Bellinzona
| I tre castelli e la cinta muraria di Bellinzona | |
|---|---|
| Tipo | Culturali |
| Criterio | (iv) |
| Pericolo | Non in pericolo |
| Riconosciuto dal | 2000 |
| Scheda UNESCO | (EN) Three Castles, Defensive Wall and Ramparts of the Market-Town of Bellinzone (FR) Scheda |
Bellinzona[1], città capitale del Canton Ticino e capoluogo del distretto omonimo[2] di 17.690 abitanti, è un comune[3] del Canton Ticino, sul fiume Ticino[4].
È un punto di passaggio importante, infatti da qui partono le strade verso i passi alpini del San Gottardo[5], del Lucomagno[6], del San Bernardino e della Novena[7].
Il nome Bellinzona deriva dal nome latino Bilitiō (accusativo Bilitiōnem). L'idea errata che il nome derivi dalla locuzione "zona bellica" è un esempio di etimologia popolare.
Storia
Medioevo
La città viene nominata, per la prima volta, in un noto passo di Gregorio di Tours che descrive la calata, nel 590 d. C., dei Franchi[8] in discesa dal Lucomagno in guerra contro i Longobardi[9] asserragliati nella fortezza di Bellinzona. Gregorio precisamente, dopo avere nominato Milano, nel descrivere il luogo dove fu ucciso il combattente franco Olone scrisse:
Gregorio qualificava quindi Bellinzona come una fortezza appartenente alla città di Sant'Ambrogio. Il 2 aprile 726 da Pavia re Liutprando donò al convento di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia i suoi possedimenti a Bellinzona, Blenio, Leventina, Vallemaggia e Gambarogno con le relative parrocchie[10]. Il re Ugo di Provenza il 12 marzo 929 da Pavia riconobbe le donazioni fatte dai suoi predecessori a favore del convento pavese di San Pietro in Ciel d'Oro e gli cedette la cappella di Santa Maria detta Primasca presso Bellinzona; il 25 marzo 1002 il re d'Italia Arduino d'Ivrea confermò al vescovo di Como il possesso del castello di Bellinzona con la porta che sempre serviva al pubblico passaggio[11]. Il 2 aprile da Roma l'imperatore Corrado II donò al convento di San Pietro in Ciel d'Oro di Pavia le due Corti di Magliaso e Calvadi, la cappella di Santa Maria detta Primasca nei pressi di Bellinzona e le sue proprietà immobili in Blenio e Leventina[12]. Il 12 giugno 1004 il re d'Italia Enrico II confermò alla diocesi di Como, retta la vescovo Everardo, il castello di Bellinzona con la porta che serviva da passaggio pubblico[13].
Il 13 marzo 1200 Amizio da Carate, giudice designato da Guglielmo vescovo di Como, sentenziò nella causa insorta tra i canonici della collegiata di Bellinzona, patrocinati dall'arciprete Ermanno, contro i signori Rotello e compagni di Locarno a motivo della vendita fatta da quest'ultimi ad infimi prezzi di alcuni stabili a Locarno, di proprietà dei canonici. Il 15 febbraio 1241 Federico II incarica della difesa del borgo Masnerio de Burgo[14].
Durante il Medioevo Bellinzona viene a lungo contesa tra Como e Milano, per poi entrare stabilmente nell'orbita milanese a partire dal XV secolo. Risalgono a quest'epoca i tre stupendi castelli, simbolo stesso della città. L'8 marzo 1490 Giovanni de Tabernis, dottore in entrambe le leggi, scrisse all'abate di Disentis assicurandolo della validità dei suoi reclami sugli inquilini della casa di proprietà del convento di Bellinzona, chiedendo autorizzazione legale, redatta da un notaio, per procedere ulteriormente, e una cauzione nel caso che lo Statuto bellinzonese l'esigesse ad uno straniero[15].
Evo moderno
Il 14 aprile 1500, in seguito alle complesse vicende politico-militari del Ducato di Milano conquistato dalle truppe del re di Francia Luigi XII, Bellinzona e i villaggi di Isone e Medeglia si consegnano spontaneamente agli svizzeri. Il 29 luglio 1506 la Dieta elvetica decretò l'invio di soldati per la difesa dei castelli di Bellinzona[16]. Il 17 febbraio 1755 i bellinzonesi si lagnarono delle decisioni dell'ultimo sindacato dei sindacatori confederati[17].
Il commissario di Bellinzona il 27 gennaio 1560 vieta, sotto la penale di 25 corone, il taglio di legna e lo spacco delle pietre del letto del torrente Dragonato; il 9 giugno 1616 il Sindacato elvetico decretò che per ogni pinta di vino venduta dagli osti a Bellinzona sarà dato un angster (moneta) all'autorità per far fronte alla costosa manutenzione dei tre castelli; il 3 febbraio 1667 i tre Cantoni sovrani bandiscono un mercato quindicinale[18]. Il 20 maggio 1569 le vertenze tra Bellinzona e Locarno a causa della strada da Bellinzona al Verbano, la pesca ed i confini tra la contea e Magadino furono appianate[19]. Il 17 agosto 1651 i tre Cantoni sovrani Uri, Svitto e Unterwalden promulgarono l'ordine di non lasciare girovagare individui per le piazze di Bellinzona durante le prediche dei padri Gesuiti[20].
Evo contemporaneo
La città rimarrà controllata come baliaggio (una specie di colonia) fino alla fine del Settecento, quando l'intervento di Napoleone e una serie di rivolgimenti interni portano alla nascita del Cantone di Bellinzona prima (1798) e, poi, nel 1803 dell'unico Cantone Ticino, di cui Bellinzona è capitale. Il 1º maggio 1799 a Bellinzona si organizzò una distribuzione di viveri ai rivoltosi della Leventina, il cui Congresso aveva dichiarato guerra alla Francia ed ai suoi alleati; il 2 maggio il corpo di truppa leventinese si presentò alle porte di Bellinzona, emise un proclama ed entrò in città[21]. Il 3 agosto 1801 la Dieta cantonale, radunatasi per la prima volta a Bellinzona, scelse la città a capoluogo stabile, lasciando a Lugano il ginnasio e a turno alle tre città di Bellinzona, Locarno e Lugano i tribunali[22]. Dopo il 1815 il ruolo di capitale sarà attribuito invece a turno anche a Locarno e Lugano. Soltanto nel 1878 Bellinzona diventa defintivamente sede del governo cantonale ticinese. Il 4 gennaio 1859 la città ospita la sede della Banca Cantonale Ticinese[23], poi miseramente fallita nel 1914 a seguito di ripetute malversazioni.
Nel 1907 i comuni di Carasso, Daro e Ravecchia si aggregano a quello di Bellinzona.
| % | Ripartizione linguistica (gruppi principali)[24] |
|---|---|
| 3,6% | madrelingua tedesca |
| 87,4% | madrelingua italiana |
| 2,5% | madrelingua serbo-croata |
Cultura e informazione
I suoi tre castelli, le sue fortificazioni e la sua cinta muraria sono stati iscritti nel 2000 nella lista del patrimonio dell'umanità stilata dall'UNESCO. I tre castelli sono Castelgrande, il Castello di Montebello e il Castello di Sasso Corbaro.
La città possiede un Teatro, posto in piazza Governo, edificato tra il 1846 e il 1847 su disegno del Moraglia[25], uno dei maggiori architetti neoclassici lombardi della prima metà del XIX secolo e recentemente restaurato.
Presso la Villa dei Cedri, in piazza San Biagio nel quartiere di Ravecchia[26], è presente un Museo di arte moderna con un ampio parco. Nel viale Stefano Franscini n. 30ª hanno sede l'Archivio storico del Canton Ticino (ASTI) e il centro di dialettologia e di etnografia.
Bellinzona è anche rinomata per il suo carnevale, vecchio di 150 anni, chiamato Rabadan. Esso attira ogni anno migliaia di persone da tutto il cantone, dalla Svizzera interna e da oltre confine; la città resta nelle mani del Re per ben sei giorni di festa. La tradizione indica nel 1862 la nascita del carnevale bellinzonese, ma il termine Rabadan (dal piemontese "baccano, fracasso", ma anche "uomo mal ridotto") è comparso solo nel 1874. Sempre a Bellinzona, nel 1958, è stata fondata la prima Guggenmusik ticinese: i Ciod Stonaa. Una Guggen è una banda musicale che si esibisce durante il carnevale e i cui musicisti (spesso improvvisati) sono in maschera. Si tratta di una tradizione ripresa dal sud della Germania e dalla Svizzera di lingua tedesca.
A Bellinzona hanno sede alcune scuole superiori quali:
- la Scuola Superiore Specializzata di Tecnica (SSST),
- la Scuola Superiore di Informatica di Gestione [1] SSIG e
- la Scuola Superiore Alberghiera e Turismo [2],
- il liceo cantonale [3], la Scuola cantonale di commercio.
In città si stampa il quotidiano La Regione[27], secondo per diffusione nel Canton Ticino solo al Corriere del Ticino[28].
Istituzioni
Personalità legate a Bellinzona
- I membri della famiglia Sacchi (de Sacho)[29].
- I membri della famiglia Della Porta[30].
- I membri della famiglia Paganini[31].
- I membri della famiglia Rusconi[32]
- I membri della famiglia Sacco (von Sax, von Hohensax)[33], appartenenti all'alta nobiltà retica, signori della Mesolcina, della Valle Calanca e delle valli del Reno alpino, fecero erigere il castello di Mesocco, si espansero fino a conquistare Bellinzona e la valle di Blenio, vendettero la Mesolcina al maresciallo Gian Giacomo Trivulzio.
- Zanolo Rusca[34], menbro del Consiglio del borgo, inviato a Milano come deputato, fece erigere la chiesa di San Giovanni al Dragonato e nei pressi fondò l'ospedale e il convento degli eremiti agostiniani.
- Giovanni Andrea Rusconi[35], presidente del Consiglio del borgo, luogotenente del balivo, cavaliere dell'Ordine dello Speron d'Oro.
- Giovanni Battista Rusconi[36], membro del Consiglio del borgo, capitano generale delle milizie del baliaggio di Bellinzona, deputato presso i cantoni sovrani.
- Rodolfo Rusconi[37], avvocato, presidente del tribunale d'appello, deputato al Gran Consiglio, Consigliere di Stato.
- Maurus von Roll[38], insegnante nel collegio dei gesuiti di Bellinzona, poi abate di Einsiedeln.
- Bernardino Ruginelli[39], braccio destro di San Carlo Borromeo, nobilitato da papa Pio IV, cavaliere dello Speron d'oro.
- Filippo Rusconi[40], avvocato e notaio, esponente del partito liberale radicale, deputato al Gran Consiglio, Consigliere di Stato, presidente del consiglio d'amministrazione della Banca ticinese, tenete colonnelo dell'esecito svizzero.
- Carlo Sacchi[41], luogotenente del balivo di Bellinzona, presidente del governo provvisorio, membro del Gran Consiglio e del Piccolo Consiglio.
- Giacomo Antonio Sacchi[42], avvocato, cancelliere del baliaggio di Bellinzona, prefetto del cantone di Bellinzona, deputato al Gran Consiglio, membro del tribunale amministrativo.
- John Ruskin[43], scrittore, disegnatore, pittore, innamorato della Svizzera, ritrasse paesaggi ticinesi e il borgo di Bellinzona e dintorni.
- Luigi Colombi[44], dottore in legge, nominato segretario del Tribunale federale (1875-1890), di cui fu poi giudice supplente (1895-1900), tra il 1894 e il 1896 membro della commissione per il primo progetto di Codice penale svizzero; in precedenza aveva presieduto il congresso internazionale di Lugano per il miglioramento del sistema penitenziario; di vastissima cultura giuridica, si distinse e fu apprezzato per i suoi numerosissimi lavori di elaborazione e di traduzione di Codici, commentari, leggi, regolamenti. Consigliere di Stato radicale (1890-1905), diresse i Dipartimenti di giustizia, polizia e militare; deputato al Gran Consiglio (1905-1927) e municipale di Bellinzona (1909-1919).
- Emilio Colombi[45], fratello di Luigi, dal 1885 fu corrispondente da Parigi per Il Dovere; rientrato nel 1887 in Ticino lavorò per il giornale radicale La Riforma e prese parte alla rivoluzione del 1890; nel 1907 si stabilì a Berna: corrispondente parlamentare, pubblicò i suoi articoli su diversi quotidiani di tendenza liberale; all'inizio della prima guerra mondiale il Comando italiano gli affidò il lavoro di spoglio della stampa tedesca; accusato per questa sua attività di spionaggio per i servizi informativi stranieri, si trasferì a Milano; dal 1919 fu addetto stampa presso la Legazione italiana a Berna; nel periodo 1920-1930 divenne il maggior collaboratore della rivista L' Adula, e l'ispiratore politico dell'intero gruppo; iscritto dal 1925 al Fascio di Berna e tornato nel 1928 in Ticino, si batté dietro le quinte per il trionfo del fascismo.
- Plinio Colombi[46], pittore, influenzato da Arnold Böcklin e soprattutto da Ferdinand Hodler, si specializzò nel paesaggio montano e invernale, trovando ispirazione in soggetti delle Alpi bernesi; il suo naturalismo luminoso, rarefatto e lineare, per molti aspetti decorativo, lo portò naturalmente a misurarsi con le tecniche della stampa e del cartellone pubblicitario.
- Carlo Colombi[47], figlio di Luigi, nel 1906 si diploma in ingegneria meccanica presso la scuola di ingegneria dell'Università di Losanna, lavorò presso la Brown, Boveri & Co a Baden (1906-1914); in seguito si dedicò all'insegnamento e alla ricerca presso il Politecnico Federale di Losanna quale professore straordinario (1914-1945) e ordinario (1945-1955); la sua attività scientifica si rivolse soprattutto allo studio della termodinamica teorica e delle macchine a vapore e a gas; fu autore di numerosi contributi sulla produzione di energia meccanica e di calore.
- Emilio Agostinetti[48], dirigente socialista, deputato al Gran Consiglio ticinese e la Consiglio nazionale.
- Ernesto Bruni[49], ispettore scolastico.
- Germano Bruni[50], deputato e Consigliere nazionale.
- Curzio Curti, dottore in diritto, municipale di Bellinzona, deputato al Gran Consiglio, Consigliere di Stato.
- Giuseppe Rensi[51], filosofo e uomo politico, soggiornò in città e ricevette la cittadinanza nel 1903.
- Carlo Salvioni[52], nato a Lugano da famiglia di origine lombarda (Erba), studioso di etimologia, linguistica storica e dialettologia italiana e romanza, lasciò studi fondamentali in particolare sui dialetti svizzeroitaliani (per esempio Lingua e dialetti della Svizzera italiana, 1907), nel 1907 fondò il Vocabolario dei dialetti della Svizzera italiana, collaborò al periodico di cultura L'Adula[53] (1912), propugnò l'italianità del Canton Ticino e del Grigioni italiano e romancio.
- Rinaldo Simen[54], giornalista e uomo politico, fondò Il Carabiniere ticinese (1873-1874), il Tempo (1874-1877) e infine Il Dovere (1878), che divenne l'organo della riscossa liberale; fondò la Società cantonale ticinese di ginnastica (1869), fu membro del Governo provvisorio (1890) e della Costituente cantonale del 1892, deputato al Consiglio degli Stati (1893-1910) e al Gran Consiglio ticinese (1905-1910), Consigliere di Stato (1893-1905), diresse il Dipartimento dell'educazione e dell'agricoltura. Sepolto nel cimitero di Minusio.
- Sergio Salvioni[55], dottore in diritto, avvocato e notaio a Locarno, esponente dell'ala radicale del partito liberale radicale ticinese, amministratore dell'Azienda elettrica ticinese.
- Marco Giampaolo, allenatore di calcio.
- Grant Benson, deejay di origine britannica (Watford 31 marzo 1963) lavora ora in Italia per diverse emittenti radiofoniche.
- Giovanni Mariotti[56], sindaco, membro del Gran Consiglio e del Consiglio di Stato ticinesi.
- Giorgio Orelli, poeta di fama internazionale e critico letterario, già docente alla scuola cantonale di commercio.
- Plinio Grossi, scrittore, giornalista televisivo, escursionista, cultore di memorie storiche bellinzonesi e ticinesi, pubblicista.
Monumenti e luoghi d'interesse
Architettura religiosa
Il centro storico
- La chiesa collegiata dei Santi Pietro e Stefano
- L'Oratorio di Santa Marta[57] sul fianco nord della collegiata, edificio rettangolare orientato (ora in disuso) fatto costruire nel secolo XVII dall'omonima confraternita e trasformato nel secolo successivo: Restauri nel 1961 (esterno) e negli anni 1966-1968 (interno) diretti a Mario Campi (nato nel 1937) e Franco Pessina (nato nel 1933). In facciata: loggia in origine con quattro arcate; all'interno l'aula è ornata di affreschi illusionistici del 1762 di Giuseppe e Ignazio Baroffio; la centro ella volta sta il dipinto col Trionfo di Santa Marta, di Giovanni Battista Ronchelli; alle pareti le tredici lunette perimetrali contengono Storie di Santa Marta della seconda metà del XVII secolo; l'altare in marmi policromi è del 1763 con statua della Santa titolare in legno dorato e dipinto del XVII secolo.
- In Vicolo della Motta l'Oratorio del Corpus Domini[58] (ora in disuso), dietro la Collegiata, è una semplice costruzione rettangolare ricavata da una casa privata di proprietà già di Bartolomeo Rusca, acquistata nel 1584 dalla Confraternita del Corpus Domini; la facciata principale ha una scala d'accesso in marmo del 1794; sopra il portale: tracce di un affresco con l'Adorazione del Santissimo Sacramento, tra ampi tendaggi illusionistici del secolo XVII. All'interno l'aula è coperta con volta a botte lunettata, è ornata di stucchi di Domenico Pacciorini degli anni 1639-1640, tra cui spiccano le belle figure dell'Annunciazione nella lunetta terminale. L'elegante altare barocco in marmi policromi degli anni 1769-1773 è di Paolo Bottinelli, con pala raffigurante l'Incoronazione della Vergine di Salvatore Pozzi, del 1643. Nei riquadri della volta: tele con la Benedizione di Giacobbe del 1639, il Trionfo dell'Eucarestia, del 1638 e Melchisedech della prima metà del secolo XVII. Nella lunetta della controfacciata: tela dell'Ultima Cena, pure di Salvatore Pozzi, del 1638; nelle sei lunette laterali: tele con le Storie del ciclo del Santissimo Sacramento, del primo ventennio del XVII secolo con il Miracolo della mula, del 1641, il Sacrificio non accetto, la Comunione indegna, la Cena in Emmaus, la Messa di San Gregorio e il Miracolo del ponte.
- In Piazza Indipendenza la Chiesa di San Rocco[59] (ora in disuso), fondata nel 1330 da Jacopo Cattaneo con il titolo di Santa Maria del Ponte e ricostruita in seguito alla distruzione quasi totale avvenuta nel 1478 per far posto al rivellino di Porta Camminata. Dal 1583 è sede della Confraternita di San Rocco. La scuola di San Rocco è una sala quadrangolare costruita nell'ultimo ventennio del secolo XVI sopra la sagrestia. La volta a padiglione è ornata da un cornicione con mascheroni in stucco coevi di un maestro locale e di affreschi molto ritoccati, con il Redentore e gli Evangelisti; gli stalli sono in legno scolpito e intagliato della prima metà del secolo XVII. L'altare ligneo con tela di San Rocco della fine del XVI secolo.
- Nel viale Franscini al n. 1 la Chiesa evangelica[60] e l'annessa casa parrocchiale, costruzioni con elementi neoromanici erette nel 1899 su progetto di Paul Reber.
Il quartiere di San Giovanni
- Nel quartiere di San Giovanni prima zona d'espansione urbana del borgo sviluppatosi nel tardo XIX secolo la Chiesa dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista è un'imponente costruzione di stile neoclassico, edificata negli anni 1760-1762 su progetto di Matteo Pisoni[61] di Ascona per i canonici agostiniani, accanto alloro nuovo convento sorto nel 1760 e demolito nel 1968.
Quartiere di Bellinzona nord
- A Bellinzona nord la Chiesa conventuale del Sacro Cuore[62] è un edificio a navata unica con sobria facciata preceduta da portico a tre archi, ornato con i simboli dei quattro evangelisti scolpiti da Remo Rossi[63]; presenta cappelle laterali e coro quadrangolare; sul fianco est è addossato il corpo a L del convento[64] . La sua realizzazione è opera dei fratelli Rino Tami[65] e Carlo Tami, in granito all'esterno e in mattoni all'interno; la chiesa è un'interessante reinterpretazione dell'architettura romanica in chiave moderna. All'interno sono conservati un crocifisso in legno del secolo XV e affreschi con la Via Crucis di Guido Gonzato[66], del 1939, caratterizzati all'ampio disegno e dalla stesura sintetica del colore.
Carasso
- La Chiesa di Sant'Andrea è una costruzione a navata unica con coro semicircolare affiancato da un robusto campanile, eretta nella prima metà del XVI secolo in sostituzione dell'antica parrocchiale romanica (citata nel 1285), che sorgeva in località Corte Sotto.
Il sobborgo di Ravecchia
- Nell'antico sobborgo di Ravecchia la chiesa parrocchiale di San Biagio conserva un'importante serie di affreschi tardomedievali dei secoli XIV-XV, documentata nel 1237.
- La chiesa cimiteriale di Santa Maria delle Grazie.
- In via Guasta sul prospetto nord di una casa antica è conservato il dipinto murale con la Madonna col Bambino tre i Santi Rocco e Sebastiano[67].
- Il cimitero situato di fronte a Santa Maria delle Grazie[68]. Costruito nel 1836 e più volte ampliato; lungo il lato est conserva le tombe più antiche; i viali sono costeggiati da notevoli monumenti funerari; si segnalano in particolare il monumento marmoreo a Celestino Stoffel (1822-1890) eseguito da Antonio Soldini nel 1891; il monumento funerario della famiglia Salvioni con la figura in bronzo Silenzio di Giuseppe Foglia[69] degli anni 1923-1924 circa, come pure opere del primo novecento di Fiorenzo Abbondio[70], Giovanni Genucchi, Apollonio Pessina e Remo Rossi. Il crematorio dei nuovi locali del 1971 sono opere di Alberto Camenzind e Bruno Brocchi (nato nel 1927)[68].
- In via Sasso Corbaro l'Oratorio della Madonna della Neve[71] (in disuso), è situato nella valle del torrente Dragonato, ai piedi del castello di Sasso Corbaro, vi si accede tramite un suggestivo sagrato affiancato da sei cappelle della Via Crucis decorate negli anni '60 del secolo XX. L'originaria cappella forse posteriore al 1583 fu trasformata in un'aula rettangolare con coro poligonale e campanile sul fianco destro nel 1686 (data incisa sul portale). Verso il 1750 fu aggiunta la navatella destra contenente l'altare di Sant'Antonio da Padova. Nella facciata barocca, più larga delle navate, si apre un portico a tre arcate sormontato da una nicchia affrescata con la Deposizione, del XVIII secolo; la decorazione pittorica del terzo quarto del XIX secolo è ispirata a modelli lombardi d'epoca tardogotica-rinascimentale. La navata principale è coperta con volta a crociera, il coro con falsa cupola ellittica, è ornato di affreschi illusionistici del XVIII secolo, ritoccati nel 1932; nella cupola: Incoronazione della Vergine; sulle pareti di fondo: Incontro in Emmaus, un monaco orante e Santa Maria Maddalena; nelle lunette: angeli con gli strumenti della Passione di Gesù; sulla volta: Madonna col Bambino. L'ancóna dell'altare maggiore è decorata sul recto dall'affresco della Pietà fra San Giovanni Evangelista e la Maddalena, e sul verso, Cristo nell'orto del Getsemani, della fine XVII-inizio secolo XVIII. Le tele alle pareti raffigurano Erodiade con la testa di San Giovanni Battista e Giuditta con il capo di Oloferne, del secolo XVII.
Daro
- La chiesa parrocchiale dei Santi Pietro martire, Quirico e Giulitta è un interessante complesso monumentale formato dalla chiesa menzionata giä nel 1173, dalla canonica eretta nel 1775 e decorata a graffito nel 1929, e dal piccolo sagrato cui si accede tramite un portale.
Artore
- La Chiesa di San Sebastiano è un edificio d'origine romanica di cui rimane solo la piccola abside orientata; fu trasformato e ampliato a più riprese. Nel corso della radicale ristrutturazione del 1858 fu aggiunto sul lato nord l'attuale coro semicircolare. Il campanile sorge sul fianco ovest della navata: Restauri negli anni 1988 (interno) e 1996-1997 (esterno). Sulla facciata principale: mosaico, del 1996, raffigurante il Santo titolare. Nell'abside primitiva si conserva un frammento d'affresco con la figura del Crocifisso, della fine del XV secolo. All'interno l'aula è coperta da volte a crociera e a botte. Sulla volta del coro: dipinti murali del 1934 con gli Evangelisti, di Pompeo Maino (1883-1944). Sulla parete di fondo: ancóna in stucco del 1858 contenente una statua lignea della Madonna col Bambino. L'altare maggiore coevo è in marmi policromi, il nuovo altare fu posato nel 1996; nelle nicchie laterali del coro: statue del Sacro Cuore e di San Giovanni Bosco. Ai lati dell'arco trionfale: due altari in stucco, pure del 1858, con statue lignee policrome dei Santi Sebastiano e Maria Maddalena. Nel 1955 la chiesa conservava ancora un olio su tela con la Visione di San Giovanni Evangelista, opera di un pittore manierista del principio del XVI secolo[72].
- Addossata alla murata del castello di Sasso Corbaro sta l'antica cappella di Santa Barbara[73] , santa eponima del castello.
Prada
Nel nucleo abitato montano con ruderi di edifici rustici in parte risalenti al Medioevo l'Oratorio di San Girolamo è una modesta costruzione d'origine medievale rimaneggiata nei secoli XV-XVI con un coro coperto con volta abotte lunettata e massiccio campanile del 1816 addossato al fianco destro della navata. Restauro negli anni 1981-1994, nel corso del quale gli affreschi seicenteschi della facciata furono sostituiti da un dipinto murale di fra' Roberto Pasotti raffigurante i Santi Girolamo e Rocco. Il coro è ornato di dipinti murali seicenteschi, molto ritoccati, con i Santi Carlo Borromeo, Francesco d'Assisi, Girolamo, Rocco e angeli; sull'arco trionfale vi è l'Annunciazione. L'altare reca la pala seicentesca della Madonna col Bambino fra i Santi Girolamo e Rocco; alle pareti: tele con San Francesco d'Assisi del secolo XVIII e San Luigi Gonzaga del 1850.
Architettura civile
Il centro storico
- In via Nosetto n. 1 l'Antica casa dell'arciprete Chicherio è un palazzo con cortile interno eretto negli anni 1722-1725 dall'arciprete Carlo Francesco Chicherio ad opera di Domenico Perini. La facciata principale è arricchita di quattro balconcini con belle ringhiere in ferro battuto rococò[74] al primo piano e dalla decorazione pittorica con ornamenti neobarocchi eseguiti da Emanuele Riva e forse da Luigi Faini, nel 1903 circa, ispirandosi ad un decoro preesistente, rifatta: nelle nicchie: busti di Galileo Galilei, Torquato Tasso, Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Ludovico Ariosto e Alessandro Volta. Sulla fronte verso via Motta: busti dipinti di Galileo Ferraris, Samuel Morse e Thomas Edison[75]. All'interno si conserva un soffitto ligneo dipinto del secolo XVIII;
- al n. 2 l'Antica Casa Bruni, edificio del XVIII secolo, con facciata arricchita da cinque balconcini barocchi in ferro battuto[76], [77], [78]; il cortile interno conserva un lato loggiato con colonne[79], [80], [81], [82], ornate con notevoli capitelli[83], [84], [85], [86]. Ristrutturazioni negli anni 1928, 1953 e 1981. Notevole la decorazione pittorica della facciata in stile baroccheggiante con innesti liberty di Emenuele Riva e Luigi Faini degli anni 1902-1903, rifatta; fascia sottogronda con medaglioni contenenti i ritratti di Michelangelo, Borromini, Domenico Fontana Giocondo Albertolli, Leonardo da Vinci, Luigi Canonica, Vincenzo Vela, Antonio Ciseri e Raffaello. All'interno si trova un soffitto ligneo dipinto del secolo XVIII;
- al n. 3 il palazzo della Società Bancaria Ticinese costruito nel 1960 da Augusto Jäggli (1911-1999) l'edificio si caratterizza per la liscia facciata in vetro, disegnata da sottili telai delle finestre e forata da un inserto in diagonale con l'ingresso (parzialmente modificato) intervento di qualità nel tessuto del centro storico;
- ancora in via Nosetto la casa Morelli presenta un antico portico[87];
- contiguo è pure notevole l'edificio plurifunzionale con bel portico[88].
- al n. 5 l'Antica Casa Gabuzzi, settecentesca ai cui piani superiori si conservano un balconcino e due veroncini con ringhiere in ferro battuto[89], [90]. Dell'antico cortile interno, ora adibito a passaggio con spazi commerciali, rimane un'unica fronte loggiata;
- al n. 7 l'Antica Casa Carlo Chicherio caratteristico esempio di palazzo signorile del XVIII secolo con ampia facciata[91] ed elegante portale rococò[92], due balconcini con ringhiere in ferro battuto e finestre coronate da decorazioni in stucco. Nell'atrio: statua dell'Ecce Homo sopra una targa recante lo stemma Chicherio del 1773. Sale e saloni del piano nobile sono ornati di stucchi dei secoli XVIII e XIX; la facciata principale, risalente alla prima metà del secolo XVIII fu trasformata nel secolo XX, è dotata di un balcone e due veroncini settecenteschi con eleganti ringhiere in ferro battuto;
- Nei pressi la antica casa Ghiringhelli conserva tre notevoli capitelli[93], [94], [95].
- Anche l'antica casa Leopoldo Chicherio presenta un balcone rococò[96] e un terrazzino coevo all'ultimo piano.
- al n. 11 la Casa Zur Burg, sulla facciata laterale reca tracce di un affresco raffigurante Guglielmo Tell che uccide Gessler eseguito da Luigi Faini nel 1895;
- al n. 12 l'edificio della Banca dello Stato è una ricostruzione di uno precedente con facciate improntate ad uno stile neoclassico semplificato, realizzate da Mario Chiattone (1891-1957) negli anni 1928-1930; ristrutturazione interna di Mario Botta negli anni 1984-1985.
- La via Codeborgo è forse la più antica contrada bellinzonese, vi sorgeva la Porta di Codeborgo, ricostruita nel 1824 e demolita nel 1857;
- al n. 1 la casa d'abitazione reca un portale in granito del secolo XVI, situato nell'androne rimodernato, ornato con lo stemma dei Soncini''[97];
- al n. 3 l'edificio plurifunzionale conserva in facciata un portale in granito con lo stemma dei Zezio[98].
- al n. 4 la Casa d'abitazione con spazi commerciali ha un bel portale[99] con dei pochi elementi rimasti del collegio e della residenza dei Benedettini di Einsiedeln, presenti a Bellinzona dal 1675 al 1852, che fecero rinnovare l'edificio e la chiesa adiacente nel 1782;
- tra i nn 6 e 10, viale Stazione; tra i nn. 1 e 3 la Galleria Benedettini, l'odierno passaggio con spazi commerciali risulta dalla demolizione, avvenuta nel 1893, della facciata e della parte finale del coro della chiesa di Santa Maria del Pianto o dello Spasimo dell'Addolorata, eretta verso il 1510 e trasformata in stile barocco dai benedettini di Einsiedeln nel 1782. Il campanile del 1761 fu demolito nel 1927. Rimangono la navata coperta con volta a botte lunettata e il coro quadrato con cupola aperta a lucernario;
- al n. 12 l'ex panetteria Peverelli, degna di nota per l'esuberante decorazione plastica in cemento in stile liberty che corona l'ingresso, eseguita nel 1905.
- In via Magoria n. 11 l'Antica Casa Magoria una delle residenze signorili più interessanti del Settecento bellinzonese, con un cortile esterno in origine chiuso da un muro; le due ali dell'edificio racchiudono un elegante corpo scala, che si apre al primo piano con due arcate sorrette da colonne con capitelli di recupero del secolo XV, di cui uno recante lo stemma dei Pusterla[100]. Al pianterreno: camino con lo stemma dei Magoria-Molo[101], della metà del XVI secolo.
- Pure in via Magoria un'antica casa conserva colonne e due capitelli notevoli[102].
- In via Nosetto n. 1 la Casa Rossa, palazzo eretto nel 1864 dall'ingegnere lombardo Lodovico manzi quale abitazione e spezieria di Tranquillo Venzi; dell'edificio originale si conserva unicamente la facciata con la pregevole decorazione in terracotta[103] eseguita da Andrea Boni, ispirandosi a modelli milanesi neogotici e neorinascimentali;
- al n. 6 l'Antica Casa Rusconi, dell'edificio originario rimangono tre colonne del portico con capitelli del XV secolo e il portale bugnato tardorinascimentale coronato dallo stemma dei Rusconi[104].
La Piazza Nosetto è l'antico centro del borgo, lo spazio a pianta triangolare è circondato da edifici con portici fra cui, di particolare pregio, quelli situati sul lato nord;
- al n. 2 la casa d'abitazione con spazi commerciali il cui portico conserva colonne e capitelli quattrocenteschi[105] appartenenti a due case ricostruite verso la fine el XVIII secolo; la decorazione pittorica e a graffito (rifatta) è di Emanuele Riva;
- al n. 4 l'Antica Casa Bruni è un palazzo ricostruito nel XVIII secolo incorporando due case medievali di cui rimangono le antiche colonne del portico con un capitello medievale e quattro capitelli dell'inizio del XVI secolo. L'ultimo piano è scandito da balconcini con ringhiere in ferro battuto del XVIII secolo;
- al n. 5 il Palazzo Comunale, realizzato negli anni 1921-1926 da Enea Tallone (direzione dei lavori: Rocco Bonzanigo e Giuseppe Weith) sul posto dell'antico municipio risalente almeno al XXIV secolo, più volte trasformato, di cui reintegra alcune vestigia. La costruzione di forme neomedievali ispirate al modello del broletto, presenta una pianta quadrangolare con corte interna attorniata da portici e logge ad archi ed è caratterizzato dalla slanciata torre campanaria. Costruito in granito di Osogna con profili in calcare di Castione, esprime il gusto per i materiali locali e le tecniche artigianali tradizionali anche nell'arredo e nella ricca decorazione interna delle sale municipale e patriziale. Le lunette sovrastanti le logge rappresentano vedute di ricostruzioni storiche di Bellinzona dal XV al XIX secolo, eseguite a graffito da Baldo Carugo (1903-1930) con la collaborazione di Giuseppe Weith. Nello scalone: vetrate realizzate da Emilio Mariotti su disegno di Augusto Sartori nel 1928. Nel loggiato del secondo piano: frammenti di affreschi raffiguranti putti danzanti, medaglioni con ritratti di imperatori e centauri[106], recuperati dall'antico municipio. Notevoli anche il rilievo in bronzo Ave Maria del 1898 di Giuseppe Chiattone (1863-1954)[107], e il busto marmoreo di Giovanni Jauch[108], sindaco al 1865 al 1877, di Vincenzo Vela.
In via Camminata sorgeva la Porta Camminata (o porta Lugano) demolita nel 1857;
- al n. 1 la Casa d'abitazione (ora Banca Migros) ha il portale in pietra di Castione con lo stemma dei Molo[109], della prima metà del XVI secolo; la facciata reca un fregio dipinto in stile tardogotico e decorazioni a graffito (rifatte) degli anni 1920-1930;
- al n. 2 la Casa Beltrametti d'abitazione con spazi commerciali con grande portale in granito del XVI secolo sovrastato dallo stemma scolpito dei Chicherio del XVIII secolo[110];
- al n. 8 l'ex Albergo dell'Angelo, edificio residenziale e commerciale adibito ad albergo dal 1836 fino al 1887, ampliato nel 1860 circa, dopo la demolizione di Porta Camminata, di cui sopravvive un pilastro sull'angolo della costruzione. Verso Piazza Indipendenza presenta una facciata neoclassica, sul prospetto est conserva un balcone con ringhiera in ferro battuto[111].
In via Teatro sorgeva la Porta Nuova (o porta Locarno), demolita nel 1846 con un tratto di cinta muraria per consentire l'erezione del Teatro Sociale;
- al n. 4/via G.M. Bonzanigo n. 4 la Casa Salvioni è un sobrio edificio trasformato nel 1850 circa; la facciata neoclassica presenta architetture e motivi ornamentali dipinti da Luigi Faini nel 1900 circa, ridipinti da Federico Cassina, nel 1919 da Domingo Saporiti (1893-1966)[112] e Mario Bernasconi nel 1929; all'interno nel vano scale conserva un capitello con lo stemma dei Rusca[113] e un soffitto ligneo tardogotico ornato con intagli gotici a traforo e recante gli stemmi del XV secolo dei Rusca, dei Pusterla e dei Muggiasca[114] in un locale a sinistra delle scale.
- al n. 9 la Casa Cusa è un palazzo bipartito risalente ai secoli XVI-XVII e ristrutturato a più riprese nei secoli successivi; nel portico è incorporato un capitello scolpito con lo stemma dei Cusa[115] dell'inizio del XVI secolo. La facciata della parte est presenta delle decorazioni in rilievo e incise in stile liberty, del 1905 circa. La facciata della parte ovest è ornata con dipinti murali di Emanuele Riva del 1909. Una sala del primo piano è coperta da un ligneo soffitto a cassettoni dei secoli XV-XVI.
- In via Nosetto la Casa Borsa conserva all'interno un caratteristico antico portico[116].
- In vicolo Muggiasca ai nn. 2-4 l'Antica Casa Muggiasca, costruzione d'origine medievale rimaneggiata a più riprese, di cui si conserva un portale ad arco acuto. Nel cortile interno: piccolo portico cinquecentesco con colonne[117] e capitelli del XV secolo[118], [119], [120], tra cui un capitello recante lo stemma familiare[121]; fontana con mascherone del 1869 circa.
La Piazza Governo ottocentesca è definita dal Palazzo del Governo cantonale e dal Teatro Sociale; gli architetti Mario Chiattone e Agostino Cavadini sistemarono il giardino dotato di fontana con foca in pietra di Castione del 1945 scolpita da Remo Rossi;
- al n. 6 il Palazzo del Governo sorto negli anni 1738-1743 quale convento delle Orsoline, soppresso nel 1848 ed entro il 1851 trasformato in palazzo governativo a tre ali, poi chiuso sul quarto lato dall'ala neoclassica contenente la sala del Gran Consiglio. Subì lavori di ristrutturazione nel 1869 (Carlo Fraschina) e nel 1880 (Francesco Bianchini). Nel 1889 fu demolita l'antica chiesa conventuale di Santa Maria di Loreto, ove fu edificata negli anni 1921-1922 l'ala ovest da Giuseppe Bordonzotti. Numerose successive modifiche negli anni: nel 1922 trasformazione del cortile interno e della facciata prospiciente la piazza; 1928, 1940-1944, 1958-1960 demolizione dello scalone d'onore e costruzione del nuovo corpo sud, 1966 chiusura delle arcate sul lato ovest del cortile, 1967-1968, 1971. Nella sla del Gran Consiglio ristrutturata nel 2003: soffitto ornato di un dipinto illusionistico a tempera neobarocco con raffigurazioni allegoriche del 1899, di Adelchi Maina di Caslano[122]. Nel corridoio antistante. busti in marmo di uomini politici ticinesi e di Vincenzo Vela, opere scultoree del medesimo, di Luigi Vassalli, di Apollonio Pessina e di Fiorenzo Abbondio, della seconda metà del XIX secolo-prima metà del XX secolo. Nel corridoio sovrastante la scala principale: busto-ritratto del generale Guillaume-Henri Dufour[123] di Vincenzo Vela, del 1848, e tela con la Rigenerazione del Canton Ticino del 1805 di Antonio Baroffio[124] (circa 1762-post 1825). Nell'ala sud: dipinto murale di Serge Brignoni[125], del 1958.
- Il nuovo Palazzo del Governo, collegato al precedente,è un vasto complesso amministrativo realizzato da Ferdinando Bernasconi junior e Augusto Guidini junior nel 1950; i prospetti sono caratterizzati dalla fitta trama modulare che scandisce il ritmo delle aperture. Nel corpo delle scale sono conservati notevoli dipinti raffiguranti scene di vita ticinese di Rosetta Leins, Pietro Salati, Giuseppe Bolzani, Ugo Cleis e Felice Filippini[126];
- al n. 11 il Teatro Sociale[127], tra le più significative testimonianze dell'architettura tardoneoclassica nel Canton Ticino e uno dei rari esmpi di teatro all'italiana esistenti in Svizzera, costruito nel 1847 a Giovanni Rocco von Mentlen su progetto dell'architetto milanese Giacomo Moraglia[25] per la Società del teatro sull'area ottenuta dalla demolizione di Porta Locarno e di un tratto di cinta muraria. Successivi interventi i restauro,tra cui il rifacimento dell'atrio su disegno di Enea Tallone nel 1919. Fu trasformato in sala cinematografica nel 1951 poi chiusa nel 1971; negli anni 1990-1997 subì un radicale restauro a cura di Giancarlo Durisch (nato nel 1935) e Pia Durisch Nolli volto a ripristinare la concezione del Moraglia, mentre il settore scenico è stato interamente riprogettato. La sobria facciata, la cui semplice e ordinata disposizione egli elementi risponde ai principi neoclassici di bellezza legata alle buone proporzioni, alla simmetria centrale e all'uso parsimonioso degli ornati. Dall'atrio, con le decorazione del 1919, si accede alla platea con pianta a ferro di cavallo, cinta da due ordini di palchi e al loggione, secondo la tradizione del teatro all'italiana, in cui predominano lasala e il palcoscenico, mentre i ridotti occupano un'area limitata.
- In Piazza Governo una casa borghese presenta una facciata con balconcini con ringhiere in ferro battuto[128].
- In via Orico n. 5 la Casa Sacchi[129] già Molo, edificio del XVII secolo che conserva la tipica struttura dei palazzi gentilizi fuori mura. Le tre ali racchiudono un cortile porticato e loggiato su due lati, delimitato verso la strada da un muro con balaustra. Il cancello tardobarocco del secolo XVIII è in ferro battuto Nel corso dei restauri degli anni 1975-1976 furono rimosse le decorazioni pittoriche neorinascimentali;
- al n. 9 il Palazzo Sacchi[130], restaurato negli anni 1973-1975, è una costruzione signorile settecentesca a tre ali che limitano un cortile trapezoidale su cui si apre un portico sorretto da colonne binate. Uno scalone dà accesso al giardino retrostante. La fronte severa verso la strada è arricchita da tre balconcini con eleganti ringhiere in ferro battuto, del terzo quarto del XVIII secolo. Nell'ala nord: scalone con balaustra rococò, illuminato da una lanterna che sovrasta la cupola. Al piano nobile: grande salone la cui volta era ornata con un affresco settecentesco di Giuseppe Antonio Felice Orelli raffigurante gli Dei dell'Olimpo, parzialmente conservato nel Museo civico e archeologico di Locarno.
- Nella Salita al Castelgrande n. 14 l'ex grotto Eden (casa d'abitazione) inaugurato nel 1898, fu trasformato in residenza da Giuseppe Weith e per Giuseppe Carugo e riccamente decorato, anche internamente dal figlio Baldo nel 1923.
- In Piazza Indipenenza l'obelisco eretto nel 1903 in occasione del 1º centenario dell'entrata del Canton Ticino nella Confederazione elvetica, concepito da Hermann Neukomm e dallo scultore Natale Albisetti, autore dei quattro rilievi allegorici in bronzo che ornano il basamento. Sulla piazza si affacciano edifici classicheggianti in parte ricavati da trasformazioni di case di campagna originariamente situate ai margini delle mura cittadine;
- al n. 2 la Casa Cusa, è un edificio sorto negli anni 1810-1820, trasformato su progetto di Augusto Fogliardi nel 1918; la facciata (ridipinta) è riccamente decorata con motivi ornamentali e ritratti di Leonardo da Vinci, Tiziano, Raffaello e Michelangelo.
- In via Nocca n. 4 l'ex Istituto Santa Maria (ora Ostello Montebello) è un imponente edificio con risalti turriti e facciata articolata a semicolonne, scaturito alla trasformazione di una casa colonica nel 1850 circa; il suo aspetto attuale è riconducibile alla ristrutturazione realizzata negli anni 1905-1907 su progetto di August Hardegger.
Quartieri a sud e a ovest
- In via Lugano al n. 3 il Palazzo Grassi & Co[131] con tipografia e uffici, costruzione neorinascimentale realizzata dal capomastro Tommaso Boldini e dall'impresa Bernardoni negli anni 1921-1923;
- al n. 5 la Villa Stoffel (ex Curti)[132], residenza signorile neorinascimentale all'interno di un parco cintato, accessibile da un bel cancello, edificata da Maurizio Conti per il banchiere Giuseppe Stoffel nel 1898; parzialmente trasformata;
- al n. 6 sorge il complesso delle Scuole Sud[133].
- al n. 9 Villino ex Bobbià[134] progettato nel 1906 da Maurizio Conti per Celeste Stoffel figlio di Giuseppe, all'interno di un giardini; inconsueta costruzione eretta su un basamento ad archi ribassati e caratterizzata da opulente decorazioni in cemento e da una bella veranda liberty;
- al n. 10 Villa Amalia, un volume cubico coronato da un frontone, degli anni 1830-1840, con facciate recanti decorazioni pittoriche del 1900 circa. Bel cancello in ferro forse disegnato da Maurizio Conti nel 1894;
- al n. 12 Villa Fogliardi (ora Ente ticinese del Turismo), residenza turrita con decorazioni pittoriche di gusto liberty (rifatte), realizzata su progetto di Augusto Fogliardi a uso proprio nel 1916.
In via Ghiringhelli si allineano ville eclettiche o in stile regionale ticinese del primo Novecento con giardini;
- al n. 7 il Villino G. Salvioni costruito nel 1927 da Adolfo Brunel, presenta elementi architettonici in stile rinascimentale fiorentino e decorazioni pittoriche ridipinte;
- al n. 10 Villino con bella decorazione a motivi vegetali e geometrici eseguiti a graffito da Domingo Saporiti (1893-1966)[135] nel 1934;
- al n. 21 la Villa Vera (ora Villa Elzi), è una residenza turrita edificata nel 1930 da un imprenditore formatosi alla scuola di Enea Tallone.
- In via Nizzola al n. 1 Edificio amministrativo e residenziale, opera di Mario Botta degli anni 1989-1991; al corpo delle abitazioni segue linearmente quello principale destinato agli uffici, contraddistinto dalla fitta scansione delle finestre a feritoia e collegato a via Lugano da una passerella.
- al n. 11 la Villa residenza eclettica con torre angolare e giardino, edificata da Enea Tallone per l'industriale Cornelio Bonetti nel 1918.
- In viale Franscini al n 3 il Pretorio[136] inuagurato nel 1895, fu ampliato e trasformato in forme eclettiche da Ferdinando Bernasconi[137];
- al n. 7 l'ex Scuola cantonale di commercio (ora scuola media)[138], fu edificata negli anni 1894-1895 dall'imprenditore edile Emilio Donati; la costruzione originariamente a ferro di cavallo fu chiusa da un'ala negli anni 1900-1910 e presenta una facciata neorinascimentale; subì trasformazioni nel 1923; nell'aula magna: dipinto murale raffigurante Le attività umane di Giuseppe Bolzani, del 1952;
- al n. 25 la Scuola di arti e mestieri reca in facciata i due mosaici di Alberto Salvioni del 1953;
- al n. 30a il Palazzo Franscini, edificato negli anni 1995-1997 da Luca Ortelli; il complesso ospita istituti di cultura e di ricerca del Canton Ticino e si articola in un volume principale con corte centrale coperta e due corpi allungati uniti da una volta d'ingresso. Kust am Bau: all'esterno intervento sulla scalinata di François Duplain e Yves Tauvel; nella corte interna: Eclissi II, opera murale di Mariapia Borgnini e Daniele Gabarino.
- In via Gaggini al n. 3 Edificio amministrativo Swisscom, realizzato da Mario Botta negli anni 1988-1999, si presenta come un quadrilatero con una grande corte circolare aperta verso nord e con le sue vaste proporzioni domina il tessuto edilizio minuto del quartiere periferico.
- In via Salvioni al n. 1 Villa, una costruzione in stile regionale ticinese con murastura in granito a vista, tetto a falde e pergola in legno con montanti in granito, realizzata da Enea Tallone per Germano ed Elisa Bonetti-Bonzanigo negli anni 1930-1931;
- al n. 14 l'ex Fabbrica di prodotti chimici (ora edificio amministrativo), edificata nel ü1912 da Enea Tallone per i fratelli Giovanni Battista e Cornelio Bonetti, presenta una pianta ad U e un cortile coperto da una struttura in ferro.
- In via Emilio Motta n. 5 la Villa Bonetti[139], sontuosa residenza eretta dall'architetto Enea Tallone per Giovanni Battista Bonetti nel 1913, all'interno di un parco con folta e variata vegetazione, accessibile da un imponente cancello. Caratterizzato da una volumetria mossa da scale esterne, logge, balcone e veranda, l'edificio turrito con tetto a falde fortemente aggettanti presenta una muratura policroma in mattoni con motivi ornamentali color verde ed articolazioni in granito.
- In via Jauch al n. 1 la Banca popolare Ticinese (ora Banca Raiffeisen)[140] è un edificio in granito locale ispirato nelle forme allo Heimatstil d'oltralpe, realizzato a Arnold Huber nel biennio 1904-1905; le vetrate liberty sono di Gaetano Ponzio e Giuseppe Schwarz.
Zona a nord del centro storico
La Piazza del sole un tempo era destinata a parcheggio (fino al Novecento inoltrato vi sorgeva un piccolo quartiere) è stata ridisegnata da Livio Vacchini negli anni 1981-1998, quale grande quadrato in cui sono incastonate lastre di granito marcato agli angoli da massicci corpi d'accesso all'autosilo sottostante e marcato ai piedi della rupe di Castelgrande da una fila di lastre trapezoidali verticali a pettine.
- In piazza Rinaldo Simen, il Monumento a Rinaldo Simen è tra i monumenti più importanti del Novecento ticinese per qualità artistica e originalità iconografica, realizzato da Giuseppe Foglia negli anni 1921-1923, presenta una struttura in granito con al centro la testa di bronzo dell'uomo politico e ai due lati due bassorilievi raffiguranti un contadino e una contadina intenti alla semina;
- al n. 7 l'Edificio residenziale e commerciale con forme attuali riconducibili alla radicale trasformazione attuata da Maurizio Conti nel 1907; opulente decorazioni pittoriche neobarocche di Emanuele Riva del 1908 (ridipinte).
- In via Pellandini al n. 1 Casa plurifamiliare, una palazzina ispirata allo stile dei palazzi comunali del Trecento, progettata nel 1925 da Adolfo Brunel per suo fratello Antonio, fotografo. Sopra l'ingresso: lunetta con bassorilievo raffigurante un'allegoria della fotografia, forse di Pietro Bianchi.
Il viale Stazione tracciato negli anni 1873-1875 da Giovanni Ferri, richiese l'abbattimento di un tratto di mura borghigiane; collega la stazione con piazza Collegiata;
- ai nn. 2-6 il palazzo residenziale e commerciale con parte centrale coronata da frontone, è un edificio imponente tardoneoclassico sorto negli anni 1876-1877 su commissione di un gruppo azionario; negli anni 1883-1908 fu trasformato nell'Hotel Schweizerhof et de la Poste;
- al n. 11 il Palazzo residenziale e commerciale realizzato da Adolfo Brunel e Giuseppe Bordonzotti nel 1910 in seguito ad un concorso indetto dal commerciante Giovanni Odoni nel 1908, è un interessante esempio di architettura eclettica da boulevard metropolitano con torre angolare coronata da una cupola;
- al n. 15 il Palazzo postale (edificio amministrativo della Posta) è un imponente palazzo tardostoricistico edificato da Arnoldo Brenni negli anni 1924-1927;
- ai nn. 21-25 Complesso residenziale e commerciale, formato di due palazzi collegati da un arco rampante che reca il nome del proprietario, il commerciante Dionigi Resinelli e la data del 1910. Autori dell'edificio eclettico in cemento armato con ricco apparato decorativo in stile liberty sono Paolo Zanini e Secondo Antognini;
- al n. 24 la Posta centrale, realizzata da Angelo Bianchi, Aurelio Galfetti e Renzo Molina negli anni 1977-1985, previa demolizione di Villa Messico. Il vasto complesso su pianta a H e facciate rivestite in marmo si articola in un settore aperto al pubblico con il monumentale e arioso atrio degli sportelli concluso da un a copertura a botte (parzialmente trasformata), un corpo con locali amministrativi e di smistamento e un terzo settore destinato alla distribuzione ferroviaria. Nel piazzale: fontana mobile in granito e acciaio del 1985, opera di Pierino Selmoni (nato nel 1927) di Chiasso;
- al n. 26 il palazzo Ginevrina (ora Banca Popolare di Sondrio)[141] è un edificio realizzato da Enea Tallone e Sivio Soldati per la compagnia assicurativa "Ginevrina" negli anni 1920-1923, presenta facciate rivestite di granito e articolate da lesene ioniche;
- al n. 31 la Casa del popolo, sorta nel 1908 su progetto di Ettore Rusconi per Maria de Agostini quale Gran Bazar de Agostini; l'edificio fu poi adibito ad albergo e dal 1911 a Casa del Popolo, fu ampliato negli anni 1929-1930 e ristrutturato. In facciata le lesene sono concluse da teste femminili liberty;
- al n. 35 l'Albergo Internazionale, è un imponente edificio progettato da Giovanni Gualzata per i fratelli Antognini, inaugurato nel 1909.
- Sul piazzale Stazione la Stazione FFS è un edificio progettato da Adolf Göller e realizzato negli anni 1874-1876 dal suo successore Gustav Mossdorf; subí diversi ampliamenti successivi; la statua dell'Elvezia fu realizzata da Remo Rossi nel 1943 quale monumento dedicato al consigliere federale Giuseppe Motta[142] da erigersi a Berna, dove non fu mai collocata, perciò venne collocata di fronte alla stazione nel 1957.
Quartiere del Portone
Rione compatto a nord della collina di Castelgrande costituito perlopiù da villini e case plurifamigliari (in parte conservati), serviti dalla rete viaria tracciata negli anni 1900-1905;
- in viale Portone al n. 4 l'Edificio della Società Impresari Costruttori è un sobrio parallelepipedo con due facciate ritmate dalla struttura delle solette e dei tamponamenti vetrati; opera di Augusto Jäggli del 1964, risanato a cura di Franco e Paolo Moro nel 2003;
- al n. 8 l'ex Fabbrica di carrozze Cesare Del Biaggio, progettata da Maurizio Conti nel 1904, si compone di un corpo aggiunto nel 1909; al pianterreno aperture profilate in laterizio; il complesso costituisce un buon esempio di architettura industriale d'inizio Novecento.
- In via Mirasole n. 4la Casa Al Portone è un'abitazione plurifamigliare su pianta a H realizzata da Aurelio Galfetti negli anni 1984-1985;
- al n. 20 il Bagno Pubblico, tra le più importanti realizzazioni architettoniche ticinesi del secondo dopoguerra, è un'infrastruttura sportiva edificata negli anni 1967-1970 da Aurelio Galfetti, Flora Ruchat Roncati e Ivo Trümpy; una lunga passerella collega la città con l'argine del fiume Ticino e funge da asse generatore delle attrezzature e da percorso pedonale, consentendo l'accesso a spogliatoi, cabine e servizi, collocati a livello intermedio, e quindi alle piscine, disposte in un grande prato verde.
In via Vela si allineano notevoli abitazioni degli anni 1920-1930, in parte ornate di decorazioni pittoriche;
- al n. 3 il Villino, abitazione progettata ad uso proprio da Alfredo Nodari nel 1930 e costruita dall'impresa di suo padre Guglielmo, che realizzò diverse case nel quartiere; il volume cubico articolato a lesene, presenta finestre incorniciate da ornamenti in cemento, decorazioni pittoriche in stile liberty e la recinzione del giardino con bassorilievo raffigurante putti e ghirlande;
- al n. 6 il Palazzo Fabrizia (ora Istituto di ricerca biomedica), realizzato da Luigi Snozzi e Livio Vacchini negli anni 1963-1965, l'edificio è definito da una struttura in acciaio, vetrata, con gli spazi organizzati intorno ad una corte interna percorsa da ballatoi;
- al n. 19 il Villino, reca una notevole fascia sottogronda con motivi floreali dipinti e la decorazione a graffito degli anni 1920-1930.
In via Lavizzari n. 1 il Grottino ticinese, progettato nel 1927 da Enea Tallone in occasione del Tiro federale del 1929, l'edificio in granito a vista mostra elementi tipici dell'architettura rurale come il tetto a capanna, le scale esterne, i camini, i soffitti rustici; servì da modello per lo stile regionale ticinese;
- al n. 28 la Scuola media (ex ginnasio)[143], innovativo centro scolastico di Alberto Camenzind degli anni 1956-1958, si sviluppa organicamente in senso longitudinale con spazi diversificati coperti da tetti a falde e illuminati da finestre a nastro e lucernari; rimaneggiato.
- In via Vincenzo D'Alberti al n. 2 le Abitazioni Bianco e Nero, costruite negli anni 1986-1987 da Aurelio Galfetti; le due case plurifamigliari riprendono la volumetria delle costruzioni circostanti, adottando forme e materiali attuali: grandi aperture, tetti a terrazza e facciate in calcestruzzo armato a vista rigate da intagli in pietra;
- al n. 7 i Magazzini comunali degli anni 1900-1905 presentano facciate ornate con raffinati ed elaborati motivi ornamentali a graffito con sfondi policromi.
- In via Campo Marzio si conservano villini del primo Novecento con pregevoli decorazioni pittoriche;
- al n. 3 la Villa è una costruzione eclettica con risalto turrito centrale, edificata per il macellaio Francesco Carmine nel 1908.
Il quartiere di San Giovanni
Prima zona d'espansione urbana sviluppatasi nel tardo XIX secolo fra l'omonima chiesa, la stazione e l'area delle officine FFS, costituita principalmente da villette e palazzine con giardini cintati;
- in via Guisan n. 7 le Scuole elementari Nord[144], una costruzione classicheggiante realizzata da Maurizio Conti in seguito ad un concorso indetto nel 1906; più volte ampliata.
- In piazzale Antognini il Monumento ai ferrovieri periti nello scontro ferroviario avvenuto nella sottostazione di San Paolo ad Arbedo nel 1924; altorilievo in bronzo di Giuseppe Chiattone degli anni 1926-1927.
- In via Cancelliere Molo al n. 11 la Ca' da sass realizzata nel 1928 da Enea Tallone per il banchiere Adolfo Rossi; la villa con muratura in granito si ispira all'architettura rurale.
- In via Di Sacco ai nn. 7-9 i Villini progettati nel 1909 da Emilio Kronauer, impiegato alle Officine FFS presentano una combinazione di Heimatstil, liberty ed elementi dell'architettura industriale;
- al n. 11 la Palazzina, una costruzione in cemento armato progettata nel 1909 da Maurizio Conti per Secondo Antognini, presenta elementi architettonici liberty e un 'interessante fascia sottogronda dipinta imitando un rivestimento in maiolica con motivi floreali (rifatta).
- Viale Officina tracciato nel 1884 qui sorsero inizialmente le case per gli impiegati elle ferrovie, in parte sostituite da nuove costruzioni;
- al n. 5 l'e Scuola per bambini di lingua tedesca (ora Scuola cantonale per cure infermieristiche), figli degli impiegati della Ferrovia del Gottardo, costruita nel 1885 su progetto di Fritz Frei in forme classicheggianti, poi rialzata; dal 1931 fu destinata a scuole diverse;
- al n. 18 le Officine principali delle FFS, edificate negli anni 1886-1890 dallo studio d'ingegneria Imfeld di Zurigo, furono ampliate a più riprese fino ad occupare una vasta area a nord del quartiere di San Giovanni; degno di nota è l'imponente edificio per il montaggio delle locomotive, del 1919.
Bellinzona nord
- In via San Gottardo al n. 64 la Casa plutifamiliare, eretta da Roberto Bianconi e Walter Ruprecht negli anni 1971-1972; al parallelepipedo del volume principale sono stati «aggiunti» la pensilina, il corpo scale cilindrico a nord e il corpo semicilindrico delle terrazze a sud progettati come elementi autonomi con proprio valore formale; Interessante anche la distribuzione degli spazi nei tre appartamenti dove un muro in diagonale divide le zone giorno e notte.
- In via Giuseppe Motta al n. 1 la Palestra della sezione locale della Società federale di ginnastica, progettata da Emilio Forni nel 1921, presenta un corpo centrale illuminato da ampi finestroni e due ali laterali.
- Lo Stadio comunale realizzato negli anni 1946-1947 da Hans Beyeler e Raffaello Tallone con tribune in cemento armato;
- ai nn. 6-24, Rettifilo di cinque coppie di case unifamiliari con giardini, edificate per gli impiegati delle FFS negli anni 1920-1925.
- In via Motto d'Arbino al n. 9 la Casa unifamigliare, costruita da Franco Ponti e Peppo Brivio per il fratello di Franco negli anni 1950-1953 presenta l'organizzazione degli spazi determinata da una lastra verticale in muratura di pietra che attravera tutto l'edificio e incrocia la lastra orizzontale del tetto.
- In via Brunari il Centro tennistico, prima tappa di un nuovo centro sportivo pensato in relazione al bagno pubblico l'infrastruttura sportiva, edificata nel 1985 da Aurelio Galfetti, è contraddistinta dalla lunga «parete praticabile» contenente i ristorante, i locali tecnici, gli spogliatoi e le docce; una cinta di alberi delimita l'area con gli otto campi da tennis.
- In via Vallone ai nn. 17-25 le Case d'appartamenti realizzate da Roberto Bianconi e da Walter Ruprecht nel 1972, si qualificano per l'organizzazione egli spazi negli appartamenti e per le facciate; quella a nord con finestre a nastro, quella a sud ritmata dai volumi in aggetto dei balconi.
Carasso
- In via Birreria l'ex birreria Bonzanigo_Jauch (ora depositi comunali ecentro di raccolta rifiuti), fondata nel 1878 da Giovanni Bonzanigo e suo figlio Giovanni Bonzanigo-Jauch, più volte ampliata, il corpo principale, con articolazioni di granito e laterizi del 1900, è stato parzialmente demolito. Ancora intatta è la casa padronale situata a monte della strada.
- In via Galbisio al n. 23 la Casa Patriziale, un parallelepipedo disposto ortogonalmente alla strada, edificato negli anni 1968-1970 da Luigi Snozzi e Livio Vacchini; a pianterreno si trova la sala multiuso, vetrata sui quattro lati, ai piani superiori 12 appartamenti impostati su pianta libera, con il nucleo centrale bagno-cucina e pareti metalliche smontabili. Nel corso dei lavori di costruzione sono stati rinvenuti i resti di un'abitazione d'epoca altomedievale del VIII secolo.
Daro
- In Salita Mariotti al n. 2 la Villa Mariotti (Ora Casa di riposo per anziani delle suore agostiniane di Poschiavo), residenza signorile con torre angolare ed elementi neorinascimentali dell'inizio del XX secolo.
- In via Artore al n. 6 la Villa è una costruzione in stile regionale ticinese con elementi ispirati al vicino castello di Montebello; sulla facciata ovest affresco raffigurante la Madonna di Augusto Sartori[145] (1880-1957).
Ravecchia
- In via Federico Pedotti al n. 1 la Villa plurifamiliare è una costruzione eclettica realizzata nel 1905 da Maurizio Conti che vi sistemò la propria abitazione e lo studio d'architettura;
- al n. 6 la Villa Gloria, residenza dalla volumetria mossa, edificata su progetto di Ettore Rusconi nel 1906, ha notevoli decorazioni in cemento, motivi floreali dipinti e ringhiere liberty;
- al n. 9 la Villa dei Cedri[146], sorta nel 1860 circa fu acquistata nel 1906 dall'imprenditore Dionigi Resinelli; alla costruzione tardoneoclassica nel 1930 circa fu aggiunto un corpo a nord con loggia in stile palladiano e torretta belvedere su incarico di A. Stoffel; circondata da un vasto parco, dal 1985 ospita il Museo d'arte della città di Bellinzona.
- In via San Biagio, al margine sud del sagrato della chiesa di San Biagio, spicca la volumetria del Palazzo Casagrande[147].
- Accanto alla linea ferroviaria stanno quattro colonne e capitelli del primo convento degli Agostiniani[148], [149], [150], [151]; le colonne della metà del XV secolo appartenevano forse al chiostro dell'antico convento degli Agostiniani distrutto dal torrente Dragonato nel 1768. Il complesso sorgeva nell'area dell'antico ospedale di San Giovanni attestato nel 1387 e comprendeva la chiesa dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista sorta negli anni 1420-1440. Negli anni '60 e '70 del XVIII secolo furono eretti il nuovo convento e la chiesa attigua (ora in via Guisan).
- In via Ravecchia la Villa Losanna[152] residenza signorile in stile barocco francese edificata all'interno di un parco per l'avvocato luigi colombi Hofer nel 1900 circa;
- In via Caratti/via Maggini/via Bruni, gruppo di tre case realizzato da Peppo Brivio e Franco Ponti nel 1950 e costituito da una casa unifamiliare e due case plurifamiliari.
- In via Ospedale al n. 3 la Casa unifamiliare, edificio costruito da Paolo Mariotta nel 1937 circa fonde le istanze della modernità con elementi dell'architettura regionale e della casa mediterranea;
- al n. 4 l'Istituto von Mentlen fondato nel 1911 da Valeria von Mentlen in piazza Indipendenza come istituto per bambini, si trasferí poi nella nuova sede realizzata da Maurizio Conti in forme classicheggianti nel biennio 1926-1927, poi rinnovato;
- al n. 10 Villa Elia edificata su progetto del capomastro Giuseppe Weith ad uso proprio nel 1907. Notevole soprattutto l'originale decorazione pittorica e a graffito neorinascimentale, eseguita su disegno dello stesso Weith che concepí numerose altre decorazioni di edifici bellinzonesi, in gran parte rifatte. Pregevole meridiana arricchita da dodici segni zodiacali e inserita in una cornice architettonica.
- L'Ospedale San Giovanni[153] è un volume allungato con struttura in cemento armato e facciata sud-ovest percorsa da balconi sovrapposti, realizzato da Augusto Jàggli e bruno Brunoni nel 1940. Più volte ampliato e trasformato, in parte dallo stesso Jàggli; le ultime aggiunte sono di Claudio Pellegrini (nato nel 1938).
- In via Sasso Corbaro al n. 5 la "Casa Rotalinti" costruita nel biennio 1960-1961 da Aurelio Galfetti, la residenza unifamigliare è accessibile dall'alto, a livello della strada mediante una passerella che collega l'autorimessa al corpo principale; il parallelepipedo rigorosamente geometrico in calcestruzzo a vista rivela il recupero storico della poetica di Le Corbusier, segnando una svolta nel panorama architettonico ticinese del periodo.
Architettura militare
I castelli con le mura cittadine[154] e l'imponente murata[155] che sbarrava l'intera valle del fiume Ticino, formavano un sistema difensivo difficilmente espugnabile. Dal 2000 fa parte del patrimonio mondiale dell'UNESCO. Questa importanza strategica venne meno dopo la conquista dei Confederati. Il complesso, le cui origini risalgono a un nucleo tardoantico (IV secolo) situato sul dosso di Castelgrande, è sostanzialmente il risultato dell'attività edilizia promossa dai duchi di Milano nel XV secolo. nel corso degli importanti lavori di ristrutturazione attuati dagli Sforza intorno agli anni 1475-1480, le mura cittadine, consistenti in due linee separate nord e sud, furono sopraelevate e munite di caditoie e di merli ghibellini. Tali ampliamenti, che interessarono anche Castelgrande e il castello di Montebello, furono diretti da diversi architetti ed ingegneri militari, tra cui Benedetto Ferrini da Firenze, Francesco da Mantova, Matteo da Como, Gabriele Ghiringhelli e Giorgio da Carona.
Negli anni 1487-1489 fu ricostruita anche la murata eretta forse dai Visconti dopo la Battaglia di Arbedo nel 1422. Del lungo muro di sbarramento, ripristinato e dotato i una passerella in viale Portone negli anni 1974-1992, rimangono due tratti merlati che racchiudono un camminamento con copertura a volta, due torri e un corpo quadrangolare collegato con Castelgrande. Verso il 1900 i castelli, le mura cittadine e la murata versavano in serie condizioni di degrado. All'inizio el XX secolo e soprattutto nel periodo 1920-1950 furono intrapresi lavori di consolidamento e ricostruzione[156].
- Il "Castelgrande", detto anche castello vecchio dal XIV-V secolo, castello d'Uri dal 1506, castello di San Michele dal 1818 (ora Museo Storico-archeologico)[157]. Nel museo civico sono conservati l'ara romana[158] rinvenuta a Carasso[159], il capitello con lo stemma dei Porta[160], l'insegna dell'antico albergo della Cervia[161], il dipinto murale con Sant'Anna che allatta Maria Bambina[162], gli statuti manoscritti della confraternita di Santa Maria[163].
- Il "Castello di Montebello", detto anche castello piccolo, nuovo o di mezzo nei secoli XIV e XV, castello di Svitto dal 1506, castello di San Martino dal 1818, (ora Museo archeologico).
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- Il "Castello di Sasso Corbaro", detto anche castello di Cima, castello di Unterwalden dal 1506, castello di Santa Barbara dal 1818, è un compatto fortilizio situato su uno sperone roccioso a sud-est della città, nel punto più alto del rilievo roccioso su cui sorgono le fortificazioni bellinzonesi.
- La porta nella torre d'angolo di Piazza Indipendenza fu aperta nel 1925; sopra vi fu murato uno stemma in marmo dei Visconti del XV secolo; la porzione di murata adiacente fu recuperata e ricostruita a cura di Giuseppe Weith nel 1939 dopo l'incendio che distrusse il vecchio palazzo delle dogane nel 1935. il Monumento ai militi è addossato alla cinta muraria: l'altorilievo centrale fu realizzato nel 1920 da Apollonio Pessina quale monumento ai caduti della prima guerra mondiale e collocato in Piazza Governo; nel 1948 fu trasformato dallo scultore in un trittico dedicato ai caduti delle due guerre mondiali e trasferito nell'attuale collocazione.
Altro
- Il Palazzo del governo cantonale conserva un olio su tela raffigurante un Suonatore di viola da gamba di Pier Francesco Mola.
Amministrazione comunale
Il patriziato
Il comune patriziale[164] comprende tutte le famiglie anticamente originarie del luogo che amministrano i beni indivisi della comunità quali i boschi, i pascoli, i monti, gli alpi[165] e sono responsabili per la manutenzione dei manufatti, delle strade, dei ponti, dei sentieri, delle sorgenti, degli acquedotti e delle fontane.
Dalla seconda metà del secolo XX vi possono far parte anche i figli di una patrizia sposata con un non patrizio e le mogli patrizie sposate con un non patrizio[166].
Ufficio patriziale:
- Presidente: Bruna Borsa
- Vicepresidente: Luisetta Bonzanigo
- Membri: Barbara Tatti-Bellotti, Franco Ghiringhelli e Graziano Lavizzari
- Supplenti: Silvano Tognacca, Riccardo Schlee
- Segretario contabile: Carlo Chicherio
Patriziato di Ravecchia
La frazione comunale è sede del locale patriziato.
Patriziato di Daro
La frazione comunale è sede del locale patriziato[167].
Ufficio patriziale 2009/2013:
- Presidente: Felice Zanetti
- Segretario: Ian Rossi-Pedruzzi[168].
Sport
- La squadra di pallavolo femminile milita nella serie A nazionale
- La squadra di Calcio - l'AC Bellinzona - milita nel campionato di Super League (Serie A Svizzera).
- La squadra di Rugby, Rugby Club Ticino
- La squadra di Ciclismo, il Velo Club Bellinzona
- La Società di Nuoto, www.snbellinzona.ch
- La società di Ginnastica Federale [5]
- Il Gruppo Atletico Bellinzona [6]
- La società di Hockey su ghiaccio milita nella 1.Lega Svizzera (Serie C) [7]
- La società di Pallacanestro femminile milita nel campionato di serie B nazionale [8]
- La società di Tiro con l'Arco (ARBE, ARcieri del BEllinzonese) [9]
- La società di Tennis, il Tennis Club Bellinzona (www.tcbellinzona.ch)
- La società di Unihockey, Ticino Unihockey Bellinzona (www.tiuh.ch)
Note
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- ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore
<ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatoreDSS|I3319|Ravecchia - ^ La Regione, in Dizionario storico della Svizzera.
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- ^ Casa Magoria: camino con stemma dei Magoria-Molo - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa in via Magoria: colonne e due capitelli - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Rossa: capitello con stemma dei Pusterla - Inventario dei beni culturali
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- ^ Casa con portico - Inventario dei beni culturali
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- ^ Antico albergo dell'Angelo: balcone - Inventario dei beni culturali
- ^ Domingo Saporiti
- ^ Casa Salvioni: capitello con stemma dei Rusca - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Salvioni: soffitto con stemma dei Rusca, Pusterla e Muggiasca - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Cusa: capitello con lo stemma dei Cusa - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Borsa: portico - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Muggiasca: colonna - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Muggiasca: capitello - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Muggiasca: capitello - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Muggiasca: capitello - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Muggiasca: capitello con stemma - Inventario dei beni culturali
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- ^ Casa borghese. balcone - Inventario dei beni culturali
- ^ Casa Sacchi - Inventario dei beni culturali
- ^ Palazzo Sacchi - Inventario dei beni culturali
- ^ Il palazzo Grassi & Co - Inventario dei beni culturali
- ^ Villa Stoffel (ex Curti) - Inventario dei beni culturali
- ^ Le Scuole Sud - Inventario dei beni culturali
- ^ Villino ex Bobbià - Inventario dei beni culturali
- ^ Domingo Saporiti
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- ^ Ex Convento degli Agostiniani: colonna - Inventario dei beni culturali
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Voci correlate
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