Paolo Villaggio

attore, scrittore, comico e sceneggiatore italiano (1932-2017)

[[File:Paolo Villaggio.jpg|thumb|Paolo Villaggio nel 2008


David di Donatello [[David di Donatello al miglior attore]] 1990
David di Donatello David di Donatello alla carriera 2009
Leone d'oro Leone d'oro alla carriera 1992]]

Paolo Villaggio (Genova, 30 dicembre 1932) è un attore, comico e scrittore italiano.

Tra gli esponenti più importanti del cinema e dello spettacolo italiano, è famoso soprattutto per i suoi personaggi legati ad una comicità paradossale e grottesca, come il professor Kranz e il timidissimo Giandomenico Fracchia. Ma è soprattutto la creazione letteraria e cinematografica del ragionier Ugo Fantozzi, a consacrare Villaggio come autore e insieme attore comico di enorme successo. Attualmente sono dieci le pellicole incentrate sulle peripezie del celebre travet, rendendo il personaggio di Fantozzi la maschera comica più popolare (assieme a quella di Totò) di tutto il cinema italiano. Notevole la sua attività di scrittore, iniziata proprio con un libro su Fantozzi al quale seguiranno altri sei sul ragioniere, e altri libri di carattere satirico. Versatile attore, nonostante i ruoli "fantozziani", ha recitato in parti più drammatiche, partecipando a film di registi come Federico Fellini, Marco Ferreri, Luigi Comencini, Lina Wertmuller, Mario Monicelli, Ermanno Olmi e tanti altri.

Biografia

Gli anni cinquanta: gli inizi

Nasce a Genova il 30 dicembre del 1932[1], gemello di Piero, futuro docente all'Università di Pisa. Il padre Ettore (19051992) è un geometra di origine palermitana, e la madre, la veneziana Maria, è insegnante di tedesco. Anche la famiglia Villaggio subisce le ristrettezze e le privazioni della Seconda guerra mondiale, come ricorda lo stesso Villaggio:

«In quel periodo facevo una dieta, dettata non dalla voglia di apparire, ma dalla povertà»

Frequenta il liceo classico "Andrea Doria" e inizia poi gli studi di Giurisprudenza, che però abbandona. Dopo gli studi attravera diverse esperienze lavorative, dal cameriere allo speaker della BBC, da cabarettista a intrattenitore su navi da crociera insieme all'amico Fabrizio De André e a Silvio Berlusconi[2], dal teatro al lavoro impiegatizio presso la Italsider: è proprio a quest'ultima esperienza lavorativa che Paolo Villaggio si ispira per la creazione del personaggio del ragioner Ugo Fantozzi che lo renderà popolarissimo.[3]

È autore dei testi delle canzoni Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, incise da Fabrizio De André, autore delle musiche. Quest'ultimo brano è inserito nell'album del 1967 Volume I del cantautore genovese.

Si unisce alla Compagnia goliardica Mario Baistrocchi, di cui è autore dei testi di diverse edizioni fra il 1956 e il 1966. Tra gli sketch di questo periodo, se ne ricordano alcuni "storici", basati sulla presa in giro di personaggi famosi (si ricordi che è di questo periodo anche la canzone Carlo Martello), e nel 1956 al Teatrino di Piazza Marsala a Genova esordisce sul palcoscenico un personaggio dalla voce "sfiatata", timidissimo, che anticipa le caratteristiche dei suoi personaggi futuri più famosi come Fantozzi e Fracchia. A questo periodo risale anche l'esordio del Professor Kranz, sempre al Teatrino di Piazza Marsala.

A scoprire la vena artistica di Villaggio (manifestatasi già dai tempi della sua collaborazione con la Compagnia goliardica Mario Baistrocchi) è Maurizio Costanzo, che nel 1967 gli consiglia di esibirsi in un cabaret di Roma.

Gli anni sessanta: il cattivissimo Villaggio di Quelli della domenica

Dopo anni di cabaret e a seguito della scoperta di Maurizio Costanzo, il 4 Febbraio 1968, Villaggio esordisce sul piccolo schermo, conducendo il programma d'intrattenimento Quelli della domenica, dove ha modo di far conoscere, da una parte, un tipo di comicità strettamente "fisica", come nel caso dell'aggressivo e sadico Professor Kranz e dall'altra il suo primo personaggio umiliato e sottomesso, Giandomenico Fracchia, caratterizzato da una voce sfiatata e da una mimica gommosa, assolutamente inedita e originale. Il primo personaggio ad imporsi nella memoria degli italiani è senz'altro il professor Kranz, sorta di prestigiatore da strapazzo che ogni domenica, con ironico accento tedesco e con toni fintamente autoritari, coinvolge la platea in giochi di prestigio spesso ingenui e infantili, sovente scoperti dal pubblico. La frase con cui apriva l'esibizione :"chi viene voi adesso"? , divenne subito un tormentone. Anche nelle vesti di conduttore da vita a una comicità pungente e innovativa, costruita su una voce scherzosamente forte e rabbiosa e colorita da un lessico spesso surreale e impietoso. Se i personaggi di Fracchia e Kranz vengono interpretati dall'attore in prima persona, il personaggio di Fantozzi è invece, dallo stesso, semplicemente "raccontato", attraverso efficaci e spassosi monologhi, tutti formulati in terza persona. Le storie narrate hanno come argomento le mirabolanti disavventure del ragioniere, che si pongono, fin da subito, come genesi stessa del personaggio, introducendo elementi che verranno maggiormente ripresi e aggiornati in seguito. Queste racconti, dal carattere squisitamente grottesco, hanno l'esplicito intento di rimarcare i difetti e le contraddizioni della società italiana, usando appositamente un linguaggio iperbolico e surreale, senza però essere del tutto avulse dalla realtà. L'attore ligure, infatti, nel preparare i vari sketch si ispira soprattutto alle proprie esperienze personali, citando moltissimi personaggi realmente conosciuti. Tra questi vi è lo stesso Fantozzi, compagno di lavoro dell'artista ai tempi in cui era impiegato all'Italsider, e vero ispiratore del personaggio, la cui scrivania era realmente confinata in un sottoscala. Nei vari monologhi verranno citati come compagni d'avventura del ragioniere anche i vari Fracchia e Filini e altri nomi di impiegati che in seguito, sul grande schermo, assumeranno un volto e un'interpretazione. Tipiche del Villaggio di questo periodo sono, come già ricordato, sia la voce impostata, sia la cattiveria di fondo, che mirano a un calcolato cinismo e a una sprezzante ironia davvero inconsuete nei programmi del tempo.

Nasce così un nuovo modo di fare televisione, dove professionalità e comicità si intersecano continuamente, sulla falsariga dei capocomici di teatro e cabaret. Villaggio, inoltre, ebbe il merito di rivoluzionare la TV anni sessanta, sollecitando un tipo di regia, che fosse il più possibile disancorata dagli schemi dell'epoca, imponendo agli operatori, riprese che eliminassero qualsiasi distanza tra spettatore e artista. Il comico genovese, infatti, presentava le sue gag, proprio in mezzo al pubblico, spesso recitando a soggetto e senza nessun canovaccio di sorta. In più, il costante coinvolgere e aggredire lo spettatore in sala, aveva lo scopo di renderlo a tutti gli effetti protagonista della scena, trasformandolo inevitabilmente in parte integrante dell'esibizione. Il successo di Quelli della domenica (che originariamente doveva prevedere solo poche puntate) fu immediato e oltre ogni aspettativa e catapultò Villaggio da semplice esordiente a figura nota e riconoscibile da tutte le famiglie italiane. Merito della riuscita del programma va anche al già collaudatissimo duo Ric e Gian e all'esordiente coppia di comici Cochi e Renato, anch'essi assoluti protagonisti di una comicità radicalmente nuova che ha contribuito a svecchiare e modernizzare le compassate domeniche degli italiani. Molto spazio era dedicato alla musica leggera, dove ogni domenica Villaggio aveva modo di presentare artisti affermati e di calibro come Mina, Adriano Celentano, Lucio Dalla e tanti altri; lo stesso Louis Armstrong prese parte alla trasmissione, nello stesso periodo in cui si esibì al Festival di Sanremo.

Sull'onda del successo di Quelli della domenica, nel 1969 Villaggio conduce una nuova trasmissione È domenica, ma senza impegno, con la partecipazione di Cochi e Renato, del Quartetto Cetra, di Ombretta Colli, Gianni Agus e Oreste Lionello. Qui Villaggio reinterpreta nuovamente Fracchia, modellandolo nella sua forma pressoché definitiva; infatti i vari sketch che si susseguono, hanno già in nuce tutti gli elementi che faranno entrare il personaggio nell'immaginario collettivo: la poltrona sacco in cui non riesce a sedere, l'autoritario capufficio (impersonato da Gianni Agus), la mitica voce "sfiatata" (della quale al momento è l'unico possessore), e numerosi tormentoni verbali rimasti immortali, tra i quali «Com'è umano, lei!», «Mi si sono intrecciati i diti!», << mi ripeta la domanda!>> e tanti altri. Forte dell'ampia popolarità partecipa poi a numerose trasmissioni televisive, come in quelle di Corrado e Renzo Arbore (Speciale per voi), conducendo anche il programma La luna nelle canzoni, storico evento che raccontava, attraverso le canzoni e i vari collegamenti in diretta, il primo sbarco dell'uomo sulla luna. Tra le tante attività collaterali di Villaggio vi è anche la radio, presenta, infatti nel 1967/68 Gran varietà, assieme a Raffaella Carrà. Tra i suoi lavori radiofonici da ricordare anche Formula uno, del 1971, dove era solito intervistare i grandi protagonisti della musica italiana come Lucio Battisti e molti altri.

Nello stesso 1968, ha inizio per il comico genovese, anche la parallela attività cinematografica. Esordisce, infatti, al cinema nel film Mangiala , seguito da Il terribile ispettore , del 1969. Da ricordare, inoltre, il film di Ruggero Deodato I quattro del pater noster, dove recita assieme ai comici Enrico Montesano, Lino Toffolo e Oreste Lionello.

Gli anni settanta: l'esordio letterario di Fantozzi

Nel frattempo, pubblica sull'Europeo e sull'Espresso i racconti, tratti dai monologhi delle trasmissioni televisive; dove il personaggio Fantozzi acquisirà un'importanza sempre maggiore, diventando un MacGuffin catalizzatore di tutte le storie, che descrivono - secondo il suo stile satirico e iperbolico - tutte le ingiustizie e bassezze della società italiana. Tra i comprimari continua a figurare Fracchia, che diventerà il consueto "organizzatore" di gite aziendali (ruolo che sarà poi ricoperto dal ragionier Filini). Le trovate, sempre divertenti e paradossali, si susseguono ad ogni puntata, allargando sempre più l'orizzonte e l'apprezzamento dei lettori. Così, ad ogni uscita, la maschera di Fantozzi, prende lentamente forma, e anche se nessuno gli ha ancora prestato un volto, comincia ad assumere caratteristiche ben definite. Ne esce fuori il ritratto di un piccolo "uomo senza qualità", sempre oppresso dai suoi superiori e assolutamente incapace di vivere in armonia con sé e con gli altri. "Fantozzi, come la maggioranza dell'umanità, non ha talento. E lo sa. Non si batte per vincere né per perdere ma per sopravvivere. E questo gli permette di essere indistruttibile. La gente lo vede, ci si riconosce, ne ride, si sente meglio e continua a comportarsi come Fantozzi". - Dizionario dei film, a cura di Paolo Mereghetti -

Nel 1971, questi racconti confluiscono nell'opera prima Fantozzi, che diventa ben presto un fenomeno di costume (più di un milione di copie vendute), venendo subito tradotta all'estero in moltissime lingue. Nel 2011, per i 150 anni dell'Unità d'Italia, il libro è stato scelto dal comitato scientifico del Centro per il libro e la lettura tra i 150 libri che hanno segnato la storia del nostro paese. In questi testi, raccolti come già detto nel 1971, appaiono per la prima volta e in maniera definitiva i vari compagni di disavventure del ragioniere, destinati ad accompagnarlo per moltissimi anni: la remissiva e disillusa moglie "signora Pina", la mostruosa figlia Mariangela; il compagno di lavoro "ragionier Filini"; la collega Silvani, eterna signorina ed eterna fiamma del timido Fantozzi; lo sbruffone geometra Calboni e "il megadirettore galattico" che incombe col suo potere assoluto sulle vite dei suoi dipendenti. Inoltre il libro illustra in maniera ancor più nitida e chiara la natura e l'anima del personaggio. Fantozzi è debole e servile come sa esserlo solo il piccolo-borghese, sempre terrorizzato dai superiori, timido e impacciato fino al catastrofico, si presenta come "vittima naturale dei mass media, del consumismo e della pubblicità televisiva, tragicamente incapace di adeguarsi ai modelli sociali che mitizza quotidianamente" - - Dizionario del cinema, Paolo Mereghetti. -

Un grande contributo al successo del libro è dato soprattutto dall'uso di un lessico, creato dallo stesso Villaggio, innovativo e particolarissimo, spesso sospeso tra astrazioni metaforiche e degenerazioni burocratiche ed entrato immediatamente nel patrimonio comune degli italiani (basti ricordare espressioni come "megagalattico", "grand uff. cav. lup. mann.", "salivazione azzerata", "ma se ne vadi", "com'è buono lei"...). Il grande successo del libro spinge Villaggio a scriverne un seguito, Il secondo tragico libro di Fantozzi, uscito nel 1974, che bissa il successo precedente, perfezionando definitivamente il carattere e la vis comica del personaggio. "Nasce così una nuova maschera, (l'unica veramente originale nella comicità italiana degli ultimi quarant'anni) in cui si possono sentire molte influenze letterarie (il travet francese, la lezione russa di Gogol' e Cechov) e cinematografiche (il delirio sadomaso dei cartoon e la scuola di Tex Avery, le invenzioni surreali di Frank Tashlin), ma che si distacca dalla tradizione nazionale, aggiornandola e caricandola di tutte le valenze negative di un Italia che vuole stordirsi con il proprio raggiunto benessere" - Dizionario del cinema, a cura di Paolo Mereghetti. - Tra i due libri citati, esce nel 1972 per la Bompiani, Come farsi una cultura mostruosa, secondo libro umoristico dell'artista genovese. In quest'opera Villaggio si diverte a sottoporre al lettore una serie di nomi di cose, località e persone di cui si deve indovinare la definizione giusta tra le quattro opzioni da lui proposte. Ovviamente tre delle opzioni sono completamente sbagliate e l'autore se ne serve per provocare le risate del lettore.

La collaborazione con Vittorio Gassman

All'inizio degli anni settanta Villaggio intensifica la sua produzione cinematografica, grazie al fortunato sodalizio con Vittorio Gassman, all'epoca grande mattatore della commedia all'italiana. L'occasione si presenta allorché Mario Monicelli, anche su pressione dei produttori, decide di girare il seguito dell'armata Brancaleone. Tra i protagonisti del film vi sono, oltre naturalmente a Gassman, anche Stefania Sandrelli, Lino Toffolo, Gigi Proietti, Shel Shapiro e Paolo Villaggio. A quest'ultimo viene affidato il ruolo di rilievo del soldato alemanno Torz. Cosicché Villaggio, in Brancaleone alle crociate, in un certo modo sostituisce l'importante ruolo che fu nel primo episodio di Gian Maria Volontè. Anche qui ritroviamo un grottesco ed esilarante duello tra il protagonista e l'antagonista di turno; questa volta al posto del principe Teofilatto (Volontè), Brancaleone dovrà vedersela con l'infanticida Torz (Villaggio). Il personaggio dell'alemanno è naturalmente un chiaro riferimento alla comicità di Kranz, che Monicelli volle sfruttare per rendere ancora più surreale e comico il fortunato seguito. Il film fu così l'inizo di una collaborazione artistica tra Gassman e Villaggio che durò 3 anni, dal 1970 al 1972, fruttando altri due film e numerose comparsate televisive per promuovere l'uscita dei film. L'insolita accoppiata risultò efficace anche sul piccolo schermo, non solo per l'esistenza di una vera amicizia fuori dal palco, ma anche per i collaudati tempi comici da essi adottati, dove Gassman recitava il ruolo di assoluto protagonista, fiero, egocentrico e sbruffone e Villaggio quello della "spalla", che con pungenti sferzate cercava di demolire la "vanagloria" dell'altro. Al cinema recitarono, come su detto, in altre due pellicole: Che c'entriamo noi con la rivoluzione? di Sergio Corbucci, dove un prete (Villaggio) e un attore (Gassman) vengono coinvolti nella rivoluzione messicane e Senza famiglia nullatenenti cercano affetto, la cui regia è dello stesso Gassman. I due attori si rincontreranno sul set anni dopo, nel 1981, recitando nel film Il turno, di Tonino Cervi, ispirato al romanzo di Pirandello, assieme ad altri attori come Bernard Blier, Laura Antonelli, Gianni Cavina e Tiberio Murgia. Sempre nel periodo della sua collaborazione con Gassman, recita anche nel film di Salvatore Samperi, Beati i ricchi, oltre a partecipare a trasmissioni quali, Senza Rete, per la regia di Enzo Trapani e Signore e signora con Lando Buzzanca e Delia Scala. Infine nel 1972 partecipa, nelle vesti di "guastatore" al Festival di Sanremo, condotto da Mike Bongiorno e Sylva Koscina.

Tra Nanni Loy, Pupi Avati, Ferreri e Comencini

Conclusasi l'esperienza con Gassman, Villaggio diventa protagonista di molte commedie con registi di solida e conclamata fama. Dapprima viene diretto nel 1973 da Nanni Loy nel film di satira politica Sistemo l'america e torno, dove interpreta il ruolo di un ingegnere inviato in america per reclutare un giocatore di pallacanestro, salvo poi scoprire essere un militante dei Black Power. Partecipa poi al grottesco Non toccare la donna bianca, dell'amico Marco Ferreri dove ha modo di recitare con alcuni dei massimi attori italiani e francesi come Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Catherine Deneuve, Michel Piccoli e Philippe Noiret. Il film rievoca in toni paradossali, il celebre episodio della battaglia di Little Big Horn, quando gli indiani riuscirono a sconfiggere il famoso generale Custer. Villaggio interpreta il ruolo di una curiosa e bizzarra spia americana. Il film è la prima e ultima collaborazione con il regista meneghino, infatti anni più tardi, nel 1991, a Villaggio sarebbe andata la parte del protagonista del nuovo film di Ferreri, La Carne, assieme a Francesca Dellera, ruolo, poi, rifiutato dallo stesso su consiglio di Cecchi Gori, per non rovinarsi l'immagine di attore comico che ormai da tempo aveva presso il pubblico. Nel 1975 Pupi Avati lo vuole come protagonista della commedia La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone, ruolo che successivamente andrà a Ugo Tognazzi. Villaggio parteciperà ugualmente al film nella parte di "Checco Biancone", un magnaccia strambo e irriverente. Al film parteciperanno, tra gli altri, Gianni Cavina, Delia Broccardo e il cantautore Lucio Dalla. Inoltre partecipa a numerosi film a episodi quali, Di che segno sei, di Sergio Corbucci, del 1975, Quelle strane occasioni, nell'episodio Italian superman, del 1976, sempre di Loy, Tre tigri contro tre tigri, di Steno e Sergio Corbucci e infine Io tigro, tu tigri, egli tigra, di Giorgio Capitani, entrambi del 1977. Inoltre nel 1976, partecipa al film corale Signore e signori buonanotte, dove presenziano molti dei grandi nomi della commedia all'italiana. Villaggio sarà diretto in due episodi, Il disgraziometro, di attribuzione incerta e Mangiamo i bambini, assieme a Gabriella Farinon, diretto da un altro padre della commedia all'italiana, Luigi Comencini. L'episodio narra la storia dello studioso Schmidt, che, dopo aver pubblicato un curioso libro, spiega come liberarsi facilmente del sovraffollamento urbano rifacendosi alle celebri teorie di Swift. In questo periodo, anche se Villaggio abbandona le varie conduzioni televisive per dedicarsi a tempo pieno al cinema, non manca di effettuare alcune "comparsate" in veste di super ospite, come nella famosa trasmissioneMilleluci, condotta da Mina e Raffaella Carrà, dove ha modo di riproporre vari sketch del suo Professor Kranz.

Il sodalizio artistico con Luciano Salce: Villaggio diventa Fantozzi

Nel 1974, Villaggio, di concerto con la casa di produzione Rizzoli film, decide di trasportare sul grande schermo la sua maschera più celebre, Fantozzi, affidandone la direzione al solido e affermato regista Luciano Salce. Per la stesura dello script, Villaggio viene affiancato dalla storica coppia di sceneggiatori Leo Benvenuti e Piero De Bernardi che tra le altre cose, ebbero il merito di suggerire all'attore l'inserimento, all'interno del film, della celebre "voce off" o fuori campo che tanto merito ebbe nella riuscita del film. Gli appositi commenti off, recitati dallo stesso Villaggio, sulla falsariga dei primissimi monologhi effettuati a Quelli della domenica, si ponevano così come efficacissimi punti di intersezione tra cinema e letteratura, creando una perfetta continuità comica tra i libri dedicati al ragioniere e il suo conseguente approdo nel mondo della celluloide. Curiosamente, l'artista genovese aveva, fin dall' inizio, scartato l'idea di impersonare la sua creatura, affidando inizialmente il ruolo prima all'amico Renato Pozzetto e su rifiuto di quest'ultimo a Ugo Tognazzi. Il successivo rifiuto di Tognazzi, convinse Villaggio a interpretare per la prima volta (e in prima persona) il personaggio di Fantozzi, creando una svolta nella propria carriera pressoché definitiva. Infatti da qui in avanti l'attività cinematografica di Villaggio sarà sempre dedicata al cinema comico, dando forma e vita, sul grande schermo, alle mirabolanti vicissitudini del celebre travet, identificandosi per sempre e per tutti nel ragionier Ugo Fantozzi. Impacciato e catastrofico, fisicamente tozzo e sgraziato, "con la pelle color topo e i capelli giallo sabbia", vestito in modo improbabile (con pantaloni ascellari e un orribile basco in testa) la nuova maschera di Fantozzi/Villaggio piomba nelle situazioni e negli ambienti come una "contraddizione commovente ed esplosiva", il cui effetto comico nasce dall'immediato contrasto tra una serie di regole e comportamenti perfettamente codificati e l'incapacità congenita del personaggio di adeguarvisi e di rispettarli". Dizonario dei film - a cura di Paolo Mereghetti.

Fantozzi, esce nelle sale cinematografiche nel marzo del 1975 rivelandosi, fin da subito un successo strepitoso, addirittura superiore al suo esordio narrativo (per dare l'idea basti pensare che il film incassò più di sei miliardi di lire, rimanendo in varie sale per molti, molti mesi, una cifra, per l'epoca, davvero enorme e con pochi, pochissimi precedenti). Accanto a Paolo Villaggio vengono poi scelti una serie di attori che contribuiranno in maniera fondamentale al successo del film, così come in quelli successivi: Gigi Reder, nella parte dell'occhialuto ragionier Filini, Anna Mazzamauro, nei panni della riccioluta signorina Silvani, Giuseppe Anatrelli nelle vesti del subdolo geometra Calboni, la moglie Pina, interpretata prima da Liù Bosisio e successivamente da Milena Vukotic e Plinio Fernando, in quelli della mostruosa figlia Mariangela (non a caso fatta interpretare da un uomo); infatti fu lo stesso Salce ad avere questa intuizione, scegliendo per la parte di Mariangela proprio il giovanissimo Fernando.

Vista la portata del fenomeno, un anno dopo, nell'aprile del 1976, sempre con la regia di Salce esce nelle sale Il secondo tragico Fantozzi, che bissa in termini di consenso e popolarità la pellicola precedente. Naturalmente vengono confermati il medesimo cast e le medesime locations e l'opera seconda consegna definitivamente il personaggio di Fantozzi al mito e all'immaginario collettivo di tutti gli italiani. Nel secondo capitolo della saga, tra le altre cose, viene anche inserita quella che sarebbe diventata una delle frasi più famose di tutta la carriera di Fantozzi ("per me la Corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca"!), "disperato grido di ribellione di un impiegato costretto a vedere per l'ennesima volta il film di Ejzenstejn al cineforum aziendale e subito diventata la frase simbolo di chi si ribellava ai valori sclerotizzati imposti da una cultura ferma al passato". Dizonario dei film - a cura di Paolo Mereghetti.

Il clamoroso successo dei due film portano Paolo Villaggio e Luciano Salce a stringere un vero e proprio sodalizio artistico che frutterà altre 5 pellicole: Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno, con Eleonora Giorgi, in realtà precedente l'uscita di Fantozzi, Il... Belpaese, film che tratta dell'Italia sconvolta dalla violenza e dalla criminalità con il solito stile paradossale e satirico; il Professor Kranz tedesco di Germania, girato in Brasile nel 1978, con Adolfo Celi, risultato però un fiasco, il segmento Si buana del film Dove vai in vacanza?; infine, avvicinandosi alla più classica commedia degli equivoci con il film Rag. Arturo De Fanti, bancario precario, del 1980, con Catherine Spaak, per quello che resta l' ultima collaborazione di Villaggio con Luciano Salce. Di questo periodo sono inoltre da ricordare, Il signor Robinson, mostruosa storia d'amore e d'avventure, versione fantozziana di Robinson Crusoe diretta da Sergio Corbucci, e il Dottor Jekyll e gentile signora, parodia del famoso romanzo di Stevenson, per la regia di Steno che rappresenta una sorta di Fantozzi dal punto di vista dei dirigenti aziendali e che presenta un Villaggio cattivo come agli esordi, interpretazione che dopo il "boom" del personaggio Fantozzi diverrà sempre più rara e sporadica.

Da Parenti a Fellini, Monicelli, Olmi e Salvatores

Nel 1980 si ha il rilancio cinematografico di Fantozzi con il film Fantozzi contro tutti, che vede alla regia lo stesso Villaggio coadiuvato da Neri Parenti, che a partire dal film Fracchia la belva umana diventa il regista di punta di Villaggio, dirigendo la serie di Fantozzi fino al penultimo episodio, Fantozzi - Il ritorno, i due film su Fracchia, il personaggio televisivo che solo con Parenti avrà delle opere cinematografiche a lui dedicate, la trilogia delle Comiche (in cui Villaggio è affiancato da Renato Pozzetto) e altri film non legati a una serie (tra cui Sogni mostruosamente proibiti, Pappa e ciccia, Ho vinto la lotteria di capodanno).

Sia nella serie di Fantozzi sia in altri film di Villaggio, agli sceneggiatori Leo Benvenuti e Piero De Bernardi si affiancano Alessandro Bencivenni e Domenico Saverni. Villaggio partecipa a numerose commedie cinematografiche, spesso interpretando il suo tipo di personaggio sottomesso e vigliacco come il suo Marchese di Forlimpopoli ne La locandiera di Paolo Cavara, ma a volte rispolverando il suo cinismo degli esordi, come ne Il volpone di Maurizio Ponzi.

Nel 1990 avviene un'importante svolta per la carriera del comico genovese: ha una parte nel film La voce della Luna di Federico Fellini, per il quale vince il David di Donatello. Per questa sua performance nel cinema d'autore, viene così riconsiderato dalla critica e da coloro che lo identificavano solamente con Fantozzi, la cui saga continua tuttavia fino al 1999 col film Fantozzi 2000 - La clonazione diretto da uno degli sceneggiatori storici di Villaggio, Domenico Saverni.

Tra le apparizioni più importanti per quanto riguarda il cinema d'autore, sono da ricordare Io speriamo che me la cavo di Lina Wertmuller tratto dal bestseller omonimo di Marcello D'Orta, Il segreto del bosco vecchio di Ermanno Olmi tratto dal libro di Dino Buzzati, Cari fottutissimi amici di Mario Monicelli e Denti di Gabriele Salvatores. Tra i numerosi premi cinematografici ricevuti da Paolo Villaggio, vale la pena menzionare quelli alla carriera: il Leone d'Oro nel 1992, il Pardo d'onore nel 2000 e il David di Donatello nel 2009.

Tra letteratura, teatro e televisione

In tutti questi anni cessa tuttavia la sua attività di scrittore: continua a pubblicare libri di buon successo con regolarità, cambiando però editore nel 1994: passa infatti dalla Rizzoli alla Arnoldo Mondadori Editore, per cui pubblica Fantozzi saluta e se ne va (1994), Vita morte e miracoli di un pezzo di merda (2002), 7 grammi in 70 anni (2003), Sono incazzato come una belva (2004), Storie di donne straordinarie (2009) e Crociera Lo Cost (2010), per poi tornare a pubblicare con la Rizzoli Gli fantasmi nel 2006 e con la Feltrinelli Storia della libertà di pensiero nel 2008 (libro in cui torna a tracciare in maniera irriverente i personaggi storici, come ai tempi dei suoi esordi).

Negli anni novanta ritorna a recitare in teatro: sotto la regia di Giorgio Strehler interpreta il ruolo di Arpagone nell'Avaro di Molière nel 1996, mentre dalla stagione teatrale 2000-2001 porta più volte in scena il monologo autobiografico Delirio di un povero vecchio. A partire dal 2007 porta in scena Serata d'addio, un monologo in 3 atti: Il fumo uccide ispirato a Il tabacco fa male di Anton Cechov, Una vita all'asta ispirato a Il canto del cigno sempre di Cechov, e L'ultima fidanzata ispirato a L'uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello; rivisitati nel suo stile, si fondono forte drammaticità e sorrisi.

Per quanto riguarda la sua attività televisiva, ha partecipato nel 1983 a Ciao Gente di Corrado, nel 1985 alla trasmissione Grand Hotel e alla serie di Sergio Citti Sogni e bisogni, nell'episodio Amore cieco, e nel 1986 alla trasmissione Un fantastico tragico venerdì, poi diventata Che piacere averti qui. Ha anche condotto il tg satirico Striscia la notizia insieme a Massimo Boldi. Più recentemente ha partecipato alla fiction televisiva Carabinieri, in cui nelle prime stagioni interpreta Giovanni, un professore che ha perso la memoria, e nelle stagioni più recenti un prete fratello gemello di Giovanni.

Per il cinema si è cimentato anche nel ruolo di doppiatore: ha infatti doppiato la voce di Mikey Ubriacco, il bambino protagonista dei film Senti chi parla (quella dell'originale era Bruce Willis) e Senti chi parla 2 ed ha fatto anche da narratore nella versione italiana del film comico Ma che siamo tutti matti?.

Villaggio giornalista

L'artista genovese comincia a collaborare con i giornali già dal 1968, scrivendo per L'Europeo "La Domenica di Fantozzi", in cui racconta le tragicomiche avventure di colui che diverrà il suo personaggio più famoso. Questi pezzi andranno a comporre il primo dei sette libri di Fantozzi, che farà anche da base per la trasposizione cinematografica.

Ne segue una collaborazione Paese Sera, su cui scrive per cinque anni gli editoriali, nel periodo in cui è direttore Giorgio Cingoli. Collabora poi con L'Unità per altri cinque anni, durante la direzione di Walter Veltroni. Dal 2004 al 2005 collabora con L'Indipendente diretto da Giordano Bruno Guerri.

A cominciare dal 28 giugno 2009 riprende la collaborazione col quotidiano fondato da Antonio Gramsci, per il quale svolge il ruolo di editorialista immaginando un Fantozzi di propensione leghista. Il suo umorismo nero caratterizzato dal costante utilizzo di iperboli, nonché il suo carattere costantemente provocatorio, possono provocare una reazione di chi è oggetto delle sue battute. Ad esempio, nel 2011 fanno scalpore alcune frasi denigratorie nei confronti del sud d'Italia, come l'intervista a Sky TG 24 in cui Villaggio accusava il Sud e la mentalità borbonica radicata in esso di essere la piaga di tutta l'Italia, e la paradossale battuta detta in televisiva a inizio 2012, secondo cui il problema delle poche nascite in Sardegna è da attribuire al fatto che i pastori "si accoppino" solo con le pecore[4].

Autobiografia

Dopo aver portato in scena il monologo autobiografico Delirio di un povero vecchio, nel 2002 Villaggio ha pubblicato la sua autobiografia intitolata Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda dove ha raccontato molto sulla sua famiglia, su sua moglie, sul fratello gemello Piero affermato docente universitario di Scienza delle costruzioni e su suo figlio Pierfrancesco (nato nel 1962). Il figlio Pierfrancesco, nei primi anni ottanta, è diventato tossicodipendente tanto da dover costringere Paolo Villaggio a portarlo nel 1984 nella comunità di San Patrignano di Vincenzo Muccioli, dove poi si è disintossicato[5].

Fino ad allora non aveva mai amato parlare della sua famiglia, e tutte le volte che era stato costretto a farlo si era sempre divertito ad imbrogliare le carte raccontando storie del tutto inventate. A tal proposito, tanto per citare una delle sue affermazioni certamente false- come da lui stesso confermato successivamente in varie occasioni - raccontò che un'anziana astrologa in un incontro nella capitale gli aveva predetto la morte il giorno 14 dicembre 2002, in una casa bianca sul mare. Il giorno dopo, però, l'attore era ospite alla trasmissione Domenica in condotta da Mara Venier. Attualmente vive a Roma, in una villa sulla via Salaria, adiacente all'incantevole parco Villa Ada.

Attività politica

Villaggio è stato iscritto al Partito Comunista Italiano e a Democrazia Proletaria, formazione comprendente anche socialisti radicali come lo stesso attore, nelle cui liste è stato candidato alle elezioni politiche del 1987.

Successivamente si è candidato alle elezioni del 1994 con la Lista Marco Pannella nel collegio uninominale di Genova - San Fruttuoso.

Riconoscimenti

Premi cinematografici

Onorificenze

«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri»
— 2 giugno 1995[6]

Teatrografia

Teatrografia parziale

Filmografia

Cinema

Televisione

Doppiaggio

Programmi televisivi

Programmi radiofonici

Opere

  • Fantozzi, Milano, Rizzoli, 1971.
  • Come farsi una cultura mostruosa, Milano, Bompiani, 1972.
  • Il secondo tragico libro di Fantozzi, Milano, Rizzoli, 1974.
  • Le lettere di Fantozzi, Milano, Rizzoli, 1976.
  • Fantozzi contro tutti, Milano, Rizzoli, 1979.
  • Fantozzi subisce ancora, Milano, Rizzoli, 1983.
  • "Caro direttore ci scrivo...". Lettere del tragico ragioniere, raccolte da Paolo Villaggio, come Rag. Ugo Fantozzi, Milano, A. Mondadori, 1993.
  • Fantozzi saluta e se ne va: le ultime lettere del rag. Ugo Fantozzi, Milano, A. Mondadori, 1994.
  • Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda, Milano, A. Mondadori, 2002.
  • 7 grammi in 70 anni. L'odissea di un povero obeso, Milano, A. Mondadori, 2003.
  • Sono incazzato come una belva, Milano, A. Mondadori, 2004.
  • Gli fantasmi, Milano, Rizzoli, 2006.
  • Storia della libertà di pensiero, Milano, Feltrinelli, 2008.
  • Storie di donne straordinarie, Milano, A. Mondadori, 2009.
  • Fantozzi totale, Einaudi Stile Libero, 2010.
  • Crociera Lo Cost, Milano, A. Mondadori, 2010.
  • Mi dichi - Prontuaro comico della lingua italiana, Milano, A. Mondadori, 2011
  • Giudizio universale, Milano, Feltrinelli, 2011
  • La fortezza tra le nuvole, Varmo (UD), Morganti, 2011
  • La vera storia di Carlo Martello 2011
  • Tragica vita del ragionier Fantozzi, Milano, A. Mondadori, 2012

Note

  1. ^ Come ha dichiarato lo stesso Villaggio in una puntata di Parla con me del 29 aprile 2009 (http://www.youtube.com/watch?v=nV-LFlaKp_8#t=120s), mentre la gran parte delle biografie riportano il 31 dicembre del 1936
  2. ^ RaiLibro - De André nel ricordo di Paolo Villaggio
  3. ^ Arnaldo Casali, 30 anni di Fantozzi - Intervista a Paolo Villaggio, su filmfestivalpopoliereligioni.it. URL consultato il 12 dicembre 2011.
  4. ^ Sardegna, gaffe di Paolo Villaggio: i pastori lo querelano[1]
  5. ^ "Noi difendiamo Muccioli", quotidiano la Repubblica del 05/12/1984, p.15 [2]
  6. ^ http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=119947

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