Roberto Bettega
Roberto Bettega (Torino, 27 dicembre 1950) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante. Bandiera della Juventus tra il 1970 ed il 1983 e della Nazionale, è stato dal 1994 al 2006 vicepresidente della società bianconera. Dal 23 dicembre 2009 è vicedirettore generale della Juventus, con responsabilità sull'intera area sportiva[1].
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Nazionalità | |||||||||||||
Altezza | 184 cm | ||||||||||||
Peso | 78 kg | ||||||||||||
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Carriera
Club
Esordi
Dopo la trafila delle giovanili bianconere, fu mandato a giocare in serie B, in prestito nel Varese, allora allenato dal leggendario Nils Liedholm, e fu decisivo per la promozione in Serie A della squadra lombarda con i suoi 13 goal, capocannoniere del torneo alla pari del compagno di squadra Braida e del catanese Bonfanti. La breve parentesi nella squadra varesina è sempre stata considerata dallo stesso Bettega estremamente formativa, perché vissuta sotto la guida di Nils Liedholm: in seguito, l'attaccante torinese avrebbe riconosciuto al tecnico svedese il merito dei suoi eccellenti fondamentali e soprattutto del suo caratteristico colpo di testa in sospensione, che sarebbe divenuto il suo marchio di fabbrica. Da un punto di vista tecnico, Bettega è stato un giocatore completo, abilissimo nel gioco aereo ma dotato di straordinaria padronanza anche nel gioco a terra. L'aver alternato in giovanissima età il ruolo di centrocampista a quello di punta ne affinò evidentemente il senso tattico e la capacità di leggere la partita, che impiegò soprattutto con il progredire dell'età, arretrando il raggio di azione e agendo sovente quale regista avanzato. Tale caratteristica fu estremamente funzionale all'impianto tattico della prima Juventus di Giovanni Trapattoni, che, avendo fatto a meno di Fabio Capello, non aveva un vero e proprio play-maker, e non l'avrebbe avuto sino all'acquisto di Liam Brady nel 1980.
Una vita nella Juventus
Ritornò alla Juventus nella stagione 1970-71, dove rimase per 13 stagioni consecutive fino al 1983. Giocò in totale 481 partite con la maglia bianconera (326 in Serie A, 73 in Coppa Italia, 31 in Coppa dei Campioni, 8 in Coppa delle Coppe e 42 in Coppa UEFA), segnando 178 gol (129 in Serie A, 22 in Coppa Italia, 7 in Coppa dei Campioni, 1 in Coppa delle Coppe, 19 in Coppa UEFA e 1 in Coppa Intercontinentale), terzo dietro ad Alessandro Del Piero e Giampiero Boniperti nella classifica dei maggiori cannonieri della storia della Juventus.
Gli inizi in chiaro-scuro
Il club bianconero aveva appena intrapreso un processo di svecchiamento della rosa, nell'intento di tornare ai vertici del campionato italiano, dopo il decennio degli anni Sessanta, avaro di successi, se si eccettua il titolo rocambolescamente vinto nella stagione 1966-67. Bettega tornò alla Juventus quale solo giocatore torinese, cresciuto nel vivaio, proprio mentre la squadra già annoverava o stava per ingaggiare una leva di giovani originari del Mezzogiorno. Questa politica degli acquisti è stata da taluno messa in relazione con la volontà della famiglia Agnelli di propiziarsi la benevolenza e la fedeltà delle folte maestranze meridionali che in quegli anni lavoravano alla FIAT. Quale che fosse la ragione di questa campagna acquisti geograficamente orientata, nella Juventus giocavano o stavano per giocare atleti quali Franco Causio, Giuseppe Furino, Pietro Anastasi, Claudio Gentile e Antonello Cuccureddu, che ben presto avrebbero aiutato la compagine bianconera a imporre la propria supremazia nei tornei degli anni 70 e la Nazionale italiana a colorarsi di bianconero.
Bettega debuttò in Serie A il 27 settembre 1970 in trasferta contro il Catania, segnando il gol decisivo. Il suo apporto fu subito importante: giocò 42 partite (28 in Serie A, 11 in Coppa delle Fiere e 3 in Coppa Italia) e segnò 21 gol (rispettivamente 13, 6 e 2), contribuendo in maniera decisiva anche alla bella stagione juventina in Europa. Per la seconda volta, la Juventus raggiunse la finale in una competizione continentale, venendo sconfitta dagli Inglesi del Leeds United nell'ultima edizione della Coppa delle Fiere per il meccanismo del maggior numero di gol segnati in trasferta: dopo il 2-2 casalingo, nel quale Bettega segnò la marcatura dell'1-0, la Juventus non riuscì a fare meglio di un pareggio per 1-1 nella gara di ritorno.
Nel 1971-1972, Bettega iniziò la stagione in modo sfolgorante, trascinando la Juventus in vetta alla classifica del campionato. Memorabile fu il successo in casa del Milan, alla quarta giornata, quando il ventenne attaccante bianconero segnò due volte, prima di testa e poi con un beffardo colpo di tacco su cross di Anastasi. Andò di nuovo a rete il 16 gennaio 1972 contro la Fiorentina, ma fu l'ultima segnatura (ne aveva realizzate 10 in 14 partite) prima di un lungo stop per un'infezione di tubercolosi. La malattia interruppe un'ascesa che l'avrebbe probabilmente condotto a vestire la maglia della Nazionale in giovanissima età, rimandando di quasi un lustro l'esordio con la maglia azzurra, che avvenne infine nel giugno del 1975 contro la Finlandia. Dopo lo stop, ritornò all'inizio del campionato successivo, aiutando la Juventus a vincere il secondo scudetto consecutivo e contribuendo al percorso che portò i bianconeri alla loro prima finale di Coppa dei Campioni: il 30 maggio 1973, un gol di Johnny Rep dopo appena quattro minuti spense l'entusiasmo dei 50.000 tifosi italiani che avevano seguito la Juventus a Belgrado e consegnò all'Ajax la sua terza Coppa consecutiva.
Nei due anni successivi, la vena realizzativa parve isterilirsi, e solo nella stagione 1975-1976 Bettega oltrepassò di nuovo la soglia dei dieci gol, pur in un'annata non felice per la Juventus, che perse lo Scudetto a vantaggio dei rivali del Torino dopo aver raggiunto un vantaggio di 5 punti alla 21esima giornata.
Un fuoriclasse autentico
Con la venuta di Giovanni Trapattoni sulla panchina bianconera nell'estate del 1976, cominciò un ciclo vincente destinato a durare un decennio, nel quale Bettega si impose definitivamente quale campione di levatura internazionale. Giampiero Boniperti allestì una formazione dichiaratamente muscolare, cedendo al Milan Fabio Capello per Romeo Benetti e prelevando dall'Inter Roberto Boninsegna in cambio di Anastasi. Ne scaturì una squadra dall'animus gladiatorio, che per una lunghezza strappò al Torino il campionato dei record, totalizzando 51 punti sui 60 disponibili (la Fiorentina giunse terza a 16 punti!). Bettega non saltò una partita e mise a segno 17 gol, aggiungendo 5 reti in Coppa UEFA, che la Juventus conquistò in una tiratissima doppia finale contro l'Atletico Bilbao, per il suo primo trofeo internazionale: nel ritorno in Spagna, nell'arena infuocata del San Mames, lo stadio dei Baschi, fu per l'appunto una marcatura di testa di Bettega su traversone di Causio, a dare alla Juventus il successo, grazie al maggior numero di gol segnati in trasferta.
Intanto, Bettega era diventato un pilastro della Nazionale che Enzo Bearzot aveva ereditato da Ferruccio Valcareggi (all'inizio sotto la supervisione tecnica di Fulvio Bernardini) dopo i disastrosi Mondiali del 1974. In coppia con Francesco Graziani e poi con Paolo Rossi, Bettega fu l'attaccante azzurro più prolifico dai tempi di Luigi Riva: nel triennio che si chiuse con la rassegna iridata del 1978, Bobby-gol disputò 19 gare e segnò 16 volte. Straordinario fu il gol che spianò la strada agli Azzurri nel match di Roma vinto per 2-0 contro l'Inghilterra nel girone eliminatorio per i Mondiali argentini, nonché la quaterna (anch'essa inaugurata da una rete segnata in tuffo di testa, su classico traversone di Causio) che servì per superare la Finlandia 6-1 e per mettere al sicuro la differenza reti nel confronto con gli Inglesi.
In campionato, la Juventus bissò il titolo nel 1977-1978, precedendo stavolta il Lanerossi Vicenza del nuovo fenomeno Rossi. Come anticipato, fu con la giovane punta che Bettega formò il tandem di attacco ai Mondiali d'Argentina. Bettega segnò una rete contro l'Ungheria e colse per tre volte i legni della porta avversaria. Poi, nella partita che costò l'unica sconfitta ai futuri campioni del mondo, fu l'autore della splendida marcatura, dopo una rapida triangolazione con Rossi, con cui l'Italia batté i padroni di casa di Cesar Luis Menotti. Contro i Tedeschi campioni in carica, nella prima gara del secondo turno, un'altra traversa e un miracoloso salvataggio sulla linea di un difensore dopo un ubriacante slalom, preclusero a Bettega il gol e alla Nazionale la vittoria. Al pari di molti compagni, Bettega fu meno brillante contro l'Austria e contro l'Olanda, e l'Italia dovette accontentarsi della finale per il terzo posto, che fu vinta dal Brasile, anche per la persistente sfortuna italiana, che si concretizzò in ulteriori tre pali, l'ultimo colto proprio da Bettega con un colpo di testa allo scadere. Sia nel 1977, che nel 1978, Bettega giunse quarto nella classifica del Pallone d'oro, in un periodo nel quale la scarsa visibilità del calcio italiano all'estero (anche per i modesti risultati nelle competizioni continentali per club) penalizzava fortemente i giocatori italiani.
Nelle due stagioni successive, la Juventus perse il titolo italiano prima a favore del Milan e poi dell'Inter, conquistando la Coppa Italia nel 1978-79, grazie al 2-1 contro il Palermo nella finale di Napoli dove Bettega subì un grave infortunio alle costole dopo che il portiere del Palermo le caddepesantemente addosso durante un'azione di gioco.. Nella stagione successiva, Bettega conquistò il titolo di capocannoniere della Serie A con 16 gol: per la prima volta nella carriera, proprio nel perseguimento del titolo di miglior realizzatore, fu il rigorista della squadra. In Europa, la Juventus giunse fino alla semifinale della Coppa delle Coppe, dove fu opposta all'Arsenal. Nella gara di andata, i bianconeri ottennero un veloce vantaggio con Cabrini, per poi chiudersi a difesa dell'1-0, fino all'inevitabile pareggio, che scaturì proprio da un'autorete di Bettega in chiusura. Al ritorno, la consueta condotta sparagnina di Trapattoni resse fino a due minuti dalla fine, quando il giovane Paul Vaessen segnò il gol della qualificazione per i Gunners, che divennero la prima formazione britannica a superare la Juventus a domicilio. Il 1980 fu anche l'anno dei Campionati Europei che per la seconda volta si disputarono in Italia. Bettega fece parte dell'undici titolare, ma nonostante avesse appena concluso il campionato italiano come capocannoniere, disputò un pessimo Europeo e l'Italia non riuscì ad andare oltre il quarto posto.
Il viale del tramonto
Nel 1980-81, la Juventus si laureò di nuovo Campione d'Italia, precedendo la Roma al termine di un torneo segnato dalle polemiche arbitrali. Bettega non incise particolarmente, segnando soltanto 5 reti, benché per la prima volta Trapattoni schierasse un regista autentico, l'irlandese Brady, prelevato in estate dall'Arsenal. Fu più prolifico in Coppa UEFA, ma le sue tre reti non consentirono alla Juventus di giocare più di due turni: fu fatale lo scontro con i polacchi del Witzew Lodz dove all'andata in Polonia vinsero per 3-1 con gol di Bettega e al ritorno il 22/10/1980 dopo aver vinto per 3-1 la Juventus perse ai rigori per 5-4. Nella squadra polacca giocava il giovane Boniek poi diventato juventino.
L'anno dopo si aprì nel migliore dei modi. La Juventus prese la testa del campionato trascinata dal suo attaccante, che segnò anche il gol del pareggio nella trasferta che la Nazionale disputò in Jugoslavia nel girone di qualificazione per i Mondiali di Spagna. La Juventus superò brillantemente il primo turno di Coppa dei Campioni contro gli scozzesi del Rangers Glasgow, superati per 2-0 al Comunale di Torino, in virtù di un gol di Pietro Paolo Virdis e di una bella rete in acrobazia di Bettega. Purtroppo, nel secondo turno della competizione continentale la sfortuna segnò di nuovo pesantemente la carriera di Bettega. Il 4 novembre 1981, dopo aver ceduto per 3-1 contro l'Anderlecht a Bruxelles, i bianconeri ricevettero la visita dei Belgi per il ritorno dei 16esimi di finale, e dopo pochi minuti uno scontro fortuito con il portiere Jacky Munaron costò a Bettega un grave infortunio ai legamenti del ginocchio. La Juventus fu eliminata e Bettega perse l'intera stagione: è curioso notare che al momento dell'infortunio la sua media reti in campionato (5 gol in 7 partite) era la stessa di quella che aveva registrato nel 1971-72, quando fu appiedato dalla tubercolosi. Soprattutto, benché la primavera successiva trascorresse in uno stillicidio di annunci e smentite sul suo ritorno in campo, Bobby-gol non poté partecipare al Mondiale spagnolo e perse di fatto l'opportunità di aggiungere il titolo di campione del mondo al suo ricco palmares.
All'inizio della stagione 1982-83, era di nuovo in piena efficienza fisica. Trovò una Juventus assai diversa da quella che aveva lasciato: sei compagni di squadra si fregiavano dell'alloro iridato, Michel Platini si apprestava a prendere in mano le redini del gioco, Boniek indossava il numero 11 e Paolo Rossi era il centravanti titolare. Bettega conobbe anche la panchina, dividendo la maglia numero 7 con Domenico Marocchino, poi fece valere la sua esperienza e l'eccezionale visione di gioco, surrogando il geniale Francese in cabina di regia, quando questi prese ad avanzare il proprio raggio d'azione, trasformandosi nel più letale goleador bianconero. Bettega, da parte sua, fu particolarmente sfortunato perché nel corso della stagione prese ben undici fra pali e traverse. In Coppa dei Campioni, la Juventus marciò trionfalmente verso la finale,con il Widzew Lodz, nella semifinale di andata Bettega segnò il gol del 2-0. Con l'evidente favore del pronostico, la squadra di Trapattoni fece rotta per la finale di Atene, dove l'attendeva l'Amburgo. In realtà, quel 25 maggio 1983, la Juventus disputò forse la partita più incolore dell'anno e non seppe replicare al gol iniziale di Felix Magath, rimandando ancora una volta l'appuntamento con il più prestigioso trofeo continentale: la gara avrebbe potuto prendere una piega diversa in avvio, se un colpo di testa in tuffo di Bettega non fosse stato miracolosamente sventato in corner dal portiere Uli Stein. Come dieci anni prima, contro l'allora imbattibile Ajax di Johan Cruijff, i bianconeri uscirono dal terreno di gioco con la spiacevole sensazione di non aver neanche provato a contrastare quello che pareva un destino avverso. La sfortunata finale di Atene fu l'ultima partita di Roberto Bettega con la maglia bianconera.
Esperienza in Canada
Dopo aver dato l'addio alla Juventus, si trasferì nella North American Soccer League e militò per un anno nella squadra canadese Toronto Blizzard: fu un'esperienza che non lasciò tracce nella storia di calciatore di Bettega, ma senz'altro fu utile per prepararlo agli anni della dirigenza bianconera. Nello stesso anno Bettega fu anche vittima di un grave incidente stradale: ritornato per breve tempo in Italia, si andò a schiantare in autostrada con la sua A112 e fu ricoverato alcuni giorni in rianimazione.
Nazionale
Come detto, Bettega debuttò nella Nazionale italiana nel 1975 contro la Finlandia e raggiunse l'apice della propria carriera azzurra ai Mondiali di Argentina, divenendo una colonna portante della squadra allenata da Bearzot. La riconoscenza del Vecio per il "suo" campione si spinse fino al punto di indurlo a richiamare Bettega per il passo d'addio, a quasi due anni dal suo ultimo gettone azzurro: il 16 aprile 1983, Bobby gol disputò una gara del girone di qualificazione agli Europei del 1984, a Bucarest, contro la Romania. L'Italia perse per 1-0 e Bettega fu sostituito al 69' da Alessandro Altobelli. In Nazionale vanta un totale di 42 presenze e 19 gol.
La dirigenza alla Juventus
Il periodo della "Triade"
Nel 1994 fu chiamato da Umberto Agnelli alla vicepresidenza della Juventus, inaugurando la cosiddetta "triade", insieme al direttore generale Luciano Moggi ed all'amministratore delegato Antonio Giraudo, con cui diede il via a un felice ciclo di vittorie. Lo scoppio dello Scandalo del calcio italiano del 2006 investe in pieno la Juventus. Bettega tuttavia non ne viene toccato e resta nella dirigenza bianconera, accompagnando la squadra nel primo campionato di Serie B della sua storia. Al termine della stagione, nel giugno 2007, lascia però i suoi incarichi dirigenziali e la Juventus.
Il ritorno come Vice Direttore Generale
Nel dicembre 2009, dopo essere stato totalmente assolto per "Doping Amministrativo" perché "il fatto non sussiste", iniziano a circolare voci su un suo possibile ritorno alla Juventus; inizialmente si parlava di una carica di consulente tra squadra e società, oltre che di supervisore di mercato, ma il 23 Dicembre 2009 arriva l'ufficialità e rientra a far parte della dirigenza con una carica ben più importante di quella di consulente, quella di "Vicedirettore Generale", con responsabilità sull'intera area sportiva[1]. Il 28 dicembre 2009 ha presenziato alla sua prima conferenza stampa in questo nuovo ruolo.
Statistiche
Presenze e reti nei club
Stagione | Squadra | Campionato | Coppe nazionali | Coppe continentali | Altre coppe | Totale | |||||||||
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Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Comp | Pres | Reti | Pres | Reti | ||
1969-1970 | Varese | B | 30 | 13 | CI | - | - | - | - | - | - | 30 | 13 | ||
1970-1971 | Juventus | A | 28 | 13 | CI | 3 | 2 | CF | 11 | 6 | - | - | - | 42 | 21 |
1971-1972 | A | 14 | 10 | CI | 4 | 1 | CU | 5 | 4 | - | - | - | 23 | 15 | |
1972-1973 | A | 27 | 8 | CI | 8 | 1 | CC | 7 | 2 | - | - | - | 42 | 11 | |
1973-1974 | A | 24 | 8 | CI | 5 | 2 | CC | 2 | 0 | CINT | 1 | 0 | 32 | 10 | |
1974-1975 | A | 27 | 6 | CI | 10 | 3 | CU | 10 | 1 | - | - | - | 47 | 10 | |
1975-1976 | A | 29 | 15 | CI | 3 | 2 | CC | 4 | 1 | - | - | - | 36 | 18 | |
1976-1977 | A | 30 | 17 | CI | 4 | 1 | CU | 12 | 5 | - | - | - | 46 | 23 | |
1977-1978 | A | 30 | 11 | CI | 4 | 2 | CC | 7 | 2 | - | - | - | 41 | 15 | |
1978-1979 | A | 30 | 9 | CI | 9 | 2 | CC | 2 | 0 | - | - | - | 41 | 11 | |
1979-1980 | A | 28 | 16 | CI | 4 | 0 | CCO | 8 | 1 | - | - | - | 40 | 17 | |
1980-1981 | A | 25 | 5 | CI | 8 | 3 | CU | 4 | 3 | - | - | - | 37 | 11 | |
1981-1982 | A | 7 | 5 | CI | 4 | 2 | CC | 3 | 1 | - | - | - | 14 | 8 | |
1982-1983 | A | 27 | 6 | CI | 7 | 1 | CC | 6 | 1 | - | - | - | 40 | 8 | |
Totale Juventus | 326 | 129 | 73 | 22 | 81 | 27 | 1 | 0 | 481 | 178 | |||||
1983-1984 | Toronto Blizzard | NASL | 48 | 11 | - | - | - | - | - | - | - | - | - | 48 | 11 |
Totale | 404 | 153 | 73 | 22 | 81 | 27 | 1 | 0 | 559 | 202 |
Cronologia presenze e reti in nazionale
Palmarès
Club
Competizioni nazionali
- Coppa Italia: 2
Competizioni internazionali
- Coppa UEFA: 1
- Juventus: 1976-1977
Individuale
- Capocannoniere della Serie B: 1
- 1969-1970 (13 gol)
- Capocannoniere della Serie A: 1
- 1979-1980 (16 gol)
Curiosità
- Nel 1980 Bettega fu il conduttore di un programma dedicato ai pronostici del Totocalcio chiamato Caccia al 13 in onda su un circuito di TV locali sparse in tutta Italia, una delle vallette era una giovane Cinzia Petrini futura valletta de Il pranzo è servito, il produttore di quella trasmissione era Carlo Tumbarello.
- Bettega è una delle poche personalità che possono vantare l'intitolazione di uno stadio di calcio da vivi. È infatti dedicato alla ex ala bianconera lo stadio della società calcistica paraguaiana del Tacuary di Asunción. L'impianto polivalente e dalla capienza di 15.000 spettatori è stato voluto e interamente finanziato dal presidente del club Francisco Ocampo, grande ammiratore del giocatore italiano.
Note
Altri progetti
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Collegamenti esterni
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