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Antonio Picolomini d'Aragona (Sarteano, 1437 – Napoli, 1493) è stato un militare italiano.

Biografia
- Antonio (Sarteano 1437 - Napoli 1493). Dopo i primi anni dedicati agli studi a Sarteano, si rivolse al mestiere delle armi, come molti altri componenti della sua famiglia.
Antonio P. d'Aragona Affresco murale dello stemma Piccolomini d'Aragona La città medievale di Amalfi nel XVII secolo. Sullo sfondo la torre di avvistamento Piccolomini d'Aragona
Dopo la vittoria di Troia, beneficiò della distribuzione di numerosi feudi che il Ferrante assegnò ai difensori della sua causa. Nel 1463 ottenne il titolo di marchese di Capestrano e di Deliceto, il titolo di conte di Celano e Gagliano, il titolo di barone di Balsorano, Pescina e Carapelle; nel 1465 infine divenne barone di Scafati[6].
Contemporaneamente a questi avvenimenti nel 1462, nelle continue controversie che interessavano i territori marchigiani, il Malatesta perse definitivamente la Signoria di Senigallia ad opera di Guido da Montefeltro, che la restituì allo Stato della Chiesa. L'allora pontefice Pio II la diede in dominio, insieme alla signoria di Moldavio al nipote Antonio[7].
Nel 1474, però, in tali feudi subentrò Giovanni Della Rovere, nipote di Papa Sisto IV, che nei vari giochi nepotistici, risultò vincitore[8].Gli interessi del Piccolomini ormai gravitavano nel regno di Napoli, dove le cariche politiche, l'amministrazione degli innumerevoli feudi, che fra l'altro, portavano ritorni economici di non poco interesse, lo assorbivano completamente. Durante i vent'anni di pace che seguirono, fece costruire i castelli di Balsorano, Celano e Ortucchio e restaurare diversi altri di sua proprietà che, poi, distribuì tra i suoi discendenti.
Va sottolineato che la figura di Antonio ha una dimensione esemplare. Unico in tutta la sua famiglia dimostrò grande sensibilità nei confronti dello sviluppo manifatturiero amalfitano. In virtù della sua cultura operosa, ereditata nel territorio senese, ed anche alla politica inaugurata da Alfonso V d'Aragona, importò, da diversi luoghi delle penisola, maestri in grado di dare impulso alla costruzione di diversi opifici. Primo fra tutti fu quello per la lavorazione della lana "all'usanza di Siena e Firenze", nonché diverse gualchiere e tintorie nel territorio amalfitano: a Scala, Pontone, Ravello, Strani e Maiori. Rilanciò ed implementò gli stabilimenti siderurgici preindustriali, le ferriere, già presenti ad Amalfi[9].
Discendenza
Note
- ^ a b Dizionario Biografico degli Italiani - FERDINANDO I (Ferrante) d'Aragona, re di Napoli - Volume 46 (1996) - Fonte
- ^ Vittorio Spreti - Op. cit. Vol. V, pag. 329
- ^ Nobili Napoletani, Ovvero delle Famiglie Nobili e titolate del Napolitano, ascritte ai Sedili di Napoli, al Libro d'Oro Napolitano, appartenenti alle Piazze delle città del Napolitano dichiarate chiuse, all'Elenco Regionale Napolitano o che abbiano avuto un ruolo nelle vicende del Sud Italia. Famiglia Piccolomini - I Sedili di Napoli - Fonte
- ^ Eugenio Larosa, Biografia del Condottiero Roberto Sanseverino - Associazione Culturale Famaleonis - Fonte Archiviato il 18 maggio 2014 in Internet Archive.
- ^ Nobili Napoletani, Op. cit., Le principali battaglie svoltesi nel Mezzogiorno d'Italia - Fonte
- ^ Nobili Napoletani, Op. cit. - Famiglia Piccolomini - Fonte
- ^ G. Treccani, Enciclopedia Italiana, Vol. XXXI pag. 380 - Istituto Poligrafico dello Stato - Roma - 1936 - Fonte
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