Associazione Sportiva Roma

club calcistico italiano di Roma

L'Associazione Sportiva Roma, spesso abbreviata in A.S. Roma o semplicemente Roma, è una società calcistica di Roma. Tra le principali squadre di calcio italiane, fu fondata nel 1927 e milita in Serie A.

AS Roma
Calcio
Detentore della Coppa Italia Detentore della Coppa Italia
File:Romaasstemma
La Maggica; Giallorossi
Segni distintivi
Uniformi di gara
Manica sinistra
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Manica destra
Pantaloncini
Calzettoni
Casa
Manica sinistra
Manica sinistra
Maglietta
Manica destra
Manica destra
Pantaloncini
Pantaloncini
Calzettoni
Trasferta
Manica sinistra
Manica sinistra
Maglietta
Maglietta
Manica destra
Manica destra
Pantaloncini
Pantaloncini
Calzettoni
Terza divisa
Colori socialiFile:600px Giallo Oro e Rosso Porpora Ombreggiato.png Giallo-oro e rosso-porpora
SimboliLupa capitolina
InnoRoma (non si discute, si ama)
Antonello Venditti (1974)
Dati societari
CittàFile:Roma-Stemma.png Roma
NazioneItalia (bandiera) Italia
ConfederazioneUEFA
Federazione FIGC
CampionatoSerie A
Fondazione1927
PresidenteRosella Sensi
AllenatoreItalia (bandiera) Luciano Spalletti
StadioOlimpico
(72.698 posti)
Sito webwww.asroma.it
Palmarès
ScudettoScudettoScudetto Coppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa ItaliaCoppa Italia Supercoppa italianaSupercoppa italiana Coppa delle Fiere
Scudetti3
Trofei nazionali9 Coppe Italia
2 Supercoppe italiane
Trofei internazionali1 Coppe delle Fiere
Si invita a seguire il modello di voce
«La Roma non ha mai pianto e mai piangerà: perché piange il debole, i forti non piangono mai.»

In 81 anni di storia ha sempre partecipato, tranne che in un'occasione (nel 1952), ai campionati di Serie A, vincendo 3 scudetti, 9 coppe Italia (insieme alla Juventus è la squadra che ne ha vinte di più) e 2 Supercoppe Italiane. Ha terminato il campionato per dieci volte al secondo posto e cinque volte al terzo. In 79 stagioni sportive, è arrivata sul podio nel 22,8% delle occasioni.

Il simbolo della squadra è la Lupa capitolina, la divisa, che prende i colori dal gonfalone cittadino, è rosso scura tendente al porpora (rosso pompeiano) bordata di giallo-arancio (giallo oro).

Le principali rivali[1] nazionali della Roma sono la Lazio, con la quale si contende il primato cittadino nei Derby della Capitale e la Juventus, squadra contro la quale l'undici capitolino rivaleggiava negli anni '80 per la conquista del titolo. A livello internazionale la rivalità più accesa è certamente legata alla squadra inglese del Liverpool che nel 1984 batté ai rigori la Roma nella finale della Coppa dei Campioni proprio in casa dei giallorossi, allo Stadio Olimpico.

Attualmente è la quinta squadra d'Italia per numero di tifosi, dietro Juventus, Milan, Inter e Napoli.[2] Al primo posto la Juventus (28%), al secondo il Milan (23%), al terzo l'Inter (16%). Il Napoli è quarto (9%), davanti alla Roma (7%) e alla Lazio (3%). Per le implicazioni di carattere economico, è tuttavia più significativo il dato relativo alla dimensione del bacino di utenza locale che vede la Roma calcio di gran lunga al primo posto con più di 1,5 milioni di sostenitori concentrati nell'area metropolitana di pertinenza.

Storia

 
Andamento della A.S.Roma in Serie A dalla nascita ai giorni nostri

Sostanzialmente nella storia della Associazione Sportiva Roma possono essere riconosciuti tre grandi periodi, coincidenti con i tre titoli nazionali conquistati, nei quali la squadra visse una serie di annate decisamente positive. Gli anni che vanno dalla sua nascita fino all'inizio della Seconda Guerra Mondiale, furono l'epoca degli entusiasmi iniziali, quelli del Testaccio. A seguito di un decennio in cui la squadra esprimeva un bel gioco, ottenuto grazie alle prestazioni di giocatori realmente attaccati alla maglia, il club coronò il sogno di vincere il suo primo Scudetto proprio sul finale di quello splendido periodo. Dopo la breve parentesi degli anni sessanta, in cui la squadra ottenne l'unica vittoria europea della sua storia con la Coppa delle Fiere, un secondo periodo d'oro si può facilmente riconoscere negli anni della gestione Viola, quelli successivi alla prima grande crisi del calcio moderno, in cui la squadra giallorossa sotto la guida di Nils Liedholm, oltre a vincere il secondo titolo della sua storia, quasi riuscì nell'impresa storica di vincere la Coppa dei Campioni, arrendendosi solo in finale di fronte ai calci di rigore. Una terza epoca infine va ricondotta al recente passato, ai primi anni del 2000 quando grazie agli sforzi economici del presidente Franco Sensi con allenatore Capello, figura discordante e poco amata dai tifosi romanisti, la Roma arrivò a conquistare il suo terzo titolo nazionale e successivamente svolse una serie di annate di buon livello.

Le origini

  Lo stesso argomento in dettaglio: Associazione Sportiva Roma/Le origini.
Alba
Fortitudo
Roman

Agli inizi del XX secolo, quando il gioco del calcio stava prendendo piede in tutta la penisola italiana, nella città di Roma la situazione era molto simile a quella che si viveva (e si vive tutt'ora) a Londra. Come nella capitale britannica, la pratica di questo sport era svolta da un gran numero di piccoli club, ognuno con le sue particolarità e differenze; spesso erano squadre di quartiere o vere e proprie rappresentanti di classi sociali ben definite. Negli anni venti, a Roma, nella prima divisione regionale giocavano ben otto società: U.S.Romana, Fortitudo, Alba, Juventus-Audax, Roman, Audace, Pro Roma e la Lazio.

La nascita della A.S.Roma

«Il nuovo Club prende il nome di Associazione Sportiva Roma e assume i colori dell'Urbe, giallo-rosso, col fascio littorio e la lupa romana in campo verde.[3]»
 
Italo Foschi, fondatore della A.S. Roma.

La squadra capitolina venne costituita grazie alla fusione di tre delle società calcistiche di Roma: l'Alba Audace, il Roman e la Fortitudo Pro Roma. Tale decisione venne presa per volere dell'allora segretario della federazione romana del Partito Nazionale Fascista, l'abruzzese Italo Foschi (all'epoca anche membro del CONI e Presidente della Fortitudo Pro Roma). La data di nascita dell'A.S. Roma è stata a lungo discussa: da molte fonti viene infatti indicato il 22 luglio 1927; in realtà sembra che la fusione sia stata formalizzata il 7 giugno dello stesso anno, come annunciato il giorno successivo dai quotidiani romani Il Tevere, La Tribuna e Il Messaggero.

Foschi diede corpo all'idea di avere una squadra sportiva che portasse il nome della città di Roma e che potesse ambire ai massimi risultati. Così come era accaduto in altre città del centro-sud (Firenze, Napoli e Bari), infatti, si intendeva dare vita, attraverso la fusione, a compagini di maggiori dimensioni in grado di reggere l'urto del calcio professionistico, già ampiamente praticato dalle formazioni del nord dell'Italia, fino a quel momento dominatrici assolute della scena calcistica nazionale. Della fusione avrebbe dovuto far parte anche la Società Sportiva Lazio, ma la stessa rimase fuori dall'accordo per l'intervento del generale della Milizia fascista Giorgio Vaccaro, appartenente al club biancoceleste, Presidente della F.I.G.C. dal 1933 al 1942.[4]

File:Ferrarisbernardini.jpg
Ferraris IV e Bernardini

Il primo presidente fu lo stesso Foschi, il quale, dopo solo un anno, dovette abbandonare: venne infatti nominato membro del direttorio federale di La Spezia e lasciò così l'incarico a Renato Sacerdoti, industriale del settore alimentare. La sede della Roma venne posta nel rione di Campo Marzio, in via Uffici del Vicario 35, nei vecchi uffici del Roman. Nei primi due anni di vita, la Roma giocò provvisoriamente al Motovelodromo Appio, in attesa della costruzione del nuovo stadio, dove si trasferì e giocò fino alla fine degli anni trenta: il Campo Testaccio.

I colori, il simbolo e la sociologia

I colori scelti per la nuova compagine nata dalla fusione, furono il giallo oro e il rosso porpora, che erano i colori della società Roman ma anche quelli del gonfalone del Campidoglio: il giallo oro ed il rosso porpora o pompeiano, ereditati dagli antichi vessilli dell'Impero Romano. Come simbolo fu invece scelta la lupa che allatta Romolo il fondatore di Roma e suo fratello Remo: l'emblema della squadra, uno scudo bipartito rosso-oro sormontato dalla lupa capitolina, comprende tutti questi elementi (vedi anche la descrizione più sotto). Il fatto di rappresentare nei colori e nel simbolo la città e la tradizione di Roma oltre ad essere l'associazione di tre dei quattro club romani dei tempi, fece sì che la squadra richiamasse immediatamente a sé le simpatie della grande maggioranza del popolo appartenente sia ai nuovi quartieri che ai rioni nel cuore della città. [5]


Gli anni trenta

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Il "mitico" Campo Testaccio.

La Roma conquistò il primo trofeo già nella stagione 1927/28, quella della sua fondazione, vincendo la Coppa C.O.N.I. (poi Coppa Italia).

La Roma "testaccina"

A partire dal 1930, la AS Roma poté finalmente trasferirsi nel nuovo stadio, il Campo Testaccio dell'omonimo quartiere popolare. A quel periodo è legata una delle più belle pagine della storia romanista: il pubblico caloroso e gremito nelle tribune di legno dipinte di giallo-rosso di quello stadio costituì un elemento fondamentale che spingeva i giocatori a dare sempre il meglio in tutte le partite[6]. Di conseguenza la squadra di quegli anni mostrava un carattere forte ed impavido di fronte a qualsiasi avversario. Protagonisti di tale periodo furono, oltre al già citato capitano Attilio Ferraris IV, il portiere Guido Masetti, il mediano Fulvio Bernardini, ed il centravanti fiumano Rodolfo Volk che segnò 103 gol con la maglia giallorossa.

 
Sciabbolone Volk in azione.

Nell'estate del 1933 la AS Roma dopo aver venduto, con l'opposizione dei tifosi, il cannoniere Volk, mise a segno tre colpi di mercato acquistando i cosiddetti tre moschettieri argentini: Enrico Guaita, soprannominato il corsaro nero, la mezz'ala Alessandro Scopelli e il centro-mediano Andrea Stagnaro. I tre campioni restarono alla AS Roma soltanto per due stagioni portando la squadra ad un quinto e ad un quarto posto. Dopo esser stati naturalizzati italiani per godere di alcuni vantaggi, tra cui anche quello di poter esser convocati nella nazionale azzurra, scapparono di nascosto in una notte del 1935 per evitare la chiamata alle armi. L'Italia in quel periodo stava infatti per entrare in guerra contro l'Etiopia.

Durante la stagione 34/35, per via di un'operazione di ringiovanimento della rosa, il presidente Renato Sacerdoti decise di vendere il capitano Ferraris IV che, poco propenso ad allontanarsi da Roma si accasò clamorosamente alla Lazio, diventandone addirittura il capitano. La notizia sconvolse i tifosi che gridarono al tradimento. Pochi giorni dopo Attilio Ferraris diventò campione del mondo con la nazionale italiana e qualche mese dopo verrà definito in una storica partita con l'Inghilterra: il "Leone di Higbury".

Gli anni quaranta

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La Roma del primo scudetto.

Il primo Scudetto

Dopo un decennio di piazzamenti più o meno buoni, nella stagione 1941/42 arrivò inaspettato il primo trionfo importante: lo scudetto, conquistato il 14 giugno 1942 battendo per 2-0 il Modena nell'allora Stadio Nazionale, sito al posto dell'attuale "Stadio Flaminio". Gli anni trenta si erano conclusi con l'egemonia del Bologna e dell'Ambrosiana che si erano divise gli ultimi due scudetti, risultando, pertanto, le favorite per la conquista del titolo. Il presidente Edgardo Bazzini, non avrebbe mai pensato che la Roma si sarebbe laureata Campione d'Italia: la squadra giallorossa nella stagione precedente si era addirittura classificata undicesima. Il protagonista della stagione, con 18 reti messe a segno, fu comunque un giovane centravanti: Amedeo Amadei, chiamato amorevolmente dai tifosi romanisti il fornaretto. Per la prima volta nella storia del calcio lo scudetto tricolore venne assegnato ad una squadra del centro Italia, al di sotto della pianura padana.

Il declino del dopo scudetto

L'anno dopo la vittoria dello scudetto, il presidente Bazzini, non se la sentì di non confermare in blocco la squadra autrice di quella stagione straordinaria, commettendo un gravissimo errore che lentamente portò i meccanismi della squadra ad un improvviso ed inesorabile tracollo. Lo sbaglio principale fu quello di non considerare che l'età media della risicata rosa giallorossa era notevolmente alta, soprattutto per i parametri dell'epoca quando la carriera di un atleta terminava molto prima rispetto ai tempi attuali. Se da un lato questa era la causa principale del declino immediato della squadra dello scudetto, bisogna considerare che da un altro lato cominciava ad affermarsi nella realtà del campionato italiano la squadra che avrebbe dominato la scena nei travagliati anni quaranta: il Grande Torino.

La guerra pose fine al campionato nazionale che venne sospeso per tre anni, in cui vennero giocati in maniera amatoriale solo dei campionati regionali o locali. Il torneo nazionale riprese solo nel 1945/46 venne suddiviso di nuovo in due gironi, uno per il nord ed uno per il centro sud. La squadra capitolina però non riuscì a competere con le altre formazioni provenienti dal nord Italia, ma soprattutto era impossibile per quella squadra confrontarsi con il Grande Torino che si dimostrava imbattibile per chiunque.

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Gli allenatori della A.S. Roma

Gli anni cinquanta

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La retrocessione in serie B e l'immediato ritorno.

Nella stagione 1950/51 la panchina giallorossa subì diversi cambi di allenatore. La squadra perse 11 partite per 1-0, ogni volta che la squadra subiva un gol non era in grado di rimontare, crollando in una sorta di impotenza nei confronti dell'avversario. Il tracollo fu inevitabile e si compì all'ultima giornata di campionato, il 17 giugno del 1951, esattamente di cinquant'anni prima della conquista, anch'essa all'ultima giornata, del terzo scudetto giallorosso. Quell'anno si realizzò così la prima ed unica retrocessione in Serie B della storia giallorossa.

Nel 1952, avversaria agguerrita di quella stagione nel torneo cadetto era il Brescia che fino all'ultimo tenne testa alla Roma che rimase prima in classifica dall'inizio del campionato che concluse arrivando prima con 53 punti, con un solo punto di vantaggio sui rivali lombardi. Il 22 giugno del 1952, a dieci anni esatti dalla conquista dello scudetto, i giallorossi festeggiarono il ritorno in serie A.

Gli anni successivi alla promozione, portarono a Roma grandi novità, la squadra nell'arco di due stagioni venne arricchita di nuovi prestigiosi acquisti. La panchina venne affidata prima a Mario Varglien poi all'inglese Jesse Carver, che riuscì nelle prime giornate a creare un buon sistema di gioco che consentì alla squadra di fare un ottimo esordio, vanificato nel corso del campionato da una serie di infortuni che condussero la Roma al sesto posto in classifica.

 
Dino Da Costa in allenamento.

Il 17 maggio del 1953, la Roma si trasferì dallo Stadio Nazionale (ribattezzato "Stadio Torino" per onorare la squadra del Grande Torino caduta a Superga) nel nuovo Stadio Olimpico. A sorpresa, nell'estate dello stesso anno venne messo a segno un grandissimo colpo di mercato: la Roma ingaggiò dal Peñarol il ventisettenne, campione uruguagio Alcides Ghiggia, ala di gran classe, autore del gol vittoria nella finale tra il Brasile e l'Uruguay nei Mondiali del 1950.

Negli anni successivi la Roma alternò stagioni buone, come il terzo posto nel 1955 a stagioni disastrose, nel 1957 sfiorò nuovamente la retrocessione. Protagonisti della seconda metà degli anni 50 furono Alcides Ghiggia e il brasiliano Dino Da Costa, formidabile attaccante che con la Roma vinse la classifica marcatori del 1957 con 22 reti. Da Costa divenne l'idolo dei tifosi romanisti poiché si esaltava particolarmente nei derby dove segnava puntualmente. Un altro pilastro della squadra e della storia giallorossa fu Giacomo Losi, difensore-mediano leader del reparto arretrato e fulcro del gioco romanista: è stato il giocatore con più presenze in assoluto con la maglia della Roma (386), fino al febbraio 2008 quando è stato superato da Francesco Totti. L'attaccamento ai colori ed il suo carattere straordinario da capitano vero, valse a Losi il soprannome di Core de Roma.

Gli anni sessanta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Associazione Sportiva Roma/Anni 60.

La Coppa delle Fiere

Nel 1960/61 i giallorossi riuscirono a raggiungere una dimensione "europea", grazie alla conquista della Coppa delle Fiere, torneo al quale partecipavano le squadre appartenenti a grandi città ospitanti fiere internazionali del commercio. Dal 1971/72 questa competizione venne trasformata nell'attuale Coppa Uefa alla quale si partecipa invece per merito, ovvero grazie al piazzamento in campionato.

La Roma di Giacomo Losi conquistò la coppa vincendo contro il Birmingham City. Nella storia di questa competizione nessun'altra formazione italiana oltre alla squadra capitolina riuscì ad aggiudicarsi questo trofeo.

 
Giacomo Losi con la Coppa delle Fiere.

Durante gli anni Sessanta, la Roma disponeva di una formazione con un cospicuo numero di campioni:

Pedro Manfredini, attaccante argentino, grandissimo "rapinatore" dell'area di rigore, uno dei cannonieri più prolifici della storia giallorossa. Nel 1963 fu capocannoniere del campionato a pari merito con Harald Nielsen del Bologna. Un altro giocatore, compatriota del forte centravanti, fu la mezz'ala Francisco Ramon Lojacono, giocatore ambidestro dotato di uno straordinario tiro da fuori area, aveva anche la specialità di battere con precisione e potenza i calci di punizione. Ed infine il forte cannoniere oriundo Antonio Valentin Angelillo. Altri protagonisti importanti dell'epoca furono sicuramente: lo svedese Arne Selmosson e l'uruguagio Juan Alberto Schiaffino. Se Roma negli anni sessanta non riuscì mai a superare il 5° posto in classifica, probabilmente la causa era da ricondurre allo stile di vita lascivo dei suoi calciatori.

Nonostante la stagione deludente conclusasi con un dodicesimo posto in classifica, la squadra giallorossa nel 1963/64, conquistò la sua prima Coppa Italia, dopo aver battuto nella finale il Torino.

Va ricordato il singolare episodio della semifinale della Coppa delle Coppe 1969-1970, quando la Roma pareggiò per 1-1 in casa per 2-2 fuori contro il Górnik Zabrze. All'epoca non era prevista né la regole dei gol fuori casa né quella dei tiri di rigore. Il lancio della monetina arrise ai polacchi.

File:Coppaitalia2.jpg
La formazione vincitrice della seconda Coppa Italia.

La crisi finanziaria

Nel 1964 La Roma si trovava invece sull'orlo del fallimento, il deficit era arrivato ad un tale punto da vedere la società impossibilitata a pagare gli stipendi e con i giocatori che minacciavano di scioperare. Il giorno di capodanno del 1965, al Teatro Sistina, spinti dalle polemiche dell'allora allenatore della Roma Juan Carlos Lorenzo i tifosi organizzarono addirittura una colletta, per reperire i fondi per la trasferta di Campionato che avrebbe avuto luogo qualche giorno più tardi[7].

Dopo la vendita di alcuni dei campioni, il presidente Evangelisti nel 1967, per completare il piano di risanamento delle casse societarie trasformò la Roma in una Società per azioni. Verso la fine degli anni Sessanta la squadra venne affidata ad Helenio Herrera, tecnico vincente che aveva portato l'Inter sul tetto del mondo. Nonostante l'arrivo del nuovo allenatore i risultati sul campo non cambiarono; la Roma arrivò alla sua prima stagione ad un grigio ottavo posto, ma vinse comunque la sua seconda Coppa Italia nel giugno del 1969.

Gli anni settanta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Associazione Sportiva Roma/Anni 70.
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Pierino Prati e Giancarlo De Sisti con la maglia della Roma negli anni settanta.

Gli anni della "Rometta"

Gli anni settanta, furono uno dei decenni meno gloriosi per la storia Romanista, ma più densi di sentimenti per la tifoseria a quei tempi molto calda. Si inizia con l'addio della mitica bandiera Giacomo Losi e la clamorosa cessione nell'ultimo anno della presidenza di Marchini, dei tre "gioielli" (Spinosi, Capello e Landini) alla Juventus, si entrò poi nell'era della cosiddetta "Rometta" di Gaetano Anzalone: una squadra fatta di gregari, giovani promesse e soprattutto vecchie glorie, giocatori che avevano già dato molto in altre piazze, come Pierino Prati, Luis Del Sol, Amarildo e il ritorno di Picchio De Sisti, grandi campioni utili solo per un anno o due. La Roma nel corso di questo decennio oscillò sempre in posizioni di media classifica, a parte il picco del 1975 con la conquista del terzo posto. Protagonisti di quest'epoca furono, oltre al giovane presidente, nella prima parte Helenio Herrera, il "mago", giunto a Roma già con Marchini, non riuscì mai ad ottenere buoni risultati, nonostante il suo prestigioso curriculum. Nella seconda metà degli anni 70 la panchina giallorossa era invece guidata da Nils Liedholm, il "barone" svedese, che realizzò il sogno dello scudetto solo negli anni 80 con l'arrivo di Dino Viola. Il momento peggiore di quegli anni si concretizzò nella stagione 1978/79, quando la Roma ebbe la certezza di rimanere in A solo alla penultima giornata: il 6 maggio 1979, grazie a un pareggio in casa con l'Atalanta per 2-2, lasciandosi alle spalle, però, quattro squadre. Dalla stagione immediatamente successiva, la Roma venne rilevata da Dino Viola che trasformò completamente la squadra cogliendo i frutti tecnici ed organizzativi che Anzalone aveva seminato.

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Una delle prime immagini del CUCS, tifo organizzato romanista.

Nascita del tifo organizzato e del CUCS

  Lo stesso argomento in dettaglio: Commando Ultrà Curva Sud.

Durante questi anni di crescente passione per i colori, all'interno dello Stadio Olimpico nella Curva Sud, la zona più calda del tifo giallorosso (che fu acquisita esclusivamente dai giallorossi l'11 marzo del 1973 dopo l'allontanamento di una minoranza di tifosi della Lazio che si erano appostati in quel settore durante i derby) cominciarono a formarsi dei gruppi organizzati di giovani, i quali, dal 1977, confluirono in un unico gruppo: il Commando Ultrà Curva Sud. La stessa società, nel nome del presidente Gaetano Anzalone, chiese ed ottenne dai personaggi carismatici del tifo di unirsi per cercare di risolvere il crescente problema della violenza. L'idea era quella di convogliare le forti energie dei giovani perlopiù impiegate fino ad allora in manifestazioni aggressive, in un sostegno fattivo per la squadra associato ad un rifiuto esplicito della violenza, la strategia si rivelò intelligente e diede il via ad una grande storia di passione sportiva, presa come esempio in tutta Europa.

Gli anni ottanta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Associazione Sportiva Roma/Anni 80.
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La Roma del secondo scudetto.

Il secondo Scudetto

La crescita societaria portò, già nel stagione 1980/81, ad un secondo posto che stava stretto alla squadra per l'ottimo rendimento visto in campo, aprendo un felice quadriennio che regalò al club molti riconoscimenti. La stagione fu purtroppo decisa da un contestatissimo gol annullato al difensore Maurizio Turone nello scontro diretto con la capolista Juventus. Tutti le analisi della moviola stabilirono che il gol era regolare. La decisione arbitrale divenne tristemente famosa ("er gol de Turone") della presunta dipendenza psicologica delle terne arbitrali nei confronti di team blasonati. Nella stagione 1982/83, sotto la guida del presidente Dino Viola e dell'allenatore svedese Nils Liedholm, la Roma si aggiudicò il secondo scudetto della sua storia; fecero parte della rosa della prima squadra giocatori come il capitano Agostino Di Bartolomei (chiamato con grande affetto dai tifosi "Diba" o "Ago"), il centrocampista Carlo Ancelotti, il brasiliano Paulo Roberto Falcão, il difensore Pietro Vierchowod, il centravanti Roberto Pruzzo (secondo miglior cannoniere giallorosso di tutti i tempi con 106 gol, superato a fine 2004 da Francesco Totti) e l'ala Bruno Conti, già campione del mondo con la Nazionale italiana in Spagna nel 1982.

 
Bruno Conti in azione con la maglia della Roma.

La finale della Coppa dei Campioni

 
Falcão in azione con la maglia giallorossa

Nel corso della stagione 1983/1984 la Roma raccolse i frutti del proprio gioco "a zona", giungendo in finale, il 30 maggio 1984, nella Coppa dei Campioni (il più importante trofeo continentale); pur giocando meglio del proprio avversario, non riuscì ad imporsi sui "reds" del Liverpool e, dopo aver concluso i tempi regolamentari per 1-1 (gol del vantaggio di Phil Neal per il Liverpool al 13' e pareggio per i giallorossi di Pruzzo al 42'), ai calci di rigore perse la coppa. Dal dischetto fallirono Bruno Conti e Ciccio Graziani. La partita si trovò al centro di numerose polemiche che si moltiplicarono nei giorni successivi, volte alla ricerca di scoprire le cause di quella bruciante sconfitta. Molte proteste ci furono riguardo al gol del vantaggio del Liverpool, nato successivamente ad un'azione in cui non fu ravvisato un probabile fallo di carica sul portiere giallorosso Tancredi, ostacolato in uscita dall'irlandese Ronnie Whelan, che gli fece scappare il pallone lasciando così la porta sguarnita. Molto discussa fu inoltre la decisione di Falcão, all'epoca uno dei simboli della AS Roma e specialista nei tiri dagli undici metri, di non voler battere uno dei rigori. La sconfitta fu resa ancor più amara poiché la finale si giocò, per ironia della sorte, proprio allo Stadio Olimpico di Roma. La AS Roma fu comunque protagonista di una straordinaria stagione, aggiudicandosi nello stesso anno la Coppa Italia.

File:Dinoviola.jpg
Nils Liedholm, Bruno Conti, Dino Viola e Paulo Roberto Falcão, in una foto prima del Mondiale 82.

L'incredibile sconfitta con il Lecce

Dopo aver concluso uno dei migliori periodi della sua storia con Liedholm, ma anche dopo la sfortunata finale persa ai rigori con il Liverpool, la AS Roma di Dino Viola affidò la panchina giallorossa ad un altro tecnico svedese Sven-Göran Eriksson, osservato da qualche tempo. Dopo una prima stagione deludente, conclusasi con il settimo posto in classifica e con l'amaro addio di Falcao, nella stagione '85/'86 la Roma sfiorò nuovamente il tricolore: dopo un'incredibile rimonta di 9 punti sulla capolista Juventus, battuta all'Olimpico con un sonoro 3-0, la penultima giornata di campionato riservò alla squadra giallorossa un turno teoricamente favorevole per il sorpasso in testa alla classifica: la AS Roma doveva infatti affrontare in casa il Lecce, squadra peraltro già retrocessa. Il gol dell'ex Alberto Di Chiara ed una doppietta di Juan Alberto Barbas condannarono invece la Roma ad un'inaspettata sconfitta per 2-3 firmando una delle pagine più amare della storia del club capitolino. La conquista, nello stesso anno, della sua sesta Coppa Italia non bastò a consolare la gente, che aveva anche visto il giro d'onore del presidente Viola e del sindaco di Roma Ugo Vetere prima della partita, per un'altra favorevole occasione sfumata di aggiudicarsi il titolo.

Gli anni novanta

  Lo stesso argomento in dettaglio: Associazione Sportiva Roma/Anni 90.
 
Giuseppe Giannini agli esordi con la maglia giallorossa.

La morte di Viola e gli anni bui della nuova Roma

Dino Viola morì nel gennaio del 1991, fallito il tentativo di rilanciare la squadra con l'acquisto del brasiliano Renato Portaluppi (noto come 'Renato'), giocatore popolarissimo in patria ma inadatto al calcio europeo. La sua scomparsa segnò l'inizio di un lungo periodo di caos per la Roma, che tuttavia aggiunse al suo palmares, sotto la guida di Ottavio Bianchi, la settima Coppa Italia. Il trofeo fu conquistato contro la Sampdoria, la quale però prevalse per 1-0 nel successivo match di Supercoppa di Lega. La Roma arrivò inoltre in finale di Coppa Uefa contro l'Inter. Dopo aver perso l'incontro di andata a San Siro per 2-0, la squadra giallorossa non andò oltre l'1-0, grazie alla rete di Rizzitelli, un palo colto nel finale della gara acuì ancor di più l'amarezza dei tifosi che per la seconda volta dopo la sfortunata finale di Coppa dei Campioni persa contro il Liverpool, videro nel proprio stadio la squadra avversaria alzare un trofeo internazionale.

Il nuovo presidente Giuseppe Ciarrapico era un sincero tifoso della squadra, ma mancava di competenza manageriale. Le sue controverse decisioni si tradussero in una serie di risultati altalenanti. Al termine della stagione, il tecnico Bianchi lasciò il posto a Vujadin Boskov, il quale era fautore di un gioco spettacolare che lasciava ampia libertà ai giocatori talentuosi. Non a caso fece esordire in prima squadra anche un Totti appena sedicenne.

La società entrò nel caos nella primavera del 1993: Ciarrapico fu arrestato per bancarotta e tradotto in carcere insieme a Mauro Leone, figlio dell'ex Presidente della Repubblica e dirigente del gruppo. Ciarrapico dimostrò fino all'ultimo il suo attaccamento per la squadra lasciando la clinica romana dove era stato ricoverato l'8 marzo del 1993 per un malore (poche ore prima del suo arresto), per visitare i giocatori al termine della partita Roma-Milan, semifinale di Coppa Italia.

La lenta rinascita ad opera di Franco Sensi

La bufera scatenatasi contro la Roma fu ingigantita anche dalla contestuale positività alla cocaina riscontrata all'attaccante Claudio Paul Caniggia. Ciò comunque non impedì la successione della presidenza, che nel giro di alcune settimane passò nelle mani degli imprenditori romani Franco Sensi e Pietro Mezzaroma. A dispetto delle enormi difficoltà, la squadra raggiunse la finale di Coppa Italia, da disputarsi contro il Torino, ma nella gara di andata, giocata in trasferta, la squadra perse per 3-0, compromettendo di fatto la vittoria finale. Ciò nonostante la squadra reagì con grande orgoglio, e all'Olimpico sfiorò l'impresa, vincendo splendidamente per 5-2 con tre gol del capitano Giuseppe Giannini, tutti messi a segno su calcio di rigore.

Nel biennio successivo Franco Sensi, divenuto l'unico proprietario della Roma, cercò di dare una decisa virata alla politica societaria. Chiamò in panchina il trasteverino Carlo Mazzone e rafforzò in modo deciso la squadra, acquistando dall'Udinese il capo-cannoniere del precedente campionato, Balbo. Mazzone come prima mossa inserì stabilmente in prima squadra il maggiore talento del vivaio di quegli anni, Francesco Totti, il quale, nonostante la giovane età, avrebbe reso la squadra più forte e imprevedibile. Nonostante le migliori premesse, la squadra non ottenne in questi anni piazzamenti prestigiosi, né alcuna vittoria nelle competizioni disputate. La crescente insofferenza dei tifosi sulla mediocrità dei risultati raggiunti spinsero il presidente a prendere la sofferta decisione di cambiare allenatore, sostituendolo con Carlos Bianchi, già vittorioso della Coppa Intercontinentale col Vélez Sársfield. Ma la stagione successiva, condizionata anche da acquisti fallimentari si rivelò disastrosa, e vide l'esonero di Bianchi con un conseguente mesto dodicesimo posto in classifica.

Dopo la brutta esperienza, Franco Sensi decise di rifondare la squadra affindandola al boemo Zdenek Zeman, fautore di un gioco molto offensivo, ma estremamente imprudente. Questo fu il limite principale della Roma di quel periodo, che alternò vittorie spettacolari e ricche di gol a sconfitte imprevedibili e per questo brucianti. Per tali motivi Franco Sensi decise di chiamare in panchina un allenatore titolato e vincente come Fabio Capello.

Capello forgia dei vincenti

 
Fabio Capello

Il tecnico friulano arrivò a Roma nel 1999 con le idee chiare, l'esperienza necessaria e la capacità di trasmettere alla squadra voglia e convinzione nei propri mezzi. L'acquisto dell'anno fu quello di Vincenzo Montella, e nel corso della stagione l'arrivo del centrocampista giapponese Hidetoshi Nakata rafforzò ulteriormente una squadra già molto competitiva. Alla fine del campionato la Roma si classificò solamente sesta, ma apparve chiaro a tutti che la squadra aveva acquisito una grande consapevolezza nei propri mezzi.

Il nuovo millennio

  Lo stesso argomento in dettaglio: Associazione Sportiva Roma/Anni 2000.
 
17 giugno 2001: la Roma conquista il suo terzo scudetto. Un'immagine dei festeggiamenti della Curva Sud dello Stadio Olimpico di Roma al termine della gara decisiva, vinta per 3-1 contro il Parma

Il terzo scudetto

Lo scudetto appena vinto dalla rivale cittadina, la Lazio, servì da stimolo per la società che nell’estate mise a segno una serie di colpi di mercato, su tutti il fortissimo bomber argentino Gabriel Omar Batistuta, il difensore suo connazionale Samuel ed il centrocampista brasiliano Emerson, giocatori molto quotati e con una solida esperienza internazionale. Grazie al loro valore aggiunto la squadra capitolina, trascinata dal capitano Francesco Totti e dai gol di Vincenzo Montella, che nella seconda metà del campionato sostituì un acciaccato Batistuta, riuscì ad imporsi durante l’arco dell’intera stagione rimanendo sempre in testa alla classifica.

Formazione Campione d'Italia 2000/2001, annunciata da Carlo Zampa, allora speaker dello Stadio Olimpico, prima dell'incontro Roma-Parma.

Il campionato si dimostrò comunque molto combattuto grazie alla caparbietà della Juventus, che rimase in corsa fino all’ultima giornata quando i giallorossi conquistarono matematicamente lo scudetto contro il Parma, il 17 giugno 2001. Il match finì 3-1, con le reti dei simboli della stagione: Totti, Batistuta e Montella. La Roma vinse così il suo terzo scudetto della storia, strappandolo dalle maglie della Lazio; migliaia di persone si riversarono per le strade della Capitale, con festeggiamenti che si protrassero per giorni e che ebbero il culmine nel concerto di Antonello Venditti al Circo Massimo, a cui parteciparono oltre un milione di persone[8].

Le occasioni sfumate

Nella stagione successiva la società acquistò l'astro nascente del calcio italiano Antonio Cassano. Il 19 agosto 2001 la Roma conquistò la sua prima Supercoppa Italiana ai danni della Fiorentina, prevalendo per 3-0, grazie alle reti di Candela, Montella e Totti. In campionato la Roma non riuscì a ripetersi, stentando nelle prime partite, perdendo parecchi punti contro squadre oggettivamente più deboli. Memorabile fu l'affermazione nel derby del 10 marzo 2002: i giallorossi demolirono la Lazio per 5-1, con quattro gol del solo Montella. Nonostante il suo cammino altalenante, la Roma arrivò a giocarsi lo scudetto sino all'ultima giornata: l'incredibile sconfitta della capolista Inter all'Olimpico contro la Lazio favorì però la vittoria finale della Juventus, che precedeva in classifica i giallorossi di un solo punto.

 
Tifosi giallorossi all'Olimpico

Nella stagione successiva la società predispose una campagna acquisti incentrata sull'austerità, soprattutto a causa delle crescenti difficoltà economiche derivate dalle elevate spese di mercato degli anni precedenti. La squadra aveva bisogno indubbiamente di rinnovamento, e non bastarono la buona vena di Totti e la crescita costante di Cassano a trascinare la Roma verso le parti alte della classifica. I giallorossi terminarono la stagione 2002/'03 all'ottavo posto (peggiore risultato dei precedenti 10 anni), e si guadagnarono la partecipazione alla successiva Coppa UEFA solo grazie al raggiungimento della finale di Coppa Italia, poi persa malamente col Milan.

In Champions League la Roma per il secondo anno consecutivo non riuscì a superare la seconda fase a gironi nonostante le prestigiose vittorie in trasferta contro le squadre spagnole del Real Madrid, battuta per 1-0 al Bernabeu con gol di Totti, e del Valencia, sconfitta per 3-0.

Nel 2004, grazie ad una buona campagna acquisti, la squadra riuscì a giocarsi il titolo sino alla fine, laureandosi "campione d'inverno" assieme al Milan. Ma la maggiore forza dei rossoneri, unita a qualche punto perso di troppo, impedirono ai giallorossi di vincere il titolo.

Dalla crisi alla nuova rinascita

 
Celebrazioni della vittoria del campionato 2000-2001: un "murales" con lo scudetto tricolore e il capitano della Roma Francesco Totti su un'abitazione della capitale.

Nonostante il comunque positivo campionato trascorso, Capello si dimise e firmò clamorosamente per la Juventus, nonostante le contrarie assicurazioni fornite alla tifoseria durante il corso della precedente stagione[9], ripetute esplicitamente nelle ore immediatamente precedenti[10]. La fuga venne vista da tutto l'ambiente romanista come un vero e proprio tradimento ai colori giallorossi, ma la società corse subito ai ripari ingaggiando tempestivamente Cesare Prandelli, che prima dell'inizio del campionato fu costretto ad abbandonare la guida tecnica della squadra per motivi familiari.

La Roma, a pochi giorni dalla partita di esordio di campionato, ingaggiò Rudi Voeller, ex-attaccante giallorosso degli anni '90. I risultati non furono buoni e il tecnico fu costretto a presentate le dimissioni dopo un episodio negativo che coinvolse la squadra giallorossa: nella prima gara di UEFA Champions League contro la Dinamo Kiev, poco dopo il fischio finale del primo tempo l'arbitro svedese Anders Frisk venne ferito alla testa da un oggetto (probabilmente una monetina)[11][12] lanciato dalle tribune dell'Olimpico. Per questo episodio la UEFA impose la sconfitta a tavolino per 0-3 unita alla chiusura al pubblico dello stadio per i tre successivi turni casalinghi. Tali gravi avvenimenti contribuirono pertanto all'eliminazione della squadra dalla competizione continentale.

Voeller non resse il peso di tali sfavorevoli episodi e pertanto si dimise. La società corse ai ripari assumendo alla guida della squadra Luigi Del Neri, ex allenatore del sorprendente Chievo, il quale,dopo pochi mesi,presentò a sua volta le dimissioni per problemi di spogliatoio. La società in crisi si affidò al Direttore Tecnico Bruno Conti, un altro ex giocatore romanista, che subentrò come allenatore. Nonostante queste vicissitudini, la squadra riuscì a disputare la finale di Coppa Italia contro l'Inter, ma fu sconfitta in entrambe le partite. La Roma chiuse il campionato col bilancio, poco lusinghiero, di 5 allenatori utilizzati in 12 mesi.

 
Doni, uno dei simboli della rinascita giallorossa

Archiviato il disastroso campionato precedente, la società in estate ingaggiò il tecnico Luciano Spalletti, cercando al contempo di portare avanti una campagna acquisti di livello accettabile nonostante la stessa fosse stata bloccata, per quasi tutta l'estate, dal caso Mexès. Alla fine furono comunque tesserati a parametro zero alcuni calciatori, tra cui l'ala Rodrigo Taddei e lo sconosciuto portiere brasiliano Doni, che avrebbe dimostrato ben presto le sue potenzialità tanto da conquistare la maglia titolare. Per evitare inoltre l'insorgere di future difficoltà finanziarie derivate dall'incontrollato aumento delle spese di gestione del club, si decise di imporre un tetto di ingaggi per ogni giocatore tesserato, ad esclusione del capitano Francesco Totti, considerato il simbolo della squadra.

Dopo un incerto inizio di campionato, la cessione di Antonio Cassano, talentuoso giocatore ma allo stesso tempo elemento di disturbo nello spogliatoio, si rilevò determinante. La rinnovata serenità della squadra si tradusse nella vittoria di 11 partite consecutive, primato che venne fissato grazie ad una splendida affermazione per 2-0 nel derby del 26 febbraio 2006. Il successo della squadra era dovuto anche al cambio di modulo tattico, imposto da una serie di infortuni agli attaccanti in rosa. Spalletti pertanto decise di schierare una formazione senza punti di riferimento in attacco, con Totti incaricato ad assistere gli inserimenti in area dei centrocampisti. Alla fine del campionato la Roma si classificò quinta, ma in seguito allo scandalo del calcio italiano venne avanzata al secondo posto alle spalle dell'Inter. Proprio contro i neroazzurri perse dapprima la finale della Coppa Italia e successivamente anche la gara di Supercoppa Italiana, quest'ultima con un punteggio rocambolesco di 4-3, maturato, facendosi rimontare, nei tempi supplementari.

Nel campionato 2006-2007 la Roma consolidò l'esperienza tattica maturata, integrando la rosa con l'acquisto di qualche giocatore. Con tale assetto i giallorossi alternarono molte vittorie importanti ad alcuni risultati insoddisfacenti, classificandosi al secondo posto a 75 punti, con un corposo distacco dalla capolista Inter. In Champions League la Roma si rese protagonista di una serie di ottime prestazioni, su tutte la vittoria in trasferta contro i campioni di Francia del Lione. La squadra giunse ai quarti di finale della competizione, dove la fino ad allora pregevole marcia dei giallorossi venne vanificata da una disastrosa prestazione contro il Manchester United che si impose nella gara di ritorno all'Old Trafford con un clamoroso 7-1. La stagione terminò, comunque, in modo positivo, con la conquista dell'ottava Coppa Italia ai danni dell'Inter, sconfitta nettamente nella finale d'andata all'Olimpico per 6-2.

 
Il capitano della Roma Francesco Totti alza la Coppa Italia 2008

Tempi recenti

Nell'estate 2007 la Roma si è aggiudicata la sua seconda Supercoppa italiana, sempre ai danni dei nerazzurri, imponendosi per 1-0 al Meazza con gol di Daniele De Rossi su calcio di rigore.

Nel campionato di Serie A 2007-2008 la squadra si riconferma al secondo posto, nuovamente alle spalle dell'Inter. A differenza della stagione precedente, grazie ad un girone di ritorno molto proficuo che le permette di ridurre notevolmente il distacco dalla capolista, la Roma si presenta ad una gara da termine con un punto di distacco dall'Inter. All'ultima giornata lo scudetto è vinto dai nerazzurri, sebbene la Roma sia stata virtualmente, per quasi un'ora di gioco, al primo posto della classifica. I giallorossi terminano il torneo ottenendo il proprio record di punti in campionato (82), ben sette in più di quando, nel 2001, vinsero lo scudetto.

In Champions League la squadra si qualifica alla fase finale, eliminando negli ottavi di finale il blasonato Real Madrid, grazie a due prestigiose vittorie per 2-1. Ancora una volta, però, la formazione di Spalletti è eliminata ai quarti di finale dal Manchester United (poi vincitore della coppa), risultando sconfitta in entrambe le gare disputate; nonostante ciò, i giallorossi si mostrano all'altezza dell'undici anglosassone.

Dopo aver raggiunto la finale per la quarta volta consecutiva, disputata per il quarto anno di seguito ancora contro l'Inter, la squadra ha poi vinto nuovamente la Coppa Italia. Nell'occasione il trofeo è stato assegnato a seguito di una partita singola disputatasi allo Stadio Olimpico di Roma vinta dalla squadra della capitale per 2-1.

Il 17 agosto 2008, a due settimane dall'inizio della nuova stagione, muore il presidente Franco Sensi, carica da lui coperta dal 1993. La morte dell'artefice del terzo scudetto genera notevole sconforto e grande commozione in tutto l'ambiente giallorosso, ed i funerali vedono la partecipazione di migliaia di persone, non solo tifosi romanisti[13].

La famiglia Sensi decide in ogni caso di proseguire nella conduzione della società.

Nella sessione estiva del calciomercato la Roma, incassata già da tempo l'indisponibilità del laterale Mancini a prolungare il proprio contratto, lo cede all'Inter, in maniera analoga a quanto avvenne l'anno precedente con Christian Chivu. I giallorossi si rafforzano comunque acquistando dal Liverpool il terzino sinistro John Arne Riise e, dal Real Madrid, l'attaccante brasiliano Julio Baptista, giocatore estremamente duttile tatticamente e dotato di grande forza atletica. Infine il mercato è stato completato con l'aquisto del promettente fantasista francese Jérémy Menez.

In estate, inoltre, la Roma non riesce ad aggiudicarsi la Supercoppa Italiana: la partita, terminata sul 2-2 dopo i tempi regolamentari e supplementari, vede prevalere l'Inter ai calci di rigore per 8-7, per effetto degli errori decisivi del capitano Francesco Totti e del brasiliano Juan, quest'ultimo avvenuto al secondo rigore ad oltranza. Il 28 agosto 2008 la Roma e stata sorteggiata nei gironi della Champions League Girone A insieme a Chelsea Bordeaux e i rumeni del Cfr Cluj .

I simboli della Roma

Lo stemma

File:Asromastemma antico.png
Lo stemma in una delle prime versioni.
 
Il "lupetto" usato dal 1978 al 1997.
File:Romaasstemma.png
L'attuale logo, in uso dal 1997.

L'attuale logo della A.S. Roma è il restyling del primo stemma che la squadra adottò dalla sua fondazione fino alla fine degli anni '70. Durante un'amichevole internazionale nel 1978, l'ultimo anno di Anzalone alla presidenza della squadra, la Roma si trovò a giocare in trasferta negli Stati Uniti contro i New York Cosmos. I dirigenti giallorossi notarono che in America lo sport viaggiava su alti livelli, trainato dal merchandising, la vendita dei prodotti legati alla squadra. Prima di allora lo stemma non era un marchio registrato e le magliette non erano messe in vendita nei negozi specializzati. Si decise, così, di creare un ufficio per la pubblicità, diretto dal famoso grafico Piero Gratton[14] (autore in quegli anni di molti stemmi famosi, su tutti quello del Tg2), che realizzò il nuovo logotipo per la società giallorossa, da cui partire per poter creare una serie di prodotti per la vendita legati ad esso. La lupa capitolina non poteva essere registrata come marchio, così venne creato il celebre lupetto nero stilizzato con l'occhio rosso, che spesso compariva incorniciato da due cerchi concentrici giallo-rossi. Lo stemma, poco gradito dal presidente Viola, ha accompagnato le maglie giallorosse fino alla stagione 1997/1998. Nel corso del 2008 la società giallorossa organizzerà una festa per celebrare il trentennale dello storico marchio creato da Gratton.

Il 20 luglio 1997, grazie ad un accordo con il Comune di Roma[15] venne concesso un permesso speciale alla società capitolina per poter utilizzare il simbolo della lupa e riproporre così una nuova versione dello stemma ispirato a quello originale che aveva caratterizzato la società dagli albori fino agli anni Settanta.

L'inno

 
Tifosi romanisti in Curva Sud.
«Roma Roma Roma

core de sta città
unico grande amore
de tanta e tanta gente
che fai sospirà.

Roma Roma Roma
lassace cantà
da sta voce nasce un coro
so' centomila voci
ch'hai fatto innammorà.

Roma Roma bella
t'ho dipinta io
gialla come er sole
rossa come er core mio.

Roma Roma mia
nun te fa 'ncantà
tu sei nata grande
e grande hai da restà.

Roma Roma Roma
core de stà città
unico grande amore
de tanta e tanta gente
ch'hai fatto innammorà.»

L'inno ufficiale della AS Roma è "Roma (non si discute si ama)."[16] meglio noto con il nome di: "Roma Roma Roma", di Antonello Venditti. Viene diffuso dagli altoparlanti dello stadio prima di ogni partita, mentre la squadra entra in campo; la prima volta fu in occasione della partita Roma-Fiorentina del 1974. "Grazie Roma" è un altro inno, composto dallo stesso cantante nel 1983 in occasione della vittoria del secondo scudetto giallorosso; a differenza della prima canzone, questa viene diffusa solamente dopo la fine delle partite giocate in casa, nel caso di vittoria della AS Roma. Il cantautore romano ha, inoltre, composto, in occasione della conquista del terzo scudetto della Roma nel campionato 2000/2001, anche la canzone "Che c'è" dedicata proprio a tale evento.

Molti altri cantanti, tifosi d'eccellenza della AS Roma, hanno dedicato una o più canzoni alla squadra. Tra questi ricordiamo Lando Fiorini, Brusco, e Marco Conidi.

Cronistoria

Cronistoria della Associazione Sportiva Roma
  • 7 giugno 1927 - Alba, Fortitudo e Roman si fondono dando vita alla A.S. Roma.
  • 1927-28 - 8ª nel Girone B di Divisione Nazionale. Vince la Coppa CONI
  • 1928-29 - 3ª nel Girone A di Divisione Nazionale
  • 1929-30 - 6ª in Serie A
  • 1930-31 - 2ª in Serie A
  • 1931-32 - 3ª in Serie A
  • 1932-33 - 5ª in Serie A
  • 1933-34 - 5ª in Serie A
  • 1934-35 - 4ª in Serie A
  • 1935-36 - 2ª in Serie A
  • 1936-37 - 10ª in Serie A
  • 1937-38 - 6ª in Serie A
  • 1938-39 - 5ª in Serie A
  • 1939-40 - 7ª in Serie A
  • 1940-41 - 11ª in Serie A
  • 1941-42 -   Campione d'Italia
  • 1942-43 - 9ª in Serie A
  • 1944 - 2ª nel Campionato romano di guerra
  • 1945 - Vince il Campionato romano di guerra
  • 1945-46 - 6ª nel Girone Finale di Divisione Nazionale
  • 1946-47 - 15ª in Serie A
  • 1947-48 - 17ª in Serie A
  • 1948-49 - 14ª in Serie A
  • 1949-50 - 17ª in Serie A
  • 1950-51 - 19ª in Serie A. Retrocessa in Serie B
  • 1951-52 - 1ª in Serie B. Promossa in Serie A
  • 1952-53 - 6ª in Serie A
  • 1953-54 - 6ª in Serie A
  • 1954-55 - 2ª in Serie A dopo sentenza del Giudice Sportivo in merito alla retrocessione dell'Udinese per illecito sportivo dopo il 3° posto ottenuto sul campo
  • 1955-56 - 6ª in Serie A
  • 1956-57 - 14ª in Serie A
  • 1957-58 - 5ª in Serie A
  • 1958-59 - 6ª in Serie A
  • 1959-60 - 9ª in Serie A
  • 1960-61 - 5ª in Serie A. Vince la Coppa delle Fiere
   

Palmarès

Competizioni ufficiali

Nazionali

1941/42, 1982/83, 2000/01
1963/64, 1968/69, 1979/80, 1980/81, 1983/84, 1985/86, 1990/91, 2006/07, 2007/08
2001, 2007

Internazionali

1960/61

Competizioni minori

Regionali

1945
1944

Nazionali

1951/52
1927/28

Internazionali

1971/72
1960

Competizioni giovanili

Altri piazzamenti e partecipazioni

Campionati nazionali

In 79 stagioni sportive, compresi tre campionati di Divisione Nazionale esulanti il girone unico.

Coppe nazionali

Coppe europee

Nota: dati a partire dalla creazione del Campionato Nazionale nel 1926 e aggiornati al termine della stagione 2007/08.

Rosa 2008/2009

Portieri
25   Arthur
27   Julio Sergio
32   Doni
Difensori
2   Christian Panucci
3   Cicinho
4   Juan
5   Philippe Mexès
15   Simone Loria
17   John Arne Riise
22   Max Tonetto
28   Marco Andreolli
77   Marco Cassetti
Centrocampisti
7   David Pizarro
8   Alberto Aquilani
11   Rodrigo Taddei
16   Daniele De Rossi
21   Edgar Álvarez
20   Simone Perrotta
33   Matteo Brighi
Attaccanti
  Jérémy Menez
9   Mirko Vučinić
10   Francesco Totti
18   Mauro Esposito
19   Júlio Baptista
23   Vincenzo Montella
89   Stefano Okaka Chuka
Allenatore
  Luciano Spalletti



File:Roma2007-08.png
Formazione tipo dell' AS Roma 2007/08


Rose delle stagioni precedenti

Anni 2000

 

Anni '90

 

Anni '80

 

Anni '70


Anni '60

 

Anni '50

 

Anni '40

 

Anni '30

Anni '20

 
File:Dibartolomei.jpg
Agostino Di Bartolomei, capitano indimenticato del secondo scudetto.
File:Francescorocca.jpg
Francesco Rocca detto Kawasaki, sfortunato campione giallorosso.

Record e statistiche

  • La Roma è la squadra italiana che, nelle coppe europee, ha giocato avvicinandosi di più al Polo Nord: fatto accaduto in occasione della trasferta a Tromsø, nella prima giornata del secondo turno della Coppa UEFA 2005/2006.
  • Il 26 febbraio 2006 la Roma, battendo la Lazio per 2-0 nel derby, stabilisce il record assoluto di 11 vittorie consecutive nella Serie A italiana, record precedentemente appartenente, con 10 vittorie, a Bologna, Juventus e Milan. La striscia positiva di vittorie viene poi interrotta, il 5 marzo 2006, col pareggio casalingo per 1-1 con l'Inter (reti di Taddei al 9', pareggio di Materazzi all'89'). La stessa Inter ha poi battuto tale record nel campionato successivo con 17 vittorie consecutive.
  • La Roma ha vinto il maggior numero di stracittadine giocate contro la Lazio da quando è nata. Tuttavia detiene un record negativo: quattro derby persi su quattro (due in Coppa Italia) nella stagione 1997/1998.
  • La Roma, la sera del 10 aprile 2007, conquista il triste record della sconfitta più pesante avvenuta nei quarti finale della Champions League per una squadra italiana venendo travolta per 7-1 dai giocatori del Manchester United, che, però, non costituisce il primato assoluto per la sconfitta più netta di una compagine italiana nel massimo trofeo continentale, che spetta infatti alla Juventus, battuta dal Wiener Sport-Club per 7-0, al primo turno della Coppa dei Campioni 1958/59. Nella stagione 1934/35, la AS Roma venne sconfitta 8-0 in Coppa dell'Europa Centrale dagli ungheresi del Ferencvaros; tuttavia non è questa la sconfitta più pesante per una squadra italiana nelle coppe europee; tale triste primato spetta infatti all'Ambrosiana-Inter che nel 1938 nei quarti di finale della Coppa dell'Europa Centrale venne sconfitta per 9-0 dai cecoslovacchi dello Slavia Praga, poi vincitrice della competizione.
  • La Roma detiene anche il triste record del minor numero di punti realizzati e il maggior numero di goal incassati da una squadra italiana nella fase a gironi della Champions League. Nell'edizione 2004/2005 infatti, la Roma realizzò un solo punto, frutto del pareggio 1-1 all'Olimpico contro il Leverkusen e incassò 16 goal in 6 partite relizzandone solo 4.

Giocatori della Roma campioni del mondo

 

Numeri ritirati

La Roma, come tributo alla classe e all'attaccamento alla squadra del difensore centrale Aldair, ha ritirato la maglia dallo stesso indossata nel corso della sua lunga carriera nella compagine giallorossa (1990-2003), quella con il numero 6[17].

I record sul campo

Per le fonti dei dati vedi la bibliografia.
N.B.: i dati seguenti sono aggiornati a tutto il campionato 2007/2008. Verranno nuovamente aggiornati - ove necessario - al termine dell'attuale campionato.

Squadra

File:Santarini.jpg
Sergio Santarini, 344 presenze in giallorosso.
File:Romaasstemma.png
Incontro singolo

In casa

Fuori casa

File:Romaasstemma.png
In campionato

Vittorie

  • Maggior numero di vittorie in campionato
    24 (2007-08)
  • Minor numero di vittorie in campionato
    6 (1975-76)
  • Maggior numero di vittorie consecutive
    11 (2005-06)
  • Partite utili consecutive
    24 (2001-02)

Gol

  • Maggior numero di gol segnati in campionato
    87 in 34 partite (1930-31)
  • Minor numero di gol subiti in campionato
    15 in 30 partite (1974-75)

Punti

  • Maggior numero di punti in classifica
    82 in 38 partite (2007-08) - 3 punti a vittoria

  • Minor numero di punti in classifica
    18 in 20 partite (1927-28) - 2 punti a vittoria

Individuali

File:Pruzzo.jpg
Roberto Pruzzo, premiato come miglior cannoniere nel campionato 1981/82 (lo è stato anche nel 1980/81 e nel 1985/86).

Gli sponsor sulla maglia[18]

File:ViolaSponsor.jpg
Viola presenta alla stampa la nuova maglia con il primo sponsor ufficiale della Roma: Barilla.

Fornitori tecnici

File:Asromashirt.jpg
Il logo della AS Roma sulle maglie della Kappa.

L'A.S. Roma S.p.A.

L'A.S. Roma S.p.A. è una società per azioni con un capitale sociale di 19 milioni ed 800 mila euro (circa 132 milioni e 500 mila azioni con un valore nominale di 15 centesimi di euro). La proprietà è suddivisa come segue: il 64.3% riconducibile alla Compagnia Italpetroli SpA (l'holding della famiglia Sensi), il 2.7% alla The Royal Bank Of Scotland Group PLC, 2.5% a Danilo Coppola ed il restante 30.4% negoziato sul mercato[19]: a partire dal 2001 la società è stata infatti quotata sul listino della borsa italiana (codice ISIN: IT0001008876 - codice alfanumerico: ASR) e su tale mercato vengono negoziate le azioni ordinarie circolanti.

Organigramma

File:Romaasstemma.png
A.S. Roma S.p.A

Presidente

Consiglio di amministrazione

  • Vice Presidenti
    Ciro Di Martino
    Giovanni Ferreri
  • Amministratore Delegato
    Rosella Sensi
  • Consiglieri
    Silvia Sensi
    Angela Nanni Fioravanti
    Giuseppe Pasquale Marra
    Renato Bernardini
    Michele Baldi
    Silvio Rotunno

Comitato esecutivo

  • Rosella Sensi
    Silvia Sensi
    Renato Bernardini

Comitato di controllo

  • Ciro Di Martino
    Giovanni Ferreri
    Giuseppe Pasquale Marra

Collegio sindacale

  • Presidente
    Marco Lacchini
  • Sindaci effettivi
    Alberto Dello Strologo
    Giorgio Palasciano
  • Sindaci supplenti
    Guerrino Cavicchia
    Francesco Spanò

Organismo di vigilanza

  • Presidente
    Ciro Di Martino
  • Membri
    Flavio Mecenate
    Gianluca Zavatti

Comitato remunerazione amministratori

  • Giovanni Ferreri
    Ciro Di Martino
    Giuseppe Pasquale Marra

Società di revisione

Note

  1. ^ Amici e Nemici della A.S. Roma - asromaultras.org, su asromaultras.org. URL consultato il 22-04-2008.
  2. ^ Fonte: Articolo di Repubblica
  3. ^ http://www.asromaultras.it/fondazioneasroma.html
  4. ^ Calcio Romanus Sum, di Piero Strabioni, E.n.n.e B.i., 2007
  5. ^ Da "Il Littoriale" del 9 dicembre 1929 (il giorno dopo il primo derby) "Sapevamo che a Roma la maggioranza del pubblico volge le sue simpatie ai giallorossi; credevamo, tuttavia, che anche gli azzurri avessero larga messe di simpatie. Ci siamo dovuti ricredere: i nove-decimi dell'immenso pubblico che ha gremito lo stadio della Rondinella (quello della Lazio, n.d.r.) agitavano bandierine giallorosse, rincuorando i beniamini! Si può dire obiettivamente che la Lazio ha giocato... in campo avversario".
  6. ^ Roma ritrova la leggenda - Inaugurato il campo di Testaccio, il primo stadio di calcio giallorosso, su www2.raisport.rai.it. URL consultato il 19-04-2008.
  7. ^ F. Valitutti, M. Izzi; Cronologia della grande Roma, Grandi Manuali Newton, 2001
  8. ^ http://www.repubblica.it/online/sport/festa/migliaia/migliaia.html
  9. ^ http://www.raisport.rai.it/pub/sezione/stampaArticolo/1,7140,7464,00.html
  10. ^ http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?NewsID=50613
  11. ^ http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?NewsID=49142
  12. ^ http://www.gazzetta.it/primi_piani/calcio/2004/pp_1.0.509822396.shtml
  13. ^ Il Corriere dello Sport - 20 agosto 2008 ed. di Roma, pag. 2.
  14. ^ Fonte: Piero Gratton - Sito ufficiale| Nel 1978 Piero Gratton ideò il logo della A.S. Roma e curò il coordinamento grafico della nuova immagine sociale.
  15. ^ Francesco Valitutti, Massimo Izzi, Cronologia della grande Roma - Roma, Grandi Manuali Newton 2001
  16. ^ Roma (non si discute si ama) (JPG), su asromaultras.org. URL consultato il 19-04-2008.
  17. ^ Roma: ritirata n° 6 di Aldair, su sport.it. URL consultato il 19-04-2008.
  18. ^ Tutte le maglie della A.S. Roma dalle origini ai giorni nostri - asromaultras.org, su asromaultras.org. URL consultato il 19-04-2008.
  19. ^ Azionariato dell'A.S. Roma S.p.A al 28/02/2008 (Fonte: sito della [[Consob]], su consob.it. URL consultato il 03/03/2008. Wikilink compreso nell'URL del titolo (aiuto)

Bibliografia

  • La squadra del mio cuore "La Roma", allegato a Corriere dello Sport - Stadio. Modena, Franco Cosimo Panini Editore, 1995.
  • Francesco Valitutti. La storia della grande Roma. Roma, Periodici Locali Newton, 1996.
  • Francesco Campanella. Enciclopedia Giallorossa. Roma, Edizioni La Campanella, 1999.
  • Luca Prosperi. Attaccati alla maglia - le maglie della Roma dal 1927 al 2001. Roma, Artexpò Promotion, 2001.
  • Francesco Valitutti, Massimo Izzi. Cronologia della grande Roma. Roma, Grandi Manuali Newton, 2001.
  • Lorenzo Contucci. La maglia del cuore. Roma, Ufficio Comunicazione della Regione Lazio, 2004.
  • Alberto Pallotta, Angelo Olivieri. Magica Roma - Storia dei 600 uomini giallorossi. Roma, Un Mondo a Parte, 2004.
  • Massimiliano Morelli. Il divino, il principe e il gladiatore. Fratelli Frilli editori, 2004.
  • Stefano Marsiglia. Maggica Roma. Roma, Malatempora, 2006.

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