Castellabate
Castellabate (IPA: [kas'tęllːàbate][5] Castiellabbate in dialetto cilentano[6]) è un comune sparso italiano con sede comunale nella frazione Santa Maria. Il paese, la cui popolazione ammonta a 8.359 abitanti, si trova sulla costiera cilentana, in provincia di Salerno in Campania e il suo territorio rientra completamente nel parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.
Castellabate comune | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | ![]() |
Provincia | ![]() |
Amministrazione | |
Sindaco | Costabile Spinelli (Insieme per Castellabate) dal 16-5-2011 |
Data di istituzione | 08/08/1806[1] |
Territorio | |
Coordinate | 40°16′45″N 14°57′06″E |
Altitudine | 289 m s.l.m. |
Superficie | 36,54 km² |
Abitanti | 8 359[2] (31-03-2012) |
Densità | 228,76 ab./km² |
Frazioni | Alano, Lago, Licosa, Ogliastro Marina, San Marco, Santa Maria, Tresino |
Comuni confinanti | Agropoli, Laureana Cilento, Montecorice, Perdifumo |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 84048 |
Prefisso | 0974 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 065031 |
Cod. catastale | C125 |
Targa | SA |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona C, 1 088 GG[4] |
Nome abitanti | castellabatesi, castellani |
Patrono | san Costabile |
Giorno festivo | 17 febbraio |
Cartografia | |
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Sito istituzionale | |
Nel 1998 è stato dichiarato patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO[7] ed è inserito nella lista de "i borghi più belli d'Italia"[8]. I suoi ambienti marini costituiscono l'area marina protetta Santa Maria di Castellabate.
Castellabate è insignito di diversi riconoscimenti quali la Bandiera Blu 2012 della Fee, la Bandiera verde 2012, le "4 vele" nella Guida blu 2012, Gioiello d'Italia 2012 e "La più bella sei tu" di Legambiente e promotore di iniziative come quelle di "Città del bio"[9][10][11][12][13][14].
Geografia fisica
Territorio
Il comune di Castellabate si estende prevalentemente sulla costa tirrenica, nell'estremo meridionale del golfo di Salerno, fra la punta del Saùco nei pressi di Tresino a nord, e il fiume Rio dell'Arena (a Ogliastro Marina) a sud. Confina con il comune di Agropoli (a nord), Laureana Cilento (a nord-est), Perdifumo (a est) e Montecorice (a sud). Dista circa 65 km dal suo capoluogo di provincia (Salerno) e 130 dal capoluogo di regione (Napoli).
Il territorio comunale è compreso interamente nel parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e i suoi maggiori rilievi sono il monte Tresino| (355 m s.l.m.) e il monte Licosa (326 m s.l.m.). Il capoluogo domina un promontorio (278 m s.l.m.), un'estrema propaggine del monte Stella a ridosso della fascia costiera tra punta Licosa e punta Pagliarola e delle frazioni di Santa Maria e San Marco. L'unico fiume permanente è il Rio dell'Arena, gli altri corsi d'acqua sono legati principalmente alle precipitazioni piovose.
Il mare e la costa di Castellabate sono dal 1972 sotto tutela biologica marina per preservarne il patrimonio naturale e ambientale, rappresentando uno dei primi esempi di parco marino in Europa[15]. Nel 2009 è stata istituita l'area marina protetta Santa Maria di Castellabate, che abbraccia la zona tra la baia del Saùco (o del Vallone) e la punta di Ogliastro. L'area è suddivisa in zone sottoposte a diverso regime di tutela ambientale, tenuto conto delle caratteristiche ambientali e della situazione socioeconomica presente. La zona A di riserva integrale vieta anche la balneazione e riguarda la costa tra punta Tresino e vallone Maroccia. La zona B (tratto di mare circostante la zona A e quello tra punta Torricella e punta Ogliastro) di riserva generale consente la balneazione e la navigazione a velocità non oltre i cinque nodi entro 300 metri dalla costa. La zona C di riserva parziale con limitazioni circoscritte comprende il residuo tratto di mare all'interno del perimetro dell'area marina protetta[16].
Alcuni dei suoi ambienti naturali, sia marini che collinari, sono inseriti nella Rete Natura 2000, un sistema di aree protette secondo le direttive europee Habitat (92/43/CE) e Uccelli (74/409/CE), che mirano alla tutela di habitat naturali dove le specie animali e vegetali sono minacciate a livello comunitario. Le zone di protezione speciale che rientrano nel comune sono il parco marino di Santa Maria di Castellabate (5019 ha) e la costa tra punta Tresino e le Ripe Rosse (2841 ha, dove quest'ultime rientrano nel comune di Montecorice), mentre i siti di importanza comunitaria sono l'isola di Licosa (5 ha), monte Licosa e dintorni (1096 ha) e monte Tresino e dintorni (1339 ha)[17].
- Classificazione sismica: Zona 3 (sismicità bassa)[18]
Flora e fauna
Il territorio presenta alcune specie animali e vegetali non comuni e perciò soggette a particolari forme di tutela e conservazione. Nel fondali marini si incontrano il coralligeno e praterie estese di Posidonia oceanica, al cui interno vivono numerose specie di pesci e crostacei, alcune rare come quella il pesce pappagallo mediterraneo (Sparisoma cretense) e la siriella (Syriella castellabatensis, un crostaceo scoperto nel 1975 nel mare di Licosa e studiato dalla stazione zoologica Dohrn), ma anche ricci di mare, madrepore, gorgonie, briozoi e spugne[19]. Vi è anche la presenza di colonie del mollusco bivalve Pinna nobilis (denominata comunemente "nacchera"), una specie protetta inserita nella lista rossa della direttiva europea Habitat[20]. Nel 2006 nella baia Arena di Ogliastro Marina si è assistito a un evento inconsueto per queste zone: la deposizione di uova di tartaruga marina della specie Caretta caretta. Nell'ambiente terrestre, in particolar modo sull'isola di Licosa, vive una specie di lucertola endemica (Podarcis sicula klemmeri), che presenta una particolare livrea verde e azzurra. Sempre nei pressi di Licosa, grazie all'ambiente poco antropizzato, la costa rocciosa e al mare pescoso nidifica abitualmente in primavera inoltrata il gabbiano corso (Larus audouinii), che la IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) ha inserito tra le specie a rischio di estinzione[21]. Nella zona di Tresino si trovano specie come il vespertilio, il tordo bottaccio, la magnanina, l'averla piccola, il falco pescatore, il gabbiano reale, la quaglia, il cervone, il biacco, il ramarro, l'orbettino e il tritone.
A Castellabate la formazione vegetale arbustiva che domina è la macchia mediterranea con carrubi, mirti, ginepri, corbezzoli, pini d'Aleppo specialmente nella zona costiera, mentre nei territori che non costeggiano il mare prevalgono gli alberi simbolo del Cilento: l'ulivo, la vite e il fico. Si segnala poi nei pressi della pineta di Licosa la presenza della quercia vallonea (Quercus macrolepis), una specie che corre il rischio dell'estinzione. Si possono trovare poi alcune varietà di piante come il vilucchio striato (Convolvulus lineatus), la violacciocca selvatica (Matthiola tricuspidata) che si riteneva ormai scomparsa dalla zona cilentana e rari endemismi, come la ginestra del Cilento (Genista cilentina) o la primula di Palinuro (Primula palinuri). Una particolare menzione meritano il limonio salernitano (Limonium remotispiculum) e il giglio bianco (il Pancratium maritimum), un fiore selvatico (simbolo nell'iconografia di san Costabile di purezza e mitezza) che cresce spontaneamente sui litorali sabbiosi (soprattutto a Lago), tutelato con un'apposita ordinanza (è inserito dal Ministero dell'ambiente tra le specie vegetali protette)[22].
Geologia
Il territorio di Castellabate, soprattutto nella zona costiera di Licosa e Ogliastro Marina, è caratterizzato dalla presenza del "Flysch del Cilento", una rara tipologia di roccia composta da diverse stratificazioni (costituite tipicamente da alternanze cicliche di arenaria, di argilla o marna, di calcare). Si è formato in epoca preistorica grazie all'erosione delle montagne in formazione, che sono emerse dal mare, e i cui detriti sono finiti poi nelle adiacenze dei bacini marini. Tali rocce, immerse nella macchia mediterranea, degradano lentamente nel mare estendendosi anche per oltre cinque miglia. Nei fondali questa conformazione rocciosa è formata da numerose cavità e spaccature che vengono utilizzate come rifugio da diversi organismi animali e vegetali.
Altri tratti di costa sono interessati da fenomeni erosivi, dovuti principalmente a fattori climatici, che hanno dato vita a spiagge fossili (come quella di San Marco) o a azioni disaggregative delle rocce, come nel caso della costa che va da punta Pagliarola a punta Tresino. In questo tratto la costa risulta essere particolarmente accidentata, formata da grandi blocchi e segnata numerose fratture chiamate diaclasi. Il fenomeno erosivo è testimoniato anche dalle caratteristiche rocce che si sono formate e levigate nel tempo come lo scoglio "della Tartaruga" e quello "della Principessa Saracena", uno roccia che richiama il viso di una donna intenta ad ammirare il mare[22]. Una leggenda del posto impersonifica tale scoglio nella principessa saracena Ermigarda, la quale si gettò nel mare per unirsi al suo amato pescatore Octavio inghiottito dalle onde. Nettuno per pietà li trasformò in scogli[23].
Un altro fenomeno che va a modellare la forma delle rocce arenarie della costa è quello dell'aloclastismo, dovuto al sale marino, il quale con la sua azione espansiva crea una serie di sculture alveolari molto particolari.
Tra San Marco e punta Licosa la fascia costiera presenta un fenomeno di inclinazione a 45 gradi che porta allo scoperto gli strati inferiori delle sedimentazioni terrestri[22].
Clima
La zona, data la sua posizione geografica sulla costa tirrenica, è contraddistinta da un clima mediterraneo, con estati calde, inverni miti e tante giornate di sole. Le temperature medie del mese più freddo, gennaio, vanno da una minima di 4 °C a una massima di 12 °C, mentre in luglio e agosto si passa dai 18 °C ai 29 °C. Il clima temperato è favorito anche dalla protezione dell'Appennino campano che ripara la zona dai venti freddi in inverno. Le precipitazioni, molto scarse nei mesi estivi, toccano il picco massimo in dicembre, quando piove in media un giorno ogni due[22]. Nel 1811 dal Belvedere di San Costabile: «Qui non si muore!», pronunciò il re Gioacchino Murat riferendosi alla salubrità del clima di Castellabate[24].
La stazione meteorologica più vicina è quella di Casal Velino. In base alla media trentennale di riferimento 1961-1990, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta a +8,7 °C; quella del mese più caldo, agosto, è di +25,7 °C[25].
CASAL VELINO | Mesi | Stagioni | Anno | ||||||||||||||
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Gen | Feb | Mar | Apr | Mag | Giu | Lug | Ago | Set | Ott | Nov | Dic | Inv | Pri | Est | Aut | ||
T. max. media (°C) | 11,9 | 12,6 | 15,3 | 18,6 | 22,9 | 27,0 | 30,2 | 30,7 | 27,0 | 22,3 | 16,8 | 13,7 | 12,7 | 18,9 | 29,3 | 22,0 | 20,8 |
T. min. media (°C) | 5,6 | 5,9 | 7,8 | 10,5 | 13,9 | 17,6 | 20,2 | 20,6 | 17,6 | 14,2 | 10,3 | 7,5 | 6,3 | 10,7 | 19,5 | 14,0 | 12,6 |
- Classificazione climatica: zona C, 1088 GG
Storia
Periodo pre 1123
Castellabate era una zona abitata fin dall'epoca preistorica (paleolitico superiore), come testimoniano i reperti in pietra rinvenuti ad Alano e in località Sant'Antonio (nei pressi di Licosa). Sul territorio negli anni si sono insediate poi diverse popolazioni come Enotri, Greci e Lucani. Omero, nella sua Odissea, è il primo ad accennare alle coste dell'odierna Castellabate.
Il periodo dopo la caduta dell'Impero Romano fu caratterizzato da una certa instabilità fino all'avvento dei Goti di Teodorico e più tardi dei Bizantini. Nel 846 Licosa era considerata una roccaforte di pirati Saraceni, che furono sconfitti proprio nella decisiva battaglia di Licosa da una coalizione di poteri locali che comprendeva il Ducato bizantino di Napoli, le potenze marinare di Amalfi, di Sorrento, e del Ducato di Gaeta: tutti i soggetti danneggiati dalle incursioni musulmane. Le incursioni saracene ebbero fine il 1028, quando questi furono scacciati definitivamente dal principe Guaimario III di Salerno[26].
Le prime notizie ufficiali sul territorio risalgono al 977, quando il vescovo di Paestum Pandone vendette alcuni possedimenti terrieri che facevano capo alle chiese di Santa Maria de Gulia, Santa Maria Litus Maris e San Giovanni di Tresino a marinai di Atrani[1]. I Longobardi e i Normanni sono tra le popolazioni che hanno lasciato nella zona un forte segno tangibile della loro presenza. I Longobardi inizialmente depredarono queste terre, ma dopo la loro conversione al cristianesimo operata dai benedettini furono i benefattori della zona. Essi, a causa della loro profonda devozione in san Michele Arcangelo, diedero il nome di "Colle del Santo Angelo" all'altura su cui più tardi sarebbe sorta Castellabate. In questi territori ci fu anche la presenza dei monaci basiliani profughi dell'oriente, la cappella di Santa Sofia ne è una testimonianza. Il lavoro più significativo fu svolto però dai benedettini di Cava de' Tirreni. La loro opera fu talmente meritoria durante la dominazione normanna, soprattutto per le bonifiche operate, che duca Guglielmo di Salerno gli concesse il privilegio di costruire una fortezza per difendere le popolazioni locali dagli attacchi dei Saraceni, i quali, stabilitisi nella vicina Agropoli, compivano frequenti scorrerie nella zona. I residenti del villaggio di San Giovanni a Tresino (il nucleo abitativo più sviluppato della zona) decisero così di trasferirsi sul più sicuro Colle del Santo Angelo[8].
Periodo post 1123
La storia di questo territorio è legata indissolubilmente alla figura di san Costabile Gentilcore, quarto abate della Santissima Trinità di Cava de' Tirreni[27]. Nel medesimo anno in cui fu elevato alla dignità di abate egli avviò i lavori di costruzione del Castello dell'Angelo (10 ottobre 1123), che, successivamente intitolato proprio a lui[28], diede origine al nome del borgo secondo questa linea etimologica: "Castrum Abbatis" > "lo castello de lo abbate" > "castello dell'abbate" > "Castellabate". L'abbaziato di Costabile fu breve: questi difatti si spense il 17 febbraio 1124.
Il suo successore, l'abate Simeone, completò la costruzione del maniero e si prodigò in favore della popolazione locale. Egli concesse ai sudditi del potere feudale dell'abbazia un diploma di diversi privilegi: ridusse a metà gli aggravi, donò ad essi le case che abitavano e le terre chiedendo in cambio la loro bonifica e coltivazione, comprò dal conte di Acerno e fece ampliare il porto "u'Travierso" nel 1124 che sviluppò il commercio. Il castello si rivelò un valido presidio e Castellabate, grazie anche ai benefici derivati dalla sua posizione naturale, divenne col tempo la più importante baronia del Cilento che comprendeva anche i casali di Perdifumo, San Mango, San Mauro, Acquavella, Casalicchio, Serramezzana, San Giorgio, Tresino, San Matteo ad duo fulmina, Terricelle e Montecorice[8][29].
Nel 1286 il territorio fu interessato dai vespri siciliani, quando venne conquistato dagli Almogàver, che lo tennero fino al 1299 quando fu ripreso dagli Angioini. Castellabate quindi ospitò un presidio della corona fino al 1349. Altre notizie sul feudo ecclesiastico si hanno nel 1412, anno in cui papa Gregorio XII per saldare alcuni debiti bellici lo vendette a re Ladislao I di Napoli. Re Alfonso V d'Aragona nel 1436 lo concesse a Giovanni, conte di Marsico e barone del Cilento, appartenente alla famiglia dei Sanseverino che lo amministrarono fino alla ribellione di Ferrante, avvenuta nel 1552. Da allora alla guida di Castellabate si sono succeduti diversi feudatari: Marino Freccia (1553); Vincenzo Loffredo (1556); famiglia Filomarino, conti di Rocca d'Aspide (1557); famiglia Acquaviva, conti di Conversano (1622); famiglia Caracciolo di Torrecuso (1645), che dovette fronteggiare un evento catastrofico come la peste del 1656; Francesco Nicodemo, consigliere regio (1704); reggente Falletti (1713). Nel 1733 il casale passò alla famiglia Granito che lo possedeva con il titolo di marchese, ottenuto il 29 novembre 1745. Il feudo, con la portolania di Omignano e altre giurisdizioni sulle terre di Rocca di Cilento, Montecorice, Santa Maria a Mare, Rutino e San Lorenzo passò poi per successione (20 luglio 1767) di Paride, al figlio Angelo e da questo al figlio Luigi. Il paese fu interessato da eventi politici come la Repubblica Napoletana del 1799. La famiglia Granito possedette infine il feudo fino all'eversione della feudalità avvenuta nel 1806[30].
Storia contemporanea
Castellabate, dopo l'abolizione della feudalità, con le contrade di Santa Maria, San Marco, Ogliastro Marina e Lago, è stato elevato a capoluogo di comune l'8 agosto 1806. Il territorio fu interessato dai moti cilentani del 1828, un tentativo di insurrezione per ottenere da Francesco I il ripristino della Costituzione del 1820 nel Regno delle Due Sicilie. Nel 1836 la popolazione castellabatese fu messa a dura prova dall'epidemia di colera che imperversò anche nella zona cilentana. Il 17 gennaio 1848 Castellabate insorse contro le autorità borboniche dando vita ai moti insurrezionali del 1848, a cui parteciparono gli esponenti delle famiglie gentilizie come Pompeo e Carlo de Angelis, Costabile Matarazzo, Giovanbattista Forziati, Antonio Baglivo, Luigi Parente, Tommaso Perrotti, Andrea Guglielmini, Federico Coppola e Nicola Pepi[1].
Dal 1811 al 1860 è stato capoluogo dell'omonimo circondario appartenente al Distretto di Vallo del Regno delle Due Sicilie, nel quale rientravano anche Perdifumo (con i casali di Camella e Vatolla), Serramezzana (con i casali di Capograssi e San Teodoro) e Ortodonico (con i casali di Cosentini, Fornelli, Montecorice e Zoppi)[31].
Dal 1860 al 1927, durante il Regno d'Italia è stato capoluogo dell'omonimo mandamento (che comprendeva anche Ortodonico, Perdifumo e Serramezzana) appartenente al circondario di Vallo della Lucania[32].
Fu coinvolta dall'esteso fenomeno dell'emigrazione di fine XIX secolo, di cui Francesco Matarazzo ne divenne l'esempio più significativo. Matarazzo, partito dal paese natio inizialmente anch'egli in cerca di fortuna, con le proprie fabbriche contribuì in maniera significativa allo sviluppo industriale del Brasile, meta privilegiata degli emigranti di Castellabate[1].
Il paese passa praticamente incolume la fase della prima guerra mondiale. Nel settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, il territorio, come gran parte della costa salernitana, fu teatro del cosiddetto sbarco di Salerno ovvero dell'operazione Avalanche: le truppe degli alleati occuparono la marina di Castellabate per diversi giorni prima di avanzare verso Roma[33].
Simboli
Lo stemma araldico comunale è uno scudo in cui vi è raffigurato l'abate Costabile Gentilcore, patrono e fondatore di Castellabate, con dietro il castello (denominato "Castello dell'abate") da lui stesso progettato per difendere il paese. Completano lo stemma la scritta dorata "san Costabile" e l'anno di fondazione del castello (1123). Il gonfalone comunale è un drappo azzurro con ornamenti dorati ai bordi che reca al centro lo stemma araldico comunale e la scritta dorata "Comune di Castellabate"[34]. Il 17 marzo 2011 sono state apposte sul gonfalone comunale la medaglia di bronzo al merito civile conferita dal Ministero dell'Interno il 16 aprile 2009 e la medaglia di bronzo della Croce Rossa Italiana conferita il 18 dicembre 2007[35].
Onorificenze
— 1942/1945 - Castellabate (SA)[35]
— 1942/1945 - Castellabate (SA)[35]
Ricorrenze
- Commemorazione del Velella (7 settembre): i componenti dell'Associazione Nazionale Marinai d'Italia, le autorità civili, militari, religiose e cittadini sfilano per il paese in memoria dei cinquantuno caduti del Velella, il sommergibile italiano affondato il 7 settembre 1943 dallo Shakespeare (un sommergibile inglese) durante la seconda guerra mondiale nelle acque antistanti il comune di Castellabate. Il suo relitto si trova a 8,9 miglia da punta Licosa a circa 138 metri di profondità[36].
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture militari
- Borgo medievale: sorge su colle Sant'Angelo e conta cinque accessi: porta "Cavalieri" e porta "di Mare", dal lato mare; porta "la Chiazza" e porta "Sant'Eustachio" dalle campagne; porta "de li Bovi" dal retroterra (Belvedere). L'accesso principale è dal "Belvedere di San Costabile" (chiamato anticamente "Vaglio"), una terrazza a picco sul mare con vista panoramica del golfo di Salerno, dell'isola di Capri e d'Ischia. L'abitato medievale si sviluppa intorno le mura del "Castello dell'Abate", che fu fondato nel 1123 dall'abate Costabile e completato dal suo successore Simeone, con lo scopo di proteggere la popolazione locale dedita a fiorenti traffici via mare da eventuali attacchi da parte dei Saraceni. La fortezza è dotata di mura perimetrali con quattro torri angolari a pianta rotonda e cela all'interno abitazioni, forni, cisterne e magazzini per le provviste. Sono accessibili i sotterranei, che, secondo alcune leggende, raggiungono le frazioni marine per poter permettere la fuga in caso di invasione del borgo. La struttura, completamente restaurata, è diventata un punto di riferimento per manifestazioni artistiche, culturali e sociali. Il borgo è caratterizzato dall'intreccio di stradine, vicoletti in pietra viva e stretti passaggi al di sotto delle casette comunicanti. Tra queste si collocano i vari palazzi gentilizi del Settecento, che sono stati costruiti ex novo o sono il risultato dell'ampliamento di dimore preesistenti e appartengono a famiglie originarie del luogo o a famiglie della nobiltà salernitana e napoletana. I principali sono: palazzo Perrotti (del XVII secolo, conserva intatta la stanza dove Gioacchino Murat soggiornò), palazzo Matarazzo (uno dei più grandi e antichi del borgo con i suoi due artistici portali lavorati di origine aragonese e lo stemma di famiglia dipinto su una volta), palazzo Antico, palazzo Jaquinto (con lo stemma in marmo sul portone d'ingresso), palazzo Forziati, palazzo Meriglia, palazzo Verrone, palazzo Gammarano e palazzo Comenale (sede della biblioteca e dell'archivio comunale). Ma la vera agorà del borgo medievale è la piazza 10 ottobre 1123 (data di fondazione del castello) con vista panoramica sulla valle dell'Annunziata[1][37].
- Torri costiere: il sistema difensivo di Castellabate comprendeva diverse torri costiere, indispensabili per avvistare le imbarcazioni saracene che si avvicinavano alla costa con l'intento di depredarla o conquistarla e offrire alle popolazioni locali una prima difesa da possibili invasori. Tra queste, quella meglio conservata è la torre normanno-aragonese della "Pagliarola" o "Perrotti", che accorpata a palazzo Perrotti domina la Marina Piccola di Santa Maria. L'origine viene fatta risalire nell'epoca medievale, ma è stata ulteriormente potenziata negli anni 1570-71. È costituita da una torre a pianta circolare, circondata da una torre più bassa di epoca successiva. Questa opera aveva il compito di difendere gli scambi commerciali che avvenivano in via Pagliarola grazie alla presenza del porticciolo "Travierso". Le postazioni di avvistamento più antiche, risalenti al periodo angioino, di cui restano visibili i ruderi, sono la torre "di Tresino" (1277), collocata nei pressi di punta Tresino, e quella "di Licosa", contemporanea alla precedente. Nel periodo 1567-69 fu costruita la torre "Cannitiello" detta anche "Mezzatorre", presso Licosa, nel 1569 quella "di Ogliastro" o "di Ogliarola" nella punta di Ogliastro Marina, nel 1570 l'altra di avvistamento, posta sulla collina di Licosa e detta "Torricella" o torre "del Semaforo". Dello stesso periodo, caratterizzato dalla presenza aragonese, è anche la torre "dei Zappini" nei pressi di punta Pagliarola a Tresino. Alla fine del 1592 risale la torre "della Marina di Ogliastro", detta anche "dell'Arena" o "delle Ripe Rosse", realizzata a Casa del Conte (comune di Montecorice). Tali postazioni, situate in importanti punti strategici dove poteva essere meglio perlustrato tutto il litorale, comunicavano con segnali di fumo o di fuoco tra loro e con l'abitato sul colle di Castellabate, dove la popolazione nel caso vi fosse l'arrivo di nemici dal mare chiudeva le porte del paese e si rifugiava all'interno del Castello dell'Abate[38].
Architetture civili
- Palazzo Belmonte: è una struttura nobiliare situata a Santa Maria dei principi Granito Pignatelli di Belmonte, costruito nel 1733 accorpando edifici preesistenti. Era nato come casino di caccia secondo lo stile degli architetti spagnoli al servizio dei Borbone di Napoli. Rumpar non flectar (Mi rompo ma non mi piego) recita lo stemma familiare formato da un leone azzurro rampante su quattro punte posto sul portale d'accesso e sul camino di pietra della sala da pranzo, intitolata al re Carlo di Borbone. All'interno del palazzo è presente la "galleria degli antenati", dove sono contenuti i busti dei più illustri esponenti del casato, che comprende papa Innocenzo XII, San Giuseppe Pignatelli e il cardinale Gennaro Granito Pignatelli di Belmonte. Nella "bacheca delle pergamene" è esposta una pelle di agnello con le firme dei sovrani di Spagna. All'interno della "sala delle armi" sono presenti una serie di trofei di caccia, archibugi, spade e un'armatura da samurai del Quattrocento, dono del governo giapponese. La biblioteca conta circa duemila volumi rari. Una parte dell'edificio ospita diciotto appartamenti utilizzati come alloggio per turisti. Nel cortile rettangolare del palazzo vi è posto un cannone su due ruote, segnato dallo stemma borbonico, del 1780. Un parco di cinque acri, adiacente alla spiaggia del Pozzillo e ricco di diverse specie di piante, circonda interamente il palazzo. Un recinto ospita il cimitero dei cani, dove su una piastrella di ceramica sono incisi alcuni versi di Zerann Kzeran: "Egli vi sarà fedele nella fortuna come nella miseria. È un cane"[39]. Nel 2002 palazzo Belmonte e la spiaggia del Pozzillo hanno fatto da sfondo al Calendario Pirelli 2003[40].
- Palazzo De Angelis: è un edificio nobiliare sito a San Marco. Sul portone dell'ingresso, realizzato in pietra viva cilentana, è posta un'epigrafe di fine Ottocento che recita letteralmente: "Inveni portum. Spes et fortuna valete. Sat me lusistis. Ludite nunc alios" (Trovai il porto, addio speranza, addio fortuna, abbastanza mi avete ingannato, ora ingannate altri). Pare che in origine tale epigramma di autore ignoto fosse un epitaffio greco di una tomba. La zona circostante, infatti, ospita una necropoli con circa 150 tombe a fossa e a cappuccina[41].
- Palazzo Granito: è un casino di caccia costruito nella prima metà del Settecento da Parise Granito, che, con la cappella adiacente di Santa Maria del Soccorso, si affaccia sul porticciolo di punta Licosa. Rappresentava uno dei soggiorni del re Carlo di Borbone, appassionato di caccia e di pesca ed amico della famiglia[42].
- Palazzo Perrotti: è la residenza dei baroni Perrotti situata nell'omonimo lungomare di Santa Maria[1].
- Porto Travierso: detto anche "porto delle Gatte" (trasmutazione da "porticati"), è un approdo situato a Santa Maria che comprende una costruzione ad archi voluta dall'abate Simeone e risalente al XII secolo. Questa struttura ha avuto un peso determinante nella crescita economica e militare di Castellabate. All'interno degli archi vi erano alcuni magazzini, utili per conservare le numerose merci cilentane (cereali, vino e olio d'oliva) che venivano scambiate specialmente con Cava e Napoli. Negli anni i locali all'interno delle arcate hanno cambiato più volte destinazione d'uso: da luoghi dove i pescatori della zona custodivano le attrezzature per la pesca si è passati a locali per uso commerciale. Il piccolo specchio d'acqua, riparato dagli scogli naturali e da massi di cemento, accoglie piccole imbarcazioni da diporto specialmente nel periodo estivo e i gozzi usati per le attività di pesca[43].
- Torretta: collocata nell'omonima località a San Marco, è una masseria fortificata seicentesca di proprietà della famiglia Granito. Veniva utilizzata per la produzione di svariati prodotti agricoli, come testimoniano gli annessi depositi utilizzati per conservare le derrate alimentari. La torre inglobata nella struttura aveva una funzione di avvistamento e di difesa da eventuali assalitori. Alla "Torretta" sono legate le leggende riguardanti lo ius primae noctis, esercitato dal marchese nei confronti delle spose dei propri sudditi[44]. Si racconta che durante i lavori di restauro siano venuti alla luce i teschi di sette condannati (utilizzati come monito per quelli che osavano ribellarsi) per aver escogitato nella prima metà del Settecento un piano per uccidere il feudatario, il quale aveva preteso il diritto della prima notte con una giovane fanciulla di nome Teresa, futura moglie del contadino Cipullo[1].
- Villa Matarazzo: era l'ottocentesca tenuta estiva del conte emigrato in Brasile Francesco Matarazzo, che con il suo vasto parco si estende tra corso Matarazzo e il lungomare di Santa Maria. All'interno degli ornati saloni è conservata la statua di bronzo a mezzo busto raffigurante Costabile Matarazzo (figlio di Francesco). Nei mesi estivi si trasforma in un salotto della cultura ospitando diversi convegni, mostre e spettacoli[45].
- Villaggio di San Giovanni: un antico villaggio fondato a Tresino intorno all'anno 1000 e abbandonato nel XVIII secolo a causa dello sviluppo dei centri vicini (Castellabate e Agropoli) e dell'abbandono progressivo delle campagne. Il villaggio è frequentato solo da gruppi di curiosi, turisti e allevatori. L'insediamento urbano si è sviluppato attorno alla chiesa di San Giovanni Battista, favorito dalla presenza di fonti d'acqua, dal clima, e dalle caratteristiche del territorio, ottimale per praticare l'allevamento e l'agricoltura. In tale contesto, formato da diverse abitazioni, fienili, stalle e da un edificio scolastico annesso alla chiesa, nacque Costabile Gentilcore, fondatore di Castellabate[46].
Architetture religiose
- Basilica Pontificia di Santa Maria de Gulia, costruita in stile romanico nella prima metà del XII secolo a Castellabate.
- Santuario di Santa Maria a Mare, costruita nel 1826 su iniziativa popolare a Santa Maria su una cappella preesistente del XII secolo.
- Chiesa di San Marco Evangelista, costruita nel 1911 in piazza Giuseppe Comunale a San Marco.
- Chiesa di Santa Maria delle Grazie, sita in piazza Giovanni Paolo II a Ogliastro Marina. È stata costruita nel 1896 ampliando la precedente cappella omonima del XVII secolo realizzata sotto il dominio del marchese Granito e gestita prima dai padri Cappuccini di Perdifumo e poi dai canonici della collegiata di Castellabate. La chiesa, dedicata a santa Maria delle Grazie in virtù dei numerosi interventi miracolosi a favore dei naviganti della zona, è stata elevata a parrocchia nel 1920[47]. Nel 2011 la facciata è stata rivestita in pietra ed è stata posta la scritta Ave Stella Maris.
- Chiesa di Sant'Antonio da Padova, eretta nel 1925 a Lago, tramite colletta popolare. Composta da una navata, contiene la statua di sant'Antonio da Padova, patrono del paese[48].
- Chiesa Maria Santissima Immacolata, situata a piazza Madre Teresa di Calcutta a Lago. La chiesa, costruita secondo uno stile moderno e asimmetrico e composta da numerose vetrate, con il suo campanile di quattro piani domina il paesaggio.
- Chiesa di Santa Rosa da Lima, collocata nell'omonima piazza ad Alano. Sul suo campanile con base quadrata è collocata la statua della Madonna di Lourdes.
- Chiesa dell'Annunziata, collocata nella località omonima dell'Annunziata.
- Rudere della chiesa di San Giovanni, che fu costruita da Ligorio di Atrani nel 957 a Tresino intitolandola a san Giovanni Battista. L'edificio cristiano annesso ai resti del monastero, nella sua ultima veste settecentesca, è stato sconsacrato e versa in uno stato di degrado. Alla chiesa è legata la leggenda della campana di san Giovanni, la quale venne trafugata dai saraceni in una delle tante scorribande che hanno interessato la costa. Nell'allontanarsi dalla terra la nave saracena fu investita da una mareggiata che le impedì di prendere il largo sino a quando, per alleggerire il carico, i predatori non si disfecero della pesante campana gettandola in mare nei pressi della “fossa di San Giovanni”. Si crede che alla mezzanotte di ogni san Giovanni a Tresino sia possibile percepire ancora il suono della campana[46].
- Cappella di Santa Maria del Soccorso, di proprietà della famiglia Granito, si erge sul porticciolo di punta Licosa al fianco di palazzo Granito. Il luogo di culto fu edificato inizialmente per offrire ricovero ai naufraghi.
- Cappella della Pietà (XVI secolo), di proprietà delle famiglia Criale, Amoresano e Forziati. Dà il suo nome alla cappella un gruppo scultoreo di scuola michelangiolesca raffigurante la Pietà. Nella soffittatura vi è dipinta una Madonna dei sette dolori del 1799 del pittore locale Tommaso De Vivo. In un'edicola incassata nella facciata esterna è riprodotta nelle sue linee essenziali l'immagine della Madonna, di probabile epoca cinquecentesca.
- Cappella di San Pasquale (XVIII secolo), patronato della famiglia Perrotti, incorporata nel palazzo omonimo. Al suo interno vi è un soffitto affrescato e l'altare in fabbrica.
- Cappella di San Biagio (XVII secolo), appartenente alla famiglia Matarazzo. Fu costruita da Luzio nel 1628 per dare sepoltura al giovane figlio morto prematuramente. Nella stessa poi furono seppelliti tutti i membri di famiglia fino al 1930.
- Cappella di San Leonardo (XVII secolo), della famiglia Antico, contiene un quadro di san Leonardo del 1700.
- Cappella di San Giovanni (XVIII secolo), appartiene alla famiglia Forziati. Sul suo soffitto è raffigurato il sacrificio di Isacco.
- Cappella del Santo Rosario (XVI secolo), della omonima confraternita. Precedentemente dedicata a san Bernardino è collocata sul sagrato della basilica Santa Maria de Gulia. Al suo interno vi è la tavola dipinta della Madonna del Rosario e i quindici misteri di scuola seicentesca napoletana.
- Cappella di Santa Maria della Scala (XVII secolo), patronato della famiglia Perrotti. Al suo interno vi è una cantoria e un organo di fine Settecento.
- Cappella di San Cosimo (XVI secolo): apparteneva alla famiglia Tata e veniva utilizzata come ricovero per gli appestati del 1656 e del colera del 1836.
- Cappella di Santa Maria della Pace (XVII secolo), della famiglia Perrotti.
- Cappella di Santa Maria del Piano (XVI secolo), di proprietà della famiglia Perrotti. Era un antico convento domenicano. Al suo interno si trovano una statua di sant'Antonio, san Nicola e dell'Annunziata in terracotta locale di autori ignoti[1].
- Cappella di San Marco (XVI secolo), completamente restaurata nel 2012, di proprietà della famiglia De Angelis, si colloca nei pressi del porto di San Marco[49].
Siti archeologici
- Porto greco-romano: i resti di un approdo greco-romano, costruito intorno al I secolo a.C., affiorano dalle acque di San Marco in prossimità della struttura portuale moderna. Il primo nucleo abitativo del paese si è costituito proprio intorno a questo approdo. San Marco, che alcuni studiosi identificano con la città tardo-imperiale di Erculia, era quindi il centro abitato con la necropoli e il monastero, documentato fin dal 980, di Santa Maria de Gulia (probabile trasposizione di Erculia), situato lungo la strada litorale che collegava Paestum a Velia. Quello di Erculia o Ercolam veniva considerato il principale scalo di approvvigionamento per le imbarcazioni dirette al porto di Miseno nonché base militare o sito di appoggio per la flotta imperiale. Ad avvalorare ulteriormente questa ipotesi è il ritrovamento nelle acque antistanti il porto di San Marco negli anni sessanta di alcune ancore di piombo (risalenti tra il I e il II secolo) contraddistinte dalla scritta ter. Questa dicitura sta indicare la tipologia di imbarcazione a cui le ancore erano destinate: le triremi[41].
- Necropoli: San Marco è sede di una necropoli situata nei pressi della passeggiata che dal porto moderno conduce al Pozzillo. La necropoli raggiunge i 7000 metri quadrati e le sue 151 tombe si trovano quasi esclusivamente all'interno di suoli privati. I pochi resti di quelle che spuntano dal suolo comunale sono state in parte cementificate per la realizzazione della passeggiata panoramica. In tale area venivano seppelliti i veterani della Classis Misenensis, morti nei naufragi, e la gente del luogo. La tumulazione avveniva in fosse poco profonde su un promontorio di arenaria con tutto il loro corredo funebre in parte recuperato. Durante gli scavi eseguiti nel 1983 fu ritrovata nella necropoli un'epigrafe funeraria, dedicata alla giovane figlia scomparsa e conservata nel Museo archeologico nazionale di Pontecagnano, che ha permesso di risalire al nome di un triarca, Antonius Priscus, comandante di una delle centinaia di triremi ancorate nel porto di Miseno. Sul posto sono state rinvenute inoltre diverse monete, monili e antichi cocci di vasellame, brocchetti, spilloni, lucerne, amuleti e vari oggetti magici contro il malocchio, come un campanello di bronzo che aveva lo scopo di scacciare gli spiriti maligni[41].
Aree naturali
- Costa e area marina: Castellabate è un comune (sede della area marina protetta Santa Maria di Castellabate) che si estende prevalentemente lungo il mare (19 km), con una costa variegata e frastagliata, dove si alternano scogli, alti dirupi, baie, calette naturali e dorate spiagge. Le spiagge sabbiose comunali principali sono: quella "del Pozzillo", "di Marina Piccola", "di punta dell'Inferno" o "dello Scario", "della Grotta", "della Baia Arena", "della punta di Ogliastro", e "del Lago" detta anche "ù Sciome". Numerose sono le calette naturali presenti soprattutto nella zona di Ogliastro Marina, Licosa e Tresino. Le più rinomate sono "Cala della bella" e il "Saùco". La costa di Castellabate presenta anche una grotta naturale emersa (dove sono stati ritrovati alcuni reperti paleolitici) nei pressi dell'omonima spiaggetta sabbiosa a San Marco e diverse grotte marine (specie nella zona di Tresino), mete di escursioni subacquee. Il territorio comprende diverse passeggiate lungo le lungomari (come quelle del lungomare "delle Tartarughe" a Ogliastro Marina, "Tommaso Perrotti", "Raffaello De Simone", "Barone Nicola Pepi" e "Bracale" a Santa Maria)[50].
- Parco e sentieri naturali: il territorio rientra interamente nel parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni e presenta diverse aree verdi e sentieri naturali, attrezzati anche come percorsi botanici. Le aree verdi più importanti sono il bosco del Castelsandra, il parco di villa Matarazzo, le pinete di Ogliastro Marina, Licosa e Tresino, mentre i principali sentieri sono quelli tra "Ogliastro Marina e il Pozzillo" (8,6 km), "San Marco e Licosa" (4,4 km), "Santa Maria e Castellabate centro storico" (0,6 km), e "Lago, Tresino, San Pietro" (9,1 km)[22].
- Isola di Licosa (160 metri di lunghezza e 40 metri di larghezza): con i suoi limpidi fondali e con le sue pericolose secche, rappresenta il sito naturale più caratteristico del territorio comunale. Sin dall'antichità è stata testimone di numerose tragedie del mare, essendo un luogo di transito dei commerci marittimi con la Grecia antica. Nei suoi pressi si sono verificati numerosi affondamenti che hanno lasciato sul fondo alcune navi romane dell'età imperiale con tutto il loro carico di anfore per il trasporto dell'olio e del vino, oltre a vari oggetti di vasellame. Nelle sue acque sono visibili i resti sommersi dell'omonima città greco-romana, specialmente quelli di una villa romana e di una vasca per l'allevamento delle murene (risalente ad un periodo che va dal I secolo a.C. al I secolo d.C.) che serviva all'allevamento di diverse specie di pesci e di murene per i patrizi romani, i quali possedevano numerose ville nel territorio. Sull'isola, dove svetta il faro e il rudere della casa del guardiano del faro, sono stati rinvenuti diversi reperti di epoca greco-romana come una lastra con un'epigrafe dedicata a Cerere, un mosaico d'epoca romana e numerose ceramiche greche del V secolo a.C. conservate nel Museo archeologico nazionale di Paestum.
Tramonto isola di Licosa
Statue, monumenti, fontane e targhe
- Monumento ai caduti: è posto in piazza Lucia a Santa Maria ed è formato dalla statua di un soldato che sovrasta l'elenco dei cittadini caduti nei due conflitti mondiali.
- Monumento ai caduti del sommergibile Velella, posto nel piazzale di punta dell'Inferno a Santa Maria.
- Lago artificiale con cascata: realizzato a Lago in piazza Madre Teresa di Calcutta, ricorda l'origine lacustre della frazione.
- Statua di san Costabile Gentilcore: collocata il 2011 nel castello dell'abate e rivolta verso il golfo di Castellabate.
- Statua del beato Simeone: posta nel 1989 nei pressi della basilica pontificia Santa Maria de Gulia.
- Statua di santa Maria a Mare: una statua di bronzo posta sul fondale marino di Santa Maria a protezione delle immersioni.
- Statue delle Madonne poste a Marina Piccola (Santa Maria), punta dell'Inferno (Santa Maria), punta di Ogliastro e piazza Giovanni Paolo II a Ogliastro Marina.
- Croce luminosa: posta in piazza Giovanni Paolo II a Ogliastro Marina.
- Basso rilievo di monsignor Farina: posto alla base del campanile di Santa Maria de Gulia in ricordo del parroco di Castellabate.
- Lapide commemorativa dei caduti del Velella: posta il 15 settembre 2002 nel molo di punta Licosa. È composta da un monumento circolare di bronzo che raffigura un angelo in volo con una corona di fiori mentre il sommergibile affonda e una lapide che contiene i nomi dei membri dell'equipaggio.
- Targhe commemorative dedicate a Ruggero Leoncavallo (piazza 10 ottobre 1123), Francesco Matarazzo (palazzo Matarazzo), Luigi Guercio (piazza Luigi Guercio) e Gioacchino Murat (palazzo Perrotti).
Società
Evoluzione demografica
Abitanti censiti[51]

Etnie e minoranze straniere
Al 31 dicembre 2010 a Castellabate risultano residenti 460 cittadini stranieri (5,60% della popolazione comunale). Le dieci comunità più numerose sono:[52].
Pos. | Cittadinanza | Popolazione |
---|---|---|
1 | Romania | 161 |
2 | Tunisia | 60 |
3 | Brasile | 48 |
4 | Germania | 36 |
5 | Ucraina | 30 |
6 | Polonia | 27 |
7 | Marocco | 18 |
8 | Bulgaria | 11 |
9 | Pakistan | 10 |
10 | Regno Unito | 8 |
Dialetto
Il dialetto che parlano i castellabatesi è il cilentano, ma con alcune varianti e peculiarità che lo differenziano anche da quello dei paesi immediatamente confinanti (uso della "e" al posto della "i" per una serie di vocaboli). È molto simile al dialetto cilentano meridionale specie per quanto riguarda la pronuncia chiara e distinta delle vocali finali (come nei dialetti dell'estremo sud) a differenza degli altri dialetti campani che le indeboliscono, la doppia l che diventa doppia d, l'uso della forma del doppio congiuntivo (es. si u sapia, tu dicia), come in siciliano, espressione che in italiano è tradotta con un congiuntivo e un condizionale ("se lo sapessi, te lo direi") e per l'articolo determinativo "u" invece di "lu"[53].
Religione
Castellabate affonda le sue radici storiche nella cultura cristiana, essendo stata amministrata per diversi secoli dai benedettini della Badia di Cava. La maggioranza della popolazione locale è di religione cristiana (Chiesa cattolica). Il comune appartiene alla diocesi di Vallo della Lucania e conta cinque parrocchie:
- parrocchia della basilica minore Santa Maria Assunta a Castellabate;
- parrocchia di San Marco Evangelista a San Marco;
- parrocchia di Santa Maria a Mare a Santa Maria;
- parrocchia di Sant'Antonio da Padova a Lago;
- parrocchia di Santa Maria delle Grazie a Ogliastro Marina[54].
San Costabile Gentilcore
La popolazione di Castellabate ha una particolare devozione per san Costabile. Al santo cilentano sono stati attribuiti diversi miracoli e leggende, legate ai periodi di difficoltà storici del borgo: le epidemie di peste e colera, gli assalti saraceni e il secondo conflitto mondiale. La leggenda più tramandata è quella delle capre, che narra di cinque navi pirate pronte ad assalire Castellabate. I suoi abitanti, impauriti, lasciarono di fretta le proprie abitazioni per rifugiarsi nel castello in cima al colle. La sera, quando la speranza di salvezza per gli assediati stava venendo meno, si videro circa settecento capre con delle fiaccole legate alle corna, guidate da san Costabile, che si dirigevano verso il litorale dove i Turchi si apprestavano a dare l'assalto. Questi pensando che si trattasse di un considerevole numero di castellabatesi pronti a difendere l'abitato, abbandonarono l'intento di assalire il borgo e tolsero le ancore[1].
Tradizioni e folclore
- Il giorno dell'Epifania tutti i bambini nati nell'anno precedente, accompagnati dai genitori sfilano in processione all'interno della basilica pontificia Santa Maria De Gulia, precedute dal sacerdote, dai chierichetti e da un gentiluomo prescelto, che copre il capo dell'ufficiante con un antico ombrello in tessuto damascato, in ossequio al bambinello appena nato. È il segno della vita che si ripete di anno in anno[1].
- Il giorno dei morti (il 2 novembre) è consuetudine nelle case delle famiglie di Castellabate far cuocere i “cicci”, un misto di grano, granone, ceci e fagioli. È l'unico pasto della giornata in segno di rispetto e di lutto verso i trapassati[1].
Qualità della vita
- 4 Vele: attribuite da Legambiente a Castellabate nella Guida Blu 2012. Sono stati premiati: lo stato di conservazione del territorio (3 “petali” su 5), la qualità dell'accoglienza turistica (2 “stelle” su 5), la pulizia del mare e delle spiagge (bollino “Mare e spiagge”), la gestione sostenibile (bollino “Sostenibilità ambientale”), la presenza di fondali interessanti (bollino “Sub”) e di luoghi d'interesse storico-culturale (bollino “Non solo mare”)[11].
- Bandiera Blu 2012: dal 1999 a Castellabate è stata assegnata la Bandiera Blu Fee per premiare la qualità delle acque di balneazione, le spiagge e i servizi offerti[9].
- Bandiera verde 2012: la quale premia le località balneari che dispongono di spiagge adatte ai bambini secondo indagini redatte da pediatri[10].
- File:Logo index.gif I borghi più belli d'Italia: Castellabate, grazie all'armonia architettonica del suo tessuto urbano, alla qualità del patrimonio edilizio e alla vivibilità del borgo in termini di attività e di servizi al cittadino, è inserito nella lista dei "Borghi più belli d'Italia"[55].
- Città del bio: il comune è promotore della diffusione delle produzioni biologiche, del consumo etico, dello sviluppo ecosostenibile e della qualità della vita[14].
- Gioiello d'Italia 2012: un riconoscimento attribuito dal ministro per gli affari regionali, il turismo e lo sport a ventuno comuni italiani sotto i sessantamila abitanti per promuovere il loro patrimonio architettonico ambientale, l’offerta turistica e quella culturale[12].
- La più bella sei tu: Legambiente inserisce le spiagge di Licosa tra le undici spiagge più belle d'Italia nel concorso "La più bella sei tu", in cui esperti di fauna e botanica, architetti del paesaggio e ambientalisti hanno valutato la qualità del paesaggio, la gestione dei luoghi, l'impatto turistico e le eccellenze naturalistiche. Le spiagge individuate custodiscono ecosistemi incontaminati da preservare[13].
Cultura
Istruzione
Scuole
Hanno sede a Castellabate sei scuole dell'infanzia; quattro scuole primarie, tre scuole medie inferiori, due scuole superiori pubbliche (l'istituto professionale industria e artigianato Manlio De Vivo e l'istituto tecnico nautico) e quattro scuole superiori private (l'istituto professionale per i servizi sociali, il liceo scientifico, l'istituto tecnico commerciale e l'istituto professionale alberghiero) della Fondazione Passarelli[56].
Biblioteche
- Biblioteca comunale
- Biblioteca parrocchiale[57]
- Biblioteca Passarelli
- Biblioteca del calcio Andrea Fortunato[58]
Musei
- Museo del mare: ha sede a villa Matarazzo e contiene i reperti archeologici rinvenuti nelle acque circostanti come le anfore trasportate attorno al I secolo a.C. provenienti da un relitto romano immerso ad oltre 40 metri al largo di punta Licosa e riportato alla luce nel 1990[59].
- Museo d'arte sacra: nato grazie all'opera di monsignor Alfonso Maria Farina, raccoglie tele, statue, arredi, paramenti sacri e argenti dal XVI al XX secolo, provenienti dalle parrocchie e dalle cappelle, alcune delle quali non più esistenti[60].
Media
Radio
- Radio Santa Maria (inattiva)
Stampa
- la rivista mensile L'Editoriale[61]
Cinema
Sono state girate a Castellabate le riprese di sei film:
- Cavalli si nasce (1989), di Sergio Staino, girato presso porto delle Gatte, la "Torretta", la pineta di Licosa e palazzo Perrotti[62].
- Noi credevamo (2009), di Mario Martone, che ha avuto tra le sue ___location il porto delle Gatte e il mare di Santa Maria dal 24 al 27 maggio del 2009[63].
- Benvenuti al Sud (2010), di Luca Miniero. La pellicola è stata girata dal 5 settembre al 10 ottobre 2009 tra la piazza 10 ottobre 1123, il Belvedere di San Costabile, palazzo Perrotti, il borgo medievale, la "Torretta", il porto di San Marco, il porto delle Gatte e Marina Piccola. Il film ha riscosso un notevole successo di pubblico agendo anche da volano per la promozione turistica del comune, al quale sono stati dedicati trasmissioni televisive[64] e articoli di quotidiani nazionali[65].
- Benvenuti al Nord (2011), di Luca Miniero. Castellabate è stato il set del sequel di Benvenuti al Sud dal 4 al 9 settembre 2011. Le principali ___location del film sono state piazza 10 ottobre 1123, il Belvedere di San Costabile, il borgo medievale, il lungomare Tommaso Perrotti e il porto delle Gatte[66].
- 11 metri (2011), di Francesco Del Grosso, film documentario sulla vita di Agostino Di Bartolomei girato a San Marco[67].
- Il pesce pettine (2013), di Maria Pia Cerulo[68].
Inoltre Castellabate è stata citata dall'attore Claudio Bisio nel film Femmine contro maschi.
Il 20 novembre 2010 il Comune di Castellabate ha vinto il trofeo "Ciak Festival" del sessantaquattresimo Festival del cinema di Salerno (sezione film turistici) con il film Castellabate: una risorsa di tesori, un documentario sulla storia di Castellabate[69].
Il 15 e il 16 aprile 2011 si è svolto a Castellabate, nella ___location di villa Matarazzo e del castello dell'abate, il Festival cinematografico Unitaly per premiare il migliore spot a livello nazionale con tema l'unità d'Italia. La giuria del concorso è stata presieduta dall'attore e regista Michele Placido[70].
Dal 10 al 16 settembre 2012 si è svolto a Castellabate il Festival internazionale del cinema a tema gastronomico Cinecibo nella ___location di Marina piccola e del castello dell'abate. La manifestazione ha visto la presenza di attori quali Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Francesca Inaudi, Donatella Finocchiaro, Alessandro Siani (presidente di giuria), Roberto Farnesi, Sergio Assisi e Patrizio Rispo[71].
Televisione
Televisioni locali
- Sole tv (inattiva) [72]
Programmi televisivi dedicati a Castellabate
- Mare latino: il programma estivo di Raiuno condotto da Massimo Giletti e Miriam Leone nel 2009 è stato trasmesso interamente dal porto di San Marco. Gli ospiti della serata (Patty Pravo, Lola Ponce, Giò Di Tonno) sono stati chiamati a condividere le esperienze e i racconti legati a questa terra[73].
- Porta a porta: il 2 novembre 2010 la trasmissione condotta da Bruno Vespa ha dedicato una puntata al film italiano campione di incassi Benvenuti al Sud e alla sua ___location: il Comune di Castellabate[64].
- Ballando con le stelle: il talent show di Raiuno condotto da Milly Carlucci, il 9 aprile 2011 ha dedicato un servizio a Castellabate, paese di origine della famiglia di Bruno Cabrerizo, uno dei partecipanti alla trasmissione. Il modello brasiliano insieme alla ballerina professionista Ola Karieva il 6 aprile 2011 con le telecamere RAI aveva visitato il borgo e la marina del paese cilentano[74].
- Mezzogiorno in famiglia: il comune di Castellabate il 4 e il 5 febbraio 2012 ha partecipato con la sua squadra, capitanata da Debora Caprioglio, ai giochi del programma condotto da Amadeus e Laura Barriales sfidando il comune di Canelli[75].
Musica
Associazione concerto bandistico Santa Cecilia
Il complesso bandistico Santa Cecilia è stato costituito nel 1848 ad opera del maestro Petruzzelli, il quale si trovava in Castellabate come esiliato politico in seguito ai moti risorgimentali. Ebbe inizio sotto forma di filarmonica, il cui scopo primario era programmare inni e canzoni patriottiche. Il concerto musicale ha seguito gli eventi politici e patriottici del paese. Il complesso bandistico si esibisce non solo nel Cilento o in Campania ma anche anche in altre regioni italiane. Si è trasformato poi in "Associazione concerto bandistico Santa Cecilia " ed ha istituito campus e corsi di orientamento musicale per dare ai giovani la possibilità di avvicinarsi alla musica. L'associazione ha anche preso parte a programmi televisivi come la Domenica del villaggio di Davide Mengacci nella puntata di Agropoli, Acciaroli e Castellabate e al film Benvenuti al Sud. Al concerto bandistico cilentano nel 2011 è stato assegnato il riconoscimento di "Gruppo musicale di interesse nazionale" dal ministero per i Beni e le attività culturali per il suo interesse storico-culturale[76].
DOC Rock
I DOC Rock sono un gruppo musicale che il 14 novembre 1996 ha partecipato con la canzone Che c'è di rock a Sanremo Giovani 1996 conquistando il terzo posto della serata, che garantiva la partecipazione al Festival di Sanremo 1997, dove la band cilentana ha gareggiato nella categoria "nuove proposte" con la canzone Secolo crudele. Il tastierista Bruno Manente e il cantante-chitarrista Costabile Chiariello sono originari di Castellabate[77].
Cucina
- "Fichi mpaccati" (essiccati in graticci di ginestra e riempiti di mandorle, finocchio e limone)
- "Fichi con la cioccolata"[78]
- "Scauratielli" (zeppole zuccherate)
- "Nocche" (pasticelle con crema o cioccolata)
- Alici: "marinate" (immerse in aceto o limone)
- Alici "in tortiera" (ricoperte col pane grattugiato)
- Alici "salate" (pressate e conservate con il sale)
- Alici "mbuttunate" (farcite, ripassate nell'uovo e fritte)
- Pizza cilentana (pomodoro e formaggio)
- "Acquasale" (pane biscottato, pomodori, olio e sale)
- "Fusilli alla cilentana" (con carne e formaggio di capra)
- "Zeppole cu'i sciuriddi" (zeppole con i fiori di zucca)[79]
Personalità legate a Castellabate
- Costabile Gentilcore (1070 - 1124), santo italiano nato a Tresino. A lui si deve la fondazione di Castellabate di cui è anche patrono[80].
- Simeone Abate (? - 1140), beato italiano che amministrò Castellabate[81].
- Gioacchino Murat (1767 - 1815), generale francese e re di Napoli. Ha soggiornato a Castellabate[24].
- Alexandre Dumas (padre) (1802 - 1870), scrittore francese. Giunse e soggiornò a Castellabate in veste di trafficante garibaldino[82].
- Francesco Matarazzo (1854 - 1937), imprenditore italo brasiliano nativo di Castellabate[83].
- Ruggero Leoncavallo (1857 - 1962), compositore italiano di opere liriche. Ha trascorso gran parte della sua infanzia a Castellabate[1].
- Luigi Guercio (1882 - 1962), sacerdote e latinista italiano nato a Santa Maria[84].
- Vicente Feola (1909 - 1975), è stato un calciatore e allenatore di calcio italobrasiliano, originario di Castellabate[39].
- Achille Boroli (1913 - 2011), è stato un editore italiano e proprietario della tenuta di Licosa[85].
- Leonardo Benevolo (1923), architetto e storico dell'architettura italiano. Non fa mai mancare la sua presenza a Licosa[86].
- Nicola Pagliara (1933), è un architetto e docente italiano che vive a Castellabate[85].
- Antonio Berté (1936 - 2009), pittore italiano che ha vissuto a San Marco[87].
- Dacia Maraini (1936), è una scrittrice italiana che soggiorna abitualmente a San Marco[88].
- Gianni Rescigno (1937), è un poeta e scrittore italiano che risiede a Santa Maria[89].
- Antonio Bassolino (1947), è un politico italiano che risiede abitualmente a San Marco[90].
- Michele Santoro (1951), è un giornalista, conduttore televisivo e politico italiano che dimora frequentemente a San Marco[91].
- Gad Lerner (1954), è un giornalista, scrittore e politico libanese naturalizzato italiano. Risiede abitualmente a Licosa[86].
- Agostino Di Bartolomei (1955 - 1994), calciatore italiano che ha vissuto a San Marco[67].
- Giulio Scarpati (1956), attore italiano. Ha trascorso gran parte della sua infanzia a Licosa, dove spesso risiede[92].
- Alfonso Pecoraro Scanio (1959) è un politico italiano che ha trascorso gran parte della sua infanzia a Santa Maria[93].
- Francesco De Angelis (1960), velista italiano che ha trascorso gran parte della sua infanzia a San Marco[92].
- Alessandro Siani (1975), è un comico, attore, cabarettista, personaggio televisivo e sceneggiatore italiano. In seguito alle riprese dei film Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord girati a Castellabate è stato insignito della cittadinanza onoraria[66].
Eventi
Festività e manifestazioni religiose
- Festa della Madonna di Lourdes (11 febbraio) ad Alano.
- Festa di san Costabile Gentilcore (17 febbraio), il 16 febbraio è organizzata la fiera a Castellabate.
- Festa dell'Annunziata (25 marzo) nella località Annunziata.
- Via Crucis vivente (venerdì santo) da Alano a Lago.
- Festa di san Marco evangelista (25 aprile), che si caratterizza per la processione in mare del santo. Il 24 aprile è organizzata la fiera.
- Festa di santa Irene (5 maggio) a Castellabate.
- Festa della Madonna della Pace (24 maggio) nella cappella omonima a Castellabate.
- Festa di sant'Antonio da Padova (13 giugno) a Lago.
- Festa di santa Maria delle Grazie (2 luglio) a Ogliastro Marina.
- Festa della Madonna del Carmelo (16 luglio) a Castellabate.
- Festa di santa Maria a Mare (15 agosto) a Santa Maria, che si caratterizza per lo spettacolo dei fuochi artificiali di mezzanotte in mare. Il 13 agosto si svolge la fiera.
- Festa di santa Rosa da Lima (23 agosto) ad Alano.
- Festa della Madonna della Speranza (terza domenica di agosto) a San Marco.
- Festa della Madonna della Scala (8 settembre) nella cappella omonima, il giorno precedente si svolge la fiera a Castellabate.
- Festa di voto di san Costabile (terza domenica di ottobre) a Castellabate.
- Festa del beato Simeone (16 novembre), dove si benedicono gli attrezzi agricoli, le sementi e le piante di ulivo, a ricordo della bolla Abbaziale del 16 giugno 1138 che concedeva ai coloni del comprensorio le terre e le case di proprietà della badia di Cava.
- Festa dell'Immacolata Concezione (8 dicembre) a Lago.
- Presepe vivente (periodo natalizio) nel borgo medievale di Castellabate[1].
Manifestazioni culturali
- Settimana della Cultura: è una rassegna di eventi letterari e culturali che precede la festa religiosa di san Costabile Gentilcore (17 febbraio). La manifestazione prevede la cerimonia di consegna del premio Giglio d'Oro, dove vengono premiati le persone illustri che hanno mantenuto un legame culturale ed affettivo con la comunità di Castellabate[94];
- Libri meridionali, vetrina dell'editoria del Sud: è una manifestazione culturale nata nell'estate del 1990 che si svolge tra villa Matarazzo e il castello dell'abate. Si tratta di una carrellata di incontri culturali, presentazioni di libri e dibattiti associati anche a serate enogastronomiche, mostre di pittura, rappresentazioni teatrali, proiezioni di filmati e opere musicali che vede la presenza ogni anno in loco di diverse case editrici del Mezzogiorno. La rassegna era nata inizialmente con lo scopo di promuovere l'editoria cilentana[95]. Castellabate è quindi un punto di riferimento della cultura libraria del Mezzogiorno tanto da guadagnarsi l'appellativo di "cittadella del libro"[96];
- Premio Leucosia: si svolge nel parco di villa Matarazzo la prima settimana di settembre. Questo premio è un riconoscimento per coloro che con la loro opera hanno fatto conoscere il Cilento oltre i suoi confini naturali. La manifestazione ha preso un respiro internazionale favorendo il gemellaggio tra tutte le zone che Ulisse toccò nel suo viaggio di ritorno da Troia ad Itaca[97].
Manifestazioni popolari
- Concerto sull'acqua (mese di luglio), un concerto di musica classica dedicato alla sirena Leucosia e tenuto su una piattaforma galleggiante nelle acque antistanti l'isola di Licosa[98];
- Stuzza (14 agosto), una prova di abilità che si tiene nelle acque antistanti la Marina Piccola a Santa Maria. Il gioco consiste nel recuperare tre bandierine poste all'estremità di un palo di circa 17 metri, sospeso orizzontalmente e cosparso di grasso al fine di renderlo estremamente scivoloso. Il vincitore della gara è colui che camminando sul palo senza scivolare in acqua riesce a raccogliere la bandierina più lontana. Alla manifestazione possono partecipare come da tradizione solo i ragazzi residenti o quelli originari della frazione di sesso maschile[99];
- Giochi della Contea (mese di settembre), manifestazione ludica dove le varie contrade (Centro storico, Isca della Chitarra, Sant'Andrea, punta dell'Inferno) di Santa Maria si sfidano nel “terreno” di Marina Piccola in giochi come la corsa coi sacchi, la corsa con le carriole, la spaghettata, l'albero della cuccagna, le pignatte e il tiro alla fune per decretare quale sarà la contrada vincitrice del palio[100].
Geografia antropica
Frazioni principali
Il Comune di Castellabate è un territorio variegato di circa 37 chilometri quadrati, composto da 8 frazioni principali sia collinari che pianeggianti e marine.
Castellabate paese
U' Paese (nel gergo locale) è un borgo medievale di 745 abitanti situato su Colle Sant'Angelo a 278 metri s.l.m. da dove domina le sue marine. È il capoluogo nominale, in quanto la sede comunale è localizzata a Santa Maria. Il centro abitato è interamente ubicato intorno al castello e conserva la struttura urbana medievale, dove stradine, vicoletti, archi, gradinate, palazzi, cappelle gentilizie, piazze, slarghi e case intercomunicanti si rincorrono senza continuità degradando verso il mare della costa del Cilento[8].
Alano
Alano (pronunciata Àlano) è una frazione interna (26 metri s.l.m.) legata alla cultura contadina di circa 400 abitanti, situata a nord-est di Santa Maria e a circa 2 km da San Pietro, frazione di Perdifumo. Si divide in "Alano basso", la zona pianeggiante che sorge in una valle, e "Alano alto", la zona collinare che si affaccia fino all'area di Tresino. Negli anni cinquanta era popolata maggiormente dai contadini che avevano lasciato le terre di Tresino[22]. Il centro della frazione è piazza Santa Rosa. Le attività economiche principali sono quelle relative alla ristorazione e alla carpenteria navale. La frazione è la sede del mattatoio comunale.
Lago
Lago (u' Lao in dialetto cilentano) è una frazione costiera del comune situata tra Santa Maria e Tresino. La zona nel XII secolo era una palude (per questo chiamata "Lago") a causa dello straripamento del fiume Laris che attraversava il promontorio. Il nome potrebbe anche derivare dall'aberrazione di "Laris" in "Lao", e poi "Lago". La palude fu poi prosciugata e bonificata dai monaci benedettini nell'anno 1138 sotto l'abate Simeone. È un centro balneare con una forte vocazione turistica e una buona ricettività, sono diversi i camping, gli hotel e i residence nel paese. La spiaggia sabbiosa ricopre una necropoli greca e un'antica cava ("Cava dei rocchi") con i cui materiali furono costruiti i templi di Paestum, pietre lavorate, macine e strumenti per ricavare il sale marino[26]. Il centro della frazione è localizzato presso piazza Madre Teresa di Calcutta. Il corso del paese è dedicato al suo benefattore: il beato Simeone. Dal "Belvedere dei Trezeni", ai piedi del monte Tresino, è possibile osservare tutto il litorale di Castellabate e di punta Pagliarola, che con i suoi dirupi chiude il golfo.
Licosa
Licosa è un promontorio costituente un parco forestale con una tipica copertura vegetale a macchia mediterranea. La leggenda vuole che derivi il suo nome da Leukosia (Λευκωσία), una sirena. Un piccolo abitato di 72 abitanti ne costituisce la frazione, che si colloca geograficamente tra Ogliastro Marina e San Marco. Gran parte della località è di proprietà privata, che è stata oggetto del contendere per circa quarant'anni tra la famiglia di Achille Boroli e quella del principe Angelo Granito di Belmonte, che è definitivamente tornata in possesso di tutti i beni immobili[85]. Nel cuore della collina licosana emergono i ruderi del convento dei monaci cappuccini dedicato a Sant'Antonio Abate (XVII secolo), costruito per offrire rifugio ai confratelli provenienti dal meridione. A punta Licosa si colloca il porticciolo dove le acque antistanti ospitano l'isoletta con il faro che custodisce i resti di una città romana[101]. Il giornalista e scrittore Guido Piovene definisce Licosa nel suo Viaggio in Italia del '57 come "uno dei superstiti eden italiani"[85].
Ogliastro Marina
Ogliastro Marina (Ugliastro in dialetto cilentano) sorge a sud di Licosa, sovrastata dalla collina della Torricella e dal declino del Salvatore. La frazione è composta da quasi 200 abitanti e dista circa 7,5 km dalla sede comunale. La sua marina ospitava un porto in possesso della Badia di Cava utilizzato per i traffici con la Sicilia e il nord Africa denominato "Oliarola" (per la presenza di un magazzino), nei cui pressi sorgeva il villaggio, come testimonia un documento del 1008. Nel XVIII secolo la località passa in mano alla famiglia Granito, che con i propri coloni si dedicò alla coltivazione dei fichi e delle mandorle[102]. Il centro della frazione è localizzato presso piazza Giovanni Paolo II. Dalla piazza del paese sono visibili i paesaggi delle colline "Ripe Rosse" (Montecorice), di Acciaroli e della punta di Ogliastro[103].
San Marco
San Marco (Sandu Marco in dialetto cilentano) è un borgo marinaro di circa 1200 abitanti popolato dall'uomo primitivo fin dal paleolitico. Si colloca tra Santa Maria e Licosa, mentre verso l'interno si estende fino alla località Torretta (la zona commerciale). Nel 1168 in documento si parla del casale di "Sancti Marci", ma San Marco è stato un sito di approdo già in epoca romana noto come "Erculia"[104]. La frazione è anche la sede del porto moderno. Il centro di San Marco, composto da costruzioni di fine Ottocento, è localizzato a piazza Giuseppe Comunale[105].
Santa Maria
Santa Maria (à Marina in dialetto cilentano) è la frazione più popolosa di Castellabate (4000 abitanti circa), nonché la sua sede comunale, che si estende sulla costa tirrenica da Lago alla spiaggia del Pozzillo, comprendendo anche la valle di Sant'Andrea. Nel 1767 si hanno le prime notizie su questo villaggio di pescatori, quando il feudo passò dal marchese di Castellabate Parise Granito al figlio Angelo. Il borgo marinaro si è sviluppato poi intorno al suo centro storico, da cui prendeva anche il nome di "Isca delle Chitarre". La località era conosciuta anche come "Castellabate Marina" o "Castellabate Inferiore". Nel centro storico, a via Pagliarola, dove si trovano edifici storici, il vecchio forno e la cappella della confraternita dei Frati minori, si svolgevano le attività commerciali che riguardavano le merci (paglia e farina) sbarcate dal porticciolo "Travierso" o "delle Gatte"[106]. Il centro abitato si estende fra piazza Matarazzo e piazza Lucia (sede della casa comunale), attraversate dal corso pedonale Andrea Matarazzo, il salotto dello shopping. Santa Maria è una località turistica balneare, con una buona ricettiva, specialmente nel periodo estivo. Il turismo rappresenta quindi la principale attività della frazione[103].
Tresino
Tresino (anche Trisino o Teresino nel codex Diplomaticus cavensis) è un monte incontaminato di 350 metri ricco di vegetazione mediterranea, situato tra Lago e Agropoli, che deve il suo nome alla presenza dei greci Trezeni o alle tre rientranze della sua costa (i seni del Saùco, di Stajno e del Lago). Dal Belvedere Sant'Angelo è possibile osservare viste panoramiche come quella del golfo di Castellabate, della città di Agropoli e della costiera amalfitana[107]. Nelle vicinanze si trova la sorgente di San Giovanni che sgorga dal promontorio e un ornato abbeveratoio per gli animali. Nel VI secolo a.C. sul promontorio di Tresino, secondo Strabone, si ergeva un tempio dedicato a Poseidone, eretto dai Trezeni a protezione della vicina città da loro fondata (Poseidonia, poi Paestum). Nel territorio sono stati rinvenuti i resti di una villa romana e di una tomba bisoma. La zona tra punta Tresino e punta Pagliarola (denominata Marinelle), era invece la sede del porto di Stajno[108]. Tresino offre la possibilità di escursioni a piedi, in mountain bike o a cavallo[22].
Frazioni minori e contrade
- Annunziata (sede dell'area industriale)
- Cerrine (34 abitanti, 36/273 metri s.l.m.)
- Caprarizzo (66 abitanti, 150 metri s.l.m.)
- Cavafosse (32 abitanti, 23 metri s.l.m.)
- Piano della Corte (23 abitanti, 150 metri s.l.m.)
- Pietà (169 abitanti, 32 metri s.l.m.)
- Salvatore (68 abitanti, 33 metri s.l.m.)
- San Pietro (56 abitanti, 126 metri s.l.m.)[109]
Economia
Le attività economiche principali sono il turismo, il commercio e l'artigianato, che hanno occupato il posto che in passato spettava a pesca e agricoltura. Nel 2001 risultano insediate sul territorio 132 attività industriali con 321 addetti pari al 17,29% della forza lavoro occupata, 248 attività di servizio con 429 addetti pari al 23,10% della forza lavoro occupata, altre 258 attività riguardano 669 addetti pari al 36,03% della forza lavoro occupata e 36 attività amministrative con 438 addetti pari al 23,59% della forza lavoro occupata. Risultano occupati complessivamente 1.857 individui, pari al 23,88% del numero complessivo di abitanti[110].
Agricoltura
Le principali attività agricole riguardano prevalentemente prodotti di qualità, come l'olio Cilento DOP, il fico bianco del Cilento DOP e il vino (come il Tresinus, il Paestum Fiano e il Cilento DOC[111]. L'allevamento è finalizzato all'ottenimento di prodotti come la mozzarella di bufala campana, la mozzarella vaccina "co' a mortedda" (nella mortella)[112], la cacioricotta del Cilento, il caciocavallo podolico, la pancetta, la soppressata e il miele[113]. Le attività di pesca riguardano principalmente la pesca alle alici, merluzzi e tonni[114].
Industria
Nel territorio si registra la presenza di piccole aziende, quali cantieri navali per la costruzione di barche in ferro o legno, e la Zarotti, marchio nazionale di prodotti ittici[114][115].
Artigianato
Castellabate, come gran parte del Cilento, ha una tradizione artigianale antica, tramandata nel tempo fra le varie generazioni. La maggior parte della produzione di manufatti dell'artigianato locale riguarda soprattutto il campo della ceramica, vetreria artistica, oggettistica, arte presepiale, ricamo, cucito, uncinetto, pittura su stoffa, decoupage, pittura a mano, arte antica, accessori di moda e scultura in legno. Sul territorio sono spesso organizzati mercatini, esposizioni, fiere, manifestazioni per incentivare e promuovere l'artigianato locale[116].
Turismo
Il turismo rappresenta la principale risorsa economica del territorio, Castellabate, infatti, è riconosciuto dalla regione Campania quale comune a prevalente economia turistica. Grazie alla limpidezza delle acque e le caratteristiche del suo territorio, Castellabate è un apprezzato centro della costiera cilentana frequentato da diverse migliaia di turisti, specialmente nel periodo che va da giugno a settembre. Il turismo straniero si concentra prevalentemente nei mesi dalle temperature meno afose. L'offerta ricettiva è costituita da hotel, villaggi, camping, residence, ed in prevalenza da appartamenti. La forma di turismo più sviluppato è quella di tipo balneare, naturalistico e diportistico.
Altra forma di turismo che caratterizza la zona è quello di tipo nuziale: dal 2004 sono diverse centinaia le coppie di innamorati che hanno scelto Castellabate come luogo dove celebrare le proprie nozze[117]. In maggior numero il fenomeno riguarda sposini di nazionalità irlandese, norvegese, inglese e statunitense[118].
Dopo il successo di pubblico ottenuto dalla proiezione nelle sale italiane del film Benvenuti al Sud, il comune è divenuto meta di gruppi di turisti che chiedono di visitare i luoghi visti nella pellicola di Luca Miniero, dando vita a una forma di turismo alternativo: il cineturismo[117]. Le mete principali dei turisti sono il borgo medievale, piazza 10 ottobre 1123, il Belvedere di San Costabile e il porto delle Gatte. Nelle ___location in cui sono state girate le principali scene del film sono stati affissi vari banner con foto e frasi che le individuano e aiutano a orientare i visitatori[65].
Infrastrutture e trasporti
Strade
Il principale collegamento stradale è la ex strada statale 267, declassata in strada regionale. I tratti che collegano il territorio ai comuni limitrofi sono:
- Strada regionale 267/b Agropoli(ospedale)-innesto SP 430(svincolo Agropoli sud)-innesto SP 15(San Pietro)-innesto SP 237(Sant'Andrea), principale collegamento con Agropoli e la strada provinciale 430;
- Strada regionale 267/c Innesto SP 237(Sant'Andrea)-bivio Montecorice-bivio Agnone-Innesto SP 15(Acciaroli), principale collegamento con Pollica, Casal Velino e la strada regionale 447
Le strade provinciali che attraversano il territorio sono:
- Strada provinciale 15/a innesto SR 267(San Pietro)-Madonna della Scala-Perdifumo-Mercato Cilento-Sessa Cilento-innesto SP 116;
- Strada provinciale 61 innesto SP 15-Madonna della Scala-Castellabate-Santa Maria-Innesto SR 267;
- Strada provinciale 70/b innesto SR 267-Torre di Ogliastro Marina-Ogliastro Marina;
- Strada provinciale 237 bivio Sant'Andrea-Lago;
- Strada provinciale 336 innesto SR 267-Annunziata;
- Strada provinciale 359 innesto SR 267-Alano.
Ferrovia
- Stazione di Agropoli-Castellabate[119] sulla Ferrovia Tirrenica Meridionale.
Porto
La struttura portuale (con capitaneria) è stata realizzata nel 1954 a San Marco e ospita la flotta da pesca locale e barche da diporto. Contiene circa 413 posti barca per imbarcazioni di lunghezza entro i 16 metri. I fondali oscillano tra i 2,5 e i 3 metri[120]. È uno scalo del metrò del mare che nel periodo estivo collega con partenze giornaliere Castellabate con Napoli, Capri, Positano, Amalfi, Salerno, Agropoli, Acciaroli, Casal Velino, Palinuro e Sapri[121].
Mobilità urbana
Il servizio di mobilità urbana mediante autobus collega tutte le frazioni comunali ed è svolto dalla società cooperativa SMEC autotrasporti[122]. Il servizio extraurbano è garantito dalle diverse linee del Consorzio salernitano trasporti pubblici (CSTP) che collegano la località cilentana con i principali centri di interesse territoriale come Fisciano (sede dell'Università degli studi di Salerno), Salerno, Napoli, Pontecagnano-Faiano (sede dell'aeroporto di Salerno-Pontecagnano), Battipaglia, Paestum, Agropoli (sede dell'Ospedale e della stazione ferroviaria Agropoli-Castellabate), Acciaroli e Vallo della Lucania (sede del tribunale)[123].
Amministrazione
Amministrazioni precedenti
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
---|---|---|---|---|---|
9 giugno 1996 | 2000 | Raffaele Tortora | Sindaco | ||
2000 | 2001 | Alfonso Orlando | Sindaco Vicario | ||
2001 | 28 maggio 2006 | Costabile Maurano | Forza Italia | Sindaco | |
28 maggio 2006 | 16 maggio 2011 | Costabile Maurano | Casa delle Libertà | Sindaco | |
16 maggio 2011 | in carica | Costabile Spinelli | Lista civica "Insieme per Castellabate" | Sindaco |
Gemellaggi
- Gerba, dal 2006[124];
- Blieskastel, dal 2008[125].
Altre informazioni amministrative
Le competenze in materia di difesa del suolo sono delegate dalla Campania all'Autorità di bacino regionale Sinistra Sele[126].
Sport
Calcio
Il calcio è lo sport maggiormente praticato. Le squadre che rappresentano il comune sono:
- Polisportiva Santa Maria 1932 (prima categoria girone H);
- Vigor Castellabate 1969 (prima categoria girone H);
- Leoni di San Marco (inattiva)[127].
Calcio a 5
Le squadre femminili locali di calcio a 5 iscritte al campionato di serie C2 sono due:
- Santa Maria a Mare;
- Donnaluna Castellabate[128].
Ciclismo
- Tappe del Giro d'Italia che hanno attraversato Castellabate[129]
Anno | Tappa | Partenza | Arrivo | km | Vincitore di tappa | Maglia rosa |
---|---|---|---|---|---|---|
1980 | 10ª | Sorrento | Palinuro | 177 | Giovanni Mantovani | Roberto Visentini |
Pallavolo
La "Tecnocasa volley Santa Maria" è la squadra di pallavolo femminile di Castellabate che disputa le partite interne nella palestra della scuola media statale Luigi Guercio a Santa Maria[130].
Tennistavolo
L'Asd tennistavolo Cilento Santa Maria 2010 è la squadra di tennistavolo maschile che partecipa con due squadre al campionato regionale campano: una in serie D1 girone C, l'altra in D2 girone C. I colori sociali della squadra sono il giallo-rosso e le partite interne hanno luogo nella palestra Panebianco dell'istituto comprensivo a Santa Maria[131].
Impianti sportivi
- Campo sportivo comunale Antonio Carrano (superficie di gioco in terra battuta)
- Campo sportivo Manlio De Vivo (superficie di gioco in terra battuta)
- Campo sportivo Agostino Di Bartolomei (superficie di gioco in terra battuta)[132]
- Campo sportivo Donna Giulia Boroli (superficie di gioco in erba sintetica)[133]
Eventi sportivi
- Dal 2002 a giugno sulla spiaggia di Marina Piccola si tiene il torneo di beach soccer[134].
- Il mare di Castellabate ospita una delle tappa dei campionati regionali e nazionali di nuoto di fondo e mezzofondo[135].
- Il 17 novembre 2008 Castellabate ha ospitato la Coppa del Mondo vinta dagli azzurri nel 2006[136].
- Nel luglio del 2010 la spiaggia di Marina Piccola ha ospitato una tappa dell'International beach tennis master tour. I vincitori sono stati le coppie Maldini/Meliconi e D'Elia/Visani[137].
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