Democrazia Cristiana
Template:Infobox Partito politico italiano del passato La Democrazia Cristiana (DC) è un partito politico italiano, di ispirazione democratico-cristiana e moderato, fondato nel 1942.
Storia
Il partito fu fondato da Alcide De Gasperi nell’ottobre 1942 assieme ad esponenti del disciolto Partito Popolare Italiano (PPI) di don Luigi Sturzo, del Movimento Guelfo d’Azione di Piero Malvestiti e ad intellettuali provenienti dalle organizzazioni cattoliche, come l'Azione Cattolica e la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI). Tra i fondatori, oltre a Sturzo e De Gasperi, si ricordano: Mario Scelba, Attilio Piccioni, Camillo Corsanego e Giovanni Gronchi del PPI, Aldo Moro e Giulio Andreotti dell'Azione Cattolica e Amintore Fanfani e Giuseppe Dossetti della FUCI e Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione Siciliana, che creò lo stemma successivamente modificato da Luigi Sturzo; Alcide De Gasperi ricevette solo sei mesi dopo la versione definitiva dello "scudo crociato". All'inizio partecipa ai primi incontri di fondazione anche un gruppo attivo nella Resistenza, il Movimento Cristiano Sociale di Gerardo Bruni, che però, su posizioni socialiste e anticapitaliste, presto si dissocia e darà poi vita a un partito autonomo di breve durata, il Partito Cristiano Sociale.
Esponenti democristiani hanno fatto parte di tutti i governi italiani dal 1944 al 1994, esprimendo quasi sempre il presidente del consiglio dei ministri. La DC è stata sempre il primo partito nelle consultazioni politiche nazionali, ad eccezione delle Elezioni europee del 1984 in cui, anche se di poco, fu superata dal Partito Comunista Italiano.
Gli anni della guerra 1942-1945
Il partito fu fondato da Alcide De Gasperi nell’ottobre 1942. Visse una vita clandestina fino al 1943.
La partecipazione alla resistenza
A partire dal 1943 partecipò nelle zone occupate alla Resistenza con proprie forze, radunate in Brigate, che erano l'unità organizzativa delle forze partigiane. I partiti del CLN avevano ognuno proprie forze, normalmente in Brigate di corrispondente colore politico. Le forze facenti riferimento alla Democrazia Cristiana furono seconde solo alle forze del Partito Comunista.
Le Brigate facenti riferiento alla Democrazia Cristiana ebbero vari nomi a seconda del territorio in cui operarono: nell'Emilia e nella bassa Lombardia si chiamarono Fiamme Verdi, in altre regioni Brigate del popolo, oppure Brigate Osoppo, od anche altri nomi a seconda della località. Inoltre persone di orientamento cattolico si arruolarono in Brigate di altro colore politico per vicinanza territoriale, amicizie personali od altre cause.
Le formazioni di orientamento cattolico ebbero in genere un atteggiamento maturo e prudente, sia nei confronti della popolazione, che cercarono di trattare umanamente e cercarono di non esporre inutilmente, che nei confronti degli avversari, nei cui confronti evitarono provocazioni che potessero portare a rappresaglie sulla popolazione, sia nei confronti delle formazioni partigiane di diverso orientamento politico, cercando di collaborare, nonostante momenti difficili e in alcuni casi anche scontri, apportando un contributo di equilibrio.
Tensioni tra partigiani cattolici e comunisti
Indicative dei rapporti tra cattolici e comunisti sono alcune frasi: È famosa una espressione in uso tra i partigiani delle 'Fiamme Verdi', nelle riunioni dopo la guerra, riferentesi al tempo della guerra di liberazione : 'Si discuteva, tra noi e i comunisti, con la pistola sotto il tavolo. Ma si discuteva'[1] La frase è citata anche dallo storico Paolo Trionfini. Giuseppe Dossetti in una lettera a don Carlo Orlandini, comandante delle 'Fiamme Verdi(RE)', riferendosi ai partigiani di altra fede politica, si esprime così: 'Imprescindibili pregiudiziali di ordine morale e politico ci impediscono di assumere ancora una volta la responsabilità di tutto quanto loro compiono sotto il titolo di lotta di liberazione'.[2]
I rapporti tra i partigiani delle Brigate Osoppo, filo-italiani e democratici e i partigiani comunisti, filo iugoslavi e autoritari furono in genere difficili, culminando in atti di crudeltà da parte dei partigiani comunisti.
La fase iniziale e costituente (1944-1948)
Dal 1944 al 1994 la Democrazia Cristiana partecipò a tutti i governi.
Durante la guerra la Democrazia Cristiana partecipò, in una posizione di consistenza, ai governi Governo Badoglio II, Governo Bonomi II, Governo Bonomi III. Nell'immediato dopoguerra partecipò al Governo Parri. Dopo il quale, nel 1945, espresse il Presidente del Consiglio, Alcide de Gasperi, Governo De Gasperi I, che governò garantendo da subito maggiore stabilità e ordine, e durò fino all'esito del Referendum Istituzionale tra Monarchia e Repubblica.
Dopo il referendum istituzionale continuò a governare in governi di larghe intese con i governi Governo De Gasperi II e Governo De Gasperi III.
La rottura tra partiti filo-occidentali e partiti filo-sovietici
Con il Governo De Gasperi IV 31 maggio 1947 la democrazia cristiana scelse una strada diversa, si ebbe un contrapposizione tra partiti democratici e partiti di matrice marxista-leninista, con l'eclusione dal governo dei comunisti e dei socialisti, si pose fine all'unità nazionale. Alla rottura si giunse dopo un lungo periodo di difficile coabitazione. La guerra esterna per la liberazione aveva tenuto assieme culture assai differenti. Vi era un gruppo di partiti politici filo-occidentali ed un gruppo di partiti politici che guardavano ad est, al modello sovietico. La rottura era inevitabile ed avvenne nel 1947.
Lo storico Victor Zaslavsky assieme alla moglie Elena Aga-Rossi ha esaminato l'atteggiamento del Partito Comunista e dell'Unione Sovietica nei confronti dell'Italia. Negli ultimi anni, dopo la caduta del Comunismo in Russia, sono stati resi accessibili al pubblico molti documenti riguardanti gli anni successivi alla II Guerra Mondiale. Victor Zaslavsky ha esaminato a Mosca molti documenti di questo periodo, pubblicando la traduzione di alcuni.[3]
Elementi che accelerarono la rottura furono inoltre i frequenti atti di terrorismo, tendenti a rafforzare una delle parti politiche in lotta. Secondo i dati trovati dallo storico Victor Zaslavsky gli atti di terrorismo erano coerenti con lo scopo di facilitare la presa del potere. Dalla fine della guerra alle elezioni del 1948 furono molte migliaia le persone assassinate, talvolta aderenti al regime sconfitto, talvolta anche ex-membri della Resistenza, ma di orientamento politico a favore della democrazia, ecclesiastici, visti come propagandisti della Democrazia Cristiana.
Il centrismo
Iniziava il "centrismo", un sistema di alleanze tra la Democrazia Cristiana (DC), il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSDI), il Partito Repubblicano Italiano (PRI), il Partito Liberale Italiano (PLI), e l'affermazione della così detta conventio ad excludendum, estesa fino all'inizio anni '60 a comunisti e socialisti e fascisti, e successivamente limitata ai soli comunisti e fascisti.
Il periodo 1945-1948 fu un periodo difficile, di instabilità sociale, con frequenti disordini che le forze dell'ordine e lo stesso governo spesso non riuscivano a gestire al meglio.
Dal 1946 al 1948, nell'Assemblea Costituente, partecipò alla stesura della Costituzione italiana, impegnandosi ad evitare un ritorno al passato fascista e contemporaneamente, ad evitare una strada marxista per la società italiana, pur collaborando con i comunisti ed i socialisti. Infatti la DC riuscì, quale partito di maggioranza relativa, a dialogare con tutti gli altri partiti dell'arco costituzionale, assicurando così al Paese una Carta Costituzionale ampiamente condivisa. Esempio di questo impegno è l'art. 1 della Costituzione, che nel definire l'Italia "una repubblica democratica fondata sul lavoro", evitò il riferimento tanto alla "repubblica di lavoratori" di stampo decisamente marxista, quanto il riferimento ad uno Stato di impostazione liberal-capitalista. La base della DC era infatti interclassista.
La campagna elettorale del 1948
Alle elezioni politiche del 1948, vi fu una durissima campagna elettorale contro il Fronte Democratico Popolare, composto da comunisti e socialisti.
La propaganda politica del 1948 venne presentata come uno scontro tra libertà-capitalismo occidentale e totalitarismo-statalismo comunista (rappresentato dal Partito Comunista).
Assai rilevente fu il contributo della Chiesa, che scese in campo a favore della DC. Uno strumento importante furono i Comitati Civici, organizzati da Luigi Gedda.
Alle elezioni politiche del 1948, la DC ottenne il 48.5% dei suffragi, assicurando così la nascita di un governo di centro, insieme a PLI, PRI e PSDI, e l'ancoraggio dell'Italia al Patto Atlantico ed alla futura Comunità Economica Europea.
Il colpo di Stato in Cecoslovacchia contribuì a sfavore dell'alleanza Rossa, che ottenne poco più di otto milioni di voti. Invece la DC, ricettacolo di voti cattolici e anticomunisti, si vide assegnare 12.700.000 voti, quasi il 50% dei votanti.
Il risultato delle elezioni del 1948 stabilizzò la democrazia in Italia.
I Legislatura - Gli anni del centrismo degasperiano 1948-1953
In questi anni, la DC fondò governi con PSDI, PRI e PLI. Fu questo il periodo dei governi guidati da Alcide De Gasperi, Governo De Gasperi V, Governo De Gasperi VI, Governo De Gasperi VII.
Fu attuata la riforma agraria, per certi versi considerata la maggiore riforma del dopoguerra.
II Legislatura (1953-1958) - L'avvento delle nuove generazioni
Dopo il V congresso la linea del partito si sposta verso il centrosinistra con il superamento del gruppo storico attorno a Alcide De Gasperi e la vittoria dei cosiddetti "professorini" capeggiati da Amintore Fanfani.
Dopo un breve governo De Gasperi, Governo De Gasperi VIII, guidarono le formazioni di governo nella legislatura 1953-1958, Giuseppe Pella, Amintore Fanfani, Mario Scelba, Antonio Segni, Adone Zoli.
Il partito rafforzò la sua organizzazione, cercò di occupare lo Stato e distribuire le risorse in modo da risultare più indipendente dalla Chiesa, si collegò all'industria statale.
In questa fase fu attuata l'estensione mutualistica e pensionistica a tutti i lavoratori, in precedenza limitata ai soli lavoratori dipendenti. (coltivatori diretti, mezzadri, poi artigiani)
Fu proseguita una intensa opera di costruzione di case popolari (INA-Casa).
III Legislatura (1958-1963) - La spinta a superare il centrismo
Nella legislatura successiva, 1958-1963 furono presidenti del consiglio Amintore Fanfani, Antonio Segni, Fernando Tambroni, Amintore Fanfani, Amintore Fanfani, in alcuni casi ebbe a ricevere anche l'appoggio esterno del MSI. Il governo Governo Fanfani IV, nel 1962, sul finire della legislatura ebbe l'appoggio esterno del PSI.
IV Legislatura (1963-1968)
La legislatura iniziò con il monocolore di Giovanni Leone, seguito da tre governi Moro, Governo Moro I, Governo Moro II, Governo Moro III. I governi introdussero la programmazione economica per una più equa distribuzione dei beni e attuarono progetti di riformismo. Vennero istituite le Regioni, nazionalizzata l'industria elettrica, istituita la scuola media unica obbligatoria, portato l'obbligo scolastico a 14 anni, fondato lo statuto dei lavoratori. Con posizioni differenziate fu varata la legge sul divorzio.
V Legislatura (1968-1972)
Si susseguirono i governi Giovanni Leone, Mariano Rumor, Mariano Rumor, Mariano Rumor, Emilio Colombo, Giulio Andreotti.
Fu un periodo di profondi cambiamenti sociali: nacquero il movimento studentesco e quello operaio, vennero istituite le USL, chiusi i manicomi. Ricominciarono le azioni terroriste, sopite da molti anni.
VI Legislatura (1972-1976)
Si susseguirono i governi Giulio Andreotti, Mariano Rumor, Mariano Rumor, Governo Moro IV, Governo Moro V
Fu istituita la cassa integrazione (1975).
Scoppiò inoltre il fenomeno del terrorismo.
VII Legislatura (1976-1979) -Dal centrosinistra alla solidarietà nazionale
Si susseguirono i governi Governo Andreotti III, Governo Andreotti IV, Governo Andreotti V. Il progressivo allontamento del PCI dalle direttive dell'Unione Sovietica permisero di sperimentare la sua collaborazione. Si giunse ad un compromesso con il PCI, la cosidetta solidarietà nazionale. Si decise un governo monocolore DC, Governo Andreotti IV con l'astensione del PCI.
Il terrorismo in quel momento colpì il fautore di tale collaborazione.
La mattina del 16 marzo 1978 le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro e uccisero i 5 uomini della sua scorta. Lo stesso giorno era prevista la fiducia al governo monocolore di Solidarietà Nazionale, costituito da Giulio Andreotti per il quale il PCI assicurava l'appoggio esterno. Proprio quel giorno venne quindi a compimento la strategia detta del compromesso storico perseguita da Moro stesso e da Enrico Berlinguer, mirante a un'alleanza fra i due principali partiti italiani DC e PCI. Lo statista democristiano fu ucciso il successivo 9 maggio dopo 55 giorni di prigionia. Aldo Moro scrisse, durante la prigione, delle lettere a vari politici italiani, implorando che si intavolassero trattative con i suoi rapitori, ma, nonostante la richiesta di aiuto, il governo non trattò con i terroristi.
Il compromesso storico non ebbe lunga durata, la collaborazione tra DC e PCI resse solo un anno. Il Governo Andreotti V seguì.
Dal pentapartito verso la fine
VIII-Legislatura 1979-1983
La nuova legislatura cominciò col Governo Cossiga I, seguito dal Governo Cossiga II, dal Governo Forlani, dal Governo Spadolini I, il primo Presidente del Consiglio della Repubblica non appartenente alla Democrazia Cristiana, dal Governo Spadolini II, dal Governo Fanfani V.
IX Legislatura - Dal 1983 al 1987
La legislatura iniziò col Governo Craxi I, il primo Presidente del Consiglio della Repubblica appartenente al Partito Socialista, seguito dal Governo Craxi II, dal Governo Fanfani VI.
X Legislatura - Dal 1987 al 1992
La legislatura iniziò col Governo Goria, seguito dal Governo De Mita, seguito dal Governo Andreotti VI, seguito dal Governo Andreotti VII.
Il 16 aprile 1988, decennale dell'assassinio di Aldo Moro, venne ucciso dalle BR, nella sua casa di Forlì, il senatore democristiano e consigliere di Ciriaco De Mita per le riforme istituzionali Roberto Ruffilli, proprio pochi giorni dopo la nascita del nuovo governo presieduto da De Mita e che Ruffilli stesso aveva contribuito a creare.
Durante i governi Goria e De Mita i rapporti con gli alleati, specialmente col PSI, peggiorarono. Si creò un aspro conflitto tra Craxi e Ciriaco De Mita (Segretario del partito e capo del governo), che porterà alla caduta di De Mita dalla segreteria DC (sostituito da Forlani) e dal governo (gli succederà Andreotti). Dal 1989 in poi si creò la famosa alleanza che la stampa definirà il "CAF" (Craxi-Andreotti-Forlani), che prevedeva un rapporto piu stretto tra DC e PSI.
XI Legislatura - Dal 1992 al 1994
La legislatura iniziò col Governo Amato I, seguito dal Governo Ciampi.
Le correnti interne alla DC
Le prime tendenze
- Degasperiani, poi Politica popolare: era il gruppo di politici, prevalentemente provenienti dall’ex PPI, più vicino ad Alcide De Gasperi. Con l'avanzata dei dossettiani (vedi), divenne corrente effettiva, guidata da Attilio Piccioni. Ne facevano parte Mario Scelba, Umberto Tupini, Maria Cingolani Guidi, Raffaele e Maria Jervolino, Pietro Campilli, Giuseppe Spataro, Salvatore Aldisio, Bernardo Mattarella ed il giovane Giulio Andreotti.
- Vespa o vespisti: area di destra nel periodo degasperiano, formata da ex Ppi moderati, come Stefano Jacini, ed elementi vicini ai ceti agrari meridionali e a Confindustria. Leader della corrente era Carmine De Martino. Assunsero tale nome dal luogo di fondazione, il Vespa Club di Roma.
- Politica sociale o gronchiani: eredi della sinistra dell’ex Ppi, il leader era Giovanni Gronchi. Ne facevano parte Giuseppe Rapelli, Piero Malvestiti, Domenico Ravaioli, Achille Grandi e Fernando Tambroni. La corrente andò esaurendosi nel corso degli anni '50 e gli esponenti s’indirizzarono verso le altre tendenze interne.
- Cronache sociali o dossettiani: Fu fondata dall’omonima rivista, nell’estate 1946 e durata sino all’estate 1951. Leader era Giuseppe Dossetti, che in seguito avrebbe lasciato la politica per la vita monastica. Ne erano esponenti molti membri dell’Assemblea costituente, come Amintore Fanfani e Giorgio La Pira, più intellettuali cattolici quali Giuseppe Lazzati e Achille Ardigò. Poiché molti suoi militanti erano docenti universitari, prevalentemente all’Università Cattolica di Milano, era detta anche la corrente dei professorini.
Lo strutturarsi delle correnti
- Iniziativa democratica: area di sinistra e prima vera corrente della DC, fondata il 18 novembre 1951, dall’omonima rivista. All’inizio, raccolse i reduci dell’esperienza dossettiana, quali La Pira e Ardigò, più giovani esponenti della cosiddetta "seconda generazione", come Aldo Moro, Benigno Zaccagnini, Luigi Gui, Emilio Colombo.Il leader indiscusso divenne Amintore Fanfani, sotto la cui guida la corrente raggiunse la guida della DC. Al congresso del 1954, la corrente ebbe il sostegno di Alcide De Gasperi.
Il 9 marzo 1959, la maggioranza della corrente, riunita presso il convento di S. Dorotea a Roma, mise in minoranza Fanfani, il quale fu costretto a dimettersi da segretario del partito e fondare una suo gruppo, Nuove Cronache. Dalle ceneri di Iniziativa nacque il gruppo dei dorotei, che ha guidato il partito nel corso degli anni '60 e nei primi anni '70 su posizioni moderate.
- La Base: corrente di sinistra, fondata nel 1952 da ex dossettiani fuoriusciti da Iniziativa democratica. Ne facevano parte molti esponenti del mondo economico, quali Ezio Vanoni e Giovanni Marcora. Fu sostenuta da Enrico Mattei, presidente dell’Eni, e, poi, dal suo successore Eugenio Cefis. Afferivano a questa tendenza anche la sinistra fiorentina di Nicola Pistelli e la sinistra veneziana di Vladimiro Dorigo. Più recentemente, vi appartenevano Luigi Granelli, Giovanni Galloni e Ciriaco De Mita. Disponeva di un periodico, Politica, edito a Firenze.
- Forze sociali, poi Rinnovamento democratico, infine Forze Nuove: corrente della sinistra sindacale, vicina alla CISL. Leader fu Giulio Pastore. Nacque nel 1953, ne facevano parte Renato Cappugi, Bruno Storti, Livio Labor, Carlo Donat Cattin, che succederà a Pastore. Più recentemente, Vittorino Colombo, Guido Bodrato, Franco Marini. In occasione del Congresso DC del 1956, alla corrente si associarono le Acli ed essa assunse il nome di Rinnovamento democratico. Infine, prese il nome di Forze Nuove.
- Primavera: corrente della destra democristiana, fondata nel 1954 da Giulio Andreotti. Ne facevano parte Franco Evangelisti, Vittorio Sbardella, Salvo Lima e Vito Ciancimino.
- Nuove cronache: corrente fondata nel 1959 da Amintore Fanfani. Ne facevano parte Ettore Bernabei, presidente della Rai, Giampaolo Cresci, Lorenzo Natali, Arnaldo Forlani, Giovanni Gioia, Franco Maria Malfatti, Ivo Butini, Clelio Darida, Gian Aldo Arnaud, Gianni Prandini.
- Centrismo popolare, poi Forze libere: corrente della destra democristiana, che si poneva in continuità con il centrismo degasperiano, guidata da Mario Scelba e, successivamente, da Oscar Luigi Scalfaro. Ne facevano parte Franco Restivo e Giovanni Elkan.
- Amici di Moro o Morotei: la corrente, piccola ma influente, di Aldo Moro. Si scisse nel 1968 dalla corrente dorotea, attestandosi su posizioni progressiste. Esponenti erano Benigno Zaccagnini, Tina Anselmi, Maria Eletta Martini, Tommaso Morlino, Luigi Gui, Leopoldo Elia, Bernardo Mattarella, Sergio Mattarella.
- Ponte o Pontieri: corrente staccatasi dai dorotei nel 1967 e capeggiata da Paolo Emilio Taviani. Ne facevano parte Remo Gaspari e Adolfo Sarti. In occasione del Congresso del 1973, riconfluì nella corrente dorotea.
- Nuova sinistra: piccola corrente staccatasi dalla Base, guidata da Fiorentino Sullo e Vito Scalia.
- Iniziativa popolare: corrente formatasi nel 1969 dalla scissione del gruppo doroteo. Leaders erano Mariano Rumor e Flaminio Piccoli. Ne facevano parte Giovanni Spagnolli, Mario Ferrari-Aggradi, Antonio Gullotti, Antonio Gava. Negli corso degli anni '70, si ricompattò a Impegno democratico.
- Impegno democratico: l’altro troncone del gruppo doroteo, unitosi con la corrente di Giulio Andreotti. Ne facevano parte lo stesso Andreotti, Emilio Colombo, Franco Evangelisti, Salvo Lima. Nel corso degli anni '70, si ricompattò a Iniziativa popolare.
- Area Zac: corrente di sinistra che sorse in occasione del Congresso DC del 1980, raccogliendo ex morotei, la Base e fuoriusciti di Forze Nuove, come Guido Bodrato. Sosteneva la candidatura alla segreteria e la linea politica di Benigno Zaccagnini.
- Preambolo: gruppo di correnti moderate che si presentò al Congresso DC del 1980 a sostegno della candidatura a segretario di Flaminio Piccoli. Ne facevano parte i dorotei dello stesso Piccoli e di Antonio Bisaglia, Primavera di Andreotti e Forze Nuove di Carlo Donat Cattin.
L'ultimo Congresso Nazionale
Nel 1989 si svolse all'Eur, a Roma, l'ultimo congresso DC che vide la sostituzione alla segreteria di Ciriaco De Mita con Arnaldo Forlani con l'85% dei voti, e la creazione di un nuovo Consiglio Nazionale di 180 membri (160 elettivi più 20 donne cooptate) ripartito in 5 correnti:
- Alleanza Popolare (Grande centro "doroteo": area Forlani-Gava-Scotti) - 67 (37,22%)
- La Base (sinistra) - 63 (35%)
- Primavera (andreottiani) - 31 (17,22%)
- Forze nuove (Donat-Cattin) - 14 (7,78%)
- Nuove cronache (Fanfani) - 5 (2,78%)
Lo scioglimento del partito
Alle elezioni politiche del 1992 la DC raccolse il 29,7% (il suo minimo storico) e anche gli altri partiti del Pentapartito furono penalizzati. Nello stesso anno scoppiò lo scandalo di Tangentopoli e, dopo oltre cinquant'anni di attività, dopo la crisi dovuta all'inchiesta giudiziaria denominata Mani pulite, il 18 gennaio 1994 il partito (guidato da Mino Martinazzoli) deliberò il mutamento di nome riprendendo quello del partito fondato da Sturzo nel 1919: Partito Popolare Italiano (PPI).
All'interno del Ppi confluì dunque gran parte della tradizione politico-culturale della Democrazia cristiana. Il partito, mostrava ad esempio una chiara linea "di centro che guarda a sinistra" ed era sostanzialmente spaccato in tre correnti: una sinistra (Amintore Fanfani, Ciriaco De Mita, Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Beniamino Andreatta), un centro (Mino Martinazzoli, Pierluigi Castagnetti, Sergio Mattarella, Rosa Russo Iervolino, Giulio Andreotti) ed una destra (Rocco Buttiglione, Roberto Formigoni, Sergio D'Antoni, Emilio Colombo).
Circa dieci ore prima che si sciogliesse la Democrazia Cristiana, alcuni esponenti provenienti soprattutto dalla Destra forlaniano-dorotea, favorevoli all'entrata nella coalizione di centro-destra con Forza italia, Alleanza nazionale e Lega Nord, diedero invece vita al Centro Cristiano Democratico (CCD), guidato da Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella. Altra scissione dalla Democrazia cristiana fu provocata della frangia cattolico-sociale raccolta attorno ad Ermanno Gorrieri, che fondendosi con la pattuglia di socialisti-cristiani di Pierre Carniti, diede vita al Movimento Cristiano Sociali, che cofonderanno i Democratici di Sinistra nel 1998.
La DC si vide così divisa in tre tronconi: il PPI che mantenne la collocazione centrista, il CCD collocato nel centrodestra ed i CS posizionati a sinistra.
Mariotto Segni e Leoluca Orlando, deputati DC ed araldi di una moralizzazione del sistema politico, diedero invece vita rispettivamente a due movimenti politici: i Popolari per le Riforme, poi transitati in Alleanza Democratica ed evolutisi nel movimento centrista Patto Segni, e La Rete, movimento di centrosinistra.
Successivamente anche il PPI, in seguito alla necessità di schierarsi imposta dal nuovo sistema elettorale bipolare, finì col dividersi: Rocco Buttiglione, insieme con una buona parte dell'ala destra del Ppi, fondò il movimento dei Cristiani Democratici Uniti (CDU), a cui spettavano il simbolo della DC e il settimanale La Discussione; il resto del partito elesse invece quale leader Gerardo Bianco, che contava anche sul sostegno della maggioranza del consiglio nazionale, conservò invece il nome di Partito Popolare Italiano e il quotidiano Il Popolo. Finì così l'unità politica dei cattolici italiani.
La diaspora democristiana
Finita l'esperienza politica della Democrazia Cristiana, del partito, cioè, che ha governato l'Italia per il maggior numero di anni, e terminate anche le esperienze dei partiti (PPI, CCD, CDU) che ne erano i più immediati eredi, l'attuale situazione politica italiana ha visto la costituzione di nuovi partiti politici che si richiamano in qualche modo all'eredità democristiana, ma che sono ormai frazionati tra i due schieramenti imposti dal bipolarismo.
In ordine di consensi genericamente ricevuti, ovvero dal più rappresentativo al meno rappresentativo, esistono:
- La Margherita, partito nato nel 2002 come aggregazione del PPI insieme al movimento de I Democratici di Romano Prodi e Rinnovamento Italiano di Lamberto Dini. È schierato con la coalizione di centro-sinistra e si caratterizza propriamente come un partito di centro che guarda a sinistra, collocato all'interno dell'area cattolico-sociale, pur non facendo parte né dell'Internazionale democristiana, né del Partito popolare europeo. A livello europeo i partiti fondatori del partito aderivano ad aggregazioni liberal democratiche (Rinnovamento italiano, i Democratici) e democratico-cristiane (il Partito popolare italiano). In seguito alla sempre maggiore connotazione del Ppe come partito moderato-conservatore di centrodestra, le diverse componenti cattolico-sociali e riformiste sono fuoriuscite dal partito, fondando un nuovo soggetto politico che concilia le istanze del riformismo cattolico, liberal democratico e socialdemocratico-liberale: il Partito Democratico Europeo. In Italia La Margherita sostiene con convinzione la nascita di un Partito Democratico Italiano, che unisca le diverse esperienze riformiste di centrosinistra, di cui L'Ulivo attualmente costituisce l'embrione. Il suo leader è Francesco Rutelli.
- L'Unione dei Democratici Cristiani e Democratici di Centro (UDC), nato anch'esso nel 2002 dall'unione dei precedenti CCD e CDU. È schierato con la coalizione di centro-destra, mantiene il simbolo storico dello Scudo Crociato con la scritta "Libertas" e fa apertamente riferimento alla sua collocazione al Centro. Aderisce al Partito Popolare Europeo. Il suo leader è Pier Ferdinando Casini: infatti, il simbolo del partito - dal 2006 - porta al suo interno il nome "Casini". Il segretario politico è Lorenzo Cesa.
- I Popolari UDEUR, partito nato nel 1999 dopo l'esperienza dell'UDR inizialmente voluta dall'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il suo leader è Clemente Mastella. Sostiene la sua collocazione centrista e aderisce al Partito Popolare Europeo. Il suo simbolo è un campanile, emblema delle strutture ecclesiastiche cristiane. Aderisce alla coalizione di centro-sinistra.
- I Cristiano Sociali, partito fondato nel 1994 da Ermanno Gorrieri e Pierre Carniti, confluito nel 1998 nei Democratici di Sinistra e ora guidato da Giorgio Tonini.
Una consistente componente democristiana è presente anche in Forza Italia, che attualmente è il principale rappresentante italiano del PPE. Esistono, inoltre, altri movimenti minori che si richiamano all'esperienza della DC ma che non hanno visibilità sullo scenario politico parlamentare nazionale.
Sono anche nate, su iniziativa di ex-membri della DC, componenti stabili all'interno di altri partiti, come:
- La Democrazia Cristiana per le Autonomie, nata nel 2005, è un partito che svolge un ruolo minoritario. Il suo leader è Gianfranco Rotondi. Fa esplicitamente richiamo al nome "Democrazia Cristiana" e aderisce alla coalizione di centrodestra. Non è riconosciuta a livello internazionale dal PPE.
- I cattolici di Alleanza Nazionale come Gustavo Selva, Antonio Mazzocchi, Andrea Ronchi, Giuseppe Gallo e Gaetano Rebecchini (presidente della Consulta Religiosa di AN).
- I cattolici nella Lega Nord, riuniti nella Consulta Religiosa e nei Cattolici Padani, alcuni dei quali hanno militato nella DC (due "padri nobili" in particolare: Gianfranco Miglio e Giuseppe Leoni, presidente dei Cattolici Padani).
Sono inoltre presenti alcuni piccoli movimenti che rivendicano il nome o il simbolo in continuità con la DC storica: tra questi vi è stato dapprima il movimento Rinascita della Democrazia Cristiana successivamente suddivisosi in vari altri piccoli partiti (la Democrazia Cristiana - Scudo Crociato - Libertas, la Democrazia Cristiana - dc, il Partito Democratico Cristiano. Sono dunque numerosi i movimenti politici che portano il nome di Democrazia Cristiana.
Di recente si sono costituiti altri movimenti che si ispirano all'eredità democristiana: l'Italia di mezzo di Marco Follini, ex segretario dell'UDC, e Rifondazione DC di Publio Fiori, uscito da Alleanza Nazionale.
Il disperdersi del patrimonio immobiliare
La Democrazia Cristiana negli anni di potere, aveva accumulato un ingente patrimonio immobiliare, compresi molti immobili adibiti agli usi delle sezioni.
Alla diaspora delle forze del partito, corrispose una caotica fase di lotte tra le diverse "anime" confluite in partiti diversi.
Il grosso del patrimonio immobiliare fu rilevato da un immobiliarista veronese [1] (lo stesso che acquisterà molti degli immobili della Federconsorzi) e che fu poi travolto da un fallimento. [2]
I passaggi successivi, molto oscuri, videro poi la proprietà trasferita nella ex-Jugoslavia. [3]
Risultati elettorali
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Segretari
- Alcide De Gasperi (luglio 1944 - settembre 1946)
- Attilio Piccioni (settembre 1946 - gennaio 1949)
- Giuseppe Cappi (gennaio - giugno 1949)
- Paolo Emilio Taviani (giugno 1949 - aprile 1950)
- Guido Gonella (aprile 1950 - settembre 1953)
- Alcide De Gasperi (settembre 1953 - giugno 1954)
- Amintore Fanfani (giugno 1954 - marzo 1959)
- Aldo Moro (marzo 1959 - gennaio 1964)
- Mariano Rumor (gennaio 1964 - gennaio 1969)
- Flaminio Piccoli (gennaio - novembre 1969)
- Arnaldo Forlani (novembre 1969 - giugno 1973)
- Amintore Fanfani (giugno 1973 - luglio 1975)
- Benigno Zaccagnini (luglio 1975 - febbraio 1980)
- Flaminio Piccoli (febbraio 1980 - maggio 1982)
- Ciriaco De Mita (maggio 1982 - febbraio 1989)
- Arnaldo Forlani (febbraio 1989 - ottobre 1992)
- Mino Martinazzoli (ottobre 1992 - gennaio 1994)
Congressi
- I Congresso - Roma, 24-27 aprile 1946
- II Congresso - Napoli, 15-19 novembre 1947
- III Congresso - Venezia, 2-6 giugno 1949
- IV Congresso - Roma, 21-26 novembre 1952
- V Congresso - Napoli, 26-29 giugno 1954
- VI Congresso - Trento, 14-18 ottobre 1956
- VII Congresso - Firenze, 23-28 ottobre 1959
- VIII Congresso - Napoli, 27-31 gennaio 1962
- IX Congresso - Roma, 12-16 settembre 1964
- X Congresso - Milano, 23-26 novembre 1967
- XI Congresso - Roma, 27-30 giugno 1969
- XII Congresso - Roma, 6-10 giugno 1973
- XIII Congresso - Roma, 18-24 marzo 1976
- XIV Congresso - Roma, 15-20 febbraio 1980
- XV Congresso - Roma, 2-6 maggio 1982
- XVI Congresso - Roma, 24-28 febbraio 1984
- XVII Congresso - Roma, 26-30 maggio 1986
- XVIII Congresso - Roma, 18-22 febbraio 1989
Iscritti
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Cariche istituzionali
Presidenti della Repubblica
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Presidenti del Consiglio |
Note
Bibliografia
- Igino Giordani, Alcide De Gasperi il ricostruttore, Roma, Edizioni Cinque Lune, 1955
- Giulio Andreotti, De Gasperi e il suo tempo, Milano, Mondadori, 1956
- Pietro Scoppola, La proposta politica di De Gasperi, Bologna, Il Mulino, 1977.
- Roberto Ruffilli, La DC e i problemi dello Stato democratico (1943-1960), ne Il Mulino, 6, novembre-dicembre 1976, pp. 835-853.
- Giulio Andreotti, De Gasperi visto da vicino, Milano, Rizzoli, 1986.
- Nico Perrone, De Gasperi e l'America, Palermo, Sellerio, 1995, ISBN 8-83891-110-X.
- Agostino Giovagnoli, Il partito italiano: la Democrazia Cristiana dal 1942 al 1994, Bari, Laterza, 1996
- Nico Perrone, Il segno della DC, Bari, Dedalo, 2002, ISBN 88-220-6253-1.
- Giovanni Sale, De Gasperi gli USA e il Vaticano - All'inizio della guerra fredda, Milano, Jaca Book, 2005
- Gabriella Fanello Marcucci, Il primo governo De Gasperi - (dicembre 1945-giugno 1946) - Sei mesi decisivi per la democrazia in Italia, Soveria Manelli, Rubbettino, 2005
- Luciano Radi, La Dc da De Gasperi a Fanfani, Soveria Manelli, Rubbettino, 2005
Achille della Ragione - Tramonto e resurrezione dei democristiani - Napoli 2008
Collegamenti esterni
- Tre milizie, tre fedeltà: storia della Democrazia Cristiana La storia siamo noi - Rai Educational
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