Società Sportiva Calcio Bari
L'Associazione Sportiva Bari, nota semplicemente come Bari, è la principale società calcistica di Bari. Attualmente partecipa al campionato di Serie B.
| Associazione Sportiva Bari Calcio | |
|---|---|
| Galletti, Biancorossi | |
| Segni distintivi | |
| Uniformi di gara | |
| Colori sociali | |
| Simboli | Gallo |
| Inno | Bari Grande Amore Sabino Bartoli - Enzo Strippoli - Luigi Rana |
| Dati societari | |
| Città | |
| Nazione | |
| Confederazione | UEFA |
| Federazione | |
| Campionato | Serie B |
| Fondazione | 1908 |
| Rifondazione | 1928 |
| Presidente | |
| Allenatore | |
| Stadio | San Nicola (58.270 posti) |
| Sito web | www.asbari.it |
| Palmarès | |
| Titoli nazionali | 2 campionati di Serie B 4 campionati di Serie C 1 campionato di Serie D |
| Trofei internazionali | 1 Mitropa Cup |
| Si invita a seguire il modello di voce | |
Ha militato per 30 stagioni nella Serie A a girone unico risultando così la prima formazione della Puglia e la terza dell'Italia meridionale, dopo il Napoli ed il Cagliari, per numero di partecipazioni nel massimo campionato di calcio. Inoltre il Bari è al 17º posto su 60 squadre nella classifica perpetua della Serie A.
Detiene il non invidiabile primato del numero di campionati di Serie A terminati all'ultimo posto (5 volte, 1940-41, 1963-64, 1969-70, 2000-01 e 2010-11).
Tradizionalmente soprannominata "squadra ascensore" per le continue discese e risalite tra la serie A e le categorie inferiori, negli anni s'è particolarmente distinta per aver lanciato molti giovani interessanti, sfruttando soprattutto un buon vivaio.
Storia
Le origini (1908-1925)
La prima squadra di calcio di Bari fu fondata il 15 gennaio 1908[1] come Foot-Ball Club Bari. Come nel caso di molte altre squadre di calcio italiane, anche la fondazione del Bari fu caratterizzata dalla partecipazione di alcuni stranieri: Floriano Ludwig, tedesco trapiantato a Bari, Gustavo Kuhn, svizzero, cui si aggiunse Giovanni Tiberini, marchigiano trapiantato a Bari, che capeggiava figli di commercianti baresi.
Nella prima formazione (nella foto a lato) si riconosce lo stesso Ludwig, il primo in piedi da sinistra, insieme ad altri stranieri, a Bari per lavoro, e baresi: a fianco di Ludwig in piedi da sinistra Barther, inglese e Bach, svizzero, al centro Attoma, Roth, svizzero, e Labourdette, spagnolo, in basso Jovinet, francese, Giordano, Gazagne, francese, Randi e Ziegler. Originalmente i calciatori indossavano maglia rossa e pantaloncini bianchi e giocavano principalmente contro marinai inglesi al campo San Lorenzo (di proprietà militare) nel quartiere di San Pasquale.[2]
Sebbene il club fu fondato in tempi molto antichi, le squadre del Mezzogiorno non erano ben rappresentate nei campionati del calcio italiano e così il Bari non prese parte alle prime stagioni. Di fatto solo la Campania aveva un campionato regionale prima della prima guerra mondiale. Il F.B.C. Bari venne sciolto nel 1915, in periodo di guerra, per poi essere riorganizzato sotto lo stesso nome.[3]
A quel tempo erano in attività accanto al F.B.C. Bari altre due società: la Foot-Ball Club Liberty (colori rosso-blu a strisce orizzontali, poi variato nel 1915 in bianco-blu verticali), fondata da dissidenti del Bari originale nel 1909 e i rivali dell'Unione Sportiva Ideale (colori nero-verde adottato nel 1915). Generalmente il Liberty era la formazione degli aristocratici e borghesi, l'Ideale quella dei proletari. Fu il FBC Liberty la prima squadra della Provincia di Bari a prendere parte al campionato italiano di calcio durante il torneo di Prima Divisione 1921-1922 organizzato dalla CCI quando molti dei club principali del paese entrarono in contrasto con la FIGC.[3]
La stagione successiva l'Ideale divenne la prima squadra di Bari a raggiungere le semifinali della Lega Sud, dove fu la Lazio a passare in finale. Tutti e tre i club baresi parteciparono per la prima volta insieme al campionato nella stagione 1924-25 dove da una parte il FBC Bari retrocesse e dall'altra il Liberty raggiunse le semifinali di Lega venendo sconfitto pesantemente dall'Alba Roma per 6-0 all'andata e 3-0 al ritorno.
A fine stagione 1924-1925 la Liberty fagocitò l'FBC Bari. Lo stesso Ludwig ed il suo collaboratore Kuhn erano da tempo ai vertici della Liberty.[4]
Nel dicembre del 1925 le formazioni baresi iniziarono a utilizzare il "Campo degli Sports"; un piccolo stadio costruito nel rione Carrassi dalla Società Anonima S.A.S., su iniziativa della Liberty.[3]
Unione Sportiva Bari (1926-1928)
Nel torneo 1926-27 il FBC Liberty cambiò denominazione in "Bari F.C.", usandolo per la prima volta il 6 febbraio 1927 nell'incontro amichevole contro l'Audace Taranto.[5] Nel 1927 esordì Raffaele Costantino.
L'intero sistema calcistico italiano stava subendo numerose trasformazioni in questo periodo e cominciò ad essere meglio organizzato, con fusioni che avvenivano un po' ovunque, come a Salerno, Napoli, Firenze e Roma. La neonata F.C. Bari si fuse con l'Ideale il 27 febbraio 1928 creando l'Unione Sportiva Bari. Le maglie dell'US Bari presero i colori biancorossi dal FBC Bari e le strisce dell'Ideale.[6]
Nell'anno della fusione e della nascita della U.S. Bari (1928) la squadra raggiunse per la prima volta la Divisione Nazionale, l'attuale Serie A: decisiva la vittoria per 5-3 sulla Fiorentina il 15 gennaio 1928. Protagonista anche il giovane barese Fajele Costantino, poi incoronato "reuccio" dalla tifoseria.
Dopo la stagione 1928-29 il sistema della lega fu riorganizzato e il Bari fu piazzato in Serie B. Costantino fu convocato per la prima volta nella Nazionale italiana, rendendo il Bari la prima squadra di Serie B a vedere un proprio giocatore convocato in Nazionale.[7]
Le prime stagioni in A (1928-1945)
Subito dopo la prima promozione, arrivò anche per il Bari la prima retrocessione: classificatisi al 13º posto i biancorossi andarono in cadetteria. Nel 1929 entrò Pippo Scategni. Dopo il tentativo di ritorno immediato in massima serie nella stagione 1929-‘30, fallito tra vertiginosi alti e bassi ed il gravissimo infortunio del venticinquenne barese Totò Lella (a causa di un calcione subìto al costato nella partita giocata contro la Fiumana, fuori casa, il ragazzo subì una lesione polmonare morendo per l’aggravamento delle condizioni nel 1932),[8] vennero ingaggiati l’allenatore Janos Hajdu (già mezzala della vecchia Liberty), il toro Dario Gay e Piero Bottaro (Costantino venne ceduto alla Roma, in serie A, per poi far ritorno a Bari nel ’35). I pugliesi condussero quindi un buonissimo campionato cadetto 1930-‘31, tornando in massima serie.
Per la A, Hajdu fu sostituito con l’abile ungherese Árpád Weisz, già campione d'Italia nel 1929-1930 con l'Ambrosiana-Inter e futuro vincitore di due scudetti con il Bologna (in seguito fu espulso dall'Italia nel 1938 perché ebreo e perì ad Auschwitz nel 1944). Il girone d’andata fu però molto sofferto e a fine stagione la squadra si salvò vincendo lo spareggio contro il Brescia.
Nell’annata successiva il grande Weisz tornò all’Ambrosiana. A causa d’insufficiente liquidità furono ceduti molti pezzi pregiati della rosa,[9] compreso Bottaro; tra i nuovi arrivati vi furono invece Alfredo Marchionneschi, Luigi Ferrero e il portiere Alferio Cubi. In campionato, dopo qualche buon risultato la squadra disputò un brutto girone d’andata, migliorò in quello di ritorno ma penalizzata da ben 13 rigori contro,[10] retrocedette per pochi punti alle ultime battute.
L’anno seguente in B (quegli anni sdoppiata in due gironi), la rosa venne ringiovanita e messa sotto la guida del bravo Tony Cargnelli; inoltre entrava a far parte dei biancorossi la promessa Annibale Frossi (partì l’anno successivo) e lasciavano Gay e Scategni. Alla fine di un gran campionato che vide i biancorossi piazzarsi primi in classifica nel proprio girone, questi persero 1-0 la gara-promozione di Bologna con la Sampierdarenese: dopo aver mostrato grande ardore i biancorossi caddero, sotto gli applausi, in lacrime per la mancata promozione.[11] L’obiettivo della massima serie venne raggiunto l’anno seguente sotto la guida di Andras Kuttik.
Il 6 settembre 1934 Benito Mussolini inaugurava il nuovo stadio della Vittoria.
Gli anni 1936-’39 in A furono tranquilli.
Nel ’36 fu ceduto Marchionneschi e tornò in panchina Cargnelli (lasciò ancora Bari due anni dopo). Nella gara del 3 gennaio 1937 contro l’Alessandria la giovane mezzala barese Francesco Capocasale, alla seconda gara in prima squadra segnò subito il goal-vittoria del 2-1; in quella del 18 aprile contro l’Ambrosiana toccò a Cesarino Grossi (anch’egli barese) che trascinò la formazione in rimonta dallo 0-2 (al 2-2), diventando guru della folla. La limitata statura valse a Grossi il soprannome di “centravanti tascabile”. In Coppa Italia 1936-37 il Bari fu eliminato ai quarti d.f. dal Milano. Nel 1938 andò via anche Ferrero e salì in prima squadra Tommaso Maestrelli (barese ma pisanono di nascita). Nel ’39 Costantino cessò l’attività agonistica (rimase nella dirigenza del Bari come direttore sportivo, assumendo a più riprese anche la guida tecnica della squadra)[12]; lasciarono Cubi, Grossi (partito in guerra morì in Albania, con grande dolore del Calcio italiano) e Capocasale che fu venduto alla Juventus. Fu ingaggiato Alessandro Carlini. Il Bari giunse alle semifinali di Coppa Italia 1939-‘40 venendo qui eliminato per 0-2 dal Genoa. Il bilancio della società andava sempre più in passivo (anche a causa d’un varco aperto nelle recinzioni dello stadio, usato spesso per non pagare il biglietto) e nell’estate del 1940 la dirigenza fu costretta a vendere molti validi elementi, non sostituendoli adeguatamente;[13] l’unico acquisto rivelatosi davvero soddisfacente fu il portiere Leonardo Costagliola. La squadra crollò e retrocedette. Risalita l’anno dopo (ancora al primo posto), nel ‘43 cadde però di nuovo in B, agli spareggi, al termine di una stagione sfortunatissima. Molti pensarono a una congiura contro i galletti (a fine stagione lasciò Maestrelli).[14] Il campionato 1943-‘44 non fu disputato a causa della guerra e nel 1944-‘45 il Bari ed il rinato Liberty disputarono solo partite a livello regionale non nel della Vittoria, chiuso, ma in un campo di fortuna in via Crispi, ribattezzato Campo Antonio Lella.[15]
Il dopoguerra: dalla Bari “Stella del Sud” alla caduta in IV Serie (1945-1954)
Gli alleati concessero nuovamente l'uso dello "Stadio della Vittoria" solo il 4 marzo 1945 con la partita Bari-Lecce.[16]
Nel frattempo, il 1º gennaio 1945, la società cambiò denominazione da Unione Sportiva ad Associazione Sportiva Bari.
Nel "campionato misto" disputatosi nel 1945-46 il Bari ben figurò terminando al primo posto, a pari merito con il Napoli, girone "Centro-Sud". Nel 1946 partì Carlini e tornò Capocasale. La stagione di Serie A 1946-1947 (dominata dal Grande Torino) fu una delle migliori nella storia del galletto: allenato prima da Costantino e poi da Andras Kuttik (cambio necessario per effettuare la conversione dal gioco metodista a quello sistemista), il Bari stazionò per diverse giornate al quarto posto. Nel girone di ritorno, anche a causa d’alcuni infortuni (il Bari) perse posizioni, terminando al settimo piazzamento; traguardo attualmente non ancora eguagliato. Questo bel Bari è tuttora ricordato come la “Stella del Sud”.[17]
Nel 1947 debuttò Mihály Vörös, nel ‘48 andò via Costagliola. Tuttavia il Bari non riuscì a ripetersi e s’aprì una grave crisi di risultati prima e di stagioni poi: alla retrocessione del 1950, condita di ricorsi[18] ne seguì un’altra l’anno seguente. Giunti sesti nel girone G della Serie C 1951-‘52, i galletti subirono quindi un’umiliante retrocessione in IV Serie per effetto del lodo Barassi (da poco emanato). Nel 1951 debuttò in prima squadra Nicola Chiricallo, che andò la via dopo due campionati insieme a Vörös.
Sempre nel ‘51 la vecchia amministrazione del Bari uscì di scena accollandosi i debiti pregressi. L'A.S. Bari veniva perciò gestita da una commissione comunale di reggenza.[19]
La risalita dal baratro (1952-1961)
Nel 1953 la commissione di reggenza nominò l’avvocato Achille Tarsia Incuria (assessore allo sport del Comune) presidente; costui fu autore d’un’efficiente opera di rilancio.[19]
Nel ‘54 fu scelto come allenatore Francesco Capocasale, che portò il galletto al primo posto nel girone G di IV Serie. Il salto di categoria fu aggiudicato alla fine d’un minigirone al cardiopalmo, nella partita vinta dai biancorossi 2-1 (doppietta di Raffaele Gamberini) a Napoli il 27 giugno 1954, contro il Colleferro. I 20 000 tifosi biancorossi presenti festeggiarono quest’evento quasi come la vittoria d’uno scudetto.[20]
Nella stagione 1954-55, sempre con Capocasale i biancorossi ottennero il ritorno in cadetteria. Capocasale si congedò dal Bari ma negli anni successivi venne più volte richiamato. Nel '55 debuttò Luciano Gariboldi. Dopo due anni “di stabilizzazione” in serie cadetta,[21] nel ’58 i galletti compivano finalmente il salto in A dopo il secondo posto e due spareggi in campo neutro contro il Verona (penultimo in serie A; gli spareggi furono voluti da una nuova riforma federale). Idoli di quegli anni furono Mario Mazzoni (313 partite col Bari), Biagio Catalano (altro barese proveniente dal vivaio), il fantasioso centravanti argentino Raul Conti, entrato in squadra nel 1958 insieme all'ala sinistra Bruno Cicogna ed il bomber Erba (fu acquistato nel '57 e furono utili anche i suoi goal a salvare il Bari nella stagione 1959-'60). Da non dimenticare la punta Luigi Bretti (dal '50 al '58 nel Bari, con nel mezzo un anno al Taranto): anche il suo lavoro in attacco agevolò la risalita del club; l'atleta è tuttora top-scorer biancorosso con 70 marcature. Venne accolto nel 1959 Carlo Tagnin e l’anno seguente Giuseppe Virgili. Nel frattempo partì Gariboldi. I biancorossi rimasero per tre anni in massima divisione; nel terzo la formazione retrocedette agli spareggi contro Lecco e Udinese, con l’anomalia della miglior difesa del campionato.
La presidenza De Palo (1961-1977)
Nel 1961 andò via Tagnin e due anni dopo il nuovo allenatore Pietro Magni riuscì a centrare l’obiettivo promozione, al termine di un campionato difficoltoso, segnato da numerosi infortuni e quindi combattuto con le unghie. A causa dell'impegno profuso in campionato i galletti persero per strada la Coppa Italia a Bergamo, contro l'Atalanta nelle semifinali (0-1) dopo aver battuto ai quarti di finale il Genoa (2-1), militante in prima serie. A promozione avvenuta lasciò il capoluogo Mazzoni; Raoul Conti e Virgili erano partiti nel ’62.
Proprio nel ‘63 si pose fine al commissariato e il medico Angelo De Palo (già commissario da due anni) fu eletto presidente dell’A.S. Bari con la costituzione d’un consiglio d’amministrazione di nove elementi.[22]
Nel massimo campionato ’63-‘64 i galletti subirono però un’immediata retrocessione per poi cadere ancora in C. Nel ‘66 venne assunto come allenatore il giovane e poco conosciuto Lauro Toneatto (già tecnico del Siena): fu una nuova svolta. Con l’avallo di Toneatto fu ingaggiato Lucio Mujesan. Il “sergente di ferro” (così i giocatori soprannominarono il nuovo mister per la sua severità) forgiò una squadra solida, con difesa tenace e centrocampo supportato dai tornanti; l’attacco era propiziato da Mujesan che si confermò “bomber di razza”.[23] La risalita in B fu immediata, con 7 punti di distacco dalla seconda mentre l’annata ’67-‘68, al termine di un formidabile recupero dei biancorossi (dalla coda della classifica alle prime posizioni a fine campionato) vide gli stessi,ormai stremati, mancare per un pelo il ritorno in A.[24] L’anno seguente De Palo cedette il "longevo" Cicogna (per lui dieci anni fra i galletti) e fu costretto a vendere l’ormai richiestissimo Mujesan. Toneatto riuscì comunque a compensare l’assenza del forte centravanti e conquistò il terzo posto e con esso la massima serie.[25]
In vista del campionato di A ’69-‘70 De Palo scelse come sostituto di Toneatto, accordatosi prematuramente col Pisa, lo schietto Oronzo Pugliese. Il nuovo allenatore riuscì ad ottenere l’acquisto del celebre Cané (per tre anni tra le file dei biancorossi)[26] e di Vittorio Spimi. Partita bene, la compagine biancorossa subì un brusco calo nel girone di ritorno, finendo ultima col misero bottino di 11 reti segnate.
Il Bari rimase in B per alcuni anni (nel '71, arrivato 4º con lo stesso punteggio di 2a e 3a, perse gli spareggi promozione) e nel 1974 scese ancora in Serie C, terminando la stagione con solo 12 goal segnati e 26 concessi in 38 partite. La formazione risalì in B nel 1977, stesso anno in cui De Palo, ammettendo di «non potercela più fare da solo», accordò l'entrata nella società biancorossa del duo Mincuzzi-Gironda (entrambi facoltosi capitalisti baresi), programmando con i due amici un assetto più moderno del club e un potenziamento del vivaio (gli stessi anticiparono finanziamenti per importanti operazioni).[27] Su suggerimento di Mincuzzi venne chiamato come nuovo direttore sportivo Carlo Regalia: la sua esperienza era ritenuta fondamentale per la ristrutturazione del vivaio. Purtroppo De Palo non vide mai più i biancorossi nella massima divisione: morì infatti nell’agosto del ’77, dopo 16 anni come presidente. Nel 1976 aveva lasciato la formazione Vittorio Spimi e debuttato Giuseppe Materazzi, Domenico Penzo e Stefano Agresti (lasciarono la squadra due anni dopo); l'anno seguente venne ingaggiato Giuseppe Papadopulo.
L'inizio dell'era Matarrese ed il primo trofeo (1977-1990)
Accettò di prendere il posto di De Palo l’onorevole Antonio Matarrese; con lui iniziava la lunga era della famiglia Matarrese al timone dell’A.S. Bari.
Antonio, pur rafforzando l’organico con atleti di categoria -tra cui Giacomo Libera, Roberto Bacchin, e Vincenzo Chiarenza- inizialmente non ebbe fortuna con la squadra, che non riuscì a risalire in A. Nel 1979-80, guidati dall'allenatore Antonio Renna i biancorossi conclusero la stagione a metà classifica. Esordì in prima squadra il giovane diciassettenne Gigi De Rosa (2 presenze). Nella stagione ‘80-‘81 (Renna sempre allenatore) indossarono la casacca biancorossa Aldo Serena e Maurizio Iorio, che conclusero il campionato con 10 reti a testa. Durante la stessa stagione Renna si dimise e venne sostituito dal tecnico della "Primavera" Enrico Catuzzi, che con 5 vittorie in 11 partite salvò per la seconda volta i galletti. Nel frattempo la formazione "Primavera" capitanata da Gigi De Rosa (e guidata appunto da Catuzzi e poi da Giuseppe Materazzi), vinceva la Coppa Italia Primavera battendo (2-0) in finale il Milan di Evani e Incocciati. A fine torneo furono ceduti Serena e Bacchin. La squadra fu affidata al riconfermato Catuzzi.
Il Bari dei baresi
La stagione 1981-1982 fu per il Bari straordinaria: Catuzzi, spinto anche da Regalia decise d'iniziare il campionato di Serie B con quasi tutti i giovani della squadra "Primavera", che poco prima avevano vinto la Coppa Italia Primavera battendo in finale il Milan. L'unico acquisto estivo fu il mediano Acerbis, proveniente dall'Udinese (in comproprietà), mentre in inverno arrivò l'esperto regista Valerio Majo ed il portiere Bruno Fantini.
Questo giovane, inedito Bari, in Coppa Italia ottenne quattro pareggi in quattro gare nel girone preliminare da cinque squadre, tre contro formazioni di massima divisione (tra cui il Napoli di Ruud Krol, che totalizzando 6 punti fu ammesso agli ottavi); giungendo secondo non passò il turno. Le soddisfazioni arrivarono soprattutto in campionato: Catuzzi fu tra i primi a sperimentare in Italia la "zona totale" e i giovani baresi promossi in prima squadra giocarono con il cuore, dimostrandosi validi anche per la serie cadetta. Fu così che durante l'anno la squadra espresse un calcio pregevole[28], realizzando ottimi risultati, tra cui una sorprendente serie positiva di 13 risultati utili consecutivi, in cui raccolse 21 punti e stupendo tutti. La città, entusiasta, si strinse attorno alla squadra e il "Della Vittoria" registrò quasi sempre il tutto esaurito. Il bomber era Maurizio Iorio; intorno a lui giravano Bagnato ed il talentuoso diciannovenne barese Gigi De Rosa, che quell'anno si guadagnò la convocazione nella Nazionale Italiana Under 21. A fine stagione i galletti avevano totalizzato 45 punti, con il terzo miglior attacco della Serie B (47 goal, 18 siglati da Iorio che giunse secondo nella classifica cannonieri della categoria) ma persero per soli 2 punti la massima divisione. Determinanti furono i diversi passi falsi della squadra e alcune sviste aritrali. Proprio per la consistente presenza in squadra di giovanissimi calciatori baresi, quel Bari venne etichettato "Il Bari dei Baresi" e viene considerato tuttora uno dei Bari migliori. Qui a lato si vede la formazione di quella stagione (nella terza divisa gialla e nera).
Nella stagione successiva la base della squadra rimase quasi la stessa; vennero ceduti Frappampina e Iorio. In Coppa-Italia il Bari terminò il primo girone da capolista, a nove punti, dopo aver battutto l'Inter e l'Udinese di Causio e Virdis, entrambe per 1-0. Trovata però agli ottavi la Juventus campione d'Italia (allora allenata da Trapattoni), i galletti vennero eliminati dopo la vittoria della "signora" all'andata, a Torino, per 1-0 e il pareggio 1-1 al ritorno, a Bari. In campionato, dopo un buon inizio i biancorossi ebbero un rendimento altalenante, non riuscendo a ripetere le gesta della stagione precedente. Catuzzi venne sostituito da Gigi Radice (ex tecnico del Milan) a 13 giornate dal termine ma, nonostante un avvio discreto, questi non riuscì a salvare il Bari dalla retrocessione in C. In quell'annata vennero sbagliati molti calci di rigore, in gare determinati per la salvezza. Dopo la retrocessione vennero ceduti molti calciatori di "quel" Bari tra cui Bagnato, Caricola alla Juventus e Armenise.
La cavalcata di Bolchi, l'arrivo di Salvemini e la Mitropa Cup
Bari: Mannini, Loseto, Carbone (88' Amoruso), Terracenere (67' Lupo), Righetti, Brambati, Perrone, Urbano, João Paulo, Gérson, Scarafoni (61' Monelli) - Allenatore: Gaetano Salvemini.
Genoa: Braglia, Ferroni, Caricola, Ruotolo, Collovati, Signorini, Eranio (87' Covelli), Florin, Fontolan, Urban, Rotella - Allenatore: Franco Scoglio
Arbitro: Branko Bujic.
Marcatore: 14' Perrone.
Spettatori: 3.600
Nel 1983 il gruppo Mincuzzi-Gironda uscì dalla società del Bari, cedendo la propria quota ai Matarrese.[29] Antonio Matarrese, sempre più impegnato in campo politico e sportivo passò il ruolo di presidente al fratello Vincenzo.
Per la stagione 1983-84 V. Matarrese e il direttore sportivo Franco Janich decisero d’affidarsi a Bruno Bolchi per la guida tecnica della squadra, fornendogli uomini come il roccioso difensore Alberto Cavasin, il regista barese Totò Lopez e gli attaccanti Galluzzo e Messina. Quella stagione si rivelò più che soddisfacente. I grandi successi furono raggiunti soprattutto in Coppa Italia, dove la squadra, dopo aver concluso il girone da 6 squadre in testa con la Juventus, con cui pareggiò 2-2, eliminò agli ottavi di finale proprio i piemontesi per effetto dell'ormai celebre 2-1 conquistato a Torino nella partita d'andata e del 2-2 guadagnato in casa al ritorno (in quella Juventus di Trapattoni giocavano Rossi e Platini, che vinsero scudetto e Coppa delle Coppe nello stesso 1984). Ai quarti di finale i galletti sconfissero la Fiorentina di Oriali e Antognoni, vincendo 2-1 sia in casa che in trasferta, ma vennero poi eliminati alle semifinali dal Verona di Osvaldo Bagnoli (poi campione d'Italia l'anno seguente) dopo aver perso 1-2 all'andata in casa ed 1-3 al ritorno. Finora il Bari è l'unica squadra di Serie C arrivata ad un passo dalla finale di Coppa Italia, dopo aver battuto prestigiose formazioni di massima serie.
I biancorossi parteciparono anche alla Coppa Italia di Serie C in cui, dopo aver battuto in doppio turno il Casarano, furono eliminati agli ottavi di finale dal Taranto.
In campionato gli uomini di Bolchi rimasero fino alla fine in testa alla classifica, dominando con 45 punti ed un record di 16 vittorie e 5 sconfitte (squadra meno battuta del torneo), nonché miglior attacco di categoria (40 reti). Il marcatore principale era Gabriele Messina, seguito da Giuseppe Galluzzo. A fine stagione lasciarono il Bari Gabriele Messina e L. De Rosa. Gli uomini di Bolchi si ripetettero l’anno successivo (1984-85) in serie cadetta, arrivando terzi a quota 49 punti e giungendo in Serie A all’ultima giornata, grazie al 2-0 inflitto in casa al Pescara. L’attaccante Edi Bivi (nel Bari dal 1984 al 1987) fu quell’anno capocannoniere del torneo, con 20 marcature.
In vista del campionato 1985-1986 in massima serie, i galletti sostituirono Lopez con Gordon Cowans (regista dell'Aston Villa e nazionale inglese) e Galluzzo con Paul Rideout (giovane promessa dell’Under 21 inglese). La stagione in A, giocata con una rosa zeppa di debuttanti in massima divisione fu deludente e la formazione finì col retrocedere al penultimo posto.
Si concluse quindi anche il sodalizio con il milanese Bolchi, che guidò una cavalcata consecutiva dalla Serie C, riportando il Bari in A dopo 15 anni d'attesa. A fine stagione 1986 andò via anche Cavasin.
Il Bari passò così tre anni in serie cadetta e dopo i primi due sotto la guida del già conosciuto Catuzzi, in cui mancò nuovamente per poco la promozione in A, nel 1988 (anno in cui lasciarono Rideout e Cowans) sedette in panchina Gaetano Salvemini, che portò i biancorossi a vincere il campionato di Serie B 1988-89 (a pari punti con il Genoa capolista, che aveva una migliore differenza reti). Nell'estate dell'89 lasciò Guastella ed arrivò l'attaccante brasiliano João Paulo, che divenne subito idolo della tifoseria e fu importante nei cinque anni successivi del Bari, restando tuttora uno dei giocatori più amati.[30] Con Salvemini si misero in mostra i centravanti Joao Paulo e Maiellaro (nei biancorossi dall'87) e la squadra, dopo aver condotto validamente la prima parte di campionato giungendo alla penultima d'andata a ridosso della zona UEFA, dalla domenica successiva, persa 0-1 in casa, allo scadere contro il Milan, accusò un calo e chiuse la competizione al 10º posto. In virtù del piazzamento in serie B nell'anno precedente, il Bari partecipò nella primavera del '90 al torneo di Coppa Mitropa dove, dopo aver superato ottimamente le qualificazioni vinse la finale a Bari, il 21 maggio (in turno secco) battendo 1-0 il Genoa (il goal fu di Perrone al 14º minuto del primo tempo).
La finale di Mitropa Cup fu anche l'ultima partita ufficiale giocata nel glorioso stadio della Vittoria. Nella sera del 3 giugno 1990, con l'amichevole Bari-Milan vinta 2-0 dai galletti, venne inaugurato il nuovo stadio San Nicola, che quell'estate ospitò diverse partite dei mondiali di Italia 90.
Gli anni novanta e la nuova crisi (1990-2001)
Nel biennio 1990-'92 la dirigenza biancorossa mostra voglia di crescita nel mercato (anche in virtù del nuovo stadio, che essendo più capiente del Della Vittoria offre maggiori possibilità, in termini finanziari e di tifo); fra gli atleti di qualità ingaggiati risaltano nel '90 il giovane rumeno Florin Răducioiu (ceduto l’anno seguente) e, nel '91 il costosissimo David Platt (l’acquisto del forte centravanti inglese dell’Aston Villa acquistato per rimpiazzare la vendita di Maiellaro, esalta la piazza che quindi vede l'Europa un sogno realizzabile) e l’australiano Frank Farina. L'onerosa campagna acquisti del '91 determina il record di "22000 abbonamenti" al S. Nicola. Tuttavia i risultati non arrivano: alla stagione '90-'91 che s'avvia in maniera promettente e si conclude con un fiacchissimo girone di ritorno ed una salvezza quasi stentata, segue lo sciagurato '91-'92 in cui Salvemini si dimette alla 5a giornata con soli 2 punti ed il suo sostituito Boniek non riesce a salvare la formazione, nonostante un buon inizio nel girone di ritorno. Non risolvono molto le manovre del mercato invernale con la vendita di Farina e l'arrivo di Zvonimir Boban (in prestito dal Milan) e Robert Jarni. Nella terza giornata, contro la Sampdoria, Joao Paulo s'infortuna gravemente, rimanendo inattivo per l'intero anno; la sua carriera ne resterà compromessa. A fine campionato partono Boban e Platt mentre vengono acquistati Sandro Tovalieri ed Igor Protti.
Gli anni futuri vedono la società decisamente più scrupolosa e parsimoniosa sul mercato, nonché caratterizzata nello scoprire giovani talenti.[31] Nel 1993 G. Loseto passa al Pescara, nel '94 J. Paulo torna in Brasile.
Risalito in A due anni dopo, al timone di Giuseppe Materazzi (dopo la poco fruttuosa parentesi cadetta '92-'93, sotto la guida del brasiliano Lazaroni), il Bari disputa un buon campionato 1994/95 dove si distingue il bomber Tovalieri (17 marcature), ma l'anno successivo (che vede la partenza di Tovalieri e l'arrivo di Luigi Sala, Klas Ingesson e Kennet Andersson), nonostante la prolifica coppia d'attacco Protti-Andersson (36 reti in due), la formazione del capoluogo subisce molti goals e manca diverse sfide con le dirette rivali, retrocedendo ancora. A campionato finito Protti, autore di prestazioni esaltanti (quell'anno è capocannoniere con 24 reti) va via nonostante la tifoseria chieda a gran voce la sua permanenza. Lascia Bari anche K. Andersson.
Il Bari è la prima squadra nella storia della massima divisione a retrocedere nonostante abbia tra le sue file il capocannoniere.
La squadra, allenata dal tenace ed esperto Eugenio Fascetti (subentrato a Materazzi a metà campionato '95/96 causa la crisi di risultati) riconquista subito la A (nonostante, a causa d'una brutta flessione iniziata prima di Natale, voci insistenti davano per scontata la permanenza in B e la società già in cerca d'un sostituto del tecnico toscano) dove, grazie anche all'arrivo di Diego De Ascentis, Gianluca Zambrotta, del capitano Gigi Garzya e del portiere Franco Mancini, vi disputa discretamente le prime tre stagioni, navigando nelle posizioni medio-basse della classifica con un 1-3-4-2 "a uomo" (il libero è Gaetano De Rosa, importante pedina nell'11 di Fascetti, nel Bari dal '97)[32][33][34] che toglie qualche soddisfazione al pubblico barese. In questi anni, anche grazie ad un consolidato rapporto tra presidente, allenatore e il dg Regalia, il Bari si conferma società capace di scoprire e valorizzare diversi giocatori, come Phil Masinga (ingaggiato nel 1997 dalla Salernitana, segna 11 goal nella valida stagione '98-'99) e Nicola Ventola ("prodotto" del vivaio barese), ma non opera un incremento d'organico che possa puntare a obiettivi più ambiziosi della salvezza; così nel 1998 lasciano Ventola, Sala ed Ingesson, mentre arrivano Yksel Osmanovski, Daniel Andersson e Gionatha Spinesi. Nel 1999 fanno le valige De Ascentis e Zambrotta, mentre debutta Simone Perrotta. La notte del 18 dicembre 1999, nella partita Bari-Inter, un diciassettenne barese esordiente del vivaio biancorosso, di nome Antonio Cassano, mette a segno il goal della vittoria sui nerazzurri (2-1), stupendo mezza Italia e dando così inizio alla sua ribalta internazionale.
Nel mercato estivo dell'anno 2000 Garzya e F. Mancini -già capisaldi della formazione biancorossa- litigano con Fascetti e Matarrese e rescindono il loro contratto con il Bari.[35] Mancini viene rimpiazzato con il giovane belga Jean François Gillet (che in quell'anno si alterna con gli altri due portieri) mentre si registrano pochissimi acquisti rilevanti. La situazione in campionato peggiora e i tifosi acuiscono le proteste contro la dirigenza, a causa della forte crisi di risultati.[36] Fascetti viene licenziato a metà girone di ritorno,[37] al centro d'un'aspra polemica coi tifosi, in cui il tecnico toscano prende le difese della società.[38] Il Bari retrocede ultimo in classifica, dopo aver disputato la quarta stagione consecutiva in A.
A campionato finito Cassano, il cui talento non è più una novità, viene venduto alla Roma per 60 miliardi di lire (circa 30 milioni d'euro attuali).[39] Quello del 2001 è l'ultimo campionato in biancorosso anche per D. Andersson, Osmanovski e Perrotta.
La serie B dalla crisi all'arrivo di Conte (2001-2008)
A differenza delle volte precedenti i galletti non riconquistano subito la massima serie ed il rendimento altalenante (dal 6º al 21º posto in due stagioni) demotiva i tifosi che pian piano abbandonano lo stadio. Nella gara Bari-Cittadella del 21 aprile 2002 il S. Nicola conta persino 52 tifosi (suo minimo storico): questa partita viene tuttora ricordata da tifosi e stampa locale come simbolo della contestazione generalizzata contro la dirigenza del Bari, verificatasi tra il 2002 ed il 2007.[40] Sulla panchina dei biancorossi si susseguono vari allenatori.
Curioso è il caso della stagione 2003-2004 in cui, nonostante il tecnico veneto Giuseppe Pillon, subentrato a stagione in corso, imposta un gioco propositivo, la compagine biancorossa si classifica quart'ultima, poi perdendo gli spareggi-salvezza contro il Venezia il 19 giugno 2004 e retrocedendo in Serie C1. Fortuna vuole che a causa del fallimento del Napoli, il Bari venga ripescato. Sempre nel 2004 lasciano la squadra Spinesi e De Rosa ed entrano Vincenzo Santoruvo ed Alessandro Gazzi. Gli anni successivi in cadetteria vedono i galletti stabilizzarsi nella zona di metà classifica (10º posto nel 2005, 13º posto nel 2006 e 11º posto nel 2007). Degno di un epilogo migliore rispetto agli anni precedenti sembra l'avvio di stagione 2006-2007, del Bari targato Rolando Maran; è però un fuoco di paglia: nonostante alcuni prestigiosi successi (come il derby di dicembre vinto 3-1 a Lecce), il tecnico trentino, privato nel mercato di gennaio di diversi elementi determinanti, è esonerato a fine febbraio 2007 dopo una striscia di risultati negativi ed il tonfo senz'appello di Vicenza (Bari battuto per 3-0). A Maran succede Beppe Materazzi (11 stagioni dopo l'addio dell'inverno 1995) che, seppur tra qualche sofferenza riesce a salvare la squadra con una giornata d'anticipo (decisivo il successo di Rimini per 1-0 a poche giornate dalla fine, con i romagnoli all'assalto per tutto il secondo tempo ed un rigore prima accordato e poi negato ai padroni di casa, proprio negli ultimi minuti di gioco).
Nel frattempo cittadinanza e istituzioni, sofferenti nel vedere la compagine biancorossa relegata in una realtà a loro dire "immeritata", cercano di favorire un cambio di proprietà dell'A.S. Bari. A inizio marzo 2007, il sindaco di Bari Michele Emiliano propone la vendita della società al famoso petroliere Roman Abramovich (già proprietario del Chelsea Football Club), ma questi giudica il costo richiesto dai proprietari troppo alto.[41] Finisce con un nulla di fatto anche la trattativa sviluppata nell'Ottobre 2007 tra i monegaschi Cohen e Vedeo (con l'antiquario monegasco d'origine barese, Paolo Stancarone a fare da mediatore) e la famiglia Matarrese. Una volta saltata, questa trattativa suscita molta delusione nell'opinione pubblica barese.[42] Nel novembre del 2007 viene lanciata da un gruppo d'appassionati la campagna d'adesioni per l'azionariato popolare compriamolA; sebbene l'iniziativa sia interessante riscuote finanze decisamente insufficienti allo scopo.[43][44]
Nella stagione 2007-2008 diventa direttore sportivo Giorgio Perinetti, proveniente dal Siena. La stagione inizia con un forte entusiasmo per aver superato i primi due turni di Coppa Italia; nel terzo turno la squadra viene però sconfitta per 3-0 dall'Udinese. In campionato il club alterna sconfitte (è battuto 1-2 nell'esordio casalingo contro il neopromosso Pisa) a risultati positivi, stabilendosi dopo 10 giornate nella zona di metà classifica. Il 28 dicembre Materazzi rassegna le dimissioni da allenatore, dopo la sconfitta interna per 4-0 nel derby contro il Lecce. Al suo posto è chiamato Antonio Conte, ex calciatore di Lecce e Juventus, precedentemente sulla panchina dell'Arezzo. Sotto la guida tecnica di Conte -responsabile di alcune forti modifiche (come l'estromissione dalla rosa di Antonio Bellavista e Santoruvo) accompagnate da validi acquisti come il difensore Andrea Masiello - il rendimento della squadra migliora e nonostante i galletti si piazzino undicesimi (Conte si era prefissato come obiettivo il settimo posto) la stagione viene considerata abbastanza positiva e tappa iniziale per il rilancio della squadra, sicché l'allenatore salentino ottiene un prolungamento di contratto al 2009. Il 15 gennaio 2008 la società compie 100 anni di storia, festeggiando con tifosi e vecchie glorie al Teatro Team di Bari.
Il Bari primo tra i cadetti, il biennio in Serie A e la nuova retrocessione (2008-2012)
Nell'Ottobre 2008 i Matarrese vendono il 10% del capitale sociale dell'A.S. Bari ai costruttori baresi De Bartolomeo.[44]
Il mercato estivo per la stagione 2008-2009, la quarantunesima in Serie B, vede l'arrivo, tra gli altri, del difensore Andrea Ranocchia e dell'attaccante Paulo Vitor Barreto. Sono rilevati invece, nella sessione invernale di mercato Stefano Guberti, Davide Lanzafame e Vitali Kutuzaŭ. Il cammino verso la Serie A procede positivamente grazie al veloce 4-4-2 di Conte, votato all'attacco e connotato da passaggi smarcanti, ripartenze e gioco di fascia. La promozione è aritmetica l'8 maggio 2009 (con quattro giornate di anticipo), complice la sconfitta della contendente Livorno nell'anticipo della 38ª giornata. La classifica finale vede il Bari al primo posto con 80 punti, 65 reti all'attivo (miglior attacco di categoria insieme al Parma) e 35 al passivo (seconda miglior difesa).
Il 23 giugno 2009 Antonio Conte e la società rescindono consensualmente il contratto, a causa di divergenze sulla strategia di mercato.[45] Quattro giorni dopo la squadra viene affidata a Giampiero Ventura (ispiratore degli schemi di Conte).[46]
Ai primi di agosto la famiglia Matarrese annuncia di aver trovato l'accordo con una holding texana, a cui a capo c'è Timothy L. Barton, per la cessione dell'intero pacchetto azionario (l'accordo preliminare prevedeva il pagamento di 25 milioni di euro),[47] ma la trattativa non va in porto a causa del mancato rispetto degli accordi contrattuali.[48]
Nel mercato estivo arrivano i centrocampisti Edgar Álvarez (veloce nelle discese sulla fascia), Massimo Donati, Sergio Bernardo Almirón e il giovane difensore Leonardo Bonucci; mentre Guberti e Lanzafame (che erano in prestito) vengono sostituiti da altri giocatori d'esperienza. Nonostante l'immediata eliminazione in Coppa Italia all'esordio (il 15 agosto al San Nicola), per mano dell'Empoli (ai rigori dopo l'1-1 maturato nei tempi regolamentari), in campionato la squadra è quanto mai sorprendente (con il 4-4-2 di Conte trasformato, in fase avanzata, in un 4-2-4) e al termine del girone d'andata è in zona UEFA Europa League, con la seconda miglior difesa (solo 18 reti subite). I galletti, ammirati dagli esperti per il gioco vivace[49] patiscono però due flessioni nel girone di ritorno e chiudono la competizione al decimo posto con 50 punti all'attivo: comunque un record nella massima serie a girone unico. Dopo anni di sofferenze, i tifosi sono finalmente soddisfatti e molti definiscono la squadra di Ventura "il miglior Bari di sempre".[50]
L'8 maggio 2010 il direttore sportivo Perinetti (principale assertore dei felici cambiamenti dell'ultimo triennio) annuncia l'addio alla società per tornare al Siena.[51] I motivi di questa separazione (sicuramente riguardanti divergenze progettuali) non sono noti ma lo stesso direttore, nelle varie interviste rilasciate, dà diversi indizi.[52]
In luglio il Bari viene classificato in duecentonovantesima posizione nel ranking IFFHS per squadre di club.[53]
Nel mercato estivo vengono ceduti Ranocchia e Bonucci (convocato in Nazionale Italiana ai Mondiali di Sudafrica 2010); mentre tra gli acquisti spicca l'algerino Abdelkader Ghezzal. La stagione 2010-2011 inizia molto bene ma dalla 6ª giornata, persa all'ultimo minuto contro il Genoa (ris. finale 2-1), inizia una fase involutiva in cui i galletti inanellano un grosso numero di sconfitte. Il gioco s'affievolisce e ben presto inizia una serie raccapricciante d'infortuni. In Coppa Italia, dopo le vittorie su Torino e Livorno, arriva la sconfitta negli ottavi di finale per 3-0 contro il Milan. Il 10 febbraio 2011, dopo una dura contestazione Ventura è costretto a lasciare la panchina (tramite rescissione consensuale di contratto con la società) e viene sostituito da Bortolo Mutti[54]. Con Mutti, che cerca d'instillare fiducia nei giocatori e semplifica le tattiche, la squadra ottiene un parziale miglioramento e qualche buon risultato (vince in casa della storica "bestia nera" Parma dopo ben 81 anni e pareggia 1-1 a San Siro con il Milan capolista) ma non evita la retrocessione in Serie B, che arriva con 4 giornate d'anticipo (il 23 aprile 2011 dopo la gara con la Sampdoria, persa 0-1). Il campionato si conclude con un'inaspettata vittoria dei biancorossi per 4-0, in casa del Bologna con tre delle quattro reti siglate dal "primavera" Grandolfo. Mai i biancorossi avevano timbrato una così larga vittoria nelle trasferte di Serie A e lo stesso Grandolfo è il primo giocatore barese, che sigla una tripletta in una trasferta di massima serie[55][56]. il 04/03/2011 il Bari ha festeggiato il traguardo Storico delle 1000 partite in Serie A.
Tra la primavera e l'estate falliscono altre trattative per il cambiamento dell'assetto societario dell'AS Bari (importanti la trattativa con la cordata delle tre grandi imprese pugliesi "Guastamacchia-Ladisa-De Gennaro" e quella con la Proto Consulting, garante per altre imprese di cui sono segreti i nomi).[57][58][59][60]
Il 13 giugno 2011 il presidente e tutto il consiglio d'ammistrazione della società rassegnano le dimissioni dopo 28 anni di gestione diretta di Vincenzo Matarrese. Il direttore generale Claudio Garzelli viene nominato amministratore unico della società (la proprietà rimane sempre, per il 90%, della famiglia Matarrese).[61]
Per far fronte alle ristrettezze finanziarie della società e cancellare le tracce d'un anno profondamente negativo, Garzelli e Angelozzi (il direttore sportivo succeduto a Perinetti) smantellano quasi tutta la rosa (si recuperano risorse soprattutto dalla cessione di Almiron, Barreto, Gazzi, A. Masiello, Alvarez e Ghezzal). Assume, poi, forte risalto il congedo di Gillet, per 10 anni in biancorosso e a lungo capitano della squadra (nonché beniamino dei tifosi), che non riesce a tornare in B dopo il successo degli ultimi due anni, in cui ha guadagnato un posto nella nazionale belga. La squadra viene messa nelle mani del tecnico Vincenzo Torrente (ex calciatore del Genoa abituato ad allenare i giovani, che ha portato il Gubbio in due anni, dalla Seconda Divisione alla serie B e che firma il 15 giugno 2011 un contratto annuale con il Bari[62]) e rifondata su giovani emergenti (meno costosi). Tra i giovani assoldati spiccano il terzino Under 21 Alessandro Crescenzi ed il trequartista Fernando Forestieri (entrambi in prestito). Nel mercato invernale del 2012 viene venduto Donati.
Il 7 febbraio 2012 Garzelli si dimette da amministratore unico, rimanendo direttore generale. Viene nominato amm. unico il dott. Francesco Vinella, già direttore amministrativo dei galletti dal 1984.[63]
Cronistoria
| Cronistoria dell'Associazione Sportiva Bari | |
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Colori e simbolo
Simboli ufficiali
Inno
L'inno ufficiale si chiama Bari grande amore ed è cantato da Sabino Bartoli. Nel 2008, durante la notte del Capodanno barese, venne introdotto l'inno non ufficiale intitolato Cuore Biancorosso intonato da Checco Zalone. Molta diatriba nacque da quel giorno sulla scelta dell'inno: i tifosi preferirebbero quello di Zalone a quello di Bartoli, poiché quest'ultimo avrebbe usato un ritmo musicale molto simile all'inno della Roma di Venditti. Nel passato si ricordano Inni come quello di Tony Santagata (Bari, Bari) e Nicola Pignataro (U Gardidd, che in dialetto barese vuol dire 'galletto').
Società
Proprietà
Dal sito ufficiale della società:[64]
- Amministratore unico: Francesco Vinella
- Segretario Generale: Pietro Doronzo;
- Direttore Sportivo: Guido Angelozzi;
- Team Manager : Claudio Vino;
- Consiglieri: Salvatore Matarrese - Domenico De Bartolomeo;
- Relatore Osservatori: Vincenzo Tavarilli;
- Capo Ufficio Stampa : Saverio De Bellis;
- Ufficio Stampa: Fabio Foglianese.
Sponsor
Sponsor ufficiali
- 1983-1984: Man Trasporti
- 1984-1987: Cassa di Risparmio di Puglia
- 1987-1990: Sud Leasing
- 1990-1992: Sud Factoring
- 1992-1995: Wuber
- 1995-1997: CEPU
- 1997-1998: Gio.Bi Trasporti
- 1998-2003: Tele+
- 2003-2006: Pasta Ambra
- 2006-2009: Gaudianello
- 2009-: Radionorba
- 2009-: Banca Popolare di Bari
Sponsor tecnici
Il Bari e le Nazionali di calcio
Giocatori convocati nella Nazionale di calcio italiana
Di seguito l'elenco dei giocatori che sono stati chiamati a vestire la maglia azzurra durante il periodo di militanza nel Bari:
- Raffaele Costantino 6 presenze, 3 gol
- Tommaso Maestrelli 1 presenza
- Giuseppe Moro 1 presenza
- Gianluca Zambrotta 2 presenze
- Leonardo Bonucci 2 presenze, 1 gol
Calciatori convocati al campionato mondiale di calcio
Di seguito l'elenco dei giocatori che sono stati convocati nel campionato mondiale di calcio durante il periodo di militanza nel Bari:
Calciatori convocati al campionato europeo di calcio
Di seguito l'elenco dei giocatori che sono stati convocati all'europeo durante il periodo di militanza nel Bari:
Presidenti
- 1929-1931 - Alfredo Atti
- 1931-1932 - Liborio Mincuzzi
- 1932-1933 - Sebastiano Roca
- 1933-1934 - Raffaele Tramonte
- 1934-1935 - Giovanni Tomasicchio
- 1935-1936 - Giovanni Di Cagno Abbrescia
- 1936-1937 - Vincenzo Signorile
- 1937-1938 - Giuseppe Abbruzzese
- 1938-1939 - Giambattista Patarino
- 1939-1940 - Angelo Albanese
- 1940-1941 - Pasquale Ranieri
- 1941-1942 - Giuseppe Santoro
- 1941-1944 - Antonio De Palma
- 1942-1943 - Andrea Somma
- 1944-1950 - Tommaso Annoscia
- 1950-1951 - Rocco Scafi
- 1951-1952 - Florenzo Brattelli
- 1952-1953 - Francesco Saverio Lonero
- 1953-1956 - Achille Tarsia Incuria
- 1956-1959 - Gianfranco Brunetti
- 1959-1961 - Vincenzo La Gioia
- 1961-1963 - Angelo Marino
- 1961-1977 - Angelo De Palo
- 1977-1983 - Antonio Matarrese
- 1983-2011 - Vincenzo Matarrese
- 2011-2012 - Claudio Garzelli
- 2012 - Francesco Vinella
Allenatori
Giocatori
Palmarès
Competizioni nazionali
Competizioni internazionali
Competizioni giovanili
- 1999-00
- 1980-81, 1997-98
- 1993-94, 1999-00
- 1997
Altri piazzamenti
- Campionato di Prima Divisione e Serie B:
- secondo posto: 1930-31, 1934-35, 1957-58, 1962-63, 1988-89, 1993-94
- terzo posto: 1927-28, 1968-69, 1984-85
- altre promozioni in Serie A: 1996-97
- finalista
Statistiche e record
Partecipazioni ai campionati
| Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione |
|---|---|---|---|
A |
32 | 1928-1929 | 2010-2011 |
B |
43 | 1926-1927 | 2011-2012 |
C |
8 | 1951-1952 | 1983-1984 |
D |
2 | 1952-1953 | 1953-1954 |
In 83 stagioni sportive dall'esordio a livello nazionale nel Direttorio Divisioni Superiori il 3 ottobre 1926 come Liberty Bari, compresi 2 tornei di Divisione Nazionale (A) e 2 tornei cadetti (B) antecedenti il girone unico.
Statistiche di squadra
- Miglior piazzamento: 7º posto Serie A stagione 1946-1947
- Punti massimi ottenuti in serie A: 38 punti - (1946-1947 a 20 squadre, 1947-1948 a 21 squadre) 50 punti - (2009/2010 a 20 squadre con la vittoria a 3 punti)
- Maggior numero di vittorie in A: 16 - 1946-1947 a 20 squadre 13 - 2009-2010 a 20 squadre
- Vittorie consecutive in Serie B: 6 (2008-09)
- Risultati utili consecutivi in Serie B: 16 (2008-09)
- Eugenio Fascetti (1995-2001) è l'allenatore rimasto più a lungo sulla panchina del Bari (in tutto più di 5 anni, dal dicembre 1995 al maggio 2001); il precedente record era quello di Gaetano Salvemini (3 anni e 3 mesi: dal luglio 1988 all'agosto 1991) e assieme, Bruno Bolchi e Lauro Toneatto, che rimasero sulla panchina biancorossa per 3 anni (3 anni tondi ciascuno).
- Vittoria più larga: Genzano-Bari 0-9 (1974-75)
Statistiche individuali
Acquisto più costoso: David Platt dall'Aston Villa per 12 miliardi di lire - 1991/1992
Cessione più remunerativa: Antonio Cassano alla Roma per 60 miliardi di lire - 2000/2001
In grassetto i giocatori in attività e nella rosa del Bari.
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Presenze in campionato
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Marcatori in campionato
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Tifoseria
Gemellaggi e rivalità
Il tifo più caldo è possibile trovarlo in Curva Nord, casa degli U.C.N. (che significa, per l'appunto, "Ultras Curva Nord"), nati nel 1976 e gemellati con i tifosi di:
C'è una forte amicizia con Andria e Barletta, e con i tifosi dello Spezia, Monopoli e del Casarano.
Le rivalità tra gli Ultras del Bari e le altre tifoserie sono soprattutto quelle con:[66]
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rivalità minori: |
Organico
Staff tecnico
| Allenatore: | Vincenzo Torrente |
| Allenatore in seconda: | Angelo Antenucci |
| Preparatore atletico: | Stefano Boggia |
| Allenatore dei portieri: | Gaetano Petrelli |
| Responsabile sanitario: | Michele Pizzolorusso |
| Medico: | Sebastiano Lopiano |
| Fisioterapista: | Marco Terzi |
Rosa attuale
Rosa aggiornata al 16 febbraio 2012.[67]
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Note
- ^ Piccola storia sull'A.S. Bari dalle origini ad oggi, su amobari.altervista.org. URL consultato il 3 aprile 2011.
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, Primo Capitolo “Pionieri del calcio a Bari”: pag. 9-18
- ^ a b c Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, pag. 20-78
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, "Liberty uguale Bari" «Intanto il Bari si ritirava e non faceva più nulla. Floriano Ludwig, del resto, era da tempo uno dei principali dirigenti del Liberty e Gustavo Kuhn gli collaborava in tutto....Il Liberty, in pratica, non era altro che il Bari di un tempo... Non era cambiato nulla tranne il nome...»: pag. 68
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, 1926-27 Capitolo "Il Liberty torna ad essere «Bari»": pag. 79-88
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, Paragr. “Fusione «ordinata»”; “Solo «Bari»”: pag. 96-98
- ^ Forza Azzurri - Bari, su homestead.com, forza-azzurri.info. URL consultato il 5 aprile 2011.
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, pag. 118
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, la società dovette sopperire a diversi infortuni e contemporaneamente all’allestimento di una squadra per la Prima Divisione: pag. 146-147
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, «Ma quello che maggiormente aveva dato il colpo di grazia era stato l’enorme numero dei calci di rigore: 13 subiti in tutto il campionato (di cui 6 fischiati dallo stesso arbitro, Caironi di Milano). Record di tutti i tempi per la serie A a 18 squadre»: pag. 149-156
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, «...I giocatori baresi lasciavano il campo piangendo, applauditi anche dai pochi sportivi bolognesi presenti. ...» : pag. 166
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, «...Costantino dichiarava di smettere di fare il calciatore e Patarino gli affidava il compito di direttore sportivo, addetto alla campagna acquisti. ...»: pag. 227
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, «…Purtroppo la chiusura provvisoria, allestita nel 1834, al momento dell’inaugurazione del nuovo stadio, era stata ideata con uno steccato di legno…Per motivi mai accertati un bel mattino veniva trovata completamente distrutta dal fuoco…Patarino, nel comunicare l’esito della campagna acquisti, aveva esortato un po’ tutti a pagare il biglietto. Altrimenti, come avrebbe potuto mantenersi la squadra?… >>: pag. 238
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, paragrafo “Una vera «congiura»”: pag. 265-266
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, «”Campo Lella” per l’emergenza»: pag. 279-280
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, Paragrafo “Di nuovo al «della Vittoria»: pag. 282
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, pag. 314-319
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, par. “L’arbitraggio di Bellè” (riferito all’arbitraggio giudicato decisamente a favore della Roma da più parti ed anche dall’allora sindaco Di Cagno Abbrescia, che mandò un telegramma all’A.I.A. per prendere provvedimenti), par. “La «Casta Mazarino» (Mazarino era il designatore arbitrale accusato di dirigismo nella scelta degli arbitri), par. “Inutile inchiesta” (che la Lega aprì per alcune partite, compresa Bari-Roma 1-1)…il Bari reclamò al CAF ma codesto reclamo fu respinto e la società deplorata: pag. 370-373
- ^ a b Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, par. “I retroscena svelati”, “Il commissario straordinario”: pag. 387-391; 1953-1954: “Il grande rilancio con Achille Tarsia Incuria”: pag. 407-409
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, pag. 411-424
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, pag. 439-458
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, Paragr. “Un consiglio di nove”: pag. 548-549
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, 1966-1967, Paragr. "Il gol dell’ex": pag. 578
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, 1967-1968, Paragr. "In campo dopo le flebo" pag. 595-604
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, 1968-1969, Paragr. "Mujesan in cambio di 5"; "Portiere <<kamikaze>>" pag. 606-611
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, …"A Livorno, dopo la partita vinta dal Bari, negli spogliatoi baresi entravano pure il presidente del Pisa e Anconetani…nella villetta di Toneatto…la sera del 2 Giugno 1969, si concludeva l’accordo fra Toneatto ed il Pisa"…:pag. 620-621; "Pugliese voleva Canè dal Napoli….era accontentato"…: pag. 624
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, Paragr. “Al torneo anglo-italiano lo sfogo di De Palo”; “L’invito a Mincuzzi”: pag. 716-719
- ^ La notte bianca dei boys di Catuzzi
- ^ Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, Paragr. “Mincuzzi e Gironda lasciano”: pag. 819-820
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Bibliografia
- Gianni Antonucci, Bari si, Bari no: settanta anni di storia biancorossa, Roma, Vivere in, 1977.
- Gianni Antonucci, Il Bari dei Matarrese, Bari, Laterza, 1984
- Gianni Antonucci, 1908-1998: 90 anni di Bari, Bari, Uniongrafica Corcelli, 1998.
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Collegamenti esterni
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