Democrazia Cristiana

partito politico italiano (1943-1994)
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Template:Infobox Partito politico italiano del passato La Democrazia Cristiana (DC) è un partito politico italiano, di ispirazione democratico-cristiana e moderato, fondato nel 1942.

Storia

Il partito fu fondato da Alcide De Gasperi nell’ottobre 1942 assieme ad esponenti del disciolto Partito Popolare Italiano (PPI) di don Luigi Sturzo, del Movimento Guelfo d’Azione di Piero Malvestiti e ad intellettuali provenienti dalle organizzazioni cattoliche, come l'Azione Cattolica e la Federazione Universitaria Cattolica Italiana (FUCI). Tra i fondatori, oltre a Sturzo e De Gasperi, si ricordano: Mario Scelba, Attilio Piccioni, Camillo Corsanego e Giovanni Gronchi del PPI, Aldo Moro e Giulio Andreotti dell'Azione Cattolica e Amintore Fanfani e Giuseppe Dossetti della FUCI e Giuseppe Alessi, primo presidente della Regione Siciliana, che creò lo stemma successivamente modificato da Luigi Sturzo; Alcide De Gasperi ricevette solo sei mesi dopo la versione definitiva dello "scudo crociato". All'inizio partecipa ai primi incontri di fondazione anche un gruppo attivo nella Resistenza, il Movimento Cristiano Sociale di Gerardo Bruni, che però, su posizioni socialiste e anticapitaliste, presto si dissocia e darà poi vita a un partito autonomo di breve durata, il Partito Cristiano Sociale.

Esponenti democristiani hanno fatto parte di tutti i governi italiani dal 1944 al 1994, esprimendo quasi sempre il presidente del consiglio dei ministri. La DC è stata sempre il primo partito nelle consultazioni politiche nazionali, ad eccezione delle Elezioni europee del 1984 in cui, anche se di poco, fu superata dal Partito Comunista Italiano.

Gli anni della guerra 1942-1945

Il partito fu fondato da Alcide De Gasperi nell’ottobre 1942. Visse una vita clandestina fino al 1943.

La partecipazione alla resistenza

A partire dal 1943 partecipò nelle zone occupate alla Resistenza con proprie forze, radunate in Brigate, che erano l'unità organizzativa delle forze partigiane. I partiti del CLN avevano ognuno proprie forze, normalmente in Brigate di corrispondente colore politico. Le forze facenti riferimento alla Democrazia Cristiana furono seconde solo alle forze del Partito Comunista. Le Brigate facenti riferiento alla Democrazia Cristiana ebbero vari nomi a seconda del territorio in cui operarono: nell'Emilia e nella bassa Lombardia si chiamarono Fiamme Verdi, in altre regioni Brigate del popolo, oppure Brigate Osoppo, od anche altri nomi a seconda della località. Inoltre persone di orientamento cattolico si arruolarono in Brigate di altro colore politico per vicinanza territoriale, amicizie personali od altre cause.

Le formazioni di orientamento cattolico ebbero in genere un atteggiamento maturo e prudente, sia nei confronti della popolazione, che cercarono di trattare umanamente e cercarono di non esporre inutilmente, che nei confronti degli avversari, nei cui confronti evitarono provocazioni che potessero portare a rappresaglie sulla popolazione, sia nei confronti delle formazioni partigiane di diverso orientamento politico, cercando di collaborare, nonostante momenti difficili e in alcuni casi anche scontri, apportando un contributo di equilibrio.

Tensioni tra partigiani cattolici e comunisti

Indicative dei rapporti tra cattolici e comunisti sono alcune frasi: È famosa una espressione in uso tra i partigiani delle 'Fiamme Verdi', nelle riunioni dopo la guerra, riferentesi al tempo della guerra di liberazione : 'Si discuteva, tra noi e i comunisti, con la pistola sotto il tavolo. Ma si discuteva'[1] La frase è citata anche dallo storico Paolo Trionfini. Giuseppe Dossetti in una lettera a don Carlo Orlandini, comandante delle 'Fiamme Verdi(RE)', riferendosi ai partigiani di altra fede politica, si esprime così: 'Imprescindibili pregiudiziali di ordine morale e politico ci impediscono di assumere ancora una volta la responsabilità di tutto quanto loro compiono sotto il titolo di lotta di liberazione'.[2]

I rapporti tra i partigiani delle Brigate Osoppo, filo-italiani e democratici e i partigiani comunisti, filo iugoslavi e autoritari furono in genere difficili, culminando in atti di crudeltà da parte dei partigiani comunisti.

La fase iniziale e costituente (1944-1948)

Dal 1944 al 1994 la Democrazia Cristiana partecipò a tutti i governi. Durante la guerra la Democrazia Cristiana partecipò, in una posizione di consistenza, ai governi Governo Badoglio II, Governo Bonomi II, Governo Bonomi III. Nell'immediato dopoguerra partecipò al Governo Parri. Dopo il quale, nel 1945, espresse il Presidente del Consiglio, Alcide de Gasperi, Governo De Gasperi I, che governò garantendo da subito maggiore stabilità e ordine, e durò fino all'esito del Referendum Istituzionale tra Monarchia e Repubblica.
Dopo il referendum istituzionale continuò a governare in governi di larghe intese con i governi Governo De Gasperi II e Governo De Gasperi III.

La rottura tra partiti filo-occidentali e partiti filo-sovietici

Con il Governo De Gasperi IV 31 maggio 1947 la democrazia cristiana scelse una strada diversa, si ebbe un contrapposizione tra partiti democratici e partiti di matrice marxista-leninista, con l'eclusione dal governo dei comunisti e dei socialisti, si pose fine all'unità nazionale. Alla rottura si giunse dopo un lungo periodo di difficile coabitazione. La guerra esterna per la liberazione aveva tenuto assieme culture assai differenti. Vi era un gruppo di partiti politici filo-occidentali ed un gruppo di partiti politici che guardavano ad est, al modello sovietico. La rottura era inevitabile ed avvenne nel 1947.

Lo storico Victor Zaslavsky assieme alla moglie Elena Aga-Rossi ha esaminato l'atteggiamento del Partito Comunista e dell'Unione Sovietica nei confronti dell'Italia. Negli ultimi anni, dopo la caduta del Comunismo in Russia, sono stati resi accessibili al pubblico molti documenti riguardanti gli anni successivi alla II Guerra Mondiale. Victor Zaslavsky ha esaminato a Mosca molti documenti di questo periodo, pubblicando la traduzione di alcuni.[3]

Elementi che accelerarono la rottura furono inoltre i frequenti atti di terrorismo, tendenti a rafforzare una delle parti politiche in lotta. Secondo i dati trovati dallo storico Victor Zaslavsky gli atti di terrorismo erano coerenti con lo scopo di facilitare la presa del potere. Dalla fine della guerra alle elezioni del 1948 furono molte migliaia le persone assassinate, talvolta aderenti al regime sconfitto, talvolta anche ex-membri della Resistenza, ma di orientamento politico a favore della democrazia, ecclesiastici, visti come propagandisti della Democrazia Cristiana.

Il centrismo

Iniziava il "centrismo", un sistema di alleanze tra la Democrazia Cristiana (DC), il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani (PSDI), il Partito Repubblicano Italiano (PRI), il Partito Liberale Italiano (PLI), e l'affermazione della così detta conventio ad excludendum, estesa fino all'inizio anni '60 a comunisti e socialisti e fascisti, e successivamente limitata ai soli comunisti e fascisti.

Il periodo 1945-1948 fu un periodo difficile, di instabilità sociale, con frequenti disordini che le forze dell'ordine e lo stesso governo spesso non riuscivano a gestire al meglio.

Dal 1946 al 1948, nell'Assemblea Costituente, partecipò alla stesura della Costituzione italiana, impegnandosi ad evitare un ritorno al passato fascista e contemporaneamente, ad evitare una strada marxista per la società italiana, pur collaborando con i comunisti ed i socialisti. Infatti la DC riuscì, quale partito di maggioranza relativa, a dialogare con tutti gli altri partiti dell'arco costituzionale, assicurando così al Paese una Carta Costituzionale ampiamente condivisa. Esempio di questo impegno è l'art. 1 della Costituzione, che nel definire l'Italia "una repubblica democratica fondata sul lavoro", evitò il riferimento tanto alla "repubblica di lavoratori" di stampo decisamente marxista, quanto il riferimento ad uno Stato di impostazione liberal-capitalista. La base della DC era infatti interclassista.

La campagna elettorale del 1948

Alle elezioni politiche del 1948, vi fu una durissima campagna elettorale contro il Fronte Democratico Popolare, composto da comunisti e socialisti.
La propaganda politica del 1948 venne presentata come uno scontro tra libertà-capitalismo occidentale e totalitarismo-statalismo comunista (rappresentato dal Partito Comunista).
Assai rilevente fu il contributo della Chiesa, che scese in campo a favore della DC. Uno strumento importante furono i Comitati Civici, organizzati da Luigi Gedda.

Alle elezioni politiche del 1948, la DC ottenne il 48.5% dei suffragi, assicurando così la nascita di un governo di centro, insieme a PLI, PRI e PSDI, e l'ancoraggio dell'Italia al Patto Atlantico ed alla futura Comunità Economica Europea.
Il colpo di Stato in Cecoslovacchia contribuì a sfavore dell'alleanza Rossa, che ottenne poco più di otto milioni di voti. Invece la DC, ricettacolo di voti cattolici e anticomunisti, si vide assegnare 12.700.000 voti, quasi il 50% dei votanti.

Il risultato delle elezioni del 1948 stabilizzò la democrazia in Italia.

I Legislatura - Gli anni del centrismo degasperiano 1948-1953

In questi anni, la DC fondò governi con PSDI, PRI e PLI. Fu questo il periodo dei governi guidati da Alcide De Gasperi, Governo De Gasperi V, Governo De Gasperi VI, Governo De Gasperi VII.
Fu attuata la riforma agraria, per certi versi considerata la maggiore riforma del dopoguerra.

II Legislatura (1953-1958) - L'avvento delle nuove generazioni

Dopo il V congresso la linea del partito si sposta verso il centrosinistra con il superamento del gruppo storico attorno a Alcide De Gasperi e la vittoria dei cosiddetti "professorini" capeggiati da Amintore Fanfani.

Dopo un breve governo De Gasperi, Governo De Gasperi VIII, guidarono le formazioni di governo nella legislatura 1953-1958, Giuseppe Pella, Amintore Fanfani, Mario Scelba, Antonio Segni, Adone Zoli. Il partito rafforzò la sua organizzazione, cercò di occupare lo Stato e distribuire le risorse in modo da risultare più indipendente dalla Chiesa, si collegò all'industria statale.
In questa fase fu attuata l'estensione mutualistica e pensionistica a tutti i lavoratori, in precedenza limitata ai soli lavoratori dipendenti. (coltivatori diretti, mezzadri, poi artigiani)
Fu proseguita una intensa opera di costruzione di case popolari (INA-Casa).

III Legislatura (1958-1963) - La spinta a superare il centrismo

Nella legislatura successiva, 1958-1963 furono presidenti del consiglio Amintore Fanfani, Antonio Segni, Fernando Tambroni, Amintore Fanfani, Amintore Fanfani, in alcuni casi ebbe a ricevere anche l'appoggio esterno del MSI. Il governo Governo Fanfani IV, nel 1962, sul finire della legislatura ebbe l'appoggio esterno del PSI.

IV Legislatura (1963-1968)

La legislatura iniziò con il monocolore di Giovanni Leone, seguito da tre governi Moro, Governo Moro I, Governo Moro II, Governo Moro III. I governi introdussero la programmazione economica per una più equa distribuzione dei beni e attuarono progetti di riformismo. Vennero istituite le Regioni, nazionalizzata l'industria elettrica, istituita la scuola media unica obbligatoria, portato l'obbligo scolastico a 14 anni, fondato lo statuto dei lavoratori. Con posizioni differenziate fu varata la legge sul divorzio.

V Legislatura (1968-1972)

Si susseguirono i governi Giovanni Leone, Mariano Rumor, Mariano Rumor, Mariano Rumor, Emilio Colombo, Giulio Andreotti.

Fu un periodo di profondi cambiamenti sociali: nacquero il movimento studentesco e quello operaio, vennero istituite le USL, chiusi i manicomi. Ricominciarono le azioni terroriste, sopite da molti anni.

VI Legislatura (1972-1976)

Si susseguirono i governi Giulio Andreotti, Mariano Rumor, Mariano Rumor, Governo Moro IV, Governo Moro V Fu istituita la cassa integrazione (1975).
Scoppiò inoltre il fenomeno del terrorismo.

VII Legislatura (1976-1979) -Dal centrosinistra alla solidarietà nazionale

Si susseguirono i governi Governo Andreotti III, Governo Andreotti IV, Governo Andreotti V. Il progressivo allontamento del PCI dalle direttive dell'Unione Sovietica permisero di sperimentare la sua collaborazione. Si giunse ad un compromesso con il PCI, la cosidetta solidarietà nazionale. Si decise un governo monocolore DC, Governo Andreotti IV con l'astensione del PCI. Il terrorismo in quel momento colpì il fautore di tale collaborazione.

La mattina del 16 marzo 1978 le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro e uccisero i 5 uomini della sua scorta. Lo stesso giorno era prevista la fiducia al governo monocolore di Solidarietà Nazionale, costituito da Giulio Andreotti per il quale il PCI assicurava l'appoggio esterno. Proprio quel giorno venne quindi a compimento la strategia detta del compromesso storico perseguita da Moro stesso e da Enrico Berlinguer, mirante a un'alleanza fra i due principali partiti italiani DC e PCI. Lo statista democristiano fu ucciso il successivo 9 maggio dopo 55 giorni di prigionia. Aldo Moro scrisse, durante la prigione, delle lettere a vari politici italiani, implorando che si intavolassero trattative con i suoi rapitori, ma, nonostante la richiesta di aiuto, il governo non trattò con i terroristi.

Il compromesso storico non ebbe lunga durata, la collaborazione tra DC e PCI resse solo un anno. Il Governo Andreotti V seguì.

Dal pentapartito verso la fine

VIII-Legislatura 1979-1983

La nuova legislatura cominciò col Governo Cossiga I, seguito dal Governo Cossiga II, dal Governo Forlani, dal Governo Spadolini I, il primo Presidente del Consiglio della Repubblica non appartenente alla Democrazia Cristiana, dal Governo Spadolini II, dal Governo Fanfani V.

IX Legislatura - Dal 1983 al 1987

La legislatura iniziò col Governo Craxi I, il primo Presidente del Consiglio della Repubblica appartenente al Partito Socialista, seguito dal Governo Craxi II, dal Governo Fanfani VI.

X Legislatura - Dal 1987 al 1992

La legislatura iniziò col Governo Goria, seguito dal Governo De Mita, seguito dal Governo Andreotti VI, seguito dal Governo Andreotti VII.

Il 16 aprile 1988, decennale dell'assassinio di Aldo Moro, venne ucciso dalle BR, nella sua casa di Forlì, il senatore democristiano e consigliere di Ciriaco De Mita per le riforme istituzionali Roberto Ruffilli, proprio pochi giorni dopo la nascita del nuovo governo presieduto da De Mita e che Ruffilli stesso aveva contribuito a creare.

Durante i governi Goria e De Mita i rapporti con gli alleati, specialmente col PSI, peggiorarono. Si creò un aspro conflitto tra Craxi e Ciriaco De Mita (Segretario del partito e capo del governo), che porterà alla caduta di De Mita dalla segreteria DC (sostituito da Forlani) e dal governo (gli succederà Andreotti). Dal 1989 in poi si creò la famosa alleanza che la stampa definirà il "CAF" (Craxi-Andreotti-Forlani), che prevedeva un rapporto piu stretto tra DC e PSI.

XI Legislatura - Dal 1992 al 1994

La legislatura iniziò col Governo Amato I, seguito dal Governo Ciampi.

Le correnti interne alla DC

Le prime tendenze

  • Vespa o vespisti: area di destra nel periodo degasperiano, formata da ex Ppi moderati, come Stefano Jacini, ed elementi vicini ai ceti agrari meridionali e a Confindustria. Leader della corrente era Carmine De Martino. Assunsero tale nome dal luogo di fondazione, il Vespa Club di Roma.

Lo strutturarsi delle correnti

  • Iniziativa democratica: area di sinistra e prima vera corrente della DC, fondata il 18 novembre 1951, dall’omonima rivista. All’inizio, raccolse i reduci dell’esperienza dossettiana, quali La Pira e Ardigò, più giovani esponenti della cosiddetta "seconda generazione", come Aldo Moro, Benigno Zaccagnini, Luigi Gui, Emilio Colombo.Il leader indiscusso divenne Amintore Fanfani, sotto la cui guida la corrente raggiunse la guida della DC. Al congresso del 1954, la corrente ebbe il sostegno di Alcide De Gasperi.

Il 9 marzo 1959, la maggioranza della corrente, riunita presso il convento di S. Dorotea a Roma, mise in minoranza Fanfani, il quale fu costretto a dimettersi da segretario del partito e fondare una suo gruppo, Nuove Cronache. Dalle ceneri di Iniziativa nacque il gruppo dei dorotei, che ha guidato il partito nel corso degli anni '60 e nei primi anni '70 su posizioni moderate.

  • Impegno democratico: l’altro troncone del gruppo doroteo, unitosi con la corrente di Giulio Andreotti. Ne facevano parte lo stesso Andreotti, Emilio Colombo, Franco Evangelisti, Salvo Lima. Nel corso degli anni '70, si ricompattò a Iniziativa popolare.
  • Area Zac: corrente di sinistra che sorse in occasione del Congresso DC del 1980, raccogliendo ex morotei, la Base e fuoriusciti di Forze Nuove, come Guido Bodrato. Sosteneva la candidatura alla segreteria e la linea politica di Benigno Zaccagnini.
  • Preambolo: gruppo di correnti moderate che si presentò al Congresso DC del 1980 a sostegno della candidatura a segretario di Flaminio Piccoli. Ne facevano parte i dorotei dello stesso Piccoli e di Antonio Bisaglia, Primavera di Andreotti e Forze Nuove di Carlo Donat Cattin.

L'ultimo Congresso Nazionale

  Lo stesso argomento in dettaglio: XVIII Congresso Democrazia Cristiana.

Nel 1989 si svolse all'Eur, a Roma, l'ultimo congresso DC che vide la sostituzione alla segreteria di Ciriaco De Mita con Arnaldo Forlani con l'85% dei voti, e la creazione di un nuovo Consiglio Nazionale di 180 membri (160 elettivi più 20 donne cooptate) ripartito in 5 correnti:

  • Alleanza Popolare (Grande centro "doroteo": area Forlani-Gava-Scotti) - 67 (37,22%)
  • La Base (sinistra) - 63 (35%)
  • Primavera (andreottiani) - 31 (17,22%)
  • Forze nuove (Donat-Cattin) - 14 (7,78%)
  • Nuove cronache (Fanfani) - 5 (2,78%)

Lo scioglimento del partito

  Lo stesso argomento in dettaglio: La fine dell'unità politica dei cattolici italiani.

Alle elezioni politiche del 1992 la DC raccolse il 29,7% (il suo minimo storico) e anche gli altri partiti del Pentapartito furono penalizzati. Nello stesso anno scoppiò lo scandalo di Tangentopoli e, dopo oltre cinquant'anni di attività, dopo la crisi dovuta all'inchiesta giudiziaria denominata Mani pulite, il 18 gennaio 1994 il partito (guidato da Mino Martinazzoli) deliberò il mutamento di nome riprendendo quello del partito fondato da Sturzo nel 1919: Partito Popolare Italiano (PPI).

All'interno del Ppi confluì dunque gran parte della tradizione politico-culturale della Democrazia cristiana. Il partito, mostrava ad esempio una chiara linea "di centro che guarda a sinistra" ed era sostanzialmente spaccato in tre correnti: una sinistra (Amintore Fanfani, Ciriaco De Mita, Gerardo Bianco, Nicola Mancino, Beniamino Andreatta), un centro (Mino Martinazzoli, Pierluigi Castagnetti, Sergio Mattarella, Rosa Russo Iervolino, Giulio Andreotti) ed una destra (Rocco Buttiglione, Roberto Formigoni, Sergio D'Antoni, Emilio Colombo).

Circa dieci ore prima che si sciogliesse la Democrazia Cristiana, alcuni esponenti provenienti soprattutto dalla Destra forlaniano-dorotea, favorevoli all'entrata nella coalizione di centro-destra con Forza italia, Alleanza nazionale e Lega Nord, diedero invece vita al Centro Cristiano Democratico (CCD), guidato da Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella. Altra scissione dalla Democrazia cristiana fu provocata della frangia cattolico-sociale raccolta attorno ad Ermanno Gorrieri, che fondendosi con la pattuglia di socialisti-cristiani di Pierre Carniti, diede vita al Movimento Cristiano Sociali, che cofonderanno i Democratici di Sinistra nel 1998.

La DC si vide così divisa in tre tronconi: il PPI che mantenne la collocazione centrista, il CCD collocato nel centrodestra ed i CS posizionati a sinistra.

Mariotto Segni e Leoluca Orlando, deputati DC ed araldi di una moralizzazione del sistema politico, diedero invece vita rispettivamente a due movimenti politici: i Popolari per le Riforme, poi transitati in Alleanza Democratica ed evolutisi nel movimento centrista Patto Segni, e La Rete, movimento di centrosinistra.

Successivamente anche il PPI, in seguito alla necessità di schierarsi imposta dal nuovo sistema elettorale bipolare, finì col dividersi: Rocco Buttiglione, insieme con una buona parte dell'ala destra del Ppi, fondò il movimento dei Cristiani Democratici Uniti (CDU), a cui spettavano il simbolo della DC e il settimanale La Discussione; il resto del partito elesse invece quale leader Gerardo Bianco, che contava anche sul sostegno della maggioranza del consiglio nazionale, conservò invece il nome di Partito Popolare Italiano e il quotidiano Il Popolo. Finì così l'unità politica dei cattolici italiani.

La diaspora democristiana

Finita l'esperienza politica della Democrazia Cristiana, del partito, cioè, che ha governato l'Italia per il maggior numero di anni, e terminate anche le esperienze dei partiti (PPI, CCD, CDU) che ne erano i più immediati eredi, l'attuale situazione politica italiana ha visto la costituzione di nuovi partiti politici che si richiamano in qualche modo all'eredità democristiana, ma che sono ormai frazionati tra i due schieramenti imposti dal bipolarismo.

In ordine di consensi genericamente ricevuti, ovvero dal più rappresentativo al meno rappresentativo, esistono:

Una consistente componente democristiana è presente anche in Forza Italia, che attualmente è il principale rappresentante italiano del PPE. Esistono, inoltre, altri movimenti minori che si richiamano all'esperienza della DC ma che non hanno visibilità sullo scenario politico parlamentare nazionale.

Sono anche nate, su iniziativa di ex-membri della DC, componenti stabili all'interno di altri partiti, come:

Sono inoltre presenti alcuni piccoli movimenti che rivendicano il nome o il simbolo in continuità con la DC storica: tra questi vi è stato dapprima il movimento Rinascita della Democrazia Cristiana successivamente suddivisosi in vari altri piccoli partiti (la Democrazia Cristiana - Scudo Crociato - Libertas, la Democrazia Cristiana - dc, il Partito Democratico Cristiano. Sono dunque numerosi i movimenti politici che portano il nome di Democrazia Cristiana.

Di recente si sono costituiti altri movimenti che si ispirano all'eredità democristiana: l'Italia di mezzo di Marco Follini, ex segretario dell'UDC, e Rifondazione DC di Publio Fiori, uscito da Alleanza Nazionale.

Il disperdersi del patrimonio immobiliare

La Democrazia Cristiana negli anni di potere, aveva accumulato un ingente patrimonio immobiliare, compresi molti immobili adibiti agli usi delle sezioni.

Alla diaspora delle forze del partito, corrispose una caotica fase di lotte tra le diverse "anime" confluite in partiti diversi.

Il grosso del patrimonio immobiliare fu rilevato da un immobiliarista veronese [1] (lo stesso che acquisterà molti degli immobili della Federconsorzi) e che fu poi travolto da un fallimento. [2]

I passaggi successivi, molto oscuri, videro poi la proprietà trasferita nella ex-Jugoslavia. [3]

Risultati elettorali

Risultati elettorali
Elezione Parlamento Voti % Seggi
1946


1948


1953


1958


1963


1968


1972


1976


1979


1983


1987


1992
Costituente

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato

Camera
Senato
8.101.004

12.741.299
10.899.640

10.864.282
9.692.584

12.522.279
10.782.262

11.775.970
10.032.458

12.441.553
10.965.790

12.919.270
11.466.701

14.218.298
12.226.768

14.046.290
12.018.077

12.153.081
10.081.819

13.241.188
10.897.036

11.640.265
9.074.096
35,2

48,5
48,1

40,1
39,9

42,4
41,2

38,3
36,5

39,1
38,3

38,7
38,1

38,7
39,3

38,3
38,3

32,9
32,4

34,3
33,6

29,7
27,3
207

305
131

263
113

273
123

260
129

266
135

266
135

263
135

262
138

225
120

234
125

206
107


Risultati elettorali
Elezione Parlamento Voti % Seggi
1979

1984

1989
Parl. Europeo

Parl. Europeo

Parl. Europeo
12.753.708

11.570.973

11.460.702
36,4

33

32,9
29

26

26

Segretari

Congressi

  • I Congresso - Roma, 24-27 aprile 1946
  • II Congresso - Napoli, 15-19 novembre 1947
  • III Congresso - Venezia, 2-6 giugno 1949
  • IV Congresso - Roma, 21-26 novembre 1952
  • V Congresso - Napoli, 26-29 giugno 1954
  • VI Congresso - Trento, 14-18 ottobre 1956
  • VII Congresso - Firenze, 23-28 ottobre 1959
  • VIII Congresso - Napoli, 27-31 gennaio 1962
  • IX Congresso - Roma, 12-16 settembre 1964
  • X Congresso - Milano, 23-26 novembre 1967
  • XI Congresso - Roma, 27-30 giugno 1969
  • XII Congresso - Roma, 6-10 giugno 1973
  • XIII Congresso - Roma, 18-24 marzo 1976
  • XIV Congresso - Roma, 15-20 febbraio 1980
  • XV Congresso - Roma, 2-6 maggio 1982
  • XVI Congresso - Roma, 24-28 febbraio 1984
  • XVII Congresso - Roma, 26-30 maggio 1986
  • XVIII Congresso - Roma, 18-22 febbraio 1989

Iscritti

  • 1945 - 537.582
  • 1946 - 602.652
  • 1947 - 790.771
  • 1948 - 1.095.359
  • 1949 - 766.023
  • 1950 - 882.674
  • 1951 - 917.095
  • 1952 - 954.723
  • 1953 - 1.141.181
  • 1954 - 1.252.524
  • 1955 - 1.186.785
  • 1956 - 1.377.286
  • 1957 - 1.295.028
  • 1958 - 1.410.179
  • 1959 - 1.608.609
  • 1960 - 1.473.789
  • 1961 - 1.565.185
  • 1962 - 1.446.500
  • 1963 - 1.621.620
  • 1964 - 1.633.003
  • 1965 - 1.656.428
  • 1966 - 1.592.134
  • 1967 - 1.621.866
  • 1968 - 1.696.182
  • 1969 - 1.745.632
  • 1970 - 1.738.996
  • 1971 - 1.814.578
  • 1972 - 1.828.998
  • 1973 - 1.747.292
  • 1974 - 1.843.515
  • 1975 - 1.732.501
  • 1976 - 1.365.187
  • 1977 - 1.201.707
  • 1978 - 1.355.423
  • 1979 - 1.384.148
  • 1980 - 1.395.584
  • 1981 - 1.385.141
  • 1982 - 1.361.066
  • 1983 - 1.384.058
  • 1984 - 1.382.278
  • 1985 - 1.444.565
  • 1986 - 1.395.784
  • 1987 - 1.812.201
  • 1988 - 1.693.346
  • 1989 - 1.862.426
  • 1990 - 2.109.670
  • 1991 - 1.390.918
  • 1992 - 1.800.000
  • 1993 - 813.753

Cariche istituzionali

Note

  1. ^ Avvenire del 22 aprile 2005
  2. ^ Avvenire del 22 aprile 2005
  3. ^ Aga-Rossi Elena - Zaslavsky Victor : Togliatti e Stalin. Il PCI e la politica estera staliniana negli archivi di Mosca - Editore: Il Mulino data publ.: 2007

Bibliografia

  • Igino Giordani, Alcide De Gasperi il ricostruttore, Roma, Edizioni Cinque Lune, 1955
  • Giulio Andreotti, De Gasperi e il suo tempo, Milano, Mondadori, 1956
  • Pietro Scoppola, La proposta politica di De Gasperi, Bologna, Il Mulino, 1977.
  • Roberto Ruffilli, La DC e i problemi dello Stato democratico (1943-1960), ne Il Mulino, 6, novembre-dicembre 1976, pp. 835-853.
  • Giulio Andreotti, De Gasperi visto da vicino, Milano, Rizzoli, 1986.
  • Nico Perrone, De Gasperi e l'America, Palermo, Sellerio, 1995, ISBN 8-83891-110-X.
  • Agostino Giovagnoli, Il partito italiano: la Democrazia Cristiana dal 1942 al 1994, Bari, Laterza, 1996
  • Nico Perrone, Il segno della DC, Bari, Dedalo, 2002, ISBN 88-220-6253-1.
  • Giovanni Sale, De Gasperi gli USA e il Vaticano - All'inizio della guerra fredda, Milano, Jaca Book, 2005
  • Gabriella Fanello Marcucci, Il primo governo De Gasperi - (dicembre 1945-giugno 1946) - Sei mesi decisivi per la democrazia in Italia, Soveria Manelli, Rubbettino, 2005
  • Luciano Radi, La Dc da De Gasperi a Fanfani, Soveria Manelli, Rubbettino, 2005

Achille della Ragione - Tramonto e resurrezione dei democristiani - Napoli 2008

Collegamenti esterni

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