Wikipedia:Cestino/Milan/1
AC Milan Calcio ![]() | |
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Badge of Honour UEFA | |
i Rossoneri, il Diavolo, i Casciavìt ("i Cacciaviti" , in dialetto milanese) | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | ![]() |
Simboli | Diavolo |
Inno | Milan, Milan! Tony Renis |
Dati societari | |
Città | Milano |
Nazione | ![]() |
Confederazione | UEFA |
Federazione | ![]() |
Campionato | Serie A |
Fondazione | 1899 |
Presidente | ![]() |
Allenatore | ![]() |
Stadio | "Giuseppe Meazza" di Milano (San Siro) (82.955 (anelli) + 1.354 (extra): 84.309 posti) |
Sito web | www.acmilan.com |
Palmarès | |
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Scudetti | 17 |
Trofei nazionali | 5 Coppe Italia 5 Supercoppe italiane |
Trofei internazionali | 7 Coppe dei Campioni/Champions League 2 Coppe delle Coppe 5 Supercoppe UEFA 3 Coppe Intercontinentali |
Si invita a seguire il modello di voce |
L'Associazione Calcio Milan, meglio nota come Milan, è una società calcistica di Milano, fondata il 16 dicembre 1899 e militante in Serie A. La squadra rappresenta il capoluogo della Lombardia nel calcio insieme all'Inter, nata nel 1908 da soci dissidenti della società rossonera. Il Milan è la prima squadra di Milano per anzianità, numero di trofei vinti e numero di tifosi. Inoltre il Milan è da sempre ritenuto la squadra del popolo milanese che si contrappone all'Inter, considerata invece la squadra della borghesia.
Si allena nel centro sportivo di Milanello, nei pressi di Varese. È la squadra campione d'Europa in carica, avendo vinto l'edizione 2006-2007 della UEFA Champions League, ed occupa il primo posto della graduatoria continentale dell'UEFA, stilata sulla base dei risultati ottenuti nelle Coppe europee nell'ultimo quinquennio.
Il Milan è una delle squadre più conosciute nella storia del calcio internazionale. Prima squadra italiana a vincere la Coppa dei Campioni (1962-1963), diventata poi Champions League, la compagine rossonera è, insieme al Boca Juniors e all'Al-Ahly, la prima squadra al mondo per numero di titoli internazionali vinti: 17, tra cui 7 Coppe dei Campioni/Champions League (ne ha di più solo il Real Madrid) e 5 Supercoppe Europee (primato europeo). Con 7 Coppe dei Campioni/Champions League in bacheca è anche la formazione italiana con più successi nel massimo torneo europeo (precede la Juventus e l'Inter, che hanno vinto 2 Coppe dei Campioni). Detiene anche il primato di successi italiani in Coppa delle Coppe: con 2 vittorie è preceduto solo dal Barcellona, che ha vinto il trofeo quattro volte. È la prima compagine italiana per numero di vittorie nella Coppa Intercontinentale: con 3 trionfi precede ancora Juventus e Inter, entrambe a quota 2. Ha vinto anche 2 Coppe Latine, 3 Medaglie del Re, 1 Mundialito per club e 1 Mitropa Cup. Tra le competizioni UEFA a cui ha partecipato (Coppa dei Campioni/Champions League, Coppa delle Coppe, Coppa UEFA, Supercoppa Europea) l'unica che non ha vinto è la Coppa UEFA, torneo in cui ha raggiunto due volte le semifinali.
In ambito italiano è seconda dopo la Juventus e precede l'Inter, potendo vantare 17 scudetti, 1 Coppa Federale, 5 Coppe Italia e 5 Supercoppe Italiane (record italiano).
Nella sua storia è retrocesso due volte in Serie B, nel 1980 e nel 1982. La prima retrocessione fu decretata dalla giustizia sportiva per lo scandalo denominato Totonero, mentre la seconda avvenne sul campo, al termine di un rocambolesco finale di campionato.
Secondo un sondaggio effettuato dalla società demoscopica Demos, commissionato dal quotidiano La Repubblica e pubblicato il 24 agosto 2007, il Milan risulta avere il 23% del tifo nazionale, dietro alla Juventus (28%) e davanti all'Inter (16%)[1]. In un sondaggio sul tifo calcistico del luglio 2007 ad opera dell'istituto giudato da Renato Mannheimer (Ispo), pubblicato da La Gazzetta dello Sport, il Milan ha il 12,4% delle preferenze del campione, dietro la Juventus (17,4%), davanti all'Inter (11%), e con il primato (20,3%) nella fascia Under-24, la quota più importante del mercato del tifo calcistico.
L'Associazione Calcio Milan è una società del Gruppo Fininvest dal 1986.
Indice |
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Storia
I pionieri
Il Milan Cricket and Foot-Ball Club fu fondato nella Fiaschetteria Toscana di via Berchet, a Milano, il 16 dicembre 1899 da Alfred Edwards ed Herbert Kilpin, inglesi con la passione per il football, in voga nella nativa Inghilterra. La fondazione del club fu resa pubblica due giorni più tardi, lunedì 18 dicembre, dalla Gazzetta dello Sport[2]. Edwards, già vice-console britannico a Milano e personaggio noto negli ambienti dell'alta società milanese, è il primo presidente eletto del Milan. Inizialmente la società comprende una sezione di cricket affidata a Edward Berra e una sezione di calcio controllata da David Allison. Kilpin, primo allenatore e primo capitano della squadra, porta con sé una serie di mute (i completi di gioco) della squadra di cui era, oltremanica, acceso sostenitore. Da allora il Milan vestirà la classica maglia a strisce verticali di colore rosso-nero.
Nel gennaio 1900 il presidente Edwards affilia il club alla Federazione Italiana Football. Da quel momento la squadra comincia ad ottenere maggiore popolarità e prestigio. In aprile la squadra vince la Medaglia del Re sconfiggendo la Juventus per 2-0. Il trofeo, messo in palio dal re Umberto I di Savoia, è il primo vinto dal Milan e la sua conquista è bissata l'anno successivo.
I rossoneri salgono presto alla ribalta delle cronache calcistiche italiane conquistando il primo titolo nazionale nel 1901, interrompendo la serie di vittorie consecutive del Genoa, sconfitto in finale per 3-0. La squadra guidata dal leggendario capitano Kilpin sarà sconfitta nella finale dell'anno dopo, ad opera dei genoani, e nel 1906 riuscirà a bissare il titolo. In quell'occasione ci fu uno dei primi "casi" del calcio italiano: dopo il girone finale Milan e Juventus (campione d'Italia in carica) erano a pari punti, per cui fu necessaria una gara di finale. Si giocò a Torino sul campo dei bianconeri, in virtù della loro migliore differenza reti, ma il confronto terminò in parità (0-0) dopo i tempi supplementari. A quei tempi non si tiravano i calci di rigore, si procedeva alla ripetizione della partita: la Federazione scelse il campo neutro dell'U.S. Milanese a Milano, ma i bianconeri in segno di protesta rinunciarono a giocare. Il Milan poté tuttavia sancire la legittimità del suo successo ripetendo l'exploit nel 1907, questa volta prevalendo nel Girone Finale sul Torino e sull'Andrea Doria.
Nel 1908, a seguito dei dissidi interni riguardo alla necessità o meno di tesserare giocatori stranieri, un'ala della dirigenza si separa dalla società rossonera, e il 9 marzo, fondano una nuova società chiamata Internazionale Football Club. In quell'anno, come altre squadre, il Milan non partecipò al campionato nazionale.
In seguito il Milan sfiora lo scudetto nel 1911, e soprattutto nel 1912 quando termina il campionato un punto dietro la Pro Vercelli nel Girone Ligure-Lombardo-Piemontese, precludendosi la possibilità di una facile finale contro la modesta vincitrice del Girone Veneto-Emiliano.
Nel 1916 il Milan vince la Coppa Federale, che in quell'anno sostituisce in qualche modo il campionato, sospeso a causa della Prima guerra mondiale. Non si tratta, tuttavia, di un trofeo ufficialmente riconosciuto dalla FIGC come titolo italiano. Nelle stagioni seguenti la squadra vince due volte i campionati regionali, il secondo battendo l'Inter allo spareggio con uno storico 8-1, e nel 1919 si piazza secondo, a due punti dal Legnano, ma davanti all'Inter, battuta in entrambi i derby, per 4-3 e 5-2.
Nel 1919 muta la denominazione originale di Milan Football and Cricket Club in Milan Football Club.
Gli anni bui e l'AC Milano
Dopo i primi tre titoli segue, sotto la presidenza di Piero Pirelli (il quale fa costruire lo Stadio S.Siro), un lungo periodo buio, in cui i rossoneri rimangono sempre in massima serie, mantenendosi in zone di metà classifica e non andando mai oltre il terzo posto.
Nel 1938 le autorità fasciste imposero l'italianizzazione del nome della società in Associazione Calcio Milano.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale la squadra tornò alla vecchia denominazione. Nasce così, nel 1946, l'Associazione Calcio Milan.
I favolosi anni Cinquanta
Nell'immediato dopoguerra è sempre fra le migliori tre squadre italiane, tranne che per il quarto posto del 1946-47 (ottenuto dopo lo spareggio contro il Brescia), sfiorando più volte il titolo, che arriverà finalmente nel 1951 dopo 44 anni di attesa. Per la prima volta, i rossoneri hanno cucito lo stemma che ancora oggi orna le maglie di questa squadra. È il grande Milan degli anni Cinquanta, quello dei tre svedesi del Gre-No-Li, di Buffon e di Annovazzi. Gli anni Cinquanta sono un periodo d'oro per i rossoneri, che s'impongono vincendo due volte la prestigiosa Coppa Latina nel 1951 e nel 1956, vincendo altri 3 campionati (1954-55, 1956-57 e 1958-59) grazie ai gol di Gunnar Nordahl, 5 volte capocannoniere, la guida tattica di Nils Liedholm, prima a metà campo e poi come libero, la difesa arcigna guidata da Cesare Maldini. Da sottolineare che nell'arco di un decennio, dal 1947-48 al 1956-57, il Milan ha sempre terminato il campionato fra i primi 3. Risale a questo periodo il memorabile 7-1 inflitto alla Juventus sul suo campo, successo datato 5 febbraio 1950 (la sfida fu la prima gara italiana trasmessa in TV). Nel 1957-1958 il Milan arriva per la prima volta in finale di Coppa dei Campioni, persa 3-2 ai supplementari contro il grande Real Madrid di Gento, Di Stefano, Puskas (vincitore delle prime cinque edizioni consecutive del trofeo).
Le due ere Rocco
Dopo lo scudetto del 1958-1959 sotto la guida di "Gipo" Viani, il Milan vince l'ottavo titolo nel 1961-1962, con Nereo Rocco in panchina e un giovane Gianni Rivera in campo e grazie ai gol di Josè Altafini. Proprio le reti di quest'ultimo porteranno la prima volta in Italia la Coppa dei Campioni, conquistata dal Milan nel mitico stadio di Wembley nel 1963, dopo la vittoria per 2-1 nella finale contro il Benfica. Alla fine della stagione 1962-1963 Rocco si trasferisce al Torino.
Nello stesso anno i rossoneri perdono per 1-0 la Coppa Intercontinentale al termine della terza partita (la "bella") contro il Santos di Pelè giocata al Maracanã, essendosi andata e ritorno concluse con il punteggio di 4-2 per i rossoneri e per i brasiliani. Nell'occasione delle due partite in Sudamerica sono rivolte critiche molto pesanti all'arbitraggio dell'argentino Brozzi, radiato in seguito a quello scandalo. Ad allenare il Milan nella sfida contro il Santos è Luis Carniglia, che sostituisce temporaneamente Viani, tornato a guidare il Milan ma impossibilitato ad affrontare la trasferta in Sudamerica per un attacco di broncopolmonite. È questa l'ultima stagione con la presidenza di Andrea Rizzoli, che si dimette dopo nove anni al timone del club e dopo aver vinto 4 scudetti, una Coppa Latina, una Coppa dei Campioni e aver edificato il centro sportivo di Milanello.
La squadra vive alcune stagioni opache prima del ritorno di Rocco, di nuovo sulla panchina del Diavolo dalla stagione 1967-1968.
Nonostante il predominio in campionato e in Europa dell'Inter di Helenio Herrera, il Milan di Rocco si dimostra una delle migliori squadre del tempo, costituendo un esempio cristallino del gioco all'italiana.
Nel 1967-1968 torna a conquistare lo scudetto, il primo a 16 squadre del dopoguerra, con Pierino Prati capocannoniere, oltre alla Coppa delle Coppe, conquistata a spese dell'Amburgo SV grazie ad una doppietta di Kurt Hamrin. È un Milan dotato di una solida difesa, con "ragno nero" Fabio Cudicini fra i pali, difensori come Karl Heinz Schnellinger, Angelo Anquilletti, Roberto Rosato, di un centrocampo orchestrato dalla regia di Gianni Rivera, all'epoca nel pieno della sua maturità calcistica, con attaccanti di grande valore come Pierino Prati e Angelo Benedicto Sormani.
L'anno successivo arriverà la seconda Coppa dei Campioni (a Madrid 4-1 in finale all'Ajax). Nella stagione 1969-1970 il Milan conquista la sua prima Intercontinentale, sconfiggendo in una drammatica doppia finale gli argentini dell'Estudiantes (3-0; 1-2). Il Milan riesce a prevalere grazie al largo punteggio dell'andata, nonostante la partita di ritorno venga trasformata dagli argentini in una autentica caccia all'uomo, con vere aggressioni che costeranno la squalifica a vita al portiere della squadra argentina Alberto Poletti.
Gli anni Settanta e lo scudetto della stella (1979)
Negli anni Settanta il Milan raccoglie ancora numerosi trofei, tra cui 3 Coppe Italia e la seconda Coppa delle Coppe. In campionato la squadra, in gran parte basata sull'organico che aveva vinto scudetto, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale nel biennio 1968-1969, all'inizio del decennio era ancora di grandissimo valore, come dimostra il fatto che si classificò per tre anni consecutivi (dal 1971 al 1973) al secondo posto, perdendo per un solo punto i campionati 1971-72 e 1972-73, sempre subendo brucianti rimonte. Fu così che il club rossonero si trovò a inseguire a lungo, per quasi tutto il decennio, lo "scudetto della stella" (cioè il decimo), perdendo nel 1972-1973 un campionato che sembrava già vinto con un'amara sconfitta a Verona. Lo smacco fu definito la "Fatal Verona".
Il decennio viene ricordato anche per il caos societario che vede alternarsi al vertice della società ben 7 presidenti in poco più di 10 anni. In questo stato il Milan fra il 1974 e il 1978 attraversa stagioni non esaltanti, con piazzamenti mediocri e al limite della salvezza. L'elemento caratterizzante di questo periodo è l'inseguimento del decimo scudetto che, dopo i tre campionati iniziali quasi in fotocopia, con altrettanti secondi posti in classifica, uno dietro l'Inter e due dietro la Juventus, sarà finalmente raggiunto nel 1979.
1970-71: secondo posto e finale di Coppa Italia
Nella stagione 1970-1971 il Milan sfiora la conquista di scudetto e Coppa Italia, ma perde entrambi i trofei.
Durante il calciomercato estivo partono Sormani e Lodetti, e al loro posto arrivano Biasolo, Benetti, Villa e Zignoli. La squadra, guidata da Nereo Rocco e da Gianni Rivera, parte molto bene in campionato (vittoria a Torino contro la Juventus per 2-0 e nel derby per 3-0) e alla fine del girone d'andata è campione d'inverno. La prima sconfitta arriva con l'Inter alla 20^ giornata. Da quel momento i rossoneri sentono il fiato sul collo dei nerazzurri. Al 23° turno sono sconfitti (1-2) a San Siro dal Varese. La sconfitta segna il sorpasso dell'Inter, che conquista lo scudetto con 46 punti, sopravanzando il Milan di quattro lunghezze.
La delusione si ripropone in Coppa Italia. Qualificatisi per il girone finale a quattro squadre, i rossoneri si classificano primi alla pari con il Torino. Nello spareggio di Genova, dopo lo 0-0 finale ai supplementari, i granata si aggiudicano il trofeo ai rigori.
Alla fine della stagione la presidenza cambia: il 1 giugno 1971 Federico Sordillo prende il posto di Franco Carraro.
1971-72: secondo posto, Coppa Italia e semifinale di Coppa Uefa
Durante la stagione 1970-1971 il Milan cambia il suo presidente: a Franco Carraro, che inizia la sua carriera nelle massime organizzazioni calcistiche, subentra dapprima il suo vice Federico Sordillo, quindi il petroliere spezzino Albino Buticchi.
Si ritira dai campi di gioco Giovanni Trapattoni, mentre arrivano Tato Sabadini e Albertino Bigon a rinforzare la difesa e l'attacco. Il campionato vedrà ancora il Milan - sempre guidato in panchina da Nereo Rocco - piazzarsi secondo ad un punto appena dalla Juventus, non senza violente polemiche per un rigore assegnato contro i rossoneri a Cagliari il 12 marzo 1972 dall'arbitro Alberto Michelotti. L'unica conseguenza delle dichiarazioni avvelenate di Gianni Rivera sarà la squalifica del capitano.
In Coppa UEFA, denominazione assunta a partire da questa stagione dalla vecchia Coppa delle Fiere, il Milan arriva in semifinale, persa contro il [↓↑ fuori crono] (2-1 in Inghilterra e 1-1 a San Siro), poi vincitore del trofeo, dopo aver eliminato, tra le altre squadre, l'Herta Berlino e il [↓↑ fuori crono]. La vittoria arriva invece in Coppa Italia, per la seconda volta nella storia del club, il 5 luglio 1972, in una finale all'Olimpico di Roma contro il Napoli, vinta per 2-0 con rete di Roberto Rosato e autorete del napoletano Dino Panzanato. Nel corso della manifestazione il Milan aveva eliminato sia l'Inter che la Juventus fresca campione d'Italia.
1972-73: la prima fatal Verona e le due coppe
La stagione 1972-1973 è una delle più soddisfacenti della storia rossonera. La squadra di Rocco, rinforzata in estate con l'arrivo dell'ala Luciano Chiarugi, parte alla grande in campionato, entusiasmando i tifosi grazie al suo gioco spettacolare e votato all'attacco. Alla fine saranno ben 65 le reti realizzate, con una media di più di 2 a partita. Nel corso dell'annata i rossoneri si rendono autori di alcune goleade, come il 9-3 inflitto all'Atalanta il 15 ottobre 1972, che costerà di fatto ai bergamaschi la retrocessione al termine del campionato per la differenza reti, chiuso a pari punti con Roma, Sampdoria e Vicenza.
Nella prima parte di campionato Rivera e compagni sono secondi alle spalle della Lazio di Tommaso Maestrelli, prima di ingaggiare un serrato duello a tre con i romani e la Juventus. In marzo il Milan sembra avere in pugno la vetta della classifica, avendo guadagnato tre punti di vantaggio sulle concorrenti, ma la sconfitta del 22 aprile all'Olimpico contro la Lazio rimette tutto in gioco. Si arriva così all'ultima giornata, il 20 maggio 1973, con il Milan avanti di un solo punto rispetto alle rivali.
Nel frattempo (16 maggio) i rossoneri, a conclusione di uno straordinario cammino, a Salonicco hanno conquistato la seconda Coppa delle Coppe grazie alla vittoria nella finale contro il [↓↑ fuori crono]. Il gol di Chiarugi in apertura ha regalato al Milan il trofeo, però la dura battaglia contro gli inglesi si fa sentire nelle gambe dei calciatori nel successivo turno di campionato, l'ultimo, giocato quattro giorni dopo. Allo Stadio Marcantonio Bentegodi di Verona, malgrado i favori del pronostico, i rossoneri perdono malamente per 5-3 e lasciano così lo scudetto alla Juventus. La "Fatal Verona" (come fu soprannominato lo smacco subito) rappresenta una delle delusioni più cocenti della storia del Milan, da cui tutto l'ambiente rossonero farà fatica a riprendersi.
Un mese dopo il Milan mette in bacheca la sua terza Coppa Italia, vinta contro la Juventus dopo i calci di rigore.
1973-74: finalista di Supercoppa Europea e di Coppa delle Coppe
Il 5-3 patito a Verona nella stagione appena passata continua a influenzare negativamente l'ambiente milanista nella stagione 1973-1974. Il contraccolpo psicologico della sconfitta a Verona è stato durissimo e la squadra, nonostante sia praticamente la stessa dell'anno precedente, dopo un buon avvio di campionato, accusa un crollo verticale nel girone di ritorno. Ad aprile il tecnico Nereo Rocco lascia la panchina del Milan dopo sette anni ed è sostituito da Trapattoni. I rossoneri chiudono il campionato con un deludente 7° posto.
A gennaio il Milan ha, intanto, preso parte, in qualità di detentore della Coppa delle Coppe, alla Supercoppa Europea contro i campioni d'Europa dell'Ajax. I fortissimi lancieri di Johann Cruyff hanno rappresentato un ostacolo insormontabile per i rossoneri che, nonostante la vittoria a San Siro per 1-0, nel ritorno ad Amsterdam vengono travolti per 6-0 dallo squadrone di Rinus Michels.
In Coppa delle Coppe, invece, la situazione sembra volgere nuovamente per il meglio. I rossoneri di Trapattoni, infatti, arrivano nuovamente in finale, ma sul prato di Rotterdam i tedeschi orientali del Magdeburgo vincono per 2-0 e infliggono al Milan una nuova delusione.
1974-75: la finale di Coppa Italia persa senza Rivera
Il presidente Buticchi decide di affidare la panchina a Gustavo Giagnoni, che passerà alla storia per il rapporto a dir poco burrascoso con Gianni Rivera.
La stagione 1974-1975 trascorre senza infamia né lode per i rossoneri, i quali alla fine ottengono un buon 5° posto, utile per l'accesso alla Coppa UEFA.
In Coppa Italia le cose vanno decisamente meglio: il Milan infatti supera il girone di semifinale a dispetto di Inter e Juventus e si qualifica per la finale di Roma contro la Fiorentina. Il 28 giugno, però, sul prato dell'Olimpico la squadra milanese, priva della stella Rivera, perde per 3-2, lasciando il trofeo ai viola.
1975-76: terzo posto e quarti di finale di Coppa Uefa
Terminata la presidenza di Buticchi, il timone della società passa a Bruno Pardi, che a sua volta alla fine della stagione cederà le redini del club a Vittorio Duina. Nel caos societario, con lo stesso Gianni Rivera che pare voglia candidarsi al ruolo di presidente, la squadra, affidata all'esordiente Giovanni Trapattoni, disputa un grande campionato, arrivando, nel mese di aprile, persino ad insidiare le torinesi dominatrici del campionato. I rossoneri chiudono il torneo con un soddisfacente 3° posto.
In Coppa UEFA il cammino è altrettanto buono, ma si chiude dopo un acceso doppio confonto con il Club Brugge nei quarti di finale.
1976-77: la salvezza e la Coppa Italia
Nel 1976-1977 il Milan, uscito enormemente indebolito dal mercato estivo in cui ha perso due elementi fondamentali come Romeo Benetti e Luciano Chiarugi, disputa una stagione in tono minore, culminata con l'esonero del tecnico Giuseppe Marchioro e il rischio della retrocessione in Serie B. A due giornate dalla fine, infatti, i rossoneri si trovano al terz'ultimo posto, prima che due vittorie contro Catanzaro e Cesena, con Nereo Rocco di nuovo in panchina nelle ultime due gare, scongiurino il pericolo.
In Coppa Italia il Diavolo giunge in finale a suon di gol. Il 3 luglio 1977, sul terreno di San Siro, i cugini dell'Inter vengono sconfitti per 2-0. È la quarta Coppa Italia della storia rossonera.
1977-78: il quarto posto con Liedholm
Grazie all'arrivo di Nils Liedholm in panchina e una politica societaria basata sui giovani e sul vivaio, la squadra riacquista freschezza e chiude con un brillante 4° posto il torneo 1977-1978, dopo aver trascorso metà campionato al vertice della classifica. Il 23 aprile 1978, a Verona, nella gara vinta per 2-1, esordisce in Serie A Franco Baresi, futura bandiera e capitano del Milan per ben due decenni.
1978-79: lo scudetto della stella
L'agognato decimo scudetto, atteso undici anni, arriva nel 1978-1979, l'ultima stagione da calciatore per Gianni Rivera, che supera le 500 presenze in maglia rossonera e si ritira con la stella e il tricolore sulla maglia. Quasi come per un passaggio di testimone, Rivera chiude la sua carriera nello stesso anno in cui esordisce da titolare quello che sarà il nuovo uomo-simbolo del Milan, Franco Baresi. La formazione di Liedholm, parte subito bene conquistando 9 punti su 10 nelle prime 5 giornate. Dopo la battuta d'arresto alla sesta giornata contro i detentori della Juventus (0-1), il Milan inizia a marciare con grande continuità di rendimento fino a chiudere il girone d'andata in vetta. Nel girone di ritorno i rossoneri calano di rendimento, arrivando con qualche patema all'appuntamento del derby: qui, in svantaggio per 2-0 a 10 minuti dalla fine, riescono a riagguantare il pareggio con due grandi reti di De Vecchi. Alla venticinquesima giornata poi, uscendo imbattuti dallo scontro diretto contro l'ottimo Perugia di Castagner, ipotecano il tricolore, vinto alla penultima giornata nella gara casalinga contro il Bologna. La vittoria è degna di essere sottolineata ancor meglio considerando che il Perugia, rivale dei rossoneri per il titolo, chiuse il campionato imbattuto, prima tra le squadre italiane a riuscire in una simile impresa (eguagliata proprio dai rossoneri scudettati nel 1991-1992). In quella stagione il Milan, pur non avendo un grandissimo centravanti di ruolo (Stefano Chiodi segnerà pochi gol quasi esclusivamente su rigore), riuscì a primeggiare grazie alla sapiente ragnatela tattica organizzata dall'allenatore Niels Liedholm, che riuscì a trovare un buon equilibrio fra giocatori più anziani come Enrico Albertosi, Giorgio Morini, Aldo Bet, Alberto Bigon, lo stesso Gianni Rivera, e giovani emergenti come Franco Baresi, Walter Alfredo Novellino, Ruben Buriani, Fulvio Collovati, Walter De Vecchi. Un contributo preziosissimo venne anche dal terzino Aldo Maldera, che segnò ben 9 reti, fatto all'epoca particolarmente inusuale per un difensore.
Il Totonero e le due retrocessioni in B (1980 e 1982)
A cavallo fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta il Milan vive un periodo difficile, segnato da due retrocessioni in Serie B, le prime della storia rossonera, e da eventi spiacevoli (lo scandalo del Totonero). L'immagine della squadra milanese è seriamente danneggiata da questi accadimenti.
1979-80: la retrocessione d'ufficio
Nella stagione 1979-1980, a seguito allo Scandalo calcio-scommesse 1980 e malgrado il terzo posto finale, la squadra viene retrocessa in Serie B. Le sentenze della giustizia sportiva (C.A.F.) prevedono: retrocessione del Milan in B (insieme alla Lazio); inibizione a vita per il presidente Felice Colombo; squalifiche ai calciatori Enrico Albertosi, Giorgio Morini e Stefano Chiodi, rispettivamente di 4 anni, 1 anno e 6 mesi. La partita incriminata era Milan-Lazio del 6 gennaio 1980 (vinta sul campo 2-1 dal Milan) e si scoprì successivamente, con l'indagine della magistratura ordinaria, che Felice Colombo aveva pagato le vincite sulle scommesse relative a quella partita con assegni. Ad incastrarlo furono le loro matrici. La giustizia ordinaria assolse tutti i protagonisti di quella vicenda, in quanto non ci fu truffa ai danni degli scommettitori.
1980-81: la risalita in Serie A
Nel 1980-1981 la squadra risale in Serie A vincendo il campionato di Serie B, sotto la presidenza Morazzoni, con Roberto Antonelli capocannoniere del campionato. In campionato la squadra perde sei partite: due in casa contro Sampdoria e Pisa (entrambe per 0-1), quattro in trasferta contro Foggia (1-0), Pescara (1-0), Palermo (3-1) e Taranto (3-0), quest'ultimo retrocesso in C-1 al termine della stagione. In Coppa Italia, inserito nello stesso girone dell'Inter, contro cui perde 0-1, non supera la prima fase, come i nerazzurri. Le altre squadre del girone erano Avellino (che si qualificò per migliore differenza reti), Palermo e Catania.
1981-82: la nuova retrocessione e la Mitropa Cup
Nel 1981 la società è ceduta a Giuseppe "Giussy" Farina, in carica dal 19 gennaio 1982 e già precedenza presidente del Vicenza.
Nel 1981-82 retrocede nuovamente in Serie B, questa volta sul campo, a seguito di una stagione fallimentare (24 punti in 30 partite). Anche se all'ultima giornata la vittoria sul Cesena sembra aver momentaneamente risparmiato la nuova onta, in Napoli-Genoa, a cinque minuti dal termine, il portiere del Napoli, Luciano Castellini, commette un errore (definito dallo stesso sito ufficiale del Genoa un "pasticciaccio brutto") che regala al Genoa il calcio d'angolo da cui nasce il gol del 2-2, di Mario Faccenda, il quale sancisce, di fatto, la retrocessione del Milan. Questa seconda retrocessione in Serie B è l'unica sul campo in tutta la storia del Milan. A pesare sul rendimento negativo dei rossoneri fu anche l'assenza di Franco Baresi per quattro mesi, a causa di una malattia. In quel campionato molto deludente la squadra realizzò appena 21 reti in 30 partite, vincendo 7 partite, pareggiandone 10 e perdendone 13. Dei 10 pareggi 6 furono per 0-0, mentre delle 13 sconfitte 10 furono con un gol di scarto, e ben 6 per 1-0. Questa difficoltà nel trovare la via della rete fu dovuta anche alla cattiva stagione dello scozzese Joe Jordan, che realizzò solo 2 gol in 22 partite. L'acquisto di Jordan dal [↓↑ fuori crono] fu perfezionato dopo un tentativo fallito di ingaggiare il brasiliano Zico, il quale, due anni dopo, sarebbe passato all'Udinese con ottimi risultati. Dopo la sconfitta interna contro l'Udinese (0-1), il 24 gennaio 1982 viene esonerato Luigi Radice e la squadra è affidata ad Italo Galbiati, il quale non riuscirà ad evitare la retrocessione. In quella stagione negativa il Milan fu sconfitto in entrambi i derby con l'Inter (0-1 e 1-2). Quattro giorni prima della retrocessione (il 12 maggio) la squadra vince la Mitropa Cup. La situazione di classifica, nelle posizioni di coda, prima dell'ultimo turno, era la seguente: Cagliari 24 punti, Genoa 24, Bologna 23, Milan 22, Como 16, quest'ultimo già retrocesso. Le partite in programma erano: Ascoli-Bologna, Cagliari-Fiorentina, Cesena-Milan, Napoli-Genoa. Ad Ascoli il Bologna, dopo essere passato in vantaggio, fu rimontato e sconfitto 2-1, retrocedendo in B per la prima volta. A Cesena il Milan rimontò da 0-2 a 3-2, ben sapendo che se Cagliari e/o Genoa non avessero perso sarebbe retrocesso. Da notare che il Milan era in vantaggio negli scontri diretti con entrambe le squadre. A Napoli, dove il Genoa chiuse il primo tempo in vantaggio, i padroni di casa ribaltarono il risultato nel corso del secondo tempo, portandosi sul 2-1, prima del 2-2 sopra descritto. A Cagliari, invece, la partita finì 0-0, con recriminazioni dei viola, in lotta con la Juventus per lo scudetto, per alcune decisioni arbitrali a loro sfavore, come una rete annullata alla Fiorentina per un dubbio fallo sul portiere. L'arbitro di quella partita fu l'ex designatore Maurizio Mattei.
I calciatori rossoneri scesi in campo a Cesena il 16 maggio 1982 erano: Piotti; Tassotti; Maldera; Battistini; Minoia; Baresi; Romano (87° Venturi); Novellino; Jordan; Evani (75° Moro); Antonelli. Da segnalare la presenza in organico di Fulvio Collovati (che non disputò quella partita) e Franco Baresi, campioni del mondo in Spagna circa due mesi dopo, di Mauro Tassotti ed Alberigo Evani, protagonisti dei successi del Milan negli anni a venire, di Aldo Maldera, campione d'italia con la Roma l'anno successivo, e di Francesco Romano, campione d'italia con il Napoli nel 1986-1987.
La presidenza Farina (1982-1986)
1982-83: promozione in Serie A con record di reti segnate
Nella stagione 1982-1983 il Milan, sotto la guida dell'allenatore Ilario Castagner, affronta il suo secondo campionato nella serie cadetta e lo vince senza fatica. La squadra, durante l'estate, viene rivoluzionata: di essa fanno già parte Franco Baresi, che a soli 22 anni è già un carismatico capitano, Mauro Tassotti, Alberigo Evani, che saranno poi protagonisti delle grandi vittorie della squadra negli anni a venire; Walter Novellino, Aldo Maldera, Roberto Antonelli, Fulvio Collovati e Ruben Buriani sono ceduti; i nuovi arrivi di maggior rilievo sono Aldo Serena, Vinicio Verza ed Oscar Damiani. Si tratta di un gruppo molto giovane, che però vince agevolmente il campionato di serie B, si fa onore e diverte sia nella Coppa Italia, dove viene eliminato dal Verona nei quarti, poi battuto in finale dalla Juventus, con due pareggi, che nel Mundialito per club, reggendo il confronto con tutte le formazioni incontrate. Una delle poche note negative di quella stagione fu la sconfitta interna in campionato contro la Cavese (1-2), il 7 novembre 1982. Le altre sconfitte stagionali furono a Como (1-0) ed a Perugia (3-2) in campionato, a Torino contro la Juventus (2-1) nel girone eliminatorio di Coppa Italia. In campionato realizza 77 reti in 38 partite, un record per la serie B. Curiosità: il calciatore "simbolo" delle due stagioni del Milan in B è Sergio Battistini (in forza all'Inter dal 1990 al 1994), con 74 presenze e 16 reti complessive nei due campionati.
1983-84: quarti di finale di Coppa Italia
La stagione 1983-1984 è un'annata di transizione e di assestamento per la squadra dopo le sofferenze e gli scossoni del passato. Per il ritorno nella massima serie, il Milan si dà un nuovo assetto: arrivano l'anglo-giamaicano Luther Blissett, il belga Eric Gerets, Filippo Galli e Luciano Spinosi. È un torneo tranquillo e disputato in modo dignitoso, che il Milan chiude appaiato alla Sampdoria ed al Verona, all'ottavo posto per differenza reti ed al sesto per classifica avulsa. Verso la fine del torneo Castagner, reo di essersi già accordato da tempo con l'Inter in vista della successiva stagione, è sollevato dall'incarico e la squadra viene affidata ancora una volta ad Italo Galbiati. Buono il comportamento in Coppa Italia, dove i rossoneri si fermano ai quarti di finale dopo due gare combattute (1-1 all'Olimpico e 1-2 dopo i tempi supplementari a San Siro) con la forte Roma di Niels Liedholm, poi vincitrice del trofeo.
1984-85: quinto posto e finale di Coppa Italia
L'estate 1984 vede il presidente Farina impegnarsi attivamente alla costruzione di una squadra competitiva. Il presidente fa tornare il tecnico Nils Liedholm, reduce dai trionfi ottenuti con la Roma, ed acquista gli attaccanti Pietro Paolo Virdis e Mark Hateley, soprannominato Attila dai tifosi rossoneri. In più arrivano l'ottimo regista del Manchester United Ray Wilkins, il libero Di Bartolomei dalla Roma ed il portiere Terraneo. I rossoneri terminano la stagione con un 5° posto che garantisce l'accesso alla Coppa UEFA, davanti alla Juventus e alla Roma, le due grandi di quegli anni, tornando dopo sei anni alla vittoria di un derby in campionato e raggiungendo la finale di Coppa Italia, persa contro la Sampdoria. È questa la stagione dell'esordio con il Milan di Paolo Maldini, avvenuto il 20 gennaio a Udine.
1985-86: il rischio del fallimento
L'estate del 1985 vede l'acquisto dalla Juventus del campione del mondo e Pallone d'Oro 1982 Paolo Rossi, vecchio pallino del presidente Farina fin dai tempi del Vicenza, il quale va a formare con Virdis ed Hateley un trittico d'attacco molto valido. La squadra inizia bene la stagione in Coppa Italia e campionato, veleggiando per l'intero girone d'andata tra la 2a e la 3a posizione alle spalle della capolista Juventus. Ma, nonostante le premesse favorevoli, anche questa si rivelerà essere una stagione ricca di travagli societari. In dicembre, il presidente Giuseppe Farina, a seguito della sorprendente eliminazione in Coppa Uefa con i modesti belgi del Waregem, subìsce una dura contestazione dai tifosi. La situazione inizia a precipitare e, con l'avvento del nuovo anno, la Federazione riscontra una situazione economica molto pesante: la società è stracolma di debiti e rischia il fallimento se non arriva subito qualcuno a ripianarli. La Guardia di Finanza scopre in seguito che non sono stati versati i contributi IRPEF. Sono settimane di grande angoscia per i tifosi rossoneri, che rischiano di veder sparire la propria squadra dal calcio che conta.
L'avvento di Berlusconi (1986) e gli Immortali di Sacchi (1987-1991)
1986: Berlusconi acquista il club
Farina si dimette e si alternano varie cordate, fino a quando non diviene azionista di maggioranza della società l'imprenditore milanese Silvio Berlusconi, il quale, acquistata la società il 20 febbraio 1986 e divenutone presidente il 24 marzo, ripiana il deficit economico e si impegna da subito a costruire una grande squadra. In campionato, però, la squadra accusa un calo nel finale e manca il piazzamento in Coppa UEFA. Nell'estate seguente il discorso d'apertura della stagione pronunciato da Berlusconi chiarisce i propositi della nuova dirigenza: "Dobbiamo diventare la squadra più forte del mondo".
In quell'anno si verifica una situazione particolare: Inter e Milan chiusero il campionato al sesto ed al settimo posto, divise da un punto, quindi fuori dalla zona UEFA e quindi dalle Coppe europee. La vittoria della Roma in Coppa Italia contro la Sampdoria consente all'Inter di entrare in Coppa UEFA ed evitare ad una delle due milanesi di restare fuori dalle Coppe europee della stagione successiva. Questa situazione, infatti, da quando esistono le Coppe Europee moderne, cioè dal 1955, non si è mai verificata: almeno una delle due squadre ha sempre giocato in Europa.
Con il nuovo proprietario il club rossonero vive in poco tempo una feconda rinascita.
1986-87: l'esordio del nuovo Milan
In vista della stagione 1986-1987 Berlusconi avvia il ricambio della squadra. Vengono acquistati giocatori di sicuro valore come Roberto Donadoni, Daniele Massaro, Giovanni Galli, Giuseppe Galderisi e Dario Bonetti e così la caratura del club aumenta notevolmente. Ancora una volta guidata da Nils Liedholm, la squadra è autrice di buone prestazioni, ma anche di alti e bassi che non le consentono di decollare. A primavera perde posizioni, così lo svedese è esonerato e sostituito da Fabio Capello. Il giovane tecnico riesce a raddrizzare la stagione: prima conduce la squadra al quinto posto finale a pari merito con la Sampdoria, poi conquista la qualificazione alla Coppa UEFA battendo i blucerchiati a Torino in un sofferto spareggio (1-0 dopo i tempi supplementari). In Coppa Italia il Milan è sconfitto per ben due volte ed eliminato dal Parma, allenato da un tecnico emergente, Arrigo Sacchi. La stagione è da ricordare anche per la vittoria di Pietro Paolo Virdis del titolo di capocannoniere con 17 realizzazioni, a 14 anni dall'ultima affermazione di un milanista - Gianni Rivera - in tale graduatoria. A fine stagione la squadra vince il terzo Mundialito per club.
1987-88: l'11° scudetto
Nell'estate del 1987 Berlusconi affida l'incarico di allenatore al promettente Arrigo Sacchi, profeta di un calcio totale di ispirazione olandese basato su un pressing continuo, conquista degli spazi in campo, difesa a zona, perfetta tattica del fuorigioco. Il nuovo tecnico può contare su un organico di primissimo ordine: una difesa granitica, guidata dal capitano Franco Baresi e composta da Paolo Maldini, Alessandro Costacurta e Mauro Tassotti; un portiere affidabile come Giovanni Galli, già al Milan nella stagione precedente; un centrocampo solidissimo formato da Roberto Donadoni, Angelo Colombo e Carlo Ancelotti; un attacco che annovera i due fuoriclasse olandesi Marco van Basten e Ruud Gullit e l'italiano Pietro Paolo Virdis. Sebbene Van Basten sia costretto a saltare quasi tutta la stagione per problemi alla caviglia, il Milan può fare affidamento su uno dei migliori organici del torneo, organico che gli consente di lottare alla pari in campionato con il Napoli di Diego Armando Maradona. L'inizio del campionato non è dei più felici, la squadra ha bisogno di tempo per assimilare la mentalità e i nuovi schemi di Sacchi, e una serie di infortuni fra i titolari provoca un certo ritardo in classifica nelle prime giornate. Oltre a ciò, nel corso della stagione, alcune decisioni del giudice sportivo sembrano vanificare gli sforzi dei rossoneri, ma la squadra di giornata in giornata inizia a migliorare nel gioco e nei risultati, e la netta vittoria ottenuta il 3 gennaio 1988 a San Siro nello scontro diretto contro i partenopei (4-1) rappresenta la svolta decisiva. Da qui in avanti gli uomini di Sacchi non falliscono più e realizzano un'incredibile rimonta in classifica completandola con un nuovo successo sul Napoli (3-2), stavolta al San Paolo. Si laureano campioni d'Italia dopo la partita con il Como. È l'undicesimo scudetto per il Diavolo, il primo dopo nove anni, pieni di difficoltà. La soddisfazione per il titolo vendica le eliminazioni ai primi turni in Coppa Italia e in Coppa UEFA. È in questa stagione che nasce il gruppo degli Immortali di Arrigo Sacchi e si traccia la strada per un decennio di successi.
1988-89: Milan campione d'Europa
Nella stagione 1988-1989 ai due olandesi se ne aggiunge un terzo, Frankie Rijkaard (fortemente voluto da Arrigo Sacchi), a spese dell'argentino Claudio Borghi, pupillo del presidente Silvio Berlusconi. A quasi quarant'anni di distanza dal leggendario Gre-No-Li si forma così un altro trio milanista di grandi attaccanti stranieri.
Anche in questa stagione il Milan si rende protagonista in Coppa dei Campioni, sebbene le difficoltà non manchino. Nel ritorno del secondo turno contro la Stella Rossa Belgrado (l'andata a Milano era finita 1-1) sul campo scende una fitta nebbia, che induce l'arbitro tedesco Pauly a sospendere a norma di regolamento la partita dopo che, a visibilità già quasi nulla, gli slavi erano passati in vantaggio e Virdis era stato espulso. Da quel momento il Milan inanella una serie di risultati positivi, eliminando nell'ordine la Stella Rossa ai rigori nel recupero (dopo un gol rossonero non visto dalla terna nonostante la palla fosse entrata di almeno mezzo metro), il Werder Brema (anche qui gol rossonero non visto, anche se molto meno evidente di quello con la Stella Rossa) e il Real Madrid. Contro gli spagnoli, dopo una partita dominata allo Stadio Santiago Bernabéu e caratterizzata da episodi sfortunati fra i quali un altro gol regolare annullato, i rossoneri sbaragliano le merengues con uno storico 5-0 a San Siro grazie ai gol di Ancelotti, Rijkaard, Gullit, Van Basten e Donadoni, in quella che molti considerano la più bella partita mai giocata dal Milan. La finale del 24 maggio 1989 mette di fronte il Diavolo e i temibili rumeni della Steaua Bucarest, già campioni d'Europa nel 1986. Di fronte ai quasi centomila sostenitori rossoneri accorsi al Camp Nou di Barcellona il Milan annichilisce gli avversari per 4-0. La partita della squadra è magistrale tatticamente e tecnicamente: già in vantaggio per 3-0 alla fine del primo tempo grazie alla doppietta di Gullit e ad una rete di Van Basten, i ragazzi di Sacchi arrotondano il risultato nella seconda frazione di gioco con un altro gol di Van Basten e conquistano così la terza Coppa dei Campioni della storia del Milan, a venti anni di distanza dall'ultimo successo europeo. In quell'anno la squadra rossonera si aggiudica anche la prima Supercoppa Italiana, battendo per 3-1 la Sampdoria. In campionato giunge terzo alle spalle di Inter e Napoli.
1989-90: Milan campione d'Europa e del mondo
Nell'annata seguente il Milan sfiora il cosiddetto treble, ovvero la tripla vittoria di campionato, coppa nazionale e Coppa dei Campioni. Si conferma campione d'Europa (dopo aver sconfitto il Benfica per 1-0, gol di Rijkaard) e vince Supercoppa Europea (1-1 e 1-0 nel doppio confronto con il Barcellona) e Coppa Intercontinentale (superati i colombiani del Nacional Medellín per 1-0 dopo i tempi supplementari).
Il campionato, che ad un certo punto pareva già vinto dai rossoneri, è conquistato con due punti di vantaggio dal Napoli, al termine di un testa a testa molto combattuto e caratterizzato da aspre polemiche. Alla 25a giornata, approfittando di un calo del Napoli capolista (5 punti in 6 gare), il Milan passa al comando della classifica. L'8 aprile 1990 i rossoneri sono bloccati sullo 0-0 dal Bologna al Dall'Ara come i partenopei, che terminano con lo stesso risultato il match contro l'Atalanta a Bergamo. Nel corso della partita del Napoli, però, una monetina colpisce dagli spalti Alemao, il quale, consigliato in tal senso, rinuncia a riprendere il gioco. Il giudice sportivo assegna così la vittoria al Napoli per 2-0 a tavolino, consentendogli di raggiungere il Milan in vetta alla graduatoria. Le due squadre proseguono a pari merito sino alla 33a giornata, in cui i rossoneri vanno k.o. 1-2 fuori casa in favore del Verona, come nel 1973 (scudetto consegnato alla Juventus). La seconda "fatal Verona" della storia milanista si concretizza all'89° minuto, quando il gol-beffa del veronese Pellegrini decreta il sorpasso dei campani, che espugnano il campo del Bologna e si laureano campioni d'Italia prendendosi la rivincita rispetto a due anni prima. La partita del Bentegodi solleverà molte polemiche e sarà ricordata per le quattro espulsioni di Rijkaard, Van Basten, Costacurta e Sacchi. Tre giorni dopo, il Milan perderà, in casa, anche la Coppa Italia (0-1 contro la Juventus), dopo lo 0-0 della finale di andata. L'annata è comunque positiva e viene ricordata anche per l'affermazione di Marco Van Basten nella classifica dei cannonieri con 19 centri.
1990-91: l'Intercontinentale, la Supercoppa Europea e la squalifica dalle coppe
Nel 1990-1991 arriva la terza Intercontinentale (3-0 ai paraguaiani dell'Olimpia Asunción) e la seconda Supercoppa Europea, questa volta a spese della Sampdoria (1-1 e 2-0). In campionato il Milan si piazza secondo insieme all'Inter, a cinque punti dalla Sampdoria campione d'Italia. Il club rossonero, però, si rende protagonista di uno spiacevole episodio il 20 marzo 1991, nella partita di ritorno giocata a Marsiglia contro l'Olympique. Dopo che la partita di andata si era conclusa sul punteggio di 1-1, a pochi minuti dalla fine della gara di ritorno, con il Milan in svantaggio per 1-0, si spegne uno dei riflettori dello stadio. L'amministratore delegato Adriano Galliani fa uscire i giocatori dal campo in segno di protesta, motivando il gesto con l'impossibilità, a sua detta, di continuare a giocare per via della scarsa visibilità. Malgrado la funzionalità del riflettore sia poi ripristinata, il Milan non torna in campo. In seguito all'accaduto la società è poi squalificata per un anno dalle coppe europee per comportamento antisportivo. In Coppa Italia i rossoneri sono eliminati in semifinale dalla Roma, che poi vince il trofeo.
Gli Invincibili di Capello (1991-1996)
Dal 1991 al 1996 il Milan conosce un altro ciclo vincente sotto la guida di Fabio Capello, che proseguirà la tradizione dei cosiddetti Invincibili.
1991-92: lo scudetto senza sconfitte
Nell'estate 1991, dopo quattro anni ricchi di trionfi, Arrigo Sacchi lascia la panchina milanista per sedersi su quella della Nazionale italiana. Un sondaggio del 2007 a cura della rivista sportiva World Soccer ha incoronato il Milan degli olandesi, guidato da Sacchi, la più forte squadra di club di tutti i tempi e la quarta nella speciale classifica, dov'è preceduta solo da Nazionali (Brasile 1970, Paesi Bassi 1974 e Ungheria 1953-1954).
Nel 1991-1992 la squadra è guidata da Fabio Capello, già sulla panchina rossonera nella stagione 1986-1987, quando era stato chiamato a sostituire Niels Liedholm a campionato in corso. Il tecnico friulano si fa conoscere sin da subito per le sue doti di grande motivatore. Il Milan, fuori dalle Coppe europee dopo la notte di Marsiglia, si concentra sul campionato e lo vince con autorevolezza. In testa alla classifica fin dall'inizio del torneo, guadagna il titolo d'inverno e conquista lo scudetto con un campionato da record, inaugurando un'epoca ricca di successi che porterà la squadra ad essere soprannominata Gli Invincibili. Oltre ai 56 punti guadagnati - con i due punti assegnati per vittoria - il Milan termina il torneo senza subire alcuna sconfitta. Solo il Perugia era riuscito, nel 1978-1979, in tale impresa, ma era giunto secondo, proprio alle spalle dei rossoneri. Il Milan resta a tutt'oggi l'unica squadra italiana ad aver vinto lo scudetto conservando l'imbattibilità per tutto il campionato. Sempre in quella stagione, i rossoneri segneranno ben 74 gol (alla media di oltre 2 gol a gara), concedendosi alcune goleade con squadre di livello, come nel caso del 5-0 al Napoli, del 5-1 ai campioni in carica della Sampdoria o dell'8-2 rifilato alla rivelazione della stagione, il Foggia. La stella olandese Van Basten è capocannoniere con 25 realizzazioni, una quota che mancava nella Serie A da ben 26 anni, e vincerà il Pallone d'oro 1992. La Coppa Italia del Milan si ferma alle semifinali contro la Juventus, contro cui subisce l'unica sconfitta stagionale (0-1 a Torino nella gara di ritorno, dopo lo 0-0 dell'andata).
1992-93: campione d'Italia e vicecampione d'Europa
Dopo lo scudetto dei record del 1992 il Milan cambia volto. I rossoneri sono ora attesi anche sul grande palcoscenico continentale e vogliono tornarci da protagonisti. Durante la campagna acquisti estiva arrivano in società calciatori del calibro di Jean Pierre Papin, Zvonimir Boban, Dejan Savićević, Stefano Eranio e Gianluigi Lentini, vero tormentone del calcio-mercato, strappato al Torino. D'altra parte c'è da annoverare l'addio al calcio giocato di Carlo Ancelotti, punto fermo del centrocampo.
Nel 1992-1993 prosegue la marcia trionfale del Milan di Capello, capace di prolungare la striscia di partite senza sconfitte fino a 58 incontri e di mettere in bacheca il 13° alloro nazionale, il secondo consecutivo. Ripetendo il cammino travolgente del precedente torneo, gli uomini di Fabio Capello vanno subito in testa e non si fanno più raggiungere. Dopo 13 giornate, il Milan perde van Basten a causa dei persistenti problemi fisici. Operato in Belgio all'indomani della quadripletta contro il Göteborg, il cigno di Utrecht rientrerà in campo solo 5 mesi più tardi.
Laureatisi campione d'inverno, i rossoneri subiscono nel finale di torneo un risveglio dell'Inter, ma chiudono al comando con una giornata d'anticipo. In campo continentale il Diavolo si conferma squadra di vertice vincendo 10 partite su 10, segnando 23 reti e subendone una sola. Nella finale di Monaco di Baviera i favori del pronostico sono per i ragazzi di Capello, che affrontano i francesi dell'Olympique Marsiglia. Contro le previsioni sono i transalpini a sollevare il trofeo grazie all'1-0, vanificando così l'ottimo cammino in Champions stabilito dal Milan prima di quella partita. Il match segnerà l'ultima apparizione su un campo di calcio del grande van Basten.
Poco meno di tredici anni più tardi, nel gennaio 2006, in una confessione alla stampa francese Jean Jacques Eydelie, ex centrocampista dell'Olympique Marsiglia campione d'Europa nel 1993, rivela che la squadra transalpina avrebbe usato sostanze dopanti prima della finale contro il Milan. La dichiarazione, seguita da smentite e querele da parte degli ex dirigenti e degli ex calciatori dell'Olympique, suscita un vespaio di polemiche e si fa strada l'ipotesi della revoca del trofeo al Marsiglia e della sua consegna al Milan, evento poi non verificatosi.
1993-94: il double scudetto-Champions League
Anche la stagione 1993-1994 comincia con sostanziosi mutamenti del parco giocatori. Finita oramai l'era degli olandesi (Gullit e Rijkaard sono stati ceduti, Van Basten è prossimo al ritiro dopo una serie di infortuni), dopo tredici anni lascia il Milan anche Alberigo Evani, mentre Gianluigi Lentini, vittima di un grave incidente automobilistico, è fuori squadra per tutta la stagione. Sono acquistati Brian Laudrup, Florin Răducioiu, Christian Panucci, Alessandro Orlando e, a metà stagione, Marcel Desailly. Marco Simone diventa stabilmente titolare e determinanti risultano le reti di Jean Pierre Papin, Pallone d'oro 1991, e di Daniele Massaro. Nonostante le molte difficoltà, al Milan riesce una delle stagioni più esaltanti della propria storia.
In Champions League riscatta la sconfitta contro l'Olympique Marsiglia patita nella finale dell'anno precedente, conquistando così il suo quinto titolo europeo nella finale di Atene, il 18 maggio 1994. Dopo un cammino sicuro nella competizione, gli uomini di Capello giungono alla finale contro il favorito Barcellona senza Baresi (infortunato) e Costacurta (squalificato), colonne della difesa. L'allenatore del Barça Johann Cruyff alla vigilia si dice sicuro della vittoria, ma saranno i rossoneri a dominare l'incontro, infliggendo ai catalani una severa lezione di calcio, un netto 4-0 (doppietta di Massaro e gol di Savicevic e Desailly) che rappresenta ancora oggi il maggiore scarto mai registrato in una finale di Coppa dei Campioni-Champions League. Quella contro il Barcellona è stata votata La partita del secolo del Milan dopo un sondaggio condotto tra i tifosi rossoneri.
Unitamente al successo continentale il Milan sale sulla vetta nazionale per la quattordicesima volta nella sua storia, ottenendo il terzo scudetto consecutivo (eguagliato il record appartenente al Grande Torino) con due giornate d'anticipo. Il successo è accompagnato da altri numeri da record, riguardanti l'imbattibilità del portiere Sebastiano Rossi (929 minuti, attuale primato italiano) e la cifra delle reti subite (15 in 34 gare), la più bassa mai registrata nei campionati a 18 squadre. Il Milan conquista poi la Supercoppa Italiana (vinta a Washington a spese del Torino grazie all'1-0 con rete di Simone). Il Diavolo non riuscirà poi a vincere né la Supercoppa Europea (contro il Parma) né la Coppa Intercontinentale (avversario il San Paolo), disputate al posto dello squalificato Olympique Marsiglia.
L'annata è una delle più feconde della storia rossonera, se si pensa che il Milan del 1993-1994 e l'Inter del 1964-1965 sono le uniche squadre italiane ad aver vinto lo scudetto e la Coppa dei Campioni-Champions League nella stessa stagione.
1994-95: Supercoppa Europea e finale di Champions
L'era Capello continua con prestazioni che portano il Milan ad essere considerato una delle squadre più forti del periodo. Eppure anche nel 1994-1995 le difficoltà non mancano. L'inizio è favorevole: già ad agosto arriva il primo trofeo in bacheca, la Supercoppa Italiana vinta a scapito della Sampdoria. Ancorché le premesse siano rosee, un campionato disputato in maniera non esaltante porta la squadra a classificarsi solamente al quarto posto, oltretutto la stagione viene macchiata dall'infame comportamento di un tifoso, tale Simone Barbaglia, che durante la trasferta a Genova per la partita contro il Genoa Cricket and Football Club durante uno scontro tra tifosi, uccide con una coltellata un tifoso della squadra genovese.
Nel dicembre 1994 a Tokyo, contro gli argentini del Vélez Sarsfield allenati da Carlos Bianchi, i milanisti, favoriti dal pronostico, perdono la Coppa Intercontinentale. Il gruppo, però, dimostra grande tenacia e si riprende aggiudicandosi prima la Supercoppa Europea, a febbraio 1995, contro l'Arsenal (0-0 ad Highbury e 2-0 al Meazza) e proseguendo il suo cammino in Champions League. Nella fase a gironi la squadra si piazza seconda nel proprio raggruppamento dietro il giovane Ajax di Louis van Gaal. Due sconfitte, entrambe opera dell'Ajax, e la squalifica del campo per un incidente di cui fu vittima il portiere avversario in Milan-Austria Salisburgo 3-0 (le ultime due partite furono disputate in campo neutro allo Stadio Nereo Rocco di Trieste) non impediscono ai milanisti di qualficarsi per gli ottavi di finale, dove superano il Benfica. Eliminato in scioltezza anche il Paris Saint-Germain del futuro rossonero George Weah in semifinale, i ragazzi di Capello raggiungono per la quinta volta in sette anni (terza consecutiva) la finale di Champions League. Al Prater di Vienna, il 24 maggio 1995, il Milan si presenta senza Savićević, acciaccato, e affronta ancora gli olandesi dell'Ajax, che vincono per 1-0 con un gol del futuro milanista Patrick Kluivert a cinque minuti dal termine.
Uno dei primi attori rossoneri della stagione è Marco Simone, autore di 17 gol in 30 presenze in campionato.
1995-96: il 15° scudetto
La stagione 1995-1996, l'ultima del ciclo di Capello, si apre con l'acquisto di Roberto Baggio, Pallone d'oro 1993, dalla Juventus e di George Weah, possente centravanti liberiano proveniente dal Paris Saint-Germain, Pallone d'oro, FIFA World Player e Calciatore africano dell'anno 1995.
Guidato da Big George, autore di 11 reti, dal neo-acquisto Baggio ed ancora da Marco Simone, il Milan si insedia fin da subito in vetta alla classifica dopo la vittoria casalinga contro la Juventus alla sesta giornata. Chiude dunque la stagione con l'ennesimo trionfo, lo scudetto, il quarto in cinque anni e il quindicesimo per la società. Il campionato è ampiamente dominato: i rossoneri chiudono con 8 punti di vantaggio dalla Juventus e con la miglior difesa del torneo, concedendosi goleade come il 7-1 inflitto alla Cremonese. In Coppa UEFA, dopo un buon cammino, l'avventura del Milan finisce ai quarti con l'eliminazione per mano del Bordeaux di Zinedine Zidane e del futuro acquisto Christophe Dugarry. A fine stagione l'allenatore goriziano lascia, mettendo fine ad una lunga serie di successi, fra i quali 4 titoli nazionali e una Champions League.
Tabarez e i ritorni di Sacchi e Capello: la crisi (1996-1998)
Tra il 1996 e il 1998, dopo un ciclo vincente a livello nazionale ed europeo, il Milan conosce due stagioni di dispiaceri, conclusesi con pessimi piazzamenti in campionato (11° e 10° posto rispettivamente nelle stagioni 1996-1997 e 1997-1998) e una brusca eliminazione dalla Champions League 1996-1997. Alla base del fallimento ci sono acquisti e scelte tecniche sbagliate, ma anche la realtà di un ciclo ormai giunto al termine. Queste annate sanciscono un cambiamento epocale, spingendo la dirigenza a progettare una rifondazione pressoché totale della squadra.
1996-97: il flop Tabarez e il ritorno di Sacchi
Nell'estate 1996 il Milan affida la conduzione tecnica all'allenatore uruguaiano Oscar Tabárez, accolto con scetticismo da tifosi e critica. I nuovi acquisti – Christophe Dugarry, Edgar Davids, Michael Reiziger, Pietro Vierchowod, Jesper Blomqvist (da gennaio) ed il portiere Angelo Pagotto – si aggiungono ad un impianto già collaudato e sulla carta affidabile come quello composto dai campioni d'Italia dell'anno precedente: Franco Baresi, Dejan Savićević, Roberto Baggio, Mauro Tassotti, Sebastiano Rossi, Zvonimir Boban, George Weah, Paolo Maldini, Demetrio Albertini, Marco Simone, Alessandro Costacurta e Marcel Desailly. La squadra rimane sostanzialmente invariata rispetto alla stagione 1995-1996, come testimonia l'esiguo numero di cessioni. Dei calciatori regolarmente impiegati nel campionato appena trascorso soltanto uno lascia il Milan: la bandiera Roberto Donadoni.
Nonostante possa presentare ancora una rosa ricca di stelle, dopo nove stagioni di successi ininterrotti la squadra vive una stagione di delusioni. Inizia male la stagione, perdendo a San Siro contro la Fiorentina (1-2) nella partita valevole per l'assegnazione della Supercoppa Italiana. Nei successivi incontri continua a stentare: il bilancio delle prime undici giornate di campionato è fallimentare. Il 1° dicembre 1996, a seguito della sconfitta in trasferta contro il Piacenza (3-2) nell'undicesima giornata del campionato 1996-1997, Tabárez è esonerato e sostituito da Arrigo Sacchi, di nuovo al timone della squadra rossonera dopo i successi di alcuni anni prima ed appena dimessosi dall'incarico di commissario tecnico della Nazionale italiana. L'avvento del nuovo allenatore non inverte comunque la tendenza negativa. Pochi giorni dopo il ritorno di Sacchi il Milan è eliminato dalla Champions League nella fase a gironi in virtù di una clamorosa sconfitta per 2-1 nella decisiva gara interna contro il Rosenborg, quando ai rossoneri bastava un pareggio per passare il turno. La fallimentare stagione rossonera proseguirà fino a maggio, accompagnata da una clamorosa sconfitta a San Siro contro la Juventus per 6-1 il 6 aprile 1997, cui seguirà, la settimana successiva, un 3-1 subito nel derby contro l'Inter. L'annata termina con un deludente 11° posto, ben distante da un piazzamento valido per l'ingresso in una competizione europea. Alla fine della stagione lasciano il Milan Arrigo Sacchi e due storiche bandiere, il capitano Franco Baresi e Mauro Tassotti, che danno l'addio al calcio rispettivamente dopo venti e diciassette anni in rossonero. Per la prima volta nella storia del calcio italiano, in onore del capitano Baresi, la società decide di ritirare la maglia numero 6.
1997-98: l'amaro ritorno di Capello
Anche nel 1997-1998 il club di via Turati si affida ad un altro pluridecorato ex allenatore rossonero, Capello, che nella stagione precedente aveva vinto la Liga con il Real Madrid. La campagna acquisti del Milan è decisamente più ricca dell'anno precedente: arrivano Christian Ziege, Ibrahim Ba, Patrick Kluivert, Giampiero Maini, Massimo Taibi, Winston Bogarde, Maurizio Ganz (da dicembre), Jesper Blomqvist, Steinar Nilsen, Andreas Andersson, Leonardo, Filippo Maniero (quest'ultimo da gennaio) e ritorna Roberto Donadoni. Tuttavia le soddisfazioni non arrivano: il Milan è artefice di un'altra annata molto al di sotto delle attese. La squadra, rivoluzionata e ricchissima di stranieri, fatica a trasformarsi in un gruppo solido. D'altro canto vi sono cessioni sbagliate, come quella di Edgar Davids, proveniente nel 1996 dall'Ajax e girato alla Juventus, di cui il giocatore diventa subito un elemento imprescindibile.
Come nell'anno precedente, ma questa volta libero da impegni europei, il Milan parte male, è incapace di esprimere un gioco e protrae il suo rendimento negativo fino alla fine della stagione, terminata al 10° posto con un bilancio di 11 vittorie e 12 sconfitte. In Coppa Italia, pur riuscendo a vincere per 5-0 nell'andata dei quarti di finale nel derby contro l'Inter, perde in finale contro la Lazio: dopo la vittoria per 1-0 a San Siro, i rossoneri sono sconfitti per 3-1 all'Olimpico, con il futuro milanista Alessandro Nesta che sigla il terzo gol biancoceleste. Il 1997-1998 sarà ricordato come la prima stagione da capitano di Paolo Maldini dopo il ritiro di Franco Baresi. A fine stagione, il tecnico goriziano lascia la panchina rossonera.
Il ciclo di Zaccheroni (1998-2001)
1998-99: il 16° scudetto
Nell'estate del 1998 la società avvia la rifondazione, affidando la panchina ad Alberto Zaccheroni, emergente tecnico reduce dalla positiva esperienza all'Udinese, che ha favorevolmente sorpreso appassionati ed esperti con il suo gioco offensivo e con lo spregiudicato modulo 3-4-3. Zaccheroni, Zac per i tifosi, porta con sé due giocatori che nella stagione precedente avevano ben figurato nell'Udinese: l'attaccante Oliver Bierhoff, capocannoniere dell'ultima stagione di Serie A, e il terzino di fascia destra Thomas Helveg. Sul fronte nuovi arrivati ci sono anche Roberto Ayala, Luigi Sala, Bruno N'Gotty, Federico Giunti ed Andres Guglielminpietro. Nella stagione 1998-1999, la prima sulla panchina del Milan, l'allenatore romagnolo pone le basi per un nuovo ciclo vincente con la conquista dello scudetto, con cui viene festeggiato il centenario della squadra. La formazione-tipo del Milan campione d'Italia è schierata secondo il modulo preferito da Zaccheroni, il 3-4-3: Abbiati; Sala, Costacurta, Maldini; Helveg, Albertini, Ambrosini, Guglielminpietro; Boban (Leonardo), Bierhoff, Weah.
In campionato il Milan ha un andamento abbastanza costante, che lo vede in grado di competere senza problemi per l'obiettivo prefissato dalla società ad inizio stagione, il 4° posto utile per l'accesso in Champions League. Nell'ultima parte del campionato, tuttavia, la squadra di Zaccheroni riesce a inanellare ben sette vittorie consecutive, guadagnando 21 punti sui 21 disponibili. Grazie anche ai gol del centravanti tedesco Oliver Bierhoff (19), di Maurizio Ganz (solo 5 ma che fruttano ben 8 punti) e di George Weah (8) e complici alcuni passi falsi della Lazio di Eriksson, avanti sette punti a sette gare dal termine del campionato, i rossoneri riescono nell'impresa del sorpasso. La vittoria assume un'importanza ancora maggiore se si pensa che la Lazio era quasi unanimemente considerata la migliore squadra di quel torneo sul piano dei valori tecnici dei calciatori. Il sorpasso sulla formazione capitolina si compie alla penultima giornata (Fiorentina-Lazio 1-1, Milan-Empoli 4-0), mentre all'ultima il vantaggio è mantenuto grazie alla vittoria in trasferta per 2-1 contro il Perugia.
Di primario valore è da considerare l'apporto dato dal tecnico Alberto Zaccheroni alla conquista del 16° scudetto da parte del Milan. Pur non disponendo di giocatori di primissima qualità, l'allenatore romagnolo sa schierare una formazione equilibrata e determinata, che ha proprio in atleti non eccellenti sotto il profilo tecnico (Luigi Sala, Thomas Helveg, Andres Guglielminpietro) elementi fondamentali. Zaccheroni punta anche su giovani molto validi (Massimo Ambrosini, Christian Abbiati) e sa sopperire egregiamente a svariati infortuni dei giocatori di maggiore talento e qualità.
A fine stagione, dopo aver vinto il suo sesto scudetto in dieci stagioni con la maglia rossonera, dà l'addio al calcio Roberto Donadoni.
1999-00: terzo posto, Shevchenko capocannoniere
Già nel maggio 1999 la società di via Turati raggiunge con la Dinamo Kiev un accordo per il trasferimento al Milan del giovane attaccante ucraino Andriy Shevchenko, una delle rivelazioni delle due stagioni europee precedenti e capocannoniere della Champions League 1997-1998. L'acquisto del giocatore si rivelerà una mossa azzeccatissima, tant'è che la punta ucraina risulterà decisiva per le sorti della squadra per i successivi sette anni e, nel dicembre 2004, conquisterà anche il Pallone d'oro, sempre con la maglia rossonera. Altri arrivi sono quelli di Diego De Ascentis, José Antonio Chamot, José Mari, Taribo West, ma soprattutto di Gennaro Ivan Gattuso e Serginho. Proprio questi ultimi acquisti risulteranno due tra gli elementi più preziosi della squadra durante la stagione. Sul fronte delle partenze, invece, è da ricordare quella di George Weah il quale, sempre meno utilizzato dal tecnico Zaccheroni, decide di trasferirsi al [↓↑ fuori crono] durante il calcio-mercato di gennaio.
Malgrado le ottime prestazioni di Sheva, il Milan non mantiene le aspettative. In agosto manca il primo obiettivo stagionale, la Supercoppa di Lega, persa contro il Parma al "Meazza". Nel proprio raggruppamento di Champions League vince solo una partita su sei (tre pareggi e due sconfitte). Nella gara decisiva contro i turchi del Galatasaray, pur trovandosi in vantaggio e ormai qualificato a tre minuti dalla fine, viene prima raggiunto e poi superato dai padroni di casa. È così eliminato già nel girone eliminatorio, che qualifica ai primi due posti Hertha Berlino e Chelsea. Sfugge anche il terzo posto in classifica, che viene conquistato dal Galatasaray, il quale è ammesso in Coppa UEFA 1999-2000 a scapito dei rossoneri (il club turco avrebbe poi vinto la manifestazione sotto la guida di Fatih Terim, futuro allenatore del Milan).
Il Diavolo chiude al terzo posto un campionato disputato a fasi alterne, a undici punti dalla Lazio campione, non riuscendo mai a inserirsi nella lotta al vertice tra i laziali e la Juventus, entrambi sconfitti dai rossoneri nel corso del torneo. La nota positiva è, come già accennato, Shevchenko, che con 24 gol vince la classifica marcatori al suo primo anno in Italia, impresa prima riuscita solo a Michel Platini. In Coppa Italia il Milan è eliminato ai quarti di finale dall'Inter (andata: Milan-Inter 2-3, ritorno: Inter-Milan 1-1).
2000-01: da Zaccheroni a Cesare Maldini
Anche la stagione 2000-2001 è insoddisfacente. Eppure le premesse sono buone: la rosa viene rafforzata dagli innesti di Nelson Dida, di giovani interessanti come Luca Saudati e Francesco Coco (prodotti del vivaio rossonero) e Gianni Comandini (capocannoniere del precedente campionato cadetto), ma soprattutto dell'argentino Fernando Redondo, fresco campione d'Europa col Real Madrid e indiscusso talento, costretto, tuttavia, a scendere in campo in pochissime circostanze con il Milan perché afflitto da problemi fisici.
In agosto il Milan affronta e supera vittoriosamente il turno preliminare di Champions League contro i croati della Dinamo Zagabria, assicurandosi così l'accesso al tabellone principale. La squadra viaggia su buoni livelli in tutte le competizioni cui partecipa con buone possibilità di successo. Cionostante, in modo improvviso, da metà dicembre, il rendimento subisce un netto calo. Infatti, pur avendo iniziato alla grande il cammino in Champions League con le vittorie contro il Besiktas (4-1) e Barcellona (battuto per 2-0 al Camp Nou), in seguito la squadra non riesce ad esprimersi sui livelli alti che gli competono. In campionato non lotta mai per il titolo, mentre nella seconda fase della Champions, nelle prime cinque partite, ottiene solo una vittoria e tre pareggi. Nell'ultimo match giocato a marzo, costretto alla vittoria interna contro il Deportivo La Coruña, non va oltre l'1-1 ed è perciò estromesso dalla massima competizione europea per club. Svanisce così la grande possibilità di disputare la finale nel proprio stadio. L'eliminazione costa la panchina a Zaccheroni, che è sostituito da Cesare Maldini, vecchia gloria rossonera e padre di Paolo. Cesare Maldini è affiancato da un'altra vecchia gloria rossonera, Mauro Tassotti, che gli fa da vice. Maldini padre esordisce con un roboante 4-0 interno contro il Bari, ma non riesce a condurre la squadra al 4° posto, l'ultimo disponibile per l'accesso alla Champions League. Alla fine il Milan si piazza soltanto al 6° posto in Serie A, qualificandosi per la Coppa UEFA, ma si consola con lo storico trionfo nel derby in trasferta contro l'Inter, sconfitta per 6-0 l'11 maggio 2001 grazie alle doppiette di Comandini e Shevchenko (ancora autore di 24 reti in campionato) e ai gol di Federico Giunti e Serginho. È dalla nascita del campionato di Serie A a girone unico (stagione 1929-1930) che un derby di Milano non termina con uno scarto così ampio. Curiosamente Comandini con l'Inter segnò le uniche due reti di un campionato caratterizzato, sotto il profilo personale, da numerosi infortuni. Il percorso in Coppa Italia dei rossoneri si ferma in semifinale, dove il Milan è eliminato dalla Fiorentina poi vincitrice del trofeo (andata: Milan-Fiorentina 2-2, ritorno: Fiorentina-Milan 2-0).
Il ciclo di Ancelotti (dal 2001)
2001-02: da Terim ad Ancelotti
Nell'estate 2001 la dirigenza di via Turati decide di puntare sull'allenatore turco Fatih Terim, nella stagione precedente alla Fiorentina. In rossonero arrivano campioni del calibro di Manuel Rui Costa e Filippo Inzaghi (pagati rispettivamente 80 e 75 miliardi di lire) ed elementi di sicuro valore come Javi Moreno e Cosmin Contra, che pochi mesi prima avevano condotto la sorpresa Alavés alla finale della Coppa UEFA (poi persa contro il Liverpool). Nella lista dei nuovi compaiono anche Martin Laursen e gli ex interisti Andrea Pirlo e Cristian Brocchi.
L'avvio è promettente, ma già a novembre il Milan si ritrova fuori dalle prime cinque posizioni della classifica della Serie A. A seguito della sconfitta in trasferta contro il Torino, il 4 novembre Terim è esonerato e sostituito da Carlo Ancelotti. Malgrado la squadra sia falcidiata da una serie di infortuni (tra i quali quelli del capitano Maldini, di Inzaghi e di Shevchenko), l'allenatore emiliano riesce a guidare la squadra alla semifinale di Coppa UEFA, dove il Milan è eliminato dal Borussia Dortmund (seconda semifinale di sempre nella competizione). In campionato, dopo un cammino altalenante, il Milan guadagna l'obiettivo che si è prefissato a stagione in corso: il 4° posto, risultato che dà l'accesso ai preliminari di Champions League. In Coppa Italia viene eliminato in semifinale dalla Juventus. Nel corso dell'annata la formazione titolare del Milan, schierata secondo il 4-3-1-2, è la seguente: Abbiati; Contra, Costacurta, Laursen, Kaladze; Gattuso, Albertini, Serginho; Rui Costa; Shevchenko, Inzaghi. Nell'ultima parte della stagione, però, il posto di Albertini è insediato da Pirlo, autore di ottime partite e di gol decisivi.
2002-03: campione d'Europa e Coppa Italia
Nell'estate 2002 lascia il Milan Demetrio Albertini, storica colonna del centrocampo. Arrivano tre giocatori a parametro zero: il fuoriclasse brasiliano Rivaldo, Pallone d'oro 1999, proveniente dal Barcellona, il centrocampista Clarence Seedorf, proveniente dall' Inter, e l'attaccante danese Jon Dahl Tomasson dal Feyenoord. Dalla Lazio è acquistato per 32 milioni di euro il forte difensore Alessandro Nesta.
Per il Milan la stagione 2002-2003 è quella della risurrezione dopo quattro anni senza successi. Come sottolineato da molti critici del settore, i rossoneri giocano un calcio spettacolare, basato sul possesso palla e sulla tecnica ed espresso nel miglior modo da un modulo innovativo (il 4-3-1-2) ideato dall'allenatore Carlo Ancelotti per far convivere nella stessa formazione giocatori di alto spessore tecnico come Clarence Seedorf, Andrea Pirlo e Manuel Rui Costa.
Il sistema di gioco dei rossoneri prevede una sorta di rombo nel quale il portoghese si muove da trequartista classico, mentre Pirlo, dirottato in posizione più arretrata, diventando sin da subito il fulcro dell'intera manovra. Schierato come regista davanti alla linea difensiva, l'ex calciatore dell'Inter è affiancato a centrocampo da un altro ex nerazzurro, Clarence Seedorf, talentuosa mezzala con compiti offensivi e abile negli inserimenti, e Gattuso, carismatico interditore. Pur avendo perso il veterano Demetrio Albertini, il Milan può contare su un reparto arretrato validissimo, che vede nel capitano Paolo Maldini e nell'acquisto più importante dell'estate, Alessandro Nesta, i suoi pilastri. Il tandem d'attacco è formato da Filippo Inzaghi e Andriy Shevchenko, fermo per buona parte dell'anno a causa di un grave infortunio e validamente sostituito da un altro nuovo arrivato, Jon Dahl Tomasson. Altra pedina fondamentale dello scacchiere milanista è il portiere brasiliano Nelson Dida, divenuto titolare durante l'andata del preliminare contro lo Slovan Liberec per un infortunio di Christian Abbiati. L'estremo difensore, che aveva vissuto un'infelice e fugace esperienza al Milan nella stagione 2000-2001, dimostra un'ottima continuità di rendimento, continuando a distinguersi negli anni a venire. Per contro il brasiliano Rivaldo, grande colpo del calciomercato estivo assieme a Nesta, non soddisfa le attese ed è scarsamente utilizzato da Ancelotti. La formazione-tipo della stagione è: Dida; Simic, Nesta, Maldini, Kaladze; Gattuso, Pirlo, Seedorf; Rui Costa; Inzaghi, Shevchenko. Con questa base titolare il Milan torna a vincere la Champions League a nove anni dal successo di Atene e mette in bacheca il suo sesto titolo europeo.
Mentre in campionato, dopo un ottimo girone d'andata condotto stabilmente in testa (campione d'inverno), la squadra rallenta il passo perdendo diversi punti contro le piccole squadre e giungendo infine terza, in Coppa la squadra è artefice di un cammino decisamente più regolare. L'inizio, tuttavia, è caratterizzato da molte perplessità: ad agosto i ragazzi di Ancelotti guadagnano l'accesso al tabellone principale della manifestazione con molta fatica, eliminando lo Slovan Liberec nel terzo turno preliminare soltanto grazie al gol segnato in trasferta (vittoria 1-0 a San Siro e sconfitta 2-1 a Liberec). Nelle due fasi successive, però, i rossoneri vincono i gironi in anticipo battendo anche avversari illustri come il Bayern Monaco e il Real Madrid. Nei quarti di finale il Milan trova l'Ajax. Dopo il pareggio 0-0 in Olanda nell'andata, nella partita di ritorno il risultato è fermo sul 2-2 (e quindi favorevole ai lanceri) fino all'ultimo minuto di gioco, quando un gol rocambolesco di Tomasson sancisce la qualificazione del Milan in virtù del 3-2 finale. La semifinale coincide con il primo derby di Milano nella storia della Coppa dei Campioni-Champions League. La prima partita, Milan-Inter, finisce 0-0, mentre nel ritorno, con il Milan in trasferta, il punteggio finale è di 1-1. Il Milan supera il turno in virtù del gol segnato fuori casa, anche se i due match si sono giocati entrambi a San Siro. In finale, il 28 maggio, i rossoneri sconfiggono ai calci di rigore la Juventus, rivale storica, nella prima finale della Coppa dei Campioni-Champions League con entrambe le contendenti italiane. La partita di Manchester, molto combattuta, termina a reti bianche dopo i tempi supplementari e viene decisa dal dischetto. Ai calci di rigore Dida para tre tiri, mentre Andriy Shevchenko realizza il rigore decisivo che consegna al Milan il trofeo. Tre giorni più tardi, a suggello di una stagione indimenticabile, arriva la vittoria della Coppa Italia, contro la Roma (4-1 e 2-2). Si tratta della quinta Coppa Italia per i rossoneri, la prima sotto la gestione di Berlusconi, a 26 anni dall'ultimo successo in tale competizione.
2003-04: campione d'Italia e Supercoppa europea
Il 2003-2004 vede il ritorno del Milan al predominio nazionale. La squadra campione d'Europa si presenta ai nastri di partenza della nuova stagione con i rinforzi Cafu, Giuseppe Pancaro e Kakà, giovane talento brasiliano proveniente dal San Paolo.
L'inizio di stagione è altalenante: battuta ai calci di rigore a New York dalla Juventus nella partita che assegna la Supercoppa Italiana, la squadra poche settimane dopo trionfa a Montecarlo nella Supercoppa Europea contro il Porto, grazie a un gol di Shevchenko. In campionato diventa ben presto protagonista, lottando ai vertici con la Juventus ma soprattutto con la Roma di Capello. A dicembre sfida a Tokyo gli argentini del Boca Juniors allenato da Carlos Bianchi per la Coppa Intercontinentale. La partita termina 1-1 dopo i tempi supplementari e si decide ai calci di rigore, dove i rossoneri perdono. Bianchi vince di nuovo l'Intercontinentale contro i rossoneri, così come aveva fatto con il Vélez Sarsfield nel 1994.
La stanchezza e la delusione successive alla sconfitta giapponese costano alla squadra un lieve appannamento, culminato nella prima sconfitta casalinga contro l'Udinese (2-1) prima della sosta natalizia. Il nuovo anno, però, inizia sotto i migliori auspici con il successo all'Olimpico contro la Roma (2-1 il 6 gennaio 2004), diretta concorrente per il titolo, vittoria che già a gennaio porta i rossoneri in cima alla classifica in modo definitivo. Nei mesi successivi il Milan mantiene il primo posto e il 2 maggio, battendo ancora la Roma a San Siro (1-0 con gol di Andriy Shevchenko), si laurea campione d'Italia per la diciassettesima volta e con due turni d'anticipo sulla fine del torneo, distanziando notevolmente la stessa formazione giallorossa e le altre pretendenti. La festa per lo scudetto si tiene all'ultima giornata, il 16 maggio 2004, in occasione di Milan-Brescia 4-2, partita che segna il congedo di Roberto Baggio dal calcio giocato.
A testimoniare l'egemonia milanista in campionato è il dato relativo agli scontri diretti con le concorrenti: i rossoneri vincono tre delle quattro gare disputate contro Roma e Juventus e completano l'opera con le vittorie nei derby di andata e ritorno contro l'Inter. La stella dell'annata è il neo-acquisto Kakà, formidabile uomo-chiave e già beniamino dei tifosi, eletto calciatore rivelazione della stagione. Altri artefici del successo sono Andriy Shevchenko (di nuovo capocannoniere della Serie A dopo quattro anni), Paolo Maldini, Alessandro Nesta, Andrea Pirlo, Gennaro Gattuso, Nelson Dida e Clarence Seedorf. Anche i nuovi acquisti Cafu e Giuseppe Pancaro, accolti con scetticismo, si rivelano protagonisti così come Massimo Ambrosini, spesso subentrante a partita in corso ma marcatore di reti importanti quali quella dell'1-0 in casa della Lazio.
Di tono decisamente minore si rivela la campagna europea del Milan rispetto alla precedente stagione. Dopo aver chiuso il primo turno al primo posto ed aver eliminato i cechi dello Sparta Praga (0-0 e 4-1) negli ottavi di finale, il Diavolo sembra lanciarsi verso una nuova semifinale grazie al 4-1 inflitto allo stadio Meazza agli spagnoli del Deportivo La Coruña. Tuttavia, due settimane più tardi, nel ritorno dei quarti di finale in Spagna, i rossoneri sono eliminati dopo una fragorosa e inopinata sconfitta per 4-0. In Coppa Italia la squadra di Ancelotti esce in semifinale contro la Lazio, poi vincitrice del trofeo.
2004-05: Supercoppa italiana, il secondo posto e la beffa di Istanbul
Il 21 agosto 2004 i rossoneri battono la Lazio per 3-0 a San Siro e si aggiudicano la loro quinta Supercoppa di Lega, iniziando bene la stagione 2004-2005. Il Milan disputerà un'altra stagione di alto livello, giocata all'altezza della precedente ma conclusasi in modo infelice.
Il sistema tattico di Ancelotti, ampiamente collaudato, garantisce ancora risultati e spettacolo e i nuovi innesti Jaap Stam, Hernán Crespo e Vikash Dhorasoo ben si integrano nella rosa. In campionato il Milan, campione d'Italia in carica, gareggia a lungo con la Juventus. Il 18 dicembre 2004 i rossoneri dominano per larghi tratti lo scontro diretto del Delle Alpi, ma l'incontro si chiude sullo 0-0. A decidere le sorti del campionato sarà il secondo scontro diretto, giocato l'8 maggio a San Siro. I bianconeri si impongono con il risultato di 1-0 e mettono le mani sullo scudetto, titolo che sarà conquistato e poi revocato alla Juventus dopo lo scandalo del calcio italiano 2006. Alla fine sono sette i punti di distacco tra i rossoneri e il club torinese.
In Champions League conclude al primo posto il proprio raggruppamento. Di seguito elimina il Manchester United negli ottavi di finale (doppio 1-0), l'Inter nei quarti (successi per 2-0 in casa e 3-0 a tavolino nel ritorno) e il PSV Eindhoven in semifinale (vittoria per 2-0 a Milano e sconfitta per 3-1 al Philips Stadion). Il 25 maggio, nella finale di Istanbul, la decima nella storia rossonera, il Milan domina e chiude il primo tempo in vantaggio per 3-0 contro il Liverpool, grazie ad una rete di Maldini e alla doppietta di Crespo. Nel secondo tempo, tuttavia, i rossoneri sono raggiunti sul 3-3 in soli 6 minuti. La gara procede ai tempi supplementari, dove il portiere polacco Jerzy Dudek compie un prodigioso salvataggio su un tiro ravvicinato di Shevchenko, e quindi ai calci di rigore. Qui il Milan fallisce tre tiri dal dischetto e l'ultimo, decisivo, proprio con l'attaccante ucraino. È così la squadra inglese a sollevare la coppa.
A dicembre Andriy Shevchenko viene eletto Pallone d'oro 2004. Si tratta del quinto calciatore milanista insignito del prestigioso riconoscimento. Sheva succede a Gianni Rivera (1969), Ruud Gullit (1987), Marco van Basten (1988, 1989, 1992) e George Weah (1995).
2005-06: semifinale di Champions e penalizzazione
Partito Tomasson, nell'estate 2005 il Milan ingaggia il giovane attaccante Alberto Gilardino, secondo nella classifica capocannonieri del campionato precedente con la maglia del Parma, l'esterno ceco Marek Jankulovski, il centrocampista svizzero Johann Vogel e il centravanti Christian Vieri, proveniente dall'Inter, poi ceduto a gennaio al Monaco e sostituito dal brasiliano Marcio Amoroso. Per il resto la squadra resta pressoché invariata.
Il campionato di Serie A 2005-2006 è caratterizzato dal dominio della Juventus, mentre il Milan incappa in alcuni passi falsi. Tuttavia, dopo aver inflitto ai bianconeri la loro prima e unica sconfitta in campionato (3-1 a San Siro il 29 ottobre 2005), il gruppo di Ancelotti cresce di rendimento cammin facendo. In virtù di un propizio girone di ritorno (16 vittorie in 19 gare) riduce da 14 a 3 i punti di svantaggio sulla squadra piemontese, chiudendo il campionato a 88 punti.
In Champions League il Milan è nuovamente protagonista. Dopo aver vinto il proprio girone con un punto di vantaggio sul PSV Eindhoven, l'8 marzo 2006 sconfigge il Bayern Monaco per 4-1 nel ritorno degli ottavi di finale di Champions League, eliminandolo dopo l'1-1 dell'Allianz Arena. Il club rossonero, così, diventa l'unica squadra europea ad aver partecipato ai quarti di finale della competizione in tutte le edizioni dal 2002-2003 al 2005-2006 (con 3 semifinali, 2 finali ed un successo), primato migliorato nella stagione seguente con l'ingresso alle semifinali, e poi alla vittoriosa finale, dell'edizione successiva della Champions League. Il club, quindi, si conferma come una delle potenze calcistiche continentali ed è considerato da molti la migliore squadra europea del periodo.
Ai quarti di finale il Milan estromette i francesi del Lione, pareggiando per 0-0 in Francia e battendo i transalpini per 3-1 a San Siro: sono decisive le reti nei minuti finali di Filippo Inzaghi e Andriy Shevchenko. Grazie a questo gol, Shevchenko diventa il miglior marcatore di tutti i tempi della Champions League.
Il proposito rossonero di riscattare la sconfitta nella finale di Istanbul, però, si spegne in semifinale contro il Barcellona, poi vincitore del trofeo. Nella partita di andata a San Siro vincono i blaugrana per 1-0 (gol di Giuly), mentre la partita ritorno al Camp Nou termina 0-0, con un gol di Shevchenko annullato in modo controverso dall'arbitro Merk. Si tratta della seconda eliminazione del Milan in semifinale di Coppa dei Campioni-Champions League, dopo quella del 1956 subita a vantaggio del Real Madrid.
Nel maggio 2006 anche il Milan (oltre a Juventus, Lazio, e Fiorentina e altre squadre) è indagato nello scandalo di intercettazioni telefoniche che fanno presumere illeciti sportivi riguardanti la stagione 2004-2005[3]. La società rossonera è condannata ad una penalizzazione di 44 punti da scontare nel campionato 2005-2006, con conseguente esclusione dalle coppe europee (anche se sarebbe stato ammesso in Coppa UEFA poiché l'Empoli, promosso nella competizione dopo lo scandalo, non aveva la licenza UEFA quindi non poteva qualificarsi per competizioni internazionali) e 15 punti di penalizzazione da scontare nel campionato 2006-2007. Vengono inoltre puniti il vicepresidente Adriano Galliani con l'inibizione per un anno e l'addetto agli arbitri Leonardo Meani con l'inibizione per 3 anni e 6 mesi. A seguito della prima sentenza, i rossoneri ricorrono in appello alla Corte Federale la quale, il 25 luglio, riduce la penalizzazione per il campionato 2005-2006 a 30 punti, scalando il Milan alla terza posizione e consentendogli così di partecipare alla Champions League 2006-2007, seppur dal terzo turno preliminare[4].
Questo è anche l'ultimo anno di sponsorizzazione Opel, al suo posto l'azienda di scommesse Bwin.
2006-07: Milan campione d'Europa
Alla fine di maggio 2006 il Milan cede Manuel Rui Costa, il quale rescinde consensualmente il contratto per trasferirsi al Benfica, Jaap Stam, che torna in Olanda, e Andriy Shevchenko, passato al Chelsea. La partenza dell'attaccante ucraino genera grande disappunto tra i tifosi e nella stessa dirigenza, che prende atto della volontà del calciatore di lasciare il Milan. Per la sua sostituzione la società ingaggia il brasiliano Ricardo Oliveira dal Betis Siviglia. Pochi giorni più tardi, il 15 giugno, l'assemblea dei soci elegge per acclamazione Silvio Berlusconi presidente del Milan dopo un'assenza che durava dal 28 dicembre 2004, a seguito delle dimissioni per il divieto posto dalla legge antitrust.
Alla metà di agosto del 2006 il Milan, nell'ambito del processo per lo scandalo del calcio italiano, viene nuovamente deferito dal procuratore Palazzi per responsabilità oggettiva. L'addetto agli arbitri Leonardo Meani è deferito per omessa denuncia riguardo a una presunta combine nella partita Arezzo-Salernitana della Serie B 2004-2005. Il 2 agosto la UEFA decide di ammettere con riserva il Milan al terzo turno preliminare della Champions League 2006-2007 contro la Stella Rossa[5]. Superato abbastanza agevolmente il terzo turno preliminare (1-0 a S.Siro e 2-1 a Belgrado), il Milan accede alla fase a gironi della competizione per l'ottava volta negli ultimi dieci anni.
Dopo un buon inizio in campionato, che consente alla squadra di azzerare rapidamente la penalizzazione, il gruppo attraversa tra ottobre e novembre un bimestre di crisi di gioco e di risultati, addebitabile, secondo pareri diffusi, alla mancata preparazione fisica estiva per via dell'improvviso obbligo di disputare il terzo turno preliminare di Champions League. In Champions League i rossoneri rendono meglio, imponendosi facilmente nel loro girone eliminatorio e conquistando con due turni d'anticipo il primo posto, conseguentemente, l'accesso agli ottavi di finale.
Nel 2007, il rendimento della squadra migliora. La dirigenza, criticata per non aver sostituito adeguatamente Shevchenko durante il calciomercato estivo, lasciando la squadra priva di un vero bomber, conclude in gennaio uno degli affari più importanti degli ultimi anni, portando in rossonero il fuoriclasse brasiliano Ronaldo, proveniente dal Real Madrid ed ex calciatore dell'Inter, oltre all'acquisto del campione del mondo Massimo Oddo, terzino prelevato dalla SS Lazio. Intanto Kakà si rivela sempre più uomo-chiave della squadra, apportando fra l'altro un fondamentale contributo in termini realizzativi come mai aveva fatto fino ad ora. Mentre in Coppa Italia è eliminato in semifinale dalla Roma, in ambito europeo il Milan prosegue il proprio cammino superando (0-0 e 1-0 a S.Siro) il Celtic Glasgow negli ottavi di finale[6]. Superato nei quarti il Bayern Monaco all'Allianz Arena dopo una grande prestazione (2-0), il Diavolo approda alle semifinali di Champions per la terza stagione consecutiva (quarta semifinale nelle ultime cinque stagioni). Qui, il Milan supera il Manchester United che, dopo aver avuto la meglio nella gara d'andata all'Old Trafford (3-2), viene nettamente sconfitto per 3-0 a San Siro nel ritorno. Il club rossonero conquista così l'accesso all'undicesima finale della propria storia in Coppa Campioni/Champions League, la terza negli ultimi cinque anni, confermandosi protagonista assoluto della competizione, secondo club europeo nella classifica delle finali disputate alle spalle del Real Madrid (dodici). Nella finale dello Stadio Olimpico di Atene, il 23 maggio, i rossoneri si ritrovano opposti al Liverpool, come nel 2005[7]. A differenza della finale di Istanbul di due anni prima, questa volta a vincere è il Milan, che batte per 2-1 gli inglesi al termine di una partita equilibrata, in cui i rossoneri sanno sfruttare al meglio le occasioni da gol create. Alla doppietta di Filippo Inzaghi segue, nel finale, il gol del Liverpool con Dirk Kuijt, che non impedisce al capitano Paolo Maldini di sollevare la sua quinta Coppa dei Campioni, la settima per il club di via Turati. Kakà si laurea inoltre capocannoniere del torneo con 10 gol.
In campionato, dove perde entrambi i derby a venticinque anni di distanza dall'ultima volta, il primo per 3-4 e il secondo per 2-1, il Milan raggiunge l'obiettivo minimo stagionale, il piazzamento tra le prime quattro, con due turni di anticipo. Il distacco dall'Inter vincitrice del campionato è di 36 punti.
Alla fine della stagione, all'età di 41 anni, si ritira dall'attività agonistica Alessandro Costacurta, uno dei simboli storici della squadra degli ultimi venti anni. Il 13 maggio, nella gara contro il Catania, Paolo Maldini raggiunge le 600 presenze in Serie A, primo calciatore a toccare questa quota[8] e con l'ottava finale di Coppa dei Campioni-Champions League eguaglia il record di finali disputate, stabilito precedentemente dallo spagnolo Francisco Gento con il Real Madrid.
2007-08: Supercoppa Europea
Nell'estate 2007 tornano al Milan Ibrahim Ba, svincolato, e Digão (prima in prestito), fratello minore di Kaká. Dopo le cessioni di Oliveira (in prestito con diritto di riscatto al Real Saragozza) e Borriello (in comproprietà col Genoa) ed il ritiro di Alessandro Costacurta, che entra a far parte dello staff tecnico, vengono ingaggiati due brasiliani, il giovane attaccante Alexandre Pato, utilizzabile solo da gennaio o nel caso di amichevoli, e il centrocampista Emerson dal Real Madrid.
Il 31 agosto 2007, a Montecarlo, il Milan si aggiudica la Supercoppa Europea, battendo per 3-1 in rimonta il Siviglia campione in carica. Viene così consolidato il record di vittorie in questa competizione: i 5 trofei (1989, 1990, 1994, 2003, 2007, tutti ottenuti dopo aver vinto una Coppa Campioni/Champions League) danno diritto al club di custodire per sempre nella bacheca la coppa ottenuta in versione originale. La partita si è disputata in un clima di commozione per la scomparsa del giocatore del Siviglia Antonio Puerta, alla cui memoria sono dedicati molti tributi e gesti di solidarietà come lo striscione Onore a Puerta, esposto dai tifosi del Milan, e la scelta dei giocatori stessi di avere il suo nome scritto sulla maglia; il Milan dedicherà poi il trofeo al giocatore andaluso.
Il 2 dicembre Kakà diventa ufficialmente il sesto calciatore del Milan a vincere il Pallone d'oro.
Nella settimana dal 9 al 16 dicembre i rossoneri partecipano al Campionato mondiale per club in programma in Giappone, in cui l'avversario di maggior calibro sarà il Boca Juniors campione del Sudamerica. La partita di esordio, la semifinale giocata il 13 dicembre contro la squadra giapponese dell'Urawa Red Diamonds, si conclude 1-0 per i rossoneri, che si qualificano, così, per la finale contro il Boca Juniors.Gol decisivo al 68esimo minuto di clarence Seedorf, dopo una travolgente azione di kakà sulla fascia sinistra.
Cronistoria
Cronologia dell'Associazione Calcio Milan | |||||
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Piazzamenti recenti
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Pos = Posizione di classifica; G = Partite giocate; V = Partite vinte; N = Partite pareggiate; P = Partite perse; GF = Gol fatti; GS = Gol subiti; Pt = Punti
Rosa 2007-2008
Stagioni passate
Palmarès
Ufficiali[11]
Nazionali
- Campionati italiani: 17
- File:Coccarda italia.png Coppe Italia: 5
- Supercoppe Italiane: 5 (record)
Internazionali
- File:UEFA - Champions League.svg Coppe dei Campioni: 7 (record italiano)
- Coppe delle Coppe: 2 (record italiano)
- File:UEFA - Super Cup.svg Supercoppe Europee: 5 (record)
- File:Copa Intercontinental.svg Coppe Intercontinentali: 3 (record)
Altri trofei
Nazionali
- Campionati italiani di serie B: 2
- Medaglie del Re: 3
- Coppa Federale
Internazionali
- Coppe Latine: 2 (record)
- Mitropa Cup: 1
Non ufficiali
Nazionali
Internazionali
Giovanili
Nazionali
Internazionali
Le persone
Goleador e presidenti
- 1899-1908 - Alfred Edwards
- 1908-1929 - Piero Pirelli
- 1929-1933 - Luigi Ravasco
- 1933-1936 - Mario Bernazzoli
- 1936-1938 - Pietro Annoni
- 1938-1939 - Emilio Colombo
- 1939-1940 - Achille Invernizzi
- 1940-1954 - Umberto Trabattoni
- 1954-1963 - Andrea Rizzoli
- 1963-1966 - Felice Riva
- 1966-1967 - Luigi Carraro
- 1967-1971 - Franco Carraro
- 1971-1972 - Federico Sordillo
- 1972-1975 - Albino Buticchi
- 1975-1976 - Bruno Pardi
- 1976-1977 - Vittorio Duina
- 1977-1980 - Felice Colombo
- 1980-1982 - Gaetano Morazzoni
- 1982-1986 - Giuseppe Farina
- 1986-1986 - Rosario Lo Verde
- 1986-2004 - Silvio Berlusconi
- 2004-2006 - carica vacante[12]
- dal 2006 - Silvio Berlusconi
Giocatore | Gol | Stagioni |
---|---|---|
Gunnar Nordahl | 221 | 8 |
Andriy Shevchenko | 173 | 7 |
Gianni Rivera | 164 | 19 |
Josè Altafini | 161 | 7 |
Aldo Boffi | 136 | 9 |
Marco Van Basten | 124 | 6 |
Giuseppe Santagostino | 106 | 11 |
Pierino Prati | 102 | 7 |
Louis Van Hege | 98 | 7 |
Albertino Bigon | 90 | 9 |
Nils Liedholm | 89 | 12 |
Renzo Burini | 88 | 6 |
Filippo Inzaghi (*) | 87 | 7 |
Pietro Paolo Virdis | 76 | 5 |
Marco Simone | 75 | 9 |
Aldo Cevenini I | 73 | 7 |
Pietro Sante Arcari | 70 | 6 |
Daniele Massaro | 70 | 9 |
Kaká (*) | 70 | 6 |
Giovanni Moretti | 68 | 8 |
Angelo Benedicto Sormani | 65 | 5 |
(*) ancora in attività al Milan, i dati possono non essere aggiornati.
Giocatori
Legenda
@ | Campioni del Mondo |
* | Nella rosa attuale |
** | In attività in altre squadre |
*** | Ora allenatori |
Italiani celebri o rappresentativi
Giocatori del Milan che sono stati convocati nell'Italia
Tutti gli stranieri
Allenatori
Italiani celebri o rappresentativi
Tutti gli stranieri
|
La prima partita ufficiale
La formazione
Il tabellino
15 aprile 1900 |
Fc Torinese | 3-0 | Milan | Velodromo Umberto I, Torino Arbitro: De Roote |
Bosio (15') Bosio (18') Bosio (70') |
Maglia
Abbigliamento Tecnico
Sponsor Ufficiale
- 1899-?: No sponsor
- 1987-1992: Mediolanum
- 1992-1995: Motta
- 1995-2006: Opel
- 2006-2008: bwin
Record, statistiche e curiosità
- Il tipico tifoso del Milan per lunghi decenni del XX secolo apparteneva alla classe popolare e operaia, spesso immigrato dal Mezzogiorno o dal Triveneto. I tifosi rivali dell'Inter li soprannominavano "Casciavìtt", che in milanese significa "cacciaviti", proprio per indicare l'origine proletaria ed operaia di larga parte dei tifosi rossoneri. A loro volta i tifosi milanisti chiamavano i cugini nerazzurri "baùscia", termine milanese che significa "gradasso", per indicare uno degli stereotipi classici dei milanesi, essendo allora la tifoseria neroazzurra composta perlopiù dalle classi medie ed altolocate, di origine prettamente meneghina. Questo divario andò appianandosi già negli anni sessanta del secolo passato e oggi i due soprannomi appaiono anacronistici, e quasi desueti.
- Il Milan annovera tra i suoi giocatori più rappresentativi Cesare e Paolo Maldini, padre e figlio, i quali, a distanza di quarant'anni l'uno dall'altro, entrambi capitani del loro tempo, sono divenuti campioni d'Europa in Gran Bretagna. Cesare vinse la Coppa dei Campioni 1962-1963 a Londra, nello Stadio di Wembley, mentre Paolo sollevò la UEFA Champions League 2002-2003 vinta all'Old Trafford di Manchester.
- Il Milan ha partecipato tre volte alla Mitropa Cup (o Coppa Europa Centrale) e, nel 1929, dopo due combattutissime partite con il Genoa, entrambe concluse in parità dopo i supplementari, fu beffato al sorteggio, perdendo il diritto ad essere il primo club italiano a partecipare ad una competizione europea. Le tre partecipazioni risalgono al 1938, 1966, e 1981-1982. Nel 1938 il trofeo equivaleva all'attuale UEFA Champions League ed il Milan fu eliminato negli ottavi dai romeni del Ripensia Timisoara (3-1; 0-3); nel 1966 equivaleva all'attuale Coppa Intertoto e fu eliminato negli ottavi dalla Dinamo Zagreb (0-0; 0-1); nel 1981-1982, quando il trofeo era riservato ai club vincitori del campionato di serie B e si disputava con un girone all'italiana, il Milan (retrocesso l'anno prima per il calcio-scommesse) lo vinse precedendo Vitkovice, Osijek e Haladas. Questi i risultati: Milan- Vitkovice 3-0, 1-2; Milan-Osijek 2-1, 1-1; Milan-Haladas 2-0,1-0.
- Il Milan non ha mai vinto la Coppa UEFA, competizione dove ha raggiunto due volte la semifinale: nel 1971-1972 contro il Tottenham Hotspur (1-1 e 1-2), e nel 2001-2002 contro il Borussia Dortmund (0-4 e 3-1). Nelle tre partecipazioni degli ultimi venti anni (1987-1988, 1995-1996 e 2001-2002) il Milan è stato sempre eliminato dalla squadra finalista perdente: Espanyol (0-2 e 0-0), Bordeaux (2-0 e 0-3) e Borussia Dortmund (0-4 e 3-1). Nelle altre partecipazioni alla Coppa Uefa/Fiere ha ottenuto i seguenti risultati: due eliminazioni al primo turno, una nei sedicesimi di finale, quattro negli ottavi di finale, due nei quarti di finale.
- Il club detiene il record di imbattibilità nel campionato di Serie A (58 partite) e quello di vittorie nella classifica marcatori della Serie A a girone unico (16 volte).
- Il Milan vanta la più lunga permanenza in vetta al massimo campionato italiano: una serie ininterrotta di 72 giornate, dal 6 ottobre 1991 al 31 ottobre 1993, quando la Sampdoria dell'ex Gullit batté il diavolo 3-2 e proprio la Samp e la Juventus si portarono in testa. Il torneo fu poi vinto dai rossoneri. Nel dettaglio, le 72 partite sono ripartite in questo modo a cavallo delle stagioni 1991-92 (29), 1992-93 (34), 1993-94 (9).
- Il Milan detiene il record della vittoria in trasferta più larga in serie A: Genoa-Milan 0-8 nel 1954/55.
- A livello di record di squadra, la vittoria con maggior scarto del Milan in casa è Milan-Palermo 9-0 nel campionato 1950/51.
- I campi dove non ha vinto nella Serie A a girone unico sono due: Avellino (8 partite disputate, con 3 pareggi e 5 sconfitte) e Lecco (3 partite disputate, con altrettanti pareggi).
- Il Milan è l'unica squadra italiana ad aver vinto un campionato di Serie A senza subire una sola sconfitta. Accadde nella stagione 1991-92, la prima con Fabio Capello come allenatore, annata che i rossoneri conclusero con 22 vittorie e 12 pareggi in 34 partite, segnando 74 reti e subendone solamente 21. In precedenza solo il Perugia, nella stagione 1978-79, era riuscito a concludere il campionato italiano di massima divisione senza sconfitte, ma arrivò secondo, complici i troppi pareggi, proprio dietro il Milan, che conquistò lo scudetto della stella.
- La squadra in campionato, oltre ai 17 scudetti, si è classificata 15 volte seconda e 20 volte terza. In 102 stagioni sportive, la società è arrivata dunque sul podio nel 51% dei casi.
- Il Milan ha disputato 28 finali nelle principali competizioni internazionali, un record: 11 in Champions League (7 vittorie), 3 in Coppa delle Coppe (2 vittorie), 7 in Supercoppa Europea (5 vittorie), 7 in Coppa Intercontinentale (3 vittorie). Nella stagione 1993-1994 la squadra rossonera ha giocato le finali della Supercoppa Europea (contro il Parma) e della Coppa Intercontinentale (contro il San Paolo) per delibera della UEFA in seguito all'esclusione per illecito dell'Olympique Marsiglia campione d'Europa 1993.
- A livello di coppe nazionali il Milan ha disputato 12 tra finali e gironi finali di Coppa Italia (con cinque vittorie) e 8 finali di Supercoppa Italiana (cinque vittorie) per un totale di 20 finali. Solo la Juventus ha fatto altrettanto, avendo disputato 13 finali di Coppa Italia e 7 finali di Supercoppa Italiana, per un totale di 20.
- Il Milan è al primo posto, insieme al Boca Juniors, nella Classifica delle vincitrici di trofei internazionali: 17 (7 Champions League, 2 Coppe delle Coppe, 5 Supercoppe Europee, 3 Coppe Intercontinentali). Seguono Real Madrid ed Independiente, entrambi a quota 15 trofei.
- Al Milan spetta un ulteriore e particolare record riguardante la Coppa dei Campioni/Champions League. È la squadra che è rimasta per meno anni consecutivi senza vincere il trofeo, con al massimo 19 edizioni di distanza tra due vittorie. Di seguito la graduatoria: Milan 19 edizioni (dal 1970 al 1988), Liverpool 21 edizioni (dal 1956 al 1976), Ajax 21 edizioni (dal 1974 al 1994), Bayern Munchen 24 edizioni (dal 1977 al 2000), Aston Villa 26 edizioni (dal 1956 al 1981), Amburgo 27 edizioni (dal 1956 al 1982), Nottingham Forest 27 edizioni (dal 1981 al 2007), Juventus 29 edizioni (dal 1956 al 1984), Steaua Bucarest 30 edizioni (dal 1956 al 1985), Manchester United 30 edizioni (dal 1969 al 1998), Real Madrid 31 edizioni (dal 1967 al 1997), Porto 31 edizioni (dal 1956 al 1986), PSV Eindhoven 32 edizioni (dal 1956 al 1987), Stella Rossa 35 edizioni (dal 1956 al 1990), Barcellona 36 edizioni (dal 1956 al 1991), Olympique Marsiglia 37 edizioni (dal 1956 al 1992), Feyenoord 37 edizioni (dal 1971 al 2007), Celtic Glasgow 40 edizioni (dal 1968 al 2007), Borussia Dortmund 41 edizioni (dal 1956 al 1996), Inter 42 edizioni (dal 1966 al 2007), Benfica 45 edizioni (dal 1963 al 2007). Tutte le altre squadre non citate non hanno mai vinto la coppa. Si calcolano per tutte 52 edizioni (dal 1955 al 2007).
- Sono 6 i giocatori che hanno vinto il Pallone d'oro quando vestivano la maglia del Milan: Gianni Rivera (1969), Ruud Gullit (1987), Marco van Basten (1988, 1989 e 1992), George Weah (1995), Andriy Shevchenko (2004), Kakà (2007), anche se nel 1987 Gullit giocò sia nel PSV Eindhoven che nel Milan e nel 1995 Weah giocò sia nel Paris Saint-Germain che nel Milan. In totale i Palloni d'oro conferiti a calciatori del Milan sono 8. Solo la Juventus ha fatto altrettanto.
- Nei 73 campionati (sui 75 totali di Serie A) disputati, il Milan ha preceduto l'Internazionale 34 volte e per 37 volte ha finito il campionato dietro ai cugini[13]. In sette circostanze le due squadre hanno concluso il campionato di serie A divise da un punto. Inoltre, per due volte, i clubs hanno chiuso il campionato appaiati: nel 1958 e nel 1991, con il Milan avanti all'Inter, in entrambi i casi, per differenza-reti. Gli altri due sono i campionati di serie B. Da notare che anche nel 1946 si verificò una curiosa situazione: l'Inter precedette il Milan nel campionato Alta Italia, mentre il Milan chiuse il girone finale nazionale davanti ai nerazzurri. Nei diciassette campionati di prima divisione precedenti il girone unico, infine, le due società si sono superate in cinque occasioni a testa, mentre in sette stagioni sono state eliminate contemporaneamente in separati gironi del medesimo livello. In sintesi, dalla nascita dell'Internazionale il Milan l'ha superata in 41 stagioni, venendo invece preceduto dai cugini in 43 annate. Per 9 volte, infine, il confronto si è risolto in maniera paritetica.
- Dopo la stagione 1996-1997 è stata ritirata la maglia numero 6 di Franco Baresi, capitano e colonna dei rossoneri per quasi vent'anni e ritiratosi in quell'anno dall'attività agonistica. Anche la maglia numero 3 di Paolo Maldini sarà ritirata.
- Gunnar Nordahl detiene il record di marcature nel Milan (221, delle quali 210 in Serie A), ma questo record non sarebbe mai stato possibile se la Juventus non avesse soffiato ai rossoneri il danese Plogger, diretto al Milan per metter nero su bianco il contratto. Per risarcire i rivali, l'avvocato Agnelli mandò ai meneghini il poderoso svedese, già opzionato dai bianconeri. Nordhal (detto il Pompiere, perché aveva svolto questo lavoro in Svezia) arrivò in Italia nel gennaio 1949 a campionato in corso, e mostrò subito le sue grandi qualità realizzative, segnando 16 reti in 15 partite, con una media-record. Lo svedese ha stabilito il record di reti per i campionati di Serie A a venti squadre: ben 35 in 37 partite nell'annata 1949/50. È stato cinque volte capocannoniere (record assoluto), di cui tre consecutive ed è il secondo marcatore di sempre della serie A, dopo Silvio Piola.
- Marco Van Basten, grande centravanti rossonero dal 1987 al 1993 e tre volte Pallone d'oro, segnò il primo e l'ultimo gol della sua carriera nel Milan allo stesso portiere, Alessandro Nista: il primo nel settembre del 1987 in Pisa-Milan, l'ultimo il 9 maggio 1993 contro l'Ancona. Entrambe le partite, curiosamente, furono vinte dai rossoneri con il medesimo punteggio di 3-1.
- L'11 maggio 2001 il Milan batté l'Inter in "trasferta" stabilendo la vittoria più larga nella storia di un derby di Milano nella Serie A a girone unico. Il risultato fu di 6-0 con gol di Comandini al 2' e al 19', Giunti al 53', Shevchenko al 66' e al 77', Serginho all'81'.
- Sono stati sia calciatori che allenatori del Milan: Carlo Ancelotti, Paolo Barison, Fabio Capello, Massimo Giacomini, Gunnar Gren, Nils Liedholm, Cesare Maldini, Vittorio Pozzo, Ettore Puricelli, Luigi Radice, Giovanni Trapattoni.
- Il 18 aprile 2007, nel recupero della ventiduesima giornata del campionato 2006-2007 (Ascoli-Milan 2-5), Alberto Gilardino ha messo a segno la rete numero 4000 nella storia del Milan. A segnare il gol numero 3000 era stato Marco van Basten. Il bilancio complessivo del Milan aggiornato a quella partita è di 2445 gare ufficiali giocate, 4004 gol fatti e 2500 subiti[14]. Per un bilancio aggiornato si veda la tabella riportata all'inizio di questo paragrafo.
- Il Milan ha sempre vinto la Supercoppa Europea quando vi ha partecipato come Campione d'Europa. Su sette partecipazioni, ad una è giunto come vincitore della Coppa delle Coppe, ad una come vice-Campione d'Europa per la squalifica del Marsiglia Campione, e, infine, a cinque come Campione d'Europa.
- Il Milan è l'unica squadra al mondo, fra quelle che hanno vinto almeno un titolo continentale, ad avere vinto un pari numero di Campionati nazionali e di trofei internazionali (17).
- Gli avversari affrontati più volte dal Milan in gare ufficiali sono la Juventus e l'Inter (199 volte ciascuno), seguiti dal Torino (176 incontri), dalla Roma (163 incontri) e dal Bologna (158 incontri). I bianconeri sono i più classici sfidanti dei rossoneri in campionato: 176 sfide a partire dalla prima partita disputata in semifinale il 28 aprile 1901 a Torino.
- Negli scontri diretti in gare ufficiali il Milan è in vantaggio contro tutti gli avversari italiani con tre uniche eccezioni: la Juventus (62 vittorie e 69 sconfitte), l'Alessandria (15 vittorie e 16 sconfitte) e la Pro Vercelli (13 vittorie e 14 sconfitte).
- In ambito internazionale, l'avversario più classico è il Real Madrid (12 incontri), seguito dal Barcellona (11 incontri), dall'Ajax e dal Bayern (10 incontri), e dal Porto (9 incontri). I rossoneri non hanno mai vinto al Bernabéu, così come le merengues non si sono mai imposte a San Siro.
L'impegno nel sociale
Il Milan è una società attiva nel campo sociale e degli aiuti umanitari.
Con Fondazione Milan Onlus, che agisce sia in Italia che all'estero, il Milan s'impegna a soddisfare il più possibile i bisogni primari delle persone meno fortunate nei settori dell'assistenza sociale, dell'istruzione e dall'avviamento allo sport.
Inoltre, assieme alla Societa Gol de Letra, fondata dall'ex-calciatore brasiliano Leonardo Nascimento de Araújo, s'impegna attivamente a risolvere le problematiche vissute dai bambini brasiliani, sempre più spesso vittime innocenti dei narcotrafficanti.
Note
- ^ Fonte: Articolo di Repubblica.
- ^ Storia del club sul sito ufficiale del Milan
- ^ Le gare inizialmente sospette sono due: la vittoria per 1-0 con il Chievo, in cui furono annullate due reti regolari (una al Milan e una gli ospiti) e il pareggio interno per 1-1 con il Brescia. Nel processo sportivo, però, sarà indagata e sottoposta a giudizio solo la posizione della società, quella a proposito della partita con il Chievo. Il dirigente coinvolto è Leonardo Meani, collaboratore addetto al rapporto con gli arbitri, che secondo l'inchiesta avrebbe richiesto guardalinee compiacenti. Le richieste dell'accusa, rese note il 4 luglio 2006, prevedono la retrocessione del Milan in Serie B con 3 punti di penalizzazione. Il 14 luglio 2006 la sentenza di primo grado della giustizia sportiva riserva al Milan un trattamento ferreo, ma comunque meno pesante di quello riservato a Juventus, Fiorentina e Lazio, essendo riconosciuta al club di via Turati solo la responsabilità oggettiva e quindi una posizione meno grave
- ^ La sentenza riduce anche i punti di penalizzazione da -15 a -8 per la stagione 2006-2007, definendo "marginale" la posizione di Meani. L'inibizione di Galliani scende a 9 mesi, mentre quella per Meani a 2 anni e 6 mesi.
- ^ La UEFA attua la decisione dopo aver esaminato il ricorso del Lens, squadra quarta classificata nel campionato francese 2005-2006 e che con l'appoggio della Federcalcio francese, ha chiesto all'UEFA di escludere il Milan dalla Champions League per questioni di etica e morale sportiva e di subentrargli nella competizione. Nove giorni più tardi il Milan attua la stessa decisione dei club coinvolti nello scandalo italiano (Juventus, Lazio, Fiorentina, Reggina e Arezzo) e ricorre alla Camera di Conciliazione del CONI per ottenere un ulteriore sconto sui punti di penalizzazione. Il club, però, consegue solo l'annullamento di una pena accessoria, la squalifica del campo per una giornata. L'11 settembre, il giorno seguente all'esordio vittorioso nella prima giornata del campionato 2006-2007 contro la Lazio a San Siro, la società decide di presentare ricorso all'arbitrato del CONI, ultimo grado della giustizia sportiva, con l'obbiettivo di farsi ridurre la propria penalizzazione (-8 punti) nella massima serie. L'arbitrato non concede al Milan riduzioni sui punti di penalizzazione, a differenza delle altre società coinvolte.
- ^ Il Milan accede così ai quarti di finale di Champions per la quinta volta negli ultimi cinque anni, unica tra le squadre europee presenti anche ai quarti di finale dell'edizione precedente del torneo.
- ^ È la seconda volta nella storia della Coppa dei Campioni-Champions League che due squadre si affrontano in finale a pochi anni di distanza. La stessa cosa accadde tra Real Madrid e Stade Reims, avversarie nel 1956 e nel 1959. I.
- ^ Nel computo non è incluso lo spareggio per l'accesso in Coppa UEFA del 1987 contro la Sampdoria
- ^ Penalizzato di 30 punti dalla Corte Federale per responsabilità oggettiva e declassato dal 2° posto.
- ^ Penalizzato di 8 punti dalla Corte Federale per responsabilità oggettiva.
- ^ Trofei riconosciuti da UEFA e FIFA
- ^ Responsabilità della carica assunte da Adriano Galliani
- ^ Compresa l'inversione d'ufficio delle posizioni delle due squadre al termine della stagione 2005-06.
- ^ http://www.acmilan.com/NewsDetail.aspx?idNews=44719 - Notizia su acmilan.com
Bibliografia
Per la sezione Cronistoria:
Voci correlate
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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