Dioniso
Dioniso, (in greco: Template:Polytonic o anche Template:Polytonic) è una divinità della religione greca. Dio dell'estasi e della liberazione dei sensi, rappresenta l'essenza del creato nel suo perenne e selvaggio fluire, lo spirito divino di una realtà smisurata, l'elemento primigenio del cosmo, l'irruzione spirituale della zoé greca, ossia l'esistenza intesa in senso assoluto, il frenetico flusso di vita che tutto pervade.[1]

se non si deve conoscere né praticare quel che oltrepassa le leggi?»
Veniva identificato a Roma con Bacco, con il Fufluns venerato dagli Etruschi e con la divinità italica Liber Pater, ed era soprannominato lysios, "colui che scioglie" l'uomo dai vincoli dell'identità personale per ricongiungerlo all'originarietà universale.
In senso più generale, Dioniso rappresentava quell'energia naturale che, per effetto del calore e dell'umidità, portava i frutti delle piante alla piena maturità. Era dunque visto come una divinità benefica per gli uomini da cui dipendevano i doni che la natura stessa offriva tra questi: l'agiatezza, la cultura, l'ordine sociale e civile. Ma poiché questa energia tendeva a scomparire durante l'inverno, l'immaginazione degli antichi tendeva a concepire talvolta un Dioniso sofferente e perseguitato.
In particolare Dioniso, quale divinità della vegetazione, era legato soprattutto alla pianta della vite (quindi alla vendemmia ed al vino) ed all'edera. Uno dei suoi attributi era infatti il sacro Tirso, un bastone con attorcigliati pampini ed edera; altro suo attributo è il kantharos, una coppa per bere caratterizzata da due alte anse che si estendono in altezza oltre l'orlo. Dioniso viene spesso rappresentato nelle arti come vestito di pelle di leopardo, su di un carro di trionfo assieme alla sua compagna Arianna, solitamente si accompagna in gioiose processioni con bestie feroci, satiri e sileni. Il corteo che accompagnava il dio era detto tiaso. Le sue sacerdotesse erano le menadi, o baccanti, donne in preda alla frenesia estatica ed invasate dal dio.
Quale divinità della forza vitale, dell'impulso, dell'ebbrezza e dell'estasi divenne oggetto dell'analisi del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche che contrappose lo Spirito dionisiaco allo Spirito apollineo.
Mito
Origini
Secondo Detienne Dioniso è il dio straniero per eccellenza, poiché proveniva dalla Tracia. Le notizie relative alle modalità della nascita di Dioniso sono intricate e contrastanti. Sebbene il nome di suo padre, Zeus, sia indiscusso, quello di sua madre è invece vittima di numerose interpretazioni da parte degli autori mitografi. Alcuni dicono che il dio fosse frutto degli amori del dio con Demetra, sua sorella, oppure di Io, o ancora di Lete; altri ancora lo fanno figlio di Dione, oppure di Persefone [2].[3].
Quest'ultima versione, nonostante non sia accettata dalla maggior parte dei mitografi, non è comunque stata scartata del tutto dalla tradizione letteraria. In alcune leggende orfiche, la madre di Dioniso è infatti definita "la regina della morte", il che fa appunto pensare a Persefone. Zeus stesso, innamoratosi di sua figlia, che era stata nascosta in una grotta per volere di Demetra, si tramutò in serpente e la raggiunse mentre era intenta a tessere. La fecondò, e la fanciulla partorì così due bambini, Zagreo[4] e lo stesso Dioniso.
Tuttavia, la versione generalmente più conosciuta è quella che vuole come madre Semele, figlia di Armonia e di Cadmo, re di Tebe: d'altra parte il suo nome può significare "la sotterranea", se non si riferisca a Selene, la dea Luna, che ribadisce così all'immagine della Terra intesa come grembo oscuro, ma stranamente fecondo, che sottrae la vita alla luce e l'assorbe per riprodurla, in un eterno ciclo di morti e resurrezioni. Anche sulle versioni del concepimento di Dioniso, le tradizioni non concordano: secondo alcuni, Zeus, dopo aver raccolto ciò che rimaneva del corpicino del diletto figlio Zagreo, generato da Persefone e ucciso dai Titani, cucinò il cuore del fanciullo in un brodo che fece bere alla giovane Semele, sua amante. Oppure, il padre degli dei stesso, innamorato perdutamente di Semele, assunse l'aspetto di un mortale per unirsi a lei nel talamo, rendendola incinta di un bambino[5].
L'ennesimo tradimento di Zeus con una mortale non restò oscuro ad Era, che si poteva ritenere l'unica moglie legittima del dio. Infuriata, e non potendo vendicarsi sul marito, la dea ispirò nelle tre sorelle di Semele invidia per la sorella, che nonostante fosse in età da nubile, poteva vantare già un amante e anche una gravidanza. La povera Semele subì le crudeli beffe di Agave, Ino e Autonoe, le quali criticavano non solo il fatto che fosse già incinta, ma anche che nonostante il concepimento, il padre del bambino non si fosse ancora deciso a venire allo scoperto e a dichiararsi.
In Antropologia Dioniso rappresenta il mito della
"Il poeta Nonno narra che Zeus in forma di serpente visita Semele ed essa gli partorì un FANCIULLO con due corna Zagreo, ossia Dioniso. Il fanciullo era appena nato quando salì al trono di suo padre Zeus e imitò il grande Dio brandendo le folgori nella manina. I Titani traditori, con le facce imbiancate di GESSO, lo assalirono con dei pugnali, mentre stava guardandosi allo specchio. Per un certo tempo gli riuscì di sfuggire ai loro assalti prendendo la forma successivamente di ZEUS, CRONO, di un giovane, di un LEONE, di un CAVALLO e di un SERPENTE, alla fine sotto forma di TORO fu fatto a pezzi dai pugnali omicidi dei suoi nemici."
Dioniso fratello di Minerva è ucciso perché figlio illegittimo di Zeus, ma in seguito RISUSCITATO dal padre ed entrato nel mito. Varie tradizioni lo IDENTIFICANO come dio delle VITI, da qui la tradizione romana di chiamarlo Bacco, Dio dei PINI e come Dio del Vaglio. Nella tradizione contadina lo chiamano anche "NATO DA UNA VACCA" "CON FORMA DI TORO", nelle antiche comunità con riti Dionisiaci si sacrificava un TORO facendolo a pezzi e mangiando le sue carni e bevendo il suo sangue.
Nascita
Nel frattempo, la regina degli dei, approfittando di questi contrasti, assunse l'aspetto di una vecchia anziana, Beroe, nutrice della fanciulla, la quale era sua assistente sin dalla nascita. La regina degli dei si presentò quindi a Semele, già incinta da sei mesi, che, credendola la nutrice, cominciò a parlare con lei fino a quando il discorso non cadde sul suo amante. La vecchia mise in guardia Semele, consigliandole di fare una singolare richiesta al suo amante, ovvero quella di rivelarle la propria identità, smettendo di ingannarla e nascondersi; altrimenti avrebbe potuto pensare che il suo aspetto fosse in realtà quello di un mostro. Secondo una versione diversa, Semele era a conoscenza dell'identità del suo amante ed Era l'aveva messo in guardia proprio dal fidarsi del dio, esortandola a esigere una prova della sua vera identità. Suggerì quindi di chiedere a Zeus di presentarsi a lei come quando si presentava al cospetto di Era.
Dopo qualche tempo, quando Zeus tornò nuovamente dalla sua amante per godere le gioie del sesso, Semele, memore delle parole della vecchia, pregò Zeus di rivelargli la sua identità e di smettere di continuare a fingere. Per timore della gelosia di sua moglie Era, il dio rifiutò, e a questo punto, Semele si oppose al condividere il suo letto con lui. Adirato, Zeus le apparve tra folgori e fulmini accecanti, tanto che la fanciulla, non potendo sopportare il tremendo bagliore, venne incenerita.
Secondo l'altra versione, quando il padre degli dei tornò dalla sua amante, Semele gli chiese di offrirle un regalo ed egli promise di esaudire qualsiasi desiderio della fanciulla. Semele chiese allora al re degli dei di manifestarsi in tutta la sua potenza. Zeus, disperato, fu costretto a realizzare tale richiesta e si recò al cospetto di Semele armato delle sue folgori. Come nella versione precedente, la giovane viene folgorata. Per impedire che il bambino venisse bruciato, Gea, la Terra, fece crescere dell'edera fresca in corrispondenza del feto del bambino; ma Zeus, che non aveva dimenticato il bambino che ella portava in grembo, incaricò Ermes (o secondo altri egli stesso), si affrettò a strapparne il feto dal suo ventre e praticò un'incisione sulla sua coscia, nella quale se lo cucì. Qui vi poté maturare altri tre mesi e, passato il tempo necessario, lo fece uscire fuori, perfettamente vivo e formato. Zeus gli diede il nome di Dioniso che appunto vuol dire il "nato due volte" o anche "il fanciullo della doppia porta"[6].
Una tradizione lacone[7] narrava diversamente la storia della nascita di Dioniso: il dio era nato normalmente a Tebe, da Semele, ma Cadmo volle esporre il bambino con la madre in un cofano, in mare. I flutti spinsero il cofano sulla costa della Laconia, dove Semele, che era morta, venne sepolta. Dioniso, invece, rimasto miracolosamente in vita, venne accolto dagli abitanti del posto e allevato.
Infanzia e giovinezza di Dioniso
Il neonato "nato dalla coscia di Zeus" già dalla sua venuta al mondo possedeva delle piccole corna con dei ricciolini serpentini; Zeus lo affidò immediatamente alle cure di Ermes.
Raggiunta la maturità, Era lo riconobbe come figlio di Zeus, punendolo con la pazzia. Egli vagò insieme al suo tutore Sileno e un gruppo di satiri e baccanti (così erano dette le seguaci del dio) fino in Egitto, dove si batté con i Titani, restituendo ad Ammone lo scettro che questi gli avevano rubato; in seguito si diresse in oriente, verso l'India, sconfiggendo numerosi avversari lungo il suo cammino (tra cui il re di Damasco, che scorticò vivo) e fondando numerose città: dopo aver sconfitto il re indiano Deriade, Dioniso ottenne l'immortalità. Al suo ritorno gli si opposero le amazzoni, che egli aveva già precedentemente respinto fino ad Efeso, ma vennero sbaragliate dal dio e dal suo seguito. Fu allora che decise di tornare in Grecia in tutta la sua gloria divina, come figlio di Zeus; dopo essersi purificato dalla nonna Rea per i delitti commessi durante la pazzia, sbarcò in Tracia, ma venne respinto dal re Licurgo, sicché il dio lo fece impazzire (secondo una variante fu Rea a punirlo). In seguito Dioniso tolse il senno anche al fratellastro di Licurgo, il pirata Bute, che aveva violentato una delle Menadi.
Sottomessa la Tracia, passò in Beozia e poi alle isole dell'Egeo, dove noleggiò una nave da alcuni marinai diretti a Nasso; questi ultimi si rivelarono poi essere pirati che intendevano vendere il dio come schiavo in Asia, ma questi si salvò tramutando in vite l'albero maestro della nave e sé stesso in leone, popolando nel contempo la nave di fantasmi di animali feroci che si muovevano al suono di flauti; i marinai, sconvolti, si gettarono in mare ma il dio li salvò trasformandoli in delfini: pur consapevoli che non avrebbero più riacquistato la forma umana, i giovani compresero anche che il dio aveva voluto concedere loro la possibilità di riscattarsi, e così dedicarono il resto della loro vita a salvare naufraghi. Per essersi dimostrato più buono degli altri pirati, Acete, il timoniere, non subì metamorfosi. Egli divenne sacerdote del dio, e fu imprigionato da Penteo, re di Tebe, che era cugino di Dioniso e nonostante ciò avversava il suo culto. Intervenne il dio che salvò Acete e fece sbranare Penteo dalle Menadi.
Il dio giunse all'isola di Nasso, dove incontrò Arianna abbandonata da Teseo e la sposò, dopodiché riprese di nuovo il mare per la Grecia. Sbarcato ad Argo, Perseo gli eresse un tempio perché placasse le donne di quella città, fatte impazzire dal dio come punizione per l'eccidio dei suoi seguaci, permettendo a Dioniso di entrare nell'Olimpo.
Dioniso Zagreo
Zagreo (Zαγρεύς) è il figlio che Zeus, sotto forma di serpente, ebbe dalla figlia Persefone[8]. Tale nome appare per la prima volta nel poema dal VI secolo Alcmenoide, nel quale si dice: Potnia veneranda e Zagreo, tu che sai sopra tutti gli dei. Secondo Diodoro Siculo[9], i Cretesi consideravano Dioniso figlio di Zeus e Persefone e loro conterraneo. Di fatto gli epiteti di Dioniso a Creta erano Cretogeno, Ctonio, in quanto figlio della regina del mondo sotterraneo, e appunto Zagreo.
Secondo questo mito, Zeus aveva deciso di fare di Zagreo il suo successore nel dominio del mondo, provocando così l'ira di sua moglie Era. Zeus aveva affidato Zagreo ai Cureti affinché lo allevassero. Allora Era si rivolse ai Titani, i quali attirarono il piccolo Zagreo offrendogli giochi, lo rapirono, lo fecero a pezzi e divorarono le sue carni. Le parti rimanenti del corpo di Zagreo furono raccolte da Apollo, che le seppellì sul monte Parnaso; Atena invece trovò il cuore ancora palpitante del piccolo e lo portò a Zeus.
In base alle diverse versioni:
1) Zeus avrebbe mangiato il cuore di Zagreo, poi si sarebbe unito a Semele e questa avrebbe partorito Dioniso.
2) Oppure, Zeus avrebbe fatto mangiare il cuore di Zagreo a Semele che avrebbe dato al dio divorato una seconda vita, generando appunto Dioniso.
Zeus punì i Titani fulminandoli, e dal fumo uscito dai loro corpi in fiamme sarebbero nati gli uomini.
Nei Canti Orfici, nell'elenco dei sovrani degli dei, Dioniso è il sesto; l'ultimo re degli dei, investito da Zeus; il padre lo pone sul trono regale, gli da lo scettro e lo fa re di tutti gli dei[10]. Sempre nei Canti Orfici[11], Dioniso viene fatto a pezzi dai Titani e ricomposto da Apollo. E, parlando della nascita di Dioniso: La prima è dalla madre, un'altra è dalla coscia, la terza avviene quando, dopo che è stato straziato dai Titani, e dopo che Rea ha rimesso insieme le sue membra, egli ritorna in vita[12].
Un'antica etimologia popolare, farebbe risalire di-agreus (perfetto cacciatore), il nome Zagreo[13].
I Misteri Dionisiaci
Elemento tipico del culto di Dioniso è la partecipazione essenzialmente femminile alle cerimonie che si celebravano in svariate zone della Grecia: le baccanti (chiamante anche menadi, lene, tiadi o bassaridi) ne invocavano e cantavano la presenza e, anche per mezzo di maschere (importanti nel culto di Dioniso, che si suppone legato alla nascita della tragedia greca), riproducevano ritualmente il mitico corteo dionisiaco di sileni, satiri e ninfe. Le baccanti si identificavano con il dio e ne acquisivano il "furore", inteso come stato d'invasamento divino: scopo del rito era quello di ricordare le vicende mitologiche di Dioniso; erano incoronate da frasche di alloro, tralci di vite e pampini, e cinte da pelli di animali selvatici, e reggevano il tirso, una verga appesantita a un'estremità da una pigna che ne rendeva instabili i movimenti; gli uomini erano invece camuffati da satiri (vi partecipavano anche gli schiavi). Ebbro di vino, il corteo, chiamato tiaso, si abbandonava alla vorticosa suggestione musicale del ditirambo, lirica corale e danza ritmica ossessiva ed estatica. Nei rituali dionisiaci venivano stravolte le strutture logiche, morali e sociali del mondo abituale. Il filosofo Friedrich Nietzsche, ne La nascita della tragedia, affermò che la potenza dionisiaca induceva in uno stato di estasi ed ebbrezza infrangendo il cosiddetto "principio di individuazione", ossia il rivestimento soggettivo di ciascun individuo, e riconciliava l'essere umano con la natura in uno stato superiore di armonia universale che abbatteva convenzioni e divisioni sociali stabilite arbitrariamente dall'uomo. Nietzsche sosteneva che la vita stessa, come principio che anima i viventi, è istinto, sensualità, caos e irrazionalità, e per questo non potè che vedere in Dioniso la perfetta metafora dell'esistenza: ciò che infonde vita nelle arterie del mondo è infatti una fonte primeva e misteriosa che fluttua caotica nel corpo e nello spirito, è la tempesta primigenia del cosmo in eterno mutamento.[14] Hegel, da parte sua, nella prefazione alla Fenomenologia dello spirito, raffigurò in un'immagine dionisiaca la conoscenza del Vero, quando la paragonò al "vacillare della baccante, in cui non v'è membro che non sia ebbro". Il culto di Dioniso, diffuso in tutta la Grecia, era particolarmente vivo in Beozia e in Attica. Ad Atene erano importanti le dionisie rustiche e quelle cittadine. Nelle prime, celebrate nei vari borghi dell'Attica, è elemento tipico la falloforia, o processione del fallo, che fa riferimento alle connotazioni agricole e di fecondità del dio; nelle dionisie urbane sono elemento centrale le rappresentezioni teatrali, presenti anche in un'altra festa dionisiaca ateniese, le lenee. Il ciclo delle celebrazioni ufficiali in onore del dio ad Atene era chiuso dai tre giorni delle antesterie, all'inizio della primavera: vi si riscontra la relazione con la vegetazione e il legame col regno dei morti (il terzo giorno si pensava che i morti ritornassero fra i vivi per essere poi, al termine della festa, ritualmente allontanati). A Delfi i tre mesi invernali erano sacri a Dioniso, e l'immagine del dio e del suo corteo era raffigurata su una delle due facciate del tempio. Il culto di Dioniso venne introdotto in Italia dalle colonie greche e fu oggetto anche di provvedimenti repressivi, come il senatoconsulto del 186 a.C. che vietava i baccanali. Nella tarda antichità il culto di Dioniso assurse a religione cosmica e si espanse capillarmente in maniera del tutto spontanea: solo le vicende storiche posero fine alla sua influenza.[15]
Galleria
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Dioniso bambino, Museo di Malaga.
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Dioniso bambino.
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Scultura di Dioniso dell'ateniese Fidia, dal frontone orientale del Partenone, ca 447–433 a.C., Londra, British Museum.
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Dioniso raffigurato su un vaso greco, da notare in particolare l'edera che porta intorno al capo (uno dei simboli del dio, la brocca (kantharos) colma di vino e simbolo dell'ebbrezza, la lunga barba spesso prerogativa del dio.
Note
- ^ Walter F. Otto, Dioniso. Mito e culto
- ^ Scoli a Pindaro, Pitica III, 177
- ^ Plutarco, Simposio VII, 5
- ^ Nonno di Panopoli, Dionisiache VI, 269
- ^ Pseudo-Apollodoro III, 4-3
- ^ Apollonio Rodio, IV 1137
- ^ Publio Papinio Stazio, Tebaide 1, 12
- ^ Ovidio, Met. VI 114
- ^ Diodoro Siculo v. 75
- ^ Kern 107; 208
- ^ Kern 211
- ^ Kern 36
- ^ P. Chantraine, Dictionnaire etymologique de la langue grecque
- ^ Friedrich Nietzsche, La nascita della tragedia
- ^ Karl Kerényi, Dioniso. Archetipo della vita indistruttibile
Bibliografia
- (a cura di) Fede Berti e Carlo Gasparri, Dionysos: mito e mistero, Nuova Alfa, Bologna, 1989 (catalogo della mostra)
- (a cura di) Fede Berti, Dionysos: mito e mistero, Liberty house, Ferrara, 1991 (atti del convegno)
- Walter Burkert, Homo necans: antropologia del sacrificio cruento nella Grecia antica, Boringhieri, Torino, 1981
- Walter Burkert, I Greci, vol. 8° della Storia delle religioni, Jaca Book, Milano, 1984; nuova ediz. aggiornata e ampliata con il titolo La religione greca di epoca arcaica e classica, 2003 (di questa vedi soprattutto i cap. III al paragr. 2.10, V e VI).
- Walter Burkert, Antichi culti misterici, Laterza, Roma-Bari, 1987; rist. 1991
- Walter Burkert, Origini selvagge: sacrificio e mito nella Grecia arcaica, Laterza, Roma-Bari, 1991 e successive rist. (vedi il cap. I: La tragedia greca e il rito del sacrificio)
- Giovanni Casadio, Storia del culto di Dioniso in Argolide, GEI, Roma, 1994 ISBN 88-8011-026-8
- Giovanni Casadio, Il vino dell'anima. Storia del culto di Dioniso a Corinto, Sicione, Trezene, Il calamo, Roma, 1999
- Andrew Dalby, The Story of Bacchus, British Museum Press, Londra, 2005 ISBN 0-7141-2255-6
- Marcel Detienne, Dioniso e la pantera profumata, Laterza, Roma-Bari, 1981; rist. 1983, 1987, 2007
- Marcel Detienne, Dioniso a cielo aperto, Laterza, Roma-Bari, 1987; rist. 1988, 2000
- Françoise Dunand, Sincretismi e forme della vita religiosa in: (a cura di) Salvatore Settis, I Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 1998 (vol. II, tomo 3); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 7°)
- Françoise Frontisi-Ducroux, Dioniso e il suo culto in: (a cura di) Salvatore Settis, I Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 1997 (vol. II, tomo 2); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 5°)
- Fritz Graf, I culti misterici in: (a cura di) Salvatore Settis, I Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 1997 (vol. II, tomo 2); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 5°)
- Robert Graves, I miti greci, Longanesi, Milano, 1955 e successive riediz. (ultima: 2008; vedi in partic. i cap. 14 e 27)
- Cornelia Isler-Kerenyi, Mitologie del moderno: «apollineo» e «dionisiaco» in: (a cura di) Salvatore Settis, I Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 2001 (vol. III); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 10°)
- Henri Jeanmaire, Dioniso: religione e cultura in Grecia, Einaudi, Torino, 1972; rist. 1975
- Karl Kerenyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Il Saggiatore, Milano, 1963 e successive riediz. (ultima: 2009); Garzanti, Milano, 1976 e successive rist.
- Karl Kerenyi, Dioniso: archetipo della vita indistruttibile, Adelphi, Milano, 1992 e successive rist.
- Reinhold Merkelbach, I misteri di Dioniso: il dionisismo in età imperiale romana e il romanzo pastorale di Longo, ECIG, Genova, 1991; rist. 2003
- Walter Friedrich Otto, Dioniso: mito e culto, Il Melangolo, Genova, 1990 e successive rist.
- Jean-Marie Pailler, Bacchanalia: la répression de 186 av. J.-C. à Rome et en Italie. Vestiges, images, tradition, École française de Rome, Roma, 1988
- Giulia Sissa - Marcel Detienne, La vita quotidiana degli dei greci, Laterza, Roma-Bari, 1989 e successive rist.; altre ediz.: CDE-Euroclub, Milano, 1991; Mondadori, Milano, 1994
- Paul Veyne (con François Lissarrague e Françoise Frontisi-Ducroux), I misteri del gineceo, Laterza, Roma-Bari, 2000; rist. 2003
- Paul Zanker, Un'arte per i sensi. Il mondo figurativo di Dioniso e Afrodite, in: (a cura di) Salvatore Settis, I Greci: storia, cultura, arte, società, Einaudi, Torino, 1998 (vol. II, tomo 3); ripubblicata anche come AA.VV. Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de "Il Sole 24 Ore", Milano, 2008 (vedi il vol. 7°)
- L'Amore di Narciso e altri racconti... Il libro dell'archetipo dedicato ai genitori e ai ragazzi, collana Fuori, Il Sirente, Fagnano Alto, 2009, ISBN 978-88-87847-26-0.
Voci correlate
- Dionisie
- Bacco
- Zagreo
- Oscoforie
- Le Baccanti - Tragedia di Euripide
- Le Baccanti - Dramma di Erik Johann Stagnelius
- Alpo
- Bromie
- Religioni misteriche
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