Italia
Italia | |
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Dati amministrativi | |
Nome completo | Repubblica italiana |
Nome ufficiale | Repubblica italiana |
Lingue ufficiali | italiano (bilinguismo a livello regionale o locale) |
Altre lingue | varie, vedi lista |
Capitale | Roma |
Politica | |
Forma di governo | Repubblica parlamentare |
Presidenti della Repubblica Italiana | Giorgio Napolitano |
Presidenti del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana | Silvio Berlusconi |
Proclamazione | Unità d'Italia: 17 marzo 1861[1] |
Ingresso nell'ONU | 14 dicembre 1955 |
Ingresso nell'UE | 25 marzo 1957 (membro fondatore) |
Superficie | |
Totale | 301.336 km² (69º) |
% delle acque | 2,4% |
Popolazione | |
Totale | 60.702.570 ab. (30-04-2011) (23º) |
Densità | 201,44 ab./km² (39º) |
Nome degli abitanti | italiani |
Geografia | |
Continente | Europa |
Fuso orario | UTC+1 (CET) UTC+2 (CEST) in ora legale |
Economia | |
Valuta | Euro[2] |
PIL (nominale) | 1,814,557 milioni di $ (2008) (10º) |
PIL pro capite (nominale) | 30,581 $ (2008) (28º) |
ISU (2010) | 0,854 (molto alto) (23º) |
Varie | |
Codici ISO 3166 | IT, ITA, 380 |
TLD | .it, .eu |
Prefisso tel. | +39[3] |
Sigla autom. | I |
Lato di guida | Destra (↓↑) |
Inno nazionale | Il Canto degli Italiani |
Festa nazionale | 2 giugno |
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L'Italia ([1] è una repubblica parlamentare situata nell'Europa Meridionale, con una popolazione di 60,7 milioni di abitanti e capitale Roma. Delimitata dall'arco alpino confina a nord, da ovest ad est, con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia; il resto del territorio, circondato dai mari Tirreno, Ionio ed Adriatico, si protende nel mar Mediterraneo, occupando la penisola italiana e numerose isole (le maggiori sono Sicilia e Sardegna), per un totale di 301.336 km².[2]
), ufficialmente Repubblica italiana,Roma, capitale dell'impero romano, è stata per secoli il centro politico e culturale della civiltà occidentale. Dopo il declino dell'impero romano, durante il Medioevo l'Italia fu soggetta ad invasioni e dominazioni di popolazioni straniere, come gli Ostrogoti, i Longobardi ed i Normanni. Nel XV secolo, con la diffusione del Rinascimento, tornò ad essere il centro culturale del mondo occidentale. Dal XVII secolo, divisa in vari stati, fu dominata da spagnoli, francesi e austriaci. Durante il Risorgimento combatté per l'indipendenza e per l'unità finché nel 1861 fu proclamato il Regno d'Italia che cessò di esistere nel 1946, dopo il ventennio fascista e la sconfitta nella seconda guerra mondiale quando, a seguito di un referendum istituzionale, lo Stato italiano divenne una repubblica.
L'Italia, settima potenza economica mondiale, è un paese con un alto standard di vita. È membro fondatore dell'Unione europea, della NATO, del Consiglio d'Europa e dell'OCSE, aderisce all'ONU e al trattato di Schengen. È inoltre membro del G7, G8 e G20, partecipa al progetto di condivisione nucleare della NATO, è una delle potenze regionali europee e si colloca in nona posizione nel mondo per le spese militari. L'Italia vanta il maggior numero di siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO[3] ed è il quinto paese più visitato del mondo; nel 2010 l'indice di sviluppo umano, 0,854, è molto alto e la speranza di vita è di 81,4 anni.[4]
Etimologia di "Italia"
Il nome proprio "Italia" nasce come toponimo. La sua origine, oggetto di studi sia da parte di linguisti che di storici, è controversa. Non sempre, tuttavia, sono suggerite etimologie in senso stretto, bensì ipotesi che poggiano su considerazioni estranee alla specifica ricostruzione linguistica del nome oppure che sono riferite a tradizioni non dimostrate (come l'esistenza del re Italo) o poco verosimili (come la correlazione del nome con la vite).
Storia
Preistoria
Il popolamento del territorio italiano risale alla preistoria, epoca di cui sono state ritrovate importanti testimonianze archeologiche. L'Italia è stata abitata a partire dal paleolitico, periodo di cui conserva numerosi siti archeologici come la grotta dell'Addaura, i Balzi rossi, Monte Poggiolo, il ponte di Veja, la Grotta Guattari, Gravina in Puglia, Altamura e Ceprano.[5] Numerosi ritrovamenti documentano anche il periodo neolitico, l'età del bronzo (Val Camonica, cultura dei castellieri, cultura appenninica, cultura protovillanoviana, cultura delle terramare nella pianura padana) e l'età del ferro durante la quale alcune popolazioni raggiungono un discreto livello culturale e artistico, come la civiltà villanoviana o la civiltà nuragica.
Prime popolazioni
Le informazioni sugli abitanti dell'Italia in epoca preromana sono, in taluni casi, incomplete e soggette ad un controllo continuo. Popolazioni di ceppo indoeuropeo, trasferitesi in Italia dall'Europa Orientale e Centrale in varie ondate migratorie (veneti, umbro-sabelli, latini, ecc.), si sovrappongono ad etnie pre-indoeuropee già presenti nel territorio, assorbendole, o stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse.
Nell'Italia settentrionale, accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), vi sono i Liguri (originariamente non indoeuropei poi fusisi con i Celti), mentre nell'Italia nord-orientale vivono i Paleoveneti, di probabile origine illirica o, secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore.[6][7]
Nell'Italia più propriamente peninsulare, accanto agli Etruschi convivono popoli di origine indoeuropea definiti italici, fra cui Umbri, Latini, Sabini, Falisci, Volsci, Equi, Piceni, Sanniti, Apuli, Messapi, Lucani, Bruzi e Siculi. Altri popoli non indoeuropei, autoctoni, erano presenti in Sicilia (Elimi e Sicani) ed in Sardegna, abitata fin dal II millennio a.C. dai Sardi, forse identificabili col misterioso popolo degli Shardana.[8]
Colonizzazione fenicia e greca
I primi colonizzatori stranieri sono i Fenici che fondano inizialmente vari empori sulle coste della Sicilia e della Sardegna; alcuni di questi diventano in breve piccoli centri urbani e si sviluppano parallelamente alle colonie greche, tra i principali centri vi sono le città di Mozia, Palermo e Solunto in Sicilia e Nora, Sulki e Tharros in Sardegna.[9]
Tra l'VIII ed il VII secolo a.C., coloni provenienti dalla Grecia si stabiliscono sulle coste del sud Italia e della Sicilia. Le prime componenti sono ioniche e peloponnesiache: i Focesi fondano Elea, gli Eubei e i Rodensi fondano Cuma, Reggio Calabria, Napoli, Naxos e Messina, i Corinzi Siracusa (i siracusani quindi fonderanno Adria ed Ankon, l'antica Ancona), i Megaresi Leontinoi, gli Spartani Taranto, mentre i coloni provenienti dall'Acaia fondano Sibari (alcuni esuli sibariti fonderanno Paestum) e Crotone. Altre colonie importanti sono Metaponto, fondata anch'essa da coloni Achei, Heraclea e Locri Epizefiri.
La colonizzazione greca pone a contatto i popoli italici con forme di governo democratiche caratterizzate da forti responsabilizzazioni del cittadino, e con espressioni artistiche e culturali elevate.[10]
L'età romana
La regione geografica italiana viene unita politicamente per la prima volta con la Repubblica romana (509-27 a.C.), ma il carattere imperiale delle conquiste effettuate nei secoli seguenti da Roma snatura il carattere nazionale che questa regione stava acquisendo sul finire del I secolo a.C.[11]
Giunta all'apice dello sviluppo politico, economico e sociale, Roma imperiale, con la sua organizzazione socio-politica, lascia un segno indelebile nella storia dell'umanità. In tutti i territori dell'impero, i romani costruiscono città, strade, ponti, acquedotti e fortificazioni, esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo integrando le popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per secoli, ancora dopo la fine dell'impero, queste genti continueranno a definirsi romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta in epoca repubblicana ed infine sviluppatasi in età imperiale, è alla base dell'attuale civiltà occidentale.
L'Impero romano d'Occidente cade nel 476 quando Odoacre, ultimo di una schiera di condottieri germanici che nel periodo di decadenza dell'Impero romano d'Occidente avevano condotto le proprie orde in territorio italico, depone l'ultimo imperatore d'Occidente, Romolo Augusto.[12]
Il Medioevo
Odoacre governa l'Italia fino al 493, quando viene deposto e ucciso, dopo una guerra di cinque anni, dagli Ostrogoti di Teodorico. Inizia allora il regno ostrogoto, un dominio che rappresenta un periodo di pace e stabilità e che s'interrompe nel 535 quando il territorio italiano diventa teatro della guerra gotica, che vede l'imperatore d'Oriente Giustiniano I contrapporsi al regno ostrogoto. Nel 553, dopo quasi un ventennio, l'impero bizantino riesce a sconfiggere gli Ostrogoti e ad annettere l'Italia. Il conflitto devasta l'intero territorio, portando ad una grave crisi demografica, economica, politica e sociale.[13] Centro del potere bizantino in Italia diviene Ravenna. Gli anni della dominazione bizantina vedono l'aggravarsi delle condizioni di vita dei contadini a causa della forte pressione fiscale e di una terribile pestilenza che spopola ulteriormente il territorio tra il 559 e il 562. L'Italia, indebolita e impoverita, non ha la forza di opporsi a una nuova invasione germanica, quella dei Longobardi capeggiati da Alboino.
Tra il 568 e il 569 la penisola perde l'unità politica: i Longobardi, entrando dal Friuli, conquistano gran parte dell'Italia centro-settentrionale, chiamata Langobardia Maior, e poi dell'Italia meridionale, la Langobardia Minor.[14] La Langobardia Maior, con capitale Pavia, cade dopo circa due secoli, a seguito della sconfitta subita ad opera di Carlo Magno nel 774,[14] quella Minor sopravvive fino all'XI secolo, quando viene conquistata dai Normanni. I successivi tentativi di costituire un Regno d'Italia autonomo dal Sacro Romano Impero, ad opera in particolare di Berengario del Friuli e di Arduino d'Ivrea,[15] non hanno successo.
I primi secoli dopo il Mille vedono l'affermarsi delle repubbliche marinare (le più note sono Amalfi, Genova, Pisa e Venezia), e poi dei liberi comuni medievali, spesso in conflitto tra loro ma accomunati dal ricordo dell'antica grandezza romana, perpetuata idealmente da quella cristiana, nonché da un forte desiderio di autonomia, che li porterà a schierarsi, nella contesa tra Papato e Impero, in due opposte fazioni, rispettivamente Guelfi e Ghibellini.[16]
La vittoria nella battaglia di Legnano ad opera della Lega Lombarda contro l'imperatore Federico Barbarossa (1176), e la rivolta dei Vespri siciliani contro il tentativo del fratello del re di Francia Carlo I d'Angiò di assoggettare la Sicilia (1282), saranno assunte dalla retorica romantica ottocentesca come i simboli del primo ridestarsi di una coscienza di patria.[17] Questi sono i segnali di un cambiamento che, consolidandosi e accompagnato dal risveglio religioso che si ha nel Duecento con Gioacchino da Fiore e Francesco d'Assisi, portano al Rinascimento.[18]
Con l'uscita di scena degli imperatori di Germania, il fervore della civiltà comunale raggiunge infine il suo apogeo economico, spirituale, artistico, alimentato dagli ideali di numerosi poeti, tra cui Dante Alighieri, e dall'esigenza, fatta propria da Cola di Rienzo, della rinascita dell'unità d'Italia.[19]
L'età moderna
Diversi fattori impediscono tuttavia la nascita di uno Stato unitario come sta avvenendo nel resto d'Europa: oltre alla suddivisione in tanti piccoli Comuni, che lentamente si tramutano in Signorie, c'è anche il timore del Papato di veder sorgere una potenza statale in grado di compromettere la sua autonomia. Per questo ed altri motivi i capi politici italiani devono supplire con l'intelligenza strategica alla superiorità di forze degli stati nazionali europei. Un esempio è Cosimo de' Medici, detto perciò "Padre della Patria", e considerato uno dei principali artefici del Rinascimento fiorentino: la sua politica estera, mirata al mantenimento di un costante e sottile equilibrio fra i vari stati italiani, sarà lungimirante nell'individuare nella concordia italiana l'elemento chiave per impedire agli stati stranieri di intervenire in Italia approfittando delle sue divisioni.[20]
L'importanza della strategia di Cosimo, proseguita dal suo successore Lorenzo il Magnifico nella sua continua ricerca di un accordo tra gli stati italiani in grado di sopperire alla loro mancanza di unità politica, non viene compresa dagli altri prìncipi italiani, e si conclude con la morte di Lorenzo nel 1492. Da allora l'Italia diventa il teatro di numerose invasioni straniere: dapprima da parte francese ad opera di Carlo VIII, poi delle truppe spagnole di Carlo V. L'inizio della dominazione straniera si deve quindi al ritardo del processo politico di unificazione, e anzi fa registrare anche episodi di patriottismo, come il gesto di Ettore Fieramosca nella disfida di Barletta.[21]
Nella seconda metà del Cinquecento comincia il tramonto della vitalità rinascimentale, indebolita anche dalle nuove tensioni religiose dovute all'avvento della riforma protestante in Europa, che avevano portato ad episodi luttuosi come il sacco di Roma del 1527 ad opera dei Lanzichenecchi. Soltanto la repubblica di Venezia manterrà una certa prosperità e autonomia politica. Il Seicento è invece un secolo di crisi per tutto il paese: la Chiesa, che ha subìto la perdita dell'unità cristiana dei fedeli, cerca con la controriforma di rafforzare la sua presenza nei paesi rimasti cattolici, sia con iniziative educative e assistenziali, sia isolandoli dall'influsso degli stati protestanti. L'Italia viene così salvaguardata dai conflitti religiosi che si accendono in Europa, ma è soggetta ugualmente a carestie, spesso seguite da epidemie.[22] Scoppiano perciò numerose rivolte contro la dominazione spagnola, di cui la più nota avviene a Napoli nel 1647 ad opera di Masaniello, ma non portano a nessun cambiamento.
Nel Settecento finisce il periodo di pace e di torpore: a seguito dei trattati di Utrecht e Rastatt, gli Asburgo d'Austria si impossessano di vari domini italiani subentrando agli spagnoli.[20] Dalla seconda metà del secolo, la diffusione dell'illuminismo fa sì che anche l'Italia venga investita da importanti riforme.
L'Unificazione
L'arrivo in Italia delle truppe napoleoniche risveglia il sentimento nazionale,[23] richiamato nel proclama di Rimini,[24] con cui Gioacchino Murat, durante la guerra austro-napoletana, si rivolge agli italiani affinché si uniscano per salvare il regno di Napoli. È l'inizio del Risorgimento, il periodo della storia d'Italia che porta all'unità politica e all'indipendenza della nazione e che occupa un arco temporale di vari decenni, concludendosi solo nel 1861 con la nascita del Regno d'Italia, sotto la dinastia di Casa Savoia.
Esso vede i primi patrioti aderire inizialmente alla società segreta della Carboneria, cui seguono i moti del 1820-1821, duramente repressi dagli austriaci. All'affermazione della Carboneria segue quella della Giovine Italia e altri tentativi insurrezionali, tra cui quello dei fratelli Bandiera (1844).
I moti del 1848 portano alla prima guerra d'indipendenza contro gli austriaci, che vede coinvolte le popolazioni cittadine, in particolare durante le cinque giornate di Milano, le dieci giornate di Brescia e la spedizione nel 1857 di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie.[25] Né la guerra, né gli altri tentativi sono però coronati da successo.
Nel 1859, con la seconda guerra d'indipendenza prima e con la spedizione dei Mille poi, s'innesca il definitivo processo di unificazione, che porta in breve alla conquista e all'annessione di varie regioni e del Regno delle Due Sicilie: pochi mesi dopo, nel 1861, a Torino viene proclamato il Regno d'Italia, che non comprende ancora il Veneto, il Lazio, il Trentino-Alto Adige e la Venezia Giulia.
Tra i maggiori artefici del processo spiccano Mazzini, fondatore della Giovine Italia e figura eminente del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo, Garibaldi, repubblicano e di simpatie socialiste, Cavour, statista in grado di muoversi sulla scena europea per ottenere sostegni, anche finanziari, all'espansione del regno di Sardegna e Vittorio Emanuele II, abile a concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno d'Italia.[26]
Il Regno d'Italia
Al Regno d'Italia vengono quindi annessi il Veneto, al termine della terza guerra d'indipendenza e, dopo la presa di Roma, che nel 1871 diviene capitale d'Italia, il Lazio. Già nei primi anni dopo la riunificazione d'Italia le forti disparità socioeconomiche fra il settentrione e il meridione del paese determinano l'insorgere della questione meridionale legata al brigantaggio.[27]
A Vittorio Emanuele II succedono Umberto I (1878-1900), ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci e Vittorio Emanuele III (1900-1946); gli anni a cavallo del secolo vedono l'Italia impegnata in una serie di guerre di espansione coloniale in Somalia, Eritrea e Libia mentre il periodo prebellico, dominato dalla figura di Antonio Giolitti, è caratterizzato dalla modernizzazione economica, industriale e politico-culturale della società italiana.
Durante la grande guerra l'Italia, inizialmente neutrale, a seguito della stipula di un trattato segreto che gli accorda cospicui compensi territoriali, si allea alla triplice intesa contro gli Imperi centrali. Dopo due anni di guerra di trincea, il 24 ottobre 1917 l'esercito italiano, subita la disfatta di Caporetto, si riorganizza e contrattacca sulla linea del Piave pervenendo, sotto il comando di Armando Diaz e con l'apporto di giovani leve, alla vittoria finale nella battaglia di Vittorio Veneto (4 novembre).
Vinta la guerra, l'Italia completa la riunificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige, la Venezia Giulia, l'Istria ed alcuni territori del Friuli ancora irredenti, ma non ottenendo la cessione di tutti i territori promessi col patto di Londra, vede diffondersi l'insoddisfazione per la cosiddetta vittoria mutilata.
Il fascismo
In questo contesto, nel 1919 Benito Mussolini fonda a Milano il primo fascio di combattimento, confluito poi nel Partito Nazionale Fascista, riesce a guadagnarsi la fiducia dei ceti più ricchi e conservatori e il 30 ottobre 1922, dopo la marcia su Roma, sale al potere.
Nelle elezioni politiche italiane del 1924 Mussolini ottiene il 64,9% dei voti[28] grazie alla legge Acerbo, che assegna i due terzi dei seggi alla lista che abbia raccolto almeno il 25% dei voti.[29] La denuncia, da parte di Giacomo Matteotti, dell'irregolarità delle elezioni, è seguita qualche giorno dopo dal suo rapimento ed uccisione.[28] Nel 1925, dopo un discorso in Parlamento, Mussolini si dichiara dittatore.
Nel biennio 1925-1926 vengono emanati una serie di provvedimenti liberticidi e viene creato un "Tribunale speciale" con amplissimi poteri, in grado di mandare al confino con un semplice provvedimento amministrativo le persone sgradite al regime; nel 1929 vengono firmati i Patti Lateranensi.
Le conquiste di Etiopia ed Albania e la firma del patto d'Acciaio con la Germania nazista di Hitler precedono l'entrata in guerra, il 10 giugno 1940, contro Francia e Regno Unito. Nel 1941 viene dichiarata guerra anche all'Unione Sovietica e, con l'Impero giapponese, agli Stati Uniti.
Le sconfitte militari indeboliscono Mussolini che, il 24 luglio 1943, in una riunione del Gran Consiglio del Fascismo, viene sfiduciato, arrestato e sostituito a capo del governo con Pietro Badoglio; poche settimane dopo viene firmato l'armistizio di Cassibile. La campagna d'Italia, condotta dagli Alleati con l'apporto della Resistenza italiana, si conclude nell'aprile del 1945 con la liberazione dall'occupazione nazista e dal governo della Repubblica Sociale Italiana mentre Mussolini, catturato mentre tenta di fuggire, viene ucciso dai partigiani.
A guerra finita l'Italia è in condizioni critiche: i combattimenti ed i bombardamenti aerei hanno raso al suolo molti centri abitati, e le principali vie di comunicazione sono interrotte.[30] Il numero di italiani morti è stimato tra 415.000 (330.000 militari e 85.000 civili)[31] e 443.000 unità.
Sul piano geopolitico l'Italia perde tutte le colonie africane, cede il Dodecaneso alla Grecia e l'Istria alla Iugoslavia, mentre l'Albania entra nell'area d'influenza dell'URSS.
L'Italia repubblicana
Il 2 giugno 1946 un referendum sancisce la fine della monarchia e la nascita della Repubblica Italiana. Il 1º luglio Enrico De Nicola viene nominato primo presidente della Repubblica Italiana, Alcide De Gasperi è il primo presidente del consiglio e il 1º gennaio 1948 entra in vigore la nuova Costituzione repubblicana.[32] Sono gli anni del boom economico, favoriti da un'elevata disponibilità di manodopera, dovuta a un forte flusso migratorio dalle campagne alle città e dal sud verso il nord. La crescita media del PIL del 6.3% tra il 1958 ed il 1963[33] consente la riduzione del divario storico con paesi quali Regno Unito, Germania e Francia.
Negli anni settanta e ottanta attività di gruppi terroristici, sia di estrema destra che di estrema sinistra, portano prima alla strategia della tensione,[34] segnata da numerosi attentati come la strage di Piazza Fontana, la strage di Piazza della Loggia e la strage di Bologna, e poi agli anni di piombo, connotati da attentati ad esponenti politici (come Aldo Moro e Vittorio Bachelet), forze dell'ordine, giornalisti (come Walter Tobagi), magistrati (come Vittorio Occorsio e Emilio Alessandrini) e sindacalisti (come Guido Rossa).[35]
Negli anni novanta i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, vittime essi stessi per la causa, aiutati da valenti uomini della polizia, riescono a fare arrestare i maggiori membri di Cosa nostra.
Nel 1992 le indagini di mani pulite sul fenomeno dilagante delle tangenti coinvolgono esponenti politici, principalmente del pentapartito guidato da Bettino Craxi. Subito dopo lo scandalo, nascono nuovi partiti, come Forza Italia, guidata da Silvio Berlusconi. In questa fase, definita Seconda Repubblica, si consolida il principio del bipolarismo, attraverso le figure di Silvio Berlusconi e di Romano Prodi, che danno vita a un'alternanza nel governo del paese.
Dal 2008 la maggioranza di governo è costituita dal Popolo della Libertà, nato dall'unione di Forza Italia e Alleanza Nazionale, alleato al Centro-Nord con la Lega Nord e, fino al 2010, al Centro-Sud con il Movimento per le Autonomie.
Geografia
Geografia fisica
La regione geografica italiana, suddivisa in Italia continentale, peninsulare ed insulare, è unita al continente europeo dalla catena delle Alpi. Grazie alla sua posizione, costituisce idealmente un ponte di passaggio verso l'Asia e l'Africa.[36]
L'Italia separa, inoltre, il bacino occidentale del Mar Mediterraneo da quello centrale, ossia il Tirreno dallo Ionio. A nord del Salento si spinge l'insenatura lunga e stretta del mare Adriatico. Le isole di Sardegna e di Corsica dividono poi il Mar Tirreno dal Mar di Sardegna; le coste italiane si sviluppano su 7.456 km e presentano svariate forme (falesie, sabbiose, pietrose, etc.).[37]
Il suolo italiano, fortemente antropizzato, ha varie caratteristiche (vulcanico, endolagunare, calcareo, etc.);[38] le zone collinari sono prevalenti rispetto alle zone montuose e a quelle pianeggianti, l'altitudine media del territorio è di circa 337 metri sul livello del mare.
Le catene montuose si estendono per buona parte della nazione. Appartiene all'Italia tutto il versante meridionale del sistema alpino, per una lunghezza di circa 1.000 km. Le vette più elevate si trovano nelle Alpi Occidentali, dove sono numerose le cime che superano i 4.000 m tra cui il Cervino (4.478 m), il Monte Rosa (4.634 m) e il Monte Bianco (4.810 m), la montagna più alta d'Europa. La catena degli Appennini percorre tutta la penisola, dalla Liguria alla Sicilia, concludendosi nelle Madonìe; il Gran Sasso (2.912 m), situato in Abruzzo, è la sua vetta più alta.
Solo un quarto della superficie della regione italiana è occupato da pianure. La pianura padana, una distesa alluvionale formata dal fiume Po e dai suoi affluenti,[39] è la più estesa di tutte. Seguono, per dimensioni, il Tavoliere delle Puglie, una pianura di sollevamento, e il Campidano, un'altra pianura alluvionale.[40] Il punto meno elevato d'Italia è situato nella frazione di Contane, in provincia di Ferrara (-3,44 m).
Le isole maggiori sono la Sicilia e la Sardegna; numerose sono le isole minori, la maggior parte delle quali è raccolta in arcipelaghi,[41] come l'arcipelago Toscano, cui appartiene l'isola d'Elba, l'arcipelago della Maddalena, l'arcipelago Campano, comprendente Ischia e Capri, le isole Ponziane, le Pelagie, le Eolie, le Egadi e le Tremiti.
Idrografia
L'Italia, per la presenza di diversi rilievi montuosi, con nevai e ghiacciai, di laghi e di acque sorgive è ricca di corsi d'acqua. In genere, data la disposizione e l'altitudine dei rilievi, i fiumi più lunghi e di maggiore portata appartengono alla regione alpina mentre i fiumi appenninici, ad eccezione di Tevere ed Arno, hanno generalmente corso breve e regime torrentizio.
Il fiume più importante è il Po, lungo 652 km, portata media circa 1460 m³/s e bacino di circa 70.000 km,[42] che attraversa la Pianura padana sfociando nel mare Adriatico e il cui delta è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
I laghi italiani più estesi, nell'ordine il lago di Garda, il lago Maggiore e il lago di Como, che è anche il più profondo (410 m),[43] sono situati nella fascia prealpina. Altri laghi importanti si trovano nella zona peninsulare, il lago di Bolsena, il lago di Bracciano e il lago di Albano d'origine vulcanica, il lago Trasimeno, il più esteso dell'Italia peninsulare e i laghi costieri, come il lago di Lesina e il lago di Varano.
Clima
La regione italiana (compresa tra il 47º ed il 35º parallelo nord) si trova quasi al centro della zona temperata dell'emisfero boreale.
Il clima è fortemente influenzato dai mari che la circondano quasi da ogni lato e che costituiscono un benefico serbatoio di calore e di umidità. Determinano infatti, nell'ambito della zona temperata, un clima particolare detto "temperato mediterraneo".[44]
Secondo la classificazione di Köppen,[45] l'Italia è suddivisa in tre tipi di clima (temperato, temperato freddo e freddo), a loro volta suddivisi in microclimi: si passa dal "clima temperato subtropicale" (presente nelle aree costiere della Sicilia, della Sardegna meridionale e della Calabria centrale e meridionale) al "clima glaciale" (tipico delle vette più elevate delle Alpi ricoperte da nevi perenni, a quote generalmente superiori ai 3.500 metri s.l.m.).
Geografia politica
L'Italia è uno stato membro dell'Unione Europea situato nell'Europa meridionale con capitale Roma. Delimitata a nord dall'arco alpino, l'Italia confina ad ovest con la Francia, a nord con la Svizzera e l'Austria e ad est con la Slovenia. I microstati San Marino e Città del Vaticano sono enclavi, mentre il comune di Campione d'Italia costituisce una exclave situata nella regione italofona del Canton Ticino in Svizzera.
Gli enti territoriali che, in base all'articolo 114 della Costituzione costituiscono, assieme allo Stato, la Repubblica italiana sono:
- le regioni (15 a statuto ordinario e 5 a statuto speciale);
- le città metropolitane (non ancora istituite);
- le province e i comuni (rispettivamente 110 e 8094, dati ISTAT dell'anno 2009).[2]
Nell'elenco che segue, per ciascuna regione è riportato lo stemma ufficiale e il nome del capoluogo.
Di seguito le prime dieci città italiane per abitanti del territorio comunale in base ai dati ISTAT[46] al 30 aprile 2011.
Pos. | Comune | Prov. | Regione | Abitanti |
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1 | Roma Roma | Roma | Lazio | 2.768.415 |
2 | Milano | Milano | Lombardia | 1.331.807 |
3 | Napoli | Napoli | Campania | 959.279 |
4 | Torino | Torino | Piemonte | 909.179 |
5 | Palermo Palermo | Palermo | Sicilia | 655.614 |
6 | Genova Genova | Genova | Liguria | 609.004 |
7 | Bologna Bologna | Bologna | Emilia-Romagna | 382.473 |
8 | Firenze | Firenze | Toscana | 372.168 |
9 | Bari | Bari | Puglia | 320.146 |
10 | Catania Catania | Catania | Sicilia | 292.743 |
Geologia
La geologia dell'Italia è molto complessa: l'assetto fisiografico e geologico attuale dell'area comprensiva della penisola italiana, delle sue isole e dei bacini marini adiacenti, è il risultato di numerosi eventi geodinamici successivi riconducibili, in estrema sintesi, all'interazione tra due placche litosferiche, la placca africana e quella europea a partire dal Cretacico superiore, periodo nel quale iniziò la progressiva chiusura del paleo-oceano della Tetide. Il margine meridionale africano, frammentandosi durante l'avvicinamento al continente settentrionale europeo, ha originato una serie di microplacche interposte la cui successiva accrezione ha dato luogo nel corso del Cenozoico all'attuale territorio peninsulare e siciliano. In questo assetto si riconoscono due domini paleogeografici fondamentali, separati dalla linea Insubrica (Alpi centrali):
- un dominio europeo, dato dal margine meridionale della placca europea, che include il blocco Sardo Corso e parte del mar Tirreno, l'arco Calabro Peloritano, il bacino del Mediterraneo occidentale, il sistema di falde alpine a vergenza europea, costituite principalmente da rocce metamorfiche e intrusioni di batoliti che testimoniano il regime di compressione derivato dal movimento della placca africana verso nord e dalla collisione con la placca continentale europea;
- un dominio africano (in senso lato) costituito dall'insieme del Dominio Sudalpino e dei domini adriatico e apulo, che rappresentano l'insieme di microplacche accrezionate appartenenti al margine del continente meridionale.
Il Dominio Sudalpino è formato da un sistema di falde a vergenza adriatica, costituite principalmente da sequenze carbonatiche e miste che si prolungano ad est nelle Dinaridi.[47] Nella catena appenninica, la linea tettonica "Ancona - Anzio" separa l'Appennino settentrionale, principalmente costituito da flysch terrigeni, dall'Appennino meridionale ove le formazioni carbonatiche sono più frequenti. L'assetto strutturale appenninico è caratterizzato nel suo insieme da un sistema di falde che sovrascorre sull'avampaese apulo. Questo sistema di falde, che costituisce la parte affiorante della placca adriatica, si estende dal mar Ionio fino all'estremità occidentale della val Padana e rappresentava in origine una sorta di "promontorio" settentrionale della placca africana. L'avampaese apulo (costituito sostanzialmente dal territorio pugliese), rappresenta un dominio di piattaforma carbonatica stabile, persistente dal Mesozoico al Miocene e successivamente emerso, coinvolto solo marginalmente nell'orogenesi appenninica. La Sicilia è formata nella parte centro-orientale da rocce carbonatiche e silicoclastiche appartenenti al margine convergente africano deformato ("unità maghrebidi"), mentre nella sua parte nord-orientale (Monti Peloritani) è di pertinenza europea ("unità peloritane"); le unità "sicilidi" e "numidiche" interposte rappresentano la copertura sedimentaria del dominio oceanico tetideo, in gran parte di natura flyschoide, scollata dal substrato originario di crosta oceanica (non conosciuto) e sovrascorsa sul margine africano.
Il blocco sardo corso costituisce un elemento strutturale appartenente al continente europeo, originariamente solidale al margine meridionale franco-spagnolo e distaccatosi in età oligo-miocenica, ruotando in senso antiorario fino a collidere con il margine continentale africano. Nel quadro tardo e post-collisionale dell'area si inserisce il processo di espansione oceanica in corso del Mar Tirreno. Il mar Tirreno ha una crosta oceanica neogenica in espansione in due aree: bacino di Marsili e di Vavilov; si ritiene che una crosta oceanica mesozoica si trovi nello Ionio sotto una massiccia copertura sedimentaria.
Il rilevante vulcanismo neogenico e la elevata sismicità della maggior parte del territorio nazionale, testimoniano il complesso assetto geodinamico ancora attivo.
Dal punto di vista stratigrafico, le rocce sedimentarie affioranti databili con sicurezza in base al contenuto paleontologico risultano di età compresa tra il Cambriano e il Quaternario. Metamorfiti di basso grado affioranti nella parte meridionale della Sardegna, costituite da arenarie alternate con peliti, sono datate dubitativamente al Precambriano.[48] La maggior parte della copertura sedimentaria affiorante in territorio italiano è post-paleozoica. Il Paleozoico Inferiore non metamorfico affiora solamente in Sardegna e in Carnia, mentre il Paleozoico Superiore (permo-carbonifero) è presente in lembi più o meno estesi nei domini sudalpino e appenninico.
Vulcanismo e geotermia
In Italia sono presenti numerosi vulcani: i più noti sono l'Etna (3.343 m), il vulcano più alto d'Europa, il Vesuvio e lo Stromboli. L'elevata attività vulcanica e magmatica neogenica - quaternaria appenninica, è suddivisibile in province:
- Magmatica toscana (Monti Cimini, Tolfa e Amiata);
- Magmatica laziale (Monti Vulsini, Vico nel Lazio, Colli Albani, Roccamonfina);
- Distretto ultra-alkalino umbro laziale (San Venanzo, Cupaello e Polino);
- Vulcanica campana (Vesuvio, Campi Flegrei, Ischia);
- Arco eolico e bacino tirrenico (Isole Eolie e seamount tirrenici);
- Avampaese africano-adriatico (canale di Sicilia, isola Ferdinandea, Etna e Monte Vulture).[49]
L'Italia fu il primo ed unico paese, fino agli anni cinquanta, a sfruttare l'energia geotermica nella zona di Larderello e poi nell'area del Monte Amiata, per produrre energia elettrica. L'elevato gradiente geotermico che caratterizza parte della penisola rende altre province potenzialmente sfruttabili: ricerche svolte negli anni sessanta-settanta individuarono potenziali campi geotermici nel Lazio ed in Toscana, così pure in gran parte delle isole vulcaniche.[50]
Attività sismica
Per la situazione geodinamica il suo territorio è frequentemente soggetto a terremoti dando all'Italia il primato in Europa per questi fenomeni:[51] su 1300 sismi distruttivi avvenuti nel II millennio nel Mediterraneo centrale ben 500 hanno interessato l'Italia;[52] analisi dei movimenti focali indicano che essi sono per lo più distribuiti lungo le aree interessate dalla tettonica alpina e appenninica, ove sono causati rispettivamente da movimenti lungo faglie.[49] Nel Tirreno meridionale, la distribuzione degli ipocentri, fino ad una profondità di 500 chilometri indicherebbe la presenza di un piano di Benioff dato dalla subduzione della litosfera ionica.
Popolazione
Demografia, emigrazione ed immigrazione
Con 60.702.570 abitanti[46] (al 30 aprile 2011), l'Italia è il quarto paese dell'Unione europea per popolazione (dopo Germania, Francia e Regno Unito); la sua densità demografica è di 201,44 abitanti per chilometro quadrato, più alta della media dell'Unione.[53]
La popolazione, concentrata principalmente nelle zone costiere e pianeggianti del paese,[54] è caratterizzata da un alto numero di anziani (l'indice di vecchiaia è pari a 144,5, il 20,3% della popolazione), da un basso tasso di natalità, pari a 9,2 ogni mille abitanti e da una speranza di vita di 79,1 anni per gli uomini e di 84,3 per le donne.[55]
Alla fine del XIX secolo l'Italia è un paese di emigrazione di massa,[56] fenomeno che si manifesta prima nelle regioni settentrionali e poi in quelle meridionali. Le principali destinazioni sono le Americhe (Stati Uniti, Argentina, Brasile) e l'Europa centro-settentrionale (in modo particolare la Germania). Nel XX secolo l'emigrazione diviene anche interna, attratta dallo sviluppo industriale di alcune aree settentrionali del Paese.[57] Il numero di Italiani residenti all'estero che conservano la cittadinanza italiana è stimato in circa 4.000.000.[58]
Per quanto riguarda il fenomeno dell'immigrazione, invece, il numero di immigrati o residenti stranieri regolari in Italia è aumentato considerevolmente a partire dagli anni novanta e, secondo i dati ISTAT, al 1º gennaio 2011 contava circa 4.563.000 unità, il 7,5% della popolazione; le comunità più numerose sono quella rumena, circa 1.000.000 di unità, quella albanese, 491.000, e quella marocchina, 457.000.[55] A questi dati vanno aggiunti gli stranieri irregolari, circa 560.000 secondo un rapporto del 2010 sull'immigrazione.[59]
Religione
In Italia vige il principio della laicità dello Stato e pertanto non vi è una religione ufficiale. La Costituzione demanda ai Patti Lateranensi i rapporti fra lo Stato e la Chiesa cattolica e a specifiche intese quelli con le altre confessioni religiose.[60]
I cittadini italiani sono in maggioranza cristiani cattolici: nel 2001 il 97,7% di essi risultava battezzato,[61] nel 2006 l'87,8% si dichiarava cattolico e il 36,6% praticante,[62] percentuale scesa, per effetto di un crescente processo di secolarizzazione, al 24,4% secondo il rapporto Eurispes 2010,[63] nel quale il 10,7% si dichiara agnostico e il 7,8% ateo, per un totale del 18,5% della popolazione di non credenti.
La Chiesa cattolica in Italia è organizzata in 225 diocesi più un ordinariato militare[64] e riconosce il Papa come proprio Primate.
Fra le religioni minoritarie sono presenti diverse altre confessioni cristiane (in modo particolare ortodossi e protestanti, questi ultimi in massima parte pentecostali), ebrei, mormoni e testimoni di Geova.
L'immigrazione contribuisce ad alimentare alcune tra le minoranze religiose presenti nel paese,[65] le più numerose delle quali sono gli ortodossi, i musulmani, i buddhisti e gli induisti.[66]
Lingue
Lingua italiana
L'italiano è la lingua ufficiale e più parlata; è inoltre una delle lingue ufficiali dell'Unione europea. Appartiene al gruppo delle lingue romanze orientali della famiglia delle lingue indoeuropee e, in particolare, è la trasformazione dell'antico dialetto fiorentino del Trecento, idioma diffusosi e affermatosi in tutta Italia grazie anche a grandi scrittori come Dante, Boccaccio e Petrarca che ne hanno fatto uso nelle loro opere. Tuttavia, in Italia, esistono un gran numero di lingue e dialetti che si sono sviluppati autonomamente dall'italiano, evolvendosi dalla lingua latina.[67]
Altre lingue
A livello locale sono riconosciute come co-ufficiali le seguenti lingue:
- francese: in Val d'Aosta
- sloveno: in Friuli-Venezia Giulia (province di Trieste e Gorizia)
- tedesco: in provincia di Bolzano
- ladino: nei comuni ladinofoni del Trentino-Alto Adige
In queste regioni gli uffici pubblici e la segnaletica stradale sono bilingui o trilingui (come i comuni ladini dell'Alto Adige e walser dell'alta valle del Lys), i documenti ufficiali possono essere redatti in italiano o nella lingua straniera.
Le minoranze linguistiche storiche presenti all'interno dei confini della Repubblica italiana sono elencate dalla Legge 15 dicembre 1999, n. 482.[69] Essa tutela "le popolazioni albanesi, catalane, germaniche, greche, slovene e croate e quelle parlanti il francese, il franco-provenzale, il friulano, il ladino, l'occitano e il sardo". Vi sono inoltre diverse parlate regionali che, sebbene siano censite dall'UNESCO come lingue minoritarie e dalla comunità linguistica internazionale come lingue non riconducibili all'italiano, non godono di alcun riconoscimento o tutela da parte dello Stato Italiano.[70]
Il livello di tutela di alcune minoranze è stabilito sia dalla normativa italiana che dai trattati internazionali: è il caso della minoranza germanofona dell'Alto Adige e dei comuni bilingui della Provincia di Trento, il cui status è regolato dall'Accordo De Gasperi-Gruber, e di una parte della minoranza slovena della Venezia Giulia, contemplata dal Memorandum di Londra col quale Italia e Jugoslavia assunsero l'amministrazione civile delle zone A e B del Territorio Libero di Trieste.
La lingua dei segni italiana (LIS),[71] ossia la lingua visiva dei cittadini sordi, è riconosciuta dalla regione Valle d'Aosta dal 2006.
Ordinamento dello Stato
La Costituzione della Repubblica Italiana approvata dall'Assemblea costituente il 22 dicembre 1947, promulgata il successivo 27 dicembre da Enrico De Nicola, capo provvisorio dello Stato, ed entrata in vigore il 1º gennaio 1948,[72] è la legge fondamentale e fondativa dello Stato italiano.
Il sistema politico italiano è quello tipico di una repubblica parlamentare, in cui il parlamento è l'unica istituzione a detenere la rappresentanza della volontà popolare.
Le maggiori istituzioni sono:
- il Presidente della Repubblica Italiana: è il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale;[73] viene eletto dal Parlamento; nomina il governo e scioglie le camere.
- il Parlamento bicamerale (Camera dei deputati e Senato della Repubblica): esercita il potere legislativo[74] e vota la fiducia al Governo;
- il Governo: costituito dal presidente del Consiglio, i ministri e il consiglio dei ministri, esercita il potere esecutivo;[75]
- la Magistratura: indipendente, esercita il potere giudiziario (sia quello inquirente che quello giudicante);[76]
- il Consiglio superiore della magistratura: ha compiti di autogoverno della magistratura, svincolandola totalmente dalle influenze del governo, in particolare dal Ministero della Giustizia;[76]
- la Corte costituzionale: svolge la funzione di garante della Costituzione,[77] pronunciandosi sulla conformità delle varie norme ad essa.
Vi sono due Biblioteche Nazionali Centrali sedi del deposito legale dello Stato, a Firenze e a Roma.
L'Istituto Geografico Militare è l'ente cartografico di stato e si trova a Firenze.
Simboli
I principali simboli che rappresentano l'unità nazionale italiana sono:[78]
- la bandiera italiana, nata il 7 gennaio 1797 a Reggio nell'Emilia come bandiera della Repubblica Cispadana, la cui conformazione è stabilita dall'art. 12 della Costituzione;[79]
- l'emblema della Repubblica Italiana, approvato dall'Assemblea costituente nella seduta del 31 gennaio 1948 e promulgato dal presidente della Repubblica Enrico De Nicola il successivo 5 maggio,[80] costituito da vari elementi simbolici;
- lo Stendardo presidenziale italiano, più volte modificato nel corso degli anni, che rappresenta il segno distintivo della presenza del Presidente della Repubblica;
- il Canto degli Italiani, conosciuto anche come Inno di Mameli, o Fratelli d'Italia, scritto nel 1847 da Goffredo Mameli e composto musicalmente da Michele Novaro, adottato come inno nazionale in modo provvisorio il 12 ottobre 1946 e definitivamente il 17 novembre 2005;
- il Vittoriano, ovvero il complesso monumentale a Roma dedicato al primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II.
Forze armate e pubblica sicurezza
La Repubblica italiana, per difendere militarmente il suo territorio e per supportare decisioni di politica interna ed estera si serve di diverse forze armate e di polizia: l'Arma dei Carabinieri, l'Esercito Italiano, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza, la Polizia Penitenziaria, l'Aeronautica Militare, la Marina Militare ed infine la Forestale. Esse sfilano nella parata militare per la Festa della Repubblica italiana assieme ai Corpi dei Vigili del Fuoco e della Polizia Roma Capitale (in rappresentanza delle altre polizie locali che, a seconda della tipologia, dipendono dalla regione, dalla provincia o dal comune), e al personale militare e civile di altre associazioni, come la Croce Rossa Italiana e la Protezione civile.
Secondo il SIPRI, nel 2010 in Italia la spesa militare ha sfiorato i 30 miliardi di euro,[81] collocandola in nona posizione nella classifica mondiale.[82]
Cittadinanza italiana
La legge del 15 febbraio 1992, numero 91, articolo 1, comma 1, stabilisce che è cittadino per nascita:
- il figlio di padre o di madre cittadini;
- chi è nato nel territorio della Repubblica se entrambi i genitori sono ignoti o apolidi, o se il figlio non segue la cittadinanza dei genitori, secondo la legge statale di questi.
In accordo a modalità previste dalla legge, si può acquisire la cittadinanza italiana pur appartenendo a tutti gli effetti ad un altro paese.
Ordinamento scolastico
L'istruzione in Italia è regolata con modalità diverse secondo la forma giuridica (scuole pubbliche, scuole paritarie, scuole private). La formazione professionale, comprendente gli istituti professionali, dipende invece dalle regioni.
L'obbligo scolastico termina a 16 anni.[83]
Il sistema scolastico italiano è strutturato in tre cicli di istruzione:
- istruzione primaria, che comprende la scuola primaria, di durata quinquennale;
- istruzione secondaria, che comprende la scuola secondaria di primo grado, di durata triennale, e la scuola secondaria di secondo grado, di durata quinquennale;
- istruzione superiore, che comprende l'università e la formazione specialistica, come master e scuola di specializzazione.
A questi cicli d'istruzione si affianca la scuola dell'infanzia, un'istituzione prescolastica non obbligatoria, caratterizzata dal gioco e della convivenza con i compagni e dalla preparazione al primo ciclo d'istruzione.
Il ciclo degli studi all'università si articola, dopo la riforma introdotta dal processo di Bologna, in tre fasi:
- Laurea (3 anni)
- Laurea magistrale (2 anni)
- Dottorato di ricerca (3 anni)
Secondo un'analisi ISTAT del 2010, il livello di istruzione e formazione degli studenti italiani è carente, soprattutto se paragonato a quello degli altri paesi europei: il 46,1% della popolazione adulta ha conseguito la sola licenza media, laddove la media europea si attesta al 28,5%. Nelle scuole superiori l'elevato numero di abbandoni scolastici porta l'Italia al primato negativo in Europa per i giovani tra 18 e 24 anni che lasciano la scuola superiore senza aver conseguito il diploma (il 20% nel 2009); anche il numero di laureati è sotto la media europea (solo il 21,6% dei giovani tra i 25 e i 29 anni). A ciò si aggiunge una bassa qualità dell'istruzione: secondo una valutazione condotta nell'ambito del programma per la valutazione internazionale dell'allievo, la competenza dei quindicenni italiani, già inferiore al valore medio nei 30 paesi OCSE, è aggravata dalla carenza nell'utilizzo di nuove tecnologie. L'Italia ha infine il primato europeo dei giovani che non studiano, né lavorano (nel 2009 erano il 21,2% delle persone tra 15 e 29 anni).[84]
Sistema sanitario
Il Servizio Sanitario Nazionale italiano è un sistema pubblico di carattere universalistico che, come stabilito dall'art. 32 della Costituzione italiana, garantisce il diritto alla salute e all'assistenza sanitaria a tutti i cittadini, finanziato attraverso la fiscalità generale e le entrate dirette, percepite dalle aziende sanitarie locali, derivanti dai ticket sanitari (cioè le quote con cui l'assistito contribuisce alle spese) e dalle prestazioni a pagamento.
Una ricerca del 2000 dell'organizzazione mondiale della sanità colloca il sistema sanitario italiano al secondo posto nel mondo, dopo la Francia, in termini di efficienza di spesa e accesso alle cure pubbliche per i cittadini.[85] Tuttavia, solo il 35,8% della popolazione si dichiara soddisfatto del sistema sanitario e il 42% dell'assistenza ospedaliera, mentre il 79,4% ritiene intollerabili i tempi di attesa nelle strutture sanitarie.[86]
Criminalità
La mafia e altre organizzazioni di stampo mafioso, come camorra, cosa nostra, 'ndrangheta e sacra corona unita, rappresentano il cancro della società, dell'economia e della politica italiane. Il fenomeno, che ha origine in Sicilia nel corso del XIX secolo,[87] si è poi diffuso a livello mondiale, anche con generazione e caratteristiche autonome.
In un rapporto del Censis del 2009 l'influenza della mafia risulta diffusa nella società italiana e riguarda direttamente il 22% degli italiani e il 14,6% del PIL.[88] Elemento fondamentale del fenomeno mafioso è il legame con la politica, soprattutto locale, e il controllo di sacche dell'economia.[87] L'Italia, non a caso, si distingue per una forte e continua lotta contro la mafia, costata la vita a magistrati, uomini delle forze dell'ordine e delle istituzioni,[89] ma che ha ottenuto notevoli risultati, con l'arresto di numerosi boss malavitosi.
Per quanto riguarda gli omicidi, nel 2006, l'Italia risultava essere il secondo paese più sicuro d'Europa, assieme a Danimarca, Germania e Spagna, dopo la Norvegia.[90] Secondo una ricerca de Il Sole 24 ORE, basata su elaborazioni del Ministero dell'Interno e riferita al primo semestre del 2010, in Italia i reati perpetrati, soprattutto nelle grandi aree urbane e nelle zone che presentano numerose infrastrutture, sono circa 1.292.000. Milano, Torino e Bologna, con circa 30 reati ogni mille abitanti, risultano le città più a rischio mentre Matera, Potenza e Belluno spiccano tra le città più sicure. Per quanto riguarda i reati che impattano sull'economia (usura, riciclaggio e truffe) le città più penalizzate sono Napoli, Bologna, Trieste, La Spezia e Genova.[91]
Grande incidenza ha inoltre la corruzione all'interno della pubblica amministrazione (in modo particolare nel settore sanitario): secondo il Rapporto Eurispes 2010 l'Italia è risultata al 63º posto (su 180 paesi) nella classifica sullo stato della corruzione nel mondo.[92] Le regioni più colpite da questo fenomeno sono Calabria, Sicilia e Puglia. Secondo il SAeT (Servizio Anticorruzione e Trasparenza), la corruzione "scoperta" è solo la punta di un iceberg rispetto ad un'ingente corruzione "coperta" che affligge gran parte della società italiana.[92]
Politica
Partiti
Il Partito Socialista Italiano, primo partito italiano moderno, viene fondato nel 1892. Sino a quel momento i principali raggruppamenti politici del paese, la Destra storica e la Sinistra storica, non erano classificabili come partiti, ma semplici "cartelli" di notabili, ciascuno con un proprio feudo elettorale, che si riunivano in gruppi a seconda delle proprie idee.
Nel secondo dopoguerra i partiti di massa sono la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano che, grazie al ruolo svolto nella Resistenza, diviene il rappresentante della classe operaia.
Dopo il declino dei partiti di massa, a causa di scandali giudiziari culminati con l'inchiesta Mani pulite del 1992, che determina la fine della Prima Repubblica, incominciano ad affermarsi i partiti di protesta o quelli legati ad un leader, come la Lega Nord guidata da Umberto Bossi e Forza Italia guidata da Silvio Berlusconi.
Dall'inizio della Seconda Repubblica si formano diverse coalizioni politiche sia di centrodestra che di centrosinistra come il Polo delle Libertà e il Polo del Buon Governo, confluiti successivamente nel Polo per le Libertà, trasformatosi poi nella Casa delle Libertà e l'Alleanza dei Progressisti che confluisce, in seguito a nuove alleanze, ne l'Ulivo e nel 2006 ne l'Unione.
Dopo la caduta del Governo Prodi II nel 2008, si affermano due grandi partiti nati dalle precedenti coalizioni, il Popolo della Libertà e il Partito Democratico; a questi si affiancano la Lega Nord, l'Italia dei Valori, l'Unione di Centro e il Movimento per le Autonomie e alcuni partiti regionali, il Südtiroler Volkspartei e l'Union Valdôtaine.
Politica estera
L'Italia è uno dei membri fondatori della Comunità europea, dal 1993 Unione europea. Ammessa alle Nazioni Unite nel 1955, è membro della NATO, dell'OCSE, del GATT, del G8, del WTO e del Consiglio d'Europa e ha ricoperto più volte la presidenza di turno sia del G8 che dell'Unione.
L'Italia sostiene le Nazioni Unite e le sue attività internazionali di sicurezza. Il Paese schiera truppe a sostegno delle missioni di pace in Somalia, Mozambico, Timor Est e Afghanistan (quest'ultima a sostegno dell'Operazione Enduring Freedom)[93] e fornisce supporto alle operazioni della NATO e delle Nazioni Unite in Bosnia, Kosovo, Albania e Libano. Il Paese, inoltre, aveva un contingente militare di circa 3.200 soldati in Iraq, ma ha ritirato le truppe da novembre 2006, mantenendo solo gli operatori umanitari e civili.[94] Nel 2011 partecipa a varie missioni militari all'estero.[95]
Libertà d'informazione
Secondo il rapporto 2010 di Reporters sans frontières[96] l'Italia si colloca al 49º posto (su 178) nel mondo per la libertà di stampa. Nello stesso anno l'istituto di ricerca Freedom House ha indicato l'Italia come nazione «parzialmente libera», unico caso nell'Unione europea oltre a Romania e Bulgaria.[97]
Economia
Membro del G8, secondo la Banca Mondiale l'Italia rappresenta la settima potenza economica del pianeta per PIL nominale assoluto, davanti al Brasile e dietro al Regno Unito.[98] Il Paese è anche il terzo contribuente dell'Unione europea, ed il sesto per le Nazioni Unite.[99]
Nel 2009 l'Italia occupa la 23ª posizione al mondo per PIL pro capite nominale (12ª nell'Unione europea)[100] e la 23ª per PIL pro capite per potere d'acquisto (13ª nell'Unione europea),[101] ponendosi nel contempo all'ottavo posto per valore delle esportazioni[102] e al settimo per quello delle importazioni.[103]
L'economia italiana è fortemente orientata verso il settore dei servizi, che nel 2006 ha rappresentato quasi i 2/3 del PIL prodotto. Il tessuto produttivo dell'economia è formato in prevalenza di piccole e medie imprese: quelle di maggiori dimensioni sono gestite in gran parte dalle famiglie fondatrici e, in taluni casi, da gruppi stranieri. Il modello di public company, impresa a capitale diffuso gestita da un management, è poco diffuso.
Durante gli anni novanta l'Italia ha perseguito una rigida politica fiscale per far fronte alle richieste dell'Unione economica e monetaria, e ha tratto beneficio dai tassi più bassi di inflazione e di interesse. Tuttavia, problemi come l'evasione fiscale, l'elevato debito pubblico (115,2% del PIL)[104] e, nel Mezzogiorno, la malavita organizzata, continuano ad ostacolare lo sviluppo dell'economia nazionale.
Il Paese ha aderito all'euro nel 1999, sostituendo la lira a partire dal 2002.
A causa della dura crisi economica del 2008-2010, nel 2009 il tasso di disoccupazione, compresi i cassintegrati, in Italia ha raggiunto il 10,1%.[105]
Risorse
Di seguito la tabella che riporta il PIL,[106] prodotto in Italia ai prezzi correnti di mercato nel 2010, espresso in milioni di euro, suddiviso tra le principali attività macro-economiche:
Attività macro-economica | PIL prodotto (mln di Euro) |
Agricoltura, silvicoltura e pesca | 26.370 |
Industria in senso stretto | 267.323 |
Costruzioni | 82.685 |
Commercio, alberghiero, trasporti e comunicazioni | 307.530 |
Credito, attività immobiliari e servizi professionali | 393.614 |
Altre attività dei servizi | 308.247 |
Totale valore aggiunto ai prezzi base | 1.385.768 |
PIL Italia ai prezzi di mercato | 1.547.643 |
Risorse minerarie
Il territorio italiano presenta giacimenti minerari di varia tipologia che, fino al termine del XX secolo, hanno consentito una fruttuosa produzione di mercurio, antimonio, piombo, zinco, argento, ferro e di minerali quali pirite, fluorite, amianto e bauxite. Successivamente, tuttavia, i giacimenti con un potenziale sfruttamento economico sono diminuiti, e l'attività mineraria rimasta si è concentrata sui sali evaporitici, le marne cementizie, le argille (principalmente bentonite e montmorillonite) e i feldspati, per l'industria ceramica e i refrattari; sempre attiva l'attività estrattiva, tipica per l'Italia, delle numerose cave di marmo ed altre rocce per l'edilizia, l'estrazione di pomice, ossidiana, pozzolana e talco.[107]
Energia
L'Italia, rispetto ad altri Paesi dell'Unione europea, presenta una maggiore dipendenza dalle importazioni di materie prime e dagli idrocarburi (gas e petrolio).
Negli anni duemila il settore energetico nazionale è stato interessato da numerosi cambiamenti, come la riforma del mercato elettrico e del gas, lo sviluppo delle fonti rinnovabili, la promozione dell'efficienza, del risparmio energetico e della sicurezza degli approvvigionamenti.
Inoltre, alcuni interventi legislativi del Governo Berlusconi IV avevano preparato il riavvio della produzione di energia nucleare abbandonata negli anni ottanta a seguito di referendum abrogativi indetti dopo il disastro di Chernobyl, ma tali norme sono state poi cancellate dal medesimo Governo in previsione dei referendum abrogativi del 2011.
Nel 2009 la disponibilità interna lorda di energia per fonte e risorsa è stata la seguente:[108]
- Combustibili solidi: 7,4%
- Gas naturale: 35,5%
- Prodotti petroliferi: 41%
- Fonti rinnovabili: 10,7%
- Energia elettrica: 5,4%
I giacimenti di idrocarburi italiani sono prevalentemente distribuiti secondo tre sistemi tettonico-stratigrafici:
- metano biogenico nelle serie terrigene plio-pleistoceniche (Val Padana, costa e mare Adriatico, Valle del Bradano);
- gas termogenico prevalentemente in giacimenti entro i sedimenti terrigeni di avanfossa di età oligo-miocenica (Cortemaggiore, offshore ionico-calabrese, area di Bronte e Gagliano Castelferrato in Sicilia);
- petrolio entro le serie carbonatiche mesozoiche (giacimenti profondi in Pianura Padana, Val d'Agri, area ragusana, Gela e offshore siciliano; dell'era mesozoica sono anche le principali rocce madri).
A causa della mancanza di giacimenti consistenti, la maggior parte delle materie prime e il 75% dell'energia devono essere importati. I giacimenti lucani della Val d'Agri, i più grandi dell'Europa continentale,[109] sono stati scoperti nella prima metà del XX secolo, ma sfruttati solo a partire dagli anni ottanta, fornendo circa il 10% del fabbisogno nazionale.[110]
Nel 2009 la produzione annua di petrolio si aggira sui 53,5 milioni di barili (a fronte di un consumo annuo di 561 milioni)[111] ed è stimato che circa 800 milioni di barili di petrolio si trovino in giacimenti ancora da scoprire.[112]
Agricoltura
Nel corso del XX secolo l'Italia si è trasformata da paese prevalentemente agricolo a paese industriale vero e proprio. Di conseguenza, il settore agricolo (comprensivo di selvicoltura e pesca) ha visto l'occupazione calare drasticamente, passando dal 43% al 6% del totale,[113] una percentuale minima nel quadro economico nazionale. Bisogna altresì considerare che pur avendo una conformazione prevalentemente montuosa, non adatta per l'agricoltura, al 2009 l'Italia impiega in questo settore una forza lavoro di circa 1,05 milioni di unità.[111]
L'Italia produce grandi quantitativi di cereali, come frumento (8.951.590 tonnellate), mais (9.789.401 tonnellate) e riso (1.388.927 tonnellate)[114] di soia (353.761 tonnellate) e di barbabietola da zucchero (3.845.791 tonnellate);[115] tutte coltivate principalmente nelle regioni del nord. L'Italia contende alla Francia il primato mondiale della produzione di vino ed è seconda solo alla Spagna per la produzione di olio d'oliva.[116] Il meridione è specializzato nella coltura degli ortaggi (pomodori, insalata, finocchi, peperoni, cavolfiori, sedano), segnatamente la Puglia, che fornisce oltre il 10% della produzione agricola nazionale[116] e il 31,4% della produzione olearia nazionale.[117] Inoltre è la prima nazione al mondo per la produzione di kiwi.[118]
Per quanto concerne gli alberi da frutto il Trentino-Alto Adige è specializzato nella produzione di mele, la Sicilia e la Calabria in agrumi, l'Emilia-Romagna in pere e pesche, la Campania in albicocche e fichi, la Puglia in ciliegie.
L'allevamento, soprattutto suino, ovino e bovino, rispettivamente con 9.252.447, 8.175.196 e 6.179.086 capi,[119] è praticato in tutta Italia, anche se in quantità e modalità differenti da zona a zona. Tuttavia questa attività non riesce a soddisfare il fabbisogno interno.[116]
La produzione complessiva della pesca marittima e lagunare, comprensiva di crostacei e molluschi, si attesta nel 2009 a 242.431 tonnellate. Oltre il 20% del pescato viene dalla Sicilia, seguita da Puglia, Veneto e Marche.[120]
Industria
L'Italia, che si è affermata nel settore manifatturiero,[121] presenta una differenza fondamentale rispetto agli altri paesi industrializzati: una grande diffusione di aziende medio-piccole di proprietà familiare.[122][123] A partire dal Nord-Est del Paese, si sono affermati i cosiddetti distretti industriali, un modello che ha visto una consistente diffusione lungo la dorsale adriatica, al punto da costituire una delle caratteristiche peculiari dell'economia italiana.[124]
Avanzata e diversificata, l'industria italiana è particolarmente sviluppata nei settori della cantieristica navale, degli elettrodomestici, chimico, farmaceutico, metallurgico, agroalimentare[125][126] e della difesa.[127] Nel settore automobilistico, che assieme al petrolchimico e al siderurgico è stato alla base dell'industrializzazione postbellica del Paese, l'Italia risulta agli ultimi posti in Europa per produzione di automobili[128] (fortemente penalizzata dalla delocalizzazione produttiva)[129] ma mantiene una grande rilevanza a livello europeo e mondiale[130][131] grazie alla presenza del gruppo FIAT, azienda multinazionale che nel 2008 ha prodotto 2.524.325 veicoli in tutto il mondo.[132] L'Italia è inoltre ai vertici mondiali per i suoi prodotti di lusso nel campo della moda.[133]
Design
Lo stile italiano – soprattutto nel disegno industriale, nell'arredo, nell'auto – si contraddistingue per la mescolanza di fantasia e rigore progettuale e si caratterizza in modo particolare per l'uso di materiali considerati scarti, ma al tempo stesso innovativi.[134] Nato negli anni trenta del secolo scorso,[135] oggi il design italiano può contare sulla presenza di diverse aziende,[134] scuole di specializzazione,[136] musei,[137] associazioni (come l'Associazione per il Disegno Industriale) e riconoscimenti, come il Premio Compasso d'oro, considerato il più antico e prestigioso premio mondiale di design.[138]
Settore terziario
In Italia il terziario rappresenta il settore più importante dell'economia, sia per numero di occupati (il 67% del totale) che per valore aggiunto (il 71%).[139] Dai dati Confcommercio 2008 il settore risulta di gran lunga il più dinamico: il 54,8% degli oltre 5.000.000 di imprese operanti in Italia appartiene al settore dei servizi, e il 47,4% all'area Confcommercio, settore in cui nascono oltre il 67% delle nuove imprese.[140]
Turismo, commercio e servizi sono tra le attività chiave per il sistema-paese: secondo l'ufficio studi Confcommercio nel 2006, nel commercio, si contano 1.600.000 imprese pari al 26% delle imprese italiane e oltre 3.500.000 lavoratori. Nei trasporti, comunicazioni, turismo e consumi fuori casa, si contano oltre 582.000 imprese pari al 9,5% del totale, con un totale di 3.500.000 lavoratori. Servizi alle imprese: 630.000 imprese pari al 10,3% del totale presentano 2.800.000 di lavoratori.[141] I servizi alle imprese sono maggiormente sviluppati e diffusi nelle grandi città e nelle regioni economicamente più avanzate.
Sul finire degli anni '80 e nel decennio successivo vari fattori, come deregulation, disintermediazione e nuove tecnologie hanno spinto, in linea con l'andamento internazionale, i settori bancario e assicurativo a processi di concentrazione e a forme d'integrazione[142] normati dalla L. 287/90[143] contro gli abusi da posizione dominante. Questi gruppi bancari ricoprono, attraverso la partecipazione azionaria in importanti industrie o società di servizi o tramite la presenza nei patti parasociali aziendali, un ruolo primario nel sistema economico italiano.[144]
Divario Nord-Sud
Anche dopo l'Unità d'Italia, il processo d'industrializzazione e di sviluppo economico del paese è progredito in modo diseguale tra le aree centro-settentrionali e quelle meridionali.
Tale differenza si è protratta fino all'epoca contemporanea, con un Centro-Nord del paese caratterizzato da un forte sviluppo economico, e un Sud che evidenzia un maggiore tasso di disoccupazione. Le ragioni dell'arretratezza economica del Sud sono motivo di dibattito: maggiore difficoltà nel gestire le imprese e creare posti di lavoro, inadeguata amministrazione dei territori e, in alcune regioni, presenza di criminalità organizzata. Uno studio del Censis stima nel 2,5% la perdita annuale di ricchezza nel Mezzogiorno dovuta alla presenza pervasiva delle organizzazioni criminali, nel periodo 1981-2003 e valuta che senza di essa il PIL pro-capite del Mezzogiorno avrebbe raggiunto quello del Nord.[145]
Alcune aree del Mezzogiorno, tuttavia, vedono un intensificarsi dell'imprenditoria privata, incentivata dal basso livello dei prezzi e del lavoro.
Trasporti
La rete infrastrutturale italiana è costituita da 183.705 km di strade[146] (suddivise in statali, regionali, provinciali e comunali), 6.629 km di autostrade,[146] 16.643 km di ferrovie in esercizio[146] (divisi tra rete estera, rete fondamentale, rete complementare e rete di nodo), 352 porti[147] e 96 aeroporti.[148]
Il trasporto pubblico urbano si serve di tram, filobus, autobus, funicolari, taxi e, nelle maggiori città, di metropolitane. Alcune località, inoltre, data la loro conformazione geografica, si servono anche del trasporto navale.
L'Italia, tuttavia, non brilla per la qualità e quantità di trasporti e infrastrutture, che rappresentano limiti allo sviluppo e alla competitività, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno. Vari studi comparativi attestano che il Bel paese sconta un ritardo rispetto a molti paesi europei per dotazione infrastrutturale e trasporti.[149] Le motivazioni si riconducono agli iter particolarmente complessi con cui vengono approvati i progetti, alla criminalità organizzata molto attiva nel settore delle costruzioni e alla corruzione della politica locale.
Turismo
Un settore di primaria importanza per l'economia italiana, che secondo il Rapporto Eurispes 2011 occupa poco meno di 2.500.000 di addetti e la cui incidenza sul PIL è del 9,5%,[150] continua ad essere il turismo, nonostante il Paese abbia perso da molti anni il primato di visitatori stranieri all'anno (nel 2007 erano 43.700.000).[151] L'Italia, la cui quota mondiale di turismo si attesta al 4,1%,[150] è al quinto posto nel mondo dopo Cina (54.700.000 turisti stranieri annui), Stati Uniti (56.000.000), Spagna (59.200.000) e Francia (81.900.000).[151]
L'Italia è al quarto posto per entrate derivanti dal turismo internazionale, con 42,7 miliardi di dollari nel 2007, contro i 54,2 della Francia, i 57,8 della Spagna ed i 96,7 miliardi di dollari degli Stati Uniti.[151]
Ambiente
L'articolo 9 della costituzione italiana fissa i principi atti a salvaguardare il paesaggio e i beni storico-artistici della nostra civiltà.[152] Nonostante questo, l'articolo è rimasto disatteso fino alla fine degli anni settanta,[153] quando, anche in Italia, cominciò ad diffondersi una prima coscienza ambientale. A fronte di questo, con la legge 8 luglio 1986 n. 349, è stato istituito il Ministero dell'Ambiente con il compito di coordinare il risanamento delle aree colpite dal degrado e di tutelare quelle rimaste ancora intatte.
Aree protette
L'elenco ufficiale delle aree protette (EUAP) italiane è quello relativo al 6º Aggiornamento approvato il 27 aprile 2010 e pubblicato nel Supplemento ordinario n. 115 alla Gazzetta Ufficiale n. 125 del 31 maggio 2010;[154] si tratta di 871 aree naturali protette corrispondenti a circa l'11% del territorio italiano.[155] La Legge quadro sulle aree protette, n. 394 del 6 dicembre 1991, le suddivide in:
- Parchi nazionali italiani: sono 24,[154] coprono complessivamente una superficie di oltre 15.000 km² e corrispondono a circa il 5% del territorio nazionale.[156] I più antichi sono il Parco nazionale del Gran Paradiso (istituito nel 1922), il Parco nazionale d'Abruzzo (1923), il Parco nazionale dello Stelvio (1935) e il Parco nazionale del Circeo (1935). La loro sorveglianza è affidata al Corpo Forestale dello Stato;
- Parchi regionali italiani: l'EUAP ne contempla 134,[154] per una superficie di circa 13.000 km²;
- Riserve naturali statali (147) e regionali italiane (365);[154]
- Aree marine protette italiane: sono 27 e coprono una superficie a mare di oltre 222.400 ettari.[154] La più importante è il Santuario dei cetacei, costituito in cooperazione con la Francia e il Principato di Monaco;
- Altre aree protette, nazionali e regionali: sono zone protette che non rientrano nelle precedenti classificazioni; in Italia sono oltre 170.[154]
Ad esse vanno aggiunte le zone umide italiane, 52 aree per un totale di 60.223 ettari, considerate di importanza internazionale ai sensi della convenzione di Ramsar.[157]
Biodiversità e minacce
L'Italia è ricchissima di biodiversità ed è il paese europeo con più specie di piante superiori,[158][159] molte delle quali endemiche. Questo è dovuto a una molteplicità di fattori quali l'eterogeneità ambientale, la complessa struttura dell'orografia italiana, le vicissitudini biogeografiche e la storia geologica. L'Italia, assieme alla penisola iberica ed al sud dei Balcani, è stata inoltre un rifugio per molte specie animali e vegetali estintesi nelle zone centrali e settentrionali del continente europeo durante le glaciazioni pleistoceniche. L'ampia estensione latitudinale della penisola, di circa 10°, la pone a cavallo tra le zone climatiche temperate, centroeuropea (Cfa o Cfb secondo Köppen) e calda mediterranea (Csa secondo Köppen) e quindi almeno su due zone di vegetazione molto diverse.[158][160]
Le aree più ricche di endemismo sono, oltre alle isole, soprattutto la Sardegna, gli alti massicci montuosi isolati tra aree più basse, considerabili come "isole biogeografiche": alcuni esempi sono le Alpi Apuane per le piante e le Prealpi orientali per gli insetti cavernicoli. La fauna d'acqua dolce è spesso differenziata tra i fiumi del nord Italia (bacino del Po) e quelli del centro.[159]
La vegetazione naturale potenziale del territorio italiano è il bosco su tutto il territorio tranne che sulle vette più elevate del piano nivale e nelle zone più aride delle isole circumsiciliane, oltre che nelle aree più prossime al mare. I boschi italiani sono fortemente sfruttati per la selvicoltura che prende la forma di ceduazione per i boschi di querce (che principalmente producono legna da ardere) e di castagno (per la produzione di pali) mentre quelli di faggio e di conifere sono perlopiù trattati a fustaia.[161][159]
I boschi mediterranei di leccio sono quasi sempre degradati dalla ceduazione, dagli incendi e dal pascolo ovicaprino; gli stadi di degradazione sono noti come macchia mediterranea quando si ha un denso ed impenetrabile cespuglieto alto qualche metro e di gariga se il terreno è coperto di vegetazione bassa che lascia scoperto il terreno, spesso ricco di affioramenti rocciosi. Gli stadi di macchia e gariga comunque portano un contributo positivo alla biodiversità italiana in quanto ricche di specie rare e da proteggere, tra cui numerose, splendide, orchidee.[158][161][159] Non è da trascurare l'uso ricreativo che hanno le foreste (soprattutto pinete di pino marittimo) prossime ai centri urbani.[161]
La fauna italiana è molto ricca di endemismi, soprattutto negli invertebrati, nei pesci d'acqua dolce,[162][163] negli anfibi e nei rettili. Gli uccelli ed i mammiferi, animali più mobili, sono caratterizzati da un minor tasso di endemismo.[159]
L'elevata densità di popolazione, l'industrializzazione di vaste aree del paese, l'urbanizzazione di gran parte delle zone costiere e planiziari, l'inquinamento delle acque, l'introduzione di specie aliene, l'agricoltura intensiva e, non ultimi, alcuni comportamenti criminali, come l'abusivismo edilizio, il bracconaggio[164][165] e gli incendi boschivi dolosi[166] fanno sì che la difesa della biodiversità e degli ambienti naturali siano questioni particolarmente rilevanti.[159]
Arte
Nel corso dei secoli l'Italia, secondo tutti gli storici, ha portato un contributo di primo piano alla cultura mondiale. In particolare nei due periodi in cui il territorio italiano fu il centro della civiltà del tempo, ovvero durante l'Impero romano ed il Rinascimento, il ruolo che ebbe nella storia della conoscenza umana fu di grande rilevanza. Dai templi greci ai borghi medievali, dalle terme romane alle ville settecentesche, l'Italia possiede molteplici monumenti nazionali, dichiarati tali da una legge apposita che ne riconosce l'importanza culturale e artistica per la comunità.[167] Sebbene vari istituti si occupino della catalogazione dei beni artistici italiani, non è possibile formulare una stima affidabile del patrimonio artistico nazionale, che peraltro ha subito e subisce una consistente opera di dispersione.[168]
Architettura
Durante l'Impero romano l'architettura sviluppa caratteri omogenei[169] e la sua influenza si protrarrà nelle chiese paleocristiane, costruite sul modello delle basiliche civili romane; pregevoli esempi, con influenze bizantine, nelle basiliche di San Vitale e Sant'Apollinare Nuovo in Ravenna.
Nel VII secolo nascono i complessi abbaziali unitamente alle espressioni dell'architettura longobarda, con significative testimonianze nel tempietto di Cividale del Friuli e nella chiesa di Santa Sofia a Benevento. Della renovatio carolingia e il recupero della classicità attuati da Carlo Magno, nel IX secolo, permangono importanti complessi architettonici principalmente a Roma (basilica di Santa Prassede), Bardolino, Spoleto e Milano.
Il X e l'XI secolo vedono la fioritura delle cattedrali romaniche, come la basilica di San Marco e il duomo di Pisa, mentre nel secolo successivo si diffonde nell'Italia meridionale l'architettura arabo-normanna che ha nel palazzo dei Normanni a Palermo e nel duomo di Monreale alcuni fra gli esempi più caratterizzanti.[3] Contemporaneamente nell'architettura civile fanno la loro comparsa numerose torri gentilizie; celebri quelle di San Gimignano e di Bologna.
L'architettura gotica, introdotta dai cistercensi, spazia dall'originale protogotico della basilica di San Francesco ad Assisi alle chiese di Firenze, Siena, Orvieto, Napoli, Bologna, Venezia e Milano. Fra i castelli disseminati per tutta l'Italia, spicca il celebre Castel del Monte.[169]
Il primo Rinascimento trova testimonianza a Firenze nella cupola di Santa Maria del Fiore e nello spedale degli Innocenti[170] costruiti dal Brunelleschi e nell'attività di Leon Battista Alberti, mentre il pieno Rinascimento, essenzialmente romano, vede Bramante, Raffaello e Michelangelo attivi nella ricostruzione della basilica di San Pietro. Per le realizzazioni urbanistiche rinascimentali mirabile esempio è l'Addizione Erculea a Ferrara. Il passaggio dal Rinascimento al Manierismo si evidenzia nelle figure di Baldassarre Peruzzi, Giulio Romano e Andrea Palladio (che influenzerà notevolmente l'architettura europea con l'avvento del neopalladianesimo).[171]
Lo stile barocco, preannunciato da Jacopo Barozzi da Vignola,[172] si sviluppa a Roma, dove si concentrano le principali realizzazioni, influenzando tutto il mondo cattolico. Alle prime opere di Carlo Maderno e Martino Longhi il Giovane seguono i capolavori del Bernini, del Borromini e di Pietro da Cortona.
Alla prima metà del Settecento risale il più significativo esempio tardo barocco e rococò: la palazzina di caccia di Stupinigi, progettata da Filippo Juvara. Invece, nel Regno di Napoli, con Luigi Vanvitelli, viene avviata, dal 1752, la costruzione della reggia di Caserta. Dopo la seconda metà del secolo l'architettura neoclassica produce, anche nella sua variante neogreca, diverse opere di valore come la grande basilica di San Francesco a Napoli.[173] Con l'unità d'Italia prevale lo stile neorinascimentale o, più in generale, l'eclettismo.
L'Art Nouveau ha in Giuseppe Sommaruga, Ernesto Basile e Raimondo D'Aronco i principali esponenti, mentre un linguaggio nuovo si preannuncia con Antonio Sant'Elia. Il razionalismo, che si manifesta nel Gruppo 7 e MIAR, con Giuseppe Terragni e Gio Ponti, riscontra il suo massimo sviluppo nel dopoguerra e trova nella testata della Stazione di Roma Termini una delle sue opere paradigmatiche;[169] tuttavia durante il periodo fascista avrà maggiore fortuna il "Neoclassicismo semplificato" di Marcello Piacentini. Al Neorealismo architettonico di Giovanni Michelucci ed altri fanno seguito il neoliberty e il brutalismo. Il postmoderno, anticipato da Paolo Portoghesi, trova la sua consacrazione nelle opere di Aldo Rossi.
Tra i principali architetti attivi in Italia tra la fine del XX e l'inizio del XXI secolo si ricordano Renzo Piano, Massimiliano Fuksas, Gae Aulenti, lo svizzero Mario Botta e l'irachena Zaha Hadid.
Pittura e scultura
Le prime rilevanti produzioni artistiche in Italia risalgono al Neolitico.[174] Nell'evo antico, etruschi e romani costituiscono grandi poli artistici in grado di rivaleggiare con l'arte greca. Con il tardo impero e le invasioni barbariche si avvia quel processo di decentramento che porta a far fiorire più capitali e più centri artistici come Milano, Ravenna e Pavia. Eccezionale e irripetibile è la fioritura di Palermo sotto gli arabi. Dopo l'anno Mille si ha una ripresa della produzione artistica, che culmina nei grandi cantieri architettonici romanici, in cui viene riavviata anche la scultura monumentale, come con Wiligelmo e Benedetto Antelami.
La pittura invece subisce sorti alterne, restando fermamente ancorata ai modelli bizantini fino al XIII secolo. I mercanti delle Repubbliche marinare, soprattutto Pisa e Venezia, portando in patria modelli e spunti da tutto il Mediterraneo, danno impulso alle scuole locali, in cui non mancano di manifestarsi graduali progressi. In Toscana Nicola Pisano, Cimabue e Giotto pongono infatti le basi per una vera e propria rivoluzione figurativa, dove la rappresentazione veritiera dello spazio, della figura umana e dei suoi affetti è alla base di futuri, straordinari sviluppi.[175] L'arte gotica, sebbene non attecchisca in architettura, fiorisce con risultati di estrema eleganza in centri come Siena, Milano, Napoli.
Il Rinascimento è un fenomeno culturale di ampia portata, che affonda le radici nell'Umanesimo letterario trecentesco e nel rinnovato interesse per l'arte romana. Agli albori del Quattrocento, a Firenze, Filippo Brunelleschi, Donatello e Masaccio stimolano uno sviluppo delle arti all'insegna di un rinnovato rigore, della rinuncia all'"ornato" superfluo e della costruzione geometrica dello spazio, la prospettiva.[176] La loro lezione viene ripresa da altri artisti, che nei loro viaggi diffondono il nuovo stile contaminandolo con le scuole locali e dando origine al periodo straordinario delle corti, in cui centri come Urbino, Ferrara, Mantova, Padova, Rimini, Napoli e l'Umbria, oltre a Firenze, forniscono nuove idee all'insegna di un panorama estremamente ricco e variegato.
Il Cinquecento si apre con figure universali come Leonardo, Raffaello e soprattutto Michelangelo, facendo dell'Italia il modello imprescindibile di riferimento per tutta l'arte europea.[177] La straordinaria stagione della Roma papalina fornisce un modello artistico dominante, al quale solo Venezia, con Giorgione e Tiziano, è in grado di fornire un'alternativa altrettanto valida.[178] Eventi tragici come il Sacco del 1527 portano alla dispersione degli artisti, garantendo però una nuova fioritura periferica.
Quando già le bizzarrie del manierismo, estremo sviluppo del Rinascimento romano e fiorentino, fanno presa in tutta Europa, la storiografia artistica vede la sua nascita con l'opera di Giorgio Vasari, il primo, grande, consapevole documentatore dei fatti artistici fin dai tempi della Grecia classica.
Il Seicento si apre con l'invenzione di un nuovo stile, il barocco, a Roma, che domina la scena artistica europea per un secolo e oltre. Artisti come Caravaggio, Bernini e Borromini sono i mattatori di un rinnovamento di grande impatto, che si affranca dai canoni dell'arte classica.[179]
Dopo essere diventata la meta di artisti di tutto il mondo, col Grand Tour, aver espresso la grande scuola dei vedutisti veneziani (Canaletto su tutti)[180] e figure del calibro di Giambattista Tiepolo, nonché aver ricoperto un ruolo importante durante il periodo neoclassico con Antonio Canova,[181] l'Italia dell'arte perde peso culturale al cospetto degli altri paesi europei. Si deve aspettare la fine del XIX secolo per ritrovare esperienze figurative di rilevanza europea con il movimento dei macchiaioli[182] e quello dei divisionisti.[183]
Durante il XX secolo l'Italia partecipa a pieno titolo alle rapide vicissitudini dell'arte moderna, con il futurismo (la prima delle avanguardie storiche), la metafisica, l'arte povera e la transavanguardia, fino agli artisti contemporanei, alcuni vere e proprie celebrities rinomate anche all'estero.[184]
Letteratura
La nascita della letteratura italiana canonicamente si fa risalire alla prima metà del XIII secolo con la diffusione, all'interno di circuiti assai privati e modesti, di manoscritti di carattere religioso, laico e giocoso, ad uso della comunità religiosa e laica, ma sempre ad un alto livello della scala sociale (per esempio i notai). Ciò che permette di parlare di una letteratura italiana è la lingua.[185] Infatti, prima del duecento la lingua utilizzata per scrivere i documenti era il latino.
Essa nasce in ritardo rispetto ad altre letterature europee perché molto ancorata alla tradizione del latino. Nel XIII secolo si hanno le prime esperienze letterarie, la poesia religiosa in Umbria (il Cantico delle creature di San Francesco d'Assisi e le Laudae di Jacopone da Todi), la scuola siciliana (nata a Palermo alla corte di Federico II) e, alcuni decenni più tardi, la lirica toscana. A cavallo tra XIII e XIV secolo la letteratura italiana possedeva già tre grandi opere letterarie: la Divina Commedia di Dante Alighieri, il Canzoniere di Francesco Petrarca e il Decameron di Giovanni Boccaccio. In questo periodo, inoltre, emergono i poeti Guittone d'Arezzo, Guido Guinizzelli e Guido Cavalcanti, in cui è assente la componente religiosa usata dai suoi predecessori.
Nel XV secolo si distinguono invece personaggi poliedrici come Leon Battista Alberti, Leonardo da Vinci, Lorenzo de' Medici, letterato e mecenate, che promuove la nuova letteratura in volgare, Angelo Poliziano, che traduce dal greco al latino l'Iliade, e Matteo Maria Boiardo, che compone l'Orlando Innamorato. Nel XVI secolo Ludovico Ariosto, compone il poema Orlando Furioso, Niccolò Machiavelli scrive Il Principe, Baldassarre Castiglione scrive Il Cortegiano e Torquato Tasso è autore della Gerusalemme liberata. Nel XVII secolo emergono le figure di Giovan Battista Marino e di Alessandro Tassoni: il primo è considerato massimo rappresentante della poesia barocca in Italia, il secondo, invece, l'ideatore del poema eroicomico.
A cavallo tra XVIII e XIX secolo spiccano Vittorio Alfieri, maggior poeta tragico del Settecento, Silvio Pellico, autore de Le mie prigioni, Vincenzo Monti, che traduce l'Iliade in lingua italiana, Ugo Foscolo, tra i principali esponenti del neoclassicismo, patriota e sostenitore di Napoleone, Alessandro Manzoni, autore dei Promessi Sposi (una delle maggiori opere della letteratura italiana) e Giacomo Leopardi, ritenuto il maggior poeta italiano del XIX secolo. Da citare anche la figura di Francesco de Sanctis, ritenuto il maggior critico e storico della letteratura italiana nell'Ottocento. Nel XX secolo si distinguono Giosuè Carducci (premio Nobel per la letteratura nel 1906), Giovanni Verga, considerato il maggior esponente del verismo, Grazia Deledda (Nobel nel 1926), Giovanni Pascoli e Gabriele D'Annunzio (i maggiori autori del decadentismo italiano) e Luigi Pirandello (Nobel nel 1934). Altri autori importanti del periodo sono stati Giuseppe Ungaretti, Salvatore Quasimodo, Nobel nel 1959, Italo Svevo ed Italo Calvino, considerati i maggiori scrittori del Novecento italiano, Eugenio Montale, Nobel nel 1975.
Teatro
Il teatro è presente come forma d'arte sin dai tempi dell'antica Roma, vedendo all'apice della sua espressione Livio Andronico, Plauto, Terenzio (per la commedia) e Seneca (per la tragedia). Dopo un periodo di decadimento generale delle arti successivo alla caduta dell'impero romano, nel Medioevo il teatro riprende nuovo vigore grazie alle sacre rappresentazioni e all'opera buffonesca e satirica dei giullari.
In età moderna emerge la figura di Carlo Goldoni, che supera la tradizione della commedia dell'arte e introduce una nuova forma di teatro, in cui le maschere vengono progressivamente eliminate e si passa dall'improvvisazione degli attori ad una recitazione che segue un copione preciso;[186] bisogna inoltre ricordare il melodramma del Metastasio e l'Opera dei Pupi, un teatro delle marionette diffusosi nell'Italia meridionale tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo e inserito dall'UNESCO tra i patrimoni orali e immateriali dell'umanità.[3]
Durante il XX secolo spicca la figura di Luigi Pirandello, vincitore del premio Nobel nel 1934, la cui apparizione costituisce uno degli avvenimenti chiave del teatro europeo contemporaneo.[187] Tra gli altri esponenti del periodo vanno annoverati Eduardo Scarpetta, Eduardo De Filippo, Gilberto Govi e Dario Fo, Nobel nel 1997.
Musica
La musica italiana comincia a svilupparsi nel Trecento con la diffusione dell'ars nova, che introduce la polifonia nella musica profana. In questo periodo, città come Mantova, Firenze, Ferrara, Venezia, Milano e Roma diventano centri di primo piano nel panorama musicale europeo,[188] mentre nel Quattrocento si ricordano i canti carnascialeschi nati a Firenze nell'epoca di Lorenzo il Magnifico.
Nel Cinquecento si ricordano Costanzo Festa, primo polifonista di fama internazionale,[188] Gioseffo Zarlino, che dà un notevole contributo alla teoria del contrappunto, Pierluigi da Palestrina, Luca Marenzio, Carlo Gesualdo, uno dei principali innovatori del linguaggio musicale[188] e Claudio Monteverdi, grazie al quale nasce e si afferma l'opera lirica e in particolare il melodramma.[188][189]
Nel Seicento l'Italia è sede delle prime grandi scuole di musica strumentale, che influenzeranno i musicisti di tutta Europa soprattutto attraverso le opere degli autori del periodo barocco Giovanni Gabrieli, Girolamo Frescobaldi, Arcangelo Corelli, che dà un notevole contributo allo sviluppo dell'arte violinistica e del concerto grosso,[190] Antonio Vivaldi, che accentua il virtuosismo individualistico e con il quale il concerto assume una sua struttura definitiva,[190] Domenico e Alessandro Scarlatti, che rinnovano le composizioni per clavicembalo[190] e Giovanni Battista Pergolesi.
Nel Settecento, Luigi Boccherini, Luigi Cherubini e Antonio Salieri, compositore ufficiale della corte asburgica, sono i maggiori rappresentanti della musica strumentale e operistica italiana. Da ricordare anche Baldassare Galuppi, Niccolò Piccinni, Domenico Cimarosa e Pietro Alessandro Guglielmi che contribuiscono allo sviluppo dell'opera buffa.
Del periodo romantico si ricordano opere liriche come il Guglielmo Tell e Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, I puritani di Vincenzo Bellini, l'Aida, il Nabucco, La traviata e il Rigoletto di Giuseppe Verdi, la Turandot, Madama Butterfly, la Tosca e La bohème di Giacomo Puccini e la Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni.
Nel XX e nel XXI secolo, in seguito al risveglio musicale in atto nei vari paesi europei, alcuni compositori italiani cercano di proporre un nuovo linguaggio musicale come Ildebrando Pizzetti, Alfredo Casella, Ottorino Respighi, Gian Francesco Malipiero e Goffredo Petrassi durante le due guerre mondiali; Bruno Maderna, Franco Donatoni, Luciano Berio, Luigi Nono, Aldo Clementi dal dopoguerra sino ai nostri giorni.
Vanno ricordati anche strumentisti come Niccolò Paganini, uno dei maggiori violinisti del XIX secolo,[191] Arturo Benedetti Michelangeli, raffinato interprete di pianoforte del XX secolo, Maurizio Pollini, Salvatore Accardo e Uto Ughi, violinisti di fama internazionale e Mario Brunello.
Fra i direttori d'orchestra spiccano Arturo Toscanini, Ferruccio Busoni, Riccardo Muti, Claudio Abbado.
Sono italiani molti interpreti importanti della lirica sia nel XIX che nel XX secolo: i tenori Luciano Pavarotti ed Enrico Caruso, i soprani Renata Tebaldi e Katia Ricciarelli, il mezzosoprano Cecilia Bartoli, i bassi-baritoni Ruggero Raimondi e Sesto Bruscantini e i contralti Marietta Alboni, Clorinda Corradi e Rosmunda Pisaroni. Da ricordare anche il cantante castrato Carlo Broschi, in arte Farinelli, il più celebre sopranista del Settecento.[192]
La musica leggera italiana degli ultimi decenni può contare su rassegne canore di rilevanza internazionale come il Festival di Sanremo e lo Zecchino d'Oro. A partire dal dopoguerra, si sono distinti molti gruppi musicali, cantanti e cantautori tra cui Renato Carosone, Domenico Modugno, Lucio Battisti, Fabrizio de Andrè, Mina, Adriano Celentano, Gianni Morandi, la Premiata Forneria Marconi, Eros Ramazzotti, Laura Pausini e Andrea Bocelli.
Cinema
Agli inizi del Novecento, pochi anni dopo l'avvento del cinématographe, l'industria cinematografica italiana si afferma nel genere muto con pellicole come La presa di Roma, Gli ultimi giorni di Pompei e Cabiria; nello stesso genere Rodolfo Valentino diviene celebre in America.[193] Gli anni trenta vedono l'apertura di Cinecittà e il successo internazionale del festival del cinema di Venezia. Nel dopoguerra si sviluppa il movimento culturale del neorealismo, che si riflette nella cinematografia italiana nelle opere di registi come Vittorio De Sica, Roberto Rossellini e Luchino Visconti che ottengono importanti riconoscimenti in patria e all'estero. Alla generazione successiva, quella del cinema d'autore, appartengono Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, ai quali si affianca la figura unica e anticonformista di Pier Paolo Pasolini.
Nella seconda metà degli anni cinquanta si sviluppa anche il genere della commedia all'italiana, con caratteri di satira di costume, con registi come Pietro Germi, Mario Monicelli, Ettore Scola, Luigi Comencini e Dino Risi. A tale filone appartengono attori affermati come Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Anna Magnani, Claudia Cardinale, Totò, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e Alberto Sordi.
Negli anni sessanta e settanta, contemporaneamente al giallo all'italiana, un altro genere ottiene un grande successo, a livello nazionale ed internazionale: è lo "spaghetti-western", di cui il maggior rappresentante fu il regista Sergio Leone.[194]
Sul finire degli anni settanta, con l'avvento della televisione commerciale, inizia la crisi del settore cinematografico che aumenterà nella prima metà degli anni ottanta e si protrarrà per oltre un decennio.
Negli anni successivi l'importanza del cinema italiano è per lo più legata a singoli film o singoli registi e attori, come Franco Zeffirelli, Ermanno Olmi, Bernardo Bertolucci, Nanni Moretti, Massimo Troisi, Giuseppe Tornatore, Gabriele Salvatores e Roberto Benigni, per arrivare, nel 2008, a Matteo Garrone con Gomorra.
Negli anni duemila ad incassare maggiormente al botteghino sono i cosiddetti film di Natale o cine-panettoni,[195] caratterizzati da comicità grossolana, spesso ambientati in luoghi esotici.
Scienza
Tra gli scienziati si distinguono Galileo Galilei, il fondatore della scienza moderna[196] e Leonardo da Vinci, uno dei geni dell'umanità.[197] Pittore, scultore, architetto, ingegnere, anatomista, letterato, musicista e inventore,[198] rappresenta, nel Rinascimento italiano, lo spirito universalista che lo porta alle maggiori forme di espressione nei diversi campi dell'arte e della conoscenza.[197]
Scienze matematiche, fisiche e naturali
Matematica
Nel corso del Medioevo e del Rinascimento Leonardo Fibonacci introduce i numeri arabi, Niccolò Tartaglia risolve l'equazione cubica e Girolamo Cardano e Paolo Ruffini contribuiscono allo sviluppo dell'algebra. A partire dal XVIII secolo, diversi matematici italiani contribuiscono alla nuova disciplina dell'analisi matematica, tra questi Giuseppe Luigi Lagrange, fondatore della meccanica analitica, Jacopo Riccati, Ulisse Dini, Vito Volterra, Guido Fubini, Renato Caccioppoli, Ennio De Giorgi ed Enrico Bombieri; a Bruno de Finetti è dovuta la riformulazione dei fondamenti della probabilità e statistica. Nei secoli XIX e XX, si sviluppano la scuola italiana di geometria algebrica e quella di geometria differenziale (i lavori di Luigi Bianchi, Tullio Levi-Civita e Gregorio Ricci-Curbastro forniscono ad Albert Einstein gli strumenti matematici per la formulazione della relatività generale). Gli assiomi di Peano costituiscono tuttora uno dei capitoli fondamentali della logica e dei fondamenti della matematica.
Fisica
Nel campo della fisica, oltre al già citato Galileo, sostenitore del sistema eliocentrico e della rivoluzione copernicana,[196] che introduce il metodo scientifico e la relatività galileiana, spicca Alessandro Volta per le scoperte relative all'elettricità. Nel Novecento risaltano le figure di Guglielmo Marconi, inventore della radio, Enrico Fermi (e i ragazzi di via Panisperna) per i contributi alla fisica nucleare, Emilio Segrè, scopritore dell'antiprotone, Carlo Rubbia nell'ambito della fisica subnucleare e Riccardo Giacconi per la scoperta di sorgenti cosmiche di raggi X, tutti vincitori del premio Nobel per la fisica. Nel campo della fisica delle particelle lo studioso Nicola Cabibbo contribuisce alla teoria sulle interazioni deboli.
Chimica
Contributi importanti sono dati da scienziati come Stanislao Cannizzaro inventore della reazione di Cannizzaro, nell'ambito della chimica organica, Ascanio Sobrero, inventore della nitroglicerina, Giacomo Fauser e Luigi Casale, ideatori di un processo di sintesi dell'ammoniaca diffusosi in tutto il mondo. Nell'ambito della chimica industriale si distingue Giulio Natta, insignito del Premio Nobel per la chimica grazie ai suoi studi sui polimeri.[199]
Medicina
La tradizione medica italiana ha origini medievali, con la Scuola medica salernitana, la prima e più importante istituzione medica del Medioevo.[200] Continua attraverso i secoli grazie alle scoperte effettuate da numerosi medici come Gabriele Falloppio, che descrive la struttura delle trombe uterine, Giovanni Maria Lancisi, il primo medico ad ipotizzare la trasmissione della malaria tramite le zanzare e Lazzaro Spallanzani, che confuta la teoria della generazione spontanea; nel XX secolo si sono distinti medici come Camillo Golgi, Daniel Bovet, Salvador Luria, Renato Dulbecco, Rita Levi-Montalcini e Mario Capecchi, tutti insigniti del Premio Nobel per la medicina.
Scienze umane
Economia
In ambito economico nel Settecento e nell'Ottocento vanno ricordate le figure di Pietro Verri, fondatore de Il Caffè, di Gian Rinaldo Carli, di Cesare Beccaria, figura di spicco dell'illuminismo italiano, di Quintino Sella, ministro delle finanze di tre governi e presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei e di Vilfredo Pareto. Nel Novecento spiccano Francesco Saverio Nitti, che elabora diverse proposte per risolvere la questione meridionale, Luigi Einaudi, intellettuale ed economista di fama nonché Presidente della Repubblica e Governatore della Banca d'Italia, Piero Sraffa, Franco Modigliani, vincitore del Premio Nobel per l'economia nel 1985, Paolo Sylos Labini e Tommaso Padoa-Schioppa, ministro delle finanze e dirigente del Fondo Monetario Internazionale.
Geografia
L'interesse alle esplorazioni geografiche, che nel Duecento aveva portato Marco Polo fino in Cina seguendo la Via della seta, raggiunge il culmine nel XV e XVI secolo: in tale periodo si collocano i viaggi di Cristoforo Colombo, a cui si deve la scoperta dell'America, di Giovanni Caboto, che scopre il Canada arrivando in Nuova Scozia, di Amerigo Vespucci, che esplora il Nuovo Mondo che, in suo onore, verrà chiamato America e di Giovanni da Verrazzano, che esplora le coste atlantiche nordamericane. Nel XX secolo Umberto Nobile, a bordo del dirigibile Norge, è il primo a trasvolare il Polo nord.
Storia e filosofia
Tra gli storici figurano Landolfo Sagace, che integra la Historia romana di Paolo Diacono con la sua Historia Miscella, Lorenzo Valla, filologo, iniziatore del revisionismo storiografico, Francesco Guicciardini, noto per aver scritto la Storia d'Italia, Ludovico Antonio Muratori, considerato il padre della storiografia italiana e personaggio di primo piano del settecento italiano, Scipione Maffei, punto di riferimento per intellettuali italiani e governanti riformatori durante il Settecento, Gaetano De Sanctis, direttore della Rivista di Filologia e di Istruzione Classica e presidente dell'Istituto dell'Enciclopedia Italiana dal 1947 al 1954, Gioacchino Volpe, Federico Chabod, direttore della Rivista storica italiana, e Renzo De Felice, considerato il massimo esperto sul fascismo.
Nel campo della filosofia si distinguono in epoca tardo romana e medievale Severino Boezio, le cui opere influenzano la filosofia cristiana del Medioevo, perciò considerato da alcuni fondatore della Scolastica,[201] Tommaso d'Aquino, filosofo scolastico tra i più noti e Bonaventura da Bagnoregio. Per quanto riguarda la filosofia moderna, vanno citati Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, esponenti del neoplatonismo, Bernardino Telesio, precursore dell'empirismo moderno,[202] Giordano Bruno, che anticipa per via filosofica le scoperte dell'astronomia e Tommaso Campanella. Durante il XVIII e il XIX secolo spiccano Giambattista Vico, Antonio Rosmini, filosofo cattolico, critico verso l'illuminismo e il sensismo, che entra in polemica con socialismo e comunismo e Vincenzo Gioberti. Tra i filosofi contemporanei vanno ricordati lo storicista Benedetto Croce e Giovanni Gentile, entrambi esponenti del neoidealismo, e Antonio Gramsci di tradizione marxista.
Altre scienze
Nell'ambito delle scienze politiche vanno citati Niccolò Machiavelli, uno dei padri della scienza politica moderna, Gaetano Mosca, sostenitore dell'elitismo, Augusto Del Noce, politologo di ispirazione cattolica e Norberto Bobbio, influente personalità culturale dell'Italia del ventesimo secolo.
Nel campo antropologico Giustiniano Nicolucci, fondatore della scuola italiana di antropologia e autore di Delle Razze Umane, il primo trattato italiano di antropologia e paletnologia, Paolo Mantegazza, uno dei primi divulgatori in Italia delle teorie darwiniane, Cesare Lombroso, pioniere degli studi sulla criminalità e Ernesto de Martino.
Fra gli psicologi vanno ricordati Roberto Ardigò, promotore di una concezione scientifica della psicologia, Sante De Sanctis, fondatore della neuropsichiatria infantile in Italia, Giulio Cesare Ferrari, pioniere della psicologia sperimentale italiana,[203] Vittorio Benussi, esponente di spicco della Scuola di Graz e maestro di Cesare Musatti, padre della percettologia e della psicoanalisi in Italia.[204]
Per la pedagogia Ferrante Aporti, pioniere dell'educazione scolastica infantile, i già citati Roberto Ardigò e Giovanni Gentile, Maria Montessori, che propone un nuovo metodo educativo, le Sorelle Agazzi, pedagogiste sperimentali e Mario Lodi.
Nel campo della linguistica il poeta Giacomo Leopardi, Luigi Ceci e Antonino Pagliaro, i fondatori della glottologia moderna mentre tra i giuristi, oltre a Vico, si ricordano Baldo degli Ubaldi, Cesare Beccaria, Costantino Mortati, Giuseppe Dossetti e Francesco Cossiga.
Da ricordare anche il geologo Giuseppe Mercalli, inventore della Scala Mercalli, che realizza la prima carta sismica del territorio italiano.
Sport
Nel 2009 le federazioni sportive affiliate al CONI sono 45 con 4.185.843 praticanti, a cui ne vanno aggiunti altri 205.212 di 16 discipline associate. Il calcio è lo sport più praticato, con il 26,9% di tesserati, seguito da pallavolo, col 7,8%, e basket, col 7,7%.[205]
A livello amatoriale, nel 2010 risultano oltre 19 milioni di individui che praticano almeno uno sport, pari al 33% della popolazione, a fronte di oltre 22 milioni, esattamente il 38,3%, che non svolgono alcuna attività fisica.[205] Secondo un rapporto CENSIS-CONI del 2008, le attività ginniche equivalgono al calcio come sport più praticato, seguite dagli sport acquatici, il ciclismo, l'atletica leggera, gli sport invernali e il tennis.[206]
La Serie A del campionato italiano di calcio è uno dei più importanti e seguiti campionati calcistici del mondo,[207] nonché il quarto più competitivo d'Europa secondo il ranking stilato dall'UEFA nel 2011.[208] La Nazionale italiana è una delle più titolate, avendo vinto quattro coppe del mondo e un europeo.
Tra gli altri sport popolari vi sono il basket, la pallavolo, il rugby, il ciclismo (che conta competizioni internazionali come il Giro d'Italia e la Milano-Sanremo), l'atletica leggera, la scherma e gli sport acquatici, come nuoto, pallanuoto e tuffi; infine, negli sport motoristici (automobilismo e motociclismo), vanno ricordati gli autodromi di Monza, Imola e del Mugello, le case motociclistiche, come Aprilia, Gilera e Ducati e automobilistiche, come la Ferrari, che in Formula 1 detiene il record di titoli per piloti e costruttori, di vittorie per singole gare e di presenza ininterrotta dall'istituzione del campionato del mondo.[209]
Per quanto riguarda i Giochi olimpici, Roma ha ospitato i Giochi della XVII Olimpiade, Cortina d'Ampezzo i VII Giochi olimpici invernali e Torino i XX Giochi olimpici invernali.
Nonostante le severe sanzioni delle federazioni sportive, anche lo sport italiano risente di effetti negativi come la diffusione del doping tra gli sportivi, professionisti e amatori (nel 2007 le federazioni hanno eseguito 11.250 controlli, con un tasso di positività dello 0,6%), la corruzione (caso eclatante nel 2006 è stato calciopoli), gli eccessi economici, la violenza negli stadi e le discriminazioni.[206]
Tradizioni
L'Italia annovera numerosissime tradizioni storiche e folcloristiche di vario genere[210] e famose anche a livello internazionale, come il Palio di Siena.[211] Oltre al Palio, manifestazioni caratteristiche sono il Carnevale di Venezia, quelli di Viareggio, di Ivrea e di Mamoiada (con le caratteristiche Mamuthones), i riti della settimana santa di alcuni comuni (specie nel meridione), l'Infiorata di Genzano e la Festa dei Ceri.
Gastronomia
La cucina italiana, una delle più note ed apprezzate nel mondo, conta su una vasta gamma di prodotti enogastronomici,[212] molto vari da zona a zona, dovuti sia a fattori storici (numerosi popoli l'hanno abitata nel corso dei secoli)[213] che climatico-territoriali, dal clima montano delle Alpi a quello continentale della pianura Padana al temperato delle zone costiere.[212]
Come in altri paesi europei del mediterraneo, sono presenti tratti distintivi ed elementi che caratterizzano la dieta mediterranea, un modello nutrizionale che usa alimenti naturali come legumi, cereali, carni bianche e pesce azzurro, frutta e verdura e pochi grassi (con utilizzo prevalente dell'olio extravergine di oliva),[214] inserita nel 2010 nella lista dei patrimoni immateriali dell'umanità.[3] Alcuni alimenti, come la pasta e la pizza, sono simboli universalmente riconosciuti della cucina italiana.[212]
I prodotti agroalimentari tradizionali italiani sono inclusi dal Ministero dell'Agricoltura in un apposito elenco[215]; ad essi vanno aggiunti, ai sensi del Regolamento CE 510/2006, i prodotti DOP e IGP italiani ed i vini IGT, DOC e DOCG.[216]
Alcune associazioni, come Slow Food e l'Accademia Italiana della Cucina, si occupano della riscoperta per la gastronomia e l'enologia e della salvaguardia delle tradizioni regionali italiane.
Festività
Note
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Enciclopedie
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