveva riunificato un territorio che era più ampio dello stesso Regno di Francia governato da Filippo IV il Bello (1268-1314). La carriera di Dubois era incominciata con gli studi alla Università di Parigi[186] per diventare Giurista e avvocato. Era proseguita al servizio di Filippo il Bello ed é prova di una solida formazione giuridica, filosofica e teologica che allora la Università di Parigi sapeva fornire ai suoi studenti. Il clima intellettuale era quello della fine della lotta per le investiture fra Papato e Impero. Da una parte il Papa Bonifacio VIII (1235-1303) che intendeva restaurare il potere di imporre le imposte papali su tutte le diocesi dell' Impero in modo da garantire in modo autonomo le entrate della Chiesa di Roma. Dall' altra l' Imperatore regnante che voleva far passare i principi per cui l' impero si era emancipato dalla tutela papale alla fine della guerra delle investiture. Rex in regno suo est imperator (il re è nel suo regno imperatore) significa che il monarca non riconosceva sopra di se nessuna autorità se non quella del suo rapporto con Dio e non assolutamente la mediazione di una forma di tutela papale. Rex, in regno suo est legibus solutus (il re nel suo regno non è subordinato alle leggi) voleva affermare che il monarca aveva il pieno potere di decidere tutto quello che credeva. Le stesse azioni contro la morale e l' etica cristiana diventavano lecite come lo sciogliere e confiscare i beni delle congregazioni religiose presenti sul suo territorio. Il Papa da parte sua voleva invece affermare che il diritto doveva scaturire da una osservanza e applicazione della legge di Dio e quindi questa doveva essere fornita e interpretata dalla Chiesa e dal suo legittimo rappresentante il Papa. Sono di questo periodo le posizioni degli studiosi che sostengono il ruolo temporale della Chiesa e la necessità per l' Impero di sottomettersi al giudizio dei Papa (San Tommaso d' Aquino). Dall' altra ci sono studiosi, come lo stesso Dubois, che sulla base delle nuove conoscenze giuridiche che nascono dallo studio del Diritto romano pubblico non riconoscono altro valore che al diritto positivo ossia a quello che ogni monarca promulga nel suo regno, anche se riconoscono al Diritto Romano il valore di Diritto comune perché uguale e fondante di tutti i diritti a quel tempo applicati nei vari regni. Partendo da queste posizioni si arrivò anche alla diffusione di vari libelli che sostennero il retto diritto dei principi cristiani di conquistare la Terra Santa e di portavi la guerra con le crociate.
Sotto Filippo IV il bello di Francia la situazione generale si ripropose nel regno di Francia. Il re volle scardinare il sistema delle imposte ecclesiastiche e sostituirvi quello che lui aveva istituito. di nomina regia, attraverso i suoi funzionari che regolava e forniva le rendite e le tasse nella casse regie. Uno dei primi sostenitori di questo nuovo corso del re è proprio Pierre Dubois che assieme a Guglielmo di Nogaret (1260-1314) redassero il corpo teorico di disposizioni che fondarono la dottrina politica del regalismo formulazione giuridica di tutti questi principi. Oltre a queste norme Perre Dubois sostenne che era necessario che il Re disponesse di un esercito professionale pagato dalle casse regie in modo da rendere se stesso e il suo Regno autonomo dai suoi feudatari in materia di difesa. Sostenne pure che l' istruzione doveva essere data dalla corona a tutti comprese le donne perché questa rendeva più forte e più coscienti i sudditi rispetto alla corona. L' opera che lo rese famoso fu Sommaria brevis ed compendiosa doctrina felicis expeditionis et abbreviationis guerrarum et litium Regni francorum.(1300)[187] Pierre Dubois, con questa sua opera, volle all' inizio del XIV secolo affrontare uno dei problemi che sembrava insoluto: 'come prevenire e risolvere i conflitti fra le varie monarchie esistenti sul suolo francese senza utilizzare lo strumento della guerra. Diversamente da studiosi a lui coevi come Dante Alighieri, non si pose il problema della organicità della Communitas Christiana e riuscì ad escluderlo dal contesto della sua indagine. Questo fatto era stato l' ostacolo più grande per il potere imperiale e la ragione della guerra delle investiture con la quale Papato e Impero avevano deciso di risolvere la coabitazione al vertice di questa Communitas. Inoltre, ancora in quegli anni, tutti gli studiosi e anche la San Tommaso d' Aquino, consideravano Communitas come un corpo sociale nel quale alla non tutela della singola persona (il suddito) corrispondeva però una naturale e innata solidarietà sociale degli Stati membri e delle loro rispettive monarchie. Ad una investigazione puntuale della natura e delle cause delle guerre in Francia, Dubois giunse a configurare il contesto degli Stati interessati non come un corpo sociale ma come una comunità di Stati fra di loro paritari e sottoposti a rapporti di forza. Per il tempo questo era un modo di pensare rivoluzionario perché faceva vedere che non era l' autorità dell' Imperatore o del Papa che permettesse di appianare i conflitti quando si manifestavano, ma questi venivano risolti soltanto con lo scontro degli eserciti delle rispettive parti e la sconfitta di uno dei due belligeranti. La Guerra dei 100 anni iniziata pochi anni dopo la sua morte e circa 30 anni dopo la pubblicazione di questa opera fu la prova che questo modo di interpretare le relazioni internazionali era aderente alla realtà storica del tempo, mentre strutture ideologiche come quelle dell' Impero degli Svevi e dei Principi tedeschi che precedettero l' insediamento degli Asburgo sul trono imperiale erano frutto di lucubrazioni intellettuali che non avevano nulla da spartire con la realtà. Dubois tirò diritto e da questo primo modo di vedere le cose escluse anche la gerarchia fra i Monarchi. Verso la fine del Medioevo, a seguito delle Crociate, proprio per impedire delle ritorsioni armate, si procedette da parte dei Monarchi al frazionamento del Regno in varie parti: Marche, Ducati, Contee assegnandone ciascuna ai propri figli o ai generi in caso di matrimonio con alcune delle loro figlie proprio per evitare l' invio in convento delle donne (primo sistema per la risoluzione delle eredità monarchiche nell' alto medioevo), e le conseguenti rivendicazioni dei fratelli contro gli altri assegnatari. Proverbiale fu la ripartizione dell' Impero dopo la morte di Carlo Magno (814) che nel periodo di un secolo determinò la frammentazione della Francia in quella dei regni contemporanei al nostro scrittore. Per questa ultima ragione si venne a stabilire, negli ultimi decenni del XIII secolo, una prassi che il livello inferiore, come fu la Normandia e l' Aquitania, anche se istituzionalizzato con un grado inferiore nei confronti della Monarchia Francese avesse una piena libertà di azione pari a quella del Re. Infatti la Normandia era un Ducato sottomesso al regno di Francia. In quegli anni la realtà storica era assai mutata. Un Ducato come la Normandia era essai più esteso del Regno Francese aveva più abitanti e godeva di una economia molto più potente. Inoltre il potere assoluto dei Normanni diventati Re d' Inghilterra, non solo ne aveva aumentato la potenza e il rango ma anche una forza militare organizzata di tutta rilevanza che i Re francesi non potevano trascurare. Pierre Dubois riuscì quindi a scrivere che uno Stato interno al territorio francese, indipendentemente dai rango del Monarca, valeva. nelle relazioni internazionali poste in essere, per la sua reale potenza economico-militare e di potere di alleanza che ne faceva un temibile avversario per tutti quelli che erano suoi confinanti. Questo veniva provato da fatti storici come quello in cui il Re Francese Filippo II Augusto (1214) era potuto prevalere sul Duca di Normandia, l' Imperatore Ottone III e di Duca di Fiandra nella battaglia di Bouvines riuscendo a riaffermare il suo potere e i confini del suo Regno[188].
Partendo da questi presupposti, la pluralità dei soggetti agenti nelle relazioni internazionali e il loro uso della forza per la soluzione dei conflitti, Pierre Dubois propose di costruire una nuova istituzione che fosse un Consiglio in cui sedevano tutti i monarchi presenti sul territorio francese, il quale godesse di una sua autonomia finanziaria e potesse gestire dei progetti comuni a nome e per tutti i membri. Il presidente fu stabilito che fosse il Re di Francia, in quanto quello che aveva maggiori responsabilità verso il resto della Europa di allora. Questo Presidente, non solo doveva coordinare queste cose, ma anche esercitare un arbitrato fra i membri cercando la soluzione ai conflitti che sorgevano fra i membri e utilizzando la potenza del Consiglio per sostenere la ragione del diritto contro la forza e l' attuazione di disegni di potenza dei singoli suoi membri. L' opera muova per il tempo fece grande scalpore. Sicuramente coloro che costruirono le prime istituzioni svizzere[189] quasi coeve con questa pubblicazione conoscevano le sue argomentazioni. In Francia e nei ducati vicini non vi furono altre dichiarazioni se non di assenso di principio ma nulla venne realizzato. Questa prima formulazione di istituzioni per la pace in Europa, come abbiamo detto fu sicuramente un primo esempio di tentativo di bandire la guerra, ma non ottenne i risultati sperati. Si deve sottolineare che non andò oltre il tentativo intellettuale di colui che si rivolge a potenti di turno per la sua attuazione. La storiografia ha definito questi tentativi come le opere dei 'Consiglieri del Principe' i quali affidandosi all' ascendente ottenuto su un monarca lo usano per proporre delle idee innovative. Esempi di questo tipo furono molti nel periodo in esame. Le critiche che possono essere fatte sono semplici. Tutti questi progetti devono essere il risultato da una analisi della situazione reale (e questo lo fu), ma la stessa situazione deve essere di crisi. Se la situazione era stabile al punto che Filippo IV di Francia non presagiva che il suo Regno e i suoi successori sarebbero stati coinvolti in una Guerra come fu quella dei 100 anni, nulla poté essere attuato per il semplice fatto che in una situazione di normalità nessuno va a scombinare le istituzioni con la realizzazione di quelle nuove e per di più sovrastatali che avrebbero, immancabilmente richiesto, adattamenti anche dolorosi delle istituzioni dei vari Stati coinvolti. Poi era richiesta la volontà politica che mancò perché la Francia che era risultata vincitrice non aveva nessun interesse ad indebolire la sua situazione di potenza a vantaggio degli sconfitti. In ultimo il progetto di Pierre Dubois mancò di una elemento necessario, scoperto molto più in là nel tempo, che la forza per progredire su questa strada deve essere sostenuta da forze politiche autonome. Deve essere indipendente dal potere dei singoli Stati coinvolti. Queste forze politiche proprio per questa loro condizione possono agire in autonomia e portare avanti il progetto comune.
Erasmo da Rotterdam
Nel XVI secolo vi fu in grande umanista Erasmo da Rotterdam (1466-1536) che ebbe una grande influenza sul problema della guerra e la sua concezione.
Per comprendere al sua biografia dobbiamo richiamare alcune cose già scritte sul Ducato di Borgogna di cui Erasmo era suddito. Il Ducato conobbe una periodo si splendore dovuto alla politica lungimirante del suo Duca Carlo I il Temerario (1433-1477). la sua politica a favore delle arti e degli studi fu pari a quella di sostegno alle vie commerciali che da Anversa veicolavano le merci che arrivavano dalle colonie degli imperi Spagnolo e Portoghese e che rendevano questa parte di Europa la più ricca e florida del continente. La morte in battaglia di Carlo in Temerario sotto le mura di Nancy (1477) non solo fece scomparire il progetto di un Regno della Europa centrale plurilingue, ricco e potente, ma lasciò sola la figlia Maria di Borgogna (1457-1482) alla mercé dei Consiglieri del regno, degli amici del re di Francia Luigi XI (1423-1483) il quale, volendo sfruttare la debolezza della erede di Carlo, non solo voleva la Borgogna francese ma anche tutto il Regno comprese le ricce terre dei Paesi Bassi. Maria non si perse d' animo. Prima di tutto concesse ai Paesi Bassi il Gran Privilegio una concessione ducale di piena autonomia che si concretizzava in un autogoverno delle provincie olandesi e fiamminghe rappresentate in due camere. La Prima bassa in cui erano eletti i rappresentati di tutta la regione e la seconda alta in cui sedevano i rappresentanti delle singole provincie. Poi decise di sposare Massimiliano d' Asburgo (1459-1519) figlio dell' Imperatore Federico III d' Asburgo (1415-1493). Il matrimonio fu felice a permise a Massimiliano di difendere i possedimenti di Maria dalle mire del Re francese. Con la battaglia di Guinegatte (17 Agosto 1479) Massimiliano ottenne una importante e definitiva vittoria sull' esercito francese di Luigi XI e poté ridefinire la questione dei possedimenti nel Trattato di Arras (1482) e di Senlis (1493).
Asburgo (inclusa la parte colorata a tratteggio)
Engilberto di Clèves, conte di Nevers (vassallo sia del Re di Francia per il Nevers, che dell'Imperatore per Clèves
Erasmo aveva circa 11 anni quando Carlo il Temerario morì e per questo fu coinvolto come tutti gli Olandesi in questa guerra di successione borgognona che rese oltremodo difficile la sue giovinezza. Figlio di un prete e di una donna della borghesia, figlia di un medico, si trovò orfano con in fratello maggiore nel 1483. I tutori li spinsero alla carriera ecclesiastica e per questo egli entrò nel Convento Agostiniano di Steyn presso Gouda. Nel 1492 fu ordinato e preposto quale Canonico di Steyn. Poiché il Vescovo di Cambrai lo voleva come segretario egli riuscì in questo modo a farsi inviare all' Università di Parigi per studiare teologia. Dal 1495 al 1499 studiò in questa Università senza riuscire a laurearsi. Erasmo ricorda che i teologi, seguaci di Duns Scoto, privilegiavano le speculazioni intellettuali i quali non collegavano più la teologia alla sacra scrittura e questo lo facevo soffrire e gli impediva di esprimere se stesso. Questo periodo sicuramente infruttuoso per il nostro non gli impedì di collegarsi a tanti dotti che il quel periodo in Europa riscoprivano il valore e i testi della letteratura classica sia greca che latina, al punto di farne in giardino interiore in cui vivere. Egli, buon latinista, divenne per queste ragioni, anche un buon conoscitore del greco. Scambiando le sue conoscenze con questi dotti divenne amico di alcuni di questi: Fausto Anderlini (1462-1519), Robert Gaugin (1433-1501), Tommaso Moro (1478-1535), William Grocyn (1446-1519), Thomas Linacre (1460-1584) che tanto contribuirono al sua arricchimento culturale. Nel 1499 lasciò Parigi per l' Inghilterra dove studiò e vi risiedette sino alla fine dell' anno per poi fare ritorno a Parigi. Conseguita la laurea in Teologia all' Università di Torino il 4 Settembre 1506 incominciò un viaggio in Italia che lo portò a conoscere Venezia, Padova, Siena, Napoli e Roma. Nel 1509 partì da Roma per l' Inghilterra dove si fermò dal 1509 al 1514 quando riprese la via del ritorno per stabilirsi a Lovanio dove fu raggiunto da un ordine del Priore di Steyn che lo voleva in convento. Erasmo si dichiarò non idoneo alla vita del convento e ottenne di stabilirsi a Basilea dove c' era anche l' editore dei suoi libri Johan Froben.
Erasmo non aveva mai fatto mistero della sua avversità alla guerra come strumento di risoluzione delle controversie, proprio per il fatto che la prima parte della sua vita era stata segnata dalle difficoltà e dalla ristrettezza di mezzi che esse causavano. Da buon teologo ancorato alla parola della sacra scrittura egli partì sempre dal comandamento di Dio dato a Noè dopo il diluvio che indicava alla nuova umanità uno dei doveri fondamentali il non uccidere. Egli interpretava questo comandamento come assoluto e quindi non accettava la distinzione che in Teologia dichiarava in quel periodo tra la guerra giusta e la guerra ingiusta. Per Erasmo tutte le guerre erano ingiuste. Per tenere fede a questo suo principio egli si espose a scrivere ai vari potenti del tempo al fine di prevenire forme di guerra che essi potevano a avevano intenzione di praticare. Infatti Massimiliano I d' Asburgo era riuscito con una buona politica matrimoniale ad allargare le alleanze familiari. Suo figlio primogenito Filippo d' Asburgo (1478-1506) detto il bello si era sposato con la figlia del re di Spagna Ferdinando II (1452-1516) Giovanna detta la pazza (1479-1555). La sorella Margherita di Asburgo, invece, sposò il fratello di Giovanna Giovanni (1478-1497) Poiché alla morte del padre Ferdinando visti gli attriti fra Il marito di Giovanna Filippo e il cognato si sarebbe potuta sviluppare una guerra per la successione spagnola Erasmo scrisse una lettera (1504) a Filippo d' Asburgo invitandolo a non percorrere la via della guerra ma a considerare che con la costruzione della pace e la concordia egli avrebbe potuto garantire alla Spagna e al Ducato di Borgogna tempi più floridi che con vittorie e annessioni militari. La morte di Filippo (1506) e la interdizione di sua moglie Giovanna a causa della sua malattia furono cause risolutive di questo paventato conflitto. Lo stesso Giovanni pretendente al trono spagnolo mori il 1497 in modo improvviso lasciando vedova Maria dì Asburgo che si prese cura del nipote figlio di Filippo e Giovanna CarloCarlo_V_d'Asburgo, il futuro imperatore. Nel 1514 Erasmo scrisse un breve scritto diretto al Vescovo di Cambrai Jacques de Croy (1503-1516) diretto a sconsigliarlo di sostenere la Lega di Cambrai ed a invitarlo a esercitare la sua influenza per raggiungere una pace condivisa fra i componenti della lega e Venezia che era dipinta come uno dei mali del tempo. Lo stesso papa Giulio II si sentì contrariato da questo scritto. Ma alla fine dopo alcuni anni dal 1508-1511 per un cambio di alleanze fra la Francia da una parte e lo schieramento con i veneziani da parte della Chiesa e dell' Impero la guerra finì. Lo scritto diventato pubblico nel 1514 provò la tensione pacifista di Erasmo e lo collocò fra gli studiosi che la Chiesa di Roma non tollerava. Nel 1515 egli scrisse un breve componimento contenuto negli Adagia in cui coniò il motto che la guerra è bella per coloro che non la conoscono[190]. Le sua condanna della guerra dichiarata assurda e irrazionale fu riproposta diverse volte nello scritto Istitutio Principis Christiani (1516) opera che lui dedicò al futuro Imperatore Carlo V che, a quel tempo, aveva diciasette anni e residente a Bruxelles, di cui Erasmo era diventato uno dei precettori. E' del 1517 la Querela Pacis (Lamento della Pace) in cui Erasmo nel dialogo fra la pace e la guerra fa invitare i governanti, gli ecclesiastici e i maestri ad istruire tutti sulla vera dottrina cristiana che è la pratica della pace in ogni sua forma: nella relazioni personali, nella famiglia, delle Istituzioni e fra gli Stati. Egli fa concludere lo scritto con l' affermazione che solo dopo aver fatto tutto questo la società cristiana si potrà dirsi tale perché praticherebbe quelli che sono i veri insegnamenti del Vangelo. Anche Erasmo appartiene alla categoria dei consiglieri del Principe ma non si occupa di problemi giuridici. Non usa la razionalità per la soluzione dei conflitti con altri mezzi che non siano l' uso della forza. Per lui quello che conta è la trasformazione del cuore dell' uomo. Questo è e diventerà il fondamento di una nuova umanità.
Questi due precursori delle linee di pensiero politico e filosofica sono quelle che caratterizzano il periodo della utopia' perché sono costituite da buone idee ma che non hanno la forza per affermarsi autonomamente anche se sono condivise da piccole ma combattive minoranze come quella svizzera e quella olandese di cui abbiamo già scritto.
Il duello fra l' Imperatore Carlo V e il Re di di Francia Francesco I
La storia di questo periodo, per l' Europa fu molto travagliata. Alla morte di Massimiliano d' Asburgo Imperatore del Sacro romano impero (1519) Carlo V (1500-1558) divenne il Re del Regno asburgico che allora si estendeva oltre l' Austria e comprendeva parte della Svizzera tedesca, della Ungheria e della Boemia. Di conseguenza fu eletto imperatore al posto di suo nonno Massimiliano e incoronato come tale ad Aquisgrana (1520). Nel 1517, dopo aver incontrato la madre Giovanna detta la pazza, in Spagna della sua residenza di confinamento Carlo, aveva assunto anche il titolo di re di Spagna, e per nome e per conto della madre esercitò il potere anche in questo Stato e nelle sue colonie che si estendevano in tutto il mondo allora conosciuto. Questa conclusione delle successioni dinastiche determinarono una accerchiamento concreto della Francia di Francesco I e quindi la necessità, per il re francese, di difendere l' autonomia e l' indipendenza del proprio Stato dalle mire di sottomissione che l' Imperatore e la corte imperiale portava avanti. Alla situazione contribuiva anche la inesperienza dell' Imperatore Carlo V, allora diciannovenne, educato dalla zia Margherita nelle Fiandre, molto legato ai suoi consiglieri e maestri e alla sua corte tutta fiamminga. Dopo la rivolta degli Spagnoli di quel periodo l' Imperatore fu costretto a rivedere la sua politica e ad allargare il suo Consiglio anche agli Spagnoli che intendevano prevalere sulla Francia che già con Francesco I intendevano rivaleggiare nelle colonie americane. Questa situazione di partenza fu l' esca che accese il fuoco di una guerra lunga fra la Francia e l' Impero. Nel 1515 Francesco I fu determinante per la vittoria dei Francesi alleati con Francesco Sforza e l' esercito di Venezia contro i Confederati svizzeri e con le battaglie di Melegnano (1515) e di Pavia (1525) riuscì a limitare il potere dell' Imperatore Carlo V e mantenere il Ducato di Milano in mano agli Sforza sebbene questo ultime avesse doluto cedere il Canton Ticino alla Svizzera. La cattura di Francesco I nella battaglia di Pavia il suo trasferimento e la prigionia per una anno in Spagna, il versamento di un riscatto e la firma del Trattato di Madrid (1526) in cui la Francia di impegnava a rinunciare alle pretese sulla Artrois le Fiandre e la Borgogna non lo fermarono. Dalle vicende della Lega di Cognac voluta da Papa Clemente VII, limitato dalla prigionia dei propri figli in mano all' Imperatore, l' impegno di Francesco I fu limitato al punto che non poté intervenire contro l' esercito imperiale che saccheggiò Firenze e Roma. Il Trattato di Cambrai (1529) che concluse questa seconda fase pose saldamente nelle mani del re la Borgogna. La guerra continuò anche alla morte di Francesco I (1547) coinvolgendo la Francia di Enrico II e l' Imperatore Carlo V e il figlio di lui Filippo II di Spagna che successe a Carlo V nel 1555. Con la Pace di Cateau Cambresis (1559)la Francia rinunciò ai sui disegni espansionistici in Italia e accettò di ricostruire il Ducato di Savoia di fronte al riconoscimento della sua completa indipendenza dall' Impero e riconosciuta con la stessa dignità di uno Stato sovrano. Se queste erano state le Guerre dinastiche in Europa non da meno furono altri due fatti correlati il primo fu lo scoppiare della Riforma protestante (1517) che venne aperta dalla affissione alle porte della Cattedrale di Wittenberg delle 95 tesi di Lutero. L' aspetto storico politico che accompagnò il prevalere della Riforma sulla sudditanza al Papato fu determinato dalla volontà di alcuni Principi tedeschi elettori dell' Imperatore di abbracciare la riforma e confiscare i beni della Chiesa[191], sciogliere i conventi e rinviare alle loro case di origine Preti, Frati e Suore che, in essi, avevano abbracciato la vita monastica. Alla reazione della Chiesa guidata dal Papa si aggiunse anche la dichiarazione di adesione alla Riforma di alcuni di questi potenti signori tedeschi che si opposero fermamente all' Imperatore Carlo V come il protettore di Martin Lutero Federico III di Sassonia.[192]
Nonostante la Dieta di Worms che dichiarò Martin Lutero eretico e che invitava chiunque a catturarlo e ucciderlo, lo stesso Federico di Sassonia fece in modo che non fosse in pericolo. Lo fece rapire lungo la strada che lo riportava in Sassonia, lo fece condurre nel suo Castello di Wartburg. Nei giorni che seguirono fece in modo che il popolo trovasse il corpo di un monaco accoltellato nel fiume che passava vicino nella città di Eisenach (Turingia), dove si trova il castello, al fine di diffondere la voce che Martin Lutero era stato ucciso. In quei 10 mesi il monaco fece la traduzione in tedesco del Nuovo Testamento che rappresentò uno dei capisaldi della Riforma perché permetteva a tutti di poter accedere alla Sacre scritture nella propria lingua nativa. A quel tempo solo gli ecclesiastici, non le suore, potevano accedere e leggere le sacre scritture quasi sempre in latino[193]. Nonostante le prese di posizione del Concilio di Trento sulle Chiese protestanti che si stavano diffondendo (1545) i Principi Tedeschi costituirono la Lega di Samalcalda, formatasi nel 1531. Con la battaglia di Mulhberg (1547) che si concluse con la sconfitta dell' Elettore di Sassonia Carlo Federico e la sua riduzione di cattività a vita l' Imperatore Carlo V non riuscì a risolvere il problema della divisione delle terre tedesche fra Cattolici e Protestanti. Solo con la Pace di Augusta (1555) Carlo V fu costretto a riconoscere il diritto dei Principi protestanti a professare la propria fede e a applicare ai loro sudditi in principio cuius regio eius religio (Quale sia la religione del Sovrano tale deve essere quella dei sudditi).
La Pace di Westfalia
Da quel momento l' Europa divenne sede di innumerevoli migrazioni forzate. I sudditi di un sovrano cattolico che erano protestanti dovettero emigrare in un regno il cui monarca professasse il protestantesimo e viceversa. Poiché non tutte le confessioni protestanti erano stabili, molte di loro di nuova concezione trovarono persecuzioni e molte di queste, come abbiamo già scritto, produssero emigrazioni di famiglie intere, Un numero ingente di persone, appartenenti a queste confessioni, decise di emigare verso le terre americane, nelle quali, almeno, non esistevano i retaggi medievali della servitù della gleba. Una di queste guerre che determinò una emigrazione di massa, fu la Guerra degli 80 anni (1568-1848) che contrappose gli Spagnoli agli Olandesi alla ricerca di una loro configurazione di Stato sovrano nella forma di uno Stato confederale. Con la pace di Westfalia possiamo dire che si chiuse il periodo delle guerre di religione con due risultati importanti che la Chiesa cattolica e la sua Corte Papale rinunciarono al disegno di voler prevalere sulle altre fedi cristiane, vero motivo del lavorio diplomatico della Santa Sede sia Verso l' Impero sia verso Monarchie devote e profondamente legate al Papa come quella Spagnola e Asburgica. E in secondo la sconfitta del disegno di restaurazione dell' Impero in una piramide di potere che ricollocasse le istanze di sovranità dei monarchi europei. Westfalia riconobbe la piena parità fra le monarchie europee, indipendentemente dal loro stesso impero coloniale, sancendo la nascita nelle relazioni internazionali del principio di equilibrio'[194].
William Penn
Nel secolo XVII e all' inizio del XVIII si colloca una figura molto importante della storia europea. Si tratta dell' inglese William Penn (1644-1718)[195].
Figlio dell' Ammiraglio William Penn (1621-1670). che si era distinto nella guerra Anglo Spagnola (1655-1660) in cui conquistò la isola caraibica di Giamainca Il 13 Giugno 1655 Willian Penn (Padre) divenne famoso per aver comandato sotto l' autorita Giacono di York, fratello minore del Re Carlo II di Inghilterra, la flotta inglese al largo della città di Lowestoff (1665). La flotta olandese comandata dall' Ammiraglio Jacob van Wassenaer Obdam con una manovra sfavorevole si trovò sotto il fuoco dei cannoni di Penn e venne distrutta quasi completamente. L' Ammiraglio si era dichiarato Roundhead ossia seguace di Olivier Cromwell (1559-1658) e su queste posizioni era stato utilizzato nella guerra civile inglese (1642-1651) e nelle guerre in cui l' Inghilterra era stata coinvolta. Nel 1649 Olivier Cromwell fece votare dal Parlamento la condanna a Morte del Re Carlo I. Dopo la sua esecuzione egli assunse i poteri del Lord protector, in concreto poteri dittatoriali, ma si impegnò perché le confessioni minoritarie Cattolica, Calvinista, Evangelica, Presbiteriana fossero tollerate in una in Inghilterra anglicana e puritana. Si adoperò anche per il ritorno in Inghilterra degli Ebrei cacciati circa un secolo prima. Alla morte di Cromwell (1658) l' ammiraglio Penn ricevette dal Parlamento l' ordine di andare a prendere il Re Carlo II (1630-1685) in Olanda e di riportarlo da Breda a Dover e poi a Londra (1660). Sir William Penn per questi servigi fu nominato membro permanente del Consiglio della Marina.
Il figlio dell' ammiraglio, di cui ci occupiamo, nella sua giovinezza si trovò ad essere testimone di questa ascesa del padre. In quegli anni in Inghilterra si era formata una nuova Confessione cristiana il Quaccherismo il cui fondatore George Fox (1624-1642) era stato diverse volte carcerato, condannato a morte, e dopo essere stato graziato, costretto a viaggiare in altri paesi. Alla sua morte il giovane Penn venne scelto dalla Comunità quacchera inglese come predicatore e come rappresentante. A 25 anni egli pensò di opporsi all' ambiente Puritano inglese con delle dichiarazioni che furono considerate disfattiste per il tempo e per di più contrarie alla ricerca di una unità del Regno, compromettendo l' opera di Carlo II e del Parlamento del tempo dirette a fondare una pace religiosa e sociale basata su tre colonne: Monarchia, Parlamento, Esercito. William Penn dichiarava che la fede cristiana professata dai Quaccheri non poteva sottomettersi alla Chiesa istituzione, perché non riconoscevano nessuna autorità ecclesiastica sopraordinata, ma si sottomettevano solo alla parola contenuta nella Sacra scrittura'. Il Re e la Corte, al contrario, volevano rinforzare il ruolo della Chiesa Anglicana di Stato. In più, la Comunità quacchera, riconoscendo solo la suprema autorità di Dio, si rifiutavano di giurare la fedeltà al Re, cosa che per il tempo era rivoluzionaria perché negava il diritto divino del Sovrano a governare. Accanto a queste affermazioni tutti i Quaccheri e lo stesso William Penn si dichiaravano pacifisti giudicando ogni forma di guerra come una forma di omicidio di massa e contraria ai comandamenti che Dio aveva dato all' umanità. Da questo il sistematico rifiuti di tutti i Quaccheri di combattere, essere arruolati nell' esercito e in marina. Nel 1665 vi fu l' epidemia di peste in Inghilterra che suscitò molti risentimenti perché il popolo collegava l' epidemia ad un castigo mandato da Dio a causa dei molti eretici che si palesavamo nel paese. A questa seguì nel 2 Settembre 1666 l' incendio di Londra in cui buona parte della città andò bruciata compresa la cattredale di St. Paul. Anche in questo caso accanto al sospetto, mai verificato, di una azione dei cattolici inglesi contro la Chiesa Anglicana si aggiunsero i sospetti contro tutte le minoranze evangeliche riformate presenti.
Nel 1668, a Londra, William Penn pubblicò il libro Non Cross, No Crown (niente croce , niente corona) (1669) che gli valse la prigionia nella Torre di Londra per otto mesi. Il fatto fu conseguenza dell' attacco alla Chiesa Anglicana e alla dichiarata opposizione al dogma della Trinità[196]. Per i Quaccheri, non solo per loro ma cnche per altri gruppi confessionali evangelici di allora, l' unicità di Dio si raggiungeva negando la Trinità delle Sacre Persone e sostituendola con la triade delle manifestazioni di Dio: Padre, la Parola e lo Spirito. La parola era presente nelle scritture e lo Spirito veniva donato da Dio agli uomini che lui sceglieva perché diventassero suoi credenti[197]. Chi faceva la professione di fede era un credente, sempre che conducesse, dopo di questo, una vita coerente con i principi della scrittura. Questa posizione per la Chiesa Anglicana era eretica e come tale doveva essere perseguitata. Per la Monarchia agire con disobbedienza civile facendo professione di non belligeranza comprometteva la potenza dello Stato e pure il non voler riconoscere l' autorità del Re indicava che questi Quaccheri erano contro la Monachia inglese. Imprigionare William Penn, che era il più visibile esponente di questa comunità, fu necessario per il potere inglese per ristabilire la sua supremazia. Infatti fu imprigionato con l' accusa di blasfemia che era un contrasto con gli Atti di tolleranza emanati da Cromwell, mai abrogati dal nuovo Re, anche se la sua politica religiosa era più diretta a soffocare le diverse confessioni tollerate[198].
William Penn passò quegli otto mesi dedicandosi agli studi e opponendo al Procuratore del Re a ogni forma di eccezione che basandosi sull' Habeas Corpus, vanificava ogni accusa. Ma il Tribunale penale di Londra rinviava la decisione e continuava a mantenerlo in prigione. Fu a quel punto che il padre William, forte della sua posizione, si rivolse al Duca di York James (Giacomo) Stuart, fratello minore del Re, e suo buon amico. Assieme ottenero da Re Carlo la grazia e la scarcerazione del figlio William a condizione che non fosse più attivo nella politica per un certo periodo. William Penn (figlio) fece diversi viaggi in Irlanda (1669-1670) e in Germania (1671-1677) come missionario per incontrare gli Evangelici, rendersi conto della applicazione del principio cuius Regio eius religio che in quegli anni aveva determinato emigrazioni di massa a causa della fede evangelica in tutta l' Europa settentrionale e anche meridionale. E' di questo periodo la fondazione della German society of Friends (Società degli Amici tedesca) che incominciò a radunare tutti quelli che si erano convertiti al quaccherismo in Germania. Gli anni a cui ci riferiamo furono costellati da diverse guerre che si univamo al desiderio dell' Inghilterra di ottenere la supremazia marittima contro le altre potenza marittime di allora Portogallo e Paesi Bassi, Sotto Olivier Cromwell nel 1651 vennero emanati i provvedimenti che sono denominati Atto di navigazione i quali erano diretti a escludere dal uso e dall' attracco di tutti i porti inglesi, compresi quelli coloniali tutte le altre potenze marittime del tempo. I provvedimenti scatenarono tre guerre tra Inghilterra e Province Unite (1652-1654); (1665-1667); (1672-1674). Con la firma della Pace di Westminster l' Inghilterra ottenne il riconoscimento delle conquiste in America del Nord. New Jersey e New Amsterdam rinominata New York. Queste nuove terre furono la testa di ponte per l' espansione e l' occupazione di quelle che diverranno le 13 colonie americane di cui abbiamo già scritto. Nel frattempo la situazione dei Quaccheri si era aggravata in Inghilterra. Molti di loro, poiché erano possidenti, erano stati colpiti dalla confisca dei loro beni, formalmente giustificata dal loro pacifismo in tempo di guerra, ma concretamente perché ulite a ripianare le spese belliche che avevano determinato un enorme buco nel bilancio della corona. Fu per queste ragioni che una parte della Comunità emigrò in America nel New Jersey, lasciandosi alle spalle tutto al solo scopo di ottenere la libertà e di ricominciare. Fu in queste circostanze che William Penn, ritornato in Inghilterra, decise di difendere i diritti dei suoi fratelli di fede. Si rivolse al Duca Giacomo di York, assieme a suo padre incominciaroro a premere sul governo e sul Re al fine di ottenere un territorio in cui stanziare la comunità quacchera e in cui fosse possibile vivere da uomini liberi.
Nel 1681 il Re Carlo II deliberò una concessione perpetua a William Penn di un territorio situato nelle colonie del Nord-America situato tra i Paralleli 39 e 42 limitato ad est dal fiume Delaware. Questa porzione del New Jersey fu denominata da Willam Penn Pennsylvania. Penn dicise di prendere delle rusoluzioni nuove basate sul fatto che gli erano stati affidati dei poteri assoluti. Decise di trasferirsi in America e come primo atto fondò la citta di Filadelfia (1682). decise di trasferirvi tutti i Quaccheri che abitavano nel new Jersey e anche quelli di New York. A questo scopo andò a trattare con il capo degli Indiani Delaware Tammany e nel 1682 stibulò un trattato di non belligaranza di coabitazione e di mutuo soccorso che fu la base per rapporti cordiali e amichevoli con gli indiani d' America che si estese alla altre tribù che vivevano nella regione. In quello stesso anno egli redasse il 'Frame of Government of Pennsylvania'[199]. Il Governo era a base democratica e si reggeva sul consenso delle due carmere: quella alta dei possidenti terrieri (72 membri) e di quella bassa composta di rappresentanti eletti in proporzione alla popolazione dei coloni che non avevano proprietà di 5000 acri di terra. La Costituzione introduceva il principio della separazione dei poteri, riconosceva la libertà religiosa, e stabiliva l' eguaglianza politica e sociale fra tutti i membri della colonia. Estendeva poi queste caratteristiche dei doveri e dei diritti a tutti, compresi coloro che sarebbero giunti sucessivamente, e li applicava anche ai nativi che avessero voluto vivere con i coloni. Ritornato nel 1699 si trovò di fronte ad un numero molto più consistente di Quaccheri che rappresentavano la maggioranza della popolazione della Pennsylvania. Un gruppo in particolare quello che arrivava dalla Germania nel 1683 ottene da Penn l' autorizzazione a fondate una città che chiamarono Germantown[200] situata a nordovest di Filadelfia, caratterizzata da una vicinanza ma con una sua identità di città. In questa città si stabilirono tutti i quaccheri tedeschi che erano emigrati in America e negli anni successivi tutti gli evangelici tedeschi che erano giunti in Pennsylvania. Questa città oggi solo un sobborgo della Filadelfia contemporanea si dotò di scuole, e di strutture proprie rimanedo sempre legata alle strutture politiche del Frame sino alla dichiarazione dei privilegi del 1701 che permise a tutti i vedere riconosciuti i loro diritti. In particolare essendo, una parte di loro, usciti dalla schiavitù della terra subita in Germania, che in quel periodo i Principi tedeschi continuavano a praticare. Tutti svilupparono un pensiero politico e una azione concreta che fu diretta alla eliminazione della schiavitù. Dall' inizio imposero alla Pannsylmania di abolire la schiavitù in tutte le sue forme e di vietarne la pratica, in contrasto con le leggi coloniali britanniche che invece la permettevano e inconaggiavano il commercio degli schiavi. Questa posizione diventata regola giuridica e sociale fu la base per il movimento antischiavista e le dichiarazioni contro la schiavitù contenute nella Costituzione degli Stati Uniti d' America, di cui abbiamo già scritto, sono il frutto più importante di questa tradizione politica.
Si deve ricordare, anche, che alcuni anni dopo la morte di Penn un altro evangelico Nikolaus Ludwing Zizendorf corte di Zizendorf (Sassonia) (1700-1760) per seguire la sua vocazione missionaria e la concezione preecumenica della Chiesa si fece coinvolgere in una diatriba fra i Protestanti moravi e l' Imperatore Carlo VI d' Asburgo (1685-1740) che nella sua politica di estromissione dei Protestanti stava agendo in modo che tutti questi sudditi fossero costretti ad emigrare.
I Moravi erano stanziati nella Lusazia superiore ( Zona a Nord est della attuale Repubblica Ceca. Questi sudditi erano confinanti con i possedimenti della Sassonia del Conte Zizendorf che si era dichiarato anche lui Protestante luterano. I Moravi iniziarono una trattativa che condusse alla loro emigraziane nei territori di Zizendorf e al loro stanziamento nella cittadina Herrnhunter. Aumentando però oltre misura il numero degli emigrati fu necessario provvedere ad una loro successiva emigrazione in un territorio in cui vigesse la libertà religiosa. Nel 1727 la Società dei Fratelli Moravi ( questa era la denominazione della nuova confessione, pregò Zizendorf di adoperarsi per un loro trasferimento nelle americhe ed in particolare nel nord-america. Nel 1732 i Principe di Sassosia emise il decreto di espulsione e tutti i Moravi furono costretti ad emigrare. Raggiunta New York ottennero dal Governo della Pennsylvania di stanziarsi in quella regione ed in particolare al confine con i territori degli indiani e fondarono la città di Bethelhem[201]. Fedeli alla ispirazione del loro fondatore diventato Vescovo dei Moravi (della Chiesa Luterana) oltre a rimanere fedeli al Protestantesivo si distinsero dai primi temti per il loro antischiavismo, per la loro missionarietà che li faceva intervenire perché tutte le confessioni della Pennsylvania potesdereo vivere in pace e nel rispetto reciproco, incoraggiarono la preghiera e la celebrazione comune, in aperta contraddizione con l' atteggiamento comune anche tra i Protestanti di considerare che non era della stessa confessione come un eretico, al fine di pregare per l' unità della Chiesa universale e infine svilupparono una amicizia con i nativi che nella guerra di indipendenza americana divenne determinante per superare le difficoltà di comunicazione fra gli Stati del Nord e del Sud. Oggi questi semi gettati da questi grandi fondatori sono ancora vivi e presenti. La Pennsylvania non solo ha dato i natali a Benjamim Franklin ed ha accolto Thomas PaineThomas_Paine[202], ma é stato uno degli stati determinanti nella azione politica degli Stati Uniti. Al suo interno sono ancora oggi presenti una grande quantità di confessioni evangeliche che nei die secolo di storia hanno condiviso la gestione dello Stato. A filadelfia fu scritta la Costituzione americana e fu la prima capitale della federazione. A Walley Forge esiste ancora il memoriale che raccoglie i ricordi dell' Inverno passato dall' Eserciro di Giorgio Washington orima dell' arrico dell' aiuto francese e i monumentio dei principali condottieri dell' esercito continentale.
Tornando a William Penn dobbiamo ricordare che ritornato dal secondo viaggio in America non potè più muoversi dall' Inghilterra perché coinvolto in processi per truffa alla Corona causate dal suo amministratore Philip Fox. Questi anni amari furono però rincompesati dal riconoscimento della su innocenza ma dalla perdita del potere sulla Pennsylvania che fu trasformata in una colonia alle dirette dipendenze della Corona, mentre a Penn fu riconosciunto in lauto indennizzo. Mentre si svolgevano questi fatti Penn scrisse e pubblicò Fruits of Solitude' (Frutti della solitudine), e Reflexions and Maxims Relating to the Conduct of Human Life (Riflessioni e massime concernenti la condotta della vita umana) (1693) opere di filosofia e di morale che legano ad un giudizio pessimistico sulla natura unama la fede nella opera di Dio quale trasformatore della natura dell' uomo. Per questo il terzo libro pubblicato in questo stesso anno: An Essay towards the Present and Future Peace of Europe by Establishment of an European Diet, Parliament or Estates (Un saggio sul presente e sul futuro della Pace in Europa per realizzare una Dieta parlamentare o degli Stati). Questa opera rappressnta una altro invito ai Monarchi dell' Europa a costruire un parlamento europeo che funga da arbitro per le controversie fra i singoli Stati, tuteli le minaranze e renda possibile la libertà religiosa come basi per istaurare la pace e superare lo stato di guerra permanente in cui l' Europa era immersa. William Penn fu praticamente dimenticato dai suoi contemporanei per questo suo apporto pre-federalista. Alla sua morte nel 1718 venne ricordato come colui che aveva dato ai Quaccheri la dignità e la libertà religiosa anche al costo di una lunga e sofferta emigrazione. Oggi di fronte al contenuto di questa opera noi dobbiamo annoverarlo fra i padri e i precorsori della integrazione europea.
Abbé de Saint Pierre
Alla fine del XVII secolo avvenne in fatto molto importante che riguardava l' Inghilterra. Era, allora re dell' Inghilterra il ReGiacomo II Stuart (1633-1711) erede di Carlo II (1630-1685) di cui era fratello[203]. Nel 1688 il Parlamento inglese decise di opporsi ai tentativi di prevaricazione del Re Giacomo II diretti a favorire la religione cattolica nel regno a scapito delle altre confessioni che a quel tempo risultavano professate in modo libero, adottando approvando il Bill of Rights (Dichiarazione dei diritti) che oltre a definire in modo completo i diritti soggettivi compresa la libertà di professare pienamente e liberamente la propria fede religiosa, riconosceva il potere legislativo in modo esclusivo al Parlamento e a lui solo. Al Re rimaneva soltanto in potere esecutivo ma condizionato dal controllo del Parlamento. Giacomo II, per questo, fece diversi tentativi per esautorare il potere del Parlamento complicando ulteriormente la situazione con il fatto che egli era anche re di Scozia e di Irlanda. In questo ultimo paese, poi, la componente cattolica era ancora molto forte. Le sue eredi, la figlia primogenita Maria (1662-1694) e la secondogenita Anna (1665-1714). Educate alla fede protestante per volere del Re Carlo II avevano sposato entrambe dei principi protestanti. Maria aveva sposato il Principe Guglielmo d' Orange (1650-1702) Statolder della Repubblica delle Provincie Unite. Anna aveva sposato il Principe Giorgio di Danimarca. I terzo fratello, figlio della seconda moglie di Giacomo II Beatrice Maria d' Este, fu Giacomo Francesco (1688-1766) denominato il vecchio pretendente giacobita era stato educato nel cattolicesimo. Quando il Parlamento inglese si oppose alla restaurazione cattolica voluta dal re, il Partito dei Whig prese contatto con la primogenita Maria e suo marito, progettando di esautorare il Re Giacomo II e di porre sul trono la figlia. Ai tentativi del Re si contrapposero azioni anche militari dell' esercito dei Whig e si giunse alla minaccia che Guglielmo d' Orange aveva preparato un esercito nei Paesi Bassi per correre in soccorso del Parlamento inglese. Il Re Giacomo II decise di fuggire in Francia alla corte di suo cugino Luigi XIV (Il Re sole) con la moglie e il figlio Giacono Francesco al fine di impedire che venissero uccisi. La fuga del Re fu un esilio definitivo e a nulla valsero i tentativi di riconquistare il trono con un esercito francese partendo dalla cattolica Irlanda. Intanto il Parlamento aveva nominato Maria II Stuart regina d' Inghilterra e aveva accettato di far condividere il potere anche a suo marito Guglielmo d' Orange. Maria regnò dal 1689-1694. Quando morì le successe il marito Guglielmo III d' Orange (1689-1702). Le lezioni del 1702 stabilirono una preponderante maggioranza del partito Whig e per questo un consolidarsi del potere nelle mani dei protestanti inglesi. Alla morte di Guglielmo il Parlamento accettò che Anna fosse la regina di Inghilterra (1702-1714) e durante il suo regno si combatte la Guerra di successione spagnola (1701-1715).
Ora se passiamo ad esaminare la Francia, possiamo vedere come questo periodo coincida con il regno del Re Luigi XIV. Luigi XIV fu un sovrano che agì, durante il suo regno, senza pensare alle conseguenze che la ricerca della potenza e dell' ampliamento dello Stato avrebbero potuto determinare. In lui si trovano le caratteristiche tipiche della forza di uno Stato che identificandosi con la sua persona, opera secondo le regole della ragion di Stato, per diventare più potente e più forte a spese di coloro che in Europa cercano di ostacolarne l' ascesa. Questo fenomeno storico-politico fu definito età dell' assolutismo. La sua ascesa al trono avvenne all' età di 5 anni. La madre Anna d' Asburgo e il Cardinale Giulio Mazzarino (1602-1661) sino alla morte, esercitarono la reggenza sino al compimento della maggiore età. Per cui il Cardinale Mazzarino fu colui che decideva le sorti della Francia mentre il Re avvallava tutte le scelte del cardinale. Dal Mazzarino a Luigi XIV si incominciò a delineare una politica di potenza che si opponeva ai tentativi di limitazione dell' Impero e dei vicini confinanti: Spagna, Regni italiani, Principati tedeschi legati all' Impero. Il Re intendeva allargare i territori francesi annettendosi le terre a Nord che confinavano con i possedimenti spagnoli (Olanda e Belgio attuali), e desiderava allargarsi anche in Alsazia, Lorena e altri Principati che erano confinanti come la Baviera. A questa opera si aggiunse una azione sistematica diretta a conquistate un Impero coloniale di tutto rispetto. I Francesi attraverso le loro Compagnie commerciali[204] riuscirono a instaurare rapporti continui con l' Impero cinese. Ottennero una base con territorio in India a Pondicherry. Per quanto riguarda l' America, a seguito delle esporazione della fine del XVI secolo, divenne importante lo stanziamento di coloni francesi nella regione dei Grandi laghi (Canada) Acadia che fu la base per la colonizzazione di quello che attualmente è chiamato di Quebec. Da questa zona, partendo dai grandi laghi parti l' esporazione del corso del [[Mississippi_(fiume)|Mississippi e di tutto il suo bacino di René Robert Cavalier de la Salle che nel 1682 raggiunta quella che diverrà la città di New Orleans, dichiarò quel territorio proprietà della corona di Francia e lo chiamò Luisiana (1682). da queste imprese il re Luigi XIV acquisì un territorio coloniale molto più vasto di quello della corona inglese e con un vantaggio: il re francese governava tutto il bacino dei grandi laghi canadesi e si estendeva pure al bacino del Mississipi che confinava ad est con le colonie inglesi mentre ad ovest poteva estendersi per tutto il West, allora terra selvaggia e territorio dei nativi. Attraverso i suoi governatori e con gli ufficiali che comandavano le truppe stanziate nella regione i Francesi fecero alleanze militari con la maggioranza delle tribù indiane della regione rendono la loro potenza in loco molto più consistente di quella degli stessi coloni inglesi e delle truppe della corona inglese stanziate nelle 13 colonie e nelle piccole fortezze canadesi[205]. I Trattati di Utrecht (1713) e di Rastatt (1714) determinarono un nuovo assetto delle colonie americane suggellando la fine del predominio francese nella regione.
Il Re Luigi XIV fu il secondo attore di questo periodo storico, alla morte del Mazzarino, si dedicò ad una profonda riforma dello Stato per arrivare ad una forma di monarchia assoluta che accentrasse nella sua persona tutto il potere. Se da un lato egli si professava sostenitore delle arti, della scienza ed incentivava la ricerca scientifica, dall' altro si prodigò per il superamento definitivo dei privilegi medioevali ancora esistenti. Prima di tutto accentrò nella sua Corte la nobiltà in modo da allontanarla dai loro possedimenti e di permetterne la vita a spese dell' erario dello Stato attorno alla sua Reggia costruita per questo: Versailles. Univa ad esso una politica diretta a formare i quadri dell' esercito che aveva permanentemente creato alle sue dipendenze con nobili che, per capacità e per attitudine, fossero dei buoni comandanti. Si diede da fare perché, non solo, gli Arsenali militari, ma anche le officine private producessero tutte le armi di cui doveva disporre l' armata. Sotto consiglio di Jean-Baptiste Cobert riuscì a formare una nuova classe di imprenditori che permettessero alla Francia la produzione di tutte le cose che necessitavano in modo da ridurre la dipendenza dai prodotti realizzati all' estero. Purtroppo, essendo la Francia ancora contadina, Luigi XIV non superò mai la servitù della gleba, ma attraverso i suoi funzionari, nelle provincie, ridusse moltissimo l' arbitrio e le discriminazioni dovute al potere dei nobili sulla conduzione dei possedimenti agricoli. In breve la Francia ebbe a disposizione il più potente esercito dell'Europa. Introdusse la leva per creare un esercito permanente seguendo i consigli di Fracois Michel Le Tellier Marchese di Louvois a cui aveva affidato la formazione, l' organizzazione e il comando centrale dell' esercito e della Marina. A questo ultimo si devono le innovazioni tecniche che resero la Marina da guerra e quindi anche quella commerciale competitiva rispetto alle marine olandesi e inglesi.
Come abbiamo scritto, questa azione politica sul terreno internazionale iniziò con il Cardinale Mazzarino che attuò la Guerra franco-spagnola (1635-1659). Questa guerra non fu altro che il proseguire di un confronto militare fra l' Impero asburgico e la stessa casa che era la monarchia regnante di Spagna. Questa ultima si batté strenuamente per impedire alla Repubblica delle Provincie Unite di ottenere la sua piena indipendenza[206]. In questa guerra che si intitola dei trent'anni ci furono diverse fasi e l' ultima fu determinante per l' intervento della Francia sotto la guida del Cardinale Richelieu (1585-1642). La terza fase che fu denomina francese, vide gli eserciti francesi combattere contro quelli dell' Imperatore d' Asburgo per la conquista dei territori limitrofi alla Borgogna e alla Franco Contea, come sul confine con la Repubblica delle Provincie Unite, con alterne vincende. Un primo fatto fu rivoluzionario, la Francia di Luigi XIII, dichiaratamente cattolica e contraria anche ai Protestanti da espugnare le loro piazzaforti in patria, si alleò con i protestanti contro il cattolico Imperatore Ferdinando III d' Asburgo (1609-1657) che era stato eletto nel 1637 e rimase in carica sino alla morte. Nonostante i rovesci della prima fase di condotta della guerra il Cardinale Richelieu riuscì la conquistare alcune delle terre di confine anche grazie alla alleanza con i protestanti olandesi. Morto Richelieu e salito al potere Il cardinale Giulio Mazzarino, toccò a lui portare a conclusione la guerra dei trent' anni, riuscendo per mezzo della conduzione dell' esercito francese da parte del Visconte di Turenne a sconfiggere gli imperiali nella battaglia di Nordlingen (1645). Purtroppo la via per arrivare al Danubio non poté essere perseguita e le forze francesi si dovettero ritirare sulle posizioni del Reno.
La Pace di Westfalia, di cui abbiamo già scritto, fu la constatazione di questa politica di equilibrio, la quale certificava la necessità di una regolazione della bilancia del potere in Europa. La Francia che voleva diventare la prima potenza in Europa era considerata una minaccia reale da parte di tutti i regnanti. Per concludere la guerra verso la Spagna allora governata da un Re della famiglia degli Asburgo: Filippo IV (1621-1665) dovette continuare con una alleanza tra Inglesi e i Francesi che fecero in modo che gli Spagnoli fossero costretti a richiedere la pace. La Francia di Mazzarino impose il Trattato di pace dei Pirenei (1659) che fece annettere alla Francia in modo definitivo le Fiandre, l' Artrois, la Provincia dell' Hainaut e il Lussemburgo e la Catalogna del nord. Poi si stabilì che la Figlia del Re spagnolo Maria Teresa d' Asburgo (1638-1683) andasse in sposa al Re Luigi XIV (1660). Lo spartiacque dei Pirenei diventò in quella data la frontiera meridionale della Francia.
Dopo questo successo Luigi XIV si impegnò nella guerra di devoluzione (1667-1668) perché pretendeva le città di confine fra i Paesi Bassi meridionali e la Francia a quel tempo ancora sotto il dominio spagnolo. La paura di tutti gli altri Stati europei sulla potenza della Francia, il pericolo di scoppio di una guerra europea in cui la Francia sarebbe stata sola, e la rabbia degli Olandesi allora coinvolti nella guerra per l' atto di navigazione con l' Inghilterra fecero in modo che Luigi XIV desistesse dalla sua impresa. Con il Trattato di Aquisgrana l' attuale Belgio rimase alla Spagna, mentre tutto quelle terre che erano contigue alla Franca Contea e la stessa furono attribuite definitivamente al re Luigi XIV. Se dalla parte militare era stato un successo, sui mari e nelle colonie gli Inglesi e gli olandesi iniziarono a boicottare il commercio francese come ritorsione per questa vittoria militare. A seguito di queste azioni Luigi XIV iniziò una guerra contro le Provincie Unite denominata dagli storici Guerra franco-olandese (1672-1678). La Francia non si trovò di fronte solo l' esercito olandese ma anche una coalizione di eserciti europei: Principato del Brandeburgo, Impero, Spagna, Danimarca. Dopo i primi avvi della guerra la Francia fu affiancata dalla Svezia e dai vescovati di Munster e di Colonia. La guerra si concluse con la Pace di Nimega in cui fu stabilito che la frontiera fra gli attuali Paesi Bassi e la Francia era costellata di minori enclave olandesi. Alla Franca Contea veniva unificata l' Alta Alsazia, mentre a Luigi XIV veniva riconosciuta la città di Friburgo in Bresgovia. Poiché il duca di Lorena non accettò le condizioni del Trattato determinò la occupazione definitiva del suo ducato da parte francese. La Francia poi obbligò la Danimarca e il Brandeburgo a riconsegnare i territori conquistati alla Svezia sua alleata.
Il re Luigi XIV decise di affrontare gli altri stati al nord della Francia in modo da sistemare e accrescere le conquiste territoriali, forte del fatto che in Francia aveva abolito l' editto di Nantes (1598) con l' Editto di Fontainebleau (1685) in cui si vietavano le altre religioni e si stabiliva che la sola religione praticabile in Francia doveva essere la Religione Cattolica. Per questo sia i Protestanti sia gli Ebrei furono costretti ad emigrare in massa e così aveva raggiunto una maggiore coesione interna che gli altri Stati europei non avevano ancora ottenuto (in quegli anni Giacomo II d' Inghilterra era stato costretto a fuggire e chiedeva sostegno al Re francese per ritornare sul trono inglese). Fu così che il Re Luigi XIV ingaggio' una guerra nel nord Europa diretta a ingrandire i suoi territori detta Guerra della lega di Augusta (1688-1697). Gli schieramenti erano quanto mai variegati. La Francia appoggiò Giacomo II d' Inghilterra gli fornì un esercito e lo fece sbarcare in Irlanda con l' obbiettivo di marciare su Londra e riconquistare il trono a quel tempo affidato alla di lui figlia Maria. Dalla parte opposta si trovavano gli alleati contro la Francia l' Inghilterra, i sostenitori di Guglielmo e di Maria, le Provincie unite, l' Impero, i Regni di Spagna, di Danimarca, di Svezia e il Ducato di Savoia. Iniziata con l' invasione Francese del Palatinato, la guerra si protrasse con alterne vicende che però determinarono la sconfitta in Irlanda di re Giacomo II. Con il Trattato di Rijswijk furono definite le rispettive posizioni anche perché la Francia del Re sole aveva chiesto di arrivare alla pace perché era stremata da tutte queste guerre e dalla mole dei debiti sottoscritti per portarla avanti. L' Inghilterra ottenne la promessa del Re che non avrebbe più fatto delle azioni contro il Regno di Maria e Guglielmo d' Orange e riconosceva conclusa la quastione giacobita. L' Olanda otteneva un nuovo accordo commerciale e restituiva alla Francia Pondichery (India). La Spagna riottenne i territori della Catalogna attorno a Barcellona che l' Esercito francese aveva occupato. Venivano ritornate alla Spagna il Lussemburo e il Brabante (ora Belgio e Lussemburgo) e veniva riconosciuta alla Spagna la conquista di una parte di Hispanola colonia di San Domingo. Al Vescovo di Liegi Dinant e l' Isola di Ponza al Ducato di Parma e Piacenza. L' Impero asburgico ricevette indietro tutti i possedimenti conquistati dal Luigi XIV ad eccezione della Alsazia e della città di Strasburgo.
A complicare a situazione delle finanze francesi giunse la morte del Re spagnolo Carlo II (1661-1700) il quale per testamento nomina suo successore Filippo di Borbone, pronipote di Anna d' Austria (la madre di Luigi XIV di Francia) e nipote di Maria Teresa d' Asburgo, infanta di Spagna e moglie di Luigi XIV. Il fatto era dirompente perché si prospettava una unione monarchica fra l' Impero spagnolo e la Francia di Luigi XIV che dopo le guerre di cui abbiamo scritto poteva diventare la prima potenza d' Europa e possedere un immenso Impero coloniale formato dalla unione di quello spagnolo e quello francese. Per questo l' Imperatore Leopoldo I d' Asburgo decise di sostenere la candidatura alla successione spagnola del figlio minore Carlo Arciduca d' Austria. Le due candidature erano entrambe legittime ma la seconda mirava di riproporre la situazione politica che si era proposta, all' inizio del XVI secolo, al Re francese Francesco I. L' Impero unificato con la corona spagnola avrebbe tentato di strozzare la Francia. Luigi XIV risolutamente si buttò nella guerra di successione spagnola (1701-1715). Gli schieramenti erano nuovamente vasti da entrambi gli schieramenti e vi si trovavano regni protestanti e regni cattolici per cui le alleanze si formarono rispetto alle convenienza della propria ragion di Stato. Accanto alla Francia si schierarono i sostenitori spagnoli di Filippo di Borbone, la corona di Castiglia, i regni di Napoli, Sicilia, l' elettore di Baviera, il Duca di Mantova. Dalla parte dell' Imperatore, i lealisti per gli Asburgo in Spagna, i Regni di Prussia, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Portogallo, l' elettore di Hannover, la corona di Aragona, le Provincie unite e il Ducato di Savoia. La guerra non si svolse solo in Europa ma anche nelle colonie. Gli Inglesi riuscirono a conquistare la regione dei grandi laghi del Canada. In India gli Olandesi e gli Inglesi occuparono le colonie francesi e Pondichéry. In Europa la alleanza tra la Francia e il Portogallo si ruppe quando il Portogallo vide che gli Inglesi e gli Olandesi miravano a impadronirsi delle principali isole mediterranee e di Gibilterra al fine di controllare le rotte di navigazione tra l' Europa e il mediterraneo e da questo con il controllo dei porti atlantici della Spagna minare il predominio che il Portogallo aveva per i traffici dalle colonie atlantiche. Luigi XIV avendo una situazione finanziaria disastrosa anche se in suo esercito si dimostrava sul campo vittorioso decise di chiedere la pace e con le trattative preliminari dell' Aia del 1710 cercò di negoziare una pace onorevole che mantenesse a suo nipote il Regno di Spagna. Nel frattempo era morto l' Imperatore Leopoldo I (1700) e anche l' erede diretto Giuseppe I (1711) con la successione del pretendente Carlo con in titolo di Imperatore (1711-1740). Con la Pace di Utrecht (1713) la Francia di Luigi XIV ottenne la pace. Dovette però concedere alla Inghilterra le colonie dell' India e tutti i possedimenti francesi del Canada. Filippo VI venne riconosciuto come legittimo Re di Spagna mentre il Duca di Savoia riceveva la Sicilia e il titolo di Re appropriandosi di tutte le piazzaforti e le enclavi di Luigi XIV presenti in Piemonte. Il re di Spagna rinunciò a future pretese sul Regno di Francia.
Trattato di Rastatt | |
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Charles Irenée Castel de Saint-Pierre (1658-1743) nacque nel Castello di Saint-Pierre Eglise, vicino a Barfleur in Normandia nel 1658 da una famiglia nobile che aveva diversi figli. Poiché Charles era cagionevole di salute non fu indirizzato alla carriera militare come i fratelli, ma alla carriera ecclesiastica. La famiglia lo fece frequentare diverse scuole guidate dai Gesuiti e con la loro formazione divenne sacerdote e Abate. Trasferitosi a Parigi nel 1686 si avvicinò a quel mondo intellettuale che orbitava attorno alla Accademie Francaise in particolare al salotto letterario della Marchesa di Marie-Madeleine de la Faiette (1634-1693). Con il sostegno di questi amici ottenne di essere eletto alla Académie nel 1695.
Lo presentarono anche alla Duchessa d' Orleans Elisabetta Carlotta del Palatinato (1652-1722) moglie del fratello del Re Lugi XIV Filippo I Duca d' Orleans (1640-1701), il quale condivideva con la moglie il mecenatismo per le arti, le lettere e le scienze. Il Duca di Orleans, in particolare, gareggiava con il fratello Re per dimostrare che il suo mecenatismo era più esteso e profondo. Non solo proteggeva Molière e la sua compagnia teatrale ma anche sosteneva l' Accademia in tutte le sue necessità di fondi. L' Abate di Saint-Pierre, entrato in questo circolo di nobili e di studiosi fu nominato dalla Duchessa suo primo elemosiniere. In questa sua veste poté constatare quale fosse la politica del Re Sole verso le classi più povere che furono falcidiare dalle continue guerre e talvolta sottoposte ai soprusi dei loro padroni i nobili di cui coltivavano le terre. La sua formazione politica , economica e giuridica si accrebbe nell' ambiente dell' Academie, in cui egli maturò il proposito di utilizzare la ragione per affrontare i problemi che si dovevano sviscerare. Il primo risultato fu una sua sistematica opposizione all' 'assolutismo' del Re Sole. Questa sua intuizione lo pose fra i moderni contro coloro che invece volevano restaurare il metodo antico che riconduceva il tutto, anche la storia umana, all' opera di Dio. Per questo l' Abate di Saint-Pierre fu da quel momento classificato come un precursore dell' Illuminismo francese. Nel frattempo il Re Luigi XIV ricercava una via dì' uscita onorevole per la conclusione della guerra di successione spagnola. A questo scopo nominò plenipotenziario il Cardinale Mechiorre de Ponignac ambasciatore di grande esperienza per trattate con gli avversari la pace dell' Aia del 1710 e quella di Utrecht 1713. Polignac, anche se non è chiaro, si avvalse anche dell' opera dell' Abbé de Saint-Pierre nominato suo segretario e collaboratore nella trattativa diplomatica.
l' Abate di Saint-Pierre trascorse gli anni che intercorrono tra la trattativa dell' Aia e quella per Utrecht (1710-1713) intercalando gli impegni ufficiali allo studio di queste questioni di politica internazionale e di diritto nella sua casa di campagna fuori Parigi che nel silenzio e nell' ambiente rurale ne facilitava la concentrazione[207]. Nel 1713 egli pubblico la sua opera: Progetto per rendere la pace perpetua in Europa proprio a Utrecht in due volumi mentre il terzo prese vita nel 1717 sempre dallo steso editore[208], in cui espose le sue idee frutto di alcuni anni di studi. La sua opera si svolse in sette discorsi in cui furono illustrate le considerazioni raggiunte, ordinate secondo uno schema razionale che per questo suo modo di procede può essere considerato il primo esempio di esposizione della politica estera, della natura della Comunità internazionale, anche se limitata alla Europa del 1700[209].
Dopo di questo egli elaborò una teoria ritenuta da tutti i suoi contemporanei rivoluzionaria per proporre una soluzione del problemi della pace e della guerra. Charles Ireneée de Saint-Pierre sviluppò il suo ragionamento partendo dalla osservazione dei 18 Stati esistenti in Europa, a quel tempo, e constatò che essi erano tutti retti da monarchie cristiane. Da qui nacque la domanda sul perché i Principi cristiani si facevano la guerra fra di loro e non si coalizzavano tutti insieme contro il nemico comune dichiarato l' Impero Ottomano.
Il nostro scrittore non aveva dimenticato che i Principi Spagnoli del Nord (Pirenei) e quelli Francesi del versante nord occidentale si erano misurati con gli eserciti dei vari califfati spagnoli dalla battaglia di Poitiers (732 d.c.) sino agli anni attorno al 1492. Questo periodo, chiamato nella storia spagnola della Reconquista, segnò la fine della presenza del potere politico mussulmano nella Europa occidentale. Invece la storia della Europa orientale fu diversa. Alla fine del 1299, essendosi indebolito il potere di Bisanzio, molti dei sultanati dell' Anatolia (attuale Turchia) si dichiararono indipendenti dall' Impero Romano d' Oriente (Bizantino). Uno di questi Osman I, con capitale Eslisehir nell'Anatolia occidentale, asserendo di aver avuto un sogno premonitore che lo rendeva padre di un grande impero, incominciò a conquistate i sultanati vicini e in breve tempo conquistò tutta l' Anatolia. Alla sua morte nei primi anni del 1300 d.C., i suoi successori continuarono questa politica di espansione e di sottomissione di quello che restava dell' Impero Bizantino, almeno per quello che riguarda la storia della Europa orientale. Conquistata Costantinopoli nel 1453 e liquidato l' Impero romano d' Oriente, l' Impero ottomano si estese in tutta la Europa orientale e arrivò lambire la capitale dell' Imperio Asburgico Vienna. Solimano il Magnifico riuscì nel suo intendo di conquistare l' Ungheria nel 1541 e arrivò a minacciare la città di Vienna. In queste vicende si sperimentò l' alleanza Francia-Impero Ottomano. Gli Ottomani favorirono e protessero la Francia che occupò militarmente la città di Nizza (1543) e conquistò la Corsica (1553). Francesco I e Solimano il Magnifico si aiutarono anche nella lotta contro l' Imperatore Carlo V, di cui abbiamo già scritto, al punto che Solimano il Magnifico riuscì a conquistare la città di Esztergom (Ungheria) sul Danubio e sede del vescovo primate di Ungheria (1547). Per questo Ferdinando I d' Asburgo altro non poté che riconoscere il dominio ottomano sull' Ungheria. Con la Vienna (1683) ci fu una strenua prova di forza fra il mondo cristiano e quello mussulmano rappresentato dall' Impero Ottomano. L' Imperatore ottomano Mehemed IV aveva deciso di riaprire le ostilità con l' Impero asburgico è mandò un suo potente esercito al assediare Vienna. Il fatto si svolse all' interno di una rivolta ungherese contro il potere degli Asburgo e una alleanza con alcune fazioni ucraine che non volevano essere alleate dei russi e per questo avevano chiesto aiuto e alleanza all' Imperatore ottomano. L' esercito imperiale asburgico e i suoi alleati tra cui l' esercito polacco guidato da Giovanni Sobieski (1674-1696) sconfissero l' esercito ottomano lo ricacciarono in Ungheria e di lì lo costrinsero a ritirarsi in Serbia. Si deve poi ricordare che dopo la battaglia di Lepanto (1571) l' impero Ottomano non aveva mai più tentato di ottenere la supremazia marittima né tanto meno opporsi alla espansione delle potenze marinare del tempo nel Mediterraneo: Portogallo, Spagna, Francia, Inghilterra, Olanda, a cui si aggiungevano Venezia e il Regno di Napoli. L' Impero ottomano sviluppò un insieme di traffici marittimi con vari porti del Mediterraneo meridionale e con il Mar Nero e tollerò che sulle stesse rotte le potenze europee facessero navigare le loro navi mercantili e da guerra. Una forma di convivenza si stabilì senza che venisse eliminata la presenza mussulmana che rimase tale sino alla fine della seconda guerra mondiale. Il Quadro che abbiamo ricordato era quello che fu studiato dall' Abate di Saint-Pierre. Le varie Monarchie presenti, tutte monarchie assolute come quella francese del Re sole, poiché facevano coincidere la persona del monarca con lo Stato, erano di per se stesse la personificazione del potere statuale. Se esaminate in rapporto fra di loro, non si differenziavano allo Stato di natura, come gli studiosi accademici francesi indicavano. Nelle loro relazioni politiche reciproche, però, vigeva l' anarchia, assenza di leggi, assenza di un potere riconosciuto che si imponesse sui contendenti ed una forma del diritto che fossero norme giuridiche effettive impossibili da eludere, in cui i precetti contenuti diventassero obbligatori per i consociati. Questi consociati erano per Saint-Pierre le Monarchie europee. Sui trattati l' Abate ebbe il coraggio di scrivere che essi erano una forma molto debole di normativa delle relazioni fra gli Stati. Infatti la loro durata era molto breve, il suo contenuto non era obbligatorio e poteva essere eluso dagli stessi sottoscrittori in ogni momento. Per cui il tempo privo di guerra era solo una tregua fra diverse guerre che si susseguivano. La verità constatabile era che la comunità delle monarchie europee viveva un uno stato di anarchia internazionale, i suoi membri possedevano la sola forza quelle delle armi per risolvere le loro controversie e il tutto era affidato all' equilibrio di potenza che i vari Stati e le loro alleanze determinavano. Per cui il quadro tracciato dai trattati di Westfalia era quello reale della situazione storica delle Monarchie europee a lui contemporanee. Inoltre la politica delle alleanze aveva fatto in modo che uno Stato come la Francia si fosse alleata sia con i mussulmani e sia con gli eretici (protestanti) per determinare, nella bilancia del potere europeo, una reale supremazia che permettesse la vittoria bellica sugli altri che la avversavano.
Questa visione era quanto mai rivoluzionaria per il fatto che essendo lui, uomo di Chiesa, non era concepibile per gli ambienti ecclesiastici e curali romani, che potesse sostenere delle idee distruttive delle fondamenta della Communitas cristiana [210]a cui il Papa sempre anche velatamente faceva riferimento. Nel concreto se era esistito il modello di Comunità internazionale detto Comunitas Cristiana, per l'Abate di Saint-Pierre, questo era definitivamente tramontato con le guerre di religione e i trattati conclusivi di Westfalia. Di questo egli invitava i contemporanei a prendere atto se volevano operare per la fondazione di una pace perpetua. Una prima cosa rilevava per l' Abate. Per prepararsi alla guerra il Monarca doveva fare in modo che tutto il suo regno fosse una solo uomo con il re e che le sue risorse fossero tutte nelle mani del funzionari del Re che gestivano le casse dello stato. Di qui veniva conseguente che per assecondare la Ragion di Stato il Monarca dovesse essere titolare di un potere assoluto al quale nessuno si poteva opporre. Mentre i sudditi, messi nella condizione di essere come cose possedute dal monarca non potevano dissentire, ma dovevano pagare le tasse fissate da lui, dovevano fare il servizio militare e morire in guerra, lasciando vedove le mogli e orfane i figli. Se alcuni come già avveniva, pensavano di indirizzare la Francia su una strada come quella dell' Inghilterra che aveva aperta una prospettiva democratica incarnata nel potere sovrano del Parlamento, l' Abate rispose alla luce di queste deduzioni, che la via era preclusa per il semplice fatto che gli stati sociali (nobili, ecclesiastici, e terzo stato) non erano stati corrotti nella loro forma monolitica da una mobilità sociale seppur minima e la rappresentanza sociale, riconosciuta all' inizio del regno di Luigi XIV, con le assemblee degli stati e dall' Assemblea comune degli stati generali di Francia si erano progressivamente diradate e eliminate dalla politica di assolutismo perseguita dal re. Nonostante tutto, anche l' aver riconosciuto alle colonie lo status di estensione del territorio nazionale altro non aveva fatto che riproporre la situazione interna in esse facendo in modo che la struttura sociale della società francese fosse tutta protesa alla funzione di servire la ragion di Stato. Una seconda cosa erano le debolezze delle teorie economiche a lui contemporanee. Si riferiva alle idee di Jean-Baptiste Colbert che essendo un mercantilista sosteneva che le colonie e lo svolgimento delle attività commerciali e il finanziamento delle stesse, specialmente nei traffici da e per le colonie, fosse a sostegno della potenza dello Stato. Per l' Abate se lo Stato doveva agire per mantenere la sua potenza anche nelle colonie non poteva prescindere dal creare in patria dei potenti epifici (grandi fabbriche), che permettessero la produzione degli armamenti, ne studiassero e portassero in produzione le innovazioni per una loro maggiore efficenza e che queste attività si dovessero applicare anche ai cantieri di armamento delle navi da guerra al fine di avere una marina da guerra di tutto rispetto. Poiché queste spese non producevano un effettivo ritorno, l' Abate scoprì che esse erano la ragione principale del debito della corona francese e che questo aumentava al prolungarsi della guerra. Infatti l' Aja ed Utrecht furono condizionate grandemente dalla fretta per arrivare alla tregua a causa dell' insopportabile debito contratto dalla Francia. Una ulteriore riflessione venne da lui fatta sulle confederazioni del tempo quella Svizzera e quella delle Repubbliche unite[211]. Essendo entrambe delle democrazie sicuramente avevano dei freni istituzionali che impedivano al Governo delle stesse di percorrere delle vie di potenza militare. Purtroppo la Confederazione delle Repubbliche unite, che era una potenza coloniale, dimostrò che all' aumentare dell' impegno bellico andava diminuendo il grado di democrazia interno. Anche se l' Abate di Saint-Pierre non conosceva bene le due Confederazioni si deve a lui l' aver scoperto la dipendenza interna dello Stato dai condizionamenti della politica estera. Infatti oggi sappiamo che una situazione di crisi internazionale, economica, politica, militare, può condizionare la vita politica interna e anche far collassare il sistema dello Stato. Di fatto con lo svilupparsi della ricerca scientifica e delle invenzioni militari la guerra divenne una delle principali cause di questa trasformazione della società di uno Stato. All' Abate di Saint-Pierre deve essere riconosciuto il merito di aver dimostrato scientificamente questa interdipendenza. Se lo scopo dell' opera dell' Abate era quello di rendere possibile la costruzione della Pace Perpetua, per lui si doveva partire dalla constatazione che allo stato dei fatti non vi era nulla di sopraordinato a questi Stati. La situazione della comunità internazionale era tale che la costruzione di una autorità sopraordinata non era mai stata all' ordine del giorno. Se questo era il dato di partenza, lui stesso non potè negare che Pierre Dubois, William Penn avessero scritto dei libri con questo intento, purtroppo non andato a buon fine[212]. Ma una nuova suggestione gli giunse dalla lettura delle memorie del Duca diSully segretario e Ministro delle finanze del Re Enrico IV di Francia (1553-1610) che gli suggerì una strada nuova sino allora mai perseguita. Il Duca di Sully scrisse che prima del 1610 anno dell' assasinio del Re da parte di un fanatico cattolico che voleva così vendicare l' emanazione del Trattato di Nantes, di aver ricevuto dal Re l' incarico di trattare a livello delle monarchie europee per arrivare ad una nuova forma di trattato che avrebbe dovuto costituire una forma di organizzazione assembleare fra tutti i Principi cristiani anche quelli considerati eretici e stabilire un potere democratico di governo degli stessi. Il sicario aveva però posto fine a questo progetto. Charles-Irenée de Saint-Pierre comprese che la strada era questa indicata dal Sully. Se un Monarca si impegnava per costruire una società pacifica, se la politica si poneva come il più importante obbiettivo la costruzione della pace, si poteva realizzare un Diritto positivo cosmopolitico nel quale dovevano trovare posto le norme per istituire quella che noi chiamiamo la organizzazione internazionale diretta a mantenere e far prosperare la pace. Questo diritto non si limitava alla disciplina delle Ambasciate e degli ambasciatori ma richiedeva di sostituire una consuetudine risalente al diritto romano, per far posto a norme positive che dovessero diventare quello che è una costituzione per uno Stato: norme fondanti e difese da una corte arbitrale che ne sostenesse l' imperatività e le difendesse dalle violazioni. Per l' abate si trattò di mettere le fondamenta di una vera e propria forma di unione che a sua volta doveva generare una vera e concreta interdipendenza fra gli Stati membri. L' organismo che lui chiamò confederale senza sapere che cosa fosse in realtà, avrebbe dovuto possedere delle funzioni che gli Stati come membri le avrebbero affidate come l' esercito comune, la moneta, il potere di fare la guerra e redigere la pace con gli Stati esterni, mantenere la pace fra i membri attraverso la Corte arbitrale e poter intervenire a sostegno delle forme di vessazione che i sudditi potrebbero subire dalle singole monarchie. La sede avrebbe dovuto essere una città della pace costruita nuova e in un luogo diverso dalle capitali a lui contemporanee e doveva essere la sede di una assemblea sovrana della Confederazione composta da Senatori eletti dai singoli Stati membri della confederazione. Questo governo avrebbe dovuto gestire l' esercito comune, decidere le scelte di politica estera e interna per tutti. E' chiaro che l' Abate prefigurò una Stato di grado superiore a quelle che sono le monarchie europee del momento, mandando in soffitta le politiche di espansione e di annessione territoriale che invece la Monarchia francese aveva perseguito sino alla reggenza di Luigi XV, fanciullo di 5 anni, succeduto al nonno Luigi XIV, e affidato alla reggenza di Filippo II d' Orleans allievo di Saint-Pierre e esponente di quella casata a cui l' Abate doveva tutta la sua carriera. Le sue idee erano così rivoluzionarie che Voltaire[213], \Leibniz[214], Jean Jacques Rousseau[215] lo criticarono e lo considerarono un utopista. Cinquanta anni prima della Rivoluzione americana egli riuscì a prefigurare la soluzione di un problema che sembrava insoluto. Recenti riscontri sugli archivi di Alexander Hamilton e James Madison hanno dimostrato che entrambi avevano studiato l' opera di Saint-Pierre, ma memori della sua indicazioni cercarono nel concreto di trovare la soluzione istituzionale che facesse diventare realtà le idee di Saint-Pierre.
Saint-Pierre non si fermò qui, prima di tutto ipotizzo l' estensione del ragionamento ai regni dell' India, allora colonia francese, anche se menomata dal trattato di Utrecht che le aveva trasferite all' Inghilterra e all' Impero cinese con cui il re Luigi XIV aveva rapporti e stretta amicizia. Fu fermato dai più stretti amici che lo consideravano una operazione azzardata che avrebbe potuto compromettere lo status dell' Abate già in odore di avversario per la Reggenza. Il terzo volume, edito nel 1717 era una proposta di trattato istitutivo di questa confederazione. Oltre alle sue norme egli invitava i Monarchi a riunirsi in una conferenza sovrana dei Principi cristiani e a deliberare la formazione di questa confederazione con la firma del trattato proposto. Il tutto fu osteggiato dal Reggente francese Filippo II d' Orleans che vedeva nelle proposte di Saint-Pierre un pericolo al consolidamento della posizione di potenza della Francia in Europa.
La goccia che fece traboccare il vaso fu una sua lettura accademica, di fronte a tutta l' Accademia di Francia in cui egli criticò la politica di Luigi XIV ed implicitamente quella del Reggente Filippo II di Orleans. La lezione si intitolò De la Polysynodie ou la pluralité des conseils (1718), in cui egli applicando le sue deduzioni dimostrò come il re Luigi XIV, ormai deceduto, fosse un giudice ingiusto e non avesse fatto quello che serviva alla Francia per evitare tutte le guerre in cui aveva coinvolto il suo popolo. La lezione fu un attacco alla reggenza e come tale ottenne da questa una dura risposta. Il Reggente emise un ordine di estromissione dell' Abate all' Accademia. Questa riunitasi nella sua Assemblea plenaria, alla unanimità, meno un voto di un amico di Saint-Pierre, lo escluse dai membri togliendogli tutti gli appannaggi di cui aveva goduto. L' Abate anche se continuò a frequentare i salotti letterari fu colpito da una progressiva povertà, e morì dimenticato da tutti (1743). Solo nel 1745 Jean-Baptiste d' Alembert si prodigò per una sua riabilitazione postuma e un suo reinserimento nella Accademia Francese. KKK KKK KKK KKK
Il periodo delle Rivoluzioni americana e francese
Per comprendere questo periodo dobbiamo riferirci ad alcuni fatti storici che normalmente vengono considerati noti e molte volte sottovalutati. Dobbiamo ricordare che la storia delle scienze ha conosciuto la Rivoluzione scientifica che si sviluppò da 1534 al 1687. Nel secolo e mezzo che intercorre fra Niccolò Copernico e Isaac Newton si andò manifestando questo nuovo fervore per la scienza che in precedenza era sempre stato molto nascosto e riservato a pochi. Gli studiosi qui ricordati che sono l' inizio e la fine di questo periodo storico sono collegati a tanti altri che hanno svolto un ruolo della stessa importanza ed hanno permesso la accumulazione dei risultati e delle scoperte scientifiche per gli scienziati che li avrebbero seguiti e ripercorso la loro strada.
Brevemente possiamo ricordare che l' immagine dell' Universo passò da una descrizione geocentrica[216] ad una esposizione eliocentrica[217]. La chimica si avvalse di nuovi strumenti di indagine e incominciò a conoscere i minerali, i contenuti biologici e le sostanze vegetali, la medicina non basò la conoscenza del corpo umano avvalendosi delle ricerche svolte sui corpi degli animali. Attraverso la dissezione dei cadaveri si incominciò a capire il funzionamento del corpo umano[218] Ma il valore più importante è la formulazione del metodo scientifico. Gli scienziati che vissero prima di questo periodo storico, riconducevano il tutto ai principi contenuti nella Sacre Scritture. Quelli che attuarono e vissero questa rivoluzione riuscirono ad emancipare le loro conoscenze dal questo principio. Per questo tutti gli scienziati contestavano, in tutte le discipline da loro praticate, la ragione di questa primitiva posizione filosofica che era sintetizzata nella enunciazione che il Mondo essendo stato creato da Dio doveva manifestare la sua gloria e la sua onnipotenza e rispecchiare la Parola come era contenuta nei sacri testi. Se la scoperta scientifica era in contrasto con la Parola se ne doveva dedurre che era falsa o una invenzione del Maligno[219]. Il male e l' inganno del male nelle opere del uomo era sempre presente anche nelle scoperte scientifiche. Dopo Copernico di fronte a verifiche sperimentali, naturalmente formulate dopo calcoli matematici, le contraddizioni di quella scienza si manifestarono con la Teologia. Quando in Astronomia, si arrivò all' uso del cannocchiale e del telescopio nelle osservazioni astronomiche, si scoprì che la terra non era il centro dell' Universo, ma un piccolo pianeta abitato dagli uomini in rivoluzione intorno al Sole. Galileo Galilei (1564-1642) fu uno di quelli che sostenne questa posizione convinto come Isaac Newton che aver scoperto questa nuova verità, non faceva altro che confermare la grandezza e la onnipotenza di Dio. Per la Chiesa (Curia romana) questa era una eresia e per questo la condanna del Santo Uffizio colpì Galileo Galilei (1633). Se la Chiesa Cattolica, nonostante questa presa di posizione ecclesiale sulle scoperte scientifiche, non riuscì a fermare la conoscenza e la ricerca scientifica che continuarono ad avanzare basandosi sui modelli matematici usati e perfezionati da Galileo. Il metodo scientifico partiva dal solo postulato di non avere conoscenze presupposte, il tutto scaturiva dalla osservazione dei fenomeni attraverso i sensi e se questi era incerti, attraverso gli strumenti costruiti per raggiungere gli obbiettivi di ricerca (dati sperimentali). Era necessario sviluppare una serie di prove ripetute del fenomeno per provare quale delle ipotesi di partenza era vera. Dopo di questo la teorizzazione (la formulazione di una teoria universale del fenomeno) doveva avere due requisiti: la riproducibilità e la non confutabilità. Le prove scientifiche del fenomeno e la loro consequenzialità dovevano essere rifatte in qualsivoglia luogo e tempo e dovevano dare lo stesso risultato. Se la teoria non soddisfaceva o si riteneva errata bisognava dimostrare l' errore sulla base di prove sperimentali nuove. Arrivati a questo punto si doveva sintetizzare i risultati in una nuova teoria che andava a sostituire quella preesistente. L' esempio più classico è la teoria della gravitazione. Da Galileo, passando per Newton si arrivò ad Albert Einstein con un progredire e un perfezionarsi della teoria. La teoria della Gravitazione generale di Einstein non è in contrasto con le precedenti ma affina e completa aspetti che in precedenza non venivano considerati. Questo fenomeno viene chiamato dagli storici della scienza come come cumulabilità nel tempo delle conoscenze scientifiche in un preciso campo. Da allora ad oggi, utilizzando l' apparato delle matematiche, a partire da Copernico si è andato a sviluppare questo corpus comune riconosciuto da tutti gli scienziati del settore per descrivere e spiegare una quantità enorme di fenomeni ed oggi è alla base dello sviluppo delle scienze fisico-chimiche[220].
Il secondo fatto importante di questo periodo anche se le sue prime manifestazioni furono verso la seconda metà del XVIII secolo fu la prima Rivoluzione industriale, che portò nella vita di tutti i giorni, nel modo di produrre e nella attività economica dell' Europa prima e del mondo poi, l' ingresso delle macchine che soppiantò il lavoro e forza animale nelle attività produttive. Negli anni vicini al 1718 sia in Inghilterra sia in Francia si realizzarono dei mulini ad acqua, i quali sfruttando la pendenza della corrente dei fiumi o dei canali di alimentazione trasformavano il movimento circolare impresso ad una ruota a pale in un movimento trasferito con pulegge e cinghie di trasmissione alla macchine del mulino. Spoliatrici, macine e raffinatrici non erano più mosse dalla forza dei buoi e degli asini che girando in tondo fornivamo la forza motrice alle macchine ma dalla rotazione della ruota a pale del mulino mossa dall' acqua. In Inghilterra è di questo periodo il mulino dedicato non a macinare il grano e altri cereali ma far muovere le macchine di una filanda per la seta. Nel 1763 e sino allo spirare del 1775 un inglese James Watt inventò la macchina a vapore mediante la quale su poteva fornire la forza motrice anche in luoghi privi di fiumi o torrenti che avrebbero potuto contribuire alla forza motrice. La [a vapore] aveva trasformato il movimento a stantuffo, suo proprio, in un movimento circolare che attraverso pulegge e cinghie trasmetteva questa forza motrice alle macchine in uso. Questa macchina fu la prima invenzione che rese possibile la creazione delle fabbriche ed in particolare in questo primo periodo di quelle tessili. L' Inghilterra fu il primo paese europeo ad emanare l' Enclosure act con il quale si rese possibile il commercio delle materie prime e dei prodotti finiti tra la madrepatria e le colonie e si permise di insediare le nuove attività produttive sui terreni di proprietà comunale e delle contee che prima venivano usati per attività agricole comuni, permettendo la nascita dei primi insediamenti di fabbriche e delle industrie. Fu così che queste attività in Inghilterra e Francia incominciarono a favorire il passaggio delle scoperte scientifiche dal laboratorio o dalla officina degli inventori alla fabbrica che le usò per produrre nuovi prodotti e manufatti che a poco poco cambiarono la vita delle persone e della società. Appartennero a questa categoria la invenzione del telaio automatico (1733-1788)[221], l' invenzione dell' altoforno per la siderurgia con l' introduzione del mantice a vapore (1776)e lo sviluppo delle macchine utensili che permisero di produrre cannoni in acciaio e armi da fuoco la la rigatura elicoidale[222]. A queste si aggiunsero le scoperte della chimica che oltre a sviluppare l' uso dei metalli in siderurgia, permisero di ampliare ulteriormente i prodotti chimici con i quali si produssero nuove ogive e cariche esplosive per le armi. Quindi allo svilupparsi delle nuove fabbriche si aggiunsero la nuova produzione industriale e un aumento delle conoscenze scientifiche connesse. Dal punto di vista della società si osservò che i contadini, isolati sulla terra da coltivare o in piccoli villaggi, incominciavano a emigrare verso le gradi città ai cui margini era state insediate ne nuove fabbriche e con la loro domanda di lavoro si venne a creare un ceto produttivo da cui si traeva la forza lavoro operaia. La società da agraria si andò trasformando in una società industriale che occupava progressivamente la popolazione agraria nella industria. Aumentavano i beni prodotti e anche la salute delle persone era più forte per il fatto che la coabitazione degli operai imponeva un controllo molto più stretto sulle malattie. In questo periodo infatti furono scoperti i primi vaccini e si incomincio a lottare perché fosse istituita una sanità ospedaliera a cui tutti potevano accedere anche se per molti anni questo accesso fu negato con vari sistemi di dissuasione. Accanto a questa nuova forma di occupazione delle masse operaie germinò anche il sindacalismo della prima ora e dei partiti che si ponevano come compito da difesa dei lavoratori da coloro che avendo la proprietà delle fabbriche e riducevano la vita degli operai al salario e alle ore di lavoro passate in fabbrica[223]. La Rivoluzione industriale non si fermò solo a questi risultati nei primi anni del XIX secolo fu inventata la locomotiva a vapore da parte di George Stephenson (1781-1843) il quale non solo fu il padre delle ferrovie ma determinò una evoluzione progressiva che nel giro di 30 anni trasformò la navigazione a vela in navigazione a vapore. La rivoluzione industriale portò sempre sino ai nostri giorni queste trasformazioni sociali. Nel XX secolo con l' automazione e lo sviluppo della informatica e della telematica , non solo ha prodotto una cumulazione dei risultati che si integrano con questi risultati già descritti, ma ha determinato anche dei profondi cambiamenti sociali ed economici. La globalizzazione a noi contemporanea si poggia si questi risultati.
Nel nostro caso, per le scienze politico-sociali, a cui ci riferiamo, il processo non fu così lineare perché alcuni fenomeni, come oggi, venivano studiati senza poter essere descritti attraverso le espressioni matematiche. Le stesse indagine statistiche, che si svilupparono negli Stati Uniti nella seconda metà del XIX secolo, non produssero risultati così eclatanti come quelli che invece furono ottenuti in fisica e chimica. La loro importanza fu e lo è oggi alta, ma non vicino al punto in cui si possa fare a meno della investigazione filosofica e sociologica[224]. Bisogna ricordare a questo proposito che un filosofo del XVI e dei primi anni del XVII secolo possa essere ricordato come il padre del criticismo scientifico Francesco Bacone (1561-1626). Nella sua opera Novum Organum riuscì a tipizzare i vizi della investigazione scientifica che si erano sviluppati prima di lui e anche tra i suoi contemporanei. Fra questi gli Idola tribus nei quali lui collocò quelle convinzioni radicate e ritenute vere da parte di una comunità di conviventi. Questa comunità si opponeva sistematicamente alla prova di un qualcosa che dichiarava la falsità di queste convinzioni ritenute verità di fatto. Noi oggi chiamiamo queste convinzioni come 'Ideologie' ma la radice scientifica e filosofica della sua natura è quella individuata da Bacone[225]. Allo stesso modo gli Idola teatri ci spiegano come nello svolgersi della storia molte volte si trovano delle persone che riescono a crearsi un numero molto alto di seguaci e di ammiratori come veicolo per pubblicizzare delle verità che tali non sono, proteggendole, da tutti quelli che vogliono sottoporle ad una valutazione scientifica. Bacone mette in guardia da seguire questi studiosi. Il sapere scientifico è anonimo, esso si forma con dei piccoli granellini portati da tutti, i quali attraverso la verificabilità, si legano alla cose già verificate e acquisite permettendo al futuri studiosi di procedere nella conoscenza. Tutti coloro che violano questa logica non devono essere considerati portatori di un sapere scientifico.
La prima reazione alla pubblicazione di questa opera fu l' opposizione totale della Chiesa di Roma. Essendo l' Inghilterra di Elisabetta I uno Stato dinastico protestante, la condanna non produsse conseguenze per il suo autore. Ma nonostante tutto vi fu una resistenza della Chiesa Anglicana anche a questo modo di affrontare la realtà perché essa stessa era molto legata alla credenze che praticava la Chiesa di Roma. Lo spirito di indipendenza dagli stereotipi, qualunque essi fossero, incoraggiò però la ricerca storico politica e la nascita di scienze nuove basate sulla sperimentalità. Una di queste fu l' Economia, di cui il fondatore Adam Smith (1723-1790) con il suo Wealth of nations (1776)[226], investigò descrisse e cercò di interpretare i fenomeni che oggi, sono classificati tra i fenomeni macroeconomici. L' opera di Smith fu, proprio per l' introduzione di questo metodo nel settore della economia, la base per la nascita delle scienze economiche.
Sul piano delle scienze giuridiche e politiche avvenne una operazione simile con la pubblicazione dei due Trattati sul Governo (1690)[227] di John Locke (1632-1704)[228]. Il punto di partenza fu il metodo sperimentale e l' uso della ragione in storia e in politica. Applicando questo presupposto egli andava a criticare le ricostruzioni fantasiose descritte dai suoi predecessori sulla nascita della società umana e dello Stato. Secondo alcuni lo Stato era un dono di Dio (Tommaso d' Aquino, Robert Filmer (1588-1653) [229] , mentre per altri come Thomas Hobbes (1588-1679) era il risultato di una necessità di sopravvivere alla lotte che si combattevano fra i consociati in assenza di un potere riconosciuto. Il Pactum subiectionis di Hobbes era il passaggio, dallo stato di natura in cui i consociati si combattevano tutti contro tutti, alla fondazione dello Stato che si formava con il riconoscimento di un capo il Re, a cui veniva riconosciuto il potere di dettare le leggi della comunità a cui tutti dovevano sottostare. Locke studiando le prime comunità umane di cui si avevano documenti storici arrivò ad una opinione diversa. Anche se non si discuteva sulla natura del patto come aveva fatto Hobbes, questo nasceva da un atto di volontà di tutti i consociati i quali si riconoscevano reciprocamente come parte del nuovo soggetto politico che era un qualcosa di diverso dalle loro vite private e dalle loro attività di relazione normali. Lo Stato per questo veniva stabilito con regole condivise da tutti. Queste regole condivise furono da lui definite come Contratto sociale, Dopo Locke anche Jean Jacques Rousseau (1712-1778) ritenne vera e provata questa ipotesi di fondazione dello Stato. Per Locke la accettazione di queste regole, come delle leggi che lo Stato emana, sono da considerarsi tali per la concezione di obbligatorietà che le accompagna proprio per l' espressione volontaristica della adesione al contratto sociale. Per questo le prove portate da Filmer sul diritto divino del re, non solo dovevano essere considerate ideologiche ma anche errate nelle loro formulazione. Nel primo trattato sul governo egli dimostrò che lungo la storia umana la scelta dei Re era avvenuta, molte volte, come una scelta volontaristica e con una votazione democratica degli aventi diritto[230]. Gli stessi re inglesi furono espressione di varie guerre dinastiche che spodestando le monarchie al potere mutarono la dinastia e la linea di successione. Davanti a questi fatti si poteva dire che Dio non era interessato alle varie Casate inglesi, anzi la violazione del patto da parte del Re Carlo I Stuart aveva dimostrato che la forza della collettività politica era molto più forte di quella di un Monarca che si riteneva detentore del potere assoluto contro il Parlamento inglese. Tutti poterono vedere quale fosse la conclusione di quel conflitto[231]. Con la fuga di Giacomo I Stuart (1688), dopo aver scoperto che il Partito Tory non lo avrebbe appoggiato nella restaurazione cattolica, a cui seguì la chiamata al trono della figlia Maria I Stuart e di suo marito Guglielmo III d' Orange si riaprì la partita per la supremazia tra la corona e il Parlamento. La quale si concluse con l' accettazione della regole stabilite già da Cromwell e sostenute dal Partito Wighs e accettate da Maria e Guglielmo (1689) le quali divennero la Bill of Rigts (Dichiarazione dei diritti). Nel testo oltre a codificare la libertà di stato delle persone, la libertà religiosa, la possibilità di farsi eleggere e di eleggere i rappresentanti al Parlamento, si codificò per la prima volta il divieto a qualsivoglia pretendente alla corona d' Inghilterra di accedervi se era cattolico. Veniva anche stabilito che il Primo ministro era indicato dal partito vincitore delle elezioni e che il re lo doveva incaricare con un suo atto, togliendo a questo ultimo qualsivoglia discrezionalità nella conduzione del Governo. Fu così che in quello anno, per la prima volta nella storia, si manifestò la struttura costituzionale della Monarchia Costituzionale. Nel secondo Trattato sul Governo di John Locke venne scritta la giustificazione a posteriori di quanto era avvenuto pochi anni prima. Anche se il diritto di voto era ancora legato al censo, molte donnesi esposero nella loro classe (aristocratiche, borghesi, popolane) perché questa ventata di novità fosse sostenuta e appoggiata dal popolo. Per questo, quando si parla del Liberalismo il pensiero va a questa opera di Locke in cui, per la prima volta si coniuga la libertà individuale con i diritti riconosciuti dallo Stato e con la sua espressone collettiva in politica[232].
Proseguendo John Locke affrontò il problema più attuale che lo rese uno dei principali teorici del il problema della libertà individuale e della sua espressione collettiva in politica. Locke ha ancora un merito: distingue i tre poteri fondamentali dello Stato: legislativo, esecutivo, giudiziario. Ne teorizza la indipendenza e stabilì che la Corona altro non doveva fare che nominare, in posizione terza, queste persone, superando secoli di dispotismo dei regnanti che nominavano i Giudici secondo il loro volere e chiedevano a questi di essere devoti alla sola corona. Sul potere legislativo, dichiarandolo il potere più importante, egli sostenne la necessità di allargare il corpo elettorale e la possibilità di eleggere al Parlamento tutti i cittadini andando altre il principio del censo allora in vigore. In questo fu un precursore nella politica illuminista e della dottrina democratica. Per Montesquieu a lui poco lontano nel tempo (1689-1755) questo era il presupposto per sviluppare un sistema elettorale che permettesse la rappresentanza di tutte le classi ed era l' antidoto alla separazione delle classi sociali che la Francia continuava ad essere praticata.
Charles-Louis Secondat de Montesquieu
Charles-Louis de Secondat, barone di La Brède e di Montesquieu, meglio noto unicamente come Montesquieu è stato filosofo, giurista, storico francese. Grande esponente dell' Illuminismo francese, ha raggiunto questa fama con la sua opera diretta ad investigare gli aspetti socio-politici della struttura dello Stato: Les Esprit des Lois. Si può dire che egli sia stato un precursore della Sociologia politica[233],della Economia[234]. Arrivò a formulate una nuova teoria dello Stato non solo basata sulla Filosofia ma su una concezione positiva del Diritto, che in quel tempo era considerata una visione avveniristica perché si indirizzava al ricupero degli insegnamenti del Diritto romano classico mettendoli alla base di una nuova concezione di rapporti sociali e politici. Per capire questa formazione del pensiero di Montesquieu bisogna partire dal fatto che completati gli studi giuridici 1708, seguendo la carriera dei suoi famigliari, divenne consigliere del Parlamento di Bordeaux e mantenne quella carica sino al 1726 diventandone Presidente. A causa dei debiti contratti dalla su famiglia fu costretto a vender la carica e a mantenere soltanto la rendita annuale che essa le produceva. Dal 1726 al al 1738 circa facendo numerosi viaggi in Europa e visitando i vari Stati europei arrivò a raccogliere ed utilizzare una documentazione ingente che utilizzò per la redazione dello Spirito delle leggi pubblicato dall' amico Jean-Jacques Rousseau anonimo nel 1748.
Il pensiero di Montesquieu (1694-1778)[235] si deve collocare all' interno nel pensiero dell' Illuminismo francese e inglese in quanto egli era di poco più anziano di quasi tutti gli illuministi: Voltaire (1696-1778), D' Alembert (1717-1783), Diderot (1713-1784), d' Holbag (1723-1789), Rousseau (1718-1778). Ma l' acutezza della sua concezione giuridica ha trovato pochi uguali, al punto che la sua opera fu considerata il trattato enciclopedico nella politica e del diritto del periodo illuminista. Montesquieu iniziò a formulare il suo pensiero partendo da una prolusione che nel 1725 letta alla Accademia delle Scienze di Bordeaux: Traité de devoirs. Questo breve opuscolo, è giunto sino a noi in parte conservato da delle note del segretario del Consiglio [236]. La tesi che egli esponeva si basava sull'assunto che nell' uomo esisteva un lato oscuro, il quale inerente alla libertà personale, non poteva essere coartato. L' uomo da solo e per intimo convincimento poteva, però, accettare delle costruzioni artefatte come le istituzioni giuridiche dello Stato per evitare che questa libertà illimitata fosse di danno alle altre persone. La limitazione della libertà personale non fu, dal nostro autore, considerata la soluzione del problema per il semplice fatto che la scelta delle persone di vivere in modo associato era, storicamente, maturata sia nel seno della singola persona sia nella collettività. Dalla coincidenza di queste due volontà nasceva quindi il fondamento di quello che Rousseau definì il Contratto sociale, ossia il patto mediante il quale una comunità umana costruisce una struttura istituzionalizzata e delega ad essa la sovranità collettiva perché mantenga questo patto. Il nostro autore, anche se giovane, riconobbe che il convincimento interiore nasceva dal riconoscere la necessità di attuare un comportamento dovuto perché conforme alle regole stabilite dalla autorità costituita. E' la prima volta, che nella Filosofia giuridica e politica, venne definita la imperatività del Diritto. Da questo possiamo dire che Montesquieu, anche se non esclude l' esistenza di un Diritto naturale (Altusius,Grozio), lo considerò come un presupposto non vincolante per il Diritto positivo che nasceva dalla produzione normativa dello Stato. L' obbligatorietà delle norme giuridiche nasceva, secondo Montesquieu. da questa natura imperativa delle norme e la loro obbligatorietà dal profondo convincimento che esse sono per il bene individuale e collettivo. Quindi la lotta contro le trasgressioni e le azioni a danno dei soggetti rientravano anche in questa dimensione. La buona politica quindi non si collocava nel perseguire le violazioni e chi viola le norme soltanto, ma nel guidare con un accorta e progressiva politica l' azione di Governo nel far progredire il benessere morale, sociale, economico della collettività che si è affidata a quel governo.
Questa concezione può essere considerata la base della filosofia del diritto che l' autore professerà per tutta la sua vita. La forma di Stato e la forma di governo dipendono dal patto organizzativo interno e dalle condizioni politiche internazionali che sono esistenti nel momento della considerazione. Emerge, quindi anche qui, la considerazione della positività del Diritto, il non accettare che le norme, specialmente quelle di organizzazione pubbliche siano facoltative, come avveniva in quegli anni per gli obblighi fiscali[237]. Su un altro aspetto, quello delle norme penali, il nostro autore sostenne che le pene dovevano essere commisurate alle effettive azioni criminose commesse. Ma allo stesso tempo riconobbe come il diritto penale oltre che punire doveva dare una via di riabilitazione alle persone[238]. La polemica accesa da Montesquieu era diretta contro l' uso smodato della Lettre de Chachet, strumento autoritario di carcerazione delle persone senza che siano state giudicate da un regolare processo e condannate. Alcuni anni prima aveva pubblicato Le lettere persiane (1721) romanzo ironico nel quale due nobili della Persia scrivono delle lettere alle loro amate rimaste in Persia, nelle quali descrivono i costumi dei diversi Stati europei e quelli delle loro popolazioni. Gli occhi di un osservatore esterno dell' autore sono un buon punto di osservazione per fare ironia sui costumi europei del secolo. La Prussia di Federico II (1712-1786), che per far diventare il suo esercito il più forte dell' Europa, non si limitò ad un addestramento sistematico e organizzato dei giovani ma decise di militarizzare la stessa società. Oppure l' Impero asburgico che si definiva uno Stato di nazioni, pensando con l' assolutismo del suo Monarca di mantenere tutti quei popoli sotto il suo potere. Questo per citare gli esempi più noti. Il ruolo stesso della Imperatrice di Russia Caterina II (1729-1796), sostenitrice degli Illuministi, che aveva rinforzato il suo assolutismo nella Russia degli Zar ma egualmente non era riuscita a domare le rivolte contro la corona[239]. Questi fatti permisero a Montesquieu di assumere una notevole conoscenza della Europa a lui contemporanea. Lo spirito delle leggi che può essere considerato il suo capolavoro richiese 11 anni di studi e di redazione. Al suo interno oltre ad un apparato storico molto puntuale e dettagliato, si possono delineare delle linee di sviluppo che ci permettono di ricostruire la storia dei vari Stati e imperi dall' antichità sino al secolo in cui egli viveva. Dopo di questo Montesquieu riuscì a definire il quadro costituzionale dello Stato applicando la divisione dei poteri già usata da Locke. Alla maggiore concentrazione di questi poteri. Legislativo, esecutivo, giudiziario nelle mani di una sola persona il Principe si veniva a determinare la forma di governo assoluto e una forma di Stato che egli definì Monarchia assoluta. Ai consociati, come lui li definiva, veniva riservata solo la condizione di sudditi, ossia di persone che avevano le stesse condizioni delle cose ed erano posseduti dal Principe. Nel caso della Repubblica invece i poteri, partendo dalla antichità, erano divisi e dalle loro forme di indipendenza e di autonomia venivano a formare uno Stato che aveva alla base una nuova concezione del diritto, in cui le norme dovevano valere per tutti nello stesso modo (principio di uguaglianza). In questo lui vedeva la vera eguaglianza. Montesquieu scoprì che c' era una forma intermedia quella del Dispotismo. In essa non c' erano le condizioni della forma repubblicana ma nemmeno l' assolutismo regio della Monarchia assoluta. Il dispotismo si manifestava in forme di maggioranza che imponevano la loro volontà alle minoranze dei vari organi in cui operavano, compreso lo stesso parlamento[240]. Per il nostro autore la formula organizzativa dello Stato contenuta del principio della separazione dei poteri non è unica ma può essere interpretata e formulata secondo le esigenze di ogni singola maggioranza. Infatti le memorie storiche, secondo le sue ricerche, non fecero risalire questa opera di formulazione ad un gruppo di persone ma ad una vera e propria Assemblea che doveva definire i pesi e i contrappesi che permettessero ai poteri di rimanere uniti ma indipendenti. Questa forma collegiale di formulazione fu definita dopo Montesquieu nelle due Rivoluzioni quella americana e quella francese come l' Assemblea costituente. Queste assemblee furono il punto può avanzato del pensiero filosofico e politico del nostro autore. La Convenzione di Filadelfia[241] fu la prima ad instaurare questo metodo di definizione di questi poteri ed in particolare come suggeriva Montesquieu decisero di formularne il testo scritto e stabilirono le maggioranze rinforzate con le quali si poteva addivenire ad una sua riforma. Questo ultimo aspetto ci fece scoprire che le Costituzioni possono essere dotate di una certa rigidità. Questa ultima nulla toglie a questa sua profonda qualità di essere il fondamento della vita politica e giuridica di un popolo. Si deve poi a Rousseau nel Contratto sociale il completamento di questo pensiero. Questo autore spiegò che una costituzione non viene formulata da una parte contro l' altra avvalendosi della maggioranza conquistata talvolta con l' uso delle armi, ma con una opera di composizione delle istanze e delle esigenze di tutto il popolo proprio perché in questo patto tutte le persone che prendono parte alla collettività si possano riconoscere in modo indipendente dalla maggioranza che in quello stato si verrà a formare. Un ultimo punto è determinato dalla democraticità della formazione delle rappresentanze. Poiché per Montesquieu il potere più importante fu il potere legislativo, a suo dire, divenne necessario fare in modo che si rappresentassero tutte le componenti sociali. Egli stesso comprese che la divisione per categorie praticata dalla Monarchia francese: Aristocratici, Ecclesiastici, Commercianti, Contadini ecc., non poteva essere una rappresentazione democratica del popolo di uno Stato. Per questo egli invitò tutti a spogliarsi delle loro prerogative e a considerarsi cittadini dello Stato e in quanto tali a partecipare alla vita politica. Questa ultima affermazione minava alle fondamenta il potere dell' Ancien Régime in Francia. E tale fu con lo scoppio della Rivoluzione Francese dove il terzo Stato composto da chi non era né nobile né ecclesiastico decise di porre fine ai privilegi di queste due categorie. La resistenza del Re Luigi XVI a queste istanze a la fuga a Varennes (1791) lo condussero alla condanna a morte e alla sua esecuzione (1793). Montesquieu non si fermò alla studio del singolo Stato ma si propose di esaminare la possibilità di creare una Confederazione e quale fosse la forma di Stato e di Governo ad essa conforme. Nello Spirito delle leggi (parte II, cap IX, par. 1) Montesquieu esamina le tre Confederazioni presenti allora in Europa: La lega del Reno, La Confederazione delle Province Unite e la Confederazione elvetica[242] Il nostro autore abbozza una gerarchia di complessità indicando dalla lega del Reno alla Confederazione elvetica una progressiva formulazione della complessità basata anche sul fatto che si tratta di Stati composti da altri Stati più piccoli e che questi ultimi non sono stati assorbiti nello Stato più grande.
Per Montesquieu c' era una linea di continuità fra una lega e una Confederazione determinata dalla maggiore o minore definizione dei poteri fondamentali e della partecipazione agli stessi dei membri della Confederazione. In particolare ricordò come in Svizzera erano stati preservati i poteri delle Città e dei Cantoni per cui potevano essere osservati tre livelli di potere: singola città (comune). Il Cantone, la Confederazione. Questa fu la base di partenza per le riflessioni di Hamiltom, Jay e Madison al fine di spiegare il lavoro fatto dalla Convenzione di Filadelfia contenuto nel Federalista [243].
In essa vi fu la scelta repubblicana, la scelta del suffragio universale, e della separazione di poteri sia a livello dello Stato membro sia della Federazione. Il Federalist è il libro in cui sono spiegate tutte queste nuove innovazioni[244]. Se per Montesquieu non si parlava ancora della Dichiarazione dei diritti e neppure della possibilità della estensione del voto alle donne, il considerare le persone tutte uguali dinanzi alla legge e alla costituzione fu un impedimento a ulteriori discriminazioni. Alla Rivoluzione francese si deve il merito di aver formulato la dichiarazione dei diritti dell' uomo e del cittadino. Se Montesquieu non avesse scritto lo Spirito delle leggi questa conquista di civiltà non sarebbe stata possibile[245].
Numeri | LES ESPRIT DES LOIS (1748) | IL FEDERALISTA (1787-1788) |
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1 | Lo Stato confederale che vuole accrescere il suo potere viene limitato dal potere degli Stati membri. |
Stessa affermazione. |
2 | Se uno Stato membro aumenta la sua potenza, questa viene contenuta e limitata dagli altri Stati membri. |
Stessa affermazione. |
3 | Se uno Stato membro abusa del suo potere viene limitato dagli altri membri. | Stessa affermazione. |
4 | Un buon Governo di uno Stato membro è un vantaggio per tutti gli altri membri. | Stessa affermazione. |
5 | La Confederazione, verso gli altri membri della Comunità internazionale, ha la forza delle Grandi Monarchie. |
Stessa affermazione. |
6 | La natura costituzionale della Confederazione è quella di essere composta da Stati che hanno la stessa forma costituzionale. |
Per Hamilton la natura poteva non essere omogenea, ma era necessario che, nel caso di una forma non repubblicana di uno Stato membro, questa fosse mitigata dalla democrazia e che la monarchia e la forma aristocratica fosse già conformata a quella della Monarchia costituzionale come era avvenuto per l' Inghilterra del 1689. |
7 | Tra le forme Monarchica, Dispotica e Repubblicana, Montesquieu preferì una omogeneità repubblicana. |
Hamilton e gli altri autori furono concordi con il fatto che una forma repubblicana democratica avrebbe maggiormente favorito la creazione di una Confederazione. |
8 | Per Montesquieu la Monarchia tendeva a realizzare la guerra e raggiungere obbiettivi espansionistici. Mentre la Repubblica perseguiva di più obbiettivi di moderazione. |
Stessa affermazione. |
9 | Montesquieu riconosce che esiste una continuità di accrescimento istituzionale che fa progredire la singola unione da una semplice Lega (come quella germanica) in una Confederazione assai limitata come quella delle Provincie Unite (Olanda) sino a giungere alla Confederazione della Svizzera. |
Stessa affermazione. Hamilton aggiunge che il non progredire di queste forme costituzionali verso una unione più profonda e perpetua le condanna alla desegregazione. Chi considera queste osservazioni come superflue ignora l' insegnamento della storia. |
10 | La confederazione, al suo interno, manifesta i vantaggi del Governo repubblicano, mentre all' esterno, agisce con la forza del Governo monarchico. |
Stessa affermazione. |
11 | Il singolo Stato membro vede ridotto il proprio potere perché subordinato al Magistrato capo dell' Unione e perché sottoposto alla osservanza delle norme condivise da tutti gli altri Stati membri. |
Stessa affermazione. |
12 | Ogni potere statale è controbilanciato da un altro potere statale. In questo modo il bene della Confederazione è anteposto a quello del singolo Stato associato. |
Stessa affermazione. |
13 | La Pace e il mantenimento della stessa dipendono dalla organizzazione dei poteri nei singoli Stati membri e nella Confederazione. |
Stessa affermazione. |
14 | - | Gli autori del Federalista dimostrano come la separazione dei poteri di Montesquieu, per funzionare, deve essere articolata con pesi e contrappesi. Pesi sono le maggioranze parlamentari necessarie e non eludibili per l' approvazione dei provvedimenti. I contrappesi sono dei contropoteri che impediscono lo straripamento di un potere nelle competenze dell' altro. Questo spiega le maggioranze qualificate per entrambe le Camere del Congresso. Il potere del Congresso di mettere in stato di accusa il Presidente è uno di questi contrappesi. |
15 | - | Oltre alla elezione a suffragio universale, in prospettiva, il potere di voto si doveva allargare a tutti quelli che ne erano esclusi: schiavi e donne) nella prima Camera quella dei rappresentanti. In questo modo il Popolo diventa un solo corpo politico oltre la dimensione dei singoli Stati membri. Si aggiunge la elezione dei rappresentanti degli Stati membri in una seconda Camera (il Senato) e alla eguaglianza di peso fra i piccoli e i grandi Stati (due Senatori a testa) la realizzazione della partecipazione alla lotta politica degli Stati come unità di rappresentanza collettiva. |
16 | - | Oltre a definire per costituzione i pochi poteri della Confederazione e lasciare gli altri agli Stati membri, si codifica l' esistenza dei poteri impliciti mediante i quali il Governo può agire per aumentare le materie su cui esercita il potere esclusivo. |
17 | . | Il potere giudiziario, oltre alla sua diffusione su tutti gli Stati (magistratura federale), che si associa alla magistratura dello Stato, fu dotato di forme nuove codificate in costituzione. La giurisdizione federale si estende a tutti quei fatti e atti che riguardano comportamenti non limitati al Singolo Stato membro. La giurisdizione civile, penale, amministrativa è affidata allo stesso giudice. Viene poi la giurisdizione di conformità costituzionale, mediante la quale, la domanda di qualsivoglia cittadino può chiedere al Giudice di dichiarare la non conformità costituzionale di atti, provvedimenti, sentenze. Nel caso in cui questi fossero incostituzionali vengono disapplicati dal momento della loro emanazione. Se si aggiunge il principio dello stare decisis, le sentenze vincolano i giudici inferiori. La Corte Suprema, poi, vertice dell' Ordine giudiziario, può chiudere la fase di incertezza disapplicando definitivamente le norme impugnate. Poiché la Corte suprema unisce in sé la qualità di Giudice di merito e di legittimità al vertice, queste decisioni sono vincolante per tutti i giudici degli Stati Uniti. |
18 | - | Nel caso di conflitti fra i Singoli Stati fra di loro e fra la Confederazione e i Singoli Stati, la decisione della Corte Suprema sulla questione è vincolante. Nel solo caso in cui gli Stati che non vollero accettare l' imposizione della Libertà degli schiavi furono obbligati a fare la secessione. Alla fine della Guerra civile gli Stati Uniti tornarono al essere una struttura costituzionale unitaria. |
Questa tabella ci prova come Montesquieu sia la base della teoria dello Stato federale e come sui suoi principi la Convenzione di Filadelfia si sia appoggiata per formulare le soluzioni che hanno portato gli Stati Uniti d' America ad essere una realtà politico-giuridica diversa da quelle delle Confederazioni allora esistenti. Questa forma teorica fu definita dai costituzionalisti con il nome Stato federale. Dopo l' entrata in vigore della costituzione degli Stati Uniti d' America la stessa dottrina europea incominciò a parlare di Confederazione e Federazione anche se nei primi decenni del XIX secolo il termine venne usano in modo equivalente. Bisogna ricordare ancora un aspetto della dottrina di Montesquieu. Nello Spirito delle leggi egli ricorda come le Assemblee provinciali siano una garanzia per lo sviluppo della democrazia in Francia, infatti lui era stato Presidente di una di queste assemblee per molti anni, ma, secondo il suo modo di vedere, questa funzione si poteva potenziare se alle Assemblee provinciali fossero stati affidati maggiori poteri legislativi. La cosa era un auspicio perché a quel tempo la Monarchia Assoluta impediva alle espressioni politiche locali di esprimersi. Infatti la maggior parte delle incombenze erano di carattere giudiziario. Questa affermazione fu, in piena Rivoluzione francese, l' appoggio teorico per cercare di istituire un decentramento legislativo su base territoriale.
Gli anni dal 1776 al 1815
Il 10 Maggio 1774, in Francia, salì al trono il nuovo Re Luigi XVI, nipote di Luigi XV. Uno dei suoi primi atti fu di chiamare alla carica di ministro delle finanze Turgot il quale in un solo anno vide crescere il debito pubblico nonostante le operazioni di contenimento delle spese che aveva intrapreso. Dall' altra sia la proposta di abolire l' Editto di Fontainebleau per ridare la libertà di culto ai non cattolici suscitò l' opposizione di tutto i clero. Le proposte di legge per abolire le corporazioni e i privilegi ottennero la piena opposizione della corte, della nobiltà perché, secondo queste classi, non avrebbero favorito lo sviluppo economico e commerciale della Francia. Dall' altra il Re, segretamente, sperava di riaprire la guerra con l' Inghilterra, schierandosi dalla parte delle 13 colonie americane che si era ribellate alla corona inglese, ma per evitare di essere coinvolto in una guerra con l' Inghilterra invitò Turgot ad effettuare un periodo di preparazione in gran segreto. Questa attività non fece altro che aggravare le finanze dello stato francese. L' Inghilterra era in quello stesso periodo governata dal Re Giorgio III di Hannover, primo degli Hannover nato in Inghilterra ed avvezzo ad usare la lingua inglese dalla nascita. Salito al trono nel 1760 aveva giudato gli inglesi nella guerra dei sette anni (1756-1763) e per mezzo della abilità politica di William Pitt il Vecchio leader del Partito Whig che entrando nel Governo Newcaste aveva deciso di concentrare gli sforzi militari nelle colonie, la guerra si era conclusa con una vittoria netta degli Inglesi e la conquista del Canada francese formato dalla regione del Quebec e anche dalla città di Montreal. La pace di Parigi (1763) rese immodificabile la situazione di estromissione dal Nord America dei Francesi riducendo anche quella che era la Luisiana orientale (sino alla riva sinistra del Missippi) ed in particolare la regione di Pittsburg dove gli Inglesi avevano avuto la maggiore penetrazione nel territorio francese. Dopo di questo le colonie del Nord America, come abbiamo scritto, incominciarono a ribellarsi alle angherie del Governo inglese, specialmente considerarono illegale la tassazione imposta dalla Madrepatria. Nel 1776 con la Dichiarazione di Indipendenza le 13 colonie diedero vita alla Rivoluzione americana e alla guerra di indipendenza. Il primo atto che compirono fu quello di mandare degli ambasciatori in Europa presso i vari regni al fine di ottenere il sostegno economico e militare da alcune delle grandi monarchie che si opponevano agli Inglesi. A Parigi, per questo scopo, fu inviato come ambasciatore degli Stati Uniti d' America il commerciante e uomo politico Silas Deane[246]. Compito di Deane fu quello di contattare il Ministro degli esteri di Luigi XVI Charles Gravies Conte de Vangennes per ottenere una armata, forniture militari e aiuti finanziari. Proprio per il protrarsi delle trattative che vedevano risoluto Luigi XVI a stipulare l' alleanza nella speranza di ribaltare la situazione americana consolidatasi con la conclusione della Guerra dei sette anni, ma opposto ad alcuni suoi ministri che lo ponevano di fronte alle difficoltà dell' erario, egli decise di sostituire Anne-Robert Turgot con Jacques Necker alle finanze che accese diversi prestiti bancari per realizzare il finanziamento dell' Impresa.
Una delle figure che intrecciò la sua vita con queste vicende fu il Marchese Gilbert de La Fayette (1757-1834) che essendo orfano di un nobile caduto in azione durante la Guerra dei sette anni, aveva diritto all' ingresso alla carriera militare e di coltivare l' aspirazione ad alte cariche nell' esercito della Monarchia Francese. Entrato al College du Plessy (accademia militare legata alla Sorbona) egli incominciò la sua carriera nel corpo dei Moschettieri neri (la guardia personale del Re) e continuando con questa affiliazione a frequentare l' accademia militare. Rimasto orfano della madre e del nonno, in quello stesso periodo, fu preso a ben volere dal Duca Jeans-Paul-Francois de Nalles che oltre ad essere comandante di un Reggimento di Dragoni alle dirette dipendenze del Re aveva pensato che il giovane poteva essere un buon partito per una delle sue figlia la Duchessa Marie Adrienne Francoise (1759-1807). I due si sposarono nel 1773. Questo matrimonio fece di La Fayette un ufficiale con tutte le carte in regola per percorrere una carriera militare nell' esercito francese. Nel 1775 partecipò a delle esercitazioni complesse presso la città di Metz ed in quella occasione incontrò e conobbe il comandante della armata dell' est: il Marchese Charles-Francois de Broglie marchese di Ruffel. Da quegli incontri egli venne a conoscenza della ribellione delle colonie americane inglesi e dei contenuti che i coloni intendevano introdurre nel loro sistema di governo fra cui la aspirazione alla piena indipendenza dalla madrepatria. Nominato Capitano dei Dragoni al suo ritorno a Parigi, venne in contatto con l' ambasciatore americano a Parigi Silas Deane, il quale cercava di reclutare tutti gli ufficiali che incontrava per inviarli a combattere con l' esercito americano comandato da George Washington. Fu così che egli maturò l' idea di impegnarsi per la causa americana e proprio in questo contesto venne a contatto con altri ufficiali che sarebbero stati suoi compagni nella guerra di Indipendenza americana: il Barone Johann de Kalb[247] , Thomas Conway[248], Casimir Pulaski[249], il Barone Wilhem Von Steuben[250].
Poiché queste trattative non potevano essere condotte in gran segreto, anche perché di esse ne era al corrente il Ministro degli Esteri francese Charles Gravier, il suocero di la Fayette, al fine di proteggere la famiglia di sua figlia ottenne da re un editto di proibizione per tutti gli ufficiali francesi di servire sotto la bandiera degli Stati Uniti d' America. Gilbert La Fayette, anzi, fu dallo stesso suocero rimproverato a causa della possibilità che l' Inghilterra, scoprendo il reclutamento segreto, avrebbe potuto dichiarare guerra alla Francia. Per cancellare ogni sospetto lo invitò a raggiungere, come rappresentate militare, l' Ambasciatore francese a Londra che era lo zio della moglie: Emmanuel-Marie-Louis, marchese de Noailles . Gilbert de La Fayette fu da lui presentato a Re inglese Giorgio III. Ritornato però a Parigi decise che doveva raggiungere le Colonie americane e presentarsi al Congresso Continentale per offrire i suoi servigi. Raggiunta Bordeaux e acquistata la nave Victoire (1777) cercò di salpare ma fu fermato dall' ordine del suocero, allora suo diretto superiore e costretto a ritornane con i soldati e ufficiali che volevano come lui partire per l' America a Marsiglia. Il 20 Aprile del 1777 riuscì a salpare con pochi fidati compagni in uno stato di incertezza generale e a totale insaputa dei suoi comandanti. Giunse a Georgetown il 13 Giugno 1777. Poiché il Congresso Continentale dichiarò che non poteva pagare i suoi servigi La Fayette si dichiarò pronto ad accettare l' arruolamento senza paga e in questo modo egli incontrò George Washington il 5 Agosto. Washington si rese subito conto di trovarsi di fronte ad un giovane motivato e preparato, che legava la umiltà alla sete di apprendimento, e oltre a impegnarlo delle attività militari iniziali lo propose per il grado di generale maggiore e comandato ad suo servizio assieme ad altri Ufficiali come Alexander Hamilton che era il suo attendente. La Fayette che aveva imparato poco inglese durante il viaggio alla fine del 1777 aveva già una buona padronanza dell' inglese e riusciva correttamente a comandare i soldati e i battaglioni che gli furono affidati. Nel frattempo Benjamin Franklin era stato mandato come ambasciatore a Parigi al posto di Deane e uno dei suoi primi compiti era quello di difendere la reputazione e l' onore militare di questo giovane ufficiale francese che era impegnato nella guerra accanto agli Ufficiali americani. Washington stesso, oltre alla stima, intrecciò una amicizia solida che durò tutta la vita. In particolare, in tutte le difficili vicende della guerra, egli non mancava di confrontarsi con l' amico francese e di ascoltarne i suggerimenti. La Fayette poté manifestare le sue capacità militari quasi subito. Messo al comando di un battaglione sono il Generale di Brigata John Sullivan. A Brandywine l' 11 settembre 1777 gli Inglesi via mare attaccarono a Chesapeake Bay nel tentativo di distruggere a sud il distaccamento dell' esercito continentale che difendeva Filadelfia. Gli Inglesi e gli Assiani dell' esercito erano molto più numerosi e meglio armati e misero, dai primi attacchi, in difficoltà le truppe comandate da Sullivan. La Fayette, nonostante che fosse stato ferito ad una gamba, mantenne il comando, fece resistere i suoi contro gli inglesi e riuscì a fare una ritirata coordinata che impedì agli Inglesi di circondare il corpo dei soldati americani. Gli inglesi infatti furono fermati per molte settimane in quelle posizioni. La Fayette vanificò in quel modo uno degli scopi dei generali inglesi. Washington elogiò il comportamento in battaglia del giovane e il suo coraggio che a battaglia conclusa lo portò a farsi medicare la ferita. Dopo di questo in pieno inverno fu proposto per l' invasione del Canada (Dicembre 1777). Raggiunta Albany, La Fayette si rese conto che con i pochi uomini con gli armamenti a disposizione non avrebbe potuto invadere il Canada. Invece di ritirarsi iniziò dei contatti con la tribù degli Oneida che faceva parte della confederazione Irochese e che per mantenere l' unione delle tribù, aveva cercato di fare azione di mediazione e di pace verso le tribù che con un trattato si erano alleate con gli inglesi (Mohawk, Seneca, Cayuga, Dhondaga). La Fayette riuscì a portarli dalla parte degli Americani in modo da assicurare a suoi e all' esercito Continentale non solo una alleanza, ma guide competenti del territorio e sostegno per le spedizioni che dovevano passare nei loro territori. Washington si trovò, quindi, con un apporto logistico di primo piano che gli Inglesi non avevano e aveva la possibilità di comunicare con le truppe dislocate al sud con maggiore rapidità. Dopo la ristrutturazione dell' esercito continentale e la vittoria di Saratoga Washington ritenne importante trovare una forma di pressione verso la Francia che accellerasse l' intervento armato di un corpo di spedizione francese accanto all' Esercito continentale, a seguito della firma del Trattato di Amicizia e di alleanza fra gli Stati Uniti e la Francia (1778). Per questo inviò La Fayette in Francia per manifestare questa sua esigenza di fronte ai tentennamenti del Governo. Nel 1779 La Fayette ritonò in Francia e venne accolto dal Re con un ordine per gli arresti domiciliari di otto giorni. Sicuramente non per stigmatizzare il suo impegno ma per far valere la sua autorità rispetto alla sua fuga in America e la disobbedienza alla ordinanza che vietava l' arruolamento degli ufficiali dell' esercito francese. Dopo di questo il re si manifestò molto comprensivo ed ascoltò le notizie e le richieste americane ricevendo non solo La Fayette ma anche l' Ambasciatore Benjamin Franklin. Fu così che il re decise di inviare un esercito al comando di Rochambeau formato di meno di 6.000 persone in America a sostegno della guerra di Indipendenza americana. Rochambeau arrivò in America nel 1780 mentre La Fayette lo seguiva (27 Aprile 1780). Le vicende successive sono note. La Fayette incomincio a combattere nella zona di Yorktown sino alla concentrazione delle truppe di Washington e di Rocharbeau organizzate in modo da chiudere nella penisola di Yorktown l' esercito inglese di Corwallis. Il 19 Ottobre 1781, La Fayette partecipò alla battaglia di Yorktown che fu decisa dalla sconfitta degli Inglesi e la fuga di Corwallis. In questo modo egli fu uno dei fautori della vittoria degli Stati Uniti sull' Ingilterra e per questo fu indicato come l' eroe dei due mondi. Il 18 Dicembre 1781 egli rientrò a Parigi e visto che la guerra non sembrava ancora finita lavorò per diversi mesi nel progettare una azione militare francese di invasione delle Indie occidentali inglesi. La stipula del Trattato di pace di Parigi (1783) vanificò questo suo impegno. Il nuovo ambasciatore a Parigi Thomas Jefferson lo volle come suo consulente ed altrettanto fecero gli ambasciatori in Europa che rappresentavano gli Stati Uniti presso le potenze che avevano sostenuto gli Stati Uniti nella guerra di indipendenza: John Jay a Madrid e John Adams all' Aja. Nel 1788 egli fu parte attiva nella associazione fondata da Jacques-Pierre Brissot denominata Amici dei neri con lo scopo di ottenere per gli schiavi e anche per gli indiani d' America la fine della schiavitù e il riconoscimento dei loro diritti.
In quegli anni diverse erano le società o i club che si vennero organizzando per esercitare una influenza politica che confluì nella Rivoluzione Francese. Uno di questi fu la Societé patriotique de 1789, fondata da La Fayette e da Bailly a cui parteciparono Mirabeau l' Abate Sieyès. Essa si configurava cone un club moderato che propugnava una trasformazione della Morachia francese da assoluta in costituzionale secondo il modello inglese. Un altro grande Club era quello dei Giacobini a cui aderirono anche La Fayette e Bailly, quest' ultimo senza mai parteciparvi, partecipando alla fazione moderata poiché i radicali all' inizio erano una minoranza. Lo stesso Maximilien Robespierre era una figura di secondo piano nei primi anni. Accanto a questi vi erano dei club praticamente che raccoglievano i conservatori i quali vedevano con sospetto le nuove forze e le nuove proposte di democrazia. Ad essi appartenevano il Club de Valois, quello dei impartisans, il Salon francais e gli Amis de la Consitution monarchique. A sinistra di questo schieramento si collocava il Club dei Cordiglieri di indirizzo radicale che raccoglieva tutti i piccoli club locali e le organizzazioni dei quartieri, i quali volevano difendere le condizioni dei poveri e degli emarginati di cui Parigi si era riempita negli ultimi anni a causa della emigrazione dalle campagne alla città alla ricerca di un lavoro salariato nelle prime fabbriche si venivano realizzando alla sua periferia. Queste persone che vennero definite sanculotti durante la Rivoluzione furono la parte rivoltosa del popolo di Parigi che unita alla parte agraria dei contadini, insofferenti della servitù della gleba, furono la miccia per le diverse fasi della Rivoluzione. La posizione di La Fayette era quella di un ufficiale che riteneva la moderazione fosse l' orizzonte che si doveva perseguire nella lotta politica. Per lui non si profilava la visione di una Repubblica nazionale con l' abolizione della monarchia che invece era il disegno nascosto dei radicali Giacobini, dei Montagnardi e delle fazioni radicali del popolo francese. Inoltre La Fayette aveva potuto sperimentare la democrazia americana, l' attuazione in quella società del principio di solidarietà, la lotta comune (il popolo e i Minutemen) contro l'oppressore inglese. Nonostante le avversità, ad una richiesta di aiuto (la lettera che egli scrisse assieme ad Alexander Hamilton alle Assemblee coloniali) questo popolo e le sue rappresentanze democratiche avevano risposto in modo egregio permettendo la riorganizzazione dell' Esercito Continentale, lo svernamento a Valley Forge e la ripresa della guerra contro l' Inghilterra. La Fayette era sicuro che il popolo francese non fosse ancora pronto per le stesse imprese ma pensava che la via intermedia fosse la via giusta per pilotare la Rivoluzione verso un successo. C' era poi un gruppo che si andò affermando nei primi tempi della Rivoluzione, a cui La Lafyette dava il suo sostegno i Girondini. Il termine li indicava per la regione di provenienza la Gironda. Il loro capo Jacques Pierre Brissot era stato uno degli ufficiali del corpo di spedizione comandato da Rochambeau e molti di essi, che avevano combattuto in America, confluirono nel suo movimento politico. Uno di questi Charles-Michel Trudaine de la Sablière[251] (1766-1794) fu quello che tradusse e pubblicò il Federalista di Hamilton, Jay e Madison in francese nel 1792 seguendo l' edizione americana del Mc Leain del 1788[252]. Lo stesso Brissot aveva un disegno costituzionale improntato al decentramento provinciale dei poteri legislativi sino a configurare una vera confederazione di questi territori come antidoto all' accentramento assoluto della monarchia. Poiché i compromessi dovevano necessariamente avvenire i Girondini, a favore delle richieste dei Montagnardi, dovettero rinunciare a parte del loro disegno autonomista a vantaggio dei Giacobini che chiedevano una assemblea legislativa nazionale dotata della sovranità piena in rappresentanza di tutto il popolo francese. Come contropartita ottennero però che la Monarchia fosse mantenuta nella forma costituzionale. Poi entrambi i gruppi arrivarono alla redazione e approvazione della Dichiarazione dei diritti dell' uomo e del cittadino (6 Ottobre 1791). Aggiungendo ad essa la abolizione del feudalesimo, avvenuta poco tempo dopo, la Francia attuò uno stravolgimento di quelle che erano le istituzioni storiche consolidate in un a lunga catena più di 70 re in tutta la sua storia. L' abolizione del Feudalesimo acutizzò due fenomeni che si erano già manifestati. Da un lato fu necessaria una riforma della Amministrazione per quanto riguardava gli enti territoriali che non fece che allentare i poteri dello Stato centralizzato monarchico al punto che i territori esterni alla città di Parigi incominciarono a non più pagare le tasse mettendo in crisi l' erario nazionale. Di conseguenza l' esercito e le sue armate dislocate in vari punti strategici della Francia incominciarono a diventare luoghi di non addestramento e molti ufficiali, appartenenti ai nobili, diedero le dimissioni permettendo l' emersione dai ranghi di uomini non preparati al comando e compromettendo sia le armate sia la marina. Dall' altro la popolazione contadina, priva di cibo, cure e possibilità di sopravvivenza, incominciò a concentrarsi verso Parigi a cui margini si andavano formando villaggi fatiscenti che permettevano a queste persone una vita di espedienti. Questi erano la massa di manovra che alcuni facinorosi utilizzavano per attuare le brutalità della rivoluzione. In questa prima fase della Rivoluzione La Fayette venne coinvolto in fatti che ne determinarono il declino rispetto a quella che era la sua prima condizione di eroe.
Incominciò nel 1787 Partecipando alla Assemblea dei nobili. Convinto democratico, anche per l' esperienza americana, sostenne Mirabeau durante la difesa degli Stati generali (luglio 1789) e nel richiedere al Re Luigi di convocare l' Assemblea Nazionale alla quale doveva essere affidato il compito di redigere una Costituzione per la Francia. Dopo la presa della Bastiglia (14 Luglio 1789) da parte del popolo di Parigi, con la defezione di alcuni reparti militari che fraternizzarono con gli insorti, accettò la elezione a comandante della Guardia nazionale a cui come vicecomandante era stato eletto suo cognato il Visconte De Noalles. Il 17 Luglio venne eletto anche a Sindaco di Parigi Jean Sylvain Bailly, amico di La Fayette. A Parigi e negli ambienti del Comune e della sua assemblea si fece strada l' idea di organizzare una grande festa denominata Festa della Federazione a cui dovevano partecipare tutti coloro che rappresentavano la Guardia nazionale sul territorio francese. Il progetto fu approvato e finanziato dalla Assemblea nazionale (5 giugno 1790). In tutto il lavoro preparatorio il Sindaco Bailly riuscì a preparare un alloggio per tutti i rappresentanti che giungevano da fuori Parigi, organizzare una grande festa civile al Campo di Marte di Parigi. A La Fayette fu affidata la tutela dell' ordine pubblico con la Guardia nazionale parigina. Alla presenza di 400.000 mila persone raccolte nell' anfiteatro costruito nel Campo di Marte sia La Fayette, sia il Re Luigi XVI sia il vescovo da Auton Tayllerand[253] giurarono fedeltà alla Francia e alla Assemblea nazionale (15 Giugno 1790). Verso la fine dell' anno 1790 si manifestò l' opposizione del Club dei Cordiglieri e dei Giacobini a questa visione della democrazia in Francia. L' occasione fu data dalle elezioni per la carica di sindaco di Parigi a cui Bailly si ricandidò. Ne nacque una polemica sui giornali e un attacco frontale a La Fayette schierato a favore del suo amico mentre dalla parte opposta si coalizzarono i Girondini che vedevano nel Sindaco un pericoloso avversario della trasformazione in repubblica della Francia, mentre Camillo Desmoulin esponente dei Codiglieri arrivò ad accusare La Fayette di completa sottomissione al Sindaco. Bailly riuscì ad essere rieletto ma quello che si era visto il giorno della federazione non era più vero per il semplice fatto che nell' Assemblea Nazionale c' erano delle forze che tramavano per il crollo della Costituzione monarchica e della stessa Monarchia. La rielezione di Bailly fu la causa dell' aumentare degli attacchi contro l' artistocrazia a cui sia il Sindaco sia La Fayette venivano accomunati da parte dei Giacobini e dei Montagnardi.
La prima rottura fu determinata da una cospirazione monarchica che progettò di uccidere Bailly e la Fayette. Era stata ordina dal giovane Marchese de Favras e fu anche sospettato di parteciparvi il fratello del Re Conte di Provenza. Nel dicembre 1790 la trama fu scoperta. I disegno dei congiurati era di creare un esercito realista, invadere Parigi, e l' uccisione dei due uomini considerati traditori di cui avevamo detto. De Favras fu giustiziato nei primi mesi del 1791 altri ritenuti fiancheggiatori dei congiurati furono imprigionati o costretti a fuggire fuori della Francia. In contemporanea con questi fatti, il Re Luigi XVI aveva però scritto delle lettere a suo cognato l' Imperatore d' Austria Giuseppe II (1741-1790) palesando il suo timore che i tentativi di riforma della Assemblea nazionale avrebbero potuto scaturire in una sua esautorazione e chiedeva un aiuto al cognato. Alla morte di questo Imperatore gli successe il nipote Francesco II d' Asburgo Lorena (1768-1835) il quale, a differenza dello zio, non era un riformatore ma parteggiava per la conservazione delle istituzioni del dispotismo illuminato. A lui si riferivano i nobili fuorusciti dalla Francia, le grandi monarchie europee e la stessa Inghilterra per cui si venne a poco a poco, in questi anni a pensare ad una guerra contro la Francia rivoluzionaria al fine di restaurare la Monarchia assoluta francese. Il tutto scaturì nella prima coalizione antifrancese (1792-1797). Le lettere sopracitate furono conosciute dalla Assemblea nazionale e furono la ragione di una aumento della diffidenza dei suoi membri nei confronti della Monarchia e dei nobili come La Fayette che rimanevano sospettati di una loro dubbia lealtà anche se agivano per e a favore della Rivoluzione. La Fayette era già stato colpito da disfavore a causa della repressione che aveva esercitato contro le truppe stanziate a Nancy che si erano ribellate ai loro comandanti uccidendoli. La Fayette era intervenuto prontamente punendo gli autori e restaurando l' ordine militare (5-31 Agosto 1790).
Il 28 febbraio 1791 dovette nuovamente intervenire per un fatto analogo avvenuto a Vincennes, proprio per esser presente di persona con un corpo preparato e armato lasciò le Tuileries, sede di residenza della Famiglia reale in Parigi, lasciando pochi uomini a guardia per dirigersi a Vincennes. Mentre era in viaggio ricevette un dispaccio in cui il Sindaco di Parigi lo avvertiva che un numero nutrito di nobili, armati di tutto punto, aveva occupato le Tuileries, con il preciso scopo di difendere la famiglia reale da assalti non desiderati di esagitati giacobini parigini e di altri facinorosi. Ritornato a Parigi riuscì a disarmare i nobili facendoli ritornare alle loro case e a ristabilire la legalità nella residenza del Re, ma i giornali rivoluzionari trasformarono a vicenda in un tentativo reazionario della aristocrazia per rapire il Re e metterlo a capo di un esercito di restaurazione.
La fobia contro i realisti incominciò a crescere. Un deputato della provincia bretone Isaac Le Chapelier il 14 giugno 1791 fece approvare dall' assemblea costituente la legge che portava in suo nome che oltre a garantire la libertà di impresa a tutti i cittadini definiva in reato di coalizione che nel concreto era quello di fondare e far agire un sindacato di lavoratori. Sino alla fine nel XIX secolo la legge rimase in vigore. Questa legge impegnava nella repressione dei moti popolari con sfondo sui rapporti di lavoro, portando nella nuova industrializzazione le stesse caratteristiche feudali che di erano sperimentate con il feudalesimo in agricoltura. Le Chapelier che era stato amico Di Robespierre e membro dei Giacobini, in una ventata di conservatorismo decise di essere utile ai borghesi della assemblea nazionale a cui stava a cuore di non avere lacci legislativi che permettessero la libera azione imprenditoriale. Questo avvenne per evitare che i torbidi che avvenivano nella provincia contadina nello stesso tempo potessero riprodursi della periferia parigina allora alla sua prima realizzazione di fabbriche. Poi una legge liberticida della libertà di associazione fece il gioco di quelli che volevano dimostrare che il Re aveva un disegno antirivoluzionario (Giacobini e Montagnardi). A complicare il tutto ci pensò re Luigi XVI che con famiglia al seguito fuggì nottetempo dalle Tuileries, sua residenza, per cercare di espatriare. Riconosciuto e fermato a Varenne fu ricondotto a Parigi e richiuso nelle Tuileries sotto il controllo della Guardia nazionale e di La Fayette. La fuga del Re aprì la strada alla Assemblea Nazionale per coloro che volevano formare una maggioranza repubblicana che voleva la destituzione del Re. I Girondini stessi, da principio a favore del Re, incominciarono ad avvicinarsi alle posizioni dei Giacobini che volevano processare il Re per alto tradimento. Il fatto che fece precipitare gli eventi fu la richiesta al popolo di Parigi da parte del Club dei Cordiglieri di firmare una petizione alla Assemblea nazionale per la destituzione del Re e del suo processo per alto tradimento. La petizione fu posta sul palco che era stato costruito nel Campo di Marte il 17 Luglio 1791. Presenti alla adunata erano la Guardia nazionale comandata da la Fayette e il sindaco Bailly. La folla che si accalcava attorno al parco all' improvviso si inferocì a causa di provocatori monarchici infiltrati nelle loro file. La Guardia nazionale che doveva mantenere l' ordine, secondo il mandato della Assemblea nazionale prevenendo e reprimendo i tumulti, intervenne a sedare gli animi. In quel frangente alcuni nella folla spararono dei colpi di pistola contro le guardie nazionali ferendo alcuni soldati. A quel punto gli ufficiali decisero di usare i cannoni contro la folla. La Fayette lo impedì mettendosi con il proprio cavallo fra le bocche da fuoco e la folla, la quale incominciò a tirare sassi, specialmente le donne, contro i soldati. Nel frattempo alcuni facinorosi, sempre presenti in questi frangenti, aizzarono la folla chiamando la Fayette e Bailly servi del re agenti del movimento monarchico. La folla inferocita si lanciò contro i soldati della prima fila. La guardia nazionale non ebbe altro da fare che sparare alcune scariche di fucileria contro al folla uccidendo circa cinquanta persone. La folla fuggendo si disperse. La Guardia nazionale riuscì ad inseguire alcune parti dell' assembramento con le baionette ferendo nuovamente altre persone ma riuscì a disperdere l' assembramento. Una parte dei rivoltosi si diresse alla casa di La Fayette per tentare di linciare la Moglie e le figlie che all' interno a stento riuscirono a resistere. La loro salvezza fu l' accorrere della Guardia nazionale che oltre a disperdere e arrestare alcuni rivoltosi riuscirono a proteggere la casa del loro comandante. Il giorno seguente, alcuni responsabili dell' accaduto Danton, Marat, Saint-Just, Robespierre si nascosero mentre l' Assemblea Nazionale elogiò l' operato dei due personaggi. Ma nonostante questo era iniziato il loro declino ed in particolare per La Fayette era iniziata la fine della sua popolarità come rivoluzionario. Marat in particolare dalle colonne del suo giornale Amis du people, nonostante si nascondesse per evitare l' arresto, non mancò di accusare La Fayette di tradimento della Rivoluzione. Aggiunse poi che La Fayette era un monarchico nascosto tra le file dei rivoluzionari per un preciso disegno di restaurazione della ignobile monarchia. Marat e Robespierre non persero l' occasione di chiedere la pena di morte per Bailly e per La Fayette animando e sobillando i deputati Giacobini che incominciavano a veder nei due degli agenti provocatori della Monarchia. La conseguenza più grave di questi fatti fu la scissione del Club dei Giacobini. La componente Girondina, la parte monarchica illuminata, La Fayette e Bailly stessi andarono a costituire il Club dei Foglianti che nell' assemblea nazionale voleva la dichiarazione di impunità del Re per i fatti di Varenne e la approvazione della Costituzione del 1791 che istituiva una Monarchia costituzionale in Francia. In concreto con un duro braccio di Ferro fra Girondini e Figlianti la Costituzione andò a escludere forme di autonomia politica locale, come il primo progetto aveva ipotizzato aumentando nuovamente la centralizzazione politico amministrativa della Francia, reintrodusse il dovere di tutti gli uomini di servire nell' esercito senza alcuna retribuzione (leva obbligatoria) e sottoponeva alla Assemblea nazionale tutte le decisioni del governo e del Re. Si accompagnarono a queste le leggi già ricordate: la legge Le Chapelier che vietava la costituzione dei sindacati, la legge del 5 maggio 1791 con cui si revocava ai neri delle colonie i loro diritti. Per quanto riguarda l' esercito e la marina si iniziò un piano di riorganizzazione che faceva prevedere che la Francia repubblicana avrebbe presso avviata una guerra contro gli Stati europei confinanti che a loro volta si stavano preparando. Il Re Luigi XVI firmò e promulgò la costituzione in giorno 15 Settembre 1791. Se La Fayette era riuscito nel suo intento, non voleva dire che la Rivoluzione fosse finita. Marat e Robespierre approfittarono della firma del Re per dimostrare dalle colonne dei loro giornali che era stato un colpo di stato monarchico e che il Re era riuscito ad impedire una presa del potere da parte del popolo. I tumulti che ne seguirono misero La Fayette nella convinzione che il suo prestigio non bastava più a mantenere l' ordine e per questo egli rassegnò le dimissioni dal comando della Guardia Nazionale (8 ottobre 1791).
L' Assemblea nazionale venne rieletta con una nuova legge elettorale, che condizionata da un decreto voluto da Robespierre, fece in modo che il gruppo moderato (Foglianti 260 deputati) e il gruppo radicale (Giacobini e Cordiglieri 136 deputati) fossero accumunati a quelle che fu chiamata la palude una maggioranza di persone appartenente al ceto medio borghese che non aveva nessuna ideologia (345 deputati). Questa situazione era strutturata in modo che qualsivoglia deputato che riusciva a strumentalizzare la Palude poteva imporre delle scelte che diventavano deliberazioni dell' Assemblea. In questo modo in un primo tempo i Girondini prevalsero e poi Robespierre e i suoi divennero la nuova maggioranza. Il Sindaco di Parigi Bailly diede anche lui le dimissioni e alle elezioni per il nuovo sindaco La Fayette fu sconfitto dal Giacobino Jerome-Petion de Villeneuve. La Fayette si ritirò nelle sue terre a Auvergne nell' ottobre 1791 con la famiglia.
Il 20 Aprile 1792, la prevalenza dei Girondini all' Assemblea Nazionale riuscì a far passare la Dichiarazione di guerra all' Austria e di far iniziare i preparativi per l' invasione dei Paesi Bassi austriaci ( l' attuale Belgio). Rochambeau fu chiamato a comandare l' armata del nord, La Fayette a comandare l' armée du Centre sede a Metz, Nicolas Luckner quella del Reno. La Fayette si rese subito conto che le nuove reclute erano contrarie alla guerra, non avevano esperienza di azioni militari ed erano insubordinate agli ufficiali. Il suo compito fu quello di creare una armata il più coesa per prepararsi al compito assegnato. Dall' altra parte la Prima coalizione che si era formata a si era preparata ad agire era composta dei principali eserciti dei Regni europei comandati da ufficiali di provata capacità[254]. Il risultato non fu quello sperato nei primi sconti i Francesi furono sconfitti e le perdite furono importanti. Nella Battaglia di Marquain le truppe Francesi dopo la ritirata uccisero il loro comandante assieme ad alcuni ufficiali. Questo fece capire La Fayette che la guerra non poteva essere condotta in questo modo lui e Luckner chiesero alla Assemblea nazionale di avviare colloqui di pace. Il suo discorso alla Assemblea Nazionale fu oggetto di vivaci contestazioni. Robespierre stesso lo accusò di aver abbandonato le sue truppe e di aver così tradito la Francia. Come risposta l' Assemblea lo inviò a comandare, con decorso immediato, l' Armèe di Nord. Il 25 Luglio 1792 i Prussiani comandata dal Duca di Brunswick emise un proclama al Popolo di Parigi nel quale minacciò in caso di violenze contro le persone del Re e della Regina di Francia di applicare al popolo di Parigi la giustizia militare e le pene della rappresaglia. Queste dichiarazioni furono la benzina che fece scoppiare una seconda ondata della Rivoluzione francese che iniziò con la giornata del 10 Agosto 1792 con la presa del Palazzo delle Tuileries. Sanculotti, Giacobini, guardie rivoluzionarie, donne del popolo assaltarono il Palazzo di residenza della Famiglia reale, oltre a depredare tutto quello che potevano, con la minaccia delle armi trasferirono la famiglia reale nella prigione del tempio di Parigi. La rivoluzione cittadina di quel giorno fu l' inizio di quel periodo che venne definito del terrore e dell' egemonia di Maximilien Robespierre. Le conseguenze non si fecero aspettare il Re venne destituito. Bailly, considerato responsabile delle vicende del Campo di Marte, condannato a morte e decapitato. La Fayette, venuto a conoscenza che Danton era diventato ministro della giustizia del Governo rivoluzionario e che aveva emesso un mandato di arresto nei suoi confronti, sconfinò con alcuni amici nel Paesi Bassi Austriaci fuggendo in esilio (14 Agosto 1792). Rimaneva a Parigi la moglie Adrienne con le tre figlie. Enriette, Anastasie e Virginie mentre il Figlio George Washington (1779-1849) avendo fiutato il vento di tempesta era partito per gli Stati Uniti d' America[255].
La Fayette, riuscito a passare nell' attuale Belgio, fu riconosciuto come un generale Francese nemico della Prima coalizione al punto che il Re Federico Guglielmo II di Prussia lo considerò un pericoloso fomentatore di ardori rivoluzionari. Imprigionato a Nevilles fu condannato a diversi anni di prigione dal tribunale della Coalizione e trasferito in diverse prigioni sino a quando l' Imperatore Francesco II d' Asburgo non ottenne di sottoporlo alla sua autorità. Il 17 Maggio 1794 fu trasferito a Olmutz in Moravia e trattenuto a disposizione dell' Imperatore[256].
La situazione politica della Francia prese da questo periodo una direzione inaspettata, sulla base della rimozione dei generali delle armate al Nord: Rochambeau, La Fayette e Luckner che vennero sostituti da Dimouriez e Custine con i quali gli eserciti Francesi riuscirono a fermare la Prima coalizione con la Valmy 20 Settembre 1792. Dopo aver ripreso le fila della organizzazione delle truppe, poterono invadere il Belgio e incominciare la invasione dei Paesi Bassi. I Girondini che sostenevano Dumoriez, condivisero in suo progetto di riorganizzazione dell' esercito e dei sistemi logistici di fornitura di armi ma non riuscirono a coalizzare tutta la nazione dietro l' esercito a sostegno della guerra. Intanto nella Assemblea nazionale rieletta emersero due tendenze nuove. La prima fu quella di scioglimento di tutte le Congregazioni religiose con l' incamerazione dei loro beni da parte dello Stato francese. Alla resistenza degli ecclesiastici e della Chiesa i radicali francesi interni ai Giacobini fra cui Robespierre ottennero un decreto con il quale riducevano tutti gli ecclesiastici e le suore allo stato laicale. Questo decreto colpiva anche [[Charles-Maurice_de_Talleyrand-Périgord|Talleyrand e Sieyès che erano membri dell' Assemblea. Il secondo fu la revoca delle autonomie locali come invece una parte dei Girondini aveva tentato di ristrutturare la Francia a favore di una nuova centralizzazione simile a quella realizzata dalla Monarchia prima della Rivoluzione. La ragione fu che la bilancia del potere in Europa non lasciava spazio per uno Stato francese più debole di quello del Re Luigi XVI. Se questo fosse avvenuto avrebbe significato una guerra di espansione delle potenze confinanti come l' Inghilterra, l' Impero e la Prussia. Infatti in questo stesso periodo la Prussia, La Russia e l' Impero stavano trattando per la spartizione della Polonia, stato che il quel periodo storico aveva una notevole debolezza politico-militare. Per evitare questa eventualità i Giacobini riuscirono a catalizzare una maggioranza che cambiò completamente la faccia della Rivoluzione. A Settembre di questo anno furono tollerati da parte dei Giacobini e dal governo di espressione Girondina i tumulti parigini che furono definiti i massacri di Settembre 1792. Cittadini popolani e naturalmente agitatori professionali, dopo aver formato bande armare di rivoluzionari, si diressero alle carceri della città e trucidarono di loro mano un numero elevato di prigionieri che, a loro dire, appartenevano a tre categorie precise: sostenitori della monarchia, cospiratori che volevano far invadere dai nemici la Francia con occupazione di Parigi, aristocratici che erano secondo loro erano potenziali nemici della Rivoluzione e traditori della causa. Si può immaginare come, in condizioni del genere, le azioni di violenza siano state per la maggior parte omicidi senza riferimento alcuno alla situazione politica. Fu così facile a Robespierre chiedere ed ottenere la istituzione di un Comitato di salute pubblica con poteri eccezionali per estirpare i nemici della rivoluzione e impedire a coloro che erano tiepidi verso la causa di insabbiarne lo sviluppo. Il primo fatto fu il processo e la condanna a Morte del Re Luigi XVI per alto tradimento, a cui seguì quella della regina Maria Antonietta. Le esecuzioni eseguite nel Gennaio e nell' Ottobre 1793, furono per Robespierre la vittoria della sua linea repubblicana contro quelli che pensavano di trasformare la Francia in una Monarchia costituzionale. Intanto la Vandea che era sempre stata realista e cattolica si dichiarò contraria alla circoscrizione obbligatoria che l' Assemblea nazionale aveva bandito per aumentare il numero dei soldati e le armate a causa della guerra avviata dalla prima coalizione. La Vandea per questo fu uno dei pretesti con il quale Robespierre chiese la condanna a morte di tutti i Girondini. La guerra in Vandea continuò sino al 1795 per poi consolidare in in accordo in cui i Vandeani ottenero la libertà di culto, la realizzazione di uno statuto per il clero, la restituzione dei beni espropriati dai repubblicani, l' autonomia amministrativa e il commando della Guardia nazionale. Si aggiunsero poi la liberazione dei detenuti vandeani dalle prigioni francesi, il congedo di quelli arruolati a forza e la consegna dell' erede al Trono Luigi XVIII allora di appena 10 anni. Due fatti furono importanti in questi frangenti la fuga e la diserzione del Generale Dumoriez. Il generale impegnato nella occupazione dei Paesi bassi era stato sconfitto nella Battaglia di Neerwinden e dopo di questo aveva pensato di proporre alla Convenzione[257] la realizzazione di una Repubblica dei Paesi Bassi su modello francese. La Convenzione e Robespierre in testa lo considerarono un traditore e allo scopo di arrestarlo mandarono il ministro della guerra Bernounville e alcuni parlamentari da Dumoriez in Belgio. Questi li fece arrestare li consegnò agli austriaci che li tennero tre anni come prigionieri di guerra e fuggi in Austria lasciando l' armata senza generale. Marat su questi fatti chiese di processare nel Tribunale rivoluzionario di Girondini che avevano favorito questo generale e la perdita dell' azione militare. Nonostante che le cose non fossero precipitate Marat scrisse un articolo chiamando alla insurrezione il Popolo di Parigi. I Girondini risposero, al loro volta, chiedendo alla Convenzione di deferire al tribunale rivoluzionario Marat perché fomentatore del popolo per portarlo alla insurrezione vietata dai decreti approvati dalla stessa Convenzione. Marat fu assolto. Dopo di questo le truppe della guardia nazionale parigina, il popolo armato e le guardie della rivoluzione (sanculotti e altri rivoluzionari) assediarono la Convenzione richiedendo che fossero arrestati e processati tutti i Girondini. Il 2 Luglio 1793 venne approvato l' arresto di tutti di deputati Girondini. Un breve processo farsa li condannò a morte e le esecuzioni furono eseguite nel mesi di ottobre del 1793. 13 Luglio 1793 Marat Marat venne ucciso da Charlotte Corday a sua volta giustiziata nel luglio 1793. Un ultimo personaggio fu importante per il periodo e per la sua concezione della politica estera, proprio perché egli sintetizzò il pensiero Girondino sul Federalismo, anche se sia nella attuazione sia nelle prospettive quasi nulla vi realizzato. Si tratta di Nicolas de Condorcet.
Condorcet si era inimicato Robespierre per il semplice fatto che essendo uno scienziato e matematico, non condivideva delle soluzioni drastiche come Robespierre stesso perseguiva. In particolare Condorcet era favorevole al processo del Re ma contrario alla pena di morte. Questo fece scaturire una opposizione politica dei Cordiglieri, Montagnardi e Giacobini contro di lui perché essi concepivano la morte del re come un atto sacrificale verso il popolo atto a instaurare la nuova repubblica. Il secondo motivo di attrito fu dato dalla redazione della costituzione repubblicana del 1793. Condorcet redasse una bozza di costituzione sulla base delle risultanze dell' Assemblea, Robespierre, e Saint Just redassero una costituzione molto più radicale opponendosi al Presidente Condorcet e chiedendone l' approvazione. Al momento di decidere Condorcet criticò con ampiezza di argomenti questa loro formulazione. Da questo Robespierre ne chiese la destituzione lo accusò di essere nemico del popolo e volle deferirlo al Tribunale rivoluzionario (3 ottobre 1793). datosi alla latitanza per evitare il processo venne catturato di notte e imprigionato a Bourg-la-Reine. Il 30 Marzo 1794 lo trovarono morto nella sua cella perché si era suicidato con una dose di veleno. Alcuni anni dopo 1798 a cura della moglie veniva stampato il suo Esquisse d' un tableau historique des progrés de l' esprit humain[258]. In esso il nostro autore sintetizza alcuni concetti che rappresentarono l' unica traccia di federalismo nella Rivoluzione francese. Condorcet affermò che la prima scoperta che l' umanità avrebbe fatto sarebbe stata quella di considerare la guerra il più alto crimine contro l' umanità. Che le prime guerre a sparire sarebbero state quelle basate sulla bramosia di potenza. Che non sarebbero state ne la richiesta di maggiori guadagni come prevedeva il mercantilismo, né la ricerca di nuove forme di investimento per ricavarne dei profitti ma la necessità di uno sviluppo ordinato e in crescita senza più guerre fra gli Stati. La conquista di altri popoli e stati, secondo Condorcet, non avrebbe dovuto avvenire per uso della guerra ma attraverso il metodo democratico inventato dagli Stati Uniti d' America che permetteva di costituire delle Confederazioni perpetue che uniscono in un solo corpo politico diversi stati e diversi popoli. E concluse con la seguente frase:
“Istituzioni foggiate in modo migliore di questi progetti di pace perpetua che hanno occupato il tempo e consolato l' anima di qualche filosofo, accellereranno i progressi di fraternità tra le nazioni, e le guerre tra i popoli, come gli assassinii, entreranno a far parte delle atrocità straordinarie che umiliano e indignano la natura, che imprimono a lungo un marchio di obbrobbrio al paese e al secolo la cui storia è stata infamata.”
(Esquisse d' un Tableau historique.. pag. 343)
Il seguito è noto Robespierre non andò molto avanti con il sistema della eliminazione degli avversari. La moglie di La Fayette, rimasta in Francia, fu vittima delle mire vendicative di Robespierre. Fu arrestata con le tre figlie e condotta nella prigione rivoluzionaria di Parigi. Qui scoprì che erano stati imprigionati anche sua nonna, sua madre e suo fratello con l' accusa di essere dei realisti. Avvertiti gli amici americani e l' ambasciatore americano a Parigi James Moore, Adrienne chiese a questo ultimo di intercedere pensando che la situazione fosse disperata. Il 22 Giugno 1794 Adrienne La Fayette dovette assistere in Place de la Révolution alla esecuzione della condanna a morte di tutti i suoi tre congiunti, ghigliottinati davanti a lei. Il tutto unito alla brutalità delle guardie della rivoluzione che sottolieavano quali fossero le previsioni per la sua prossima fine. Dopo pochi giorni fu scarcerata perché gli Stati Uniti avevano ottennuto per lei e le tre figlie il rilascio a condizione che fossero riportate in America in quanto risultava che erano cittadine del Connetticut. Adrienne con la prima figlia si diresse a Vienna e ottenne dall' Imperatore Francesco II di poter raggiungere il marito e vivere con lui nella prigione. Il 15 ottobre 1795 La Fayette sua moglie e la figlia riuscirono a riunirsi. Essi vissero per altri due anni in cella sino alla liberazione a seguito del Trattato di Campoformio (1797). Fatti come questi, dimostrarono alla Convenzione che questa repressione era inutile, e a seguito di tutto questo sangue versato si venne a formare in essa una alleanza anti-temidoriana all' interno dell' assemblea al punto che Robespierre non aveva più la maggioranza. Il 28 Luglio 1794 furono tutti arrestati anche Robespierre e ghigliottinati senza processo. La Fayette superstite di questo periodo riottenne la cittadinanza francese solo nel 1800. Dopo la liberazione dovuta a Bonaparte e al Trattato di Campoformio, per sfuggire alle ire di Bonaparte e al dovere di giurare fedeltà allo stesso, accettò di ritirarsi dalla vita politica. Morì nel 1834. La vicenda di Napoleone Bonaparte non rileva in questo ultimo periodo se non per il fatto che lo stesso scrisse nelle pagine delle sue memorie che aveva tentato di dare all' Europa una forma confederale e questo suo disegno era stato sconfitto a Lipsia e Waterloo. Nel concreto dopo il 1800, avvandosi di tutti i suoi pareti egli riuscì a costruire una Europa filofrancese di Regni europei che non erano più quelli preesistenti alla Rivoluzione. L' aver sposato la figlia Maria Luisa d' Austria, dello stesso Imperatore Francesco II non creò una alleanza di ferro. Appena fu possibile l' Imperatore si unì alla sesta coalizione guidata dagli Inglesi che lo combatteva. Dopo la sconfitta di Waterloo Napoleone Bonaparte fu costretto all' esilio a Sant' Elena una isola dell' Atlantico sotto il dominio dell' Inghilterra e li morì il 5 Maggio 1821. Il Congresso di Vienna non mantenne indenne la geografia politica dei regni europei ma ricostruì quelli che erano esistiti in precedenza, Francia inclusa. La ristutturazione si estese anche agli imperi coloniali e il ritorno delle vecchie monarchie riportò anche la restaurazione dello Stato Monarchico assoluto in tutta Europa.
Il periodo della lotta politica
Dal 1815 al 1914
(Da redigere)
Dal 1914 al 1945
(Da redigere)
La nascita del federalismo europeo
Nato nell'altra sponda dell'Atlantico, il federalismo si diffonde anche in Europa già nell'Ottocento. Le elaborazioni principali sviluppano il federalismo in una duplice chiave: in polemica con l'opprimente centralizzazione amministrativa della maggior parte degli Stati europei (ad esempio, in Proudhon e Cattaneo) e come strumento di ricerca di una pace duratura in un continente sempre in preda a sanguinari scontri (soprattutto in Kant). È solo nel 1941 però, ossia quando il conflitto sembra ancora destinato ad essere vinto dalle forze dell'Asse, che tre illuminate menti del panorama intellettuale italiano stendono quello che verrà ricordato come il Manifesto di Ventotene.
La gestazione di quest'opera, da parte di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, esiliati sull'isola di Ventotene appunto, durò all'incirca sei mesi. Furono ispirati da un libro scritto da Junius (pseudonimo usato da Luigi Einaudi) pubblicato circa vent'anni prima. Il Manifesto di Ventotene, steso nel 1941 da Spinelli e Rossi insieme a Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann, è un fondamentale documento che traccia le linee guida di quella che sarà la carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. I tre intellettuali previdero la caduta dei poteri totalitari e auspicarono che, dopo le esperienze traumatiche della prima metà del Novecento, i popoli sarebbero riusciti a sfuggire alle subdole manovre delle élite conservatrici. Secondo loro, lo scopo di queste sarebbe stato quello di ristabilire l'ordine prebellico.
Per contrastare queste forze si sarebbe dovuta fondare una forza sovranazionale europea, in cui le ricchezze avrebbero dovuto essere redistribuite e il governo si sarebbe deciso sulla base di elezioni a suffragio universale. L'ordinamento di questa forza avrebbe dovuto basarsi su una “terza via” economico-politica, che avrebbe evitato gli errori di capitalismo e comunismo, e che avrebbe permesso all'ordinamento democratico e all'autodeterminazione dei popoli di assumere un valore concreto.
Il Manifesto rimane ancora oggi uno dei più validi e significativi fondamenti della letteratura politica federalista. Anzi, in un certo senso, rappresenta la nascita di una vera e propria ideologia federalista europea. Infatti, mentre in tutti i precedenti autori quello federalista è un aspetto di un pensiero politico personale più complesso, il federalismo e l'Europa sono per Spinelli i fondamenti stessi del suo pensiero politico. Il Manifesto pone come base della civiltà moderna “il principio della libertà, secondo il quale l'uomo non deve essere un mero strumento altrui, ma un autonomo centro di vita”. Lo spunto iniziale è la constatazione della crisi dello Stato nazionale che, fondendo insieme Stato e nazione, ha accentuato le tendenze autoritarie all'interno dei confini nazionali e quelle aggressive sul piano internazionale. Per contrastare entrambe queste tendenze il Manifesto suggerisce di riorganizzare in senso federale l'Europa in modo che tutti gli Stati europei lascino le loro decisioni in alcune delicate materie (moneta, politica estera, politica economica, difesa, ecc.) a uno Stato internazionale superiore a ognuno di loro.
Gli “uomini ragionevoli”, infatti, come riporta il Manifesto, devono constatare “la inutilità, anzi la dannosità” di organismi internazionali che non si strutturino in modo federale e che quindi non si dotino di un proprio esercito e della possibilità di intervenire anche militarmente per garantire la sopravvivenza di un'Europa federale. Per raggiungere questo obiettivo non servono, come abbiamo già accennato, le forme di aggregazione politica tradizionali. I partiti, infatti, sia che si ispirino a ideologie reazionarie, liberali, democratiche, socialiste o comuniste, mirano a migliorare la situazione del loro Stato, nella convinzione che la pace nasca dall'affermazione dei rispettivi principi di libertà, uguaglianza e giustizia sociale. In altre parole, i partiti politici lottano per la conquista di un potere già esistente, per la ricostruzione di uno Stato nazionale che sia appunto reazionario, liberale, democratico, socialista o comunista. Per il progetto di Spinelli, invece, occorre un'organizzazione politica veramente sopranazionale capace non tanto di conquistare il potere, quanto piuttosto di creare un nuovo potere: questo il compito del Movimento Federalista Europeo.
Come per gli altri autori, anche per Spinelli l'aspetto di valore del federalismo è la pace; è inevitabile quindi che la federazione europea non possa che rappresentare un punto di passaggio per un qualcosa di ancora più grande, di un qualcosa che richiama gli echi del progetto di Kant[259]: una federazione mondiale. Infatti, come recita con un fascino quasi profetico il Manifesto, “quando, superando l'orizzonte del vecchio continente, si abbracci in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l'umanità, bisogna pur riconoscere che la federazione europea è l'unica garanzia concepibile che i rapporti con i popoli asiatici e americani possano svolgersi su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l'unità politica dell'intero globo”[260].
I principi ispiratori dell'Unione europea
Si è affermato l'eguale diritto per tutte le nazioni di organizzarsi in Stati indipendenti. Ogni popolo, individuato nelle sue caratteristiche etniche geografiche linguistiche e storiche, doveva trovare nell'organismo statale, creato per proprio conto secondo la sua particolare concezione della vita politica, lo strumento per soddisfare nel modo migliore ai suoi bisogni, indipendentemente da ogni intervento estraneo. L'ideologia dell'indipendenza nazionale è stata un potente strumento di progresso ha eliminato molti degli impedimenti che ostacolavano la circolazione degli uomini e delle merci; Si è affermato l'uguale diritto per i cittadini alla formazione della volontà dello Stato. La libertà di stampa e di associazione e la progressiva estensione del suffragio ha fatto estendere, dentro il territorio di ciascun nuovo Stato, alle popolazioni più arretrate, le istituzioni e gli ordinamenti delle popolazioni più civili. Essa portava però in sé i germi del nazionalismo imperialista, che la nostra generazione ha visto ingigantire fino alla formazione degli Stati totalitari ed allo scatenarsi delle guerre mondiali.
Concretizzazione del concetto di federalismo
Dall'idea precisa della pace discende dunque l'idea federalistica della distribuzione del potere politico, e per ciò stesso l'esigenza di identificare le condizioni storico-sociali che consentono d'instaurarla e di mantenerla nell'ambito di una parte del genere umano o di tutto il genere umano. Ormai non è più vero che la creazione degli Stati Uniti d'Europa (dell'Europa occidentale-atlantica: solo di questo realisticamente si parla) significhi creazione di diritto sovranazionale così come precedentemente inteso; né costituisce in alcun modo, di per sé, un passo in quella direzione. Gli Stati nazionali europei sono già stati superati in realtà dalla loro riduzione a Stati regionali, con tutti i limiti di impotenza.
L'europeismo prevalente ha oggi un valore eminentemente difensivo: significa la conquista per il popolo europeo di un suo Stato di dimensione adeguata per sostenere il confronto internazionale atto a tutelare i propri interessi, ad essere perciò una potenza nel mondo attuale. Europeismo cioè che vuole essere momento di scontro politico fra la concezione democratica-parlamentare e quella totalitaria, fra chi privilegia i diritti della persona e chi li sottopone gerarchicamente agli interessi dello Stato, fra chi rivendica la necessità che il diritto non sia limitato dalle frontiere e chi difende la barbarie in nome della sovranità nazionale e del principio di non ingerenza.
Il progressivo sfaldamento dei principi liberali della democrazia parlamentare e della divisione dei poteri a cui si assiste, seppur in misura diversa, in tutti i paesi europei in nome delle urgenze determinate di volta in volta dalla crisi economica, dal deficit delle finanze pubbliche o dal terrorismo russo, irlandese o basco, rappresentano i sintomi più evidenti della incapacità delle istituzioni statali nazionali di far fronte alla nuova dimensione dei problemi. La riduzione progressiva dei poteri parlamentari che viene registrata in Italia come in Francia o nel Belgio, il trasferimento sempre più massiccio dei poteri legislativi all'esecutivo attraverso l'abuso del potere di decretazione o dei "pouvoirs spèciaux", sia quando si realizza attraverso modifiche costituzionali o regolamentari, sia quando viene imposto forzando la legge, testimoniano almeno in parte l'impotenza delle istituzioni statali nazionali a far fronte alla dimensione sovranazionale dei problemi emergenti, da quelli economici a quelli determinati dalla criminalità o dal terrorismo, e alle influenze dello sviluppo tecnologico sui processi decisionali.
Le istituzioni comunitarie sono del resto paralizzate dall'incapacità di concepire un unico "governo" europeo perlomeno nelle materie di competenza comunitaria. Gli "egoismi nazionali" e gli interessi dei grossi centri di potere economico e politico lo impediscono sistematicamente. Del resto questa ipotetica autorità sovranazionale non potrà mai essere legittimata democraticamente finché non potrà ricevere la fiducia da un Parlamento europeo, quale unica espressione della sovranità popolare europea, dotato degli effettivi poteri d'indirizzo, controllo e legislativi. D'altronde il Parlamento europeo non potrà mai conquistare la capacità d'imporre il processo d'integrazione politica europea finché sarà composto da partiti privi di una vocazione europeista e soprattutto incapaci di rappresentare gli interessi dei gruppi sociali ed economici che si vanno riconoscendo o si possono riconoscere nell'Europa politica.
La crisi delle istituzioni comunitarie è quindi innanzitutto crisi e insufficienza di quel diritto comunitario rimasto incompiuto nei Trattati nonostante i tentativi evolutivi sanciti dalle sentenze della Corte di Lussemburgo.
A questo "deficit democratico" dell'Unione europea tentò di porre rimedio il Parlamento europeo con il progetto di Trattato dell'Unione portato a termine nella precedente legislatura sotto la guida di Altiero Spinelli.
Partiti politici e movimenti di matrice federalista nell'ambito dell'Unione europea
Dopo la seconda guerra mondiale nacquero vari movimenti, come l'Unione dei Federalisti Europei o il Movimento Federalista Europeo, fondato nel 1943, che sostenevano la creazione di una federazione europea. Queste organizzazioni ebbero una certa influenza, anche se non decisiva, sul processo di unificazione europea. L'Europa di oggi è ancora lontana dall'essere una federazione, nonostante l'Unione Europea possieda alcune caratteristiche federali. I federalisti europei hanno sostenuto l'elezione diretta di un Parlamento europeo e furono tra i primi a porre all'ordine del giorno la stesura di una costituzione europea. I loro oppositori sono coloro che sostengono un ruolo più modesto per l'Unione e coloro che vorrebbero che l'Unione fosse diretta dai governi nazionali piuttosto che da un governo europeo elettivo. Anche se il federalismo era citato nelle bozze del trattato di Maastricht e del trattato istitutivo della Costituzione europea, non fu mai accettato dai rappresentanti degli Stati membri. I paesi che favoriscono un'Unione più federale sono di solito Germania, Belgio e Italia. Quelli che tradizionalmente si oppongono a questa idea sono Gran Bretagna e Francia. Il tentativo di creare una Comunità europea di difesa fu in pratica l'ultimo tentativo di creare un'Europa federale.
L' Unione Europea oggi
Per capire l' insieme delle relazioni che la Unione Europea intrattiene con gli Stati membri e il resto del mondo, sulla base dei trattati vigenti, bisogna tener conto dei tipi di associazione che l' UE ha attuato nel tempo rispetto a quelle realtà che non erano propriamente Stati dell' Europa continentale, anche se storicamente lo sono diventati a seguito di particolari rapporti instaurati con la Madre patria prima e dopo la decolonizzazione. I rapporti riconosciuti e disciplinati sono:
- ACP[261]
- CETA[262]
- PTOM (Paesi e Territori d' Oltremare)[263]
- RUP (Regioni Ultra Periferiche)[264]
- Si [265]
- CdE Consiglio d' Europa[266]
- CF[267]
- CP [268]
- CSI Comunità degli Stati indipendenti[269]
- CW [270]
- NATO [271]
- OSIA [272]
Nome | Tipo di appartenenza |
Euro | Trattato di Schengen |
Nato | Comunità Stati indipendenti |
Consiglio Europa |
Comunità francese | Commonwealth delle nazioni | Organizzazione degli Stati Ibero Americani | Comunità portoghese |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Albania | cand. | no | no | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Alto Volta | no | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Andorra | no | Euro | no | no | no | CdE | no | no | OSIA | no |
Angola | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | CP |
Anguilla | PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Antigua e Barbuda | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Argentina | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Armenia | no | no | no | no | CSI | CdE | no | no | no | no |
Aruba | PTOM-PB | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Australia | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Austria | Si | Euro | Schengen | no | no | CdE | no | no | no | no |
Azerbaigian | no | no | no | no | CSI | CdE | no | no | no | no |
Azzorre | RUP-PT | Euro | Schengen | NATO | no | no | no | no | no | no |
Bahamas | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Bangladesh | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Barbados | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Belgio | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Belize | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Benin | ACP | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Bermuda | PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Bielorussia | no | no | no | no | CSI | no | no | no | no | no |
Bolivia | no | no | no | no | no
no |
no | no | OSIA | no | |
Bonaire | RUP-PB | Euro | Schengen | NATO | no | no | no | no | no | no |
Bosnia-Erzegovina | Candidata | no | no | no | no | CdE | no | no | no | no |
Botswana | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Brasile | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | CP |
Brunei | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Bulgaria | Si | no | no | no | no | CdE | no | no | no | no |
Burkina Faso | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Burundi | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Camerun | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Canada | CETA | no | no | NATO | no | no | no | CW | no | no |
Canarie (Isole) | RUP-SP | Euro | Schengen | NATO | no | no | no | no | no | no |
Capo Verde | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | CP |
Cayman (Isole) | PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Centroafrica | no | no | no | no | no | no | CF | no | n0 | no |
Ciad | ACP | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Cile | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Cipro | Si | Euro | no | no | no | CdE | no | CW | no | no |
Clipperton | PTOM-FR | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Colombia | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Comore | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Congo | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Congo francese | no | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Cook (Isole) | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Costa d' Avorio | ACP | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Costa Rica | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Croazia | si | no | no | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Cuba | ACP | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Curaçao | PTOM-PB | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Danimarca | Si | no | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Dominica | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Ecuador | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Eritrea | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Estonia | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Etiopia | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Falkland (isole) | PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Figi | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Finlandia | Si | Euro | Schengen | no | no | CdE | no | no | no | no |
Francia | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | CF | no | no | no |
Gambia | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Geogia del Sud e Isole Sandwich |
PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Georgia | no | no | no | no | no | CdE | no | no | no | CP |
Germania | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Ghana | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Giamaica | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Giappone | no | no | no | no | no | no | no | no | no | CP |
Gibuti | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Grecia | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Grenada | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Groenlandia | PTOM-DN | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Guadalupa | RUP-FR | Euro | Schengen | no | no | no | no | no | no | no |
Guatemala | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Guayana | RUP-PB | Euro | Schengen | no | no | no | no | no | no | no |
Guinea | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Guinea equatoriale |
ACP | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | CP |
Guinea-Bissau | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | CP |
Guyana | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Haiti | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Honduras | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
India | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Irlanda | Si | Euro | no | no | no | CdE | no | no | no | no |
Islanda | no | Schengen | no | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Italia | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Kazakistan | no | no | no | NATO | CSI | no | no | no | no | no |
Kenya | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Kirghizistan | no | no | no | no | CSI | no | no | no | no | no |
Kiribati | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Kossovo | candidato | Euro [273] | no | no | no | no | no | no | no | no |
Lesotho | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Lettonia | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Liberia | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Liechtenstein | no | no | Schengen | no | no | CdE | no | no | no | no |
Lituania | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Lussemburgo | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Macedonia | Candidata | no | no | no | no | CdE | no | no | no | no |
Madagascar | ACP | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Madera | RUP-PT | Euro | Schengen | NATO | no | no | no | no | no | no |
Malawi | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Malesia | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Mali | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Malta | Si | Euro | Schengen | no | no | CdE | no | CW | no | no |
Marshall (Isole) | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Martinica (Isola) | RUP-FR | Euro | Schengen | no | no | no | no | no | no | no |
Mauritania | ACP | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Mauritius | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | CP |
Mayotte (isola) | RUP-FR | Euro | no | no | no | no | no | no | no | no |
Messico | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Moldavia | no | no | no | no | CSI | CdE | no | no | no | no |
Monaco | no | Euro | Schengen | no | no | CdE | no | no | no | no |
Montenegro | Candidato | Euro[274] | no | no | no | CdE | no | no | no | no |
Montserrat (Isola) | PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Mozambico | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | CP |
Namibia | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | CP |
Nauru | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Nicaragua | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Niger | ACP | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Nigeria | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Niue (Isola) | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Norvegia | no | no | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Nuova Caledonia | PTOM-FR | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Nuova Zelanda | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Paesi Bassi | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Pakistan | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Palau | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Panama | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Papua Nuova Guinea | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Paraguay | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Perù | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Pitcairn (Isole) | PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Polinesia francese | PTOM-FR | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Polonia | Si | no | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Portogallo | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | OSIA | CP |
Portorico | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Regno Unito | no | no | no | NATO | no | CdE | no | CW | no | no |
Repubblica Democratica del Congo |
ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Repubblica Ceca | Si | no | Schengen | no | no | CdE | no | no | no | CP |
Repubblica Centrafricana | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Repubblica Dominicana |
ACP | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Repubblica Sudafricana |
ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Riunione (Isola) | RUP-FR | Euro | Schengen | NATO | no | no | no | no | no | no |
Romania | Si | no | no | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Ruanda | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Russia | no | no | no | no | CSI | CdE | no | no | no | no |
Saba | RUP-PB | Euro | Schengen | NATO | no | no | no | no | no | no |
Saint Kitts e Nevis |
ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Saint Vincent e Grenadine |
ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Saint-Barthélemy | RUP-FR | Euro | Schengen | NATO | no | no | no | no | no | no |
Saint Martin | PTOM-FR | Euro | no | no | no | no | no | no | no | no |
Saint-Pierre et Miquelon |
PTOM-FR | Euro | no | no | no | no | no | no | no | no |
Salomone (Isole) | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Samoa | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
San Marino | no | Euro | no | no | no | CdE | no | no | no | no |
Sant'Elena (Isola) | PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Santa Lucia | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Sao Tomé e Principe |
ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | CP |
Senegal | ACP | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Serbia | Candidata | no | no | no | no | CdE | no | no | no | no |
Seychelles | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Sierra Leone | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Singapore | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Sint Eustatius | RUP-PB | Euro | no | no | no | no | no | no | no | no |
Sint-Marteen | PTOM-PB | Euro | no | no | no | no | no | no | no | no |
Slovacchia | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | CP |
Slovenia Si EURO Schengen NATO CdE | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | no |
Somalia | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Spagna | Si | Euro | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | OSIA | no |
Sri Lanka | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Stati federati della Micronesia |
ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Stati Uniti d'America | no | no | no | NATO | no | no | no | no | no | no |
Sudafrica | no | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Sudan | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Sudan francese | no | no | no | no | no | no | CF | no | no | no |
Suriname | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Svezia | Si | no | Schengen | no | no | CdE | no | no | no | no |
Svizzera | no | no | Schengen | no | no | CdE | no | no | no | no |
Swaziland | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Tagikistan | no | no | no | no | CSI | no | no | no | no | no |
Tanzania | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Terre australi e antartiche francesi |
PTOM-FR | Euro | no | no | no | no | no | no | no | no |
Territorio antartico britannico |
PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Territorio britannico dell' Oceano indiano |
PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Timor Est | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | CP |
Togo | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Tonga | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Trinidad e Tobago |
ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Turchia | Candidata | no | no | NATO | no | CdE | no | no | no | CP |
Turkmenistan | no | no | no | no | CSI | no | no | no | no | no |
Turks e Caicos (Isole) |
PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Tuvalu | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Ucraina | no | no | no | no | no | CdE | no | no | no | no |
Uganda | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Ungheria | Si | no | Schengen | NATO | no | CdE | no | no | no | CP |
Uruguay | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | CP |
Uzbekistan | no | no | no | no | CSI | no | no | no | no | no |
Vanuatu | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Vaticano | no | Euro | no | no | no | no | no | no | no | no |
Venezuela | no | no | no | no | no | no | no | no | OSIA | no |
Vergini (Isole) britanniche |
PTOM-UK | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Wallis e Fortuna (Isole) | PTOM-FR | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Zambia | ACP | no | no | no | no | no | no | CW | no | no |
Zimbabwe | ACP | no | no | no | no | no | no | no | no | no |
Il 25 Marzo 2017 è stato celebrato il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma[275] per questa occasione la Commissione europea ha pubblicato un Libro bianco sul futuro dell' Europa nella prospettiva 2017-2025[276].
Federalismo italiano
Anche se, dal punto di vista storico, non è corretto limitare il Federalismo alla cultura italiana. Esporremmo alcuni tratti specifici della cultura federalistica con riferimento all' Italia.
Il Rinascimento
Bisogna ricordare che dal 476 d.C. Quando il Re dei Rutuli Odoacre depose l' Imperatore di occidente Romolo Augusto la stessa Italia, parte dell' Impero romano d' Occidente, divenne regione di varie e variegate azioni militari da parte delle popolazioni barbariche e dello stesso Impero romano d' Oriente. Nel 489 d.C. Il re goto Teodorico fu inviato dall' Imperatore d' Oriente in Italia per sconfiggere e sostituire Odoacre. Dopo 5 anni di guerra Teodorico riuscì ad uccidere Odoacre e sostituirsi al suo posto. Salito ad trono d' Orente l' Imperatore Giustiniano (482-565 d.C.) venne iniziata la guerra gotica che aveva come scopo la riunificazione dell' Italia all' Impero romano d' Oriente. Questa guerra, sanguinosa e fratricida, iniziata appena dopo la conclusione delle invasioni barbariche devastò l' Italia per 20 anni. Il rientro dell' Italia nella sfrera di potere dell' Impero romano d' Oriente non fu indolore. Gli assedi delle grandi città: Napoli, Roma, Milano furono seguiti da emigrazione della popolazione verso le montagne e le alture alla ricerca di insediamenti fortificati che potessero proteggerle. Vi fu l' abbandono delle attività economiche urbane e la loro sostituzione con una agricoltura di sussistenza, accompagnata dalla ricostruzione sociale e giuridica dei vecchi rapporti di schiavitù preesistenti, che i vari re barbari aveva elimiato, si aggiunsero a gravi epidemie di peste che giunsero a ridurre la popolazione residente in modo considerevole. Nel 568 d. C. l' invasione dei Longobardi pose fine a questa riunificazione creando un regno che si riconosceva indipendente dall' Impero: il Regno Longobardo. L' Italia in quel periodo era divisa fra gli Arabi, i Bizantini e i Longobardi. La Chiesa a causa delle frizioni con i Longobardi riuscì a costituire lo Stato della Chiesa riconoscendo a Carlo re dei Franchi che aveva conquistato il regno Longobardo il titolo di Imperatore del Sacro Romano Impero. La Chiesa in questo modo benediceva la ricostruzione dell' Impero nella parte occidentale dell' Europa.
Nell' 800 d.C. con l' incoronazione di Carlo Magno a Imperatore del Sacro Romano Impero, si stabilì un periodo di tregua che alla sua morte aprì una serie di lotte per la rivendicazione del Regno d' Italia (allora ancora detenuto dagli eredi di Carlo Magno) nel tentativo di costruire un regno autonomo dall' Impero.
In tutto il periodo Medievale, l' Italia rimase divisa in vari Stati monarchici assoluti, altri governati da una oligarchia come Venezia. In linea generale si può scrivere che l' Italia, anche per la potenza del Papa e della Chiesa Cattolica, rimase divisa in vari potentati, quasi sempre in guerra fra di loro, ma inserita in quella che veniva chiamata la Respublica Christiana, la quale era il quadro politico e istituzionale di riferimento di questo periodo storico.
Nel secolo XVI, di fronte all'avanzata delle Monarchie assolute e allo strapotere di quelle che non erano italiane, ma avevano effettuato varie campagne di conquista nella penisola, come la Monarchia Spagnola, Asburgica e Francese che si alternarono nella occupazione di parti del territorio. Alcuni scrittori politici, di fronte al clima assai ostile a forme di unificazione politica in un solo Stato delle popolazioni italiane di quel periodo, decisero di propagandare e proporre forme di confederazione. Allora veniva considerata una confederazione una forma di unione fra Stati o entità politiche che gestisse in comune gli affari politici come la difesa e le relazioni diplomatiche e che queste decisioni fossero il risultato di una subordinazione ad una forma collegiale di governo esercitata dagli Stati membri. Il modello di riferimento era la Confederazione elvetica che al confine con il Ducato di Milano dava prova della sua solidità e democrazia. In Italia, molti di questi scrittori auspicarono la creazione di una confederazione di repubbliche cittadine, in particolare legandole assieme nella prospettiva che in quel modo avrebbero potuto essere conservate nella loro forma di potere locale. Il più noto esponente di tali idee nel Rinascimento fu senza dubbio il lucchese Francesco Burlamacchi (1498-1547), il quale decise di attivarsi per la realizzazione di una di queste confederazioni fra città toscane che allora non erano sottoposte alla giurisdizione dei Medici. La sua opera fu fermata dall' intervento diretto dell' Imperatore Carlo V. Burlamacchi essendo Gonfaloniere della città di Lucca, città imperiale sottoposta alla protezione dell' Imperatore Carlo V, pensò di poter superare le mire della dinastia medicea creando questa confederazione di città. La sua indipendenza e il suo disegno furono sconfitte dall' azione politica dell' Imperatore che dopo averlo fatto trasferire sotto in suo potere a Milano lo processò e lo fece decapitare. La ragione di questo atteggiamento dell' Imperatore fu determinata dalle circostanze europee a cui Carlo V si opponeva. Già in difficoltà con i Principi protestanti di Germania, non voleva che in varie parti del suo impero e dei territori che a vario titolo egli governava vi fossero esperimenti di unificazione politica diversi dalle territorialità feudali che si erano costituite a che sotto il suo regno si mantenevano. Inoltre era necessario mantenere l' equilibrio politico fra le classi impedendo che le varie rivolte dei contadini potessero espandersi ulteriormente, visto che in Germania queste avevano impegnato l' Impero ed erano state soffocate nel sangue. Tutto questo fu la prova di quanto Nicolò Machiavelli, scrisse nel suo libro Il Principe[277]che di fronte a questi fermenti di unificazione egli indicava come il solo metodo di unificazione possibile la conquista armata dei vari feudi e la loro annessione allo Stato più forte che guidava questo processo. Questa affermazione si appoggiava sulla convinzione che circostanze come questa in cui prevaleva la ragion di Stato, sull' obbiettivo di instaurare una maggiore autonomia per gli Stati membri e una maggiore libertà per le persone, questa avrebbe fatto prevalere lo Stato che nella su potenza poteva assicurare il risultato e non certo le trattative e gli accordi. Il Machiavelli si riferiva, a questo proposito, all' opera di Cesare Borgia (1475-1507)[278] che egli aveva conosciuto personalmente e che era stato un campione nella applicazione della ragion di Stato per la creazione del suo Stato personale in Romagna, Toscana e Lazio. Purtroppo la salita al soglio pontificio di [II], nemico giurato della famiglia Borgia, determinò la sua rovina e l' incameramento del suo Stato in quello della Chiesa. Dopo le vicende italiane del 1848-1849 la strada percorsa dal Regno di Sardegna per la unificazione dell' Italia fu proprio questa delineata da Machiavelli.
Il Seicento e Settecento
Ancora nel XVII secolo e XVIII secolo non pochi pensatori guardavano al federalismo come alla forma più consona alla tradizione italiana (si citava a tal proposito la gloria dei comuni e l'organizzazione delle città etrusche in epoca pre-romana): dal napoletano Antonio Genovesi ai piemontesi Gian Francesco Galeani Napione e Giovanni Antonio Ranza[279]. Montesquieu, Alexander Hamilton, Kant ebbero idee federaliste che si diffusero in tutta Europa e quindi anche in Italia. Il federalismo, per esempio, era ben rappresentato in Toscana, sia ai tempi di Pietro Leopoldo di Toscana che più tardi (anche ai tempi di Leopoldo II di Toscana).
L'Ottocento
Ma è con il XIX secolo che l'idea federalista vive un momento di grande favore. Ci sono autorevoli studiosi che addirittura individuano nell'idea di Italianità, di nazione italiana, di Risorgimento, nella loro reazione all'autoritarismo modernizzatore dell'assolutismo illuminato, di Napoleone e dei regnanti della Restaurazione, un forte e fondante carattere federalista[280].
L'800 è pieno di intellettuali italiani che, partendo da pensatori europei come Montesquieu, si impegnano per far risorgere l'Italia delle libertà comunali, le autonomie medievali, con il loro policentrismo culturale, la loro intraprendenza economica.
Primo fra tutti nell'esprimere questi concetti troviamo Simondo de Sismondi, amico di Madame de Staël, il quale, già nel 1807 aveva pubblicato i primi volumi della sua Histoire des républiques italiennes.
Ma gli stessi concetti si trovano anche in personalità del calibro di Bettino Ricasoli, tra i "padri della patria italiana", che cercò di difendere strenuamente fino all'ultimo l'idea federalista. Lo stesso Cavour non si oppose, a priori e forse solo a parole, alle richieste di confederazione italica che venivano dalle corti di Napoli, Roma e Firenze e da molti intellettuali e politici Nord italiani.
Lo stesso Metternich concepiva l'Impero asburgico come una federazione di Stati dotati di un alto grado di autonomia[281].
Tra i più importanti pensatori federalisti dell'800 abbiamo Carlo Cattaneo, Giuseppe Ferrari, Vincenzo Gioberti (promotore del progetto "neoguelfo"), Pietro Calà Ulloa e Vincenzo d'Errico.
Tra i più importanti critici del federalismo troviamo, a sinistra (su posizioni identiche a quelle espresse dai Giacobini contro i Girondini ai tempi della Rivoluzione francese) Filippo Buonarroti e Giuseppe Mazzini, a destra, chi nei vari paesi lavorava per uno scontro, da cui sarebbe emerso vincitore il più forte (questa era l'idea di molti, soprattutto in Piemonte, dove si puntava ad allargare il dominio dei Savoia su Milano)[282].
Il federalismo fu promosso anche dal movimento "neoguelfo" capeggiato da Vincenzo Gioberti che ebbe un momento di grande fortuna in tutta Italia tra 1846 (salita al soglio pontificio di Pio IX) e l'estate del 1848. L'idea di Gioberti era quella di creare una confederazione di Stati italiani sotto la presidenza del papa. Nella primavera del 1848 tutti gli Stati italiani sembravano convinti del progetto, che si tradusse ben presto in una lega doganale e in una guerra comune all'Austria. Poi però ci fu il ritiro del Papa dalla coalizione militare e il Piemonte, che aveva più carte da giocare, ne approfittò per dare al movimento d'indipendenza una sua lettura espansionistica. Esponenti neoguelfi si trovavano allora al governo in Piemonte (primo ministro Gioberti), Toscana (primo ministro Gino Capponi), Napoli (primo ministro Carlo Troya).
Nonostante le divergenze, le sconfitte militari subite dagli eserciti italiani, nell'estate del 1848 il governo provvisorio patriottico di Milano e Lombardia (guidato da Gabrio Casati) tentò il rilancio del progetto federativo. Il Piemonte vi aderì a condizione però che gli venissero concessi Lombardia, Parma e Piacenza (come annessione e non come unione): la cosa ovviamente non venne accettata dal governo Casati e il sogno neoguelfo tramontò di nuovo e per sempre - nonostante Gioberti ne avesse tentato il rilancio con la sua Società nazionale per la confederazione italiana (creata a Torino nell'ottobre 1848)[283].
A rilanciare il progetto e le idee federaliste fu Carlo Cattaneo, che - partecipe degli eventi politici e militari del 1848 (fino a quel momento aveva creduto più utile lottare per avere più autonomia all'interno del Lombardo-Veneto a guida absburgica) - si rese conto che i popoli italiani, facendo forza sulle proprie risorse locali (massimamente, anche per lui, espresse durante la Civiltà comunale), ma ben coordinate e unite, potevano sconfiggere i grandi Stati. Utilizzando il pensiero di John Locke e Gian Domenico Romagnosi, Pierre-Joseph Proudhon (che auspicava il Comune come centro del potere; vedi in particolare La Fédération et l'unité en Italie, 1862), criticò l'"unitarismo ossessivo" di Mazzini e prese la Svizzera e gli Stati Uniti d'America a modello di democrazia federale.
Una volta però represse le esperienze di autogoverno sorte nel 1848 in Europa (Vienna, Budapest, ...) e in Italia (Milano, Roma, Firenze, Venezia, Palermo, ...) ad opera dell'Austria e della Russia (che contro l'Ungheria di Kossuth, anche lui approdato ad idee federaliste, aveva inviano un'armata di ben 250.000 soldati) con il benestare delle altre potenze, non restavano molte carte al partito federalista da giocare[284]. I particolarismi, le velleità autonomistiche erano state troppe e troppo forti per quel 1848, "mosso da poesia d'unione e passione di separamento", come ebbe a dire Giuseppe Montanelli nelle sue Memorie d'Italia, Sansoni, Firenze, 1963, p. 558.
Fu quindi per molti una grossa sconfitta vedere concretizzarsi il sogno politico risorgimentale in un'Italia centralistica e decisamente non federale. Invece che all'insegna del motto unità nella diversità da molti auspicato, l'Italia dei Savoia fu governata all'insegna del conservatorismo, dell'autoritarismo e del rigido centralismo. Tra i fatti più vistosi in questo senso segnaliamo l'estensione a tutte le terre degli ex-Stati preunitari conquistati le normative e la legislazione piemontese.
Nel 1860, comunque, a Napoli si riaccesero per un attimo le speranze federalista, quando - alla "corte" di Garibaldi accorse Cattaneo per chiedere con forza la concessione del suffragio e la riunione di un'assemblea costituzionale a cui far decidere i modi di unione del Sud al Piemonte e l'assetto istituzionale del nuovo Stato. In quel frangente sembra che addirittura Mazzini si fosse avvicinato a Cattaneo su posizioni federaliste[285]. Ma anche quelle speranze si spensero presto.
Non è quindi un caso che molti patrioti italiani di idee federaliste dopo il 1860 entrarono nelle file di quello che è stato definito il partito antiunitario, all'interno del quale però stavano personalità di orientamento assai diverso, dai conservatori e reazionari ai socialisti e anarchici che di lì a poco fonderanno la sezione italiana dellaLega Internazionale dei Lavoratori (ispirata a Bakunin).
Il nuovo Stato vedeva anche la pur minima concessione di autogoverno come un pericolo e una caduta di immagine. Così, nonostante le numerose promesse fatte agli autonomisti moderati Siciliani, Lombardi, Toscani (dallo stesso Cavour, fin dal Trattato di Plombières), i numerosi progetti di decentramento amministrativo (proposto da Farini e Minghetti nel 1860, Stefano Jacini nel 1870, lo Stato unitario si mantenne fino agli anni settanta del XX secolo centralizzato.
L'apice del centralismo del Regno d'Italia si ebbe durante il regime fascista, durante il quale furono soppresse molte autonomie locali (comuni e province ebbero vertici di nomina governativa).
Non mancarono, tuttavia, fervide opposizioni e resistenze, a partire da Cattaneo, Ferrari e altri federalisti. L'azione del partito federalista-autonomista fu però di scarso rilievo, prima a causa soprattutto della pregiudiziale antimonarchica e poi a causa della generale resistenza alle idee dell´autonomia, sia nelle file dei governi che dei nuovi movimenti politici sorti alla fine del XIX secolo.
Tra gli oppositori del federalismo e dell´autonomismo troviamo ex autonomisti come Francesco Crispi e più avanti Giolitti e Turati.
Invece, tra gli esponenti del federalismo citiamo Arcangelo Ghisleri, Ettore Ciccotti, socialista attivo tra 1898 e 1904 (che sostenne la necessità di organizzare il paese sul modello della Svizzera), Gaetano Salvemini, repubblicano federalista, poi militante del Partito Socialista Italiano (dal quale uscì in contrasto con Turati, accusato di aver preferito dare priorità all'"aristocrazia operaia" del Nord, per fondare il giornale federalista L'Unità).[286]
Paradossalmente, comunque, con l'aumento della italianizzazione della società italiana aumenta anche l'antistatalismo, il bisogno di autonomia, di maggior rappresentanza per le istanze locali, quelle "dal basso"[287].
Il Novecento
Tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo ci fu una ripresa delle idee autonomiste e federaliste ad opera della ´´Rivista repubblicana´´, diretta da Alberto Mario, di una parte non indifferente del Partito Socialista Italiano (soprattutto ad opera di Gaetano Salvemini e del gruppo della rivista federalista L'Unità) e del nascente movimento politico cattolico (con don Sturzo)[288]. Le elezioni politiche del 1899, per esempio, si svolsero all´insegna delle tematiche localiste (soprattutto a Milano).
Con l'alzarsi dei venti di guerra e lo scoppio nel 1914 della "grande guerra" moltissime furono le adesioni, sia in Italia che in Europa, alle idee federaliste (vedi, per esempio, le proposte di creare una confederazione balcanica avanzata dall´Internazionale socialista nel 1908). Dopo lo scoppio della Rivoluzione russa nel 1917 però andò prevalendo anche nel movimento socialista il programma massimalista e i temi dell´autonomia e del federalismo persero credito. Fu solo dopo la presa del potere del fascismo e del nazismo in molti paesi europei, che le idee federaliste e autonomiste si imposero in tutti i partiti (eccetto i nazionalisti e i comunisti).
Tra i più originali pensatori federalisti di questi anni citiamo Silvio Trentin, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Leone Ginzburg, il fiumano Leo Valiani. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale nel 1945 l'Europa imboccò la strada delle autonomie e del federalismo, anche se non senza contraddizioni. Per esempio, in Italia la nuova Costituzione repubblicana istituì le Regioni quali enti autonomi con poteri legislativi. Molti dei protagonisti della nascita della Repubblica Italiana, primo fra tutti Alcide De Gasperi, non nascondevano le loro idee federaliste, anche se le condizioni politiche e sociali in cui versava il paese consigliarono i governanti dell'Italia ad una (eccessiva) cautela nei confronti del riassetto federale del paese.
La Guerra Fredda, il monopolio politico della DC, lo scontro ideologico, la coincidenza di vedute filo-centraliste tra DC e PCI, portarono quindi ad un ulteriore ritardo nell'applicazione di quelle seppur minime idee federaliste che molti intellettuali italiani attendevano dalla seconda metà del XVIII secolo. Le regioni a statuto ordinario furono infatti create solamente nel 1970. Quelle a statuto speciale furono essenzialmente motivate dall'intento di evitare perdite territoriali o ingerenze da parte degli Stati confinanti, soprattutto Francia (che rivendicava la Valle d'Aosta) e la Jugoslavia (che giustificava il suo intento di controllare i territori della Venezia Giulia e del Friuli orientale con la motivazione di difendere le popolazioni slavofone ivi residenti, costrette a italianizzarsi negli anni del Fascismo).
Con la crescente crisi politica, culturale, economica e sociale dell'Italia, l'implementazione del sistema delle autonomie regionali, l'allentarsi delle tensioni a livello internazionale, negli anni settanta del XX secolo le idee federaliste ripresero un certo vigore.
Proposte di riarticolazione in senso federale della Repubblica giunsero sia da sinistra (dal comunista Bruno Trentin, per esempio) che da destra (vedi, per esempio, il costituzionalista Gianfranco Miglio), per un periodo considerato ideologo della Lega Nord.
Elenco di federalisti italiani
Questo è un primo elenco di Federalisti italiani redatto per promuovere la conoscenza di coloro che hanno contribuito in Italia allo sviluppo della dottrina federalista[289]:
- - A -
- Accame Falco Ammiraglio e Deputato del parlamento Italiano per il Partito Socialista Italiano.
- Arbaney Fravien, leader dell'Union Valdôtaine.
- Agnelli Arduino Professore di storia all' Università di Trieste. Senatore della Repubblica italiana per il Partito socialista Italiano.
- Agnelli Giovanni (1921-2003) Presidente FIAT. Senatore a vita per nomina del Presidente della Repubblica.
- Agnelli Giovanni Fondatore FIAT. Senatore del Regno d' Italia. Federalista.
- Agostini Maria Valeria Federalista.
- Alberi Eugenio, agente di Ferdinando IV di Toscana ed esponente del partito legittimista-autonomista toscano, redattore del giornale La patria (1862), federalista-cattolico
- Alberti Luigi, redattore del giornale federalista-cattolico Firenze (1861-1865)
- Albertini Mario, filosofo politico, .Professore di Filosofia politica dell' Università do Pavia. fondatore de Il federalista. Presidente del Movimento Federalista Europeo e fu Presidente della Unione dei federalisti Europei.
- Alli-Maccarani Claudio, redattore del giornale federalista-cattolico Firenze (1861-1865)
- Amari Emerico, federalista siciliano, collaboratore del governo di Garibaldi nel 1861
- Ambrosini Gaspare Presidente della Corte Costituzionale italiana
- Ambrosoli Luigi Storico e Federalista.
- Amendola Giorgio Figlio di Giovanni Amendola. Fuoruscito antifascista in Francia. Si iscrisse al Partito Comunista Clandestino. Partecipò alla Resistenza. Ricoprì alte cariche nel Parlamento Italiano per il Partito Comunista Italiano. Fu tra i primi eletti nel Parlamento Europeo.
- Ammon Erich, leader del Südtiroler Volkspartei
- Andreotti Giulio Partecipò alla fondazione della Democrazia Cristiana in Roma dopo il 1943. Eletto alla Costituente e al Parlamento Italiano. Fu molte volte Ministro in vari Governi e divenne il Presidente per tre governi. Fu nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica.
- Angeloni Luigi, già giacobino legato alla Carboneria, alla Massoneria e a varie sette, autore di Sopra l'ordinamento che aver dovrebbero i governi d'Italia, Parigi, 1814 e di Dell'Italia, Parigi, 1818[290].
- Aquarone Alberto Ambasciatore italiano. Federalista.
- Arangio Ruiz Gaetano Professore di Diritto internazionale nell' Università “La Sapienza” di Roma. Federalista.
- Asburgo Lorena Granduca di Toscana Leopoldo II, nel 1848-49 fautore di una confederazione italiana.
- Asburgo Lorena Granduca di Toscana Ferdinando IV, nel 1859-61 fautore di una confederazione italiana
- Ascarelli Tullio Giurista e Professore universitario presso l' Università di Roma. Colpito dalle leggi razziali fu costretto emigrare. La sua carriera si sviluppò all' estero. Federalista.
- Attolico Bernardo Diplomatico italiano
- Azeglio (d') Massimo, favorevole ad una confederazione di Stati italiani. Presidente del Governo del Regno di Sardegna.
- - B -
- Bacchi Emanuele Federalista.
- Bachelet Vittorio Professore di Diritto amministrativo all' Università di Roma. Militante cattolico della FUCI e della Azione Cattolica italiana. Fu Vice-Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Fu assassinato dalle Brigate Rosse nel 1980.
- Balbo Cesare favorevole ad una confederazione di Stati italiani a guida Savoia. Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno di Sardegna.
- Ballerin Michele Vice Segretario del Movimento Federalista Europeo.
- Barbaro Michele Federalista.
- Barone Emilia Federalista.
- Baroni Ernesto Federalista.
- Bartolomiei Giuseppe Politico eletto al Parlamento per la Democrazia Cristiana italiana. Più volte ministro.
- Bartolotti Domenico Federalista.
- Barzini Luigi jr. Giornalista. Oppositore al Fascismo fu mandato al confino. Dopo la Liberazione fu attivo per varie testate nazionali e fu deputato al Parlamento per il Partito Liberale Italiano.
- Basso Lelio Giurista. Membro del Partito Socialista Clandestino fu mandato al Confino. Nel 1943 divenne segretario del Partito socialista di Unità Proletaria di cui fu uno dei fondatori con Eugenio Colorni. Eletto più volte deputato e Sanatore, rappresentò sempre la linea staliniana di sinistra dei Socialisti italiani.
- Bastianetto Celeste, antifascista federalista, membro di Paneuropa di Coudenhove-Kalergi.
- Bastianetto Mario Federalista.
- Bauer Riccardo Antifascista della prima ora. Fu mandato al confino sull' Isola di Ventotene. Partecipò alla redazione del Manifesto di Ventotene. Fu sostenitore del Movimento Federalista Europeo e divenne un importante esponente del Partito di Azione per il Sud. Fu deputato alla Consulta, che lasciò per ritornare a vita privata a Milano.
- Benedetti Francesco, repubblicano toscano autore dell'Orazione alla Sacra Lega intorno alle cose d'Italia... (Londra, 1818)[281].
- Bausa Agostino O.P., Domenicano, redattore del giornale federalista-cattolico Firenze (1861-1865). Cardinale e Arcivescovo di Firenze.
- Benvenuti Lodovico, antifascista federalista.
- Beonio Brocchieri Vittorio Giornalista e storico. Ufficale dell' Areonautica militare nella seconda guerra mondiale.
- Bellieni Camillo, antifascista, leader del Partito Sardo d'Azione
- Berlinguer Enrico Segretario del Partito Comunista Italiano. Sotto la sua guida il PCI scelse di lottare politicamente per la trasformazione della Europa di allora in uno Stato federale che fosse la casa di tutti gli europei.
- Berneri Camillo Filosofo e Politico anarchico. Andò come volontario a combattere nella guerra civile Spagnola e fu ucciso a Barcellona nel 1937.
- Berthet Aimé (1913-1971), leader dell'Union Valdôtaine.
- Bertolissi Mario Avvocato e Professore di Diritto presso l' Università di Padova.
- Bertoni Brenno Giurista svizzero. Magistrato federale svizzero e scrittore.
- Bianchi Gianfranco Giornalista e scrittore. Attivo su vari quotidiani cattolici e docente di storia all' Università Cattolica di Milano.
- Binel Lino, leader dell'Union Valdôtaine.
- Bisaglia Antonio Deputato al Parlamento per la Democrazia Cristiana Italiana.
- Bobba Franco Federalista.
- Bobbio Norberto Allievo di Gioele Solari. Professore di Filosofia del Diritto e di Filosofia Politica presso l' Università di Torino.
- Bognetti Giovanni Federalista.
- Bolis Luciano Figlio di persone non antifasciste si arruolò nel corpo degli Alpini. Nel 1943 fu uno dei presenti alla Fondazione del Movimento Federalista Europeo a Milano. Fuoriuscito in Svizzera mantenne questi contatti e riuscì a raggiungere Genova come responsabile ligure delle Brigate di Giustizia e Libertà. Catturato nel 1945 si tagliò la lingua per non poter più parlare. Riuscito ad evadere dall' ospedale dove era ricoverato continuò la lotta anche nel Partito di Azione. Nel dopo guerra divenne funzionario del Consiglio d' Europa. Federalista.
- Bolla Ermenegildo Federalista.
- Bonacina Franco Federalista.
- Bonvicini Gianni Federalista.
- Borbone Ferdinando II, re del Regno delle Due Sicilie, fautore nel 1848-49 di una confederazione italiana
- Borbone Francesco II Re delle due Sicilie, nel 1859-61 fautore di una confederazione italiana
- Bordon Giulio, autonomista e federalista della Valle d'Aosta.
- Borgese Giuseppe Antonio Professore do Storia alla Università di Chicago Federalista Mondiale.
- Boselli Benedetto, savonese autore di una Nota d'un italiano agli alti principi alleati federalista (1814)[281].
- Bovard Charles, leader dell'Union Valdôtaine.
- Bréan Joseph, leader dell'Union Valdôtaine.
- Breton Louis, leader dell'Union Valdôtaine.
- Breton Robert, leader dell'Union Valdôtaine.
- Brosio Manlio Avvocato Piemontese, Deputato al Parlamento per il Partito Liberale Italiano
- Braccialarghe Giorgio Confinato a Ventotene perché antifascista. Si unì a Spinelli formando il primo nucleo di Federalisti. E' uno dei fondatori del Movimento federalista Europeo.
- Brugger Siegfried, leader del Südtiroler Volkspartei
- Brunetti Leandro Federalista
- Brunialti Attilio Federalista
- Busi Clemente, democratico toscano ma nel 1859 alleato con i filo asburgo-lorenesi
- Butteri Alberto Direttore della Biblioteca “Francesco Ruffini” della Università di Torino. Federalista
- - C -
- Cabiati Attilio Economista. Insegnò presso le Università di Torino e di Genova. Colpito dalle leggi razziali italiane dovette rinunciare all' insegnamento. Collaborò con il Senatore del regno Giovanni Agnelli. Federalista
- Caddeo Rinaldo Federalista.
- Caioli Aldo Federalista
- Caizzi Bruno Docente di Storia economica presso la Università statale di Milano. Federalista
- Caizzi Teresa Federalista.
- Calamandrei Piero Professore di procedura civile presso la Università di Firenze e Avvocato. Fu eletto nell' Assemblea Costituente per il Partito d' Azione. Nella Prima Legislatura fu attivo nei vari gruppi socialisti. Federalista
- Callò Ulloa Pietro, napoletano di madre irlandese, fautore di una confederazione italiana e poi primo ministro napoletano in esilio dopo il 1861
- Calò Giovanni Federalista.
- Calogero Giorgio Professo di Storia presso l' Università di Genova. Federalista.
- Calvi Antonio Federalista.
- Campagnolo Umberto Professore di Storia delle Dottrine politiche e di Filosofia politica presso l' Università di Padova.Divenne amico di Hans Kelsen e Guglielmo Ferrero negli anni anteriori alla seconda guerra mondiale. Fuoruscito in Svizzera, conobbe Adriano Olivetti e per lui si occupò della Biblioteca della Fabbrica Olivetti a Ivrea appena dopo la seconda guerra mondiale. Partecipò anche di tutte le iniziative politiche del Movimento Comunità. Divenne così amico e collaboratore di tutti gli studiosi olivettiani. Eletto Segretario del Movimento Federalista Europeo negli anni della Costituente italiana si legò in amicizia con Norberto Bobbio. Federalista.
- Campilli Pietro Federalista.
- Canevaschini Guglielmo Federalista.
- Canfora Fabrizio Federalista.
- Cappelletti Mauro Federalista.
- Capponi Gino, liberale, ministro e capo di Stato toscano, fautore di una confederazione italiana
- Capra Giuseppe Federalista.
- Capurso Marcello Federalista.
- Caracciolo Alberto Federalista.
- Carandini Nicolò Federalista.
- Roberto (de) Carlo Federalista.
- Carutti Domenico Federalista.
- Cascino N. Federalista.
- Castellazzi Vittorio Federalista.
- Castellazzo Luigi, redattore di La Nuova Europa (1861-1863), Federalista.
- Catinella Salvatore Federalista.
- Cattaneo Carlo, lombardo, repubblicano, esiliatosi in Svizzera. Federalista.
- Cavallari Alberto Federalista.
- Caveri Séverin, leader dell'Union Valdôtaine.
- Cecchini Lucio Federalista.
- Cernuschi Enrico, federalista lombardo
- Cetti Carlo Federalista.
- Chabod Federico Professore di Storia presso le Università di Perugia e di Milano. Prese parte alla stesura della Dichiarazione di Chivasso. Vicino al Partito d' Azione. Federalista.
- Chanoux Emile, antifascista, tra i promotori e i firmatari della Dichiarazione di Chivasso, ucciso nel 1944.
- Chanoux Federico Federalista.
- Checci Paolo Federalista.
- Cherubini Teresa Federalista.
- Chiarenti Francesco, patriota toscano, repubblicano, triumviro della Toscana nel 1800-1801
- Chiesi Gustavo Federalista.
- Chiodi Adriano Federalista.
- Chiti Batelli Andrea Federalista.
- Cialdea Basilio Federalista.
- Ciantelli Enrico Federalista.
- Ciaurro Gianfranco Federalista.
- Cicciotti Ettore Federalista.
- Cifarelli Michele Federalista.
- Cimbali Edoardo Federalista.
- Codignola Arturo Giornalista. Studioso di Mazzini. Partecipò alla Resistenza a Genova. Federalista.
- Codignola Tristano Politico fiorentino. Eletto all' Assembrea Costituente nel Partito d' Azione venne rieletto diverse volte per il Partito Socialista Democratico Italiano e poi nell' area Socialista. Federalista.
- Cofrancesco Dino Professore di Storia delle Dottrine politiche all' Università di Genova. Federalista.
- Collotti Eugenio Federalista.
- Collotti Ezio Federalista.
- Colombino Emilio Federalista.
- Colonnetti Gustavo Federalista.
- Colorni Eugenio Socialista. Inviato al Confino sull' Isola di Ventotene partecipò alla Stesura del Manifesto di Ventotene. Fuggito dal Confino di Melfi partecipò alla fondazione a Milano del Movimento Federalista Europeo. Ritornato a Roma partecipò alla Resistenza nelle file del Partito Socialista di Unità Proletaria. Morì a seguito della rappresaglia tedesca conseguente l' attentato partigiano di via Rasella nel 1944. Federalista.
- Comba Andrea Avvocato. Professore di Diritto internazionale presso l' Università di Torino. Federalista.
- Comelli Albino Federalista.
- Comesatti Giuseppe Federalista.
- Comesatti Guido Federalista.
- Console Vito Vice-Direttore reggente della Biblioteca Nazionale di Torino. Federalista.
- Corbino Epicarmo Federalista.
- Corrado Sebastiano Federalista.
- Corrado Silvio Federalista.
- Correnti Cesare Patriota del Risorgimento italiano. Amico di Carlo Cattaneo. Attivo nel Regno d' Italia. Federalista.
- Corsi Cosimo, arcivescovo di Pisa, fautore del partito autonomista toscano dopo il 1861
- Corsi Giuseppe, redattore del giornale federalista-cattolico Firenze (1861-1865)
- Cortese Alessandro Professo di Storia. Federalista.
- Corvaja Giuseppe Federalista.
- Cosciani Cesare Federalista.
- Cova Davide, antifascista, leader del Partito Sardo d'Azione
- Crispi Francesco Patriota del Risorgimento italiano. Amico di Garibaldi, Esponente della Sinistra. Presidente del Consiglio.
- Curcio Carlo Professore universitario di Storia. Federalista.
- Curiel Riccardo Federalista.
- - D -
- D' Addio Mario Storico, Deputato e senatore della Repubblica per la Democrazia Cristiana italiana. Federalista.
- D'Alia Antonio Federalista.
- D'Antonio F. Federalista.
- Dall'Oglio Andrea Federalista.
- Dal Pra Mario Filosofo e Storico. Partecipò alla Resistenza nelle brigate di “Giustizia e Libertà”.]] Federalista.
- D' Aronco Gianfranco Federalista.
- Dastoli Pier Virgilio Assistente Parlamentare di Altiero Spinelli al Parlamento europeo. Ricoprì diverse cariche in quello organismo. Fu Segretario del Movimento Europeo Internazionale. Federalista.
- De Blasi Gaetano Federalista.
- Debolini Marino Federalista.
- De Cambray Digny Luigi Guglielmo, liberale, ministro e capo di Stato toscano, fautore di una confederazione italiana
- De Gasperi Alcide, antifascista, già deputato italiano (ma non-irredentista) al parlamento di Vienna e poi in quello italiano, capo della DC fino al 1953. Diverse volte Presidente del Consiglio dei ministri.
- De Gasperi Maria Romana Figlia di Alcide. Sua principale biografa. Federalista.
- Della Peruta Franco Docente di storia del Risorgimento presso l' Università statale di Milano. Federalista.
- Della Porta Orlando Federalista.
- Dell' Erba Bagdadlian Pacifista e Federalista.
- Dell' Erba Nunzio Storico ha insegnato presso l' Università di Torino.]] Federalista.
- Deffeyes Albert, leader dell'Union Valdôtaine.
- De Luca Francesco Avvocato napoletano e patriota risorgimentale. Federalista.
- De Luca PietroDocente presso l' Università di Padova. Federalista.
- Del Vecchio GiorgioProfessore di Filosofia del Diritto a Torino e a Roma “La sapienza”. Fu esautorato a seguito delle “leggi razziali”. Sino alla Liberazione di Roma non venne reinsediato in cattedra.
- De Novellis Lidia Federalista.
- De Mattei Rodolfo Professo di storia delle dottrine politiche presso Università “La Sapienza” di Roma Federalista.
- Dente Bruno Federalista.
- d'Errico Vincenzo, avvocato e patriota lucano, federalista di ispirazione neoguelfa e maggiore promotore di idee costituzionali in Basilicata
- De Ruggero Guido Storico della Filosofia presso l' Università “La Sapienza” di Roma. Anfascista fu sollevato dall' insegnamento. Fondatore del Partito d' Azione. Ministro della Pubblica istruzione nel Bonomi II. Federalista.
- De Sanctis Francesco Napoletano figlio di una famiglia carbonara ebbe difficoltà a laurearsi i studi letterari all' Università di Napoli. Diventato amico di Luigi Settembrini partecipo ai moti del 1848. Imprigionato fu esiliato in America. Durante il viaggio riuscì a fuggire a Malta e di lì si trasferì a Torino. Partecipò al Risorgimento. Fu uno dei padri della Patria. Con Garibaldi e Settembrini fu in posizioni di sinistra moderata. Fu ministro della Pubblica istruzione. Amico di Mazzini ne caldeggiò le idee europee. Federalista.
- Di Giacomo Renato, fautore dell'autonomia fiscale ed amministrativa del Sud Italia, autore de Il Mezzogiorno dinanzi al terzo conflitto mondiale, ed. Cappelli, 1948
- Di Gianberardino Oscar Federalista.
- Di Raimondo A. Federalista.
- Di Tondo Franco Federalista.
- Dolci Danilo Esponente del Movimento non violento italiano. Federalista.
- Dore P. Federalista.
- Dorello Massimo Federalista.
- Draetta Ugo Federalista.
- Dubosco A. Federalista.
- Ducci Roberto Diplomatico italiano. Federalista.
- - E -
- Ebner Toni, leader del Südtiroler Volkspartei
- Einaudi Luigi, Professore di Scienza delle finanze presso l' Università di Torino. Amico di Gioele Solari dovette riparare in Svizzera perché inviso al Fascismo. Divenuto Rettore della Università di Torino alla fine della seconda guerra mondiale fu eletto all' Assemblea Costituente italiana. Fu Ministro e Presidente della Repubblica Italiana. Federalista.
- Elia Leopoldo Funzionario Parlamentare e giurista insegnò Diritto costituzionale nelle Università di Urbino, Torino e Roma “La Sapienza”. Consulente della Democrazia Cristina italiana fu eletto Senatore. Fu anche Ministro. Eletto Giudice della Corte Costituzionale ne fu Presidente. Federalista.
- Eynard Emilio Federalista.
- - F -
- Fabbri Paolo Federalista.
- Fano Giorgio Federalista.
- Fantini Sergio Federalista.
- Farinet Paolo Alfonso, leader dell'Union Valdôtaine.
- Farri Umberto Federalista.
- Fava Messina Franco Federalista.
- Ferrari Aldo Federalista.
- Ferrari Celso Federalista.
- Ferrari Giuseppe, lombardo, repubblicano, attivo in Francia, autore di Federazione repubblicana (Londra, 1851) e Filosofia della rivoluzione (Londra, 1851), si ispira alle idee del suo amico Proudhon.
- Ferrari Aggradi Mario Deputato per la Democrazia Cristiana italiana. Ministro di diversi Governi. Federalista.
- Ferrarotti Franco Professore di Sociologia presso l' Università”La sapienza” di Roma. Deputato per il Movimento di Comunità al Parlamento italiano. Federalista.
- Ferri Giuseppe Professo di Diritto commerciale presso l' Università di Roma La Sapienza. Alla fine della seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza assieme a suo fratello. Si dedicò sempre all' insegnamento e alla pratica di avvocato. Federalista.
- Ferri Mauro Partecipo alla Resistenza. Fu Deputato del parlamento italiano per il Partito Socialista Italiano. Più volte ministro. Fu eletto deputato al Parlamento europeo. Presidente della Corte costituzionale. Federalista.
- Fiore Tommaso, politico, meridionalista pugliese, fautore di un autonomismo meridionale.
- Florio Francesco Federalista.
- Folchi Alberto Federalista.
- Fornelli Nicola Federalista.
- Forte Francesco Docente di Scienza delle finanze presso la Università di Torino. Insegnò in molte altre Università anche Americane. Deputato al Parlamento per il Partito Socialista Italiano. Fu ministro in diversi Governi. Federalista.
- Foscolo Ugo, scrittore, che proponeva quattro monarchie sul modello di quella inglese, federate tra loro.[291]
- Fraschetti Ersilia Federalista.
- - G -
- Galati Vito G. Federalista.
- Galeani Napione Gian Francesco, letterato sardo-piemontese, teorico di una federazione di monarchie[292]
- Galimberti Andrea Federalista.
- Galimberti Tancredi Avvocato antifascisca. Partecipò alla Resistenza nelle valli dei cuneese. Fu comanbante delle Brigate di “Giustizia e Libertà” assime ad Antonino Repaci scrisse un progetto di Costituzione federale per l' Europa e propose una struttura federale per l' Italia liberata dalla occupazione tedesca. Federalista.
- Garibaldi Giuseppe Eroe dei due mondi. Padre della patria nel Risorgimento italiano. Fu uno degli artefici della unificazione dell' Italia. Non disdegnò di lottare per la liberazione di altri popoli. Fu sempre favorevole alla unificazione politica federale dell' Europa.
- Garofalo Raffaele Manistrato e Senatore del Regno dì Italia.
- Garofalo Vincenzo Federalista.
- Garosci Aldo Professore di storia. Laureatosi con Gioele Solari presso l' Università di Torino fece parte dell' ambiante antifascista. Dopo aver partecipato alla Guerra di Spagna con il socialisti si ritirò in Francia da dove fuggi in America nel 1940. Attivo con Gaetano Salvemini nella Mazzini's Society ritornò a Roma nel 1943 partecipando alla vita politica sino alla fine della seconda guerra mondIale. Dopo si trasferì alla Università di Torino. Federalista.
- Gasperini Norberto Federalista.
- Genovesi Antonio, filosofo ed economista napoletano[292]
- Gencarelli Elvira Federalista.
- Gerelli Emilio Federalista.
- Ghidorzi Ghizzi Dacirio Federalista.
- Giacchero Enzo, Ingegnere, Partigiano, antifascista, federalista. Eletto Deputato del Parlamento italiano per la Democrazia Cristiana Italiana. Fu eletto anche membro della Assemblea ad hoc della CECA.
- Giacchero Giulio Federalista.
- Gianni Francesco Maria, patriota toscano, capo moderato del governo della istituenda Repubblica etrusca nel 1799-1801, autore di un saggio intitolato "Idea di una unione federativa utile alla Francia ed alla Toscana", 7 febbraio 1800
- Giannini Amedeo Funzionario dello Stato. Fu impiegato da Vittorio Emanuele Orlando per la Segreteria delle trattative di Pace a Parigi nel 1919. Da allora si occupò, nella veste di Funzionario, Consigliere e poi di Ambasciatore, di tutti i problemi politici internazionali e della unificazioni di tutte le norme relative alle Convenzioni internazionali firmate dall' Italia. Incaricato dell' Insegnamento del diritto internazionale all' Università di Roma La Sapienza fu anche nominato Consigliere di Stato. Poiché aveva subito un evento traumatico fu dispensato da un incarico nel nord dell' Italia nel 1943. Per questo rimase a servizio della Italia del sud dopo la costituzione della Repubblica sociale italiana. Avendo due figli nella Resistenza fu oggetto di assalti delle bande fasciste romane e della polizia segreta tedesca. Dopo la liberazione di Roma avendo richiesto il pensionamento non fu sottoposto ad alcun giudizio di epurazione. Ripreso l' insegnamento gli ultimi anni li dedicò a migliorare la conoscenza delle Organizzazioni internazionali e a promuoverne l' insegnamento. Federalista.
- Giannini Massimo Severo Docente di Diritto amministrativo all' Università “La Sapienza” di Roma. Ricoprì molte cariche pubbliche sia dalla Costituente sino ai governi Cossiga. Fu un impegnato riformatore della Pubblica amministrazione italiana e un valorizzatore dell' istituto regionale italiano. Fu sempre favorevole alla unificazione federale dell' Europa.
- Giglio Carlo Federalista.
- Ginzburg Leone, antifascista, ucciso nel 1944, Fu uno del fondatori del Movimento Federalista Europeo.
- Gioberti Vincenzo, sacerdote piemontese, denominato neoguelfo
- Giolitti Antonio Partigiano delle Brigate Garibaldi nella Resistenza italiana. Rappresentante del Partito comunista italiano nei primi anni della Repubblica. Si staccò per aderire al Partito Socialista Italiano. Megli anni del Centro-Sinistra fu più volte Ministro della Repubblica. Venne nominato anche Commissiario della Commissione europea. Federalista.
- Giordano Renato Federalista.
- Giovana Mario Partigiano legato ai gruppi di Guistizia e Libertà. Dopo la liberazione aderì al Partuto Socialista di Unità Proletaria (PSIUP) e per questo partito fu eletto molte volte deputato. Scrittore e storico. Federalista.
- Giuliano Mario Federalista.
- Giusso Lorenzo 1900-1957 Professore di Filosofia e di letteratura Spagnola all' Università di Napoli. Dopo aver aderito al Fascismo se ne distaccò durante la seconda guerra mondiale. Amico di Croce fu favorevole alla apertura della Repubblica alla integrazione europea.
- Giusso Lorenzo Federalista.
- Gobetti Piero Antifascista della prima ora. Si oppose alla presa del potere della Dittatura. Trasferitosi a Parigi vi morì nel 1926. Federalista.
- Gonella Guido Politico italiano. Deputato della Democrazia Cristiana. Ministro i diversi Governi. Federalista.
- Granelli Luigi Federalista.
- Grasso G. Federalista.
- Greco Nicola Federalista.
- Grosso Giuseppe Professore di Diritto Romano presso l' Università di Torino, Politico della Democrazia Cristiana italiana. Fu Presidente della Provincia di Torino e Sindaco della città di Torino. Federalista.
- Gualterotti F. T. L. Federalista.
- Guazzaroni Cesidio Federalista.
- Guerrini Vinicio Federalista.
- Guggenberg Otto, leader del Südtiroler Volkspartei
- Gui Luigi Partigiano cattolico. Fu Deputato alla Assemblea costituente. Rieletto alla Camera e al Senato per diverse legislature fu ministro in diversi Governi. Federalista.
- Guidi Guido Federalista.
- Guzzi Vincenzo Federalista.
- - I -
- Innocenti Ennio Federalista.
- Irato Giuseppe Federalista.
- - J -
- Jacchia Enrico Giornalista e studioso di problemi geopolitici. Docente alla Università LUISS di Roma. Deputato al Parlamento europeo per la Lega Nord. Federalista.
- Jacini Stefano, antifascista federalista, autore di Federalismo e autonomie locali. Deputato della Democrazia Cristiana italiana.
- Jagmetti Riccardo Federalista.
- - L -
- La Malfa Ugo, antifascista federalista. Segretario e poi Presidente del Partito repubblicano italiano. Diverse volte Ministro di vari Governi Italiani.
- Lamastra Joseph, leader dell'Union Valdôtaine.
- Lanzillo Agostino Sindacalista. Studioso di Proudon. Federalista. Dopo l' ascesa del Fascismo ne fu Deputato.
- Landolina M. G. Federalista.
- La Pergola Antonio Professore di Diritto costituzionale presso le Università di Padova, Bologna, Roma “La Sapienza”. Presidente della Corte Costituzionale. Ministro per gli affari europei. Giudice della Corte Europea dei Diritti dell' uomo. Federalista.
- La Piana Giorgio Emigrato in America si specializzò da Harvard. Amico e collaboratore di Gaetano Salvemini partecipò alla sensibilizzazione del popolo americano sui problemi dell' Italia fascista. Deputato per il Partito democratico americano fu mominato Giudice della Corte suprema. Federalista.
- La Pira Gaetano Federalista.
- Laporta Tommaso Federalista.
- Lega Silvio Deputato della Democrazia Cristiana. Federalista.
- Lenti Libero Federalista.
- Leone I. Federalista.
- Levi Alessandro Professore di Filosofia del Diritto Presso l' Università di Catania. Accomodante con il fascismo. Nel 1938 fu estromesso per le leggi razziali. Essento di ambiente liberale e socialista partecipò alla rinasita Italiana nel Gruppo di “Giustizia e Libertà”. Federalista.
- Levi Lucio Professore di Filosofia politica presso l' Università di Torino. Federalista.
- Levi Riccardo Federalista.
- Libertini Lucio Deputato al Parlamento italiano per il Partito Socialista di Unità Proletaria. Federalista.
- Livio Bianco Dante Avvocato Piemontese. Dopo l' 8 Luglio 1943 si ritirò nelle montagne di Cuneo con altri fuorusciti e fece parte delle brigate di “Giustizia e Libertà” guidate da Duccio Galimberti. Fu rappresentante del Partito di Azione alla Consulta e dopo riprese la sua attività di avvocato rimanendo presente a difendere gli ideali della Resistenza. Federalista.
- Locatelli S. Federalista.
- Lodi Angelo Federalista.
- Lombardo Ivan Matteo, antifascista federalista, presidente del Gruppo parlamentare per l'Unione europea alla Costituente del 1947.
- Longo Domenico Federalista.
- Lo Savio Niccolò, redattore di La Nuova Europa (1861-1863), democratico-federalista
- Lucatello Guido Federalista.
- Luraghi RaimondoProfessore di Storia presso l' Università di Genova. Studioso di storia americana.
- Lussu Emilio, antifascista, leader del Partito Sardo d'Azione
- Luzzato Gino Storico dell' economia. Colpito dalle leggi razziali dovette riparare all' estero. Ritornato nel 1943 a Roma partecipò alla Resistenza. Dopo la liberazione ritornò a Venezia. Federalista.
- - M -
- Maccanico Antonio Funzionario dello Stato. Imegnato varie volte in commissioni e Ministeri. Diresse la Presidenza della Repubblica sotto il Presidente Sandro Pertini. Fu diverse volte Ministro. Federalista.
- Macchi Mauro Federalista.
- Maggia Giovanni Federalista.
- Maggiora Enrico Federalista.
- Magnago Silvius, leader del Südtiroler Volkspartei
- Magnani Sergio Federalista.
- Magnifico Giovanni Federalista.
- Maineri Baccio Federalista.
- Maitan Livio Federalista.
- Malaspina di Sannazzaro Luigi, autore di un progetto di confederazione (Memorie..., Pavia, 1814)[293].
- Majocchi Alberto Professore di Scienza delle finanze. Federalista
- Majocchi Luigi Vittorio Storico. Federalista
- Malfatti Franco Maria Deputato al Parlamento per la Democrazia Cristiana. Più volte Ministro. Presidente della Commissione europea. Federalista
- Malvestiti Piero Antifascista cattolico. Partecipò alla Resistenza. Eletto al Parlamento per la Democrazia Cristiana. Fu più volte Ministro. Federalista
- Malvezzi Piero Federalista.
- Mammuccari Giovanni Federalista.
- Mancini Federico Docente di diritto del lavoro. Deputato al Parlamento per il Partito Socialista Italiano. Fu Ministro e Giudice della Corte Europea dei Diritti dell' Uomo. Federalista
- Mancini Pasquale Stanislao Patriota del regno delle due Sicilie del Risorgimento. Nel 1848 a causa delle proteste formali sollevate contro il re di Napoli che aveva revocato lo Statuto fu costretto ad emigrare in Piemonte. Partecipò alla unificazione dell' Italia. Fu più volte ministro di vari governi. Insegnò Diritto internazionale. Federalista
- Manfredi Eraldo Federalista.
- Mangano Vincenzo Federalista.
- Marena Riccardo Direttore della Biblioteca “Gioele Solari” dell' Università di Torino. Federalista
- Marinello Lino Federalista.
- Mario Alberto, allievo di Cattaneo, repubblicano, direttore dell'organo mazziniano Pensiero e azione, tra i promotori del Movimento Federalista toscano (1862)
- Marocchetti Giovan Battista, piemontese, autore di Indépendance de l'Italie (1830), in cui teorizzava una confederazione di tre Stati, riduzione della presenza dell'Austria in Italia in cambio di un aumento della sua presenza in area danubiana (più Sardegna alla Francia e Savoia alla Svizzera)[294].
- Martello Tullio Federalista.
- Martinati Antonio, redattore di La Nuova Europa (1861-1863), tra i promotori del Movimento Federalista toscano (1862), democratico-federalista
- Martini Gianfranco Esponente dell' AICCRE italiana. Federalista
- Martino Gaetano Federalista.
- Masani Manlio Federalista.
- Masera Francesco Economista. Federalista
- Masera Rainer Stafano Economista. Federalista
- Masini E. Federalista.
- Masini P. C. Federalista.
- Massarani Tullio Federalista.
- Matteucci Nicola Professore di Diritto Costituzionale all' Università di Bologna
- Mattiaone Angelo Federalista.
- Maturi Giacomo Federalista.
- Maturi Walter Storico del Risorgimento. Laureatosi a Napoli fu influenzato dall' ambiente di Benedetto Croce. Aderì al Fascismo esercitando il mestiere di storico con molta indipendenza e avendone conseguenze di blicco della carriera. Trasferitosi all' Università di Torino venne a contatto con l' ambiente di Piero Gobetti e durante la Resistenza si iscrisse al Partito d' Azione. Dai suoi studi sulla Politica estera italiana maturò la convinzione che l' Italia doveva partecipare al processo di integrazione europea e alla richiesta di uno stato federale europeo.
- Mazza Cesare Federalista.
- Mazzaperlini Mario Federalista.
- Mazzei Filippo Federalista.
- Mazzini Andrea Filippo Federalista.
- Mazzini Giuseppe Padre della Padria. Cospiratore e Patriota. Volle fortemente l' Unità italiana. Nello stesso Tempo si battè per l' unificazione federale dell' Europa.
- Mazzoni Giuseppe, toscano, massone, tra i promotori del Movimento Federalista toscano (1862), democratico. Federalista.
- Medici Giacomo, generale, braccio destro di Giuseppe Garibaldi in più occasioni, federalista (almeno nel 1848-51)
- Melegari Dora Federalista.
- Meneghini Mario Federalista.
- Mengoni Carlo, patriota toscano, giacobino, direttore del "Monitore fiorentino"
- Menz Josef, leader del Südtiroler Volkspartei
- Meriggi Lea Federalista.
- Merlini Cesare Specialista nelle Relazioni internazionali presso Istituto per gli Affari Internazionali di Roma. Federalista
- Merlini Gianni Laureato in Giurisprudenza. Editore italiano. Ha ricoperto cariche importanti nella Casa editrice UTET di Torino, nella Garzanti editori e nella Associazione Italiana Editori. E' stato eletto Presidente della Compagnia di San Paolo di Torino. Ha sostenuto la cultura e la ricerca specialmente in un progetto di sviluppo della Università di Torino atta ad ampliare il livello degli insegnamenti e l' offerta formativa. Ha finanziato e seguito vari progetti editoriali federalisti. Amico di Altiero Spinelli. Federalista.
- Micara Piero Federalista.
- Miglio Gianfranco, docente universitario, senatore per la Lega Nord, tra i redattori nel 1945 del giornale autonomista Il Cisalpino.
- Milo di Villagrazia Antonio Federalista.
- Minerbi Ruggiero Federalista.
- Minnocci Giacinto Federalista.
- Mistrorigo Luigi Federalista.
- Moccia Patrizia Federalista.
- Modica Enzo Federalista.
- Molaschi Carlo Federalista.
- Momigliano Arnaldo Professore universitario di Storia delle Antichità Classiche all' Università di Torino, Ebreo. Compito dalle leggi razziali fu costretto a riparare a Londra.
- Momigliano Felice Professore di Filosofia politica, Socialista ed ebreo fu membro del Partito socialista. Morì nel 1924 prima dell' avvento al potere del Fascismo.
- Monetti Giulio Federalista.
- Mondolfo Rodolfo Professore di Storia della Filosofia. Laureatosi a Firenze entrò giovane a far parte dei gruppi antifascisti. Colpito dalle leggi razziali emigrò in Argentina dove si riconobbe Federalista. Federalista
- Mondolfo Ugo Guido Fratello di Rodolfo Mondolfo. Dall' ambiente antifascista si iscrisse al Partito Socialista Italiano. Rifugiatosi in Svizzera si dedicò alla propaganda e alla edizioni dei vari periodici socialisti, Dopo la Liberazione fu eletto diverse volte al Parlamento italiano come deputato del Partito Socialista Italiano. Federalista
- Moneta Ernesto Teodoro Figlio dei primi industriali lombardi che producevano saponi e detersivi. Interruppe gli studi di giurisprudenza presso la Università di Pavia per partecipare alle guerre di indipendenza. Partecipà con Garibaldi alla impresa dei mille e poi continuò la carriera militare nell' esercito italiano. Ritiratosi a vita privata si dedicò a propagandare la necessità della pace universale e a promuovere un Movimento internazionale per la pace. Federalista
- Monin D. Federalista.
- Montanelli Giuseppe, toscano, repubblicano, democratico, poi bonapartista (fautore di una Toscana indipendente con re napoleonide)
- Montani Guido Professore di Economia internazionale presso la Università di Pavia. Federalista
- Monteleone Renato Storico del Movimento operaio presso l' Università di Torino.
- Monti Antonio Federalista.
- Morandi Carlo Storico Presso l' Università di Pisa. Fu colpito dalle leggi razziali e costretto ad espatriare. Dopo la liberazione fu reintegrato nell' insegnamento universitario. Simpatizzante del Partito Socialista italiano. Federalista
- Morandi Rodolfo Economista. Membro dell' antifascismo militante. Membro del Comitato antifascista Alta Italia di Milano. Partecipò alla Resistenza. Dopo la liberazione fece parte del Partito Socialista di Unità Proletaria. Eletto alla Costutuente e al Parlamento Italiani in varie legislature fu anche ministro. Federalista
- Morra Umberto Nobile Italiano legato alla cara Reale. Fu amico di Piero Gobetti e in tale veste conobbe tutti i principali antifascisti del periodo. Durante la Seconda guerra mondiale essendo responsabile della tutela dei prigionieri per la Croce rossa riuscì a girare tutta l' Italia, promuovendo la lotta antifascista. Dopo l' 8 Settembre 1943 riuscì a raggiungere Roma e diventare segretario capo di Gabinetto dei vari Primi ministri sino alla Liberazione. Dopo avvicinatosi al Partito Comunista Italiano, non potendo condividere completamente la linea massimalista di quel periodo si ritirò a vita privata. Federalista
- Mortati Costantino Professore di Diritto costituzionale pressi la Università di Roma “La Sapienza”. Entrato nella carriera accademica prima della Seconda guerra mondiale, riprese la carriera dopo la pace. Fu più volte docente in vari atenei. Fu elettro deputato della Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana italiana. Fu membro della Commissione dei 75. Fu eletto Giudice della Corte Costituzionale.
- Morviducci Claudia Federalista.
- Mosca Roberto Storico presso la Università di Roma “La Sapienza”. Federalista
- Mosconi Antonio Dirigente industriale. Federalista
- Motta Giuseppe Federalista
- Murgia Ivo Federalista.
- Musatti Riccardo Professore di Psicologia presso la Università di Milano.
- - N -
- Napolitano Tommaso Federalista.
- Nati Arturo Federalista.
- Negri Guglielmo Professore di Diritto Costituzionale presso l' Università di Roma “La Sapienza”. Federalista
- Nenni Pietro Segretario del Partito Socialista Italiano. Federalista
- Neri D. Federalista.
- Nicoli Gian Battista Federalista.
- Nitti Francesco Saverio Presidente del Consiglio del Regno d' Italia. Deputato per il Partito Radicale. Fu estromesso dal Fascismo dovendo riparare all' estero. Federalista
- Nitti Gian Paolo Federalista.
- Nobile Emilia Federalista.
- Nodari Maria Vittoria Federalista.
- Noli Giovanni Battista Federalista.
- Nonis F. Federalista.
- - O -
- Olivelli Teresio, antifascista federalista
- Olivetti Adriano Industriale italiano. Per primo riuscì da espandere il nome della sua azienda la Olivetti in America. Antifascista. A seguito delle leggi Razziali dovette riparare in Svizzera. Fu attivo nella Resistenza. Fondò il Movimento di Comunità e fu eletto per due legislature Deputato al Parlamento italiano. Federalista.
- Olivetti Angelo Olivero Federalista.
- Olivetti Rason Nino Federalista.
- Olivi Bino Magistrato presso il Tribunale di Milano. Alto funzionario presso le Comunità europee. Federalista
- Olivieri Giovanni, redattore del giornale federalista-cattolico Firenze (1861-1865)
- Olletti Félix, leader dell'Union Valdôtaine.
- Omodeo Adolfo Storico presso l' Università di Palermo. Fu iscritto al Partito Fascista. Nel 1943 prese parte ai rivolgimenti dell' 8 Settebre. Si Iscrisse al partito d' Azione e fu diverse volte Ministro. Federalista
- Orlando Vittorio Emanuele Docente di Diritto costituzionale presso l' Università di Palermo. Fu Presidente del Consiglio dopo la disfatta di Caporetto sino alla fine della Seconda guerra mondiale. Tollerato con difficoltà dal Fascismo, coprì piccoli ruoli politici dopo la Liberazione.
- Orsello Giampiero Professore di Diritto delle Comunità europee presso l' Università La Sapienza di Roma. Segretario del Movimento europeo internazionale, di quello Italiano. Fu Vice-Presidente della RAI e consulente del governo italiano per la riforma Radiotelevisiva. Federalista
- Ossola Rinaldo Funzionario della Banca d' Italia. Economista e Federalista
- - P -
- Pacini Marcello Deputato al Parlamento per Forza italia. Designato ad vari incarichi europei. Federalista
- Pacciardi Randolfo, antifascista federalista.
- Pafundi Donato Federalista.
- Page Ernest, leader dell'Union Valdôtaine.
- Pagliaini Attilio Bibliotecario e Bibliografo.
- Paglietti Adriano Federalista.
- Pajetta Giancarlo Da giovane entrò nel Partito Comunista di Gramsci e dal 1929 al 1936 fu incarcerato. Mandato in esilio partecipò alla vita degi fuorusciti Comunisti in Europa e conobbe il Comunismo sovietico stabilendosi a Mosca. Rientrato clandestinamente in Italia fu incarcerato a Civitavecchia sino al 8 settembre 1943. Impegnato nella Resistenza a Milano, dopo la Liberazione fu sempre eletto al Parlamento italiano per il Partito Comunista. Alla fine della sua vita si trovò a sostenere la scelta del PCI di partecipare alla costruzione della Federazione europa.
- Palamenghini Crispi T. Federalista.
- Palazzolo (da) Gregorio Federalista.
- Palumbo Pier Fausto Storico presso la Università di Roma “La Sapienza”. Federalista
- Pampaloni Geno Giornalista. Partigiano nella Resistenza. Fu iscritto al Partito d' Azione. Dopo il suo scioglimento al Movimento di Comunità di cui ne fu responsabile culturale. Federalista
- Pandolfi Beniamino Militare di carriera. Federalista
- Pandolfi Maria Teresa Bibliografa
- Panebianco Massimo Professore di Diritto internazionale presso l' Università di Salerno.
- Pansa Giampaolo Giornalista. Ha collaborato con le principali testate italiane. Storico della Resistenza italiana.
- Pantaleoni Maffeo Docente di Economia presso l' Università di Milano. Federalista
- Paolini Aldobrando, patriota toscano, autore del Prospetto delle ragioni che assistono i toscani sopra i diritti anche diplomatici che hanno alla libertà del loro Paese comprovati dal Testamento Politico del Gran Duca Gio. Castone, ora per la prima volta pubblicato, Firenze: Lilchi, 1801
- Paolini Edmondo Giornalista, pubblicista e storico federalista.
- Paoluzzi Angelo Giornalista e storico. Federalista
- Papisca Antonio Professore di Diritto internazionale presso la Università di Padova. Federalista
- Pappalardo Adriano Storico Federalista
- Parenti Giuseppe Federalista.
- Parri Ferriccio, antifascista federalista, capo del Partito d'Azione. Capo del Governo italiano do unità nazionale nel 1945 fu costretto a rassegnare le dimissioni nel dicembre dello stesso anno.
- Patitucci Raffaele Federalista.
- Patronio Mario Giurista. Studioso della Costituzione USA. Federalista.
- Pau Giancarlo Bibliografo.
- Pavan Mario Federalista.
- Pavan Pietro Federalista.
- Pavolini Luca Gionalista. Direttore dell' Unità. Militante del partito Comunista Italiano. Federalista.
- Pavone Claudio Bibliografo. Federalista
- Peccei Aurelio Manger industriale. Esponente della Futurologia italiana. Federalista.
- Pecchio Giuseppe, patriota lombardo autore del Catechismo italiano (1830) in cui propone confederazione italica di tre Stati[295].
- Pedini Mario Eletto al parlamento per la Democrazia Cristiana Italiana. Più volte Ministro. Rappresentante eletto un varia assemblee europee. Federalista.
- Pedussia Aldo Federalista.
- Pellegrini Piero Federalista.
- Pennaccini Giovanni Federalista.
- Pennati Eugenio Federalista.
- Pepe Gabriele Federalista.
- Perassi Tommaso Giurista laureatosi all' Università di Pavia. Specialista del Diritto internazionale. Fu diplomatico. Dopo il 1945 prese parte alla vita politica vicino al Partito Repubblicano italiano. Fu Giudice costituzionale. Federalista
- Pertusio Vittorio Deputato al parlamento per la Democrazia Cristiana italiana. Ricoprì vari incarichi di Governo. Sindaco di Genova. Federalista
- Petrilli Giuseppe Docente di matematica a statistica. Dirigente industriale. Vicino alla Democrazia Cristiana Italiana fu membro della Commissione europea Hallstein. Ritornato in Italia fu nominato presidente dell' IRI. Federalista.
- Petrocchi Massimo Professore di Storia presso l' Università di Perugia. Federalista.
- Petrone Franco Editorialista.
- Petta Paolo Giurista.
- Piccardi Leopoldo Consigliere di Stato. Ricoprì importanti compiti e incarichi nella ricostruzione post bellica dell' Italia. Fece parte del Partito di Unità Popolare e alla sua disfatta alle elezioni fu fondatore assieme ad altri del Partito Radicale. Nel 1962 con le sue dimissioni il Partito Radicale si disfece.
- Pichler Rolle Elmar, leader del Südtiroler Volkspartei
- Pierucci Andrea Federalista.
- Pietrangeli Giulio Avvocato. Eletto alla Costituente. Federalista.
- Pintus Mariano Giornalista e pubblicista di area cattolica. Eletto al parlamento italiano per la Democrazia Cristiana. Nominato al Parlamento Europeo come rappresentante quando era ancora in vigore la designazione nazionale. Federalista
- Pio IX Papa, nel 1848-49 fautore di una confederazione italiana.
- Pio XII Papa, autore di vari testi in cui si auspicava la creazione di una federazione europea.[296]
- Pioli Giovanni Cattolico Modernista. Pacifista e Federalista.
- Pioli Nora Pacifista e Federalista.
- Pirelli Giovanni Figlio di Alberto e fratello di Leopoldo rinuciò in giovane età alla possibilità di essere un capitano di industria al posto del padre nella Pirelli di Milano. Avvicinatosi all' ambiente socialista, dovette vivere la seconda guerra mondiale per decidere di inscriversi al Partito Socialista di Unità Proletaria. Saggista, scrittore fu sempre impegnato sul terreno politico e culturale per tutte le forme di estressione, giornalismo, riviste, teatro, romazi. Federalista.
- Pisacane Carlo Attivista Risorgimentale italiano. Fu ucciso nello sbarco di Sapri. Federalista.
- Pischel Giuliano Avvocato. Saggista, attivo nell' ambiente di “Giustizia e Libertà” nella Resistenza italiana.
- Pistone Sergio Professore di Storia all' Università di Torino. Federalista.
- Poggi Alfredo Federalista.
- Poggi GianfrancoProfessore di Sociologia alla Università di Firenze, di Trento e alla Virginia University. Federalista.
- Pomba P. Federalista.
- Pons Vittorio Federalista.
- Ponti Ettore Federalista.
- Prato C. Federalista.
- Prato Giuseppe Federalista.
- Praussello Franco Federalista.
- Proto Francesco, deputato italiano, denunciò l'opera di conquista piemontese, abbandonò il parlamento e si fece fautore di una confederazione italiana.
- Pugliese Francesco Paolo Federalista.
- - Q -
- Quaroni Pietro Ambasciatore italiano. Federalista.
- Quartara Giorgio Federalista.
- Quintavalle Ferruccio Federalista.
- - R -
- Ralli G. Federalista.
- Ramacciotti Carlo Federalista.
- Ranza Giovanni Antonio, piemontese, teorico di una federazione di repubbliche[292]
- Rebuzzini Luigi Federalista.
- Reale Antonello Federalista.
- Reale Egidio Partecipò alla Prima Guerra Mondiale. Avvocato e Giurista dovette fuggire in Svizzera perchè ricercato dai Fascisti. Li conobbe i principali esponenti dell' Antifascismo. Fu eletto al Parlamento italiano per il Partito Repubblicano. Ricoprì vari incarichi di Governo.
- Repaci Antonino Scrittore e Magistrato. Assieme a Tancredi Galimberti scrissero il Progetto di Costituzione confederale europea ed interna, nel Pieno della Resistenza. Magistrato. Federalista.
- Ricasoli Bettino, liberale, ministro e capo di Stato toscano e poi italiano, fautore di una confederazione italiana.
- Rodolfi Cosimo, liberale, ministro e capo di Stato toscano, fautore di una confederazioe italiana
- Riz Roland, leader del Südtiroler Volkspartei
- Rizzo Gianbattista Federalista.
- Rogati Elio Federalista.
- Rollier Mario AlbertoProfessore di Chimica alla Università di Milano. Fondatore del Movimento Federalista Europeo.
- Romanelli Grimaldi Carla Federalista.
- Romita Giuseppe Deputato del Partito Socialista. All' affermarsi del Fascismo decise di rimanere in Italia e fu per questo condannato più volte e mandato al confino. Dopo l' 8 luglio 1943 a Milano entrò nel CLNAI e assieme a Petro Nenni rappresentò il Partito Socialista di unità Proletaria. Più volte ministro lo fu anche come ministro degli interni quando si svolse il referendum che doveva scegliere fra la Monarchia e la Repubblica.
- Romolotti Giuseppe Federalista.
- Ronfani Ugo Federalista.
- Rosa G. Federalista.
- Rosmini Serbati Antonio, promotore - attento com'era ai diritti della persona di fronte allo Stato, troppo spesso sempre più invadente - del federalismo[297].
- Rosselli Carlo Antifascista della prima ora. Sviluppa in Firenze una opposizione politica al Fascismo. Assassinato dai Fascisti in Francia muore assieme al fratello Nello nel 1937.
- Rosselli Nello Antifascista della prima ora. Sviluppa in Firenze una opposizione politica al Fascismo. Assassinato dai Fascisti in Francia nel 1937.
- Rossi Ernesto, autore del Manifesto di Ventotene, padre del Movimento Federalista Europeo economista e saggista politico. Fu anche vicino al Partito Radicale Italiano.
- Rossi Paolo Giurista e Avvicato di Genova. Professore Universitario della Università di Genova. Eletto alla Assemblea Costituente per il Partito Socialista Democratico. Fu diverse volte ministro. Vine nominato dal Presidente della Repubblica Giudice della Corte Costituzionale.
- Rossi Pellegrino, autore di un progetti di confederazione italiana nel 1848 per conto del governo patriottico di Milano
- Rossi-Doria Manlio Professore di Economia Agraria. Iscrittosi al Partito Comunista clandestino su mandato in prigione dal fascismo. Espulso da partito comunista, durante la Resistenza, si avvicinò a Leone Ginzburg. Fu eletto al Parlamento per il Partito Socialista. Fu un Federalista.
- Rossolillo Francesco Federalista.
- Rossolini Renzo Federalista.
- Rouer Pierre, soldato al seguito di Napoleone[292]
- Rovati Lucio Federalista.
- Ruata Adolfo Federalista.
- Rubinacci Leopoldo Fondatore del Sindacato Unitario dopo la Liberazione. Sindacalista CGIL e poi CISL. Deputato della Democrazia Cristiana. Sottosegretario il diversi Governi italiani.
- Ruffini R.]] Federalista.
- Rugarli SinceroProfessore di sociologia presso l' Università di Bologna. Fu sempre critico con il nazionalismo totalitario fascista anche se iscritto al Partito Nazionale fascista. Federalista.
- Ruini Meuccio Alto funzionario di Stato. Partecipò al Partito Socialista e fu esule a causa del Fascismo. Eletto alla Assemblea Costituente fu eletto Presidente della Commissione dei 75. Fu eletto Senatore della Repubblica e poi Senatore a vita per nomina del Presidente Antonio Segni.
- Rulli Guglielmo Federalista.
- Rumor Mariano Deputato eletto al Parlamentyo per la Democrazia Cristiana. Più volte Ministro e anche Presidente del Consiglio.
- Rupeni Ario Federalista.
- Russo Carlo Giurista. Deputato al Parlamento italiano eletto con la Democrazia Cristiana. Più Volte Ministro e anche Giudice della Corte europea dei diritti dell' Uomo.
- Ruta Gianni Federalista.
- - S -
- Sabatino Alfonso Federalista.
- Sacerdoti Adolfo Federalista.
- Bruno_Barti_Sacchetti!Sacchetti Barti Bruno Federalista.
- Saffi Aurelio Mazziniano e Federalista.
- Saitta Armando Professore di Storia presso l' Università “La Sapienza” di Roma. Studioso dei Movimenti politici.
- Salfi Francesco Saverio, patriota calabrese esule a Parigi, autore di L'Italie au dix-neauvième siècle (1822), in cui auspica una "costituzione federale"[298].
- Salvadori Massimo Profesore di Staria delle Dottrine politiche all' Università di Torino. Deputato al Parlamento italiano.
- Salvadori Bruno, leader dell'Union Valdôtaine, morto in incidente stradale.
- Salvadori Rinaldo Federalista.
- Salvatorelli Federico Federalista.
- Salvatorelli Luigi Storico e Giornalista. Lavorà alla “La Stampa” di Torino prima del 1925. Poiché faceva parte degli oppositori al regime dovette emigrare. Ritornato dopo la Liberazione continuò ad operare come giornalista. Era un federalista.
- Salvemini Gaetano, promotore della rivista federalista L'Unità
- Salvi Sergio Federalista.
- Santarcangeli Paolo Federalista.
- Santarelli Enzo Federalista.
- Santero Natale Federalista.
- Santini Giuseppe Federalista.
- Santorre di Santarosa Annibale Derossi, capo dei moti del 1821 in Piemonte che propose una confederazione di monarchie costituzionali
- Santucci Luigi Federalista.
- Saponaro Michele Federalista.
- Savinio Alberto Federalista.
- Savoia Carlo Alberto, Re di Sardegna nel 1848-49 fautore di una confederazione italiana.
- Scalfari Eugenio Deputato della Repubblica italiana. E' il fontadore del quotidiano la Repubblica di Roma.
- Scarfoglio Carlo Federalista.
- Scelba Cipriano Federalista.
- Schiavi Alessandro Federalista.
- Scialoja Vittorio Professire di Diritto romano fu diverse volte ministro del Regno d' Italia e anche Ministro degli esteri alla fine della Prima guerra mondiale.
- Scoccimarro Mauro Partigiano antifascista comunista. Fu ministro di vari governi dell' Italia repubblicana. Eletto senatore per Il Partito Comunista vi rimare sino alla morte.
- Secco Suardo Dino Federalista.
- Segre Sergio Federalista.
- Serafini Umberto Federalista.
- Sereni Emilio Ebreo colpito dalle leggi Razziali e perseguitato perché iscritto al Partito Comunista si trasferì a Parigi. Ritornato a Milano pertecipò attivamente alla Resistenza e fu diverse volte Ministro della Repubblica nei primi governi dell' Italia repubblicana.
- Sestan Ernesto Federalista.
- Sforza Carlo Ministro degli esteri della Repubblica italiana. In questo ruolo firmò il Trattato di pace del 1947.
- Sica Mario Federalista.
- Sillani Tommaso Federalista.
- Silone Ignazio Scrittore italiano. Iscritto al Partito Comunista deve emigrare in Svizzera dove viene in contatto con i Federalisti europei. Alla fine della guerra si iscrive al Partito socialista italiano. Dirige l' Avanti organo del Partito. Continua a partecipare alla lotta per la costruzione della Federazione europea.
- Silva Giovanni Federalista.
- Simula Pietro Federalista.
- Sinopoli Cesare Federalista.
- Sironi Mariotti Michela Federalista.
- Simondo de Sismondi, economista, storico e critico letterario svizzero di origine pisana
- Solari Leo Socialista. Collaboratore di Eugenio Colorni nella Resistenza a Roma. Redattore dell' Avanti clandestino.
- Solari Saverio Federalista.
- Sole Nicola, lucano, federalista di stampo neoguelfo
- Sonnino Sidney Beatrice Federalista.
- Soriente Luciano Federalista.
- Sotgiu Giuseppe Federalista.
- Speranza Gino C. Federalista.
- Sperduti Giuseppe Federalista.
- Spinelli Altiero, antifascista, comunista fino al 1927, autore del Manifesto di Ventotene, padre del Movimento Federalista Europeo
- Spiano Paolo Federalista.
- Staltari Vincenzo Federalista.
- Steinonger Giacomo, redattore del giornale federalista-cattolico Firenze (1861-1865)
- Stella Rosetta Federalista.
- Stévenin Jean-Joconde, leader dell'Union Valdôtaine.
- Strada Oreste Federalista.
- - T -
- Tagliacozzo Enzo Federalista.
- Tamborra Angelo Federalista.
- Taviani Paolo Emilio, antifascista federalista Deputato della Democrazia Cristiana italiana. Varie volte ministro in vari Governi italiani
- Tebaldeschi Ivanhoe Federalista.
- Tedeschini Lalli Bianca Maria Federalista.
- Theiner Richard, leader del Südtiroler Volkspartei
- Thérémin Charles, soldato al seguito di Napoleone[292]
- Terenzi Marcello Federalista.
- Terraccini Umberto Politico antifascista. Fi assieme a Gramsci uno di fondatori del Partito Comunista. Condannato al confino dal Tribunale speciale fascista fu liberato nel 1943. Dopo averpartecipato alla Resistenza fu Eletto deputato all' Assemblea costotuente e ne fu etto Presidente. Firmò la Costituzione italiana.
- Terranova Giovanni Federalista.
- Tesauro Paolo Federalista.
- Tinzl Karl, leader del Südtiroler Volkspartei
- Toscani Millo Antonio Federalista.
- Toscano Mario Studioso della politica estera, Insegnate e redattore dell' Istituto Affari Internazionali, Diplomatico presso la Presidenza della Repubblica.
- Trabalza Agostino Federalista.
- Tramarollo Giuseppe Federalista.
- Trentin Bruno, antifascista, nato in Francia, nel Midi-Pirenei, in area occitana. Segretario nazionale della CGIL italiana. Deputato al Parlamento per il Partito Comunista Italiano.
- Trentin Silvio, antifascista, costretto a fuggire in Francia, nel Midi-Pirenei, in area occitana. Membro della Resistenza Francese.
- Troya Carlo, liberale, ministro e capo di Stato napoletano, fautore di una confederazione italiana
- Turati Filippo Fondatore del Partito Socialista Italiano. Antifascista. Dovette fuggire nel 1925 in esilio a Parigi dove assieme agli altri fuorusciti ricostruì il Partito. Mori in esilio a Parigi.
- - U -
- Udina Manlio Docente universitario, Giurista, Federalista.
- Ugolini Romano Federalista.
- Usellini Guglielmo Federalista.
- Ussani Vincenzo Giuseppe Federalista.
- Vaccà Berlinghieri Leopoldo, patriota toscano, negli anni 1799-1801 fu ufficiale dell'esercito francese e di quello toscano (generale di brigata di cavalleria), governatore di Toscana, governatore di Siena, ambasciatore presso Napoleone.
- Vaccaro Michele Angelo Federalista.
- Valentini Giovanni Federalista.
- Valiani Leo Giornalista e storico, antifascista, internato e mandato al confine riuscì a partecitare alla resistenza come membro del CLNAI. Eletto alla Assemblea Costituente fu rieletto al Parlamento come deputato del Partito d' Azione.
- Valitutti Salvatore Federalista.
- Valsecchi Franco Federalista.
- Vedovato Giuseppe Professore di Diritto internazionale presso l' Università di Firenze, Deputato al Parlamento per la Democrazia Cristiana italiana.
- Velasco Gustavo R. Federalista.
- Velo Dario Federalista
- Venturi Franco Professore di Storia presso l' Università di Torino, Federalista.
- Vicario Giovanni Federalista.
- Viela V. Federalista.
- Viglino Maria Ida, leader dell'Union Valdôtaine.
- Vieusseux Givan Pietro, editore e giornalista liberale toscano, convinto della necessità di creare una confederazione di nove Stati (uno di questi avrebbe dovuto essere il "Regno d'Etruria") con Dieta di 75 deputati da riunire a Roma[299]
- Villa Edoardo Federalista.
- Vinci Enrico Federalista.
- Virga PietroProfesso di Diritto Costituzionale presso l' Università di Palermo
- Visconti Dante Federalista.
- Vitale Francesco Federalista.
- Vito Francesco Professore di Economia presso la Università Cattolica del S. Cuore di Milano
- Vocino Luigi Federalista.
- Volterra Sara Federalista.
- - Z -
- Zagari Mario Politico italiano, Socialista, Deputato all' Assemblea Costituente, Molte volte eletto al Parlamento e diverse volte Ministro della Repubblica.
- Zampaglione Gerardo Federalista.
- Zanini Gianni Federalista.
- Zeno Livio Federalista.
- Zincone Giovanna Federalista.
- Zuccarini Oliviero Federalista
La Struttura
Passiamo, ora, ad esporre la struttura del Federalismo nel suo modello ideologico. che può essere descritto attraverso i suoi tre aspetti che lo compongono: quello di valore, istituzionale e storico-sociale[300].
L' aspetto di valore
il valore più importante che guida la azione politica del Federalismo è la pace. Diversamente da tutti gli ambiti filosofici, religiosi, e di ispirazione umanistici, che hanno sempre considerato la pace come una situazione precaria della storia dell' uomo, i primi federalisti si posero l' obbiettivo di raggiungere una 'pace permanente. Per costruirla non solo si doveva appartenere ai cultori del pacifismo ma anche trovare una situazione storico-sociale che permettesse la costruzione di istituzioni politiche e giuridiche che ne promuovessero e mantenessero l' esistenza. La prima scoperta fu che la situazione della Comunità internazionale basata sulla applicazione del principio di equilibrio conduceva gli Stati che vi facevano parte ad un confronto basato sull' uso della forza, essendo questa ultima il solo mezzo utilizzabile per la soluzione delle controversie [301].
Kant elaborò la distinzione classica fra assenza di guerra e pace. Assenza di guerra è la situazione che si produce quando si è cessata una guerra e non se ne è incominciata una seconda. L' intervallo di tempo, che nel parlare comune intercorre fra queste due guerre, si chiama pace e deve essere indicato, più correttamente, come assenza di guerra.
La pace, invece deve essere una situazione in cui è impossibile ricorrere alla guerra per risolvere le controversie in atto. Kant indica nella costruzione di uno Stato federale mondiale, in cui gli Stati membri siano parte di esso, la linea su cui operare per ricondurre il diritto internazionale ad essere un vero diritto con valore imperativo delle sue norme. Accanto a questo, per Kant, era necessario realizzare anche delle istituzioni comuni che avrebbero permesso di instaurare lo Stato mondiale al posto della anarchia internazionale operante. Il suo pensiero si dovette misurare con tre grandi prove che i suoi avi e la sua generazione dovette sopportare: la guerra dei trenta anni (1618-1648) chiusasi con la pace di Westfalia, la guerra di successione spagnola (1701-1713) chiusasi con la pace di Utrecht e la guerra dei sette anni (1756-1763) chiusasi con la pace di Parigi. La prima fece crollare gli ultimi istituti della “Communitas Cristiana” conducendo gli Stati membri della comunità internazionale sulle stesso piano e riducendo a questo livello lo stesso Impero erede di quello fondato da Carlo Magno. In più gli Stati membri si divisero in rapporto alla religione professata dal monarca regnante (cuius regio eius religio), facendo in modo che i sudditi praticanti di una diversa religione fossero obbligati ad emigrare in altri stati in cui questa veniva praticata. Chi non migrava volontariamente era perseguitato al punto che era costretto ad emigrare. Con la pace di Utrecht la maggior parte delle colonie americane francesi passarono sotto in dominio inglese e cambiarono la geografia coloniale del nuovo mondo. Con la guerra dei sette anni la pace lasciò l' Europa e la guerra prese il suo posto. Non ci fu Stato che non fosse coinvolto nella sua partecipazione compresi i possedimenti coloniali che si estendevano in tutto il globo. Quasi tutte le famiglie residenti in Europa erano state toccate dai lutti della guerra. La Prussia di Kant ne era uscita irrobustita militarmente e con nuovi territori ma aveva provato quello che Kant poi scrisse: che le relazioni internazionali prevalgono sulla politica interna e condizionano la vita stessa dei popoli a causa della Ragion di Stato che questi perseguono. Per cui perseguire una politica di pace voleva dire per Kant fare in modo che la Comunità internazionale fosse sottoposta al diritto e che questo oltre alla sua imperatività intrinseca avesse anche delle istituzioni coercitive che ne impedissero la violazione degli obblighi assunti con il ricorso alla guerra[302].
Accanto ad una nuova concezione della Comunità internazionale si pongono anche i rapporti con gli altri valori. La pace non potrebbe essere praticata da sola se non coniugata con la democrazia, la libertà, la giustizia sociale. La democrazia significa che la vita politica si esercita e si decide attraverso il voto (ogni testa un voto). Non si può pensare di avere una democrazia limitata a causa del censo, della capacità di leggere e scrivere, oppure di limitare l' esercizio di voto ai soli cittadini che sono nati in quel territorio. L' esercizio del voto deve essere universale se si vuole che una comunità umana diventi popolo per quello Stato. Nelle relazioni internazionali questo non era vero almeno nel periodo storico in cui scriveva (l' età dei lumi) perché la dichiarazione dei diritti dell' uomo non era ancora stata redatta, e ci volle molto tempo dopo la sua emanazione perché diventasse pratica comune di tutti gli Stati. I diritti della persona sono la base per l' esercizio dei diritti politici su cui deve essere basata la democrazia, per la determinazione delle libertà individuali e collettive, perché il lavoro passi da un regime schiavistico ad un regime contrattuale che si innesti della dinamica politico-democratica.
Sul terreno internazionale queste considerazioni si fermavano ai confini degli Stati, perché la nascita degli Stati Nazione, specialmente in Europa, aveva limitato il loro affiorare, trattenendoli all' interno del singolo Stato. Essere cittadino aveva senso solo nel singolo Stato. Se questa persona si trasferiva in un altro Stato, sebbene confinante con il suo originario, egli assumeva la condizione di straniero e come tale veniva tollerato, oppure secondo dei periodi storici anche perseguitato. Qualcosa di questo ne sanno le minoranze presenti talvolta in più Stati contigui, oppure coloro che professano una religione per secoli perseguitata come l' ebraismo. Erano costretti a emigrare di Stato in Stato, quando potevano risiedere in un luogo erano sottoposti a delle restrizioni (si pensi ai Ghetti ebraici), oppure erano sottoposti a pratiche di assimilazioni forzata (conversioni al cristianesimo). Si pose quindi il problema dei diritti della persona in relazione alla pluralità degli Stati presenti e attivi nella Comunità internazionale. Fu l' opera dei costituenti americani ad affrontare il problema nella fondazione della prima federazione della storia. Se il popolo originario é inglobato in diversi Stati fra loro distinti e indipendenti [303]. Si deve fare in modo che questi popoli partecipino alla fondazione di uno Stato sovrano federale in cui i vari Stati di origine siano parte. La loro assemblea Costituente nel rimettere ai singoli popoli la ratifica la costituzione federale propose la scelta fra il rimanere quello che erano oppure scegliere di diventare il nuovo popolo unico della nuova federazione. Le 13 Colonie americane fecero questa scelta ratificando in tempi diversi la loro adesione alla federazione e da questo il popolo americano non fu la somma dei 13 popoli precedenti ma una nuova realtà sovrana su cui poggiavamo i diritti e le facoltà collettive politiche. Il popolo americano in questo modo andò a definire il concetto di cittadinanza in modo comune, la vita dei partiti che si sarebbero combattuti per la conquista del potere, ma mai nessun Stato membro si sentì estraneo alla federazione a cui l' atto costituente diede la sovranità originaria che lo pose nella comunità internazionale come soggetto pieno a tutti gli effetti. Gli Stati del sud, che avevano iniziato la secessione (1861-1865), non vollero tornare alla situazione dello Stato sovrano individuale (le precedenti colonie). Ma richiesero dignità e protezione costituzionale federale per la stessa schiavitù, in modo da legittimare una struttura sociale basata sullo sfruttamento dell' uomo e mantenere una situazione produttiva agricola anteriore all' avvento del capitalismo in contrasto con la dichiarazione dei diritti che era stata inserita nella Costituzione dopo pochi anni dalla sua entrata in vigore. La vittoria degli Stati del Nord che avevano mantenuto ferma la costituzione originaria fece in modo che la sua attuazione si allargasse anche agli Stati del sud portando a quelle popolazioni le condizioni dei diritti che in precedenza venivano negate a loro. In anni più recenti il movimento dei diritti civili travolse tutto ciò che di schiavistico ancora rimaneva realizzando la parità civile e politica fra le persone, allora discriminate per il colore diverso della pelle[304].
L' aspetto istituzionale
Il giorno in cui fu insediata l' Alta autorità della CECA (Comunità del carbone e dell' acciaio) 10 Agosto 1952, di fronte a questo evento che faceva iniziare il processo di integrazione europea, Jean Monnet, neo Presidente della Alta Autorità, nel suo discorso di insediamento disse che la vera saggezza dei popoli sono le istituzioni.
Jean Monnet voleva indicare il fatto che l' insieme delle regole comuni e condivise diventano con il tempo una costituzione e permettono alle nuove generazioni di ereditare i risultati che sono stati raggiunti dai loro predecessori. Questa era ed è la filosofia della integrazione europea. La sua sostanza coincide con il contenuto di un processo costituente federale che per la prima volta fu attuato in modo empirico dai delegati americani eletti alla Convezione di Filadelfia con il compito di proporre una soluzione ai problemi della Confederazione nata dalla Guerra di indipendenza americana. Lo sforzo politico e giuridico di quegli uomini fu quello di costruire su una società variegata, basata ancora sulla agricoltura, uscita da una guerra che li aveva provati in modo terribile, delle istituzioni che potessero rimanere funzionanti verso il futuro dotando di unità e di solidarietà quel popolo americano che aveva combattuto e vinto la guerra contro l' Inghilterra. Su questo piano dobbiamo esaminare per grandi linee quelle che sono state le scelte e le realizzazioni dei costituenti americani per rispondere a questi interrogativi. Lo stato per essere soggetto di Diritto internazionale deve essere composto da tre elementi: il territorio, il popolo e il regime politico che lo governa. Il territorio americano indipendente dalla Regno di Gran Bretagna era composto da 13 Stati indipendenti che durante la guerra di indipendenza si erano uniti fra di loro con l' atto continentale denominato Articoli della Confederazione. I 13 Stati dovevano diventare un solo Stato in modo che il territorio diventasse uno solo. I Costituenti scoprirono che era possibile creando il Governo federale [305] della Confederazione americana, lasciare invariati i territori degli Stati membri, ma facendo in modo che la sovranità dello Stato federale si estendesse su questi territori unificandoli in in solo ordinamento. La soluzione era quindi la seguente: il territorio era dotato di un confine esterno e questo determinava la giurisdizione dello Stato federale e lo distingueva dagli Stati vicini. All' ampliarsi del territorio sotto il dominio dello Stato federale si andava unificando e ampliando anche il contesto giurisdizionale iniziale. Per cui con la corsa all'ovest dei coloni, dopo l' indipendenza, il territorio era uno solo e in esso tutti avevano libera circolazione e diritto di insediamento. Quei territori che si formarono dopo la nascita degli Stati unti d' America (4 Luglio 1776) continuarono a percorrere la strada degli altri Stati già costituiti, sino a diventare essi stessi Stati membri della Federazione. A quel punto la loro erezione formale a Stato membro passava per un atto istituzionale del Congresso degli Stati Uniti d' America. Per molti anni, venne sostenuto dagli studiosi e dai politici, che questa operazione per riuscire aveva bisogno della contiguità territoriale. Ossia, nel loro pensiero, non era concepibile uno Stato che non avesse continuità territoriale come ad esempio oggi ha la California con l' Oregon, il Nevada e l' Arizona. Con il riconoscimento, concesso alla Alaska (1959) e alle Isole Hawaii (1959), della qualità di Stato federato membro Degli Stati Uniti d' America è caduta anche questa ipotesi, perché è stato dimostrato che mancando la contiguità territoriale, il rapporto politico con lo Stato federale regge egualmente. Il popolo, stesso, era il risultato di una guerra di indipendenza (1775-1783). I sette anni di guerra non erano passati in modo indolore. Tutti i combattenti avevano imparato cosa era la solidarietà fra di loro, la necessità del sacrificio e l' esposizione anche dei vecchi e dei bambini alla rappresaglie degli inglesi. Alla fine nessuno di loro, uomo, donna, ex schiavo affrancato dal Congresso continentale perché aveva combattuto per l' Indipendenza ed era sopravvissuto [306]. Da allora si incominciò a delineare, negli Stati Uniti d' America, una opposizione dei neri a qualsivoglia forma di limitazione per le loro libertà di movimento e di riconoscimento dei diritti che la Dichiarazione dei diritti aveva dato a tutti i cittadini compresi questi veterani che erano una esigua minoranza. Per questo era necessario trovare un sistema democratico che permettesse a tutte queste persone di esprimersi in scelte politiche e avrebbero determinato gli organi elettivi della federazione. I cittadini potevano accedere alla elezione dei loro rappresentanti non più per Stato ma tutti assieme per Partiti che andavano a occupare i seggi distribuiti per Stato membro. Questo sistema elettivo fece in modo che i Deputati, eletti alla Camera dei rappresentanti, erano a loro volta espressione di una linea politica che i Partiti a livello continentale intendevano realizzare superando per sempre gli steccati dello Stato membro. Rimaneva il problema della 'rappresentanza degli Stati membri'. L' idea fu quella di considerare ciascun Stato come un soggetto collettivo a cui si assegnava una rappresentanza uguale a quella degli altri Stati membri. Lo stato con poco territorio e poca popolazione pesava nella rappresentanza al Senato allo stesso modo. Per cui se uno Stato voleva pesare nella politica continentale doveva, prima, crearsi una maggioranza politica nel partito con il quale aveva una rappresentanza di deputati e poi costruire una aggregazione di rappresentanti al Senato che sostenessero il suo disegno. Questo spiega come sia difficile a prima vista il processo di legislazione federale perché la legge deve essere approvata da entrambi i rami del Congresso per poter essere emanata, ed è il risultato di due maggioranze diverse quella dei deputati appartenenti ad un partito e a quella degli Stati che molte volte travalicano anche la dimensione partitica in cui sono collocati in Senato. Rimane ancora il Governo. Negli Stati uniti d' America il Governo è dato dalla costituzione al Presidente eletto. La sua elezione, anche se formalmente avviene con il voto dei rappresentanti della Camera dei Rappresentanti e con quello dei Rappresentanti eletti al Senato in seduta comune, è una elezione fatta dal popolo. Una sola volta il sistema di elezione non ha determinato attraverso il voto popolare la scelta del Presidente (1824) ed ha costretto il Congresso ad applicare il XII emendamento. Tutte le altre volte ha sempre determinato il candidato a cui sono stati dati la maggioranza dei suffragi. In concreto negli anni si è affinata la procedura. Attraverso le elezioni primarie interne a due partiti presenti ormai da molto tempo nella vita politica continentale, il Repubblicano e il Democratico, si giunge a definire il candidato di partito alla carica di Presidente. Attraverso una grande assemblea dei delegati di Partito, la Convenzione, lo si incarica ufficialmente di rappresentare il partito e nella campagna elettorale. sarà lui, a quel punto, a scegliersi i rappresentanti alla Camera e i Senatori che hanno deciso di sostenerne la candidatura. Il candidato, chiedendo il voto ai cittadini, stabilisce il patto di fiducia. Quando l' elettore elegge un rappresentante alla Camera e uno al Senato sa già a quale candidato Presidente essi daranno il voto. Il giorno dopo le elezioni, dai candidati eletti contati secondo il Partito di appartenenza, si è a conoscenza di chi è il Presidente degli Stati Uniti d' America anche se la sua elezione formale avverrà in seduta comune dai rappresentanti e dai Senatori talvolta dopo diversi giorni. Questo fa in modo che il Presidente possa costruire il suo governo scegliendo gli uomini di sua fiducia. Su ciascuno di essi deve però esserci il voto favorevole delle due commissioni di controllo delle due Camere. Alla caduta del Presidente, a causa della sua morte e a causa della messa in stato di accusa anche il governo cade. Infatti in questi pochi casi il Presidente successivamente insediatosi ha dovuto procedere a far riconfermare il precedente governo perché possa operare. L' ultimo aspetto importante è la separazione dei poteri e i pesi e contrappesi che la Costituzione ha stabilito per un equilibrato funzionamento dello Stato. Se il potere esecutivo spetta al Presidente eletto, il potere legislativo alla due Camere congiuntamente, il potere giudiziario spetta alla Corte suprema. La sua composizione di 9 membri compreso il Presidente viene determinata dalla nomina del Giudice da parte del Presidente sentito il Senato degli Stati. La carica di giudice della Corte suprema è a vita. La sua giurisdizione é di due tipi giudiziaria e di legittimità costituzionale. La Corte è l' ultima istanza sulle sentenze dei tribunali degli Stati e federali quando questi sottomettono il quesito giuridico e può giungere alla vocazione del caso a sé. In questa ultima ipotesi il precedente giuridico stabilito dalla Corte obbliga tutti i tribunali alla risoluzione dei casi simili nel modo stabilito dalla Corte suprema. Il secondo modo è quello del giudizio di costituzionalità che si estende sulle leggi nazionali e federali, sulle sentenze e su tutti gli atti amministrativi. Per questo le sentenze della corte suprema disciplinano tutti gli aspetti giuridici e in particolare modo decidono i conflitti fra gli Stati membri, tra Lo Stato federale e il singolo Stato membro, fra i poteri dello Stato federato e federale. Una ultima funzione si riferisce al Presidente. Se il Presidente degli Stati uniti è rinviato al Senato, costituito in qualità di alta Corte di giustizia, perché è stato sottoposto da entrambe le camere alla procedura dello stato di accusa, tocca a lui presiedere il Senato per decidere sulla colpevolezza o meno del Presidente. Per questo gli americani insegnano che il sistema americano è il governo dei giudici. La Corte Suprema rappresenta il potere più stabile e con più lunga continuità dello Stato federale americano.
L' aspetto storico-sociale
Il terzo livello analizza ed espone la società federale. Per molti anni, parecchi autori hanno accreditato la convinzione che la società federale fosse una costruzione teorica e che non avesse nessuna corrispondenza con la realtà. La convinzione si basava sul fatto che pochi erano gli Stati federali operanti alla fine della seconda guerra mondiale e solo gli Stati Unti d'America erano quello con una più lunga storia. Fu necessario un lavoro lungo di analisi storica e sociologica per capire quali erano le caratteristiche peculiari di una società federale e si deve alla spinta di Mario Albertini se su questo piano si sono fatti degli avanzamenti importanti. Se analizziamo la società che era sottesa alle 13 colonie americane nel 1776 possiamo ricavarne alcuni dati importanti. Il territorio che era lasciato agli Stati Uniti d'America era composto dalle 13 colonie americane della Corona Inglese. I confini erano così tracciati. A nord con il Canada, ad ovest con il fiume Mississippi, a sud con la Florida. Si trattava di territori che erano una minima parte di quello che è il corpo continentale del Nord America degli attuali Stati Uniti. Si trattava di poche persone quasi tutte emigrate dall' Europa che solo nel 1865 raggiunse 34 milioni di individui. Di essi circa il 12% circa erano gli schiavi che progressivamente erano stati acquistati e messi al lavoro nelle piantagioni del sud (cotone, tabacco, caffè). Nel 1865 vinta la guerra di secessione il loro numero si aggirava su 4 milioni di individui. Con il XIII emendamento si concesse a tutti la libertà e fu abolita definitivamente la schiavitù. A di là di quei confini stabiliti dal Trattato di Parigi (1783) esistevano una numerosa comunità di nativi del Nord America che veniva denominata Indiani o pellerossa, i quali erano tre o quattro volte più numerosi dei coloni che abitavano nelle colonie. Attualmente il territorio degli Stati Uniti è di circa 9.874 chilometri quadrati e la sua attuale popolazione si aggira su 318 milioni di individui. In circa due secoli di storia gli Stati uniti d' America hanno esercitato una espansione sui nativi riducendoli di numero e relegandoli in quelle che furno definite le riserve indiane. Hanno favorito la immigrazione dal resto del mondo aprendo il loro territorio allo stanziamento di tutti i gruppi etnici del mondo realizzando una progressiva integrazione degli stessi come cittadini a pieno titolo. Anche se questo processo è stato difficile tortuoso e lungo si può vedere che la dichiarazione dei diritti è stata attuata con perseveranza permettendo a tutti coloro che vivono in questo Stato di godere di una eguaglianza reale. Basti citare ad esempio le varie campagne di alfabetizzazione che la popolazione bianca prima e poi quella stessa di colore hanno attuato sino a coinvolgere il sostegno e l' aiuto pubblico perché la popolazione, che era schiava, imparasse a leggere e scrivere e avesse la possibilità di accedere agli studi superiori. Oggi gli Stati Uniti non hanno analfabeti, la loro gioventù dispone di titoli di studio universitari che si avvicina alla 90%, segnando così una società con una densità altissima di persone preparate a ricoprire ruoli di rilievo nella “New Economy” contemporanea. Ci dobbiamo chiedere quale sia stato il motore che ha permesso agli Stati uniti di attivare una società in cui attraverso il lavoro si attivasse la mobilità sociale verticale atta a favorire la salita dei singoli verso gli strati più alti della società. Bisogna risalire alle radici religiose che sono tipiche del costume delle confessioni evangeliche primitive. L' uomo oltre essere uguale a tutti gli altri e per di più fratello di queste altre persone deve pensare che il lavoro è un dono. In esso si esprime la sua personalità e può introdurvi i suoi valori compresi quelli religiosi e può realizzare la sua persona. Il lavoro può essere anche gratuito ma deve sempre essere a favore e a vantaggio della Comunità umana in cui questa persona è inserita. Da qui scaturisce l' Etica Calvinista che oltre aver avuto una eccellente illustrazione dovuta a Max Weber ci spiega come il fattore religioso sia stato determinante per creare in America una società solidale che nonostante le forme di corruzione dei valori attuali ancora resiste e si manifesta sistematicamente[307] Infatti contro l' Etica del profitto e dell' avere l' società americana contrappone etica dell' essere che è comune a tutte le confessioni cristiane nessuna esclusa. Questo spiega fatti storici che altrimenti potevano essere oscuri. Nel 1620 l' Imperatore Ferdinando II d' Asburgo (1619-1637) vinse le comunità Morave[308]
nella battaglia della Montagna Bianca. Il primo provvedimento contro di loro fu l' obbligo della loro conversione forzata al Cattolicesimo a cui l' imperatore apparteneva oppure l' obbligo di emigrare in uno Stato protestante. Le emigrazioni furono la loro scelta verso Stati come la Polonia, la Germania e l' Ungheria. Poiché a ridosso del confine con i principati tedeschi del sud del fiume Morava c' erano i possedimenti tedeschi del conte Nikolaus von Zinzendorf, che era Luterano, i Moravi incominciarono a richiedere al Conte protezione e diritto di immigrazione nelle sue terre. Zinzendorf li raccolse e li fece insediare nei suoi possedimenti il un villaggio appositamente fondato con nome di Herrnhut. La comunità che si denominò Chiesa Morava o dei Fratelli Boemi e dopo non molti anni arrivò al punto da preoccupare il suo benefattore che nel frattempo era stato ordinato Vescovo dei moravi a causa dell- aumentare del numero dei suoi membri. L' insegnamento religioso del Conte von Zinzendorf era quello di considerare tutte le confessioni cristiane uguali e prive di eresie. Egli insegnò alla Chiesa Morava a pregare per le altre confessioni, a non perseguire le forme di vendetta e di conversione forzata che in tutta Europa le guerre di religione stavano attuando. Sul lavoro di accettare quello che si trovava e di lavorare per la gloria del Signore e per essere utili non solo a se stessi ma anche a tutti gli altri della comunità. Si tratta di un precursore del Movimento ecumenico come oggi noi lo conosciamo[309].
Due caratteristiche furono distintive: fu abolita la schiavitù, anche la servitù della gleba e si incominciò a realizzare le forme di missione verso il resto del mondo allora rappresentate dai paesi colonizzati. Dopo aver ottenuto di fondare due comunità la prima a isola di S. Thomas allora inglese e una seconda a New York nel 1740, ottenne dal Re Inglese Giorgio II una concessione per la Pennsylvania in cui il suo Amico William_Penn,
avendo assunto il modo di essere cristiano di Zinzendorf, voleva che si insediasse una forte e numerosa comunità morava è perché riteneva importante l' esempio di questa per i suoi fratelli Quaccheri allora in maggioranza nella colonia. Nel 1741 Zinzendorf fondò la comunità di Bethlehem nell' interno della Pennsylvania a non molto distante da Philadelphia, allora al limite fra la colonia e il territorio in possesso dei nativi. Questa comunità si distinse subito per la sua forma di attività missionaria. Non era diretta a convertire coloro che considerava non credenti ma ha testimoniare la sua fede a tutti loro. Uno dei risultati più importanti fu il ruolo di coordinatore che la comunità morava svolse nei confronti del Quaccheri dei Metodisti e dei Puritani facendo superare a tutti loro la diffidenza che ciascuna comunità provava per le altre Confessioni diverse dalla propria. Allo stesso modo si diede a promuovere le relazioni con le tribù dei nativi. I quali rimanevano colpiti dal fatto che questi coloni, che parlavano una lingua strana non inglese ma simile (era il tedesco-moravo), si dedicassero a promuovere equi commerci, aiutare la comunità nativa in caso di calamità, a sostenere la loro salute attraverso le conoscenze mediche di cui disponevano, mentre imparavano da loro le proprietà delle piante officinali dei nativi e le risorse che il territorio offriva a loro. Per questo, durante la guerra civile questa loro città fu uno dei primi centri in cui si svilupparono le officine siderurgiche e metalmeccaniche che sarebbero state determinanti per la vittoria del nord. Durante la Guerra di indipendenza americana, Bethlehm divenne uno dei punti dal quale l' esercito del generale Washington riusciva a far passare i messaggeri che attraversando i territori dei nativi, con l' assistenza di queste comunità limitrofe, riuscì a mantenere i contatti tra i corpi dell' esercito sia al nord che al sud del paese. Quindi una dei fattori importanti in cui questa società si venne formando fu sicuramente il prevalere le principio di solidarietà rispetto a quello dell' interesse individuale. Questo clima forgiò anche dei fatti storici che furono determinanti per la vittoria della Rivoluzione americana. Dopo la battaglia di Saratoga (1777) vinta dalle forze americane che erano riuscite a sconfiggere la colonna comandata dal Generale inglese John Burgoyne, l' esercito americano e i Minutemen_(milizia)|Minutemen volontari che affiancavano l' esercito americano dovettero affrontare uno degli Inverni più rigidi di cui si abbia memoria. Male armati, con problemi di collegamento, con scarse vettovaglie di rifornimento tutti questi uomini armati quasi scomparvero perché, eliminando divise e armi, si confusero con le popolazioni della zona che le ospitarono sino alla Primavera. La loro mimetizzazione fu così repentina e accurata che gli Inglesi pensarono e credettero che l' esercito americano si fosse sgretolato. Nel frattempo l' Alleanza americana-francese, a cui si aggiunsero gli Spagnoli e gli Olandesi, aveva preso corpo il 6 Febbraio 1778. Questa alleanza fu l' aiuto necessario per armare vettovagliare l' esercito americano con il sostegno della Marina francese. Tutto il 1778 e il 1779 furono anni di intensi combattimenti che condussero George Washington nella condizione di prevalere sull' esercito inglese. Il 17 Ottobre 1781 il Generale Charles Cornwallis chiese l' armistizio con il quale si concluse la battaglia di Yorktown e la piena vittoria delle forze americane. Fu così l' inizio del periodo finale che portò le colonie americane alla loro piena indipendenza dall' Inghilterra. Questi fatti provano come il popolo americano in quei frangenti fu capace di trovare e far prevalere il principio di solidarietà e combattere, nonostante le rappresaglie sulle famiglie e sui figli, facendo prevalere lo scopo della libertà delle loro terree delle loro persone per l' attuazione di quello che allora veniva chiamato l' autogoverno legittimo, tanto osteggiato dalla Gran Bretagna.
Un nuovo aspetto si venne delineando, che sono dopo poté essere accertato, all' interno di questo popolo ancora diviso in 13 colonie e con poca esperienza politica comune se non quella dell' esercito. Ogni comunità incominciò a sviluppare una lealtà nuova che si rivolgeva al Congresso Continentale, alla Bandiera e capo dell' esercito George Washington senza che questa lealtà offuscasse o cancellasse quella che ciascuna comunità aveva per la propria Colonia di provenienza. Questa doppia lealtà è il terreno fertile su cui prosperano le relazioni umane federali e quindi il reale sostegno di istituzioni che mettano in comune e gestiscano democraticamente le sovranità che devono essere attribuite allo Stato federale. Non fu chiaro arrivare per via empirica a questa soluzione. Dopo la guerra le Colonie dovevano avere una sola moneta, non dovevano più avere dazi di importazioni e esportazioni fra di loro e infine dovevano avere un sistema unico fiscale che permettesse allo Stato federale di approvvigionarsi direttamente dai cittadini delle risorse di cui aveva bisogno superando il vecchio sistema dei conferimenti dalle singole colonie alla Confederazione. Il popolo americano divenne conscio della sua unità non solo per i fatti della guerra ma nella richiesta diffusa di riforme che dovevano superare tutte questi ostacoli che impedivano lo sviluppo della economia e lo sviluppo ordinato della vita politica e democratica. Il lavoro della Assemblea costituente per la riforma degli Articoli della Confederazione, eletta a questo scopo e insediata a Filadelfia, era l' esempio più eclatante di queste necessità. Il dibattito sugli articoli della Costituzione del 1787, sintetizzato negli articoli raccolti nel Federalista, sono la prova che il Popolo americano voleva questa linea di sviluppo politico e voleva l' attuazione di questa nuova costituzione. Nel 1789 entrò in vigore perché la ratifica dal parte della metà più uno degli Stati si era realizzata. Da quel momento l' attuazione della stessa è Stata la linea politica della vita degli Stati Uniti d' America
[310]. Una ultima osservazione è doverosa. Alla fine del XVIII secolo in Europa si andava affermando la Rivoluzione industriale. I due suoi potenti motori che allora la sostenevano erano la ricerca scientifica e l' innovazione produttiva. Negli Stati Uniti d' America la presenza e l' attivismo di Benjamin Franklin, padre della patria e scienziato insigne fu determinante per una prospettiva aperta e favorevole alla ricerca scientifica e alla innovazioni sia tecnologiche che politiche.
A queste si annovera l' influenza, che egli ebbe sul Ministro del Tesoro di George Washington, Alexander Hamilton, il quale oltre a sostenere e realizzare una economia organizzata basata sul Dollaro in una sua relazione sostenne che gli Stati Uniti dovevano favorire la nascita di un Capitalismo forte[311]. Anche se i contemporanei lo considerarono espressioni utopiche. Con lo svilupparsi della conquista del West, per tutto il XVIII secolo l' economia americana si avviò su queste linee perché i successori di Hamilton pensarono che le sue previsioni erano aderenti alla reale prospettiva di sviluppo del paese. Quindi doppia lealtà politica, solidarietà sociale e politica, politica di integrazione degli immigrati che accettano di entrare nella Stato federale, il favorire l' espansione democratica del numero degli stati membri sono gli ingredienti di una buona società civile federale. A questa si aggiunge la forma della società che venne definita della Open Society la società aperta in cui non vengono difesi i residui dell' Antico regime e si permette a tutti di cercare di migliorare la loro posizione economica e sociale. Tutte queste caratteristiche sono forme di società, diremmo oggi strutture sociali, che se promosse fanno progredire la società in modo che ci siano o vengano prodotte delle istituzioni che permettano all' interno dell' ordinamento giuridico e politico federale di promuovere la pace. Una osservazione conclusiva è necessaria. Ogni Stati cerca di scegliere la lingua con cui comunicare (si parla di lingua veicolare primaria). Lo Stato federale americano fece la stessa scelta dall' inizio scegliendo quale lingua federale l' inglese, lingua portata nelle colonie dalla potenza coloniale dominante. In più di due secoli di storia, oggi noi possiamo osservare che nella società americana non esiste la sola lingua inglese, ma questa viene affiancata da altre lingue parlate dalle diverse etnie che si sono stanziate negli Stati Uniti d' America. Si pensi alle comunità tedesche, giapponesi, cinesi e gli stessi nativi americani. La più consistente comunità è sicuramente quella di origine sud americana e messicana, la quale ha continuato a mantenere l' uso della lingua Spagnola. Oggi in Stati membri come la California, Arizona, New Mexico, Florida per citare i più noti si osserva che ma maggioranza dei cittadini parla la lingua spagnola unendo ad essa la lingua inglese. Se si tratta di appartenenti a classi elevate il bilinguismo è palese, se si tratta di classi con minore scolarità l' uso della lingua inglese è più difficoltoso. A livello dello Stato e delle relazioni istituzionali, se non si tratta di atti di rilevanza federale, si può ricorrere all' uso della lingua più diffusa come lo spagnolo. lo Stato stesso ancora oggi non ha formalmente scelto la lingua ufficiale per gli atti giuridici e istituzionali consentendo questa coesistenza fra le due lingue.
L' Azione politica
Un ultimo aspetto, molto importante della struttura è l' azione politica. Nella storia del Federalismo possono essere rintracciati e identificati dei comportamenti politici che sono diretti alla realizzazione di istituzioni pre-federali ma solo dopo la convocazione della Convenzione di Filadelfia (1776) i comportamenti politici diventano tipicamente federali perché diretti a illustrare, instaurare o difendere delle istituzioni di uno Stato federale. La prima domanda che sorge a questo punto è se sono possibili e sono esistiti dei comportamenti federali prima di questa data. La risposta deve essere data tendo presente la struttura ideologica del federalismo. Se un comportamento politico è orientato a instaurare la pace e si incunea in una società in cui lo stato di anomia è transitato ad una fase rivoluzionaria della sua storia, allora ci troviamo di fronte a uno di questi comportamenti. Quando Etana re di Kish (regione dei Sumeri)[312] nel 2750 a. C. riuscì a trovare e a realizzare le istituzioni per mettere in comune il sistema di irrigazione agricola di tutta la regione, quando William Penn scrisse il suo libello e lo inviò a tutti i potenti dell' Europa di allora (1693)[313], quando Claude Henri de Rouvroy conte de Saint-Simon scrisse e pubblicò La sua Réorganisation de la société européenne (1814)[314] noi possiamo individuare e identificare comportamenti politici di questa natura. Colui che vuole riorganizzare una situazione politica frammentata, percorrendo la strada della unione di Stati, risponde con questo comportamento. La sua natura non differisce da quello del Consigliere del Principe[315] che attraverso la sua influenza e la sua visione dei problemi del tempo si rivolge alle cariche che detengono il potere per invitarle a percorrere quella nuova strada che lui intravede. La differenza fra il Re Etana e gli altri due, che abbiamo citato, sta nel fatto che il primo disponeva dell' autorità di una città-Stato importante e deteneva la risorsa acqua. Per questo, essendo le necessità della città-stato meridionali impellenti, riuscì a prevalere sulle resistenze particolari degli altri re.
Un secondo comportamento pre-federalista è quello diretto a trapiantare delle istituzioni federali in un contesto istituzionale nazionale. Esempio di questo lo fu l' opera dei Girondini il Francia durante la prima fase della Rivoluzione francese (1791-1793) il Governo rivoluzionario guidato da Jacques Pierre Brissot, a seguito delle sconfitte subite nella guerra contro la Prima coalizione[316] e a causa della secessione della Vandea fu catturato processato e giustiziato sulla ghigliottina assieme alla quasi totalità dei membri parlamentari girondini. Durante il loro breve periodo di governo avevano cercato di rendere la Francia uno Stato più decentrato, con inevitabili forme di frammentazione che avevano portato alla secessione della Vandea, dichiaratasi antirivoluzionaria, clericale e a favore degli eredi del re. Brissot aveva cercato di trapiantare istituzioni di decentramento, simili a quelle che aveva sperimentato in America quando era andato a combattere per le colonie americane nel contingente francese comandato da Lafayette. Due furono gli errori. I Girondini non si resero conto che lo Stato nazionale non avrebbe tollerato forme di decentramento disgregativo, in più si aggiunsero le sconfitte subite dall' esercito della Rivoluzione, nella guerra contro le forze antirivoluzionarie. Tutto questo fece prevalere la ragion di stato francese contro ogni forma di decentramento e di esitazione militare. Tutto venne imputato al Governo girondino e alla sua maggioranza. Annientati i Girondini, Roberspierre riusci a far approvare la leva obbligatoria, eliminare ogni forma di autonomia locale portando l' apparato amministrativo territoriale dello Stato sotto il controllo del Governo centrale. Attraverso una politica di imposte dirette e indirette finanziò la guerra e le industrie degli armamenti in modo da opporre al nemico tutta la forza interna dello Stato francese. Proprio da questa esperienza, il pensiero federalista ha ritenuto che gli Stati nazionali, sono, a ragion veduta, definiti immodificabili. La strada della loro innovazione passa soltanto nella fondazione dello Stato federale di cui vanno a far parte. Se lo Stato viene superato nella forma dello stato composto federale allora il federalismo prevale. Se le forze politiche cercano di applicare una forma di decentramento questo sicuramente non avviene oppure si ritorna alla forma piena dello Stato nazionale.
Le riflessioni di Ventotene
l' isola di Ventotene fu il punto geografico e storico per una vera svolta per il Federalismo, in particolare per quello europeo che sino a quel momento si era nutrito del primo comportamento già illustrato dello del consigliere del Principe. Coloro che vi erano imprigionati non conoscevano il tentativo effettuato da Jean Monnet di unificare in un solo Parlamento la Francia sconfitta da Hitler e il Regno Unito (16 giugno 1940). Il Governo Reynard non volle decidere, nonostante le insistenze del Generale Charles De Gaulle che in quei frangenti era riparato a Londra[317]. Durante la grande espansione delle conquiste dell' Asse (1940-1941) un gruppo di confinati riunitosi attorno a tre di loro Altiero Spinelli (Comunista ma estromesso dal partito durante la prigionia a causa delle sue idee),
Ernesto Rossi (liberale radicale vicino ai Fratelli Rosselli e antifascista della prima ora),
Eugenio Colorni (Socialista) capirono che non bastava affrontare la crisi contemporanea e la cause della Seconda Guerra Mondiale ma bisognava agire per modificare la posizione politica dei partiti e degli stessi Stati.
Fu Altiero Spinelli che dopo ave letto in inglese il libro di Lord Lotian Il pacifismo non basta[318]. Fu così che i tre amici, unitamente ad altri esiliati che si erano uniti a loro, iniziarono le discussioni che li condussero a formulare le idee che Spinelli e Rossi scrissero nel Manifesto per una Europa libera e unita (1941)[319]. Spinelli si rese conto che l' azione politica del Consigliere e quella del trapianto di istituzioni federali non potevano servire a costruire una Europa federale. Da qui la deduzione nuova di Spinelli che la lotta per la Federazione europea, e quindi qualsivoglia lotta per federare un insieme di Stati, non può essere vincente se non si porta avanti con un soggetto nuovo, nuovo attore politico che non si ponga come obbiettivo la conquista del potere esistente in uno Stato, ma si ponga quello di costruire un nuovo potere comune democratico valido per tutta la unione di Stati. Possiamo dire che Altiero Spinelli scoperse che la conquista di una Assemblea Costituente federale doveva essere raggiunta mediante l' azione politica di un nuovo movimento che fosse presente in tutti gli Stati interessati e che si ponesse ad un livello più alto di quello dei partiti interni dei singoli Stati Nazionali. Questo movimento fu chiamato il 28 Agosto 1943, data della sua fondazione, Movimento Federalista Europeo. Con Altiero Spinelli e la pubblicazione del Manifesto di Ventotene venne a delinearsi una nuova teoria ispiratrice dei comportamenti politici. Spinelli considerò fondamentale ispirarsi a Hamilton per delineare un percorso che il Movimento avrebbe dovuto percorrere per arrivare alla fondazione dello Stato federale. Tre sono gli ispiratori di questa azione politica e del processo democratico che ne derivò[320]: Federal Union, il primo movimento federalista inglese, a cui Lord Lotian apparteneva, che avevano posto in una luce critica tutti i tentativi di influenzare il potere nazionale, Luigi Einaudi che con i suoi scritti contro la Società delle Nazioni, aveva insegnato alla generazione di Spinelli quelli che erano stati gli errori di quella prima avventura conclusasi con la seconda guerra mondiale e infine l' esperienza fallimentare del Comunismo in un solo paese con la quale Giuseppe Stalin aveva fatto naufragare gli ideali delle internazionali prima socialiste e poi comuniste in Europa provando che l' internazionalismo proletario era irrealizzabile. Dopo il Manifesto di Ventotene la dottrina federalista si fondò sul concetto di crisi dello Stato nazionale e sulla dialettica del suo superamento, si collocò in un punto di vista più alto che proponeva come soluzione della crisi dello Stato nazionale la necessita' di trasformare l' organizzazione dell' Europa da insieme di Stati in uno Stato federale.
Il Movimento Federalista Europeo
A seguito della fondazione del M.F.E. a Milano (27-28 agosto 1943), il Federalismo fu concepito come la teoria ispiratrice di un nuovo comportamento politico e di una nuova lotta politica, autonoma, dal quadro del potere nazionale e dai partiti esistenti in ciascun Stato. Lo spazio, per questa azione politica, venne generato dalla crisi degli Stati prodotta dalla seconda guerra mondiale, che si trasformò da crisi storica in crisi politica. Il Movimento Federalista Europeo e lo stesso Spinelli rovesciarono, così', il punto di vista dei partiti nazionali per cui eguaglianza, giustizia sociale e pace dovevano essere obbiettivi da conquistarsi prima sul piano nazionale per poi essere estesi al piano internazionale. Per i Partiti nazionali, in tutta Europa, allora finita la seconda guerra mondiale e tuttora non era facile accettare la impossibilità di trovare soluzioni nazionali a quelli che sono problemi generati a livello della unione di Stati[321]. Nello stesso Manifesto Spinelli affrontò questo problema. Se da un lato non bisognava lasciar consolidare le trasformazioni rivoluzionarie nate nella guerra negli Stati nazionali, per evitare di ritrovarci in una situazione simile a quella pre 1939, dall' altra le forze politiche che volevano trovare una soluzione ai problemi continentali, che in Europa le attanagliavano, dovevano proporsi la conquista del potere nazionale non per instaurare un maggiore socialismo, una maggiore democrazia, una maggiore libertà economica ecc., ma per prodigarsi per la realizzazione di una vera unione federale fra gli Stati che accettano di partecipare a quel progetto comune. Questa fu la linea di azione di Altiero Spinelli. Nel 1954 con il naufragio della Comunità europea di Difesa e della Comunità Europea Politica vi fu la prima sconfitta di questa strategia di Spinelli[322]. Questo non fece demordere Spinelli dal riprovarci. In condizioni diverse, con un Parlamento europeo eletto direttamente dai cittadini degli Stati membri[323], Spinelli nel 1984 fece approvare al Parlamento europeo un Progetto di Trattato per la creazione delle istituzioni federali mancati nella Unione europea (14 Febbraio 1984). Nonostante gli emendamenti e gli annacquamenti dei Consiglio dei Capi di Stato e di Governo europei il trattato fu trasformato nell' Atto unico europeo (1 Luglio 1987) prova che la via seguita da Spinelli era quella giusta. Nel trattato è rimasto poco di federalista rispetto a quello che il Parlamento europeo aveva votato. Ma nonostante tutto si stabilì un precedente. Il Parlamento europeo fu riconosciuto come l' organo federatore della Unione europea. Deve essere sottolineato che tutti questi risultati non furono raggiunti con l' azione di un uomo solo ma con il sostegno di una politica europea e continentale posta in essere dalla Unione dei Federalisti Europei[324]. Rimane ancora un aspetto. Molte volte nella storia si aprono delle finestre in cui quello che sembrava impossibile, diventa possibile. Il problema è attuare una politica che faccia diventare reali le condizioni e ci permettono il realizzarsi di quelle possibilità. Si tratta della strategia del piano inclinato. Il primo ad usare questa strategia fu Jean Monnet. Forte della dichiarazione di Robert Schuman sull' Europa[325]
si propose di aiutare coloro che volevano costruire un Comunità economica europea e una Comunità europea per l' energia atomica (1957). Come era avvenuto per la Comunità europea del Carbone e dell' acciaio anche queste Comunità legarono a filo stretto gli Stati aderenti, che con il decorrere del tempo le condizioni comune di lavoro, investimenti e capitali fecero in modo che gli Stati non si sciogliessero la questo contesto approfondendo sempre di più la loro primitiva unione. Questo stesso metodo fu usato da Mario Albertini che, come Presidente della U.E.F., guidò la battaglia per ottenere l' elezione diretta del Parlamento europeo (1 giugno 1979)[326]. Ora nella situazione presente in Europa, nonostante i movimenti e i partiti nazionali contro l' Unione Europea, la richiesta di un ulteriore approfondimento che conduca la UE a diventare uno Stato federale può solo passare attraverso una azione politica continentale di questa specie. La struttura del Federalismo, con questo complemento, è la più interessante e importante invenzione dell' uomo nel ventesimo secolo[327] e ha fatto in modo che Altiero Spinelli prima e Mario Albertini poi riuscissero a formulare uno strumento per la conoscenza della realtà politica relativa agli insiemi di Stati e sulla base di questa ultima potevano sviluppare una azione politica mirata e concreta, che tuttora viene portata avanti in Europa come azione per l' Integrazione europea. Proprio per queste considerazioni, oggi, possiamo dire che le forze che si battono per la creazione di uno Stato federale europeo possono essere rappresentate con dei cerchi concentrici. Nel più interno si collocano le forze realmente federaliste, in quello intermedio quelle europeiste[328] e in quello più esterno gli avversari di questo processo di integrazione. Se le forze federaliste riescono a far prevalere la loro linea anche nelle forze europeiste queste diventano la maggioranza del popolo che vive e lavora nella Unione europea e proprio in quel momento si realizzano le condizioni per un avanzamento e la costruzione di nuove e necessarie istituzioni federali. Quando questo non avviene le forze avversarie cercano di prevalere a loro volta. Qualche volta, come nel Regno Unito nel 2016, il loro prevalere porta il distacco di quella nazione dalla unione di Stati di cui è parte. Questo modo di vedere la storia e la politica federalista ha permesso di portare nel concreto tutti gli aspetti teorici del modello che sono stati illustrati, permettendo ai politici e agli studiosi di avere un punto di riferimento su cui lavorare per una migliore comprensione dei fenomeni federalistici.
Aspetti complementari
Dobbiamo ancora esaminare alcuni aspetti che sono complementari alla descrizione del Federalismo ideologico che sin qui è stata esposta. Si tratta del Federalismo funzionalista, del Federalismo integrale e del Federalismo mondiale.
Federalismo funzionalista
Con il termine Federalismo funzionalista si intendono indicare le dottrine che permettono di costruire una realtà istituzionale che appartiene alla categoria delle Comunità europee per il semplice fatto che la dottrina del Diritto internazionale, negli anni della loro formulazione (1950-1958), non sapeva come collocare questi nuovi soggetti internazionali perché presentavano delle variazioni rispetto al modello classico di organizzazione funzionale internazionale elaborato dalla Dottrina americana negli anni finali del diciannovesimo secolo e i primi decenni del ventesimo secolo[329]. Per comprendere il fenomeno bisogna partire dal fatto che nella Comunità internazionale alla fine del diciannovesimo secolo vennero ad emergere delle nuove esigenze che non potevano più essere relegate in un complesso di norme del Diritto internazionale che le disciplinassero. Ci dobbiamo riferire a quella che fu l' esperienza storica sul diritto del mare. In vari secoli fu redatto un complesso di norme del diritto internazionale che disciplinava i rapporti e i comportamenti delle varie navi in mare aperto. Si pensi ad dovere di soccorso verso i naufraghi, al diritto di una nave di trovare protezione dalle tempeste in un porto che non sia nella sua patria. Oppure le varie conseguenze che si collegano alla manifestazione della nazionalità con la bandiera con cui la nave si presentava in mare aperto. Se questo valeva per le flotte di navi e per tutti gli Stati, questo metodo non poteva essere sufficiente per disciplinare servizi come quello del servizio di posta universale. Con lo svilupparsi delle comunicazioni con la necessità di far interagire il servizio postale di uno Stato con quello di un altro sebbene contiguo, si poneva in evidenza che le tariffe di affrancatura e il costo proposto della lettera non potevano solo essere disciplinate da norme internazionali. Ma si doveva arrivare ad organizzare un servizio che avesse lui stesso una sua propria organizzazione per coordinare le varia funzioni che permettevano alla lettera, materialmente, di giungere a destinazione. La svolta fu il servizio organizzato e pagato alla partenza con uso del francobollo. Accanto a questo sistema rivoluzionario fu necessario affiancare un coordinamento fra i servizi postali dei vari Stati aderenti al fine di permettere che la lettera in busta affrancata raggiungesse il destinatario. Nel 1948 la Unione Postale Universale (UPU) divenne una organizzazione specializzata delle Nazioni Unite. Quello che ci interessa è comprendere che questa organizzazione era ed è oggi subordinata ai singoli Stati membri. La Organizzazione funziona con fondi che sono conferirti dai singoli Stati, stabiliti dalla ripartizione delle spese, previsti dal trattato istitutivo. Si arrivò sino al punto di stabilire le tariffe postali comuni al fine di impedire che la diversità di costo e il cambio della moneta con la quale erano espresse le tariffe influenzassero il funzionamento e il costo finale della affrancatura.
Con la nascita della Comunità europea del carbone e dell' acciaio (CECA) il modello funzionale dell' (UPU) fu innovato ulteriormente dall' opera di Jean Monnet, forte delle sue esperienze fatto durante la seconda guerra mondiale. La Ceca fu dotata di una Alta Autorità (quella che oggi è la Commissione europea), la quale attraverso i Regolamenti poteva imporsi nella vita dei singoli cittadini dei vari Stati membri. Era stata costituita una Assemblea parlamentare con un numero di seggi per Stato rappresentativa della popolazione di quello Stato ed era stata bilanciata un modo che gli Stati più grandi come la Germania (allora RFT), la Francia e l' Italia fossero rappresentate in parità di seggi, mentre una rappresentanza più ridotta fu assegnata agli altri tre Stati più piccoli: Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo. Inoltre fu costituita una Corte di Giustizia che aveva il compito di sanzionare tutte le violazioni del trattato commesse dai privati e degli Stati membri a cui si aggiungeva per ultimo il potere di decidere con propria sentenza i vari conflitti che fossero sorti ed anche con la CECA. E' chiaro che queste nuove funzioni, viste isolatamente, sono una anticipazione di funzioni para-federali che questo trattato internazionale poneva in essere. Da qui la proposta di creare una nuova categoria di enti federali che non fossero Stati[330]. Si deve ad Angelo Piero Sereni nel 1966 l' aver dimostrato che questa categoria di organizzazioni internazionali non erano diverse da quelle di carattere funzionale costituite in precedenza e poi confluite in quelle che sono le organizzazioni specializzate del ONU. Sereni evidenziò, prima di tutto, che le Comunità europee rimanevano nel contesto del Diritto internazionale e quindi non erano uno Stato. Per questo non avendo la natura di Stato composto[331] non si avvicinavano al modello dello Stato federale. Il popolo della Comunità continuava a rimanere ingabbiato negli Stati membri e non aveva forme di democrazia che ne permettessero la espressione al livello del potere conferito alla Organizzazione. L' Alta autorità prima, e la Commissione europea poi, non furono mai espressione del voto popolare, anzi erano il risultato di una trattativa diplomatica serrata fra gli Stati membri. Nessuna Commissione europea, come accade ancora oggi, fu dotata di poteri, definiti da una costituzione, in modo da prevalere in precisi settori sulle decisioni degli Stati. Questo ultimo punto ci spiega come dalla Alta autorità della CECA si sia passati, oggi, ad una Commissione europea che è subordinata in modo totale ai potere del Consiglio dei Capi di Stati e di Governo che riunisce gli Stati membri al punto che, votando alla unanimità, paralizzano ogni processo innovativo che non sia condiviso dalla totalità dei membri. Con la elezione diretta del Deputati al Parlamento europeo (1979) si sviluppò una fase di contraddizione molto ambia fra le strutture di vertice della Comunità europea che hanno reso la stessa molto diversa da quella concepita nei trattati iniziali, senza però intaccare la sovranità degli Stati membri in settori essenziali per rendere la stessa simile ad uno Stato federale. Si pensi alla assenza di una difesa europea, alla mancanza di un governo della economia complessiva senza più vincoli degli Stati membri, la mancanza di un potere impositivo diretto e indiretto che sostituisca i conferimenti dagli Stati membri per citarne solo alcuni. Per questo oggi parlare di Federalismo funzionalista è particolarmente obsoleto. Le Comunità europee sono stato uno strumento di avvicinamento fra gli Stati membri ma non hanno potuto, nonostante la realizzazione delle cinque libertà: libera circolazione delle merci, di capitali, dei brevetti e delle persone, realizzare un vero passaggio di poteri sovrani dagli Stati membri alla Comunità oggi denominata Unione europea. E' chiaro che se in Federalismo si deve affermare in Europa deve passare per un processo costituente che ha sede, prima di tutto, nel Parlamento europeo[332], unico organo comunitario legittimato a rappresentate la volontà comune del popolo che nella Unione europea vive e lavora.
Federalismo integrale
A differenza del Federalismo funzionalista, il Federalismo integrale fa parte, anche storicamente, dello sviluppo del Federalismo. Le sue radici storiche sono da rintracciare delle forme teoriche dell' Anarchismo che partendo dalla proposta della distruzione dello Stato in quanto accentrato, Nazionale, oppressivo, avido delle risorse dei poveri, proponeva una lotta politica diretta alla sua distruzione. Poichè nel XIX secolo, anche i movimenti socialisti, erano su questa linea si poteva assistere ad una convergenza di pensiero fra anarchici e socialisti. Autori come Michail Bakunin e Pierre Joseph Proudhon furono i teorici del passaggio dallo Stato nazionale allo Stato decentrato in cui le Comunità locali si potevano autogovernare.
Proudhon durante la Rivoluzione del 1848 in Francia[333] e la vicenda degli Ateliers Nationaux, Opifici in cui venivano occupati una quantità immensa di disoccupati che viveva al limite della sopravvivenza nel circondario di Parigi, si rese conto che non bastava distruggere lo Stato nazionale ma doveva essere sostituito con uno Stato che avesse come prima valore politico fondante la pace e poi si basasse su una struttura non accentrata ma rispettosa delle Comunità locali[334]. Proudhon si collocò nella stessa posizione dei Girondini di cui abbiamo scritto più sopra. Il suo decentramento doveva avvenire nello Stato Francese, ma non fu mai propenso a proporlo come modello generale nell' ambito del federalismo europeo, a cui nonostante tutto si riferiva sul solco tracciato da Saint-Simon e gli altri socialisti della prima ora. La risposta era semplice: chiedere questo decentramento, senza prima superare lo Stato Nazionale, voleva dire andare a scontrarsi con la Ragion di Stato. Proudhon infatti non solo sbagliava su questa posizione strategica ma anche nel considerare più importante la dimensione economica e i problemi da essa provocati nella società rispetto alla sfera politica e alla azione del potere. Fu merito di Karl Marx il far intervenire nella dimensione teorica del Socialismo la necessità di rimanere ancorati ai dati di fatto e ai risultati storici presenti nella realtà nel momento in cui si agisce politicamente e pensare che solo attraverso il potere politico, conquistato dal proletariato, si possono risolvere i problemi economici. Il superamento della proprietà provata da un lato deve permettere di trasformare lo Stato da liberale e borghese[335] in uno Stato socialista.
Qualcosa però di interessante si incominciò ad intravedere nei seguaci di Proudhon. Il Federalismo integrale portava in se una richiesta di autonomia che per essere attuata aveva bisogno di un clima di pace che gli Stati europei non potevano avere e quindi, nonostante il modello della Svizzera, non potevano proporre una forma di autogoverno che tenesse presenti le specificità del territorio, l' esistenza di comunità divise dai confini nazionali, il desiderio di altre di ottenere una struttura territoriale politica che non fosse parte di un altro Stato. In questo caso particolare la Rivoluzione degli intellettuali del 1848 aveva fatto prevalere il disegno di realizzare degli Stati nazionali per le comunità oppresse (Ceca, Boema, Slovacca, Ungherese, Italiana) la cui realizzazione significava combattere anni di guerra per la loro realizzazione che le avrebbe portate sino alla fine della prima guerra mondiale e alla dissoluzione dei vari imperi che ancora esistevano come quello Austro-Ungarico e quello Turco. Nel caso della cooperazione questa richiedeva a tutti i livelli nuove forme di solidarietà che il capitalismo imperiale e coloniale non intendeva realizzare. Poi si affacciavano due principi che si scontravano con il modello amministrativo dello Strato instaurato da Napoleone: la sussidiarietà e la partecipazione. Sussidiarietà vuol dire che il potere di agire per risolvere i problemi di un territorio sono quelli attribuiti alla autorità del territorio. Di fatto se questi non bastano l' autorità centrale avrebbe potuto intervenire in appoggio all' autorità locale. Dall' altra il federalismo che ne scaturiva era quello di una partecipazione dei cittadini dal basso che attraverso gli organi collegiali di governo andavano a formare la volontà unica dello Stato. In caso di guerra, con il nemico alle porte, sicuramente questo modello non solo non poteva essere proposto ma avrebbe indebolito lo sforzo bellico di una nazione. Essendo il quel momento le nazioni europee impegnate in un confronto armato fra di loro che per di più si estendeva a tutte le loro colonie, questi principi sembrarono utopistici e risibili. Solo quando nel 1945 gli Stati europei, proprio a causa della loro dissoluzione, si trovarono in una condizione di essere occupati e dipendenti da grandi potenze esterne come gli Stati Uniti d' America e l' URSS, queste idee presero più piede. Essendo, però, la storia andata in una precisa direzione non si poteva pensare che il Federalismo si potesse ridurre a forme di decentramento interno se non prima si superava in problema dell' Europa divisa negli Stati nazionali sovrani. Nella lotta per l' integrazione europea questi stessi che vollero ispirarsi a questi principi come Adriano Olivetti, Alexander Marc[336] e Denis de Rougemont, non si distinsero dalle correnti federaliste che erano unite nella U.E.F.[337] e si impegnarono a fondo per la fondazione dello Stato federale europeo[338]
Ultimamente alcuni studiosi hanno cercato di ricondurre le idee propagandate dal Federalismo integrale nell' alveo del Federalismo europeo.
Gli studi posti in essere da Francesco Rossolillo[339], hanno avuto il merito di porre sul piano scientifico in problema del decentramento del potere. Premesso che senza la Costituzione federale europea e la ripartizione dei poteri, il discorso rimane sul terreno delle ipotesi, nessuno può affermare che i livelli di potere sono solo due: quello nazionale e quello federale. Su una precisa analisi territoriale che studi gli insediamenti urbani e le condizioni economiche e fisiche delle comunità presenti si potrebbe proporre un terzo livello di potere che sarebbe identificato dalle comunità di base. Si tratterebbe di ciò che storicamente avvenne in Svizzera in cui, all' interno dei Cantoni, fu conservato il livello di autorità dei Comuni dove questo si era già affermato. Lo scopo di questa ripartizione del potere costituzionale dovrebbe essere diretta a rendere efficiente l' azione esecutiva di fronte a impellenti necessità di una comunità. Permetterebbe un forma di legislazione locale che dovrebbe essere mantenuta unitaria con quella federale attraverso i poteri di sostituzione del Governo federale e attraverso il potere impositivo si potrebbero evitare forme di deviazione dalle scelte essenziali e comuni di tutto lo Stato federale. Il modello sarebbe una combinazione fra quello degli Stati Uniti e quello della Svizzera contemporanea[340]. Una osservazione conclusiva è d' obbligo. La dottrina federalista, specialmente negli ultimi anni, non tende più a distinguere questi che sono aspetti accessori, perché lo sforzo deve essere diretto a far prevalere l' azione per portare avanti un processo costituente diretto alla fondazione dello Stato europeo. Visto che in Europa sono germinate queste idee si devono tenere nella debita importanza. Il loro apporto alla teoria generale del Federalismo è innegabile, ma non possono essere dimenticati gli ostacoli storici che devono essere superati. Al momento di redigere la Costituzione federale europea, queste questioni dovranno nuovamente essere affrontate e la loro soluzione sarà un avanzamento per la teoria generale del Federalismo[341].
Federalismo mondiale
Rimane da esaminare un aspetto: il Federalismo mondiale. Con questo termine si intendono individuare le dottrine che riferendosi al Federalismo ne pongono la necessità di espandere la sua operatività a livello mondiale. Ossia si ritiene che la suo valore, nella storia dell' uomo, potrà realizzarsi solo quando il Federalismo sarà la forma politica e giuridica che prenderà la Comunità internazionale. Questa convinzione risale a Emanuele Kant che nel suo scritto per la Pace perpetua (1795) arrivò a questa visione dei fatti affrontando il problema della Comunità internazionale e del Diritto internazionale. La prima come abbiamo già osservato è governata dalla forza, che rappresenta la sola arma per la risoluzione dei conflitti, mentre alcuni studiosi a lui contemporanei, da allora come ancora oggi, sostennero l' importanza della diplomazia proprio per la risoluzione di questi conflitti. Lo stesso Kant, con la in introduzione di alcuni articoli segreti, mise alla berlina la sua validità, per il semplice fatto che in questi articoli, molte volte, le potenze coinvolte, li introducevano in modo da stravolgere il contenuto non nascosto del trattato. Per Kant il problema si scioglieva se la Comunità internazionale veniva trasformata in una comunità di individui collettivi, come era avvenuto molto tempo prima per i cittadini dello Stato. Questi soggetti collettivi devono essere sottoposti a loro volta alla forza imperativa del diritto che si impone liberamente ai membri della comunità. Kant intendeva dire che si trattava di porre in essere la stessa operazione giuridico-politica che fu fatta al momento della creazione dei singoli Stati. Si dovevano unificare in un solo ordinamento giuridico le persone, in modo che fossero sottoposte all' imperio della legge e si vietò a loro di farsi giustizia da soli. La giustizia per i soprusi e i torti doveva essere affidata allo Stato che, attraverso le sue leggi e l' apparato giudiziario, poteva e doveva mettere in azione e le forze di ordine pubblico per ristabilire la giustizia. Nella Comunità internazionale la creazione dello Stato federale doveva essere un passaggio dallo stato homo homis lupus, in cui tutti si fanno giustizia con le proprie mani, all' imperio del diritto attraverso un Governo, un Parlamento, una magistratura che estendono la loro giurisdizione a livello mondiale. Fu ovvio che questa idea della Confederazione mondiale spaventò Kant in un primo momento, ma si rivelò essere la soluzione giusta per generalizzare l' operazione che i Costituenti delle 13 colonie americane avevano fatto in quegli stessi anni. Inoltre il Diritto internazionale si sarebbe trasformato nel diritto dello Stato federale mondiale e quindi estendendosi a tutte le entità presenti sulla terra avrebbe dato concreta effettività al diritto della Comunità internazionale. Questa teorizzazione però si scontrava con i dati storici a lui contemporanei. Una parte importante degli Stati europei, che in quel momento rappresentavano in centro del mondo, erano proprietari di vasti imperi coloniali, dai quali non solo ricavavano grandi risorse ma esercitavano una forma di imposizione e di subordinazione su di essi.[342]. L' esempio tipico fu quello delle Colonie americane che a seguito ad una imposizione non concordata con l' Inghilterra e una sua ingiustificata maggiorazione iniziarono ad opporsi alla esosità della Corona inglese. Poiché le trattative non giunsero a nessun risultato, le colonie americane decisero di conquistare la libertà con le armi. Tutto i secoli XVIII, XIX, XX furono governati da questo sistema di confronto fra quelle che allora furono definite le grandi potenze (Spagna, Inghilterra, Francia, Paesi Bassi, Portogallo, Prussia).
Solo dopo la prima guerra mondiale il Presidente americano Woodrow Wilson riuscì ad incanalare le potenze europee nel solco di una Organizzazione internazionale costituendo la Società delle Nazioni. Questa organizzazione internazionale era una organizzazione a vocazione universale. Il suo compito principale era quello di prevenire e risolvere sul nascere i conflitti che si fossero manifestati senza arrivare alla guerra. La sua esperienza fu deludente per il fatto che oltre ad una ampia azione diplomatica essa era un organismo a base confederale, sottoposto al potere delle grandi potenze. Quando la politica di equilibrio fra le coalizioni presenti al suo interno si ruppe, anche per il disinteresse degli Stati Uniti d' America che la abbandonarono al suo destino, si giunse alla Seconda guerra mondiale. L' esperienza della SDN non fu per nulla vicino al progetto di Kant. Si trattò di un tentativo di mantenere in vita una forma di potere basato sul sistema degli Stati europei in cui la Germania di Weimar si sentiva umiliata, colpita dalla crisi economica e dall' obbligo di pagare i debiti di guerra e i risarcimenti imposti dal Trattato di pace di Parigi (1919). Con la seconda guerra mondiale e la distruzione morale e materiale che ne seguì, anche il Mondo cambiò direzione. Nel 1945 c' erano soltanto due grandi potenze vincitrici della guerra gli Stati Uniti d' America, detentore della Bomba Atomica, e l' URSS che si spartirono l' Europa a metà. La stessa Inghilterra che aveva guidato la coalizione delle Nazioni contro l' alleanza Germania-Italia-Giappone, si trovò a dover affrontare le rivendicazioni di indipendenza di tutte le sue colonie. I primi decenni del dopo guerra furono gli anni in cui il Regno Unito vide staccarsi uno dopo l' altro tutti quegli Stati che sotto di lei avevano contribuito alla sua vittoria sul Nazismo. La seconda guerra mondiale fece anche scoprire al Mondo che alla ferocia umana non c' è limite. Da una parte la scoperta della Shoah che aveva ucciso più di 6 milioni di persone perché Ebrei. A queste si dovettero aggiungere quelle che sottoposte a forme di violenza non giustificata portarono il numero complessivo dello vittime oltre i 14 milioni. Dall' altra per logica di guerra gli Stati Uniti erano riusciti a sviluppare e realizzare la Bomba atomica e a usarla sui due città del Giappone: Hiroshima e Nagasaki. Il suo uso fece scoprire all' umanità che le armi di distruzione di massa avevano raggiunto un punto di non ritorno. L' uomo aveva il potere di distruggere il pianeta in cui viviamo diverse volte ma non era riuscito a superare l' uso della forza e la guerra. Fu così che si creò un movimento spontaneo di uomini di buona volontà che ritenevano che il dopoguerra non poteva riprodurre le condizioni che avevano segnato la storia del mondo dal 1919 al 1939. Fra questi oltre agli scienziati, che in America, avevano realizzato la bomba atomica si venne a formare un movimento pacifista contro la guerra che oggi noi possiamo ricondurre nella tradizione che ritiene necessaria la trasformazione della Comunità internazionale in uno Stato federale mondiale. Alcuni di questi uomini hanno dato un contributo importante a tutto questo movimento di opinione che si localizza negli anni che vanno dall' fine della seconda guerra mondiale al momento in cui anche l' URSS realizza la sua prima bomba atomica. Mohandas Karamchad Gandhi che si era sempre opposto ad una collaborazione dell' India alla guerra
dell' Inghilterra arrivò a teorizzare il metodo della non violenza da lui inventato e praticato come strumento di resistenza passiva per contrastare il potere distruttivo delle grandi potenze[343]. Questo modo di fare politica con una resistenza passiva fu seguito da molti movimenti in particolare tutti i movimenti anti-militaristi negli anni che vanno dal 1945-1975[344]. Lo stesso Movimento inglese di Federal Union prese posizione contro questo imbarbarimento delle pratiche dalla guerra chiedendo che la nuova Federazione mondiale, il giorno che si fosse formata, avrebbe dovuto escludere la possibilità per gli Stati membri di possedere armamenti[345]. Le trattative che l' Inghilterra portò avanti per la costituzione delle Nazioni Unite furono influenzate da queste suggestioni ma non poterono giungere a nessun risultato essendo stato scelto da tutti gli Stati fondatori di realizzare un ONU su base confederale in cui ciascun Stato manteneva il suo potere militare e il deterrente bellico[346]. Al dibattito sul modello dell' ONU hanno anche contribuito sia Noble p. Basset[347], Ernesto Rossi[348], Clarence K. Streit[349], Pitirim Sorokin[350],ciascuno sostenendo come fosse più utile all' umanità una federazione mondiale che una soluzione confederale.
Lo Statuto dell' ONU firmato a San Francisco il 25 Giugno 1945 faceva prevalere il disegno confederale attribuendo a ciascun Stato membro lo stesso peso nell' Assemblea generale. Solo gli Stati vincitori della Seconda Guerra Mondiale: Stati Uniti d' America, Regno Unito, Francia, Russia e Cina si attribuirono il ruolo di membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, l' organo decisionale più importante per la soluzione delle controversie internazionali. Questa supremazia, basata sul diritto di veto dei membri permanenti, permise da allora sino ad oggi all' ONU di essere una organizzazione internazionale a scopo generale totalmente diversa dalla defunta SDN. Nei primi decenni alcuni autori decisero di promuovere la trasformazione dell' ONU in Stato federale e lo fecero raccogliendo attorno al loro progetto dei volonterosi che volessero proporre alla Assemblea generale fra questi Giuseppe Borgese[351], la Associazione per i popoli minacciati[352]. In questo contesto non poteva l' insieme degli studiosi del Federalismo rimanere estraneo al dibattito.
Per loro rimane sempre valido il monito che bisogna procedere per gradi. Altiero Spinelli stesso diceva che era meglio incominciare con una federazione di pochi Stati che essere coinvolti in una realtà confederale. Quindi i federalisti si posero il problema che era necessario prima federare l' Europa e poi dopo affrontare lo sviluppo della federazione promuovendo altre federazioni regionali. Al termine di questo processo avrebbe avuto sicura presa una politica di federazione di tutta la comunità internazionale. Per questo la riforma dell' ONU fu considerato un problema non attuale se non supportato da un insieme di federazioni che intendessero addivenire ad una federazione complessiva. A questo scopo La UEF (Unione Europea dei Federalisti) si è associata nel Movimento per la fondazione della Federazione mondiale e oggi stesso partecipa a questo movimento mondiale per la creazione della federazione mondiale[353].
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Considerazioni teoriche e complementari
Studi sugli Stati federali esistenti
Federalismo e religioni
L' apporto della Teologia alla definizione del termine
Federalismo e Lingue
Federalismo fiscale
Si devono segnalare ancora il Federalismo fiscale e quello demaniale che sono state delle modifiche dell' assetto istituzionale italiano.
Note
- ^ Tutti questi esempi appartengono alla Storia antica. Le guerre che si sono svolte o che sono ancora in corso nella regione dell' Irak, sono un esempio e ci provano come la distruzione dei reperti archeologici antichi sia stata una delle cause del non procedere di questi studi.
- ^ Diverse sono le denominazioni delle unità interne dei vari stati federali: Austria, Australia, Canada, Germania, Russia, Svizzera, Stati Uniti d'America
- ^ Rivoluzione inglese, Rivoluzione americana, Rivoluzione francese
- ^ Questa affermazione contiene degli equivoci. Prima di tutto i soggetti membri della unione sono in questa condizione se esaminati nel contesto della Comunità internazionale. Dopo aver individuato una unione di Stati, si deve procedere ad esaminarne la struttura. Anche nella antichità, le unioni avvenivano quasi sempre per atti scritti e con cerimonie solenni, proprio per sottolinearne la perpetuità. Se non si riscontra una Costituzione nel senso proprio moderno ma un trattato internazionale questo non vuol dire che la unione non possa essere una federazione. Quello che deve essere esaminato é la posizione degli organi comuni se subordinati o sovraordinati ai soggetti componenti l' unione.
- ^ La partecipazione al Trattato di Schengen, che disciplina la libera circolazione delle persone in tutta la Unione europea, dovrebbe venir meno se il Regno Unito attuerà la su uscita dalla Unione Europea. Questo significherà che verrà meno la circolazione libera delle persone fra Irlanda e Irlanda del Nord con aggiunta, forse, della restaurazione dei controlli alle frontiere.
- ^ Confronta su questo tema la voce redatta da Nicola Matteucci che espone in modo completo tutta questo sviluppo storico e filosofico: [1].
- ^ Confronta: McIlwain, Charles Howard: La rivoluzione americana: una interpretazione costituzionale (1923). A cura di Nicola Matteucci. Bologna: Il Mulino, 1965 231 p.; pure Costituzionalismo: antico e moderno, Bologna: Il Mulino, 1990, 230 p.. In questi due volumi sono sviluppati i principi per cui si può osservare gli elementi costitutivi del Costituzionalismo moderno anche nei fatti storici antichi. L' autore espone la tesi che la Costituzione federale americana sia il punto più alto di realizzazione di questi principi.
- ^ Su questo tema ricordo che nelle prime edizioni del Trattato di Scienza politica in bibliografia 04, 69, Georges Burdeau scriveva che il Federalismo era la teoria dello Stato federale. Questa posizione fu abbandonata al procedere e al diffondersi della teoria ideologica del federalismo e nella ultima edizione è completamente superata.
- ^ A questo proposito si può citare due esempi storici: la Polonia che ha subito forme di occupazione e di sottomissioni in tutta la storia europea, e quello del popolo curdo che é tuttora diviso in diversi Stati nazionali: l' Armenia, l' Iran, l' Irak, la Siria, la Turchia. Al momento questo popolo sta combattendo unito non solo per far riconoscere la sua unità politica di popolo ma anche per aiutare la coalizione anti-Daesh nella guerra di riconquista dei territori iracheni e siriani che questa forza terroristica aveva occupato imponendo il suo dominio.
- ^ Non era sufficiente incasellare nelle forme di Stato e nelle forme di governolo stato federale degli Stati Uniti d' America. Alla dottrina, che si occupava della teoria dello Stato, apparve chiaro che lo Stato Federale era il risultato di un processo politico più complesso, con caratteristiche sue proprie che dovevano essere classificate in modo diverso.
- ^ A questo periodo storico si ascrivono le azioni rivoluzionarie di tutti paesi della America Latina che passando da ogni forma di regime politico non hanno però ottenuto di diventare indipendenti in forma piena. Si veda il Cile di Allende e Cuba di Castro come esempi di questa situazione storica.
- ^ . Appartengono a questa categoria le Comunità europee della prima ora. Vedi a questo proposito: Angelo Piero Sereni: Organizzazione internazionale: soggetti a caratteri funzionale: le Organizzazioni internazionali. - Milano: Giuffrè. - 1960
- ^ Si veda di Norberto Bobbio: Il problema della guerra e le vie della pace.Bologna: Il Mulino, 1979, 209 p.; Il terzo assente: saggi e discorsi sulla pace e sulla guerra.Torino-Milano: Sonda, 1989, 236 p.; L' Età dei diritti. Torino: Einaudi, 1990, 252 p..
- ^ Confronta n. 5-7 della sezione 03 della bibliografia.
- ^ Si veda la guerra latina.
- ^ Su questo terreno mi pare importante invitare chi leggerà questa voce a esaminare prima di tutto il n. 1 della sezione 03 della Bibliografia. in cui in modo didascalico l' autore Karl Dietrich Bracher esamina le ideologie che si sono presentate nel ventesimo secolo. In questo libro sono percorsi diversi profili storici di quello che é stato il pensiero politico del secolo passato. Si tratta quindi di un buon atlante introduttivo alle problematiche su cui dobbiamo ragionare.
- ^ A Max Weber si deve l' avanzamento in questi studi che sono contenuti in n. 11 della sezione 02.
- ^ Sono: la Sociologia, la Psicologia sociale e l' Antropologia culturale. Sul tema fondamentale l' apporto di Pitirim A. Sorokin vedi n. 18 nella sezione 02.
- ^ Si legga di questo autore il n. 7 della sezione 02 che apre alla comprensione scientifica ciò che era stato scoperto da Marx nel 08 sempre nella sezione 02
- ^ Vedi in bibliografia n. 29 della sezione 03.
- ^ Il processo di affrancazione, anche in questo periodo storico dell' Impero romano, avveniva secondo le norme scritte nelle Leggi delle XII tavole. Il padrone, di fronte la Magistrato del luogo, esprimeva la sua volontà di liberare lo schiavo o la schiava, talvolta tutta la famiglia dello schiavo, e procedeva di fronte a tutto il popolo presente a forare un lobo di un orecchio per ornarlo con un orecchino. Questa procedura rendeva lo schiavo libero. Egli assumeva lo status di Liberto, oltre a poter possedere e ad essere considerato un cives provinciale era pienamente libero di andare dove volesse senza più alcuna limitazione.
- ^ Sul tema si può partire dal saggio scritto da Robert K. Merton nel n. 21 della sezione 02 e poi proseguire con i numeri 9-14 sempre della stessa sezione della bibliografia.
- ^ Su questo problema della società e delle strutture sociali nel tempo si veda Merton citato n. 21 della sezione 02 e poi i numeri: 10, 16, 17 della stessa sezione della bibliografia.
- ^ Se lo studioso non conoscesse l' energia elettrica sicuramente non potrebbe ipotizzare il fatto che una parte degli strumenti di suo uso comune funzionino con questa energia come accade a noi oggi che ci avvaliamo di molti strumenti elettronici. Quando un militante di questi movimenti politici federalisti, diretti ad instaurare questo nuovo ordine mondiale, non si libera della dimensione dello Stato nazionale in cui é inglobato, difficilmente può arrivare ad una visione reale dei problemi sul terreno. Il primo passo per ottenere questa visione é quello di sollevarsi ad osservare l' insieme degli Stati che compongono la Comunità internazionale.
- ^ Tipico comportamento é quello improntato alla Ragion di Stato che si estende dalla Comunità alla Famiglia e alla singola persona, ciascuna provvista della loro piccola Ragione di comunità, famiglia, persona. Tutte in conflitto fra di loro.
- ^ Su questo tema per decenni i militanti federalisti si sono misurati e contrapposti nell' azione diretta a conquistare l' unione dell' Europa. Se le idee nascono dalla esperienza della realtà, non per questo coloro che posseggono questa esperienza possono essere certi di non essere vittime delle distorsioni che vivere in Stati nazionali comporta. Gli studi e la critica alle strutture politiche e sociali sono la base per rendersi conto di queste limitazioni. Si veda sul tema: i numeri 1, 3, 4, 6, 10, 14, 17- 20 della sezione 02 della bibliografia.
- ^ Si é chiamato Movimento Federalista Europeo (MFE) fondato a Milano nel 1943. Dopo pochi mesi in Svizzera dove quasi tutti i Padri fondatori si erano rifugiati per sfuggire alla cattura nazi-fascista si incominciò a capire che le idee federaliste non erano solo una peculiarità italiana ma erano presenti in tutta la Resistenza europea. Alla fine della guerra (1945) Spinelli per primo si prodigò per allacciare i contatti con queste forze. Da allora il MFE é diventato, con varie vicende, l' Unione dei Federalisti Europei (UEF) che oggi ha sede a Bruxelles.
- ^ La Resistenza al Nazi-fascismo che si é sviluppata in Europa ha delle caratteristiche unitarie che la caratterizzano che possono essere sintetizzate su tre piani: quello della guerra per ricuperare la libertà nazionale perdura, quello per ricostruire una convivenza politica democratica nei singoli Stati devastati e asserviti dalla dittatura Nazista e quello più alto in cui i popoli d' Europa cercano in comune di costruire con il metodo democratico gli Stati Uniti d'Europa ossia uno Stato federale che sia composto da tutti gli Stati europei.
- ^ Sul punto vedi Norberto Bobbio n. 10 sezione 05 della bibliografia.
- ^ Sulla Guerra si veda i numeri 3, 27, 34, 44, 50 della sezione 03 della bibliografia.
- ^ Si vedano i numeri 4, 15, 16, 20, 21, 37 della sezione 03 della bibliografia.
- ^ La Costituzione fu completata a Filadelfia nel 1787, durante il 1788 i tre autori citati si prodigarono a pubblicare le loro riflessioni e le loro considerazioni. Nel 1789 essendo stata ratificata da 9 Stati membri su 13 entrò in vigore.
- ^ Sul punto si leggano i commenti al n. 2 della sezione 01 della Bibliografia. In particolare cito come importanti a sostegno di questo ruolo del Federalist il numero 27 della sezione 03 e i numeri 22, 24, 27, 28, 29, 59, 60, 69, 70, della sezione 04 della bibliografia.
- ^ Si veda nella sezione Collegamenti esterni: ITTG-CNR e il [|Quadro di riferimento del Federalismo europeo].
- ^ Vedi n. 42 in sezione 02 della bibliografia.
- ^ La lettura dei primi canti del Bhagavad-gita, Cinisello Balsamo: San Paolo Edizioni, 1994 introducono a questa concezione. Si tratta del testo sacro per eccellenza dell' Induismo
- ^ Vedi Veronesi in bibliografia n. 02 nella sezione 05. Anche n. 21 nella sezione 02.
- ^ Vedi n. 17 della sezione 04 della bibliografia.
- ^ Sul tema si leggano 03, 16, 20, 22, 31, 32, 47 della sezione 03. Il 16, 69, 70 della sezione 04 della bibliografia.
- ^ Vedi Lord Lotian n. 54 della sezione n. 04 della bibliografia.
- ^ Si leggano n. 13 e 15 della sezione 04 della bibliografia.
- ^ Su questo tema rimane ormai classica la lezione di Piero Angelo Sereni. Si veda n. 24 della sezione 03 della bibliografia. Sulla società della Nazioni la critica federalista é contenuta in Luigi Einaudi n. 41 della sezione 04 della bibliografia.
- ^ Quando si ha una sola assemblea che rappresenta gli Stati e il Popolo è inevitabile dover fare delle distorsioni del principio una testa un voto. Infatti nella Assemblea ONU ogni stato ha 5 rappresentanti ma esprime un solo voto. Per risolvere il dilemma dello Stato più forte e dello Stato più debole, l' Università di Cambridge propose di introdurre un voto ponderato che pesava di più per gli Stati più importanti rispetto a quelli meno importanti se si votava a maggioranza. Egualmente si può fare l' inverso rendere più importante la rappresentanza degli Stati deboli rispetto a quello degli Stati forti. Sino ad oggi queste proposte però non sono state applicate per il semplice fatto perché nessuno degli Stati Forti vuole che sia modificata l situazione reale internazionale in cui opera. La regola poi è in conflitto con il principio una testa un voto. Nel caso degli Stati, riuniti in una assemblea comune il Senato, negli Stati federali, il voto dello Stato piccolo deve valere come quello dello Stato importante e di peso. quindi non può essere applicata la regola di Cambridge.
- ^ Di questo autore si legga n. 17 della sez. 03 della bibliografia.
- ^ si legga il n. 65 della sez. 04 della bibliografia.
- ^ Proprio su questo tema deve essere ricordata la valenza universale della norma costituzionale della Costituzione italiana, all' art. 10 comma 1, mediante la quale lo Stato italiano dal 1948 si é adeguato automaticamente, senza necessità di modifiche costituzionali a tutte le convenzioni internazionali multilaterali che sono state prese in sede ONU e nelle agenzie specialistiche dello stesso. I padri costituenti, che la proposero erano tutti federalisti e vollero fare in modo che l' Italia potesse adeguarsi automaticamente alle nuove forme di attuazione dello Stato federale europeo ogni volta che esse venivano proposte. Dal 1948 ad oggi moltissimi sono stati gli adeguamenti che l' Italia ha fatto a scelte istituzionali della Unione Europea che andavano in questa direzione.
- ^ sul tema si veda i numeri 03-05 nella sottosezione dedicata agli Stati Uniti d' America dentro la sezione 09 della bibliografia.
- ^ su questo tema si legga quanto scritto da Costantino Mortati, padre del titolo V della Costituzione prima versione della Costituzione italiana nel n. 05 della sezione 08 della bibliografia
- ^ si veda n. 34 della sez. 03 e pure sulla globalizzazione n. 15 sempre nella stessa sezione della bibliografia.
- ^ Confronta n. 44 e n. 45 della sezione 03 della bibliografia.
- ^ Vedi Lingua sumera
- ^ {{en:}}Bitish Museum Mesopotamian Collections
- ^ {{fr:}}Louvre Collezioni orientali del Louvre.
- ^ Ci riferiamo alla Prima Guerra del Golfo (1990-1991) e alla Guerra d'Iraq (2003-2011). Nell' ultimo periodo 2014-2015 lo Stato Islamico che si é insediato fra la Siria orientale e il nord Irak ha continuato questa politica. L' ISIS, dopo Nimrud e Hatra, ha distrutto e saccheggiato l'antica città assira di Dur Sarrukin, l'odierna Khorsabad, fondata nel 717 a.C..
- ^ Sul punto su veda allevamento, ovini, cane, gatto, cavallo, asino
- ^ Questa metodica agricola si avvaleva della irrigazione e della tecnica di coltivazione intensiva
- ^ Su Uruk si veda n. 48 della sezione 03 della bibliografia.
- ^ Confronta n. 46 della sezione 03 della bibliografia.
- ^ Su questo particolare non é certo che la funzione giudiziaria fosse affidata da altri oltre il Re. Perchè in questo periodo il Re risultava anche sommo sacerdote. Confronta n. n. 46 della sezione 03 della bibliografia.
- ^ Vedi n. 24 della sezione 03 della bibliografia.
- ^ Si veda sul tema Risicoltura.
- ^ Confronta n. 02 della sezione 03 della bibliografia
- ^ Isin era stata conquistata dal re di Larsa Rim-Sin nel 1792 a. C. Il quale voleva porre fine alla usurpazione di quel trono da parte di un alto funzionario chiamato Enlil-bani nel 1860 a. C.. Questo ultimo aveva posto fine alla dinastia fondata da Re Ishbi-Erra 150 anni prima e rappresentata dall' ultimo Re Damiq-Ilishu.
- ^ Nel contesto delle difficoltà, di ricostruzione della storia antica di questo popolo, si colloca anche lo sviluppo dell' Impero akkadico. Akkad,ci dicono gli archeologici, sarebbe in parte sottostante l' attuale Baghdad. Infatti il primo sito scoperto dagli scali della prima metà del ventesimo secolo, veniva situatolo a 80 chilometri a sud dell' attuale Baghdad.
- ^ Su questo punto si veda Liverani n. 02 sezione 03 della bibliografia.
- ^ Si veda il Libro dei Giudici (Bibbia) cap. 5, 15-18 a prova di questo disimpegno di parte del popolo di Israele.
- ^ Il costituzionalista più im portante di questa città fu Licurgo a lui si deve l' impostazione principale della sua costituzione.
- ^ In questa città due furono i grandi costituzionalisti che si prodigarono per allargare la partecipazione politica a tutti i ceti sociali: Solone e Clistene. Le loro riforme resero la città più forte e sicuramente impossibile da sottoporre a forme di dittatura.
- ^ Su questa distinzione si basa anche la dottrina delle idee formulata da Platone, il quale insegnò che le idee difficilmente sono realizzabili dagli uomini in terra con una aderenza tale da renderne lo splendore e in valore interiore delle stesse. Sul terreno politico Platone, da giovane, si illuse che l' intervento dei filosofi e il suo, in particolare, avrebbe potuto rendere la Città di Atene più aderente a questi nomoi a cui lui si ispirava. La sollevazione popolare la sua fuga da Atene (399 a-C.) che lo portò in giro per il Mondo allora conosciuto sino ad approdare in Sicilia e solo dopo alcuni anni gli permise di ritornare ad Atene (387 a. C.) sono la prova che le opere di alta razionalità filosofica sul terreno della politica sono impossibili. Se compariamo il dialogo la Repubblica con quello scritto nella vecchiaia le leggi possiamo constatare come Platone fosse consapevole di questo assunto e che ritenesse quanto esposto nella Repubblica come un sogno, una utopia che non poteva essere realizzata. Il passaggio dalle leggi di ogni giorno alla perfezione del nomos, per Platone, fu sempre, da quel momento, un risultato che l' uomo può raggiungere solo dopo sofferenze e lotte per superare i limiti che trova nel tempo in cui studia la costituzione della sua città in cui vive.
- ^ Su questi temi si veda i nn.. 13 e 14 nella sez. 03 della bibliografia
- ^ Il Consiglio aveva una rappresentanza di ciascuna Città-Stato in modo paritario: o uno o due membri al massimo. La partecipazione alle spese della lega erano ripartite secondo in numero delle città e anche in relazione al loro numero degli abitanti.
- ^ Cito per completezza i seguenti volumi classici che servono per chiarificare alcuni aspetti di questa lunghissima storia tuttora oggetto di studi che già molto hanno rivelato: Storia di Roma antica. / Theodor Mommsen. - Milano: Sansoni. - 2001. - 2 v. Rist. anastatica; Storia del diritto romano. / Pietro De Francisci. - Milano : Giuffre, 1943. - 3 v.; Storia economica di Roma dalle origini alla fine della repubblica. / Tennery Frank ; tradotta da Bruno Lavagnini. - Firenze: Vallecchi, 1924. - 274 p.
- ^ Sul tema delle leghe e delle appartenenze confronta n. 13 della sezione 03 della bibliografia.
- ^ Le fonti romane narrano che il Re Anco Marzio vi deportò i profughi delle città da lui conquistate: Ficana, Medullia, Tellene e Polidoro.
- ^ Vedi Conflitto degli ordini.
- ^ Vedi Cliens romano.
- ^ Il termine indica la nuova denominazione che raggruppava i seguaci di Mario e tutti coloro, anche se patrizi, condividevano un disegno politico di sviluppo per Roma che fosse democratico ed esteso a tutti i cittadini, dall' accesso alle cariche pubbliche alla partecipazione alla vita civile, senza limitazione alcuna.
- ^ Si partiva dalla linea segnata dal fiume Rubicone (ora in Romagna) e comprendeva tutta l' Italia contemporanea isole comprese.
- ^ Gaio Giulio Cesare Ottaviano (63 a. C.- 14 d.Cr) era pronipote di Giulio Cesare, perchè figlio della nipote Azia, a sua volta figlia della sorella di Cesare. Distintosi in Spagna nella guerra contro i figli di Pompeo ottenne l' interessamento di Cesare che con il suo testamento lo nominò suo erede.
- ^ Marco Antonio (83 a. C.- 30 a. C.) fu prima magister equitum di Cesare, poi suo Luogotenente e condivise tutte le sue campagne. Fu colui che raccolse il corpo di Cesare nella Curia, la sede del Senato, lo espose nel Foro di Roma il giorno dei funerali di Stato e arringò la folla contro i congiurati. Lui e Ottaviano li combatterono e sconfissero nella battaglia di Filippi (42 a. C.). Triunviro con Ottaviano e Lepido, eletto console di Roma fu ben presto in contrasto con Ottaviano per il potere assoluto a cui Ottaviano aspirava. Unitosi alla regina di Egitto Cleopatra (41 A. C.) iniziò con lei quale alleata la guerra civile contro Ottaviano. Antonio aveva conquistato l' Armenia con i denari dell' Egitto perdendo quasi tutte le sue legioni, aveva poi attribuito a Cleopatra i titolo di regina dei Re, aveva attribuito il governo di varie provincie romane del Medioriente ai sui tre figli avuti da Cleopatra e al figlio che la Regina aveva avuto da Giulio Cesare. La guerra si concluse con la sconfitta di Antonio e Cleopatra ad Anzio (31 a. C.). Morì suicida nel 30 a. C. seguito pochi giorni dopo dalla regina Cleopatra.
- ^ Cfr. su di questo punto la sintesi in Teoria generale del diritto e dello Stato. / Hans Kalsen; Traduzione di Sergio Cotta e Giuseppe Treves. - Milano: Etas Kompass. - 1980. - xxviii, 504 p., i primi capitoli
- ^ Il Cristianesimo fu per molto tempo considerata la Religione di derivazione giudaica. Studi molto recenti hanno reso giustizia di questo modo erroneo di interpretare il fenomeno culturale del suo sorgere. Sul fondamento di una nuova teologia il Cristianesimo non solo fissa nella forma della Trinità del suo Dio il fondamento principale, ma supera il vecchio concetto di Tempio. In tutte le religioni antiche c' era un luogo più santo degli altri in cui Dio, oppure la Divinità adorata si era scoperto prediligesse abitare. Il Dio dei Giudei aveva scelto Gerusalemme e volle abitare nel Santo dei Santi del Tempio che in essa il Re Salomone prima, poi altri re come Erode il Grande gli avevano costruito. Con il mistero della incarnazione di Dio nella persona di Gesù Cristo, per i cristiani, il luogo Santo, il tempio e il sacrificio di espiazione dei tutti i peccati dell' uomo sono raggruppati nella persona di Gesù Cristo, il quale attraverso la sua Passione, Morte di Croce e Resurrezione ha redento tutti gli uomini di tutti i tempi. Poichè per fede la celebrazione della eucarestia cristiana é il modo principale di ricordare e onorare Dio, anche nel luogo dove essa é celebrata diventa il punto di riferimento per tutti i credenti. Per il Cristianesimo, quindi, ogni luogo é valido dalla strada alla piccola Chiesa alla grande Cattedrale costruita a gloria di Nostro Signore. Questo voleva dire per i Romani e per il suo potere politico che non c' era più spazio per un Imperatore per farsi uguale a Dio e farsi adorare. Sul punto si veda: Gesù di Nazaret: dall' ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione. / Joseph Rarzinger Papa Benedictus XVI. - Milano: BUR. - 2012. - v. 2, p. 256-267; p. 302-307: p. 309-324.
- ^ La pubblicazione del Martirologio romano (Martyrologium) risalente ai primi secoli della storia della Chiesa é la più bella testimonianza di questa lunga tradizione di attestazione di libertà che i Cristiani dall' Impero romano in poi hanno praticato.
- ^ Vedi Benedetto da Norcia
- ^ Sul suo significato vedi Comunità internazionale nella quale il primo periodo di sua definizione coincideva con questo territorio.
- ^ Si tratta del nonno di Carlo Magno e si deve dire che la nuova dinastia franca prende corpo con la sua opera.
- ^ Siracusa era stata scelta dall' Imperatore di Bisanzio quale sede del governatore dell' isola. Era dotata di un porto capiente e di grandi fortificazioni.
- ^ La Antica basilica di San Pietro in Vaticano é quella precedente fatta costruire da Costantino dal 319 al 333 d. C.. Fu demolita e sostituita poi dalla attuale su progetto diversi architetti e anche di Michelangelo Buonarroti la cui costruzione si estese dal 1506 al 1626 d. C..
- ^ In questo periodo si combatté la Guerra dei cent'anni (1337-1453) fra i Re Francesi e i Re inglesi. Durante questa guerra in Europa ci fu una delle più virulente epidemie di peste che la storia ricordi.
- ^ in questo modo,allora, venivano denominate le popolazioni che abitavano la attuale Svizzera.
- ^ La Provincia romana delle Alpi retiche comprendeva anche il territorio della attuale Svizzera
- ^ L' esercito svizzero era caratterizzato dalla fanteria, dagli arcieri, dai balestrieri. La fanteria aveva sviluppato il sistema a falange in cui 6.000 uomini tutti assieme, tenendosi ancorati a braccetto e ancorati per le cinghie con le file retrostanti incominciavano a correre per il campo di battaglia in lungo e in largo. I ferri di lancia affilati e appuntiti, oggi da noi definiti alabarde, allora posti alla sommità di aste di legno, tenuti da tre uomini assieme in fila, diventavano una arma offensiva potentissima atta a distruggere la cavalleria e gli altri fanti. La corsa poi, di questa massa di uomini, con diverse ondate riusciva a distruggere i vari terrapieni che i nemici avevano costruito contro la fanteria, sino a dilagare nel campo nemico.
- ^ La Svizzera come allora, anche oggi controlla tutti i valichi che permettono la comunicazione fra i Nord Europa e l' Italia. Questo spiega perché Lotario la ottenne in contrasto con gli altri eredi.
- ^ Testo del Patto, redatto in lingua latina, si trova ora tradotto in italiano in: https://www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/consiglio-federale/storia-del-consiglio-federale/il-patto-federale-1-agosto-1291.html.
- ^ Questa espressione indica la forma dello Stato percedente il 1848.Gli organi centrali erano subordinati ai cantoni, che prendendo la forma di uno stato federato. Per questo si danno una costituzione, eleggono un Parlamento, nominano un Governo.
- ^ Gli abitanti di Friburgo pagarono 15000 marchi d' argento a Conti di Uri per la loro libertà
- ^ L' Imperatore Federico II era morto nel 1250.
- ^ Con la Dottrina della dominazione si intendono comprendere tutte le disposizioni di legge che l' Imperatore aveva emanato dal 800 d. C. In poi per disciplinare la successione nelle cariche dei regnanti titolari di Feudi all' interno dell' Impero le quali si fondavano sull' assunto che il Regno era conferito a loro da Dio e che il popolo che abitava nel loro territorio era posseduto dal Sovrano dopo la sua incoronazione. Questo voleva dire che la Dinastia si evolveva di padre in figlio secondo la legge salica della primogenitura e alla fine della Dinastia le regole di successione individuavano la Famiglia regnante che aveva diritto di succedervi. Si pensi ai casi dei figli maschi illegittimi che concorrevano con le figlie legittime. In questo caso si combattevano delle guerre per la successione dinastica.
- ^ Confronta in Bibliografia n. 09.07.01
- ^ Vedi in bibliografia n. 03.28
- ^ Vedi in bibliografia n. 03.27
- ^ La Costituzione del 1848, nuova, codificò per la prima volta in Europa il principio della parità di credo delle persone evitando le guerre di religione che secoli avevano colpito il continente europeo.
- ^ Si veda art. n. 36 del Il Federalista.
- ^ Il Re che fu incoronato per volontà di Giovanna d' Arco
- ^ In questo periodo si svolse il Concilio di Trento (1545-1573) con il preciso scopo di porre rimedio e opporre la Chiesa di Roma a quella Protestante. L' aspetto politico di questa assise religiosa fu la Controriforma. Molti Monarchi del tempo ne approfittarono per perseguitare e uccidere tutti quelli che non professavano il credo di quel monarca. I più fortunati poterono emigrare in altri Stati in cui il regnante professava il credo degli esiliati.
- ^ Allora l' achibugere doveva girare con la miccia a lunga combustione accesa appesa alla mano. E quando aveva bisogno di sparare la immetteva nell' innesco e il cane lanciato dal grilletto la portava a contatto con la polvere da sparo. Durante la notte succedeva che i fucilieri quando si spostavano erano individuabili a causa della luce delle micce. Molte volte l' artiglieria nemica li faceva oggetto di bordate devastanti. Con uso della accensione a pietra focaia tutto questo problema era superato e lo sparo era immediato.
- ^ Le armi a polvere da sparo del periodo erano tutte ad avancarica e dopo la ricarica a polvere con uno stantuffo venivano pressate con un pezzo di stoppa in modo da fare il pieno e poi caricate con la palla di piombo e pressate nuovamente. L' operazione rendeva l' arma potente e la palla invisibile all' occhio poteva percorrere una discreta distanza che frecce e lance non potevano raggiungere.
- ^ Su queste tecniche si veda: [[2]]
- ^ Il tutto fu codificato con il Trattato di Londra del 1839
- ^ Amerigo Vespucci nel suo quarto viaggio (1503-1504) acquisì le conoscenze che permisero al Re del Portogallo Giovanni di definire la grande estensione del Brasile di iniziarne la colonizzazione.
- ^ Lo Stato di questo periodo si definisce patrimoniale perché possiede i suoi sudditi. Fa prevalere gli interessi collettivi su quelli che sono gli interessi delle persone singole. La libertà personale e i diritti della persona sono inesistenti. Il potere del Re é assoluto. Nelle sue mani si raccolgono il potere legislativo, esecutivo e giudiziario. La monarchia é ereditaria e non si riconosce il diritto del popolo a esprimere attraverso il voto una propria volontà politica. La struttura sociale ed economica è quella della società agraria dove due classi, la Nobiltà e il Clero, vivono sul lavoro di una terza classe (in Francia definita Terzo stato) il cui lavoro mantiene e fa vivere tutti gli altri. La condizione dei contadini, in quel periodo storico, era quella di schiavi della terra che la coltivavano. La ribellione al nobile titolare del feudo poteva costare la vita.
- ^ Sul questo periodo storico si veda: [Storia della Chiesa Morava]
- ^ Dollaro era la moneta in uso nelle colonie Spagnole anche nella Florida e da quella si prese il nome.
- ^ Su questo tema rimane emblematica la critica e la condanna di Adam Smith nel suo La ricchezza della nazioni, Torino: UTET, 2013, 1257 p. ( Libro II, cap. 2) vedi [[3]]
- ^ il Genenale Benedict Arnold fu in valido e intelligente ufficiale. Putroppo a seguito di contrasti con i politici di Filadelfia incominciò una deriva che lo portò a tradire il suo paese e il suo esercito. Diventato ufficiale dell' esercito inglese continuò durante tutta la guerra a combattere contro i suoi vecchi compagni, sfuggendo alla Corte marziale americana. Dopo la sconfitta di Yorktown si ritirò a Londra con la famiglia lasciando l' America.
- ^ Questa scelta fece di lui un Ufficiale inglese congedato. Dopo la prigionia, affidato agli Inglesi fu rimandato in Inghilterra e lì congedato in modo definitivo.
- ^ Lafayette era andato a Parigi, lasciando la guerra per amicizia con Giorgio Washington e si era prodigato con Jefferson e Franklin per una alleanza fra la Francia e gli Stati Uniti d' America.
- ^ Ufficiale prussiano di carriera. Dopo aver frequentato la scuola prussiana si era battuto nella varie guerre del re Federico II di Prussia. Giunto in America volle partecipare alla guerra rivoluzionaria. A lui si devono le innovazioni che fecero dell' Esercito continentale una Armata all' altezza degli Inglesi. Non ritornerò mai in Europa e fu sepolto sul suolo americano. Dagli Stati Uniti ricevette una pensione e assieme alla sua moglie americana visse in vari luoghi. Fu amico personale di Giorgio Washington
- ^ Era uso normale evitare la fame cibandosi delle carni degli animali morti. Per evitare contagi e malattie trasmissibili il divieto evitò molte delle ricorrenti epidemie che compivano le truppe e sensibilizzò la popolazione vicina nel compito di alimentare l' esercito. Si legga:[[4]]
- ^ In arte militare fu definita selva delle baionette l' esposizione contro il nemico di tutte le baionette fissate sui fucili. Si tratta di riproporre la tecnica che fu inventata dagli Svizzeri e che tutti gli eserciti europei praticavano.
- ^ Sul punto si legga quanto ricordano nel calendario storico in linea [5] a illustrazione delle condizioni proibitive di vita dell' esercito
- ^ Importante sono le ricostruzioni di queste episodi narrate le film Il Patriota di Ronald Emmerich che in chiave romanzata raccontano come un popolo di commercianti, agricoltori, cacciatori si sia trasformato in un popolo sovrano che lottava per la sua libertà.
- ^ Sul punto leggasi la voce sulla prima moneta coloniale: (1776) [[6]].
- ^ Questo infatti sarà causa di un deferimento di Lee alla corte marziale da parte dello Stesso Washignton che si concluse con un congedo per demerito dello stesso [[7]]
- ^ Sul punto si legga Storia_degli_Stati_Uniti_d'America_(1776-1789)
- ^ Gli Americani lo chiamarono Intolerable Act come abbiamo già scritto.
- ^ Per avere un quadro completo dei Presidenti del Congresso contintale si veda:[[8]]
- ^ Charles Luois Secondat de Montesquieu: Lo spirito delle leggi. Torino, UTET, 2005, 2 vol. Lo_spirito_delle_leggi
- ^ Si faccio un parallelo con la situazione, del 2017, della Unione Europea. In questa Unione i conferimenti avvengono sulla base dei conferimenti deliberati dal Palamento europeo e dal Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo. Sono fissate delle date entro le quali i conferimenti devono essere versati alla Unione. Molte volte, ed è già successo, i singoli Stati membri, non hanno versato i conferimenti. Questo comportamento ha fatto in modo che alcune parti della Unione non potessero funzionare secondo quanto deliberato. Nel Congresso Continentale, di cui stiamo scrivendo, questa debolezza fece in modo che l' esercito continentale non potesse rifornirsi armarsi come doveva e fronteggiare la minaccia inglese. Se non fosse stato del popolo, alcune volte l' esercito sarebbe stato sconfitto perché era privo di munizioni.
- ^ Un buon numero di questi soldati al comando di Alexander Hamilton combatterono nelle principali battaglie della guerra di indipendenza compresa Yorktown. Alcuni di loro conquistata la libertà, alla fine della guerra, continuarono il loro servizio nell' esercito, talvolta spostandosi in un altro Stato. In questo decise la legislazione per i reduci che considerava in ricongiungimento familiare come ragione di acquisto della libertà se uno dei membri della famiglia ara libero [[9]]
- ^ Per un approfondimento si possono leggere gli scritti del periodo di Alexander Hamilton (1777-1787) che oltre ad essere impegnato come attendete di Giorgio Washington e comandante di tre reggimenti dell' esercito continentale, seguiva con interesse queste vicende, soffrendone come tutti, per i risultati di paralisi nell' azione e nella carenza di mezzi. Cfr. in bibliografia sezione 04 n. 71
- ^ Vedi: [[10]]
- ^ Vedi [[11]]
- ^ Si veda [[12]]
- ^ Si veda [[13]]
- ^ Per approfondire i dettagli si veda [[14]]. In italiano è importante il libro di Carl Van Doren: La grande prova, Pisa: Nistri-Lischi, 1959. Questo volume e una sintesi delle memorie di padri costituenti americane e essenzialmente segue il rapporto del diario di James Madison per illustrare nei dettagli le scelte e le decisioni prese da essi nel formulare la nuova Costituzione americana.
- ^ Sul punto si legga il Federalist n. 78 dedicato a questo tema.
- ^ Si veda sul punto i due volumi: McIlwain, Charles Howard: La rivoluzione americana: una interpretazione costituzionale (1923). A cura di Nicola Matteucci. Bologna: Il Mulino, 1965 231 p. e pure Costituzionalismo: antico e moderno, Bologna: Il Mulino, 1990, 230 p..
- ^ Li facilitava il fatto che le 13 colonie in prevalenza parlavano tutte inglese, anche se vi erano minoranze di lingua francese, spagnola e tedesca.
- ^ Come tutti i sistemi democratici la determinazione del numero delle persone componenti il popolo di ogni singolo Stato era essenziale per la rappresentanza proporzionale di quello stato nella Camera dei Rappresentanti. Stati come La Carolina o la Virginia in cui la popolazione schiava era molto più numerosa dei proprietari e dei bianchi avrebbe determinato, se considerata, una eccessiva rappresentanza di quello Stato. Se la popolazione nera fosse stata esclusa, i rappresentanti sarebbero stati una esigua minoranza. La regola fu considerata più equa di quella preesistente.
- ^ La più nota di queste è quella di Alexis de Tocqueville: La democrazia in America, Torino. Utet, 2007. Si tratta del primo volume che rende chiaro la portata del nuovo sistema americano agli europei ed in particolare ai Francesi.
- ^ Ancora oggi il Regno unito ha due Camere la Camera dei Comuni in cui siedono i rappresentanti dei Partiti eletti con il sistema maggioritario e la Camera Alta in siedono i Lord, allora come oggi essa rappresenta la aristocrazia e la nobiltà.
- ^ Nel 1789 Alexander Hamilton fondò il Partito Federalista. Questo Partito, che fu sostenitore della attuazione della Costituzione federale e di un ruolo nella comunità internazionale degli Stati Uniti, scomparve intorno al 1920. Il Partito repubblicano fondato da Thomas Jefferson e che accolse nei suoi ranghi anche James Madison, fu sostenitore delle classi rurali, fu contrario alla politica fondativa dei Federalisti e sostenne per molti anni la visione degli Stati contro la Federazione. Nel 1861 dopo aver ottenuto la Presidenza con Abramo Lincoln si trovò a dover difendere la federazione dai tentativi secessionisti degli Stati del sud. Da quel momento in poi anche il Partito repubblicano si posizionò su posizioni favorevoli allo sviluppo delle pulsioni federali degli Stati Uniti d' America. Verso l' inizio del secolo XX anche il Partito repubblicano si divise in due rami quelli che oggi rappresentano la politica repubblicana e un nuovo Partito sorto dalla fusione tra i Federalisti che si erano sciolti e l' ala sinistra repubblicana. Questa nuova formazione si denominò Partito democratico. Le due formazioni oggi sono ancora queste.
- ^ Thomas Jefferson si oppose indicando che il potere di costituire la banca non era contemplato nei poteri elencati nella Costituzione. Gli rispose Hamilton indicando il comma precitato nel quale stava indicato il potere di completamento di quelle che erano le indicazioni sommarie di azione che il Governo e il Congresso potevano fare. il tutto fi raccolto dai costituzionalisti, solo dopo alcuni anni, e prese il nome di Teria dei poteri impliciti.
- ^ Su questi temi si legga. Giuseppe Maranini: La Costituzione degli Stati Uniti d' America'. Soveria Manelli: Rubettino, 2005. Si pensi alla storia costituzionale della Francia rivoluzionaria e a quante difficoltà dovette superare per giungere a forme similari a quelle della costituzione americana.
- ^ Tra le più importanti bisogna ricordare il caso Fetcher (1810) che riguardava una compravendita di terreni sottratti agli indiani dalla Georgia e poi passati di mano con giri di tangenti. Il Flecher che aveva comprato i terreni come ultimo si trovò privato della proprietà perché la Georgia con una nuova legge aveva abrogato la legge di concessione e annullato tutti i passaggi di proprietà che da questa derivavano. La Corte suprema dichiarò incostituzionale la legge e la eliminò facendo cadere tutti gli effetti ad essa collegati. Flecher venne riconosciuto legittimo proprietario delle terre e per questo lo Stato della Georgia dovette restituire tutto come era prima della legge di annullamento.
- ^ Per i casi degli Stati Uniti si legga: [negli Stati Uniti] in cui sono descritti i vari casi di azione contro i membri del Governo e gli Stessi Presidenti.
- ^ La sintesi di queste posizioni e le risposte alle obiezioni che furono formulate da altri commentatori sono stati il substrato su cui sono germinati gli articoli contenuti nel Federalista. Per il Federalista si veda in bibliografia sezione 01 n. 2
- ^ sul contesto più ampio del pensiero politico degli autori del Federalista si veda in bibligliografia il libro di Aldo Garosci sezione n. 03 n. 29
- ^ Il Federalista fu tradotto da Trudaine de la Sablière (Paris: Buisson, 1792, 2 v.) si tratta della prima traduzione fatta in Europa in lingua francese della edizione americana di J. e A. McLean di New York in due volumi del 1789.
- ^ Il Periodo fu definito del terrore
- ^ Si invita alla lettura del libro di Lewis Namier su questo tema in bibliografia sezione 03, n. 34
- ^ Su questo punto si legga in bibliografia in sezione n. 03 il n. 40
- ^ Per il quadro generale di questo orientamento politico si veda in bibliografia sezione 03, n. 01, 04, 16, 17, 20, 26, 33, 34, 38. Nella sezione 04, n. 11, 15, 16, 27, 42, 48, 52, 66, 69. Nella sezione 05 n. 05, 14. Nella sezione 07, n. 13, 15.
- ^ James Madison fu Presidente per due mandati (1808-1811 e 1812-1815). Si tratta di uno degli autori dei saggi contenuti nel Federalista.
- ^ Monroe riuscì anche in una impresa quanto mai difficile. Gli Stati del nord avevano, individualmente, incominciato a abolire la schiavitù. Gli Stati del Sud invece resistevano a mantenere inalterato il modello della economia basata sull' impiego di forza lavoro schiava. Poiché il Missouri doveva essere riconosciuto come Stato e lo fu nel 1821, era necessario riequilibrare i rappresentanti nel Senato in modo che gli Stati abolizionisti non avessero la maggioranza. Con il Compromesso del Missouri si cercò di risolvere questo problema. Nel 1819 l' Alabama (Stato schiavista) era stato ammesso nella federazione e quindi aveva portato il numero degli stati schiavisti al Senato a 19, in parità fra schiavisti e abolizionisti. In precedenza i tentativi di Jefferson e di Hamilton erano naufragati malamente e quindi l' opinione pubblica pensava che una soluzione non sarebbe stata possibile. Monroe sostenuto da un senatore Henry Clay (Kentucky) propose di dividere il Missouri in due parti: il Missouri vero e proprio come Stato schiavista e il Maine come stato non schiavista, separandolo da Missouri del quale aveva fatto parte sino a quel momento. In questo caso gli Stati rimanevano in parità fra schiavisti e non schiavisti (20 e 20). Venne anche stabilito che sopra il 30° parallelo e 30' (confine settentrionale di quello Stato) non era più possibile annettere Stati schiavisti.
- ^ Le guerre ispanico-americane si protrassero dal 1808 al 1829. In questo contesto, essendo Spagna conquistata dalle armate napoleoniche, molte colonie iniziarono una guerra di liberazione che le condusse alla indipendenza dalla Madre patria. Monroe si intromise riconoscendo i vari Stati indipendenti che si andavano liberando e dichiarandosi difensore dei diritti degli Americani.
- ^ Nel 1822 si era conclusa la vicenda storica di Napoleone, sconfitto a Waterloo nel 1815 e relegato in esilio a S. Elena. Gli Stati Europei si erano ricostituiti secondo l' Ancien Régime, non solo rimettendo sui troni le vecchie monarchie spazzate dalla Rivoluzione francese, ma smantellando tutte le Costituzioni e le dichiarazioni dei diritti che la Francia aveva realizzato in tutta Europa.
- ^ [[Sul questo punto è utile rileggere un saggio scritto la Mario Albertini con Francesco Rossolillo intitolato La decadenza del Federalismo negli Stati Uniti d' America (1962), pubblicato in Mario Albertini: La politica e altri saggi, Milano, 1963, p. 63-100 http://www.fondazionealbertini.org/sito/albertini/vol_iv/IV-1962-17-La%20decadenza%20del%20federalismo%20ecc.pdf]]
- ^ Sul tema si legga il capitolo 1 del Vol. 2 di Georges Burdeau in bibliografia sez. 04 n. 69
- ^ Sul tema su può leggere di Guido Montani: Il Federalismo: L' Europa e il Mondo. Un pensiero politico per unire l' Europa e per unire il Mondo. Manduria: Lacaita, 1999, 176 p.
- ^ Fu questo il periodo in cui inventò il carro dei pionieri corazzato tirato da due o quattro cavalli, nel quale prendevano posto più di 20 fucilieri armati di fucile a ripetizione, Il carro al galoppo puntava contro le linee nemiche spuntando dalle retrovie dell' esercito di Sherman. L' impatto era devastante a causa delle scariche continue di fucileria che obbligava i reparti Sudisti a ripararsi a causa della pioggia di colpi. Nel frattempo essi erano attaccati dai fianchi dai fanti appiedati e venivano uccisi. Su queste e altre cose rimane sempre importante il suo libro di memorie, da cui si possono ricavare queste notizie: William T. Sherman ; Memoirs of General William T. Sherman., Aurora (Col) Bibliographical Center of Research, 2009 410 p.
- ^ Si veda: http://www.nchistoricsites.org/bennett/
- ^ Sul punto rimane sempre importante il libro di Raimondo Luraghi, La guerra civile americana, Bologna: Il Mulino. 1990,
- ^ Verso il 1776 erano stati fondati i seguenti Vicereami: Nuova Spagna (America del Nord. Messico), Perù meridionale e anche il Governatorato di Buoenos Aires; Rio della Plata; Nueva Granada (America centrale, America meridionale del nord alcune isole delle Antille).
- ^ L' espressione linguistica moderna Amerindi ha sostituito negli anni novanta del XX secolo la più vecchia e ambigua espressione indiani che indicava i nativi del continente americano. Gli antropologi hanno dimostrato, con riferimento a tutti gli aspetti scientifici, che i nativi americani sono appartenenti allo stesso gruppo etnico. I nativi del settentrione non sono riusciti però a creare delle forme civiltà con una loro fisionomia politica rimanendo, per millenni, dediti al nomadismo e alla caccia e raggruppandosi in tribù su base della stessa discendenza. Invece nell' America latina a cui si associa anche il Messico si sono costituite della grandi civiltà: Atzeca, [[Maya], Inca. Per un elenco esaustivo delle conoscenze sul tema si veda Le Civiltà precolombiane.
- ^ Ad essa partecipavano oltre alla Spagna, Prussia, Austria, Regno di Sardegna.
- ^ si tratta della primogenita Maria Teresa liberata a seguito del trattato e scambiata con degli alti ufficiali rivoluzionari prigionieri dell' Imperatore d' Austria. Si veda Maria Teresa Carlotta di Francia
- ^ Nel 1808 e sino al 1821 La Monarchia Portoghese si trasferì in Brasile a Rio de Janeiro per sfuggire a Napoleone, lasciando il Portogallo in mano agli Inglesi.
- ^ Per una più dettagliata informazione sugli aspetti privati della vita di Simon Bolivar si veda in Bibliografia nella sezione 09, 06, 01 e 02.
- ^ Fu il primo Stato Latino americano a dichiararsi indipendente.
- ^ Si tratta del Primo presidente haitiano dopo la indipendenza dalla Francia.
- ^ Nell' emisfero australe la stagione va da Novembre a Marzo
- ^ Su questo fatto vedi: [15]
- ^ Vedi:[16]
- ^ L' armistizio stesso era stato dettato da una debolezza di Murillo, che fidandosi nelle promesse del governo madrileno, attendeva i rinforzi dalla Spagna. Questi si erano ammutinati in Andalusia prima di partire e avevano favorito il prevalere dei liberali sui conservatori cambiando anche la costituzione spagnola. In essa si diceva che i creoli ossi gli spagnoli e gli europei delle colonie erano cittadini spagnoli. Bolivar si oppose affermando che i cittadini della Grande Colombia avevano sono una cittadinanza quella colombiana, anche coloro che erano stati schiavi prima di essere liberati. La loro lealtà si riferiva solo allo stato federale della Grande Colombia.
- ^ Si veda: [17]. In cui sono esposte le vicende politiche di questi Stati sino al 1864.
- ^ Si veda: [18] Battaglia di Ocomogo.
- ^ dal 1976 al 1983 da Dittatura militare ah poso in essere forme di violenza e di eliminazione di quelli che erano gli oppositori politici. Fra di queste la scomparsa di persone, arrestate uccise di cui non si conosce la fine perché i corpi furono occultati. Il Movimento per i Desparecidos ancora oggi cerca di ottenere la identificazione dei luoghi e se sarà possibile la identificazione dei resti di tutte queste persone. Dalla presa del potere del Generale Raphael Vileda (1976) al generale (Reynaldo Bignone (1983), si svolsero queste atrocità.
- ^ Per un approfondimento sulla ispirazione statunitense della Costituzione brasiliana e poi delle vicende che la hanno condotta siano ad oggi, passando per varie dittature militari, si veda in bibliografia: sezione 09, n. 3, 1 e sezione 09, n. 3, n. 2, 1
- ^ Per un approfondimento si veda: Storia_dell'integrazione_europea
- ^ al momento non sappiamo quale sarà la conclusione del processo in atto. La Spagna attraverso il Re e il suo Governo si é opposta duramente alla prospettiva della secessione catalana.
- ^ Questo termine era a questi uomini non noto, perché, come già scritto, lo si può usare correttamente solo dopo la realizzazione della seconda Costituzione degli Stati Uniti d' America (1786). Questi precursori furono sicuramente la linfa vitale su cui poggiarono gli studi e le riaffermazioni di quelle intuizioni che poi sono state l' ispirazione per i Costituenti americani e per gli stessi autori del Federalist'.
- ^ Per maggiori indicazioni sulla sua vita e sulle sue opere si può attingere a https://en.wikisource.org/wiki/1911_Encyclop%C3%A6dia_Britannica/Dubois,_Pierre.
- ^ Discendenti di Ugo Capeto fondatore della dinastia francese.
- ^ Per ottenere maggiori informazioni storiche su questa università si veda: https://www.sorbonne.fr/la-sorbonne/histoire-de-la-sorbonne/
- ^ I riferimenti di questa opera manoscritta sono i seguenti. Il manoscritto è contenuto nel Codice latino n. 6222 della Bibliotéque Nationale de Paris. Dopo molti anni di oblio fu studiato e pubblicato nel 1844 dal suo direttore di allora Natalis De Wailly in Bibliotèques de l' Ecole des Chartes, Paris, 1844 seconda serie, volume 8. Successivamente furono fatte delle edizioni a stampa: Paris, edition de Charles-Victor Langois, 1891; a cui seguì la edizione di Leipzig-Berlin dell' Editore H. Kampf, 1936. Sul pensiero di Dubois rimane sempre attuale l' esposizione di Armando Saitta, Dalla Comunitas Christiana agli Stati Uniti d' Europa. Roma: Edizioni di storia e letteratura, 1948.
- ^ La guerra era nata dal tentativo del Re inglese Giovanni senza terra di ridurre il re di Francia ad un primus inter pares. A questa sua alleanza si aggiunsero L' Imperatore Ottone III, in conflitto con il Papa Innocenzo III, il quale a sua volta sosteneva il Re di Francia, e il Duca di Fiandra il quale si voleva espandersi sulle terre del Re. Accanto al Re di Francia Filippo II Augusto c' era una coalizione di Duchi Francesi che sostenevano il Re: Oddone III di Borgogna, Guglielmo II di Ponthieu, Roberto I di Dreux, Pietro II di Contrenay. La vittoria garantì quasi un secolo di pace. Da qui Pierre Dubois si chiese come fosse possibile rendere impossibile la guerra per gli anni futuri.
- ^ Abbiamo gia scritto a proposito della Confederazione svizzera quali era le fonti di ispirazione e si invia a leggere quel capitolo. Importante é qui ricordare che di fronte alla [[19]] di San Tommaso d' Aquino l' opera di Sigieri da Brabante averroista contrario a San Tommaso e a sui sostenitori, fu un maestro di ispirazione per la ricerca della verità ed in particolare per il rigore filologico e la lettura puntuale delle opere di Aristotele alla ricerca del vero pensiero di questo autore e del suo significato, sicuramente in opposizione agli Scolastici, che cercavano di trasformare il pensiero dei Classici greci in precursori del Cristianesimo. Questa posizione intellettuale fu un terreno fertile per la nascita della lettura positiva delle fonti, anche giuridiche, e per lo sviluppo del metodo interpretativo positivo del Diritto, in cui Dubois si collocò completamente.
- ^ Il motto in latino è Dulce bellum inexpertis La guerra è amabile per chi non la conosce.
- ^ In particolare sulle posizioni dei Principi elettori del Brandeburgo, Sassonia e Palatinato vedi: [20]
- ^ Nel 2017 si sono compiuti 500 anni della Riforma protestante. A questa data in una Europa alla ricerca della sua unità sia i Cattolici, sia gli Evangelici che raccolgono al suo interno tutte le Confessioni nate dalla Riforma si sono espressi per l' unità della Chiesa, per la unificazione politica e democratica dell' Europa. Sono ormai lontani i dissapori e divisioni militari a cui ci riferiamo. I cinque secoli trascorsi sono però il frutto della applicazione politica di questa divisione che sotto le vesti della Teologia e della Religione decise di distruggere quello che ancora esisteva della Communitas Christiana medievale.
- ^ L' invenzione della stampa fu dereminante per la diffusione di queste pubblicazioni. La traduzione in tedesco dei vangeli pose una prima questione ch era il superamento dell' analfabetismo delle classi basse, che in Germania, spinse tutti ad imparare a leggere e scrivere.
- ^ Il Principio di equilibrio stabilisce che gli Stati, avendo lo stesso valore, sono uguali sul piano della Comunità internazionale e possono trattare con gli altri membri da pari a pari. Questa base di partenza però si scontra con il reale potere dello Stato in esame e della sua potenza militare. Questo spiega l' azione militare aggressiva di alcune monarchie come quella Spagnola che forte del suo impero decise di conquistare l' Inghilterra oppure di spegnere nel sangue le rivolte delle Fiandre e dei Paesi Bassi. Questo ci spiega come la politica delle alleanze militari diventasse, da quella data, determinante al fine di impedire disegni di questo genere e nel caso di una guerra per opporsi con una discreta possibilità di non essere annientati. Dal 1648 al 1945, la storia d' Europa e dei suoi Stati è percorsa da fatti questo genere.
- ^ [Su Willian Penn si veda: https://en.wikipedia.org/wiki/William_Penn#Religious_conversion, http://www.thefederalist.eu/site/index.php?option=com_content&view=article&id=124&lang=it]
- ^ Nel Cristianesimo e per tutte le confessioni cristiane, partendo dal Vangelo, diventa un valore essenziale di fede credere che Dio sia unico ma formato da tre persone uguali e distinte. Padre. Figlio (Gesù Cristo) e Spirito Santo.
- ^ Questa viene definita come la dottrina della predestinazione. Per coloro a cui interessa il dibattito sul tema che aveva contrapposto Lutero ed Erasmo, si legga oggi la posizione ecumenica raggiunta nel documento comune: FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE – PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PROMOZIONE DELL' UNITA' DEI CRISTIANI, Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione (25.06.1998) in Enchiridion Oecumenicum 7, Bologna.EDB, 1986 pp. 885-912.
- ^ su tema si veda: [21].
- ^ I riferimenti completi alle modifiche del primitivo Frame (La struttura) del Governo 1682 sono descritte in :[Frame_of_Government_of_Pennsylvania#The_Frame_of_1682]
- ^ Su questa città e la sua evoluzione si veda: [22]
- ^ Per maggiori dettagli si veda: [23].
- ^ Su Thomas Paine vi vedano ne notizione biografiche in: [24]
- ^ Il Duca di York era amico dell' Ammiraglio William Penn di cui abbiamo già scritto. Negli anni in cui soggiornò in Olanda e in Francia si convertì al Cattolicesimo. Questa fu la ragione di contrasto con il Parlamento inglese che vedeva in lui un possibile agente della restaurazione cattolica in Inghilterra.
- ^ Le Compagnie favorite e sviluppate da Jean-Baptiste Colbert sono: Compagnia delle Indie orientali per il commercio con l' India e la Cina, Compagnia delle indie occidentali per l' America, Compagnia del Levante per il Mediterraneo e l' Impero ottomano, la Compagnia per l' Africa e quella per i mari del nord.
- ^ Si veda la Guerra della regina Anna
- ^ Si veda sul tema: Luigi XIV.
- ^ Si veda la prefazione dello stesso Abate alla prima edizione del Projet.
- ^ Il Progetto per rendere la pace perpetua in Europa consta di tre tomi. I primi due furono pubblicati a Utrecht, nel 1713, da Antoine Schouten; il terzo, intitolato «Progetto di Trattato per rendere la pace perpetua tra i sovrani cristiani», fu pubblicato dalla stessa tipografia nel 1717. La versione critica, originale e integrale è stata ripubblicata dalla Librairie Fayard nel 1986. Per chi volesse visionarne una edizione moderna veda: Castel de Saint-Pierre, Charles Irénée: Projet pour rendre la paix perpétuelle en Europe. Paris: Fayard, 1986, 721 p.. Per la lingua italiana si veda: [25]
- ^ Per la situazione politica dell' Europa dopo la pace di Raastad si veda: carta d' Europa1714[26].
- ^ Si veda sul punto nella voce Comunità internazionale e pure Comunità_internazionale#Il_problema_dell'origine_e_il_declino_della_Communitas_Christiana
- ^ Sul punto si veda sopra i capitoli dedicati ad entrambe.
- ^ Per questi autori invitiamo a legge i capitoli precedenti a loro dedicati.
- ^ si Veda Voltaire, Della pace perpetua. In Scritti politici, Torino, Utet, 1976 p. 834-837.
- ^ Nei suoi Scritti politici e di Diritto naturale. Torino Utet, 1965 si veda il saggio Elementa iuris naturalis
- ^ Si vedano le pagine su Saint-Pierre e sul Contratto sociale nelle Confessioni di Rousseau.
- ^ La terra era al centro dell' Universo. Questa era la posizione di Tolomeo (100-170 D.C.).
- ^ Niccolò Copernico descrisse l' Universo con al centro il Sole. Allora non poteva pensare che oltre il Sistema Solare esisteva una galassia così importante come la Via lattea
- ^ Si tratta della Anatomia umana. Il suo fondatore fu il medico fiammingo Andrea Vesalio sec. XVI medico personale dell' Imperatore Carlo V.
- ^ Maligno era la espressone medioevale per indicare le opere del Diavolo.
- ^ Sul tema rimane centrale l' esposizione di Alexandre Koyrè in Dal mondo del pressapoco all' universo della precisione. Torino, Einaudi, 2000.
- ^ Sono comprese in questa macchina la invenzione della [automatica volante] (1733), i fusi paralleli multipli automatici (1765), il telaio automatico (1745), il telaio Jacquard (1801) che essendo il più completo anche per la possibilità di introdurre con l' ordito qualsivoglia disegno mediante l' uso delle schede o cartoni perforati, rappresenta la base degli attuali telai elettronici oggi in uso.
- ^ La sua applicazione dovuta a John Wikilson si diffuse in breve tempo alle nuove invenzioni della siderurgia. In particolare inventò l' alesatrice che non solo poteva forare una barra di ferro o di acciaio ma la poteva anche scanalare il modo circolare. Il prodotto era una cavità con rigatura ad elica di calibro esatto dall' inizio alla fine che riduceva l' attrito e imprimeva alla ogiva una rotazione su se stessa aumentandone la precisione di traiettoria. Con l' apparire dei cannoni a retrocarica e il conseguente aumentare della velocità di tiro degli stessi si riuscì ad aumentare l' efficienza delle batterie sia di terra che di mare.
- ^ La descrizione più incisiva di questo genere di vita ci è stata tramandata dal libro primo del Capitale di Carlo Marx, in cui vengono esaminate le varie fasi dello sviluppo della industrializzazione in Europa e la costituzione del capitale industriale e finanziario. Si veda Marx Karl: Il Capitale. A cura di A. Macchioro e B. Maffi. Torino, Utet, 2013 v. 1.
- ^ Invito alla lettura dei seguenti testi in bibliografia per comprendere in problema delle scienze politiche sociali rispetto ad metodo utilizzato le cui radici nascono dalla Rivoluzione scientifica: n. 1, 3, 4, 7, 9, 11, 12, 13, 14, 18,1 9, 20, 21.
- ^ Sul tema si legga il capitolo di questa voce diretto a indicare la natura ideologica del Federalismo.
- ^ L' Opera in italiano si intitola Indagine sulla natura e sulle cause della ricchezza delle nazioni Roma: Newton Compton. 2013
- ^ I due Trattati uniti in un solo volume furono pubblicati anonimi. Furono considerati la giustificazione teorica della Gloriosa Rivoluzione inglese del 1688-1689.
- ^ Due trattati sul governo e altri scritti politici / di John Locke ; Patriarca / di Robert Filmer ; a cura di Luigi Pareyson. - 3. ed. accresciuta Torino : UTET, 1982 698 p. : 4 tav. ; 24 cm.
- ^ La sua opera più famosa fu il Patriarca o il potere naturale dei re pubblicata postuma nel 1680 nella quale egli giustifica in base alle sacre Scritture e alla Teologia il diritto divino del re. Per questo fu considerato uno dei massimi teorici dello Assolutismo monarchico.
- ^ La repubblica romana aveva sempre eletto tutte le sue cariche. Ai magistrati tutti l'obbedienza veniva data volontariamente sulla base del patto di unione primitivo. Quando questo veniva violato e si imponeva una dittatura a cui i consociati si ribellavano arrivando anche alla guerra civile
- ^ Abbiamo già scritto della decapitazione di Carlo I, della fuga della sua famiglia in Olanda e della presa del potere da parte di Oliver Cromwell nel 1649.
- ^ Abbiamo già scritto come la dichiarazione abbia inserito nello stato Inglese l' habeas corpus per tutti e abbia stabilito che le pene non dovevano essere umilianti e degradanti. Nello stesso processo penale, l' accusa doveva presentare delle prove circostanziate basate su fatti storici provati da documenti e da testimonianze, senza più avvalersi della tortura. Inoltre incominciò a diffondersi l' opera dei giudici, che chiamati a giudicare i casi concreti, dovevano anche stabilire se le leggi violavano la dichiarazione dei diritti. In questi casi ci furono le prime pronunce di disapplicazione della legge perché violavano la Dichiarazione.
- ^ Sino alla opera di Alexis de Tocqueville (1805-1859) non fu possibile rintracciare delle indagini di sociologia politica. Anche se dal punto di vista sistemici si faccia risalire a Max Weber la fondazione della teoria sociologica per la politica, già in Tocqueville si provano importanti analisi sistematiche. Il suo La democrazia in America (1835-1840) ne è un buon esempio
- ^ Infatti Adam Smith pubblicherà il suo Ricchezza delle nazioni nel 1776. Montesquieu pubblicò, 28 anni prima di Smith, nel 1748 Les esprit des Lois (il suo Spirito delle leggi) a cura Jean Jacques Rousseau in due volumi. Rileggendo le parti economiche di Montesquieu e di Smith si scopre la simmetria e il rigore metodologico di entrambi nell' affrontare i problemi finanziari di uno Stato.
- ^ Gli scritti di Montesquieu oggi possono essere consultati in lingua italiana Montesquieu: Tutte le opere (1721-1754), a cura di Domenico Felice. Milano. Bompiani, 2014 (“Il pensiero occidentale”) con il testo francese a fronte.
- ^ Si veda sul tema: [27]
- ^ I Nobili, gli Ecclesiastici non pagavano le imposte, solo il terzo stato composto da commerciati, agricoltori, funzionari dello stato, militari ecc, sostenevano sulle loro spalle il peso della fiscalità dello Stato francese
- ^ Montesquieu non scrisse mai contro la pena di morte ma nella sua concezione penale ci sono tutti gli elementi per considerarla abbietta. Non per nulla Cesare Beccaria e Francesco Mario Pagano ne divennero gli assertori prima della fine del XVII secolo.
- ^ Oltre alle insurrezioni dei servi della gleba ripetutesi periodicamente a difesa dei loro diritti non riconosciuti al tempo si deve ricordare la rivolta in Ucraina guidata da Pugacev
- ^ L' autore si riferì alla forma di prevaricazione che la maggioranza del parlamento inglese esercitò contro i favorevoli a salvare il re Carlo I dalla morte, impedendo a queste persone di poter votare. Il risultato fu che La Camera dei Comuni inglese lo condannò con una ampia maggioranza a morte (1649). Come già scritto la Alta Corte di giustizia altro non fece che applicare la decisione del Parlamento.
- ^ Si veda su questo punto http://www.montesquieu.it/biblioteca/Testi/Montesquieu_spirito_delle_leggi_2013.pdf ; per conoscere i pensiero degli antifederalisti e federalisti americani si veda http://www.thefederalist.eu/site/index.php?option=com_content&view=article&id=594%3Ail-dibattito-tra-federalisti-e-antifederalisti-americani-dal-1787-al-1800-e-la-sua-attualita&catid=2%3Asaggi&Itemid=1&lang=it per comprendere questo delicato aspetto che per tutto il XIX secolo ha travagliato i giuristi e i politici europei tra la Costituzione rigida e quella flessibile.
- ^ Sul punto si veda:Valentina Corti: Montesquieu tra Storicismo e Federalismo (pubblicato 7 ottobre 2015) [28] . Sul confederalismo vedi Lo spirito delle leggi, v. 1, parte II, libro IX, cap. 1. Sulla lega del Reno (Confederazione Germanica) si veda [29].
- ^ Sulla conoscenza delle opere di Montesquieu in America e sulla influenza delle sue teorie sulla stesura della Costituzione degli Stati Uniti si vedano: Spurlin Merrill Paul., Montesquieu in America: 1760-1801. Edizione del 1940. New York: Octagon Books, 1969; Lutz D. S., The relative influence of european writers on late eighteeth-century american political thought, in American Political Science Review, Cambridge: Cambridge University Press, 1984, n. 78, pp. 189-197; Cotta Sergio, Montesquieu, la séparation des poivoirs e la constitution fédérale des Etats Unis. In Revue internationale d' histoire politique et constitutionelle, Paris, 1951, n.s. n. 1, pp. 225-247; Muller, James W., The american farmers' debts to Montesquieu in The revival of Constitutionalism a cura di James W. Muller. Lincoln-London: University of Nebraska, 1988 pp. 87-102; Casalini B., L' ésprit de Montesquieu negli Stati Uniti durante la seconda metà del XVIII secolo. In Montesquieu e i suoi interpreti. A cura di Domenico Felice. Pisa. ETS, 2005 v. 1 pp. 325-355.
- ^ Per leggere una buona sintesi del contenuto del il Federalista [30] in cui vengono spiegati tutti questi aspetti.
- ^ A margine si deve ricordare che Montesquieu era contrario alla schiavitù. La sua formulazione causò anche delle polemiche basate sul fatto che il mercantilismo francese aveva teorizzato e fatto fortune con la vendita degli schiavi negli Stati del sud e del nord America.
- ^ Su di lui si veda: [31].
- ^ Si veda: https://en.wikipedia.org/wiki/Johann_de_Kalb
- ^ Si veda: https://en.wikipedia.org/wiki/Thomas_Conway
- ^ Si veda. https://en.wikipedia.org/wiki/Casimir_Pulaski
- ^ Si veda: https://en.wikipedia.org/wiki/Friedrich_Wilhelm_von_Steuben
- ^ Per notizie su questo scrittore e bibliofilo si veda [http:histoire-bibliophilie.blogspot.it/2016/03/charles-louis-trudaine-1764-1794.html].
- ^ Gli estremi della pubblicazione sono i seguenti: Hamilton Alexander, Jay John, Madison James: Le Fédéraliste. Paris, Buisson 1792 2 v.
- ^ Si veda [32]
- ^ La Prima coalizione antifrancese raccoglieva: Gran Bretagna, Impero d' Austria, Prussia, Russia, Spagna, Regno di Napoli, Regno di Sicilia, Regno di Sardegna, Regno del Portogallo. Repubblica delle Sette Provincie Unite, Realisti francesi.
- ^ Per notizie più complete sulla sua vita si veda: [33]. Ospitato dalla Famiglia Frestel e dal Presidente Giorgio Washington, egli poté frequentate Harward, essere formato nelle attività militari e mantenere informati i comuni amici delle vicende della sua famiglia. Ritornato nel 1798 dalla America entro nell' esercito e si distinse al servizio di Napoleone.
- ^ Questa prigionia fu più difficile di quanto poteva pensare. Per questo i suoi amici americani attarverso l'escamotage del pagamento dei suoi servigi riuscirono a fornigli una quantità rilevante di denaro che gli permise di vivere in tutti quegli anni senza dover soffrire le pene della carcerazione come la mancanza di cibo e la pulizia personale. Ci fu anche un tentativo di farlo evadere che non riuscì. Alla fine tutto questo contribuì ad aumentare la sua fama.
- ^ L' Assemblea nazionale si era trasformata in Convenzione per redigere una nuova costituzione che facesse della Francia una Repubblica.
- ^ Paris, Gènes, 1798 pp.312-313 e 342-343.
- ^ L'allusione è ovviamente al trattato "Per la pace perpetua" del filosofo tedesco.
- ^ E. Cò, op. cit., pp. 32-34.
- ^ Con la Covenzione di Cotonou (2000) i paesi terzi sono stati raggruppati in 7 gruppi si riferimento: caraibico, africano orientale e meridionale, pacifico, africano occidentale, africano meridionale, africano centrale, africano orientale- L' accordo è valido per 20 anni e ogni 5 viene rinnovata la strategia che deve portare questi paesi fuori dalla povertà e dalla indigenza. Sul tema su veda il sito della Commissione internazionale Cooperazione e Sviluppo UE [[34]].
- ^ EU-Canada (The Comprehensive and Economic Trade Agreement) è l' Accordo Economico e Commerciale Globale (2017) tra il Canada e la Unione Europea [[35]]
- ^ si tratta di un legame di associazione stretta con la Unione Europea. In esso la stato indipendente sceglie che tipo di legami accogliere e praticare con un accordo bilaterale fra l' Unione Europea e se stesso.
- ^ Legame particolare con la Unione Europea. Si tratta di territori, oggi autonomi, che fanno parte del territorio metropolitano di Stati come la Francia, il Regno Unito, i Paesi Bassi, il Portogallo, la Spagna) nella maggioranza dei casi essi applicano il Diritto comunitario con la stessa profondità con la quale si applica dello Stato di riferimento. Gli Stati di riferimento sono indicati dalla sigla dello Stato: (FR Francia, PB Paesi Bassi, UK Regno Unito, PT Portogallo, SP Spagna).
- ^ Indica che il rapporto con la Unione Europea è pieno con la completa attuazione dei Trattati europei vigenti.
- ^ Prima organizzazione europea nata dal Congresso di Amsterdam del 1948. Si tratta della organizzazione internazionale che tutela i diritti umani in Europa. Vedi: [[36]].
- ^ tutti gli Stati contrassegnati da questa sigla sono stati indipendenti. Normalmente hanno un nuovo tipo di associazione alla UE. Per alcuni rimane il rapporto diplomatico privilegiato con la Francia stao metropolitano di riferimento sino al 1960, anno in cui tutti i territori autonomi sono diventati indipendenti.
- ^ Indica l' appartenenza al Comunità dei Paesi di lingua portoghese guidata dal Portogallo.
- ^ con l' accordo di Belaveza (1991) gli Stati indipendenti che si riconoscevano nella precedente esperienza dell' Unione Sovietica si costituirono in questa nuova comunità.
- ^ indica l' appartenenza al Commonwealth delle nazioni Organizzazione internazionale promossa e guidata dal Regno Unito. Dopo la Brexit (2017) è incerto il loro proseguimento nel rapporto con la Unione Europea.
- ^ Trattato di cooperazione e difesa comune che ha permesso alla Europa di giungere sino ad oggi senza dover costruire una propria difesa comune. Vedi: NATO [[37]].
- ^ si tratta della Organizzazione degli Stati ibero-americani che raccoglie gli Stati di lingua spagnola e portoghese dell' America compresa la Guinea equatoriale dell' Africa.
- ^ Euro_in_Kosovo
- ^ Euro_in_Kosovo
- ^ i Trattati di Roma sono due. il primo è il Tratto che istituisce la CEEA,allora denominato MEC (Mercato Comune Europeo) e il secondo era il Trattato CEEA o EURATOM che istituì la comunità europea dell' Energia atomica. Oggi possiamo dire che questi Trattati sono il fondamento della attuale Unione Europea in quanto i loro articoli, dopo la fusione nel trattato Compact sono stati riorganizzati e riposizionati dal Trattato di Lisbona entrato in vigore il 1 Dicembre 2009.
- ^ Si veda[[38]] in cui sono contenute le matrici proiettive delle varie politiche che, secondo la Commissione, permetteranno alla attuale Unione europea di trasformarsi in un vero Stato federale.
- ^ La sua prima pubblicazione fu nel 1513
- ^ Sul suo inserimento nel Principe si veda:[39]
- ^ Zeffiro Ciuffoletti, Federalismo e regionalismo, Laterza, Roma-Bari 1994 (ISBN 88-420-4380-X), pp. 11-13
- ^ Ivi[non chiaro], pp. 14-16 e 25.
- ^ a b c Ivi[non chiaro], p. 19.
- ^ Ivi[non chiaro], p. 34.
- ^ Cfr., oltre a Ivi', pp. 35-36, anche i Discorsi detti nella pubblica tornata della Società nazionale per la confederazione italiana, Marzorati, Torino 1848
- ^ Zeffiro Ciuffoletti, op. cit., pp. 38-40
- ^ Ivi', p. 48
- ^ Ivi[non chiaro], pp. 84-99.
- ^ Ivi[non chiaro], p. 82.
- ^ Ivi[non chiaro], p. 64.
- ^ Basato su A. Salvestrini, Il movimento antiunitario in Toscana (1859-1866), Olschki Editore, Firenze 1967; C. Mangio, I patrioti toscani fra "Repubblica Etrusca e Restaurazione, Olschki, Firenze 1991 e M. Luzzatti, Orientamenti democratici e tradizione Leopoldina nella Toscana del 1799: la pubblicistica pisana, in «Critica storica», VIII, 1969, pp. 466-509; T. Kroll, La rivolta del patriziato. Il liberismo della nobiltà nella Toscana del Risorgimento, Olschki Editore, Firenze 2005; Zeffiro Ciuffoletti, Federalismo e regionalismo, Laterza, Bari-Roma 1994, pp. 11-13. Tutti i nomi che portano solo la indicazione “Federalista” sono ricavati dalla opera Marena Riccardo, Butteri Alberto, Console Vito: Bibliografia del Federalismo europeo citata in bibliografia sez. 01 n. 1.
- ^ Zeffiro Ciuffoletti, op. cit., pp. 20-21.
- ^ Ivi[non chiaro], p. 22.
- ^ a b c d e Zeffiro Ciuffoletti, op. cit., pp. 11-13
- ^ Zeffiro Ciuffoletti, op. cit., p. 18.
- ^ Ivi[non chiaro], pp. 24-25.
- ^ Ivi[non chiaro], p. 25.
- ^ D. Preda, Alcide De Gasperi federalista europeo, Il MulinoBologna 2004, pp. 196 e segg.
- ^ Ivi[non chiaro], p. 29.
- ^ Ibidem.
- ^ Ivi[non chiaro], p. 23.
- ^ L' esposizione più completa di questi aspetti fu fatta da Mario Albertini cfr. in bibliografia: 04, nn. 29, 30-32, 35, 38, e pure nel n. 46 di Carl Joachim Friedrich [[40]].
- ^ Queste affermazioni sono esposte bene da Immanuel Kant in bibliografia n. 63 nel volume Per la pace perpetua e Sulla Storia dal punto di vista cosmopolitico e da Lord Lothian [[41]] n. 55.
- ^ Su tema si può leggere la biografia del re Federico II di Prussia per comprendere tutte queste vicende e le loro conclusioni
- ^ Quando gli autori del Federalista si interrogarono sul significato di questa nuova concezione, la soluzione era stata raggiunta per via empirica dalla Convenzione di Filadelfia. Nonostante tutto essa diventò un modello universale che è la base, oggi, per il processo costituente di un qualsivoglia Stato federale. Sul tema si leggano i nn. 1, 2-5 del Federalista scritti da Alexander Hamilton e da John Jay per capire come da più popoli si può arrivare ad avere un solo popolo.
- ^ Vedi Movimento per i diritti civili negli Stati Uniti d' America)
- ^ Sul tema del Governo federale rimane insuperato per completezza il libro di Wheare, Kenneth Clinton: Del governo federale. Bologna: Il Mulino, 1997 in ci si analizzano tutte queste problematiche.
- ^ Sulla affrancamento degli schiavi si deve ricordare che già gli Inglesi all' inizio delle ostilità avevano promesso la libertà agli schiavi che si fossero uniti all' esercito reale ( Proclamazione di Lord Dunmore governatore inglese della Virginia). L' esercito Continentale di George Washington da parte sua promise ai neri che si arruolavano la libertà e tali furono i soldati nei tre Battaglioni comandati da Alexander Hamilton.
- ^ Rimane ancora oggi classico il libro di Max Weber: L' etica protestante e lo spirito del capitalismo. Firenze Sansoni, 1989. La sua prima edizione risale al 1902 quando negli Stati Uniti d' America si stava sviluppando la grande industrializzazione e il capitalismo che condurrà alla crisi del 1929.
- ^ La Moravia è una regione che si è costituita prima dell' anno mille nella Europa Centrale lungo le due sponde del fiume Morava estendendosi dalla Polonia meridionale alla attuale Repubblica ceca, alla Slovacchia e interessava una parte della Ucraina e della Ungheria. L' azione politica di conquista degli Asburgo fu diretta a demolire quello che rimaneva della loro autonomia politica sottomettendola al Regno austro-ungarico che fu la base di partenza per la costruzione dell' impero della famiglia.
- ^ Sulla Chiesa Movava si legga nella sezione 10 della bibliografia il n. 13
- ^ Molto importante per comprendere il rapporto fra la società americana e i suoi rappresentanti eletti alla convenzione di Filadelfia é il libro di Carl Van Doren. La Grande Prova, Pisa Nistri Liski, 1959. In esso si illustrano i lavori della Convenzione e le linee di comportamento dei delegati i quali, nonostante le loro personali convinzioni decisero di far prevalere il bene della comunità complessiva sulle richieste particolari provenienti dai ciascuno dei 13 Stati per dare ad essa un futuro diverso e molto più democratico. Dal loro lavoro si può dire che sia nato il modo politico di fare federalismo.
- ^ L' autore scriveva in una piena era mercantilista. Il sud era praticamente in prevalenza agricolo e le industrie del nord erano appena alle origini.
- ^ Vedi la Storia della idea federalista
- ^ Cfr in bibliografia sez. 05, n. 26
- ^ Vedi in bibliografia sez. 05, n. 21
- ^ Machiavelli nel Principe definì il Consigliere spiegando che molte volte un Principe per essere illumiato deve essere affiancato da persone preparate e valide. Se queste persone sono al suo servizio le lo servono con abnegazione il principe riuscirà ad essere un grande governante. Nella Storia ci sono consiglieri con queste caratteristiche: il Cardinale Richelieu e il Card. Mazzarino sono due validi esempi di questa categoria.
- ^ La Prima Coalizione fu guidata dalla Inghilterra ed era composta da tutte le principali Monarchie dell' Ancien Régine d' Europa, Il loro scopo era conquistate Parigi, distruggere le forze rivoluzionarie e rimettere sul trono di Francia i legittimi eredi di Luigi XVI giustiziato dalla Rivoluzione.
- ^ Il racconto più completo di questi fatti è scritto dallo stesso Jean Monnet nel suo Cittandino d' Europa, Napoli: Guida, 2007. Jean Monnet aveva convinto con l' aiuto dei suoi amici di Federal Union (Il Movimento Federalista inglese), Winston Churchill a proporre la unificazione dei Parlamenti. Dopo il fallimento di questo tentativo Monnet fu inviato negli Stati Uniti e divenne il principale fautore del Program for Victory della amministrazione Roosvelt.
- ^ Il fascismo aveva stabilito che Ernesto Rossi, essendo professore di economia, poteva tenere una corrispondenza con altri studiosi della sua materia. Per questo aveva incominciato e trattenuto una fitta corrispondenza con Luigi Einaudi dal carcere. Mandato al confino sull' isola di Ventotene, Luigi Einaudi (Professore di Scienza delle Finanze all' Università di Torino) incominciò a scambiare libri con Ernesto Rossi. Per questa ragione la moglie Ada era autorizzata a portare e riportare a casa libri e scritti che provenivano da Luigi Einaudi (gli scritti erano controllati, letti e censurati). Il libro di Lord Lotian fu uno di questi. Dalle mani di Ernesto Rossi passò a Spinelli e poi a Colorni. Il libro è in bibliografia sez. 04 n.55. Questa lettura, secondo lo stesso Spinelli fu quella che gli aprì un nuovo modo di vedere le cose e gli permise di arrivare alle considerazioni base per redigere il Manifesto di Ventotene. Su Philip Kerr XI Marquess of Lothian leggi: (EN) [[42]]. In lingua italiana Philip_Kerr,_XI_marchese_di_Lothian
- ^ Tutto questo racconto oltre ad esser stato oggetto di ampi studi è contenuto nel capitolo apposito delle memorie redatte da Altiero Spinelli quasi alla fine della sua vita. Si veda in bibliografia sez. 05 n. 4. Per la lettura del Manifesto si veda sez. 05 n. 16.
- ^ Spinelli per primo si battè sul terreno internazionale nel 1948 per far prevalere la scelta della convocazione della Assemblea Costituente europea (Congresso dell' Aja 1948). Nonostante le buone intenzioni di Churchill, il Congresso decise di creare una camera di discussione comune fra gli Stati europei in cui alla parità dei membri corrispondeva la mancanza di qualsivoglia elemento federale. L' Istituzione è il Consiglio d' Europa.
- ^ Oggi la Unione europea ha dei problemi continentali irrisolti. Si pensi alla difesa comune, ai problemi della immigrazione e della distribuzione dei migranti, ai problemi dei conferimenti nazionali che paralizzano le deboli finanze della unione. Ancora oggi in ogni singolo Stato europeo membro ci sono dei Partiti politici talvolta anche molto rappresentativi che propongono al popolo di quello Stato la uscita dalla Unione invece di lavorare e lottare per la soluzione degli stessi problemi sul piano della Unione. In Europa la Brexit (2016) con la vittoria dalle forze contrarie all' Europa, ha imposto al Regno Unito l' uscita dalla Unione Europea. Questa proposta ormai diventata decisione popolare appartiene a questa categoria.
- ^ Per chi volesse leggere in resoconto puntuale su questo tentativo e gli atti finali che portarono Alcide De Gasperi ad esercitare un ruolo chiave nella creazione del primo progetto di federazione europea si veda sez, 07 n. 5.
- ^ Oggi nel Parlamento europeo siedono 27 Stati membri con un numero di deputati proporzionale alla loro popolazione. Questi deputati si raggruppano in famiglie politiche che nella ultima legislatura 2014-2019 assiste ad un loro trasformarsi in partiti continentali federali.
- ^ Il MFE fondato da Spinelli del 1943 è il padre di questo movimento che progressivamente si è unito agli altri movimenti federalisti, nati dalla Resistenza europea, e si è esteso a tutta l' Europa e che oggi raccoglie tutti i federalisti europei che vogliono lo Stato federale europeo.
- ^ Si tratta della Dichiarazione del 9 maggio 1950.
- ^ Sul tema si veda in bibliografia sez. 04 n. 49 l' introduzione e i primi due saggi. La lotta per l' elezione diretta dei deputati al Parlamento Europeo, in Italia e in Europa, si condisse per molti anni (1975-1989). Progressivamente si venne ad estendere a tutti gli Stati membri e oltre alla decisione di leggerlo su base nazionale, con una ripartizione di seggi (sistema ancora in vigore oggi), si ottenne nel 1989 il mandato costituente. Per la delegazione italiana questo mandato fu conferito con la legge costituzionale n. 2 del 3/04/1989 e il relativo referendum vinto dai sostenitori del conferimento del potere costituente al Parlamento europeo. Il Trattato costituzionale invece è caduto per il voto contrario dei Francesi e degli Olandesi ed è stato sostituito con l' attuale Trattato di Lisbona.
- ^ Vedi in bibliografia la esposizione al riguardo di Norberto Bobbio sez. 05 n. 10
- ^ Europeiste si definiscono le forze nazionali, politiche, sociali e i Partiti nazionali che si dichiarano favorevoli alla integrazione europea.
- ^ Sulla storia del decorso della dottrina rimane classica la descrizione contenuta nei primi capitoli di Angelo Piero Sereni in bibliografia sezione 03 n. 25.
- ^ Per coloro che volessero approfondire tutto il dibattito sul tema suggerisco di avvalersi della bibliografia di questa voce nella sezione 01 n. 01.
- ^ Dal 1950 la dottrina costituzionale americana e quella europea hanno attribuito questa qualifica al solo Stato federale. Si veda sul punto tutta la disamina sulla formazione dello Stato federale e sul suo processo costituente contenuta del libro di Dahl sez. 04 n. 57
- ^ Sul processo costituente federale ricordo che è necessario distinguerlo la quello di redazione dei trattati internazionali. Questi ultimi avvengono con trattative intergovernative fra i vari governi e i loro rispettivi apparati diplomatici. Non per nulla a Bruxelles siedono i rappresentanti permanenti delle rispettive diplomazie nazionali. Il primo processo, quello costituente, è un coinvolgimento continuo e sistematico della volontà popolare che vene incanalato, attraverso il voto per la elezione dei rispettivi rappresentanti, nella Assemblea parlamentare che ha in potere di redigere la costituzione. Dopo la sua approvazione la stessa dovrà essere ratificata dalle assemblee nazionali degli Stati membri. Quando la maggioranza degli Stati membri la avrà ratificata questa entrerà in vigore dando vita al nuovo soggetto dotato di sovranità propria: lo Stato federale. Su questo punto si vedano in bibliografia sez. 04 nn. 5-10, 14, 20, 24, 59.
- ^ Sulla rivoluzione degli Intellettuali rimane ancora valida la ricostruzione storica di Louis Namier. Vedi in bibliografia sez. 03 n. 34. La rivoluzione si estese in tutti gli Stati europei. Le forze rivoluzionarie assieme a quelle borghesi richiedevano:*una costituzione democratica con il diritto di voto per tutti, non più basata sul censo;* la riforma economica che ponesse fine alle forme di sfruttamento del lavoro manuale nelle fabbriche della rivoluzione industriale;*la costituzione di vari stati nazionali ancora sottoposti agli smembramenti che erano stati effettuati dopo le guerre napoleoniche e la ricostruzione dell' Ancien régime in Europa.
- ^ Sul suo pensiero federalista si legga il saggio introduttivo di Mario Albertini alla La prioprietà di Proudhon in bibliografia sez. 06 n. 15
- ^ Liberale perché anche le libertà politiche sono collegate alla dimensione economica privata. Chi è povero in questo stato conta pochissimo. Borghese perché le libertà costituzionali sono libertà individuali, relative alla singola persona, mentre le libertà collettive come quella di associazione sindacale e di agire per mezzo di Partiti rivoluzionari sono proibite e perseguitate con sanzioni penali durissime.
- ^ Per le notizie biografiche su questo autore vedi: [[43]]
- ^ Unione dei Federalisti Europei con sede a Bruxelles.
- ^ Tutti questi autori sono citati nella bibliografia confronta sez, 06 nn. 3, 4, 5, 6, 7, 12, 14, 15, 16, 17.
- ^ Vedi in bibliografia nella sezione 06 n. 1, 11. ricordo che avendo citato diverse volte questo autore abbiamo predisposto un link, nella sezione di questa voce, per poter raggiungere la Fondazione in cui sono pubblicati i suoi scritti.
- ^ Su questi problemi Rossolillo cita il complesso lavoro di Walter Cristaller come primo esempio di questo approccio scientifico che abbandona le elaborazioni intellettuali per passare ai dati storici, economici e geografici di un territorio in cui sono insediate delle Comunità. Vedi in Bibliografia sez. 06 n. 18, 19.
- ^ Si veda sul tema le considerazioni di Daniel Elazar in bibliografia sezione 04 n. 19
- ^ Al momento in cui Kant scriveva queste cose c' erano dei grandi imperi coloniali con uno stato europeo quale centro. L' Impero Spagnolo che era presente su tutta la terra anche se era stato molto ridimensionato dall' Inghilterra. Quello inglese più piccolo, perché non aveva ancora la vastità di quello Britannico del XIX secolo, in quanto non aveva conquistato i territori Africani. L' Impero Francese che era più vasto di quello inglese ma ridotto a causa delle sconfitte nelle guerre di fine secolo, per citare solo i più noti.
- ^ Sul tema si può leggere la raccolta complessiva degli scritti di Gandhi, Teoria e pratica della non violenza, Torino: Einaudi, 1973, che raccoglie tutti gli scritti specialmente quelli pubblicati appena dopo il 1945. Su questo tema rimane importante: Arendt Hannah: Disobbedienza civile. Milano, Chiarelettere, 2017
- ^ Vedi Movimento_nonviolento.
- ^ Vedi Federal Union, Jonatan Cape, 1940, s. 4 n. 21. La voce nella Wiki inglese: https://en.wikipedia.org/wiki/Federal_Union
- ^ Sul tema si legga. Federal Union:Confederazione mondiale e Federazione delle democrazie. Lugano: Edizioni di Capolago, 1944.
- ^ vedi Basset Noble P., Constitution of the United States of the World, Boston; The Christopher Publishing House, 1944
- ^ Vedi Ernesto Rossi: Confederazione mondiale e federazione democrazie, Lugano Edizioni di Capolago, 1944
- ^ Vedi Streit Clarence K.: Unione federale o Società delle Nazioni, Lugano Edizioni di Capolago, 1944
- ^ Sorokin Pitirim A.: The reconstruction of Umanity, Boston: Bacon Press, 1948
- ^ Borgese Giuseppe Antonio: Foundation of the World Republic, Chicago: Chicago University Press, 1953
- ^ Vedi sul tema il loro sito: http://www.gfbv.it/
- ^ Su questo tema si legga il saggio di Francesco Rossolillo [[44]] [[45]]
Bibliografia
01. Fonti e Bibliografie
- Bibliografia del Federalismo europeo: 1776-1984. / Riccardo Marena; Alberto Butteri; Vito Console. - Milano: Franco Angeli. - 1987-1989, 2 voll.
- Il Federalista [1788] / Alexander Hamilton; John Jay; James Madison; a cura di Giovanni Negri e Marco D' Addio. - Bologna: Il Mulino. - 1980. - 764 p.
02. Sulla metodologia
- Les cadres sociaux de la connaissance / Georges Gurvitch. - Paris: PUF, 1966.
- La Costituzione in senso materiale. / Costantino Mortati. - Milano: A. Giuffré. - 1940. - 233 p.
- Dialectique du dechainement / Alexandre Marc. - Paris: Colombe, 1961.
- La distruzione della ragione. / Gyorgy Lukacs ; traduzione di Eraldo Arnaud. - Torino, Einaudi. - 1980. - 2 v.
- Economia e società: Sociologia politica. / Max Weber. - Torino : Edizioni di Comunità. - 1999. - v. 4
- The future of anomie theory / edited by Nikos Passas & Robert Agnew. - Boston: Northeastern University Press. - 1997. - xii, 240 p.
- Ideologia e utopia. [1929] / Karl Mannheim; traduzione di Antonio Santucci. - Bologna: Il Mulino. - 1999.
- Ideologia tedesca / Karl Marx; Friederich Engels ; saggio introduttivo, traduzione, note e apparati di Diego Fusaro ; presentazione di Andrea Tagliapietra. - Milano : Bompiani: Il pensiero occidentale. - 2011. - 1692 p.
- Introduzione alla Sociologia della conoscenza. / Franco Crespi; Fabrizio Fornari. - Roma: Donzelli. - 1994. - vi, 272 p.
- The many faces of change; explorations in the theory of social change. / Paul Meadows. - Cambridge, Mass., Schenkman Pub. Co., 1971. - XII, 308 p.
- Il metodo delle scienze storico-sociali / Max Weber. - Torino: Einaudi, 1974
- Metodo sociologico e ideologia: Charles Wright Mills. / Giandomenico Amendola. - Bari : De Donato. - 1971. - 206 p.
- Nuove regole del metodo sociologico. / Anthony Giddens. - Bologna : Il Mulino. - 1979. - 258 p.
- Philosophy, science, and the sociology of knowledge. / Irving Louis Horowitz ; foreword by Robert S. Cohen. - Westport (Conn.): Greenwood Press. - 1976. - xi, 169 p.
- Prassi politica e teoria critica della societa'. / Jurgen Habermas. - Bologna: IL Mulino. - 1973. - 491 p.
- Le riflessioni di Mario Albertini per una rielaborazione critica del materialismo storico. / Luisa Tuminelli. - in: “il Federalista”. - Pavia: Edizioni il Federalista. - 2008. - n. 1 p.13-50.
- Social and Cultural Dynamics / Pitirin A. Sorokin. - New York: Glencoe. - 1937, 4 v.
- Sociocultural causality, space, time and sociocultural causality. / Pitirim A. Sorokin. - New York: Russell and Russell, 1964.
- La Sociologia della conoscenza / Werner Stark. - Milano; Etas Libri. - 1967.
- Sociologia e conoscenza. / C. Wright Mills ; appendice all'edizione italiana di Irving Louis Horowitz, con una bibliografia generale delle opere di C. Wright Mills. - Milano : Bompiani. - 1971. - 483 p.
- Teoria e struttura sociale / Robert King Merton. - Bologna: Il Mulino. - 1983. - 3 v.
03. Il pensiero federalista e la storia
- The Age of Ideologies : A History of Political Thought in the Twentieth Century / Karl Dietrich Bracher ; Translated from the German by Ewald Osers. - London: Methuen. - 1985. - xii, 305 p.
- Antico Oriente : storia, società, economia / Mario Liverani. - Bari: Laterza. - 1988. - x, 1031 p.
- Arthashastra [IV secolo a. Cr.]. / Kautilya; traslated by R. Shamasastry. - Bangalore: Government Press. - 1915.
- Contro il mito dello stato sovrano : Luigi Einaudi e l'unità europea / Umberto Morelli. - Milano : Angeli. - 1990
- Il difensore della pace /Marsilio da Padova; a cura di Cesare Vasoli. - Torino: Utet. - 1960. - 755 p.
- Il Diritto della guerra e della pace [1625]. / Ugo Grozio; traduzione Francesca Russo; premessa di Salvo Mastellone. - Firenze: Centro Editoriale Toscano. - 2002.
- Il Diritto di guerra: (de iure belli 3) [1598]. / Alberico Gentili; introduzione di Diego Quaglioni; traduzione di Piero Nencini. - Milano: Giuffrè. - 2008.
- La divisione del lavoro sociale [1893]. / Emile Durkheim; introduzione di Alessandro Pizzorno; traduzione di Fulvia Airoldi Namer. - Milano: Edizioni di Comunità. - 1999
- Due trattati sul governo e altri scritti politici /John Locke; a cura di Luigi Pareyson. - Torino: Utet. - 1960. - 561 p.
- L' età dei Diritti / Norberto Bobbio. - Torino: Einaudi. - 2011. - XXII, 266 p. . - 11a ediz.
- Europolis: una idea controcorrente di integrazione politica. / Patrizia Nanz; traduzione di Marca C. Sircana. - Milano: Fetrinelli Editore. - 2009. - 272 pag.
- Federalis. / John Kincaid. - Thousand Oaks: Sage Publications. - 2011. - 4 voll.
- Federalismo e autonomia nelle Elleniche di Senofonte / Cinzia Bearzot. - Milano : Vita e pensiero. - 2004. - 176 p.
- Il Federalismo nel mondo antico / a cura di Giuseppe Zecchini. - Milano : Vita e pensiero. - 2005. - X, 160 p.
- La globalizzazione e i suoi oppositori. / Joseph Eugene Stigliz; traduzione di Daria Cavallin. - Torino: Einaudi. - 2002
- L' idea della Ragion di Stato nella storia moderna. [1924] / Friedrich Meinecke; traduzione di Dino Scolari. - Firenze: Sansoni. - 1977
- L' idea di Nazione. / Federico Chabot; a cura di Ernesto Sestan e Armando Saitta, - Bari: Laterza. - 1979. - 195 p.
- Institutions politiques et droit constitutionel. / Maurice Duverger. - Paris: Presse Unversitaire de France. - 1973.
- A History of european Integration: 1945- 1947 / Walter Lipgens. - Oxford: Oxford University Press. - 1982.
- Introduction à la philosophie de l' histoire. / Raymond Aron. - Paris: Gallimar. - 1957
- L' invenzione della pace: guerre e relazioni internazionali. / Michel Howard; traduzione di Umberto Liviani. - Bologna, Il Mulino. - 2002
- Un Mondo di Nazioni: l' ordine internazionale dopo il 1945. / William R. Keylor;. Edizione italiana a cura da Daniela Vignati . - Milano: Guerini Scientifica.- 2007.
- Le nuove guerre: la violenza organizzata nell' età globale. / Mary Kaldor; traduzione di Gianluca Foglia. - Roma: Carocci. - 2001
- Organizzazione internazionale: soggetti a caratteri funzionale: le Organizzazioni internazionali / Angelo Piero Sereni. - Milano: Giuffrè. - 1960
- Pace e guerra fra le nazioni [1962]. / Raymond Aron; traduzione di Fulvia Airoldi Namer. - Milano, Edizioni di Comunità. - 1983.
- La pace nella filosofia politica di Marsilio da Padova / Cavallara Giovanna. - Ferrara: De Salvia. - 1973. - 45, VIII p.
- Politica e diritto nel trecento italiano : il * De tyranno di Bartolo da Sassoferrato, 1314-1357 / Diego Quaglioni ; con l'edizione critica dei trattati De guelphis et gebellinis, De regimine civitatis e De tyranno. - Firenze : L. S. Olschki. - 1983. - 257 p.
- Il pensiero politico degli autori del Federalist. / Aldo Garosci. - Milano: Edizioni di Comunità. - 1954. - x, 438 p.
- Politica e Costituzione di Atene / Aristotele; a cura di Carlo Augusto Viano. - Torino: Utet. - 1988. - 476 p.
- Principi di Sociologia / Herbert Spencer; a cura di Franco Ferrarotti. - Torino: Utet. - 1988
- Il problema della guerra e le vie della pace / Norberto Bobbio. - Bologna: il Mulino. - 1985. - 2a ediz.. - 167 p.. - ISBN 88-15-00575-7
- Relazioni fra gli Stati: pace e guerra: forma di governo e sistema economico dall' Illuminismo all' imperialismo. / A cura di Raffaella Gherardi'. - Bologna, Clueb. - 2002.
- La rivoluzione degli intellettuali e altri saggi sull'Ottocento europeo. / Lewis B. Namier. - Torino: G. Einaudi. - 1972. - 289 p.
- The rule of international law in the elimination of war. / Quincy Wright. - Manchester: University Press. - 1961.
- Scritti politici con voci politiche dell' encyclopédie. / Denis Diderot, a cura di Furio Diaz. - Torino: Utet. -1983. - 781 p.
- La società anarchica: l'ordine nella politica mondiale. / Hedley Bull; presentazione di Angelo Panebianco; traduzione di Stafano Procacci . - Milano : P & C. - 2005.
- Stagioni e teorie della Società internazionale / Maurizio Bazzoli. - Milano: LED. - 2005.
- Storia della decolonizzazione nel 20o secolo. / Bernard Droz; tradizione di Ester Borghese. - Milano: Mondadori. - 2007.
- Storia del Federalismo europeo / Mario Albertini, Andrea Chiti-Batelli, Giuseppe Petrilli ; a cura di Edmondo Paolini ; prefazione di Altiero Spinelli. - Torino : ERI. - 1973. - 431 p.
- Storia della idea d' Europa. / Federico Chabot; a cura di Ernesto Sestan e Armando Saitta, - Bari: Laterza. - 1995. - 171 p.
- Study of international relations. / Quincy Wright. - New York: Appleon Century Croft. - 1955.
- Studies of War. / Quincy Wright. - Chicago: Chicago University Press. - 1942
- Sulla democrazia. / Robert Alan Dahl; traduzione di Cristina. Paternò. - Bari: Laterza. - 2006.
- Sumerian culture and society : the cuneiform documents and their cultural significance. / Samuel Noah Kramer. - Menlo Park, Ca. : Cummings Pub. Co.. - 1975. - 29 p.
- The Sumerians / Naida Kirkpatrick. - Chicago: Heinemann Library. - 2003. - 64 p.
- Lo spirito delle leggi / Charles-Louis Secondat Baron de Montesquieu, a cura di Sergio Cotta. - Torino: Utet. - 2009. - 2 v.
- Il terzo assente: saggi e discorsi sulla pace e la guerra. / Norberto Bobbio. - Torino, Milano: Sonda. - 1989. - 236 p.
- The Uruk world system : the dynamics of expansion of early Mesopotamian civilization. / Guillermo Algaze. - Chicago : University of Chicago Press, 2005. - xiv, 190 p.
04. Sul Federalismo
- Administration in federal systems. / Ronald L. Watts. - London : Hutchinson Educational, 1970. - x, 150 p.
- Anatomia della pace. / Emery Reves. - Bologna: Il Mulino. - 1990. - 241 p.
- Beiträge zu ökonomischen Problemen des Föderalismus. / Guy Kirsch; Christian Smekal; Horst Zimmermann; herausgegeben von Kurt Schmidt. - Berlin : Duncker & Humblot. - 1987.
- Che cosa è il Federalismo. / Mario Albertini. - in Il politico. - Milano. - 1956. - a. 21., n. 3, p. 20.
- Cittadini del mondo: verso una democrazia cosmopolita. / Daniele Archibugi. - Milano: Il Saggiatore. - 2009. - 331 p.
- Comparative federalism in the devolution era. / Edited by Neil Colman McCabe. - Lanham (Md.): Lexington books. - 2002.
- Comparative federalism: theory and practice. / Michael Burgess. - London, New York (N.Y.) : Routledge. - 2006.
- I concetti del federalismo. / Luigi Marco Bassani; William Stewart; Alessandro Vitale. - Milano: Giuffrè. - 1995.
- Constitutionalizing globalization: the postmodern revival of confederal arrangements. / Daniel J. Elazar. - Lanham, Md.: Rowman & Littlefield. - 1998
- Costituzionalismo multilivello e dinamiche istituzionali. / Antonio D'Atena. - Torino : Giappichelli. - 2007.
- Crisi dello stato e governo del mondo. / Lucio Levi. - Torino : Giappichelli. - 2005.
- Del governo federale. / Kenneth C. Wheare ; traduzione di Sergio Cotta. - Milano : Edizioni di Comunità, 1949. - 498 p.
- Del governo federale. / Kenneth C. Wheare. - Bologna: Il Mulino. - 1997. - 394 p.
- La democrazia cosmopolitica. / Daniele Archibugi. - Trieste: Asterios. - 2000. - 30 p.
- Ein berühmter Unberühmter: neue Studien über Konstantin Frantz und den Föderalismus. / Eugen Stamm. - Konstanz : Weller. - 1948
- Equilibrio o egemonia: considerazioni sopra un problema fondamentale della storia politica moderna. / Ludwig Dehio. - Bologna, Il Mulino, 1995. - 260 p.
- Esquisse d' un tableau historique des progrés de l' esprit humain. / Marie-Jean-Antoine-Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet. - Génes: s.e.. - 1798.
- Evaluating federal systems. / edited by Bertus de Villiers. - Cape Town: Juta Dordrecht; Nijhoff. - 1994. - XX, 439 p.
- Exploring federalism. / Daniel J. Elazar. - Tuscaloosa, Ala. : University of Alabama press. - 1987
- The federal principle: a journey through time in quest of a meaning. / S. Rufus Davis. - Berkeley, Calif.: University of California press. - 1978
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- Federal Union: the Pioneers. A history of Federal Union. / Richard Mayne ; John Pinder. - London: Macmillan & co.. - 1990. - 278 p.
- Federalism : an introduction. / George Anderson. - Don Mills : Oxford university press. - 2008. - viii, 88 p.
- Federalism and political integration. / edited by Daniel J. Elazar. - Lanham (Md.): University press of America. - 1984. - 233 p.
- Federalism and the new world order. / edited by Stephen J. Randall and Roger Gibbins. - Calgary, (Alta.) : University of Calgary press, 1994 . - xxi, 290 p.
- Federalism: origin, operation, significance. / William H. Riker. - 4a ediz.. - Boston, Mass. : Little, Brown. - 1964 . -XIII, 169 p.
- Il Federalismo. / Lucio Levi. - in Storia delle idee politiche e sociali / a cura di Luigi Firpo. - Torino: Utet. - 1979, v. 6, pp. 459-526.
- Il Federalismo. / Lucio Levi. - Milano : Angeli. - 1987. - 117 p.
- Federalismo / Mario Albertini. - in La grande enciclopedia per tutti / Istituto Geografico De Agostini. - Novara: Istituto Geografico De Agostini. - 1964. - v. 5 pag.373 b-c, pag. 374 a.
- Il Federalismo. / Mario Albertini. - Bologna: Il Mulino. - 1993. - 294 p.
- Il Federalismo. / Mario Albertini. - Bologna: Il Mulino. - 1997. - 294 p.
- Il Federalismo di Mario Albertini. / Flavio Terranova ; presentazione di Arturo Colombo. - Milano: Giuffrè. - 2003. - xix, 199 p.
- Il Federalismo e l' ordine economico internazionale. [1943-45]. / Lionel Lord Robbins; a cura di Guido Montani. - Bologna: Il Mulino. - 1985. - 210 p.
- Federalismo europeo e federalismo mondiale. / Francesco Rossolillo. - in: Il senso della storia. / Francesco Rossolillo. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 773-803.
- Il Federalismo, l'Europa e il mondo: un pensiero politico per unire l'Europa e per unire il mondo. / Guido Montani. - Manduria : Lacaita, 1999. - 172 p.
- Il Federalismo nel pensiero politico e nelle istituzioni. / a cura di Ettore A. Albertoni. - Milano : Eured, 1995. - lxxxviii, 324 p.
- Federalismo: storia, idee, modelli. / Corrado Malandrino. - Roma : Carocci. - 1998. - 184 p.
- Federazione. / Mario Albertini. - in La grande enciclopedia per tutti / Istituto Geografico De Agostini. - Novara: Istituto Geografico De Agostini. - 1964. - v. 5, pag. 374 c., pag- 375 a-b.
- La fine delle egemonie: Unione Europea e Federalismo mondiale. / Antonio Mosconi ; prefazione di Lucio Levi. - Torino: Alpina. - 2008. - xii, 149 p.
- Die Funktion der Regierung im modernen föderalistischen Staat. / von Martin Usteri. - Wien : Braumüller. - 1977. - 22 p.
- La Guerra e l' Unità Europea. / Luigi Einaudi. - Bologna: Il Mulino. - 1986. - 169 p.
- La guerre et la paix: recherches sur le principe et la constitution du droit des gens. / Pierre Joseph Proudhon ; introduction et notes de Henri Moysset. - Paris : M. Rivière. - 1927. - xciv, 514 p.
- Idee e forme del Federalismo. / Daniel J. Elazar; presentazione e traduzione a cura di Luigi Marco Bassani. - Milano : Mondadori, 1998. - xxix, 272 p.
- L' identità europea: il senso della unità europea e la crisi della ragione. / Mario Albertini. - Pavia: Il Federalista. - 1977. - 11 p.
- In search of the federal spirit: new theoretical and empirical perspectives in comparative federalism. / Michael Burgess. Oxford : Oxford University Press. - 2012. - 347 p.
- International Federalism in Theory and Practice / Carl J. Friedrich. - in Systems of integrating the International Community / Edited by Elmer Plischke. - Princeton: Princeton University Press; Van Nostrand. - 1964.
- Introduzione a Kant: Uomo, Comunità e Mondo nella Filosofia di Immanel Kant. / Lucien Godmann. - Milano: Sugar. - 1972. - 257 p.
- Lord Lothian: un pioniere del federalismo, 1882-1940. / Andrea Bosco. - Milano: Jaca book. - 1989. - 347 p.
- Mario Albertini: saggi in onore di Mario Albertini a 5 anni dalla morte.. - in "Il Federalista". - Pavia. - 2002 n. 3
- The meaning of Federalism.. / Edwars Mousley. - in Federal Union/ edited by Chaning Pearce. - London: Jonathan Cape. - 1940. - p. 21-38.
- Il modo di produzione post-industriale e la fine della condizione operaia. / Mario Albertini. - in "Il Federalista", Pavia. - 1957. - a. 18, pp. 254-261.
- Nazionalismo e Federalismo. / Mario Albertini. - Bologna: Il Mulino. - 1999. - 306 p.
- New direction in Federalism studies. / Editors Jan Herr; Sweden Wilfred. - London, New York: Routledge.- 2010. - 230 p.
- La pace, la ragione, la storia. / Immanuel Kant. - Bologna: Il Mulino. - 1985. - 161 p.
- Il Pacifismo non basta (1941). / Philip Henry Kerr Marquis of Lotian; a cura di Luigi Maiocchi. - Bologna: Il Mulino. - 1986.- 121 p.
- The Philosophy of Federal Union. / Joad Cyril Edwin Mitchinson. - London: Macmillan & co.. - 1941. - 40 p.
- Prefazione a una teoria democratica.. / Robert Alan Dahl; nota introduttiva di Alberto Martinelli. - Milano: Edizioni di Comunità. - 1994.
- Principles du Federalisme.. / Robert Aron; Alexandre Marc. - Paris: Le Portulan. - 1948.
- The Problem of Federalism: a study in the history of political theory. / Sobei Mogi. - London: Allen and Unwin. - 1931. - 2 v.
- Il problema della pace e le vie della guerra. / Norberto Bobbio. - Bologna: Il Mulino. - 1979 . - xvi, 163 p.
- Recenti sviluppi della teoria federalistica. / Lucio Levi. in "Il Federalista", - Pavia. - 1987. - a. 19, n. 2, pp. 105-144.
- La scuola federalista inglese. / Francesco Rossolillo. - in: Il senso della storia. / Francesco Rossolillo. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 466-487.
- Scritti politici e di Filosofia della Storia e del Diritto. / Immanuel Kant; tradotti da Gioele Solari e Giovanni Vidari; a cura di Vittorio Mathieu, Luigi Firpo, Norberto Bobbio; con un saggio di Cristian Garve. - Torino: Utet. - 1998. - 694 p.
- Lo Stato federale. / Alexander Hamilton. - Bologna : Il Mulino. - 1987. - 219 p.
- Lo Stato nazionale. / Mario Albertini. - Milano: Giuffrè. - 1960. - 138 p.
- Lo Stato nazionale. [1960]. / Mario Albertini. - Bologna: Il Mulino, 2a edizione. - 1997, - 136 p.
- Studies in federal planning. / a cura di Patrick Randsome. - London: Macmillan & co., 1943. -363 p.
- Theories of federalism: a reader. / edited by Dimitrios Karmis and Wayne Norman. - New York (N.Y.); Basingstoke : Palgrave Macmillan. - 2005. - xiv, 331 p.
- Traité de Science politique. / Georges Burdeau. - Paris : Librairie générale de droit et de jurisprudence. - 1974-1983. - 10 voll.
- Trends of Federalism in Theory and Practice. / Carl J. Friedrich. - London: Pall Mall. - 1968.
- Works. / Alexander Hamilton. - New York: Library of America. - 2001. - xix, 1108 p.
05. Sul Federalismo europeo
- The changing faces of federalism: institutional reconfiguration in Europe from east to west. / Edited by Sergio Ortino; Mitja Zagar; Vojtech Mastny. - Manchester , New York (N.Y.) : Manchester University Press. - 2005
- Chi ha inventato la guerra può ora inventare la pace. / Umberto Veronesi. - in: Il mestiere di uomo. / Umberto Veronesi. - Torino: Einaudi. - 2014. - p. 133-148
- Cittadino d' Europa: 75 anni di storia mondiale. / Jean Monnet. - Milano: Rusconi. - 1988. - 2a ediz. . - 396 p
- Come ho tentato di diventare saggio: Io Ulisse. / Altiero Spinelli. - Bologna: Il Mulino, 1984. - v. 2.
- Contro lo stato nazionale: federalismo e democrazia in Thomas Jefferson / Luigi Marco Bassani ; prefazione di Massimo Teodori. - Bologna : Edizioni il Fenicottero. - 1995
- Discorso sulla pace presente e futura dell'Europa. / William Penn. - in Filosofi per la pace: Jeremy Bentham et altri. / a cura di Daniele Archibugi e Franco Voltaggio. - Roma: Editori riuniti. - 1991. - lxxviii. 313 p.
- L'Europe et le fédéralisme: contribution à l'émergence d'un fédéralisme intergouvernemental / Maurice Croisat; Lean-Louis Quermonne. -2. èd.. - Paris : Editions Montchrestien. - 1999
- An essay towards the present and future peace of Europe; by the establishment of an European diet, Parliament, or estates. (1693) / William Penn. - London: Peace Committee of the Society of Friends. - 1936. - 32 p.
- Federalismo e integrazione europea / Lucio Levi . - Palermo : Palumbo. - 1978. - 148 p.
- Il Federalismo per dibattito politico e culturale della Resistenza. / Norberto Bobbio. - in: L' idea di unificazione europea dalla prima alla seconda guerra mondiale. - Torino: Fondazione Luigi Einaudi. - 1975. - p. 236
- A History of European Integration: 1945-1947. / Walter Lipgens. - Oxford: Oxford University Press. - 1982. - 2 v.
- Die multikulturelle und multiethnische Gesellschaft. Eine neue Herausforderung an die Europäische Verfassung. / Thomas Fleiner-Gerster (Hrsg.). - Friburg: Université de Friburg: Institut par le Fédéralisme. - 1995. - 266 p.
- La guerre et la revolution. / Lev Trotskij. - Paris: Edition la tete de feuille. - 1974. - 311 p.
- Nazionalismo e Federalismo / Mario Albertini. - Bologna : Il Mulino. - 1999. - 306 p.
- Opere complete. / Vladimir Ulic Ulianov (Lenin). - Roma: Editori riuniti. - 1966. - v. 26, 27, 28.
- Per una Europa libera e unita: Progetto di un manifesto. (1941) / Altiero Spinelli; Ernesto Rossi. - in Problemi della Federazione europea. - Roma: Movimento per la Federazione Europea, 1944. - pp. 9-30.
- Penser l'Europe. / Edgard Morin. - Paris: Gallimard. - 1990. - 265 p.
- Quale Europa / Mario Albertini. - in "Federalismo militante", suppl., 1973. - pp. 43-75;
- Le ragioni del Federalismo europeo / Mario Albertini, in "Il Federalista", Pavia, 1981, a. 23, pp. 119-128;
- Le radici storico culturali del Federalismo europeo. / Mario Albertini. - in: Bibliografia del Federalismo europeo= Bibliography of European Federalism: 1776-1984. / Riccardo Marena; Alberto Butteri; Vito Console. - Milano: Franco Angeli. - 1987. - v. 1, p. 7-30
- La riorganizzazione della società europea. (1814) / Henri de Saint-Simon; Augustin Thierry. - Roma: Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea. - 1986. - 130 p.
- Some Reasons for an European State proposed to the Powers of Europe... (1710) / John Bellers. - in John Bellers, 1654-1725: Quaker, economist and social reformer. His writings. / John Bellers; with a memoir by A. Ruth Fry. - London; Toronto: Cassell and company ltd.. - 1935. - xi, 174 p.
- Studi sul Federalismo. / a cura di Robert R. Bowie e Carl J. Friedrich; prefazione di Aldo Garosci. - Milano: Edizioni di Comunità. - 1959. - xlv, 984 p.
- Il terzo mondo e l'unità europea / Guido Montani. - Napoli : Guida, 1979. - 198 p.
- Una rivoluzione pacifica: dalle nazioni all' Europa / Mario Albertini. - Bologna: Il Mulino. - 1999. - 484 p.
- William Penn e l'istituzione di un'assemblea di stati europei. / Rodolfo De Mattei. - Milano: Giuffré. - 1966. - 62, 81 p.
06. Sul Federalismo integrale
- Città, territorio, istituzioni della società postindustriale. / Francesco Rossolillo. - in: Il senso della storia. / Francesco Rossolillo. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, pp. 185-192
- Cos'è il federalismo : attualità di un'idea per una più libera convivenza dei popoli : il federalismo è una antica idea che ... sembra oggi la decisiva, seppur controversa soluzione per riformare lo Stato in Italia e per una migliore convivenza europea. / Zeffiro Ciuffoletti. - Firenze : Bulgarini. - 1996.
- Del principio federativo. / Pierre Joseph Proudhon ; prefazione di Luciano Pellicani ; traduzione, apparato critico e nota storico-filologica a cura di Maria Luisa Miranda. - Roma: Avanti. - 1979. - xxi, 136 p.
- Dictionnaire international du Fédéralisme. / sous la direction de Denis de Rougemont, édité par François Saint-Ouen. - Bruxelles: Bruylant. - 1994
- Diritto e politica nell'opera di Alexandre Marc : l'inventore del federalismo integrale. / di Emilie Courtin ; traduzione a cura di Rebecca Rosignoli e Claudia Silvaggi. - Roma: CSU. - 2009. - 96 p.
- Europe dans le monde / Alexandre Marc. - Paris: Payot,. - 1965. - 238 p.
- Federalisme, socialisme et antitheologisme ; Lettres sur le patriotisme ; Dieu et l'Etat / Michel Bakounine. - Paris : Stock. - 1912. - 6a ediz.; xl, 326 p.
- Federalismi falsi e degenerati. / Gianfranco Miglio . - Milano: Sperling and Kupfer. - 1997. - xix, 196 p.
- Il Federalismo: cenni storici e implicazioni politiche. / Attilio Danese ; con scritti di Maria Luisa Bassi e Stefano Ceccanti. Intervista a Alexander Marc / a cura di Caterina Maniaci. - Roma : Città Nuova, 1995. - 207 p.
- Federalismo e regionalismo. / Francesco Rossolillo. - in: Il senso della storia. / Francesco Rossolillo. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 2, p. 391-394.
- Federalismo europeo e autonomie locali. / Francesco Rossolillo. - in: Il senso della storia. / Francesco Rossolillo. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 531-536.
- Federalismo integrale / Adriano Olivetti. - in "L' Unita' europea". - Milano. - 1945 . - n. 8
- Il Federalismo tra filosofia e politica. / a cura di Ugo Collu. - Nuoro: Fondazione Costantino Nivola; Roma : Centro per la filosofia italiana. - 1998. - 483 p.
- Integral federalism: model for Europe: a way towards a personal group society: historical development, philosophy, state, economy, society. / Lutz Roemheld; translated by Hazel Bongert. - Frankfurt am Main; New York: P. Lang. - 1990. - 560 p.
- Proudhon / Mario Albertini. - Firenze: Vallecchi. - 1974. - 168 p.
- L' ordine politico delle comunità / Adriano Olivetti. - Ivrea: Nuove edizioni di Ivrea. - 1945.
- L'uno e il diverso: per una nuova definizione del federalismo / Denis de Rougemont ; introduzione di Giuseppe Goisis. - Roma: Lavoro, 1995. - LIV, 48 p.
- Die zentralen Orte in Süddeutschland: eine ökonomisch-geographische Untersuchung über die Gesetzmässigkeit der Verbreitung und Entwicklung der Siedlungen mit städtischen Funktionen. (1933) / Walter Christaller. - Darmstadt : Wiss. Buchges. - 1980. - 331 p.
- Das Grundgerutst der raumlichen Ordunung in Europa. / Walter Cristaller. - in Frankfurter geographische hefte. - Frankfurt am Main: Verlag Dr. Waldemar kramer. - 1950
07. Su Federalismo e azione politica
- Come ho tentato di diventare saggio. / Altiero Spinelli. - Bologna: Il Mulino. - 2006. - XV, 443 p.
- La costituente e il popolo europeo: due scritti di Altiero Spinelli. / Altiero Spinelli. - Pavia: Movimento Federalista Europeo. - 2002. - 32 p.
- Difesa europea e Costituente europea: Discorso tenuto alla manifestazione federalista di Roma il 21 Gennaio 1951. / Altiero Spinelli. - Roma: Tip. Emer. - 1951. - 16 p.
- Du principe federatif et de la necessite' de reconstituer le parti de la revolution / Pierre J. Proudhon. - Paris: Dentu. - 1863.
- La fondazione dello Stato europeo: esame e documentazione del tentativo di De Gasperi nel 1951 e prospettive attuali. / Mario Albertini. - Milano: Libera Associazione. - 1977. - 55 p.
- Idée générale de la révolution au XIXe siècle. / Pierre Joseph Proudhon ; introduction et notes de Aimé Berthod. - Paris : M. Rivière. - 1923. - 462 p.
- L' identità europea: il senso dell' unità europea e la crisi della ragione. / Mario Albertini. - Pavia: Il Federalista. - 1977. - 11 p.
- Mario Albertini. / Francesco Rossolillo. - in: Il senso della storia. / Francesco Rossolillo. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 2, p. 491-496.
- Il Manifesto di Ventotene. / Altiero Spinelli. - Bologna: Il Mulino. - 1991. - 149 p.
- Il Manifesto dei Federalisti Europei. / Altiero Spinelli. - Parma: Guanda. - 1957. - 108 p.
- Il militante federalista e il nuovo modo di fare politica : due scritti di Mario Albertini. / Mario Albertini. - Pavia: Il Federalista. - 2004. - 39 p.
- Note sulla coscienza rivoluzionaria. / Francesco Rossolillo. - in: Il senso della storia. / Francesco Rossolillo. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 441-465.
- Il progetto europeo / Altiero Spinelli. - Bologna: Il Mulino. - 1985. - 213 p.
- Il rivoluzionario. / Francesco Rossolillo. - in: Il senso della storia. / Francesco Rossolillo. - Bologna: Il Mulino. - 2009. - v. 1, p. 843-856
- Senso della storia e azione politica. / Francesco Rossolillo ; a cura di Giovanni Vigo. - Bologna : Il mulino. . 2009. - 2 v.
- Trent' anni di vita del Movimento Federalista Europeo / a cura di Lucio Levi e Sergio Pistone. - Milano: F. Angeli. - 1973. - 438 p.
- Verso la Comunità politica europea: rapporto di Altiero Spinelli, segretario generale del Movimento Federalista Europeo tenuto al Congresso internazionale del Movimento europeo, Aja 8-10 ottobre 1953. / Altiero Spinelli. - Tivoli: Movimento Federalista Europeo, Tip. Chicca. - 1953. - 32 p.
08. Sul Federalismo in Italia
- L'originale proposta federalista dell'ultimo Premier delle Due Sicilie / Antonio Boccia. - Lauria: Crisci. - 2004.
- Archivio triennale delle cose d' Italia / Carlo Cattaneo; a cura di Luigi Ambrosoli. - Milano: Mondadori. - 1974. - 2 v.
- Cattaneo e il Federalismo / Clemente Galligani. - Roma : Armando. - 2010
- Contro lo statalismo: federalismo e regionalismo / Luigi Sturzo ; a cura di Luciana Dalu ; prefazione di Dario Antiseri. - Soveria Mannelli; Messina: Rubbettino. - 1995
- La Costituente: la teoria, la storia, il problema italiano. / Costantino Mortati. - Roma : Darsena, 1945, - viii, 233 p.
- Del primato morale e civile degli italiani / Vincenzo Gioberti ; introduzione e note di Gustavo Balsamo-Crivelli. - Torino : Unione tipografico-editrice torinese. - 1843
- Il Federalismo libertario e anarchico in Italia: dal Risorgimento alla seconda guerra mondiale / Gigi Di Lembo. - Livorno : Sempre avanti. - 1994. - 76 p.
- La fédération et l'unité en Italie / Pierre-Joseph Proudhon. - Paris : E. Dentu. - 1862. - 143 p. ;
- Il Federalismo / Gaetano Salvemini. - in Il Sud nella storia d' Italia. - Bari: Laterza. - 1961. - p. 458-475.
- Filosofia della Rivoluzione / Giuseppe Ferrari. - Londra, s.e.. - 1851.
- La formazione dello Stato unitario. / Ettore Passerin d'Entrèves ; a cura di Nicola Raponi. - Roma : Istituto per la storia del Risorgimento italiano, 1993. - 380 p.
- L' idea federalista nel Risorgimento italiano/ Antonio Monti. - Bari: Laterza. - 1922. - viii, 186 p.
- Idea nazionale e ideali di unità supernazionali in Italia dal 1815 al 1918. / Mario Albertini. - Milano, Marzorati. - 1961. - 62 p.
- Italia fedele: il mondo di Gobetti. / Norberto Bobbio. - Firenze : Passigli. - 1986. - 270 p.
- Italia civile: ritratti e testimonianze. / Norberto Bobbio. - Manduria Lacaita. - 1964. - 325 p.
- Maestri e compagni : Piero Calamandrei, Aldo Capitini, Eugenio Colorni, Leone Ginzburg, Antonio Giuriolo, Rodolfo Mondolfo, Augusto Monti, Gaetano Salvemini. / Norberto Bobbio. - Firenze : Passigli. -1984. - 299 p.
- L'originale proposta federalista dell'ultimo Premier delle Due Sicilie. / Antonio Boccia. - Lauria: Crisci. - 2004.
- Le più belle pagine di Carlo Cattaneo / Gaetano Salvemini. - Milano: Fratelli Treves. - 1922. - xxi, 268
- Profilo ideologico del Novecento italiano. / Norberto Bobbio. - Torino : Einaudi. - 1986. - 190 p.
- Le speranze d' Italia (1844). / Cesare Balbo; introduzioni e note di Achille Corbelli. Torino: Utet. - 1925. - lix, 272 p.
- Stati uniti d'Italia: scritti sul federalismo democratico. / Carlo Cattaneo; a cura di Norberto Bobbio; prefazione di Nadia Urbinati. - Roma: Donzelli, 2010. - xxvi, 148 p.
- Unione e non unità d'Italia. (1867) / Pietro Ulloa Calà con postfazione di Corrado Augias e Carmelo Pasimeni. - Lecce: Argo. - 1988.
09. Studi sugli Stati federali esistenti
- MONDO
- Comparative federalism: the European Union and the United States in comparative perspective. / Edited by Anand Menon; Martin Schain. - Oxford : Oxford university press. - 2006
- Comparing federal systems / Ronald L. Watts. -2nd ed. . - Montreal: Queen's university: School of policy studies. - 1999.
- Federal systems of the world: a handbook of federal, confederal and autonomy arrangements / compiled and edited by Daniel J. Elazar and the staff of the Jerusalem center for public affairs. - Harlow : Longman. - 1991
- The federal vision: legitimacy and levels of governance in the United States and the European union. / edited by Kalypso Nicolaidis and Robert Howse. - Oxford: Oxford university press. - 2001. - XVII, 537 p.
- Föderalismus 2.0: Denkanstösse und Ausblicke = Fédéralisme 2.0: Réflexions et perspectives. / Bernhard Waldmann; Peter Hänni; Eva Maria Belser (Hrsg.), Bern: Stampfli Buchhanlung. - 2011. - v. 1
- Routledge Handbook of Regionalism and Federalism / Edited by John Loughin; John Kincald; Wilfred Swieden. - New York: Routledge. - 2013. - 640 p.
- Social and political foundations of constitutions. / edited by Denis J. Galligan; Oxford: University of Oxford Centre for Socio-Legal Studies; Mila Versteeg, University of Virginia School of Law. - New York (N.Y.): Cambridge University Press. - 2013. - xx, 672 p.
- AFRICA
- The Federal Imperative in Africa. How is Federalism a Resolution Mechanism and not a Solution? / Omadachi Oklobia. - Friburg: Université de Friburg: Institut par le Fédéralisme. - 1994. - 31 p.
- Comore
- Comors: constitution and cityzenship laws handbook: strategic informations and basic laws. / Comors State. - Washington DC: International Business Publications (USA). - 2013. - 268 p.
- Etiopia
- A history of Ethiopia. / Harold G. Marcus. - Princeton: University of California Press. - 2002. - 335 p.
- 'Nigeria'
- Federalism and ethnic conflict in Nigeria. / Rotimi T. Suberu. - Washington : United States institute of peace press , 2001. - XXVI. 247 p.
- AMERICA
- Argentina
- Historia constitucional argentina. / José Rafael Lopez Rosas;. - Buenos Aires: Astrea. - 2006. - 5a edz.. - xxiv, 691 p.
- Storia dell' America Latina contemporanea. / Loris Zanatta. - Bari: Laterza. - 2010. - v, 259 p.
- Brasile
- L'autonomia locale nell' ordinamento federale: il caso del Brasile. / Alberto Clini. - Padova : CEDAM. - 2008
- Canada
- Canadian federalism: performance, effectiveness, and legitimacy. / edited by Herman Bakvis; Grace Skogstad. -2nd ed. . - Don Mills : Oxford university press, 2008
- L'ordinamento costituzionale del Canada. / Jacques Fremont. -Torino: Giappichelli. - 1997. - 294 p.
- Messico
- Aspetti del federalismo messicano. / a cura di Robertino Ghiringhelli. - Milano : Giuffrè. - 2000. - XXVIII, 147 p.
- Federalismo e libertà: i modelli di Messico, Argentina e Venezuela.' / Luigi Melica. - Padova : CEDAM. - 2002. - X, 278 p.
- Stati Uniti d' America (USA)
- The age of Federalism: the early American Republic 1788-1800. / Stanley Elkins; Eric McKirick. - Oxford; New York: Oxford University Press. - 1993.
- Alexander Hamilton e il federalismo americano. / Lucio Levi. - Torino: Giappichelli, 1965. -276 p.
- La decadence du fédéralisme aux les Etats Unis. / Mario Albertini; Francesco Rossolillo. - in: "Le fédéraliste", Pavia. - 1962. - a. 4, p. 219.
- The development of American federalism. / William H. Riker. - Boston, Mass. : Kluwer academic. - 1987
- L' età progressista negli Stati Uniti 1896-1917. / a cura di Arnaldo Testi. - Bologna : Il Mulino, 1984. - 367 p.
- La nascita degli Stati Uniti d'America: rendiconti del Convegno tenuto a Roma dal 13 al 15 luglio 1956. / a cura di Luciano Bolis. - Milano : Edizioni di Comunita, 1957. - 255 p.
- The struggle is the message: the organization and ideology of the anti-war movement. / Irving Louis Horowitz. - Berkeley (Calif.): Glendessary Press. - 1970. - xii, 175 p.
- Trois expériences fédéralistes: états-Unis d'Amérique, Confédération Suisse, Société des Nations. / Edmond Privat. - Neuchâtel : Editions de la Baconnière. - 1942. - 109 p.
- Venezuela
- Simon Bolivar. / Ronald A. Reis. - Now York: Chelsea House. - 2013.
- Simon Bolivar: venezuelan rebel, american revolutionary. / Lester D. Langely. - Lanham (Maryland): Rowman and Linlefield. - 2009.
- Argentina
- ASIA
- India
- Everyman's Constitution of India. / Bahl Sardari Lall . - Gurgaon, Punjab: s.e.. - 1952. - 200 p.
- Handbook of Indian constitutional law: covering comprehensively in six parts the entire gamut of the organic law of India. / edited by G.C. Venkata Subbarao; assisted by Kalpakam. - Hyderabad, [India] : Law Academy. - 1983. - xciii. 205, xix,430, 93, 336p.
- Storia dell'India. / Michelguglielmo Torri. - Roma; Bari: Laterza. - 2000. - xxii, 839 p.
- Malaysia
- Constitutional landmarks in Malaysia: the first 50 years, 1957-2007. / Contributors: Abdul Aziz Bari; edited by Andrew Harding and H.P. Lee. - Petaling Jaya and Selangor Darul Ehsan: Malayan Law Journal Sdn. Bhd.; Dayton (Ohio): LexisNexis. - 2007. - xxvi, 332 p.
- Micronesia
- Ethnicity and interests at the 1990 Federated States of Micronesia Constitutional Convention. / Glenn Petersen. - Canberra : Dept. of Political and Social Change, Research School of Pacific Studies, Australian National University. - 1993. - 78 p.
- India
- EUROPA
- Constituting federal sovereignty: the European Union in comparative context. / Leslie Friedman Goldstein. - Baltimore, London: Johns Hopkins University press. - 2001.
- Democracy and federalism in the European Union and the United States: exploring post-national governance. / edited by Sergio Fabbrini. - London ; New York: Routledge. - 2005.
- Federalismi e integrazioni sopranazionali nell'arena della globalizzazione: Unione Europea e Mercosur. / a cura di Paola Bilancia. - Milano : Giuffrè. - 2006. - VI, 397 p.
- Austria
- Austrian federalism and European integration. / Markus Fallenboeck. - Fribourg : Institut du fédéralisme. -1998.
- Il concetto di autonomia e di federalismo nella tradizione storica italiana e austriaca: convegno internazionale di studio: Trento, 26 maggio aula grande dell'Istituto Trentino di Cultura Via S. Croce, 77 = Die Begriffe Autonomie und Föderalismus in der historischen Tradition Italiens und Osterreich: internationale Studientagung: Trient, 26. Mai 1995 (Aula Magna) Via S. Croce 77. - Trento: Istituto trentino di cultura. - 1995
- Federalismo e centralismo in Austria dal 1861 alla prima guerra mondiale. / Peter Urbanitsch. - Trento : Società di studi trentini di scienze storiche. - 1996. -23, 68.
- Belgio
- La Constitution de 1830 à nos jours. / Francis Delpérée. - Bruxelles: Éditions Racine. - 2006. - 234 p.
- Bosnia-Erzegovina
- Il fallito modello federale della ex Jugoslavia. / Rade Petrovic; a cura di Rita Tolomeo. - Soveria Mannelli: Rubettino. - 2005. - 175 p.
- Germania
- Der deutsche Föderalismus: die Diktatur des Reichspräsidenten. / Referate von Gerhard Anschuetz; Karl Bilfinger; Carl Schmitt; Erwin Jacobi. - Berlin ; Leipzig : Gruyter, Walter de, & Co.. - 1924
- Federalism, bureaucracy, and party politics in Western Germany: the role of the Bundesrat. / by Edward L. Pinney. - Chapel Hill, N.C. : University of North Carolina press. - 1963. - VIII, 268 p
- Finanzverfassung und Föderalismus in Deutschland und in der Schweiz. / Alexander Joerg. - Baden-Baden : Nomos. - 1998. - 336 p.
- Die Zukunft des Föderalismus in Deutschland und Europa. / Herausgegeben von Detlef Merten. - Berlin: Duncker & Humblot. - 2007. - 249 p.
- Svizzera
- L'autonomie constitutionnélle des cantons. / Vincent Martenet. - Bale : Helbing & Lichtenhahn. - 2000
- Federalism and multiethnic states : the case of Switzerland. / Lidija R. Basta; Thomas Fleiner (ed.). - Fribourg: Institut du fédéralisme. - 1996. - 193 p.
- L'ordinamento federale svizzero. / Blaise Knapp ; con un saggio introduttivo di Giovanni Guiglia ; edizione italiana a cura di Nino Olivetti Rason e Lucio Pegoraro. - Torino : Giappichelli, - 1994. - 207 p.
- L'organizzazione dei poteri e il federalismo in Svizzera secondo la nuova Costituzione. / Giovanni Guiglia; Blaise Knapp. -Torino : Giappichelli, 2000. - 321 p.
- Schweizerische Demokratie : Institutionen, Prozesse, Perspektiven' / Wolf Linder. - Bern: Haupt. - 2005. - 2 vol.
- Russia
- The constitutional status of the regions in the Russian Federation and in other European countries : the role of the regional legislative bodies in strengthening: unity in diversity. Proceedings, Kazan, Tatarstan (Russian Federation), 11-12 July 2003. - Strasbourg : Council of Europe. - 2003
- Le fédéralisme soviétique: ses particularités typologiques. / Théofil K. Kis. - Ottawa : University of Ottawa press. - 1973. - XIII, 191 p.
- OCEANIA
- Australia
- Storia dell'Australia. / Stuart Macintyre ; traduzione di Silvia De Marco. - Bologna : CLUEB. - 2010. - xi, 312 p.
- Australia
10. Federalismo e Religioni
- Antichi come le montagne. / Mohandas Karamchand Gandhi; traduzione di Licia Pigni Maccia. - Milano: Edizioni di Comunità. - 1963. - 261.
- Bhagavad-Gita: il canto del Glorioso Signore. / Edizione italiana a cura di Stefano Piano. - Cinisello Balsamo: Edizioni San Paolo. - 1994. - 384 p.
- Cittadino del mondo: in cammino verso l'Europa unita. / Lidia Boccardo; Battista Calvagno. - Milano : Paoline. - 1991. - 111 p.
- Come i nemici diventano amici: insieme per la nonviolenza, la giustizia e la riconciliazione. / Hildegard Goss-Mayr ; prefazione del cardinale Franz König. - Bologna: Editrice Missionaria Italiana. - 1997. - 253 p.
- Con la forza del cuore: ecumenismo e non violenza ./ Dalai lama (Bstan-dzin-rgya-mtsho Dalai lama XIV); Eugen Drewermann ; a cura di David J. Krieger ; traduzione di Palma Severi. - Genova: ECIG. - 1996. - 103 p.
- Christ at the checkpoint: theology in the service of justice and peace. / edited by Paul Alexander. - Eugene, Or. : Pickwick Publications. - 2012. - xx, 182 p.
- I cristiani e la pace: alla luce della Pacem in terris ./ Angelo Cavagna. - Bologna. Centro Editoriale Dehoniano. - 1996. - 230 p.
- Discorso durante la visita al Parlamento europeo: Palazzo d'Europa - Strasburgo (Francia)Martedì, 11 ottobre 1988. / Karol Wojtyla (Ioannes Paulus II Papa).[1]
- Dizionario di teologia della pace. / a cura di Luigi Lorenzetti. - Bologna: EDB (Editrice Dehoniane Bologna). - 1997. - 1067 p.
- Einsten aveva ragione: mezzo secolo di impegno per la pace. / Pietro Greco. - Trieste: Scienzaexpress edizioni. - 2012. - 304 p.
- Enciclica Pacem in Terris (11 Aprile 1963)- / Angelo Roncalli (Giovanni XXIII Papa). - in [2]
- Enciclica Populorum Progressio (26 Marzo 1967). / Giovan Battista Montini (Paulus VI Papa). - [3]
- An ecumenical theology of the heart: the theology of Count Nicholas Ludwig von Zinzendorf . / Arthut James Freeman. - Bethlem (Pa): Moravian Church in America. - 1998. - vi, 346 p.
- Istituzione della Religione Cristiana (1536) / Jean Calvin; a cura di Giorgio Tourn. - Torino. Utet. - 1983. - 2 v.
- Mai più la guerra: per una teologia della pace. / Luigi Bettazzi; a cura di Valentino Savoldi; prefazione di Bernard Haring. - Molfetta: La Meridiana.- 1998. - 349 p.
- Un metodo per la pace del mondo: parte I: Conferenza Besant ad Adyar il 26/12/2005. / Asgar Ali Engineer; traduzione di Patrizia Giampieri. - Roma: Convenzione internazionale Società teosofica. - [4]
- La mistica della guerra: spiritualità delle armi nel Cristianesimo e nell' Islam. / Dag Tessore; prefazione di Franco Cardini. - Roma: Fazi Editore. - 2003. - 269 p.
- Non avrai altro Dio : il monoteismo e il linguaggio della violenza. / Jan Assmann. - Bologna: Il Mulino. - 2007. - 147 p.
- Non uccidere: una nuova scienza politica globale. / Glenn D. Paige; edizione italiana a cura di Prisca Giaiero. - Bologna: EMI (Editrice Missionaria Italiana). - 2010. - 222 p.
- Nuove vie di pace: dalla guerra giusta alla pace integrale. / Waclaw Madej. - Roma: Nonsolocopie. - 1999. - 127 p.
- Per una teologia della pace. / Introduzione di Bruno Secondin. - Roma: Borla. - 1987. - 186 p.
- Il principio nonviolenza: una filosofia della pace. / Jean-Marie Muller; traduzione di Enrico Peyretti; prefazione di Roberto Mancini. - Pisa: Plus-Pisa University Press. - 2004. - 335 p.
- Religions and World Peace: Religious Capacities for Conflict Resolution and Peacebuilding (Religion - Conflict - Peace/Religion - Konflikt - Frieden). Paperback – October 10, 2012 224p. / Edited by by Ronald Czada; Thomas Held; Markus Weingardt. - Baden-Baden: Nomos Publishers. - 2014. - 232 p. . - ISBN-13: 978-3832967055
- Lo scontro dei fondamentalismi. / Tariq Ali. - Milano: Rizzoli. - 2002. - 464 p.
- Il tempo stringe: un assise mondiale dei cristiani per la giustizia, la pace e la salvaguardia della creazione. / Carl Friedrich von Weizsacker. - Brescia: Queriniana. - 1989. - 130 p.
- Vivere in pace con i musulmani: potensiali di pace dell' Islam. / Adel Theodor Khoury. - Brescia: Queriniana. - 2004. - 103 p.
- Was Frieden schafft. / Markus A. Weingardt. - Gütersloh: Guetersloher Verlagshaus. - 2014. - 232 p. . - ISBN: 978-3-579-08172-4
11. Federalismo e lingue
- La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea. / Umberto Eco. - Roma; Bari: Edizioni Laterza. - 1993. - 432 p. . - collana Fare l'Europa. - ISBN 88-420-4287-0
- The search for the perfect language. / Umberto Eco. - Oxford: Blackwell. - 1995. - 435 p.. - ISBN 0-631-17465-6.
- The World's Major Languages. / Bernard Comrie'. - Oxford: Oxford University Press . - 1990. - xiii, 1025 p.. - ISBN 0-19-506511-5.
- The Grammar of Esperanto: A Corpus-Based Description. / Cristopher Gledhill. - Lincom Europa. - 2a edizione. - ISBN 3-8958-6961-9.
- A priori artificial languages (Languages of the world). / Alan Liber. - Lincom Europa. - 2000. - ISBN 3-89586-667-9.
- Lingvistikaj aspektoj de Esperanto ("Linguistic aspects of Esperanto"). / John Wells. - Rotterdam: Universala Esperanto-Asocio, 1989. - 2a edizione
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
- Wiki Sito: Federalismo in lingua danese
- Wiki Sito: Federalismo in lingua tedesca
- Wiki Sito; Federalismo in lingua inglese
- Wiki Sito: Federalismo in lingua esperanto
- Wiki Sito: Federalismo in lingua francese
- Wiki sito: Federalismo in lingua russa
- Federalismo nell' Enciclopedia britannica
- Federalismo nella Enciclopedia Treccani
- Federalismo in Sapere
- Il Federalista in edizione ebook della Library of Congress of Washington
- Movimento Federalista Europeo
- Union of European Federalists
- Campagna per l' elezione diretta dell' Assemblea generale dell' ONU
- Movimento federalista Mondiale
- Banca dati ITTIG- CNR (Italia): EURO
- Italia CNR Istituto per gli studi del Regionalismo, Federalismo e dell'autogoverno “Massimo Severo Giannini” Roma
- Lingua Esperanto
- Il quadro di riferimento del Federalismo europeo. (Settembre 2003). / Riccardo Marena; Alberto Butteri; Vito Console
- Sulla lingua Esperanto e l'Europa
- International Peace Convocation Kingston (17-25 maggio 2011)
- Note generali sul Federalismo