Napoli

comune italiano, capoluogo dell'omonima città metropolitana e della regione Campania
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Napoli
comune
Napoli – Veduta
Napoli – Veduta
Veduta panoramica del golfo di Napoli da Posillipo
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Campania
Città metropolitana Napoli
Amministrazione
SindacoLuigi de Magistris (Movimento Arancione) dal 30-5-2011
Territorio
Coordinate40°50′00″N 14°15′00″E
Altitudine17 m s.l.m.
Superficie117,27 km²
Abitanti961 338[1] (30-08-2012)
Densità8 197,65 ab./km²
Comuni confinantiArzano, Casandrino, Casavatore, Casoria, Cercola, Marano di Napoli, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Portici, Pozzuoli, Quarto, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, Volla
Altre informazioni
Cod. postaleda 80121 a 80147
Prefisso081
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT063049
Cod. catastaleF839
TargaNA
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona C, 1 034 GG[3]
Nome abitantinapoletani
Patronosan Gennaro
Giorno festivo19 settembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Napoli
Napoli
Napoli – Mappa
Napoli – Mappa
Posizione del comune di Napoli nell'omonima provincia
Sito istituzionale
«Vedi Napoli e poi muori!»

Napoli (['naːpoli] ascolta; Nàpule in napoletano, pronuncia ['naːpələ] oppure ['naːpulə]) è una città italiana di 961.338 abitanti,[1] capoluogo dell'omonima provincia e della regione Campania. Situata in posizione pressoché centrale nell'omonimo golfo, tra il Vesuvio e l'area vulcanica dei Campi Flegrei, è il terzo comune italiano per popolazione dopo Roma e Milano, nonché cuore di una delle aree metropolitane più popolose d'Europa.[N 2]

Fondata alla metà dell'VIII secolo a.C.,[4] fu tra le città egemoni della Magna Graecia,[5] grazie al rapporto privilegiato con Atene,[6] ed esercitò una notevole influenza commerciale, culturale e religiosa sulle popolazioni italiche circostanti[7] tanto da diventare il centro della filosofia epicurea. Dopo il crollo dell'Impero romano, nell'VIII secolo la città formò un ducato autonomo indipendente dall'Impero bizantino; in seguito, dal XIII secolo e per circa seicento anni, fu capitale del regno di Napoli. Divenuta capitale del Regno delle Due Sicilie sotto i Borbone, conobbe un lungo periodo di sviluppo socioeconomico culminato in una serie di primati civili e tecnologici[8] tra cui la costruzione della prima ferrovia in Italia.[9] Dopo l'annessione al Regno d'Italia soffrì di un sensibile declino esteso anche a tutto il sud Italia.[10][11]

Per motivi storici, artistici, politici ed ambientali è, dal basso medioevo fino ad oggi, tra i principali centri di riferimento culturale d'Europa.[12] Sede della Federico II, la più antica università statale d'Europa,[13] ospita altresì l'Orientale, la più antica università di studi sinologici ed orientalistici del continente[14] e la Nunziatella, una delle più antiche accademie militari al mondo, eletta Patrimonio Storico e Culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'Assemblea Parlamentare del Mediterraneo.[15] Luogo d'origine della lingua napoletana, ha esercitato ed esercita un forte ruolo in numerosi campi del sapere, della cultura e dell'immaginario collettivo a livello mondiale. Punto focale dell'Umanesimo attraverso l'Accademia Pontaniana,[16] centro della filosofia naturalistica del rinascimento,[17] culla dell'illuminismo in Italia,[18] è stata lungamente un punto di riferimento globale per la musica classica e l'opera attraverso la scuola musicale napoletana,[19] dando tra l'altro origine all'opera buffa.[20] Città dall'imponente tradizione nel campo delle arti figurative che affonda le proprie radici nella pittura pompeiana, ha dato luogo a movimenti architettonici e pittorici originali, quali il rinascimento[21][22] e il barocco napoletano,[23] il caravaggismo,[24] la scuola di Posillipo[25] ed il Liberty napoletano,[26] nonché ad arti minori ma di rilevanza internazionale, quali la porcellana di Capodimonte[27] ed il presepe napoletano.[28] È all'origine di una forma distintiva di teatro,[29] di una canzone di fama mondiale[30] e perfino di una peculiare tradizione culinaria[31] che comprende alimenti che assumono il ruolo di icone globali, come la pizza napoletana.[32]

Nel 1995 il centro storico di Napoli, il più vasto d'Europa, è stato riconosciuto dall'UNESCO come patrimonio mondiale dell'umanità.[33] Nel 1997 l'apparato vulcanico Somma-Vesuvio è stato eletto dalla stessa agenzia internazionale (con il vicino Miglio d'Oro, in cui ricadono anche i quartieri napoletani di San Giovanni a Teduccio, Barra e Ponticelli) tra le riserve mondiali della biosfera.[34]

Geografia

 
Di seguito viene riportata una nota di Johann Wolfgang von Goethe (che visitò Napoli il 27 febbraio 1787), pubblicata nel suo diario di viaggio Italienische Reise:
«Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate… Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi!»
Origine del nome

L'inquadramento etimologico del nome della città di Napoli è molto semplice, a differenza dei nomi di molti altri comuni che invece hanno un etimo incerto.

Infatti, è certo che il toponimo «Napoli» derivi dal termine greco Neapolis (Νεάπολη) che significa «città nuova». Meno chiara, tuttavia, è l'origine del nome Neapolis che forse è da attribuirsi a una contrapposizione all'antica Palepolis («città vecchia»),[35] quest'ultima che sorgeva nell'attuale località di Pizzofalcone.


Geografia fisica

Napoli sorge quasi al centro dell'omonimo golfo, dominato dal massiccio vulcanico del Vesuvio e delimitato ad est dalla penisola sorrentina con Punta Campanella, ad ovest dal golfo di Pozzuoli con Capo Miseno, a nord ovest-est dal versante meridionale della piana campana che si estende dal lago Patria al nolano.

La città storica è andata sviluppandosi preminentemente sulla costa, in origine abitata dall'antico popolo degli Opici,[N 3] nome che indica la presenza sul posto di numerose cavità naturali, tuttora visibili, tra cui sono notevoli la grotta di Seiano, quella del Chiatamone[N 4] e quella di San Giovanni a Carbonara.[36] Il primo nucleo abitativo fu costituito dall'isolotto di Megaride, ove coloni greci diedero avvio al primo emporio commerciale[37] che comportò lo sviluppo della città odierna. Il territorio di Napoli è composto prevalentemente da colline (molti di questi rilievi superano i 150 metri d'altezza per giungere fino ai 452 m della collina dei Camaldoli), ma anche da isole, insenature e penisole a strapiombo sul Mar Tirreno.

Il territorio urbano, limitato a occidente dal complesso vulcanico a crateri multipli dei Campi Flegrei, ed a oriente dal Somma-Vesuvio,[38] ha una storia geologicamente complessa. Il substrato su cui poggia la città ha origine eminentemente vulcanica, ed è il prodotto di una serie di eruzioni dei due complessi. Per quanto riguarda il gruppo dei Campi Flegrei, avvenute nel tardo Pliocene o inizio Quaternario. I diversi autori distinguono tre periodi di attività, denominati Archiflegreo, ciclo antico (che portò alla formazione del caratteristico tufo giallo napoletano) e ciclo recente dei Campi Flegrei.[38]

I materiali vulcanici costituiscono l'unica fonte litogenetica dell'area, dato che anche i depositi alluvionali, o quelli provenienti da ambiente di spiaggia, non sono altro che il risultato del rimaneggiamento delle rocce eruttive. Da un punto di vista strettamente petrografico, i materiali possono essere classificati nei tre macrogruppi: lave, materiali piroclastici lapidei e materiali piroclastici sciolti. Le lave possono essere grossolanamente suddivise in lave di origine flegrea e lave di origine vesuviana; i piroclasti lapidei comprendono tufo grigio campano, piperno, tufo giallo stratificato e tufo giallo caotico; i piroclasti sciolti comprendono invece una serie di elementi di varia origine, che al di là delle distinzioni litogenetiche possono essere classificati in rimaneggiati e non rimaneggiati.[38]

Secondo la classificazione sismica nazionale, Napoli è ubicata in zona 2 (sismicità medio-alta), così come esposto nell'Ordinanza PCM n. 3274 del 20 gennaio 2003.[39]

Clima

  Lo stesso argomento in dettaglio: Clima di Napoli.

Napoli gode di un clima mediterraneo, con inverni miti e piovosi e estati calde e secche, ma comunque rinfrescate dalla brezza marina che raramente manca sul suo golfo. Il sole splende mediamente per 250 giorni l'anno.[40] La particolare conformazione morfologica del territorio del capoluogo, comunque, è tale da fare in modo che la città possieda al suo interno differenti microclimi, con la possibilità quindi di incontrare variazioni climatiche anche significative spostandosi di pochi chilometri. Ad esempio, più continentale rispetto al centro della città risulta essere la zona di Capodichino, al pari della maggior parte dei quartieri della zona nord del capoluogo, come Poggioreale o Secondigliano. Anche la zona dei Camaldoli, a causa della maggiore altitudine, si caratterizza per un clima leggermente più freddo nei mesi invernali, ed un clima meno afoso in quelli estivi. Non sono mancati però anche episodi di gelo (gli ultimi nel marzo 2005 e nel febbraio 2012).

Secondo la classificazione climatica italiana, Napoli è ubicata nella zona C.[41]

Napoli[42][43][44] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 12121518232629302622171412,718,728,321,720,3
T. min. media (°C) 4468121618181512854,38,717,311,710,5
Precipitazioni (mm) 10498867650342442801301621213232121003721 007
Umidità relativa media (%) 75737170707170697374767574,370,37074,372,3

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Napoli.

Preistoria e protostoria

 
Particolare del calco di arature di età neolitica rinvenuto in via Diaz.

Se nella vicina Capri e in penisola sorrentina gli scavi archeologici hanno permesso di riportare alla luce importanti reperti, sia da un punto di vista temporale che qualitativo, circa la presenza umana nel periodo preistorico; nel sottosuolo napoletano sono stati invece reperiti soltanto mediocri ritrovamenti riferibili a tale epoca. In occasione della costruzione della stazione di Toledo della linea 1 della metropolitana di Napoli, sono stati ad esempio rinvenuti in via Diaz buchi di palo del VI millennio a.C., riconducibili a piccoli insediamenti pastorizi. Nello stesso sito, sono stati inoltre identificati dei paleosuoli con tracce incrociate di arature, associati a frammenti ceramici riferibili al neolitico finale (V-IV millennio a.C.).[N 5][45] Tracce di frequentazione umana del V millennio a.C. sono state riscontrate anche sul Monte Echia, luogo dove nascerà il primo nucleo urbano vero e proprio.[46] Per quanto riguarda l'età del Rame, negli anni cinquanta a Materdei sono state ritrovate alcune tombe di epoca eneolitica (fine III millennio a.C.), riferibili alla cultura del Gaudo, molto diffusa in Campania.

Le recenti indagini archeologiche hanno chiaramente dimostrato che nel II millennio a.C. buona parte del territorio napoletano era costellato da villaggi.[47] Questi vennero gradualmente in contatto con i popoli micenei[48][49] stanziati nelle vicine isole di Vivara e Ischia. Tale ipotesi è ulteriormente suffragata dal ritrovamento, durante i lavori per la Stazione di Napoli Afragola,[50][51] di un insediamento miceneo del XII secolo a.C., contraddistinto da spiccate caratteristiche commerciali e produttive.[46] Tali evidenze hanno dunque sia fornito valide informazioni circa l'influenza micenea in territorio napoletano, testimoniata dal centro situato nell'entroterra, che delle relazioni del territorio con il Mediterraneo orientale, testimoniate da numerosi resti ceramici di importazione ed imitazione di oggetti di quella zona.[52]

Età antica

  Lo stesso argomento in dettaglio: Partenope (storia).
Il mito della fondazione
 

La fondazione della città di Napoli è strettamente legata al mito della sirena Partenope.

Le sirene erano creature mitologiche proprie della tradizione greca, esseri per metà donna e metà uccelli (e non pesci, come da errata tradizione medievale). Celebre era il loro canto ammaliatore che conduceva equipaggi e navi alla deriva.

Una versione del mito narra che la sirena Partenope, vanamente innamorata dell'eroe Ulisse, si suicidò gettandosi in mare da una rupe. Il suo corpo fu trasportato dalle onde sui lidi napoletani, dove sarebbe sorta in suo onore la città di Parthenope.

Altre versioni narrano invece della fuga sull'isolotto di Megaride della sirena con un mortale greco, e della fondazione della città da parte della coppia.

Da tale mito proviene la definizione di partenopei che ancora oggi identifica i napoletani.


 
Castel dell'Ovo, in figura, sorge sull'isolotto di Megaride, antico punto d'approdo dei Greci che fondarono il primo nucleo di Palepoli
 
Una colonna del Tempio dei Dioscuri di Napoli, incorporata nella facciata della Basilica di San Paolo Maggiore

La più antica presenza protourbana nell'area fu un emporio dorico sull'isolotto di Megaride, attivo dal IX secolo a.C..[53] La prima città vera e propria fu invece la colonia cumana di Partenope, fondata nell'VIII secolo a.C.. Tale centro abitato cadde in declino intorno al 530 a.C. per cause ancora sconosciute, forse a causa di un attacco etrusco o degli stessi cumani, come riporta Lutazio Catulo.

Il declino di Partenope fu seguito dalla costruzione di una nuova zona urbana, denominata Neapolis (Νεάπολη, città nuova).[54] Sebbene le fonti antiche non precisino la data di fondazione, gli ultimi ritrovamenti archeologici conducono tuttavia ad individuarla almeno alla fine del VI secolo a.C. e non dopo la battaglia di Cuma (474 a.C.).[4] La nascita della nuova zona urbana è riconducibile dunque all'avanzare dell'egemonia etrusca o quantomeno a fattori socio-politici interni. Di sicuro si sa che venne creata più o meno nel periodo di Aristodemo.

Dopo la parentesi Osco-Sannita e i disordini interni ad essa collegati, che vide oltremodo l'accentuarsi delle differenze tra il nucleo antico e la nuova zona urbana sorta sul pianoro, nel 327 a.C. Neapolis venne conquistata dai Romani, assumendo tuttavia il rango di civitas foederata e conservando la lingua greca almeno fino al II secolo d.C. Nei secoli seguenti Neapolis ritornò l'unico centro propulsore della zona e Palepolis divenne soltanto un luogo periferico in cui vennero erette grandi ville. Punto focale della filosofia epicurea, Neapolis fu infatti luogo e residenza degli imperatori Claudio, Tiberio e Nerone che trascorsero qui le pause dall'attività di governo.

Nel II secolo d.C., Augusto la scelse come sede dei giochi Isolimpici, una specie di giochi Olimpici italici, poiché era la città più "grecizzata d'Italia".[55][56] Nel 476 l'ultimo imperatore romano d'occidente Romolo Augusto fu imprigionato nel castel dell'Ovo.

Con il termine dell'età antica e l'incalzare delle invasioni barbariche, la città si chiuse nelle sue mura. Le zone periferiche di Palepolis e Pausilypon, un tempo mete dell'aristocrazia romana, caddero preda delle razzie e dell'incuria.

Età medievale

Il ducato di Napoli

  Lo stesso argomento in dettaglio: Ducato di Napoli.
 
Il ducato autonomo di Napoli, provincia bizantina sopravvissuta fino al 1139

Nel 536 Napoli fu conquistata dai bizantini durante la guerra gotica e rimase saldamente in mano all'impero anche durante la susseguente invasione longobarda, divenendo in seguito ducato autonomo. Il primo duca, secondo la tradizione, sarebbe stato Basilio, nominato nel 660-61 dall'Imperatore bizantino Costante II,[57] anche se è probabile che egli fosse stato preceduto da altre persone con stesse mansioni, le quali erano comunque espressione delle cosiddette "famiglie magnatizie" cittadine. La vita del ducato fu caratterizzata da continue guerre, principalmente difensive, contro i potenti principati longobardi vicini e i corsari musulmani (genericamente definiti Saraceni), provenienti per lo più dal nordafrica o dalla Sicilia, che era stata conquistata dagli Aghlabidi a partire dall'827.

In realtà l'avversione tra cristianesimo e islam trovò nel meridione italico ampi spazi di convergenza in nome della politica e dei comuni interessi commerciali. Questi ultimi determinarono di fatto una sostanziale amicizia tra Napoli ed il mondo musulmano, tanto che si verificò il disinvolto impiego da parte napoletana (ma campana in genere, dovendosi comprendere in questo discorso anche Amalfi) di mercenari, per lo più assoldati nell'insediamento del Traetto (in arabo ribāṭ). Prolungato artefice di questa politica fu il vescovo di Napoli e duca Attanasio II, a dispetto della scomunica comminatagli da papa Giovanni VIII.

Il X secolo fu caratterizzato da una politica di neutralità, che mirò a tener fuori Napoli dai giochi che si svolgevano intorno a lei. Da ciò trassero giovamento sia l'economia, che la cultura, consentendo da un lato lo sviluppo delle industrie tessili[N 6] e della lavorazione del ferro; dall'altro, un proficuo scambio di materiale letterario e storico - sia religioso sia profano, sia greco sia latino - tra la città e Costantinopoli, da cui provenne ad esempio il greco Romanzo di Alessandro.[N 7]

Lo sviluppo del movimento iconoclasta da parte di Leone III l'Isaurico, e la conseguente disputa teologica tra quest'ultimo e Papa Gregorio II, ebbe come conseguenza il passaggio formale delle diocesi dell'Italia bizantina sotto l'autorità del patriarcato di Costantinopoli. Nei fatti, tuttavia, la disposizione di Leone III rimase inapplicata, e Napoli rimase fedele all'autorità del Papa. Come ricompensa per la posizione assunta nella disputa, la città fu elevata al rango di provincia ecclesiastica intorno al 990, e Sergio II ne fu il primo arcivescovo.[58]

Il periodo normanno-svevo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Sicilia.
 
Statua marmorea di Federico II di Svevia, posta all'ingresso del palazzo Reale di Napoli

Nel 1139 i normanni di Ruggero II d'Altavilla conquistarono la città, ponendo fine al ducato: Napoli entrò così a far parte del territorio del Principato di Capua, nel neonato Regno di Sicilia, con capitale Palermo; ciononostante la città conservò la sede dell'arcidiocesi e acquisì grandi funzioni grazie al porto che le permise di essere l'unica città italiana facente parte della lega anseatica.[59]

Passato il Regno di Sicilia in mano sveva sotto gli Hohenstaufen, Napoli fu compresa nel giustizierato di Terra di Lavoro, continuando ad accrescere la propria importanza come centro culturale dell'area. Tale processo culminò con la fondazione, avvenuta il 5 giugno 1224 ad opera di Federico II, dell'Università di Napoli. Si tratta del più antico istituto europeo del suo genere, vi si insegnarono fin dal principio diritto, arti liberali, teologia e medicina. Essa fu concepita come scuola indipendente dal potere papale, avendo fin dall'inizio lo scopo di formare i funzionari dello Stato ed in particolare giureconsulti esperti che servissero l'imperatore nelle dispute dinastiche.

Il periodo angioino

  Lo stesso argomento in dettaglio: Regno di Napoli.
 
San Ludovico di Tolosa che incorona il fratello Roberto d'Angiò (dipinto di Simone Martini)

Napoli divenne parte del regno angioino in seguito alle vittorie di Carlo I d'Angiò su Manfredi di Svevia nel 1266 a Benevento; e su Corradino di Svevia a Tagliacozzo nel 1268. Sotto il regno di Carlo II d'Angiò, furono istituiti formalmente i Sedili, organi amministrativi ripartiti per aree della città. Essi traevano la propria origine dalla fratrie dell'epoca greca e dalla Magna cura Regis e sarebbero rimasti in piedi fino al XIX secolo.

In seguito alla rivolta scoppiata in Sicilia nel 1282 (Vespri siciliani, causati anche dallo spostamento della capitale da Palermo a Napoli) e il passaggio dell'isola al dominio aragonese, Napoli, divenne la capitale del Regno di Napoli e uno dei più importanti centri di potere della penisola italiana. Succede a Carlo d'Angiò il figlio Carlo II ed in seguito il nipote, Roberto d'Angiò, detto "il Saggio", che fa di Napoli un centro culturale fra i più vivaci dell'Europa e del Mediterraneo. A questo periodo risalgono i soggiorni in città di Francesco Petrarca, Simone Martini, Giotto (che vi fonderà una scuola pittorica giottesca fra le più importanti d'Italia) e di Boccaccio, che nella basilica di San Lorenzo Maggiore conoscerà Fiammetta, ovvero Maria d'Aquino ed in seguito rimpiangerà i piacevoli anni trascorsi alla corte napoletana. Succederà al re Roberto, la nipote Giovanna I di Napoli nel 1343 e poi sarà il momento dei d'Angiò di Durazzo nel 1382 con Carlo di Durazzo, Ladislao I di Napoli e Giovanna II di Napoli.

L'ultima grande impresa degli angioini napoletani fu la spedizione militare di Ladislao I di Napoli, il primo tentativo di riunificazione politica d'Italia, agli inizi del XV secolo.

Età moderna

Il Regno aragonese Utriusque Siciliae

  Lo stesso argomento in dettaglio: Corona d'Aragona.
 
Alfonso il Magnanimo

Nel 1442 anche Napoli cadde in mano aragonese, diventando una delle città più influenti del dominio aragonese e ospitando più volte, specie durante il regno di Alfonso il Magnanimo (1442-1458), il re e la corte di questo grande stato mediterraneo. Nel 1501, nell'ambito delle guerre d'Italia, il regno di Napoli fu conquistato dagli spagnoli e, divenuta Napoli il centro politico dell'impero aragonese,[60] nel XVI secolo la città fu la più popolosa d'Occidente.[61]

Il Viceregno spagnolo

  Lo stesso argomento in dettaglio: Repubblica Napoletana (1647).

Per oltre due secoli il regno fu governato da un viceré per conto di Madrid finché nel XVII secolo la città vide la famosa rivolta di Masaniello (partita da quella stessa piazza Mercato in cui era stata tagliata la testa a Corradino di Svevia) nata a causa del malgoverno spagnolo. Successivamente vi fu la nascita di un'effimera repubblica indipendente.

Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia.

Il periodo borbonico

  Lo stesso argomento in dettaglio: Regno delle Due Sicilie e Repubblica Napoletana (1799).
I primati della Napoli borbonica
 

Il lungo regno dei Borbone di Napoli, e l'attenzione verso le innovazioni mostrate dai diversi sovrani di questa dinastia, hanno consentito a Napoli di conseguire una serie di primati.

Nel 1735 vi fu fondata la prima cattedra di astronomia d'Italia, e nel 1754 la prima di economia politica al mondo.

Il 24 giugno 1818 fu varata a Napoli nei cantieri Filosa, nei pressi del Forte di Vigliena, la Ferdinando I, prima nave a vapore del Mediterraneo.[62]

Nel 1782 fu effettuato a Napoli il primo interveno di profilassi anti-tubercolare in Italia, nel 1792 vi fu realizzato il primo Atlante marittimo del mondo. Nel 1801 e 1807 vi furono fondati il primo museo mineralogico del mondo, e il primo orto botanico d'Italia, rispettivamente.

Altro notissimo primato cittadino è quello della costruzione del primo tratto ferroviario in Italia, la ferrovia Napoli-Portici (3 ottobre 1839).[63]

Napoli fu inoltre la prima città italiana, e la terza in Europa dopo Londra e Parigi, a dotarsi di un sistema di illuminazione pubblica a gas (1839).


 
Ferdinando II delle Due Sicilie, metà del XIX secolo

Sotto la dinastia dei Borbone di Napoli, la città rafforzò il suo ruolo divenendo, insieme a Parigi e Londra, una tra le principali capitali europee. Con la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, Napoli vide prima la nascita di una repubblica giacobina e poi la conseguente restaurazione borbonica. Nel 1806 fu nuovamente conquistata dalle truppe francesi condotte da Napoleone Bonaparte che affidò il regno a suo fratello Giuseppe e quindi, in seguito, a Gioacchino Murat. Nel 1815 con la definitiva sconfitta di Napoleone e il Congresso di Vienna Napoli ritornò nuovamente ai Borbone.

Nel 1860 il Regno delle Due Sicilie fu oggetto della spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi e successivamente invaso dal regno di Sardegna. Napoli fu abbandonata da Francesco II di Borbone per evitare che venisse bombardata, e fu tentata una prima difesa con la battaglia del Volturno e quindi con l'assedio di Gaeta. A seguito della sconfitta delle truppe borboniche, Napoli fu annessa al regno d'Italia e perse il proprio status di capitale. Come conseguenza, le strutture di governo statale presenti in città furono smantellate e moltissime attività commerciali ed industriali andarono in rovina, furono trasferite o smontate (come nel caso delle officine di Pietrarsa), innescando una profonda crisi socioeconomica.

Si riporta, a tal proposito, un giudizio di Gaetano Salvemini:

«Se dall'unità il Mezzogiorno è stato rovinato, Napoli è stata addirittura assassinata: ha perduto la capitale, ha finito di essere il mercato del Mezzogiorno, è caduta in una crisi che ha tolto il pane a migliaia e migliaia di persone.»

Il tesoro del Regno delle Due Sicilie, per la maggior parte custodito nel Banco omonimo,[N 8] fu utilizzato per rinsanguare i bilanci del regno di Sardegna, che era vicino al fallimento, e degli altri territori annessi, del pari indebitati. Il sistema fiscale piemontese fece aumentare vertiginosamente le tasse a carico dei napoletani, ed il gettito fu utilizzato per diminuire l'esazione in Piemonte. Questo aumentò la crisi sociale ed industriale napoletana, mentre l'industria ed il commercio piemontese ebbero la possibilità di essere incrementati.[16]

Età contemporanea

«Insomma, fascisti, a Napoli piove, che ci state a fare?»

Il 24 ottobre 1922 Napoli è stata teatro della grande adunanza di camicie Nere che fu l'atto preparatorio della Marcia su Roma. I dettagli della Marcia furono discussi e decisi Consiglio del partito Nazionale Fascista all'Hotel Vesuvio di via Partenope.

Data la sua natura di porto strategico per le attività navali nel Mediterraneo, Napoli fu, durante la seconda guerra mondiale, la città italiana che subì il numero maggiore di bombardamenti, con circa 200 raid aerei (tra ricognizioni e bombardamenti) dal 1940 al 1944, principalmente da parte alleata, di cui ben 181 soltanto nel 1943 e con un numero di morti stimato tra le 20 e le 25.000 persone, in gran parte tra la popolazione civile.[65][66]

Dopo la resa del regno d'Italia agli Alleati, avvenuta l'8 settembre 1943, Napoli fu teatro di una storica insurrezione popolare denominata successivamente le quattro giornate di Napoli (27-30 settembre 1943). Tale movimento, guidato dalla popolazione civile, con l'apporto di militari fedeli al cosiddetto regno del Sud, riuscì a liberare la città partenopea dall'occupazione delle forze armate tedesche.

L'avvenimento, che valse alla città il conferimento della medaglia d'oro al valor militare, consentì alle forze alleate di trovare al loro arrivo, il 1º ottobre 1943, una città già libera dall'occupazione nazista, grazie al coraggio e all'eroismo dei suoi abitanti ormai esasperati ed allo stremo per i lunghi anni di guerra. Napoli fu la prima, tra le grandi città europee, ad insorgere con successo contro l'occupazione nazista.[67]

La Napoli contemporanea è tra le più grandi e popolose metropoli italiane e mediterranee, conservando ancora la sua storica vocazione di centro culturale, scientifico ed universitario di livello internazionale, oltre che di grande città d'arte e primario polo turistico.

Simboli

  Lo stesso argomento in dettaglio: Stemma di Napoli.
 
Logo della città di Napoli, con lo stemma rosso e oro posto in alto
«troncato d'oro e di rosso, caricato dello stemma civico, con l'iscrizione in oro «Comune di Napoli»»

Lo stemma si compone di uno scudo sannitico diviso in due parti orizzontali di uguale altezza, quella superiore colorata d'oro e l'altra di rosso («troncato d'oro e di rosso»), sormontato da una corona turrita con cinque bastioni merlati visibili, di cui solo uno, quello centrale, dotato di porta d'ingresso. Secondo un'ipotesi, già dichiarata infondata dallo storico Bartolomeo Capasso,[68] l'oro simboleggia il sole, mentre il rosso la luna.[69][N 10]

Il gonfalone riprende i due colori dello stemma, oro e rosso, che occupano rispettivamente la metà superiore e la metà inferiore dell'intero drappo («troncato»), riprendendo simmetricamente la disposizione dei colori dello scudo araldico cittadino.[70]

Onorificenze

Napoli è tra le città decorate al valor militare per la guerra di liberazione; è stata infatti la prima città a liberarsi con le sue sole forze dall'occupazione nazi-fascista e quindi insignita della medaglia d'oro al valor militare per i sacrifici della popolazione e per le attività nella lotta partigiana durante la rivolta detta delle quattro giornate di Napoli.

«Con superbo slancio patriottico sapeva ritrovare, in mezzo al lutto ed alle rovine, la forza per cacciare dal suolo partenopeo le soldatesche germaniche sfidandone la feroce disumana rappresaglia. Impegnata un'impari lotta col secolare nemico offriva alla Patria, nelle "Quattro Giornate" di fine settembre 1943, numerosi eletti figli. Col suo glorioso esempio additava a tutti gli Italiani, la via verso la libertà, la giustizia, la salvezza della Patria.[71]»
— Napoli, 27 - 30 settembre 1943, data del conferimento: 10 settembre 1944
«Antico diritto»
— Napoli

Ricorrenze

  • Inaugurazione anno giudiziario, data da scegliere di volta in volta in base all'ultima settimana di gennaio;
  • San Vincenzo Ferreri (5 aprile);
  • San Gennaro (19 settembre), la chiesa cattolica e altre chiese cristiane ricordano la morte di San Gennaro;
  • Inaugurazione stagione sinfonica al teatro San Carlo (30 settembre);
  • Quattro Giornate di Napoli (1 ottobre);
  • Plebiscito di adesione al Regno d'Italia (21 ottobre);
  • Inaugurazione stagione lirica al Teatro San Carlo (18 novembre).

Monumenti e luoghi d'interesse

  Lo stesso argomento in dettaglio: Centro storico di Napoli e Monumenti di Napoli.
  Bene protetto dall'UNESCO
Centro storico di Napoli
  Patrimonio dell'umanità
 
TipoArchitettonico, artistico
Criterio(ii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1995
Scheda UNESCO(EN) Historic Centre of Naples
(FR) Scheda

Napoli è una delle città a maggior densità di risorse culturali e monumenti nel mondo, che ne testimoniano l'evoluzione storico-artistica. Il centro storico, nel 1995, è stato inserito dall'UNESCO tra i patrimoni dell'umanità con la seguente motivazione:

«Si tratta di una delle più antiche città d'Europa, il cui tessuto urbano contemporaneo conserva gli elementi della sua storia ricca di avvenimenti. I tracciati delle sue strade, la ricchezza dei suoi edifici storici caratterizzanti epoche diverse conferiscono al sito un valore universale senza uguali, che ha esercitato una profonda influenza su gran parte dell'Europa e al di là dei confini di questa.»

Esso è il risultato di sovrapposizioni di stili architettonici racchiusi in circa 2 800 anni di storia, testimoniando così le varie civiltà che vi hanno soggiornato. Tutti fattori questi che gli hanno donato un valore universale senza eguali.[72] Su un territorio relativamente poco esteso sono presenti, tra gli altri, un grande numero di castelli, residenze reali, palazzi monumentali, chiese storiche e resti dell'età classica. L'eredità di questa storia millenaria si può comunque ammirare anche in tutta la città e nei suoi dintorni, che rendono la città di Napoli, un museo a cielo aperto a tutti gli effetti.

L'area interessata dalla tutela comprende 14 quartieri. Avvocata, Montecalvario, San Giuseppe, Porto, Pendino, Mercato, Chiaia, San Ferdinando, Stella, San Carlo all'Arena, San Lorenzo e Vicaria e parte delle colline del Vomero e Posillipo. I quartieri San Giuseppe, Porto, Pendino, Mercato, San Lorenzo e Vicarìa, nello specifico, costituiscono il nucleo antico, corrispondente in buona parte all'area dei decumani.

Tuttavia, la scarsa valorizzazione e la mancanza di fondi per eventuali restauri, fa sì che parte di tale patrimonio, in particolare quello corrispondente al centro antico, ovvero all'area dei decumani, versi in rovina o in stato di degrado[73] (sono circa duecento[74] le chiese che solo nel centro storico hanno gravi problemi strutturali, altrettanti i palazzi; ma anche fontane, obelischi, architetture antiche, ecc.). Per superare questo problema, un accordo siglato tra regione Campania, comune e Ministero dei Beni Culturali, ha fatto sì che venissero stanziati nel giugno 2012 dall'Unione Europea 100 milioni di euro per eseguire anche[N 11] lavori di restauro dei monumenti del centro storico più a rischio.[75][76]

Architetture religiose

 
Duomo di Santa Maria Assunta, una delle principali chiese napoletane

Le catacombe cristiane che sorsero fuori le mura rappresentano le prime testimonianze di arte, storia e architettura della Napoli cristiana e che per secoli caratterizzarono la vita socio-religiosa della città.

 
Chiesa di San Domenico Maggiore, voluta da Carlo II d'Angiò, è tra le chiese napoletane più interessanti dal punto di vista storico-artistico-culturale

Le varie dominazioni straniere che hanno caratterizzato la storia di Napoli, influenzarono notevolmente anche la religiosità della città, come nel caso dei regnanti angioini ed aragonesi; nei secoli successivi la città fu saldamente legata alla controriforma, sotto il dominio degli Asburgo di Spagna.[77] Le chiese di Napoli, con i relativi chiostri, sono testimonianze artistiche, storiche ed architettoniche formatesi nell'arco di diciassette secoli; ad esse, seppur in maniera indiretta, sono legate per lo più le vicende storiche della città, quindi i suoi repentini cambiamenti.

Data la cospicua presenza sul territorio e dato il prestigio degli artisti che vi hanno lavorato al loro interno, gli edifici religiosi costituiscono una parte fondamentale del patrimonio monumentale cittadino. La cattedrale è quella di Santa Maria Assunta, una delle più grandi e più importanti della città, sia dal punto di vista storico-artistico che di mero folclore locale (avviene qui infatti il rito dello scioglimento del sangue di san Gennaro).

(francese)
«Ce qui nous a paru le plus extraordinaire à Naples, c'est le nombre et la magnificence de ses églises; je puis vous dire sans exagérer que cela surpasse l'immagination»
(italiano)
«La cosa che ci è sembrata più straordinaria, a Napoli, è il numero e la magnificenza delle sue chiese: posso dirvi, senza esagerare, che ciò oltrepassa l'immaginabile»
 
Chiesa del Gesù Nuovo, domina la piazza omonima ed è una basilica napoletana simbolo del barocco

Nel XVII secolo a Napoli vi erano un centinaio di conventi e monasteri,[79] mentre circa 500 chiese nel XVIII secolo, tanto che le valse il soprannome di città dalle 500 cupole.[80]

In epoca più moderna, il periodo del risanamento, i terremoti e soprattutto i 181 bombardamenti della seconda guerra mondiale, hanno sottratto alla città partenopea più di sessanta chiese monumentali. Molte chiese proibite, dalle porte sbarrate da secoli o abbandonate senza custode, invece, continuano a possedere opere di alto valore artistico, come ad esempio la chiesa di Santa Maria della Sapienza su via Costantinopoli, quella dei Santi Severo e Sossio in largo San Marcellino o come quella dei Santi Marcellino e Festo, solo occasionalmente accessibile.[81]

 
Chiesa dei Girolamini, uno dei complessi ecclesiastici più importanti della città

Napoli continua a possedere un numero spropositato di chiese e conventi, valore che si aggira intorno al migliaio di unità,[74] il che la pone tra le città con il più alto numero di edifici di culto al mondo.[82] Se si considerano solo le chiese storiche, il numero è particolarmente elevato; esse arrivano a superare infatti le 200 unità nel solo centro antico[83] e le 350 nell'intero centro storico.[84]

Oltre le cinquecento unità, invece, sono le edicole sacre di Napoli,[85] mentre un centinaio sono i chiostri monumentali,[79] un vero e proprio elemento distintivo della città. Alcuni di questi oggi ospitano dipartimenti universitari, scolastici, ricreativi, oppure musei o addirittura istituti ospedalieri. Si pensi ai chiostri di San Pietro a Majella che ospitano l'omonimo conservatorio, oppure a due dei quattro chiostri di San Domenico Maggiore, che ospitano una palestra comunale e l'istituto scolastico Alfonso della Valle di Casanova, o ancora, il chiostro dei Santi Marcellino e Festo, nel quale hanno sede dipartimenti distaccati dell'Università Federico II ed il museo di Paleontologia.

La città possiede inoltre numerose aree cimiteriali monumentali. Il cimitero più vasto e quello storicamente ed artisticamente di maggior rilievo è il cimitero di Poggioreale, uno dei maggiori d'Europa che vede tra i punti di maggiore interesse il cosiddetto "quadrato degli uomini illustri", dove riposano alcune delle personalità che hanno dato lustro alla città. Un'altra parte importante da segnalare è quella della chiesa di Santa Maria del Pianto dalla quale si può giungere alle cappelle private di Totò, Eduardo Scarpetta ed Enrico Caruso.

Di particolar pregio è anche il cimitero delle Fontanelle (sebbene sia considerato dall'opinione comune, più una sorta di catacomba legata a rituali pagani che un normale cimitero). Realizzato in una cavità ubicata all'interno del rione Sanità, all'interno vi sono depositati migliaia di resti di ossa umane delle persone decedute a causa dell'epidemia di colera che investì Napoli nel XVII secolo.

Architetture civili

  Lo stesso argomento in dettaglio: Palazzi di Napoli e Ville di Napoli.

Napoli, nel corso della sua storia, per la sua felice posizione e il suo clima mite, è stata più volte scelta anche come luogo di villeggiatura da cui derivarono le prime costruzioni civile, rappresentate da ville imperiali.[86] Secondo gli esami storici, i primi a scoprirla sotto questo punto di vista furono i romani[86] (anche se alcune ricerche archeologiche hanno fatto intuire che vari luoghi della città furono individuati come "zone di ozio" anche dai greci); successivamente, anche tutte le altre dominazioni straniere videro in Napoli un luogo di vacanza, incrementando l'edificazione di sontuose ville entro e fuori le mura.

L'edilizia civile in epoca medievale risentì ampiamente delle numerose guerre e dell'incertezza politica del periodo, molto più dell'architettura religiosa; di fatto poco o nulla resta in città dei palazzi edificati nel periodo ducale e vescovile. Successivamente, la classe di feudatari che si andò costituendo con l'instaurarsi della monarchia e che andò a trasferirsi progressivamente in città dopo l'avvento della dinastia angioina, iniziò ad edificare dimore e palazzi nobiliari anche con l'intento di prender parte alla vita di corte.

 
Palazzo Reale su piazza Plebiscito

Nel periodo dell'Umanesimo numerose furono le testimonianze di palazzi lasciate in città, in particolare da artisti catalani e, a partire dal XV secolo, più marcata fu invece l'impronta toscana caratteristica dell'edilizia civile rinascimentale, seppur riletta in chiave partenopea. Furono gli anni in cui la città con Pedro Álvarez de Toledo y Zuñiga allargò i propri confini oltre le mura ed in cui si ebbe la fioritura più cospicua di palazzi nobiliari.[87] Grazie all'espansione a ovest, che portò alla nascita dell'odierna via Toledo, fu attirata così l'attenzione di molti nobili stranieri nell'accaparramento di uno spazio lungo la nuova arteria cittadina.

 
Galleria Umberto I, creata alla fine dell'Ottocento durante il grande intervento urbanistico definito dalla storiografia attuale "risanamento"

La fioritura più cospicua di edifici si ebbe tuttavia nel periodo del barocco, tra il XVII e XVIII secolo, con l'edificazione di nuovi palazzi o con i rifacimenti delle facciate di quelli preesistenti. A questo periodo risalgono infatti le due residenze reali di Napoli. Ancora, sempre nel corso della metà del XVIII secolo, nell'ambito del programma di rinnovamento edilizio del nuovo re Carlo di Borbone, fu edificato uno dei più grandi edifici d'Europa, il real Albergo dei Poveri.[88]

Dopo l'unità d'Italia, sul finire del XIX secolo, si avviò il grande progetto del risanamento di Napoli, che prevedeva l'abbattimento di un cospicuo numero di palazzi fatiscenti e l'edificazione di nuovi edifici con l'intento di riqualificare l'intera area. In questo piano furono interessate tutte le strutture presenti su corso Umberto I, il rione Amedeo, il borgo Santa Lucia e la zona di Santa Brigida, dove verrà costruita la galleria Umberto I.[89] A questo periodo, ma già nel corso del Settecento, risalgono anche le edificazioni di numerose ville in stile neoclassico negli spazi non ancora congestionati della città, come a Chiaia, al Vomero oppure a Posillipo.

Nel periodo del razionalismo italiano, con la presenza di architetti venuti da fuori, si progettarono importanti edifici come il palazzo del Banco di Napoli, il nuovo palazzo delle Poste (quest'ultimo edificio si presentò come un vero e proprio manifesto dell'architettura funzionalista e razionalista della città) e diversi altri ancora.

Architetture militari

  Lo stesso argomento in dettaglio: Mura di Napoli.
 
Port'Alba è un'antica porta della città di Napoli, situata sul lato sinistro dell'emiciclo di piazza Dante

Sin dall'epoca greca le mura cittadine si estendevano su un tracciato quadrangolare delimitato a nord sull'odierna via Foria, a sud dal corso Umberto I, ad ovest su via San Sebastiano e ad est su via Carbonara.[7] Queste saranno poi riprese anche in epoca romana,[90] costituendo quindi il centro antico della città.

Delle sostanziali modifiche furono compiute per accogliere i profughi dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e nel 440 per offrire rifugio alle popolazioni scampate dalle invasioni barbariche.[7]

Napoli è stata una città che nel corso della sua storia ha visto l'avvicendarsi di diverse dominazioni straniere. A queste successioni sono dunque legati i diversi, numerosi assedi che dovette subire, soprattutto nel periodo del ducato autonomo. In questo periodo la città si ritrovò infatti in una continua e quasi ininterrotta sequenza di guerre, prevalentemente difensive, contro i principati longobardi di Benevento, di Salerno e di Capua, nonché contro gli imperatori bizantini, i pontefici ed infine i normanni che riuscirono ad espugnarla definitivamente nel 1137. A questo periodo in particolare, risalgono i primi due castelli cittadini: uno è il castel dell'Ovo, vecchia villa romana riadattata a fortezza proprio con funzione prettamente difensiva delle coste cittadine data la sua posizione sul mare pressoché centrale rispetto al golfo; l'altro è il castel Capuano, costruito nel 1153 per volere di Guglielmo I di Sicilia e che aveva sia il compito di proteggere l'entroterra di Napoli che di fungere come residenza reale.

 
Castel Sant'Elmo, con la caratteristica forma di stella a sei punte, è posto sulla collina del Vomero dalla quale domina l'intera città
 
Lo scenografico Maschio Angioino, l'antico Castrum napoletano, è uno dei monumenti-simbolo più rappresentativi della città di Napoli e tra i più famosi castelli d'Italia[91]

In epoca angioina le mura si estendevano per circa Errore in {{M}}: parametro 2 non è un numero valido. comprendendo un'area di circa 200 ettari in cui risiedevano circa 30 000 abitanti. Il fossato a nord fu denominato carbonarius publicus in quanto vi venivano bruciati i rifiuti,[7] quello a ovest Lavinaius in cui fluivano le acque piovane prima di gettarsi in mare. Ulteriori modifiche furono effettuate nel XIV secolo da Carlo I d'Angiò in direzione della marina fino ad includere il castel Nuovo; e nel 1484 dagli aragonesi in direzione del Carmine fino ad includere l'omonimo castello.[92] In questa fase furono edificati altri tre castelli: il Maschio Angioino,[N 12] che assunse il ruolo di residenza reale, il castel Sant'Elmo, che aveva una funzione di controllo della città grazie alla sua favorevole posizione in altura e che prese il posto di una precedente torre d'osservazione normanna, ed il castello del Carmine.

Durante il vicereame spagnolo furono intrapresi nuovi lavori di murazione, specialmente ad occidente dove si abbarbicava sulla collina fino a Santa Maria Apparente.[7] Nonostante le prammatiche dei viceré che vietavano l'edilizia abusiva e nonostante il fatto che ci fossero fuori le mura numerosi villaggi, continuò comunque l'afflusso di popolazioni dalle campagne determinando quel boom demografico che raggiunge il culmine nel 1656 con oltre 300 000 abitanti.[7] Al periodo del viceregno invece, risalgono il castello di Nisida ed il forte di Vigliena.[93] La caserma Garibaldi infine, rappresenta l'ultimo castello napoletano, sorto poco prima l'unità d'Italia.

Con lo sviluppo delle tecnologie belliche, con la liberalizzazione dell'edilizia extra moenia avvenuta grazie agli austriaci, con i nuovi programmi urbanistici di Carlo III di Spagna e con le demolizioni dei Borbone di Napoli, le mura persero via via valore fino a scomparire del tutto.

La cinta muraria originale era intervallata da una serie di torri, dapprima erette in tufo e poi in piperno e pietra lavica[7] accompagnate lungo il percorso da una serie di portali dei quali sono ancora visibili testimonianze: porta Medina (1640) nell'attuale Montesanto, porta San Gennaro (1573) nell'attuale piazza Cavour, porta Capuana di vetuste origini, port'Alba (1625) nell'attuale piazza Dante.

Urbanistica

 
Via dei Tribunali, il decumano maggiore dell'urbanistica ippodamea. Nell'immagine, il porticato del palazzo Filippo d'Angiò.

Tra le strade e piazze principali della città, vi sono di certo quelle che caratterizzano l'area dei decumani di Napoli: Spaccanapoli (decumano inferiore), via dei Tribunali (decumano maggiore), via dell'Anticaglia (decumano superiore), via San Gregorio Armeno, piazza del Gesù Nuovo, piazza Bellini, piazza San Domenico Maggiore, largo Corpo di Napoli, piazza San Gaetano e diverse altre. Il motivo di ciò è che in queste strade si concentra gran parte del ricco patrimonio artistico cittadino, in quanto fino al XVI secolo era vietato costruire fuori questi confini.

Successivamente, voluta dal viceré Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga che la edificò nel 1536, fu pianificata via Toledo (denominata "via Roma" durante il ventennio fascista). A Napoli, fino al XVI secolo vigeva ancora il divieto assoluto di edificare nuove strutture al di fuori della cinta muraria, pressoché delimitante l'odierna area del centro antico.[87] Con la nuova strada, vi fu dunque un immediato sentimento di accaparramento dei nuovi spazi. Grazie alla pedonalizzazione, la strada è oggi il fulcro dello shopping cittadino, oltre che del turismo. La stessa strada, sfocia infine su piazza Trieste e Trento e su piazza del Plebiscito, quest'ultima una delle più importanti d'Italia. Vi si affacciano due importanti monumenti: il palazzo Reale e la basilica di San Francesco di Paola.

 
La centrale piazza Plebiscito, la più nota, grande e rappresentativa di Napoli[94]

Il lungomare di Napoli prende il nome di via Caracciolo, in onore dell'ammiraglio Francesco Caracciolo fatto impiccare da Orazio Nelson sulla nave Minerva (già da lui comandata) nel golfo della città, per la sua adesione alla Repubblica Napoletana. La strada in realtà è recente, risale alla fine dell'Ottocento quando sostituì l'arenile che la villa reale (con l'Unità, "villa comunale") separava dalla riviera di Chiaia. Dal 2012 è diventato anch'esso un tratto interamente pedonale.

Data la sua peculiarità morfologica, le scale di Napoli sono divenute subito uno strumento di collegamento indispensabile. Le suddette, veri e propri complessi sistemi urbanistici, sono infatti degli antichi percorsi pedonali che congiungono le colline con il centro e la costa. I più antichi percorsi gradinati della città, il più delle volte, sono nati grazie all'interramento di torrenti o sorgenti, che un tempo scorrevano appena fuori la città.

Anche la storia di queste rampe è riconducibile per lo più alle espansioni fuori le mura del XVI secolo e costituiscono, oggi come allora, un tipico elemento caratterizzante l'urbanistica di Napoli.

Siti archeologici

  Lo stesso argomento in dettaglio: Siti archeologici a Napoli.
 
Il teatro romano di Neapolis. Nell'immagine, in particolare, è raffigurato il proscenio, rivestito da opus reticulatum.

L'ossatura dell'assetto urbano di Napoli era già definita in epoca greca e l'attuale forma del centro antico, rispecchia ancora la rielaborazione degli antichi tracciati ippodamei. La Napoli greca, oltre al già citato impianto urbano, ci ha lasciato altre testimonianze del suo passato: dalle mura (per esempio quelle di piazza Bellini) alle antiche torri di difesa, resti della necropoli, resti di templi, agli innumerevoli ambienti ed architetture poste nel suo sottosuolo.

Con l'avvento della civiltà romana, la città divenne una rinomata residenza estiva dell'impero, in cui imperatori e politici, amavano soggiornare per lunghi periodi.[95] A testimonianza della Napoli romana troviamo anche acquedotti, terme, mura, resti di templi, domus, ponti, ipogei.

Il sito archeologico più importante risulta essere quello della Napoli sotterranea, complesso di cunicoli sotterranei di età greca e la cui estensione pareggia quasi quella della città che è sorta in superficie[96] Tra gli stessi ambienti del sottosuolo, è possibile inoltre vedere anche i resti del teatro romano di Neapolis in cui si esibiva Nerone. Altri frammenti dello stesso teatro invece, sono possibili vederli dall'esterno lungo i decumani.

Come testimonianza della Napoli antica, vi sono anche le opere funerarie; le più famose sono le catacombe cristiane, anche se ne esistono esempi legati al periodo greco e preellenico, ed il mausoleo di Virgilio.

Altri importanti siti archeologici della città sono quelli situati nei sotterranei del complesso di San Lorenzo Maggiore, in cui si ammirano i resti dell'antico mercato;[97] quelli presenti nel parco archeologico di Posillipo; quelli relativi alla villa di Licinio Lucullo; e quelli del sottosuolo di Santa Chiara

Aree naturali

 
Un albero secolare del parco di Capodimonte, la maggiore area verde della città di Napoli

Napoli possiede 33 giardini storici e parchi aperti al pubblico. Lo spazio più rilevante è senza dubbio quello del parco di Capodimonte, immensa distesa di verde di 134 ettari[98] che circonda diversi fabbricati settecenteschi ed in particolare l'omonima reggia.

La villa Comunale di Napoli (già "villa reale") fu invece fatta realizzare da Ferdinando IV su disegno di Carlo Vanvitelli nel 1780 per dare alla nobiltà napoletana un'oasi di gran ricercatezza sull'allora lungomare, impreziosendola di statue neoclassiche, fontane e alberi esotici.

 
L'isola di Nisida vista dal parco Virgiliano, con sullo sfondo l'isolotta di Vivara e alle spalle Procida
 
Parco sommerso di Gaiola, una piccola area marina protetta nei pressi del quartiere di Posillipo

Una veduta particolarmente suggestiva è offerta dal parco Virgiliano a Posillipo (anche detto "parco della Rimembranza"), posizionato su uno dei punti più panoramici della città che permette di osservare contemporaneamente le isole di Procida, Ischia e Capri, l'isolotto di Nisida, il golfo di Pozzuoli, l'eremo dei Camaldoli, il golfo di Bacoli, monte di Procida, il Vesuvio con la costa, la penisola Sorrentina, la Baia di Trentaremi con i suoi resti archeologici ed il centro storico di Napoli.

Altri spazi verdi della città sono il Parco Vergiliano a Piedigrotta (o della tomba di Virgilio), famoso per la presenza al suo interno della tomba monumentale di Giacomo Leopardi e del mausoleo di Virgilio; la villa Floridiana al Vomero, il cui parco fu realizzato nel 1817 da Dehnhardt e Antonio Niccolini in stile neoclassico con statue, finte rovine, boschetti, anfratti e un teatrino di verzura all'aperto; il real orto botanico, voluto dai Borbone e approvato da Giuseppe Bonaparte nel 1807 durante il governo napoleonico, che occupa attualmente 12 ettari di terreno nei quali sono ospitati 25 000 esemplari di piante di ogni genere disposte in collezioni all'aperto o in serre.

Sulla collina dei Camaldoli vi è invece il secondo spazio verde cittadino per estensione, il quale occupa tutta la zona nord occidentale fino al parco del Poggio ai Colli Aminei.

Oltre agli spazi verdi, Napoli è caratterizzata anche da un'area marina protetta di 42 ettari.[99] Le coste settentrionali di Napoli ospitano infatti il parco sommerso di Gaiola, esempio raro nel Mediterraneo di parco archeologico sommerso. Il parco, localizzato all'apice del promontorio di Posillipo intorno all'isolotto della Gaiola incorpora considerevoli valori ambientali a reperti archeologici di età romana, sommersi nel corso dei secoli da un fenomeno di bradisismo negativo che ha causato l'affondamento della costa di circa 6/8 metri.[100]

Società

Evoluzione demografica

Nel primo censimento dello Stato unitario (1861), Napoli era il maggior comune italiano per abitanti. Cedette il primato a Milano durante il periodo fascista, per venire poi superata anche da Roma durante i primi anni settanta. Ciò a causa della mancanza di nuovi vani abitativi e all'alto costo delle case rispetto al resto della sua conurbazione.[101] Nel 1971 Napoli raggiunse la popolazione massima di 1.226.594 abitanti.

Abitanti censiti in migliaia[7][102]

Etnie e minoranze straniere

A partire dal 1º gennaio 2011, ci sono stati 29 428 immigrati che vivono a Napoli, pari al 3,05% della popolazione totale, il valore più basso per una grande città italiana. Ciò è dovuto principalmente a maggiori opportunità di lavoro nel nord. Tuttavia, il numero attuale è un aumento del 15 per cento rispetto all'anno precedente. La maggior parte degli immigrati provengono dall'Europa dell'Est e Asia.[103]

  1.   Ucraina: 6 502;
  2.   Sri Lanka: 5 367;
  3.   Cina: 2 456;
  4.   Romania: 1 816;
  5.   Polonia: 1 542.

Lingue e dialetti

  Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua napoletana.
 
Giambattista Basile, uno dei primi scrittori e letterati in lingua napoletana

La lingua napoletana (napulitano) è una lingua romanza, riconosciuta dall'UNESCO come lingua a tutti gli effetti.[104]

Il napoletano ha subìto nella sua storia, come molte altre lingue, influenze e "prestiti" dai vari popoli che hanno abitato o dominato la Campania e l'Italia centro-meridionale: i coloni greci ed i mercanti bizantini nell'epoca del Ducato di Napoli fino al IX secolo, gli arabi e le dominazioni normanna, francese e spagnola.

Le prime testimonianze scritte si hanno già nel 960 con il famoso Placito di Capua, mentre la prima opera in prosa è considerata comunemente un testo di Matteo Spinelli, i Diurnali, un cronicon degli avvenimenti più importanti del regno di Sicilia del XI secolo fino al 1268.

Il napoletano sostituì il latino nei documenti ufficiali e nelle assemblee di corte a Napoli, dall'unificazione delle Due Sicilie, per decreto di Alfonso I nel 1442 e per oltre un secolo fu la lingua ufficiale del regno. Nel XVI secolo il re Ferdinando il Cattolico impose il castigliano come nuova lingua ufficiale e il napoletano di stato sopravviveva solo nelle udienze regie, negli uffici della diplomazia e dei funzionari pubblici. In seguito il cardinale Girolamo Seripando, nel 1554, stabilì poi che in questi settori venisse sostituito dal volgare toscano.

Il più celebre poeta napoletano d'età moderna è Giulio Cesare Cortese, di cui si ricorda la Vaiasseide, mentre la prosa in volgare napoletana diviene celebre grazie a Giambattista Basile, vissuto nella prima metà del Seicento, autore di un'opera famosa come Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de peccerille, tradotta in italiano da Benedetto Croce, che ha regalato al mondo la realtà popolare e fantasiosa delle fiabe.[105]

Saranno proprio Cortese e Basile a porre le basi per la dignità letteraria ed artistica della lingua napoletana moderna.

Negli ultimi tre secoli, infatti, il napoletano è stato utilizzato con una certa frequenza e con notevoli risultati anche nell'arte. Nella letteratura e poesia, con Salvatore di Giacomo, Edoardo Nicolardi, Libero Bovio; nel teatro, che ha dato luogo al teatro napoletano; nella lirica, che tra il XVII e XVIII secolo (durante il periodo di maggior fulgore della scuola musicale napoletana) ha prodotto interi libretti di opere; nella musica, con la canzone classica napoletana; e nel XX secolo, anche nel cinema.

Religione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Arcidiocesi di Napoli.

Luogo di approdo dell'apostolo Pietro in Italia[106] Napoli fu uno dei primi luoghi del Cristianesimo in Occidente.[N 13]

Le prime catacombe partenopee,[N 14] risalenti al II ed al III secolo d.C., non furono adibite al culto, ma solo per usi funebri, secondo quanto stabiliva la legge romana.[107]

L'evangelizzazione della città si sviluppò nei primi secoli dell'era cristiana,[N 15] e la latinizzazione dei riti avvenne nel XII secolo, soprattutto ad opera di Ruggiero II il normanno. Per molti secoli le basiliche maggiori ospitarono i sedili di Napoli, organi amministrativi cittadini cui si deve tra l'altro opposizione all'istituzione del locale tribunale dell'Inquisizione (1547).

La città, tranne i quartieri occidentali afferenti alla diocesi di Pozzuoli, appartiene all'arcidiocesi di Napoli, retta dall'arcivescovo cardinale Crescenzio Sepe.[108] È organizzata in base a 13 decanati, con 500 luoghi di culto di cui 189 parrocchiali.[109]

In ambito islamico, presenze musulmane all'interno della città partenopea, anche se sporadiche, si ebbero fin dal IX secolo, in quanto essenzialmente avevano instaurato rapporti commerciali con i napoletani.[110] La diffusione dell'islam come chiesa organizzata, invece, avvenne in concomitanza con i flussi migratori degli |anni ottanta quando sorsero le prime due moschee rispettivamente a piazza Garibaldi e piazza Municipio.[N 16] Più di recente, un'altra moschea è stata aperta a piazza Mercato[111] e, all'indomani degli attentati delle Torri Gemelle del 2001, la stessa moschea e la Diocesi di Napoli hanno redatto una dichiarazione comune Salam alaikum – Pax Vobiscum nella quale si confermano i principi di reciproco rispetto e buona convivenza.[111]

Infine, sono presenti anche una chiesa evangelica, una basilica anglicana e una comunità ebraica.

Tradizioni e folclore

 
Un vicolo tipico del centro storico di Napoli
«La città meno americanizzata d'Italia, anzi d'Europa. Eppure le truppe americane l'hanno avuta per tanto tempo. Ma una volta ripartiti questi soldati (a parte qualche moretto lasciato lì), tutto quanto era americano è stato cancellato. La forza dei napoletani sta in questo: nel loro carattere, nella loro tradizione, nelle loro radici.»

La ricca e storica tradizione popolare di Napoli e la sua cultura millenaria hanno determinato nel corso del tempo un sentimento di napoletanità che sintetizza diverse abitudini e credenze del popolo locale. Questi elementi, alcuni dei quali anche pittoreschi e talune volte caricaturizzati, determinano così nel napoletano l'acquisizione di un'identità solida ed una forte appartenenza alla città, riassumendo addirittura il contesto folcloristico e culturale dell'intera regione ed in alcuni casi anche dell'Italia.[113]

Il bagaglio culturale, che va dalla musica alla cucina, dai riti sacri alle credenze mistiche, fa sì che alla città vengano associati diversi stereotipi che, in alcuni casi, vengono anche allargati al contesto nazionale. Pizza, sole, tarantella e mandolino, quattro simboli di Napoli,[N 17] sono infatti annoverati e riconosciuti come i più classici simboli (utilizzati alcune volte con accezione dispregiativa) dell'Italia nell'immaginario collettivo internazionale.

 
Il rito dello scioglimento del sangue di San Gennaro; secondo la leggenda, se quest'ultimo non si scioglie, una catastrofe è prossima ad avvenire

Tante altre invece sono le parole o le immagini che sintetizzano e rappresentano l'identità stereotipata napoletana: come il Vesuvio; il corno o il munaciello, che testimoniano la superstizione popolare; la mozzarella, simbolo assieme alla pizza della cucina napoletana e italiana; la tombola[114] tipico gioco natalizio che viene accompagnato alla smorfia napoletana,[114] altra invenzione popolare napoletana quest'ultima usata anche per il gioco del lotto, molto diffuso in città; poi c'è Pulcinella, una delle maschere italiane più famose e spesso usata per rappresentare l'italiano; infine vi è l'iconografia classica del vicolo napoletano, dominato dai bassi e dai panni stesi lungo la strada.[113]

Tra i riti religiosi invece, dominano la storica arte presepiale napoletana,[114] per rappresentare la scena della Natività; il miracolo di san Gennaro, che testimonia tutta la devozione religiosa del popolo ed in particolare, l'amore verso questo santo; ed infine il culto della Madonna dell'Arco.[113]

La festa popolare più importante invece è quella di Piedigrotta.[114]

Istituzioni, enti ed associazioni

Di seguito sono elencate le istituzioni, enti ed associazioni avente sede a Napoli:

 
Villa Rosebery, una delle residenze ufficiali della Presidenza della Repubblica
  • Il Comando Forze Integrate Alleate (Allied Joint Force Command Naples), base di comando della NATO;
  • La Villa Rosebery, una delle tre residenze ufficiali del Presidente della Repubblica;
  • L'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, un'autorità italiana di regolazione e garanzia, con sede principale a Napoli;
  • L'Authority per i diritti dell'infanzia, ente fondato per la tutela dei diritti dei minori;[115] attualmente in fase di ridefinizione.
  • La Città della scienza, museo scientifico nel quartiere di Bagnoli, volto a offrire una buona visuale del panorama scientifico e culturale italiano;[N 18]
  • L'Osservatorio astronomico di Capodimonte, che promuove e realizza progetti a carattere scientifico e astronomico;
  • L'Osservatorio Economico e Tributario, sito presso la Camera di Commercio di Napoli, che monitora la situazione economica partenopea;[116]
  • La Sede della Provincia, ubicata a piazza Matteotti, che si occupa di vari servizi quali istruzione, ambiente e gestione dei rifiuti;
  • La Sede della Regione Campania;
  • Le Basi militari NATO. Napoli è sede del Comando delle forze alleate dell'Europa meridionale e del Commando delle forze navali alleate dell'Europa meridionale. La Nato di Bagnoli era una vera e propria città nella città occupata dai militari americani per circa cinquant'anni, ora a Lago Patria dove sono sorti i nuovi fabbricati con contributi anche regionali,[117] che si aggiunge alle altre basi a Capodichino, Camaldoli, Nisida ed Agnano;[118]
  • La Sede dell'istituzione SRM e dell'Osservatorio sulle relazioni economiche tra Italia e Paesi Mediterranei, riconosciuta anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano;
 
Ospedale Antonio Cardarelli, il principale della città
  • La Fondazione Giovanni Pascale;
  • L'Ospedale Antonio Cardarelli;
  • Il Secondo Policlinico;
  • Il Banco di Napoli, che ha la sede principale a via Toledo e ha a disposizione 687 filiali distribuite nel sud Italia;
  • La Sede dell'Eurocities Network, ovvero una rete istituzionale delle maggiori città europee;[119]
  • La Sede del Fidiprof Centro-Sud;[120]
  • La Sede dell'Osservatorio parlamentare europeo;[121]
  • La Sede della Fondazione Mediterraneo, una delle più attive e importanti organizzazioni nel campo dell'integrazione e dello scambio culturale tra i popoli che affacciano sul mare omonimo.

Cultura

Istruzione

Biblioteche

 
Complesso claustrale dei Girolamini, sede della biblioteca omonima

Sul territorio del comune sono attive 14 biblioteche comunali.[122]

La biblioteca più antica della città e seconda in Italia per nascita è la biblioteca dei Girolamini, aperta al pubblico nel 1586.[123] La più grande, terza nel paese per dimensioni,[124] è invece quella Nazionale, aperta nel 1804 come "reale biblioteca di Napoli", nel palazzo degli Studi. Le collezioni librarie ivi ubicate erano state trasferite dalla reggia di Capodimonte per volontà reale. Divenuta "reale biblioteca borbonica" nel 1816, nel 1860 con l'unità d'Italia fu poi denominata biblioteca Nazionale.

Altre biblioteche, archivi o raccolte della città sono quelle dell'Università di Napoli (BUN), del conservatorio, la raccolta dell'archivio di Stato, la fondazione biblioteca Benedetto Croce, l'istituto italiano per gli studi storici, la biblioteca della società napoletana di storia patria, la biblioteca Tarsia.

Ricerca

 
La stazione zoologica Anton Dohrn, a Mergellina, comprende l'acquario più antico d'Italia

La città ospita numerosi centri di ricerca di notevole importanza, di seguito alcuni tra i più rilevanti:

Scuole

 
Complesso della Nunziatella, prima scuola militare al mondo tra quelle ancora operative senza soluzione di continuità

Uno degli istituti più importanti a Napoli è senza dubbio la scuola militare "Nunziatella", la più antica tra le scuole militari al mondo ancora attive,[125] nonché il più antico istituto italiano di formazione militare.

Nata nel 1787 ad opera di Ferdinando IV di Borbone sotto la denominazione di Real Accademia Militare, è stata eletta nel 2012 Patrimonio Culturale dei Paesi del Mediterraneo da parte dell'assemblea Parlamentare del Mediterraneo. Situata a Pizzofalcone in via Generale Parisi, 16, è stata fin dalle origini luogo di elevata formazione militare e civile, ed ha avuto tra i suoi professori ed alunni personalità del calibro di Francesco De Sanctis, Mariano d'Ayala, Carlo Pisacane, Enrico Cosenz e persino un re d'Italia, Vittorio Emanuele III. Tra i numerosissimi ex-allievi di prestigio, figurano altissimi gradi delle Forze Armate,[N 19] Presidenti del Consiglio, ministri, senatori e deputati del Regno delle Due Sicilie, del Regno d'Italia e della Repubblica Italiana, un presidente della Corte Costituzionale, nonché esponenti di assoluto rilievo del mondo culturale, politico e professionale italiano ed internazionale, tra cui un vincitore del premio Sonning. La bandiera della scuola è decorata da una croce d'oro al Merito dell'Arma dei Carabinieri (2012)[126][127] e da una medaglia di bronzo al valore dell'esercito (2008).[128] I suoi ex-allievi hanno meritato 38 medaglie d'oro, 147 medaglie d'argento e 240 medaglie di bronzo al valor militare, 1 al valor civile e numerosissimi altri riconoscimenti al valore.

Altri istituti storici napoletani di particolare importanza sono il liceo classico Umberto I, il Sannazaro, il Genovesi, il liceo Giambattista Vico, l'istituto Statale d'Arte "Filippo Palizzi", l'istituto Gian Battista Della Porta, l'istituto Pontano, il "Bianchi", il liceo statale Margherita di Savoia ed il complesso del Convitto Nazionale.

Istituti per l'Alta Formazione

Conservatorio Musicale
 
Particolare della targa all'ingresso del conservatorio di San Pietro a Majella

Storica è la tradizione del Conservatorio di San Pietro a Majella, fondato nel 1826 come "Regio conservatorio di musica" a seguito della fusione di altri quattro precedenti istituti, su volontà di Francesco I di Borbone. Oggi si tengono insegnamenti per tutti gli strumenti musicali ed è ospitato al suo interno un notevole museo della musica.

Accademia di Belle Arti

L'accademia di belle arti di Napoli è nata nel 1752 per volere di Carlo di Borbone. Ha ricoperto un ruolo molto importante nello sviluppo della pittura napoletana del XIX e XX secolo e più nello specifico, nella formazione della scuola di Posillipo.

Università

  Lo stesso argomento in dettaglio: Università di Napoli.

Le principali università di Napoli sono la Federico II, la SUN l'Orientale e la Parthenope (ex Navale)

Fondata da Federico II nel 1224, l'università degli Studi di Napoli Federico II, che ha assunto il nome del suo fondatore con decreto del 7 settembre 1987, è la più antica università statale e laica del mondo,[129] ed è considerato uno degli atenei più prestigiosi per gli studi ingegneristici, di medicina, giuridici e letterari.

L'università degli studi di Napoli "L'Orientale", fondata nel Settecento dal padre missionario Matteo Ripa come "Collegio dei Cinesi", è la più antica università di orientalistica e sinologia del continente ed oggi tra le maggiori istituzioni europee per gli studi filologici e linguistici.

L'università di più recente istituzione è invece la seconda Università degli Studi di Napoli, fondata nel 1989 per decongestionare quella federiciana; è articolata in poli omogenei situati nelle città di Aversa, Capua, Caserta, Santa Maria Capua Vetere, mentre è operativa in città la facoltà di medicina e chirurgia (quella che prima del decongestionamento era la prima facoltà di medicina dell'università di Napoli).

Napoli è inoltre sede della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale che vi opera attraverso la Sezione San Tommaso d'Aquino e la Sezione San Luigi la prima delle quali è legata al seminario arcivescovile e trae origine dalla facoltà teologica già presente nel primo ordinamento dell'ateneo federiciano nel 1224 e la seconda alla Compagnia di Gesù (gesuiti). Altre università della città sono la Parthenope e la privata Suor Orsola Benincasa.

Musei

  Lo stesso argomento in dettaglio: Musei di Napoli.
 
Museo archeologico nazionale, collezione Farnese. Quest'ultima è una collezione di opere d'arte nata nel Rinascimento che include pitture, sculture, monete, disegni, libri e numerose altre opere

Dato l'importante ruolo che la città ha ricoperto nel corso della sua storia, diversi sono i musei di Napoli, in prevalenza a gestione statale, che espongono le opere raccolte o donate alla città.

I più importanti in assoluto sono il museo archeologico nazionale, ritenuto uno dei più importanti al mondo sia per la qualità che per la quantità delle opere esposte, principalmente quelle di epoca greco-romana;[93] la galleria nazionale di Capodimonte, all'interno dell'omonimo bosco, nell'omonima reggia, che custodisce opere pittoriche dei più grandi maestri italiani dal Rinascimento al barocco; il museo nazionale di San Martino, che raccoglie reperti relativi alla storia di Napoli; il palazzo Reale di Napoli.

 
Una sala del palazzo Reale

Oltre a questi, altri musei importanti e tra i principali nel paese per qualità delle opere e natura delle stesse, nonché indispensabili per descrivere e testimoniare l'evoluzione artistica che ha vissuto la città nel corso dei secoli, sono quelli del Pio Monte della Misericordia, dei Girolamini (prima quadreria pubblica della città),[130] del tesoro di San Gennaro, della ceramica "duca di Martina", del conservatorio di San Pietro a Majella, il MEMUS del teatro di San Carlo, la galleria di palazzo Zevallos, quelli dell'Opera di San Lorenzo Maggiore e Santa Chiara, il diocesano, il museo di villa Pignatelli, i civici Gaetano Filangieri e di Castel Nuovo, il museo di Pietrarsa, la galleria dell'Accademia ed infine quello della cappella Sansevero, quest'ultimo museo privato e gioiello di scultura del barocco napoletano.

Sebbene ricca di testimonianze del passato, Napoli è anche un laboratorio e un'importante vetrina internazionale d'arte contemporanea. Molto attivi in questo senso sono il palazzo delle Arti di Napoli (PAN) ed il museo d'Arte Contemporanea Donnaregina (M.A.D.R.E.). Più di recente, negli anni duemila, sono nate inoltre le Stazioni dell'arte, in cui le stazioni della metropolitana cittadina non vengono concepite come semplici luoghi di transito, ma come un vero e proprio spazio espositivo con opere di artisti di fama mondiale (come Joseph Kosuth, Mimmo Rotella, Mario Merz) o di artisti emergenti.

 
Chiostro maiolicato, parte del complesso del museo dell'Opera di Santa Chiara

Tra i musei scientifici, oltre alla Stazione zoologica Anton Dohrn, di particolare interesse sono i cinque che fanno parte del centro Musei Scienze Naturali, curati dalla Federico II e che comprendono il museo di Zoologia, di Paleontologia, di antropologia, di mineralogia e di Fisica. Vi sono inoltre l'Osservatorio Astronomico di Capodimonte, e, presso la Seconda Università di Napoli, il museo di anatomia umana.

Arte

Napoli ha sempre avuto un ruolo centrale nell'arte e nell'architettura italiana ed europea. Ciò è dimostrato dai numerosi edifici monumentali quali chiese, castelli, palazzi nonché dai numerosi musei che sono presenti in città.

La città è sede di eventi internazionali, uno fra tutti la Biennale dei giovani artisti dell'Europa e del Mediterraneo, svoltasi nel 2005 che ha visto partecipare 700 giovani artisti da paesi europei e mediterranei.

Napoli, infine, si è aggiudicata l'organizzazione del Forum Universale delle Culture 2013.[131]

Architettura

 
Lo scalone monumentale a "ali di falco" del palazzo dello Spagnolo, architettura tipica del barocco napoletano

Sono diverse centinaia i palazzi o le chiese monumentali della città che ne testimoniano l'evoluzione artistica.

Dopo un primo periodo rinascimentale, si entra nell'età dello sfarzoso barocco napoletano, periodo forse in cui l'architettura cittadina assume maggior consapevolezza di sé e che tutt'oggi mostra i suoi maggiori punti di spessore qualitativo, grazie ai rifacimenti delle facciate dei palazzi preesistenti o alle nuove edificazioni che vedono nei portali d'ingresso e negli scaloni monumentali i massimi punti caratterizzanti dello stile architettonico locale.[87] Uno degli elementi distintivi dei palazzi napoletani è infatti che, data la particolare conformazione urbanistica della città, caratterizzata da strette vie che non davano la possibilità di edificare o semplicemente di ammirare facciate di ampie vedute, come invece accadeva per i palazzi di altre città più "aperte" quali Roma, Firenze o Venezia,[87] il gusto artistico-architettonico locale si è focalizzato in particolari dell'edificio, come il portale d'ingresso o lo scalone monumentale, elementi questi tipici proprio dell'architettura rinascimentale e barocca napoletana.[87] Esempi in tal senso sono il palazzo dello Spagnolo, il palazzo Trabucco, palazzo Pignatelli di Monteleone, di Sangro, il palazzo Filomarino, quello Carafa della Spina e molti altri. Tuttavia, esempi di palazzi con facciate di particolare rilevanza si possono ammirare in quei contesti urbani dominati da slarghi, come il palazzo Doria d'Angri o il palazzo Gravina o il seppur incompleto palazzo Donn'Anna, edificato sul mare, palazzo Como, il palazzo Sanseverino (divenuto poi chiesa) e diversi altri.[87]

 
Palazzo Donn'Anna a Posillipo

Se gli stili rinascimentali e barocchi sono stati comunque due riletture locali di movimenti più ampi, seppur raggiungendo caratteristiche e peculiarità di particolare spessore qualitativo, nel corso del XVIII secolo la città di Napoli si è mostrata all'avanguardia nel campo dal momento in cui ha dato il via alla corrente del neoclassicismo, nata grazie alla scoperta degli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, i cui frammenti, esposti nel capoluogo campano, furono tra l'altro motivo per studiosi, curiosi ed artisti di tutto il vecchio continente dell'epoca, di accorrere in città. Le più importanti architetture neoclassiche sono: il teatro San Carlo, la basilica di San Francesco di Paola e le ville Floridiana, Rosebery e Pignatelli.[132]

 
Villa Floridiana, tra le più importanti architetture neoclassiche a Napoli[132]

Le nuove correnti industriali di fine Ottocento ed inizio Novecento portarono ad elaborazioni eclettiche, sfociando in delicate maniere floreali e innovazioni moderne che assumono identità locali, caratterizzanti in particolar modo le nuove ville vomeresi.

Successivamente a questa fase, nei primi decenni del XX secolo nasce il liberty napoletano, mentre negli anni trenta vi fu il periodo del razionalismo italiano. L'ultima grande realizzazione architettonica, invece, fu la Mostra d'Oltremare, un complesso di 720000 comprendente edifici, padiglioni espositivi, fontane, ecc.; fu inaugurata nel 1940 e ripristinata negli anni cinquanta dagli stessi progettisti.

Tra gli architetti più rilevanti che hanno lavorato in città vi sono: Novello da San Lucano, Francesco Grimaldi, Cosimo Fanzago, Domenico Antonio Vaccaro, Ferdinando Fuga, Nicola Tagliacozzi Canale, Ferdinando Sanfelice, Domenico Fontana, Luigi Vanvitelli e Luigi Giura.

Pittura

  Lo stesso argomento in dettaglio: Pittura napoletana.
 
Deposizione di Cristo, Luca Giordano

La pittura a Napoli ha vissuto fino al Seicento di lavori eseguiti da artisti forestieri principalmente di stampo toscano, come Pietro Cavallini, Giotto, Simone Martini e Marco dal Pino. La pittura napoletana in senso stretto nasce solo con l'arrivo di Caravaggio in città nel XVII secolo, grazie al quale un attento e cospicuo gruppo di pittori locali riprende la sua arte contribuendo all'affermazione del caravaggismo. Si creano le prime botteghe in città ed operano artisti del calibro di Jusepe de Ribera, Massimo Stanzione, Salvator Rosa, Luca Giordano, Battistello Caracciolo e Mattia Preti. La città diviene così molto attenta alla pittura tanto da attirare l'attenzione anche agli esponenti del rinascimento emiliano come Domenichino, Guido Reni e Lanfranco, i quali hanno soggiornato a Napoli per diverso tempo ivi lasciando importanti lavori e fornendo un punto di vista più ampio rispetto al consistente nucleo caravaggista.

Il Settecento napoletano vide una continuazione del tardo-barocco e un maggiore interesse verso la decorazione. In particolare si ammirano le opere de Francesco Solimena e Francesco De Mura, mentre Fedele Fischetti sarà chiamato ad eseguire affreschi in numerosi palazzi nobiliari, tra i quali la reggia di Caserta.

 
Castel dell'Ovo dalla spiaggia di Anton Sminck van Pitloo

Nel XIX secolo la pittura napoletana abbandona i movimenti del passato e, dietro l'eco delle innovazioni di artisti quali John Constable e William Turner, diviene scuola di un più vasto movimento artistico, paesaggistico e in parte romantico, che assume connotati propri. Tra il 1820 e il 1850 nasce dunque la scuola di Posillipo. Tra gli artisti del movimento si ricordano in particolare Anton Sminck van Pitloo e Giacinto Gigante. L'Accademia di belle arti di Napoli diverrà il centro propulsore dell'attività della scuola e sarà alla base della nascita di un altro filone di artisti quali Francesco Saverio Altamura, Gioacchino Toma, Giacomo Di Chirico, Vincenzo Irolli, Antonio Mancini e Domenico Morelli.

Gli anni ottanta del Novecento videro infine la nascita della Transavanguardia.

Scultura

 
L'arco trionfale del Castel Nuovo, simbolo della scultura del rinascimento napoletano

Il Quattrocento e il Cinquecento furono periodi floridi per la scultura napoletana. La realizzazione dell'arco trionfale del Castel Nuovo ad opera di Francesco Laurana tra il 1452 e il 1471 vide la fioritura di un vero e proprio laboratorio di formazione di vari artisti rinascimentali che riproporranno innovazioni artistiche in tutto il regno. Si parlò allora di "clima dell'arco" per indicare questa prima diffusione dei nuovi modi artistici.

Diversi esempi di scultura del Cinquecento napoletano sono visibili nella chiesa di Santa Maria delle Grazie Maggiore a Caponapoli, tanto da essere definita come il museo della scultura napoletana del Cinquecento. Tra gli scultori principali di questo periodo si annoverano Giovanni da Nola, Giovanni Domenico e Girolamo D'Auria, ed infine Annibale Caccavello. Meritano poi citazione anche i lavori riguardanti le fontane di Napoli che hanno visto le mani di Pietro Bernini e Michelangelo Naccherino.

Nel Seicento la scultura si manifesta nella realizzazione degli obelischi di San Domenico e San Gennaro e nelle figure di Francesco Antonio Picchiatti, Cosimo Fanzago e Dionisio Lazzari, quest'ultimo che eseguì per le chiese napoletane diversi altari maggiori.

File:Cristo velato.jpg
Il Cristo Velato, capolavoro di Giuseppe Sammartino, esposto alla Cappella Sansevero

Tra gli scultori del Settecento invece spiccano su tutti Domenico Antonio Vaccaro e Giuseppe Sanmartino, quest'ultimo forse il più grande scultore napoletano, abilissimo a plasmare figure in terracotta e che diede inizio ad una vera scuola di artisti del presepio. Il Sanmartino è inoltre l'autore di quello che è considerato uno dei maggiori capolavori della scultura mondiale, il Cristo velato (1753), scultura marmorea conservata nella cappella Sansevero in cui sono presenti anche altre pregevoli opere marmoree di Antonio Corradini (Pudicizia) e Francesco Queirolo (Disinganno).

Nel corso del XIX secolo invece, dominano la scena le sculture bronzee ed i busti di Vincenzo Gemito e Tito Angelini.

Arte minore

  Lo stesso argomento in dettaglio: Porcellana di Capodimonte e Presepe napoletano.
«"Ma a te...te piace 'o presepe??" "No. Nun me piace. Voglio 'a zuppa 'e latte!"»

Tra le numerose arti minori praticate in città, la porcellana di Capodimonte e il presepe napoletano emergono per tradizione storica e rinomanza internazionale.

L'origine della prima va fatta risalire al 1743, quando Carlo di Borbone fondò la real fabbrica di Capodimonte, con l'intento di affrancarsi dalle produzioni straniere, in particolare francesi. I modellatori napoletani raggiunsero presto livelli di assoluta eccellenza, producendo una serie di opere raffinate, oggi conservate nel museo di Capodimonte e nella villa Floridiana[133]. Quest'antica tradizione è viva ancora oggi, grazie all'impegno di numerose fabbriche nate nella metà dell'Ottocento e tuttora operanti.

L'origine del secondo è ancora più antica, in quanto il presepio a Napoli era già citato in un documento del 1025, conservato nella Chiesa di Santa Maria del Presepe; molto anteriore, quindi, alla leggenda che vorrebbe il primo presepe realizzato da Francesco d'Assisi nel 1223. Nel corso dei secoli, l'arte del presepe si è intrecciata strettamente con il vissuto e l'immaginario napoletano sia colto, che popolare.[134] Il periodo di massimo splendore va fatto risalire alla fine del XVIII secolo, quando, grazie soprattutto alla passione dei Borbone di Napoli e della loro corte, esso raggiunse le più alte vette artistiche.[135] Luogo focale della tradizione presepiale è via San Gregorio Armeno, dove a tutt'oggi si tiene il mercato del presepe a partire dall'8 dicembre.

Da ricordare come importante esponente di entrambe le arti, il pittore e modellatore Francesco Celebrano.

Teatro

Opera napoletana

  Lo stesso argomento in dettaglio: Opera napoletana.
 
Teatro di San Carlo, uno dei più prestigiosi teatri del mondo

Il teatro è una delle più antiche e conosciute tradizioni artistiche della città, vedendo in Nerone le prime esibizioni avvenute nel teatro romano di Neapolis. Nel corso del Settecento vi fu il periodo più importante, quando fu costruito uno dei più importanti teatri d'Europa,[136][137] il real di San Carlo (il più antico d'Europa in attività[138] ed il più capiente in Italia)[136] e quando altri furono costruiti negli anni a seguire o anche prima del massimo napoletano.

«Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita. […] Non c'è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea.»

Erano quelli gli anni della Napoli capitale della musica[139] con il conservatorio cittadino che contribuiva allo sviluppo della scuola musicale napoletana.

Molti sono i teatri storici della città, tra i principali, oltre al San Carlo, vi sono il Mercadante che è il teatro stabile, il San Ferdinando, l'Augusteo, il Teatro Sannazaro, il Trianon, il teatrino di corte, il San Bartolomeo, il Salone Margherita, il teatro della Verzura, quello di villa Patrizi ed il teatro Bellini.

Grazie a questa secolare e duratura tradizione teatrale e al cospicuo numero di teatri in città, Napoli è stata scelta dal Governo come sede delle prime tre edizioni del Festival Nazionale del Teatro tenutesi nel triennio 2007-2009 e successivamente prorogato per i successivi tre anni.[140]

Teatro napoletano

  Lo stesso argomento in dettaglio: Teatro napoletano.
La maschera di Pulcinella
 

Pulcinella è la maschera napoletana per eccellenza, le cui origini sono state a lungo dibattute. Sulla scorta dei più recenti studi archeologici e filologici è tuttavia possibile affermare che essa è di origine Osca e trae le proprie radici dal personaggio di Maccus, protagonista delle antiche farse Atellane.[141]

I tratti caratteriali della maschera, che divenne protagonista della commedia dell'arte, furono codificati a Napoli nel XVI secolo dall'attore Silvio Fiorillo, mentre il suo costume moderno fu opera di Antonio Petito. Pulcinella ha la caratteristica di vivere di forti contrasti: è furbo e insolente, saggio e ingenuo, servo e gentile, vigliacco e spudorato.


Il teatro napoletano in senso stretto nasce con le opere celebrative alla corte aragonese di Jacopo Sannazzaro, a cavallo tra XV e XVI secolo.

I principali attori ed autori teatrali del XIX e XX secolo sono Antonio Petito, Raffaele Viviani, Vincenzo Torelli, Roberto Bracco, Eduardo Scarpetta (ideatore della "mezzamaschera" di Felice Sciosciammocca) ed i figli naturali di quest'ultimo, i fratelli De Filippo,[N 20] Eduardo, Titina e Peppino.

Eduardo è senza dubbio il più rilevante di tutti. Intraprese un'originale attività di scrittura e recitazione teatrale, volta a portare sul palcoscenico l'anima di Napoli e dei suoi abitanti, la "napoletanità" considerata come cartina di tornasole, attraverso cui evidenziare i caratteri fondamentali dell'umanità e della società contemporanea. Tra le sue commedie più importanti ricordiamo Napoli milionaria!, Il sindaco del rione Sanità, Natale in casa Cupiello, Filumena Marturano, Uomo e galantuomo, Non ti pago, L'arte della commedia e Questi fantasmi!. Fu stimato da Pirandello e le sue opere sono riportate in chiave moderna tutt'oggi, attraverso le riproposizioni cinematografiche o teatrali.

Tra gli autori contemporanei ci sono Roberto De Simone e il trio comico cabarettistico de La Smorfia composto da Enzo Decaro, Lello Arena e Massimo Troisi.

Musica

Composizione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Scuola musicale napoletana.
«Napoli è la capitale più musicale d'Europa, che vale a dire, del mondo intero!»
Domenico Scarlatti, uno dei più importanti esponenti della scuola musicale napoletana
Giovanni Paisiello è uno dei più importanti compositori d'opera del Classicismo
Giovanni Battista Draghi, detto Pergolesi, è uno tra i più importanti compositori di opere buffe e di musica sacra

Originata da una tradizione orale secolare, la musica napoletana assunse forma aulica nell'ambito della polifonia sacra e profana, a partire dal XV secolo e fino al XVII secolo.

L'evoluzione di cui sopra fu possibile grazie ai quattro prestigiosi conservatori di Santa Maria di Loreto, della Pietà dei Turchini, di Sant'Onofrio a Capuana e dei Poveri di Gesù Cristo, dai quali uscirono importanti compositori del panorama europeo, i quali contribuirono considerevolmente allo sviluppo dell'opera e diedero origine alla scuola musicale napoletana. Quest'ultima assunse un ruolo preminente nel campo della musica sacra e operistica europea dal XVII secolo in avanti, esprimendosi in musicisti come Domenico Cimarosa, Alessandro e Domenico Scarlatti, Francesco Durante, Giovan Battista Pergolesi, Nicola Porpora, Leonardo Leo, Giovanni Paisiello.[N 21]

La qualità e la quantità della musica prodotta a Napoli durante il periodo del classicismo è esemplificata da una lettera che il padre Leopold scrisse al figlio Wolfgang Amadeus Mozart nel 1778, nella quale egli comparava favorevolmente la scena operistica di Napoli rispetto a quella di Parigi circa le possibilità di emergere per un giovane compositore.[142]

I quattro conservatori della città furono unificati nel 1808 portando alla nascita il conservatorio di San Pietro a Majella dal quale passarono personalità quali Ruggero Leoncavallo, Riccardo Muti, Vincenzo Bellini, Saverio Mercadante, Salvatore Accardo e Nicola Antonio Zingarelli.

Tra i librettisti notevoli le figure di Salvadore Cammarano, il più importante del periodo romantico, e Andrea Leone Tottola. Tra i direttori d'orchestra di rilievo, spicca il già citato Riccardo Muti.

Canzone napoletana

La canzone napoletana si fonda su diversi secoli di storia, legata per lo più ad una diffusa tradizione orale. Tra le manifestazioni più antiche si annoverano i balli popolari della tarantella napoletana, più genericamente campana, nata nel corso del XVII secolo e denominata Tammurriata.

 
Il mandolino napoletano, appartenente alla famiglia dei cordofoni, è uno strumento musicale spesso associato a Napoli

Negli ultimi due secoli prende spazio la cosiddetta canzone classica napoletana, assurta a fenomeno storico nel corso delle annuali feste di Piedigrotta tra l'Ottocento e la prima metà del Novecento e con i successivi festival della canzone napoletana. Repertorio eseguito dai più grandi artisti internazionali e nazionali i cui testi provengono sostanzialmente da poesie dialettali di autori come Ernesto Murolo, Libero Bovio, Vincenzo Russo e Salvatore Di Giacomo, la canzone classica napoletana è divenuta simbolo della musica italiana. In questo contesto, il tenore Enrico Caruso emerse come l'inteprete più noto, ed un'icona della musica napoletana nel mondo.

Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, alcuni autori ed interpreti continuarono nel solco della tradizione classica, come ad esempio Roberto Murolo, ed Aurelio Fierro. Altri iniziarono invece a dare luogo a contaminazioni tra canzone napoletana ed italiana, avendo in Peppino di Capri e Massimo Ranieri alcuni tra i maggiori rappresentanti. Infine, il contatto dei musicisti napoletani con quelli americani, avvenuto durante l'occupazione statunitense della città, diede origine ad un ramo musicale a sé stante, in cui i motivi della tradizione si mescolarono con suoni provenienti dal miglior jazz americano e contemporaneamente con suoni arabi. Il padre di questa nuova onda musicale fu Renato Carosone.

È vasta la schiera di cantautori e musicisti che hanno dato e danno il loro contributo alla continuazione della tradizione musicale partenopea, si ricordano: Giuseppe Di Stefano, Domenico Modugno, Lucio Dalla, Claudio Villa, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli e tanti altri. Attivo da vari anni, presso la sede RAI di Napoli, è invece l'archivio sonoro della canzone napoletana.

Enrico Caruso, per la potenza e suggestione del suo timbro, è considerato il tenore per eccellenza
Renato Carosone, cantautore napoletano di successo, è considerato il padre partenopeo di un'onda musicale giunta in Italia subito dopo il secondo dopoguerra: il jazz

In epoca moderna la canzone napoletana ha visto mutare il proprio genere aprendo le porte ad altri generi musicali. Dal progressive rock degli Osanna a James Senese e i Napoli Centrale, Pino Daniele, Edoardo ed Eugenio Bennato, Consiglia Licciardi, Enzo Gragnaniello, 24 grana, Tullio De Piscopo, Enzo Avitabile, Tony Esposito e il violinista Lino Cannavacciuolo, sono solo alcuni dei musicisti "moderni" più famosi e apprezzati.

Dagli anni ottanta si è affermato il genere "neomelodico", tuttavia solo il pioniere Nino D'Angelo, Gigi Finizio e Gigi D'Alessio sono riusciti ad affermarsi a livello nazionale. Fondamentali nella musica partenopea degli ultimi vent'anni anche il reggae/dub degli Almamegretta (in cui fino al 2003 militava Raiz, che poi ha intrapreso la carriera solista) e i 99 Posse.

Altro fenomeno musicale storico di particolare interesse e protratto fino ai giorni nostri è infine la cosiddetta sceneggiata napoletana che si fonda sulla sceneggiatura di un intero spettacolo teatrale partendo da una canzone di argomento popolare. Furono determinanti nel suo sviluppo le rappresentazioni di Nino Taranto e più recentemente di Mario Merola.

Letteratura

«[…] fortunata e invidiabile Napoli, augusta reggia della cultura.»
Salvatore Di Giacomo, poeta in lingua napoletana e novelliere nero
Jacopo Sannazaro, illustre umanista partenopeo, cui è dedicata l'omonima piazza nei pressi di Mergellina

Nell'era dell'impero romano Napoli assunse un ruolo importante nel campo della letteratura con l'arrivo in città di uomini come Mecenate, Orazio e Virgilio. Quest'ultimo si formò in città e vi compose la maggior parte delle proprie opere,[143] tra cui alcune delle sue più importanti: le Bucoliche, le Georgiche e l'Eneide.

Il Trecento è il periodo dell'umanesimo, questa corrente partì dall'Italia e proprio in Napoli visse uno dei centri maggiori, diffondendosi poi in tutta l'Europa contemporanea. In Giovanni Pontano fu riconosciuta una delle più rilevanti personalità dell'Umanesimo napoletano, definizione questa attribuitagli da un altro illustre umanista partenopeo, Jacopo Sannazzaro, che nel corso del Quattrocento e fino ai primi decenni del Cinquecento fu protagonista nella scena letteraria italiana ed europea con importanti opere, su tutti il poema dell'Arcadia da cui successivamente prese il nome la omonima accademia romana.

Durante l'epoca barocca, a cavallo tra il XVI e XVII secolo invece fu il periodo di Giambattista Basile e Giulio Cesare Cortese, che posero le basi per la lingua napoletana ufficialmente riconosciuta. Fu istituita altresì l'Accademia degli Oziosi, luogo di incontro di intellettuali napoletani e spagnoli della prima metà del Seicento, fra i quali Francisco de Quevedo e Tommaso Campanella.[144]

L'Ottocento fu caratterizzato da un altro illustre arrivo in città, quello di Giacomo Leopardi, che qui compose poco prima di morire: La ginestra e le Paralipomeni della Batracomiomachia.

Tra l'Ottocento ed il Novecento, intanto, nascono le prime poesie in napoletano, utilizzate spesso come testi di canzoni, dando luogo alla canzone classica napoletana. Furono infatti gli anni di E.A. Mario, Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio, Ernesto Murolo, Vincenzo Russo, Cesare Andrea Bixio, Eduardo Di Capua e Edoardo Nicolardi. Tra i poeti vi furono anche Eduardo De Filippo e Totò.

Nell'epoca moderna, importanti scrittori napoletani sono: Luciano De Crescenzo, Erri De Luca, Roberto Saviano e Raffaele La Capria.

Filosofia

Benedetto Croce, filosofo storicista e liberalista

Fra l'80 ed il 40 a.C. Napoli, città greca, era un "centro naturale di vita culturale, letteraria ed artistica, (...) vera Atene d'Occidente" e divenne il "principale centro d'insegnamento e propaganda dell'epicureismo in Italia". Vi insegnavano l'asiatico Sirone (che vi ebbe come allievi Publio Virgilio Marone e Quinto Orazio Flacco) e Filodemo di Gadara.[145]

Il più importante pensatore medioevale operante a Napoli fu il teologo san Tommaso d'Aquino, il quale visse nel convento di San Domenico. San Tommaso fu in particolare esponente di primissimo piano della filosofia scolastica ed elaboratore della visione tomistica.[146]

Punto focale della filosofia napoletana del XVI secolo fu invece Giordano Bruno, anch'egli frate del convento di San Domenico, il quale elaborò una teologia dove Dio è intelletto e ordinatore di tutto ciò che è in natura, ma è nello stesso tempo Natura stessa divinizzata, in un'inscindibile unità panteistica di pensiero e materia.[146]

Nel vivace ambiente culturale napoletano del XVIII secolo emerse invece la personalità di Giambattista Vico, esponente di spicco dell'Accademia degli Investiganti, il quale ebbe modo di entrare in rapporto con il pensiero di Cartesio, Hobbes, Gassendi, Malebranche e Leibniz, anche se i suoi autori di riferimento risalivano piuttosto alle dottrine neoplatoniche, rielaborate dalla filosofia rinascimentale, aggiornate dalle moderne concezioni scientifiche di Francesco Bacone e Galileo Galilei e del pensiero giusnaturalistico. Nonostante la varietà dei suoi interessi, Vico non formulò un pensiero eclettico ma piuttosto un'originale sintesi tra una razionalità sperimentatrice e tradizione platonica e religiosa. Sulla stessa linea si muoverà il suo sodale Antonio Genovesi, il quale successivamente divenne titolare della prima cattedra di economia politica al mondo. Il giurista lucano Mario Pagano, personalità di spicco dell'illuminismo italiano, sarà invece l'iniziatore della «scuola storica napoletana del diritto»,[147] nonché un precursore del positivismo.[148]

Il più alto esponente del pensiero a Napoli tra l'Ottocento ed il Novecento fu invece Benedetto Croce, abruzzese di origini ma napoletano di adozione, principale ideologo del liberalismo novecentesco italiano ed esponente di spicco dello storicismo. Espressione moderna dello studio della filosofia a Napoli è l'istituto Italiano per gli Studi Filosofici, che raccoglie circa 300.000 volumi, tra cui numerosi originali, ed è stato definito dall'UNESCO come "senza pari al mondo".[149][N 22]

Scienza

Macedonio Melloni,
padre della
moderna vulcanologia
Renato Caccioppoli,
uno dei più influenti
matematici italiani
Domenico Cotugno,
insigne medico
della Scuola napoletana

A Napoli ha avuto origine la moderna scienza della vulcanologia, grazie alla prossimità del Vesuvio e dei Campi Flegrei alla città. Nel solco delle prime osservazioni dell'inglese William Hamilton, e grazie all'opera del fisico Macedonio Melloni, nel 1841 fu costruito l'Osservatorio vesuviano, il primo istituto scientifico di questo tipo al mondo.

Di notevole spessore la scuola matematica napoletana, che nel XVIII secolo ha annoverato nelle sue fila personalità come Nicola Fergola ed i suoi allievi Felice Giannattasio, Carlo Forti, Pietro Schioppa, Francesco Bruno, Luigi Telesio,[150] Vincenzo Flauti, Giuseppe Scorza e soprattutto Annibale Giordano il quale giovanissimo, nel 1787, pubblicò una generalizzazione del "problema di Pappo" (o di Castillon).[151] Nel XX secolo, la scuola è stata incentrata soprattutto intorno alla personalità di Renato Caccioppoli, il quale ha esercitato un'"influenza decisiva sullo sviluppo della analisi matematica in Italia".[152] Altri importanti studiosi di questa scuola sono i suoi allievi Carlo Miranda, Mario Curzio, Renato Vinciguerra, Donato Greco, don Savino Coronato.

L'astronomia napoletana ha raggiunto risultati di eccellenza soprattutto grazie all'Osservatorio astronomico di Capodimonte, fondato da Federico Zuccari.[153] Contributi fondamentali a questa scienza sono venuti da Giovanni Battista Della Porta, il quale descrisse, circa vent'anni prima che Galileo Galilei lo costruisse, i principi del telescopio.[154] Lo stesso Della Porta fu una delle figure scientifiche di maggior rilievo del XVI secolo, noto anche per i suoi studi di crittografia e scienze naturali. Francesco Fontana, costruttore di telescopi kepleriani, fu invece il primo a tracciare disegni della Luna, di Marte (del quale scoprì e descrisse la rotazione) e degli altri pianeti maggiori.[154]

Di rilievo anche la scuola botanica, rappresentata soprattutto da Michele Tenore, Domenico Cirillo, Vincenzo Petagna e Guglielmo Gasparrini. L'opera massima di Tenore, Flora Neapolitana, è tuttora un punto di riferimento degli studi botanici nell'Italia meridionale.[155] La scuola zoologica è invece rappresentata soprattutto da Oronzo Gabriele Costa, la cui scoperta nel golfo di Napoli e corretta classificazione tra i cordati dell'anfiosso Branchiostoma lanceolatum, consentì di individuare in questa categoria di animali l'anello di congiunzione tra invertebrati e vertebrati, avendo grandissima influenza sulla formulazione della teoria dell'evoluzione da parte di Charles Darwin. Di rilievo anche Giuseppe Saverio Poli, fisico e naturalista, eminente malacologo e scopritore delle vescicole interradiali del sistema acquifero degli echinodermi. La scuola mineralogica ha come esponenti di rilievo Matteo Tondi ed Arcangelo Scacchi, ancora oggi considerate eminenze di primo livello nell'ambiente scientifico internazionale.[156]

Rilevante infine anche la scuola medica, che vide in Domenico Cotugno il suo più alto rappresentante. Rettore dell'Università di Napoli, fu protagonista di importanti scoperte neurologiche, conseguite attraverso il metodo della dissezione. Studiò inoltre le cause del vaiolo, sostenendo la vaccinazione jenneriana, ed introdusse a Napoli misure profilattiche contro la tubercolosi già all'inizio del XIX secolo. Di grande rilievo anche Luigi Ferrarese, massimo esponente italiano della dottrina frenologica, il quale diede un impulso notevole agli studi europei in questo settore;[157] Giuseppe Moscati, successivamente divenuto santo, autore di ricerche pionieristiche sulle reazioni chimiche del glicogeno; Antonio Cardarelli, luminare della semeiotica e scopritore del cosiddetto Sintomo di Cardarelli; e Giovanni Ninni, pioniere della chirurgia cardiaca, uno dei primi in Italia a suturare il cuore ed il primo a suturare il pancreas.[158] A Napoli è nata la scienza dell'anatomia comparata grazie al medico Marco Aurelio Severino, autore della Zootomia democritea, primo trattato generale al mondo su questa materia.[159]

Cinema

Sophia Loren, cresciuta a Pozzuoli, è considerata una delle attrici più celebri della storia del cinema
Antonio de Curtis, in arte Totò, il "principe della risata": un'altra grande maschera napoletana

Nei primi anni del Novecento sorsero proprio a Napoli, nel quartiere Vomero alcune tra le prime case di produzione cinematografica italiane. La prima in città fu la Partenope Film (originariamente Fratelli Troncone & C.), di Guglielmo, Vincenzo e Roberto Troncone, nata nel 1906, fu attiva per circa vent'anni, con sede e teatri di posa in via Solimena.

Nel 1915 venne fondata ufficialmente la Polifilms del cav. Giuseppe Di Luggo. La società, nata nel 1912 come società di distribuzione cinematografica con il nome De Luggo & C., nel 1914 venne trasformata in una manifattura cinematografica, denominata originariamente Napoli Film, con sede e teatro di posa in via Cimarosa.

Nel 1919 la Polifilms in difficoltà economiche cedette i suoi impianti e teatri di posa a Gustavo Lombardo, già titolare della società di distribuzione SIGLA (Società Italiana Gustavo Lombardo Anonima), il quale diede vita alla Lombardo Film, la futura Titanus.

Napoli è inoltre stata ampiamente rappresentata nella cinematografia nazionale e internazionale: grandi registi si sono succeduti negli anni, a partire dai Fratelli Lumiere che nel 1898 effettuarono alcune delle loro prime riprese sul lungomare di Napoli (rendendola di fatto una delle città con la testimonianza cinematografica più antica), passando attraverso gli anni sessanta e settanta con i film di Mario Monicelli, Roberto Rossellini, Pier Paolo Pasolini, Vittorio De Sica, Ettore Scola, Nanni Loy, Dino Risi e tanti altri, fino ad arrivare ai giorni nostri con Massimo Troisi, Giuseppe Tornatore, Gabriele Salvatores, Matteo Garrone e John Turturro. Tra i più importanti film ambientati a Napoli vi sono: Paisà, Viaggio in Italia, L'oro di Napoli, Il giudizio universale, La baia di Napoli, Matrimonio all'italiana, Ieri, Oggi, Domani e Carosello napoletano, vincitore del Prix International 1954 al festival di Cannes.

Media

Di seguito viene riportato l'elenco dei media di diffusione fruibili a Napoli:

File:Stub editoria.png Giornali File:Stub radio.png Radio   Soap opera e fiction   Canali regionali

Tra i giornali partenopei, infine, è possibile citare anche le edizioni napoletane di

Gastronomia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina napoletana.
 
L'alimento napoletano più conosciuto nel mondo e simbolo della cucina italiana: la pizza

La cucina napoletana rappresenta un'identità culturale inconfondibile per la città partenopea ed è strettamente collegata alle vicende storiche e culturali della città. La stessa rappresenta all'estero uno dei più conosciuti simboli del "made in Italy".[160]

Il campionario della cucina vanta piatti come la pizza napoletana, gli spaghetti alle vongole, la pasta al ragù napoletano, la parmigiana di melanzane, gli gnocchi alla sorrentina e tanti altri. La cucina raggiunge inoltre un sostanziale equilibrio tra piatti di terra (pasta, verdure, latticini) e piatti di mare (pesce, crostacei, molluschi) e, ancora, grazie alle varie dominazioni ricevute, principalmente quella francese e quella spagnola, si è delineata nel tempo una netta distinzione tra quella che è definibile come "cucina aristocratica", caratterizzata da piatti con ingredienti ricchi (questi i casi dei timballi, del sartù di riso ecc.) ed una "povera", legata ad ingredienti come cereali, legumi, verdure (questi i casi della pasta e fagioli, degli spaghetti aglio e olio, spaghetti alla puttanesca ecc.).

Celeberrima è anche la tradizione dolciaria napoletana. Tra le diverse specialità la più nota è probabilmente la sfogliatella; vi sono poi il babà e le zeppole, che a Napoli possono essere fritte o al forno. Ci sono poi dolci legati a festività, come la pastiera Pasquale; a Natale invece ci sono gli struffoli mentre a Carnevale le chiacchiere.

Giocano un ruolo importante nella preparazione dei piatti anche i prodotti tipici del circondario napoletano, come la pasta locale, l'utilizzo della mozzarella di bufala campana, del pomodorino vesuviano o San Marzano, i friarielli e diversi altri ancora.

Persone legate a Napoli

  Lo stesso argomento in dettaglio: (usare il Template:Vedi categoria).

Eventi

Geografia politica

Tessuto urbano e popolazione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Area metropolitana di Napoli.
File:Napoli, satellite.jpg
Area metropolitana di Napoli

Secondo i dati dell'ultimo censimento ISTAT, il comune di Napoli ha una popolazione di 962.000 abitanti, pari a oltre un sesto dell'intera popolazione regionale e quasi un terzo di quella della sua provincia. Tuttavia bisogna tener presente che la struttura urbana è cresciuta nel tempo ben oltre i confini amministrativi e quindi per parlare di città in senso completo, significa considerare l'intera area napoletana, oggi caratterizzata da un forte fenomeno di suburbanizzazione che ha visto il trasferimento di molti abitanti del capoluogo verso i comuni dell'area metropolitana[161] creando una conurbazione che si è ormai estesa in tutta la provincia partenopea.[162] Gli urbanisti infatti chiamano l'intero territorio urbanizzato Grande Napoli,[163] quest'ultimo caratterizzato da una densità abitativa di 2.630 ab/km², la più elevata tra le aree metropolitane italiane e tra le prime del vecchio continente. In ottemperanza alle decisioni approvate dal Consiglio dei ministri il 6 luglio 2012 nell'ambito della legge sulla spending review, la provincia di Napoli cesserà di esistere a partire dal 1º gennaio 2014, venendo sostituita dalla istituenda Città metropolitana di Napoli il cui territorio coinciderà con quello della provincia soppressa.[164]

Per il resto, Napoli ha una popolazione piuttosto giovane (il 19% della popolazione risulta sotto i 14 anni, mentre, il 13% ha più di 65 anni),[165] un tasso di natalità più elevato rispetto ad altre zone dell'Italia[165] e un numero di immigrati relativamente basso.[166]

Inoltre, i quartieri più popolosi sono quelli corrispondenti al territorio dei casali aggregati in epoca murattiana (Vomero, Arenella, Fuorigrotta, Bagnoli, Piscinola) e nel periodo fascista (Barra, Chiaiano, Marianella, Pianura, Soccavo, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio, San Pietro a Patierno, Miano, Secondigliano e Scampìa). La sovrappopolazione di tali zone, che hanno da sole i due terzi della popolazione della città, è dovuta principalmente alla scelta politica, poi rivelatasi fallimentare, di individuare in quei luoghi le aree in cui realizzare gli agglomerati ex legge 167/1962 (edilizia residenziale pubblica) e legge 219/1981 (edilizia residenziale pubblica per i terremotati del 1980).

Di seguito viene riportata una tabella che mette a confronto i dati demografici del solo comune di Napoli e dell'Italia:

Napoli
Italia
Densità abitativa
8 157,79 ab./km²
202,00 ab./km²
Tasso di natalità
10,46 nascite ogni mille abitanti
9,45 nascite ogni mille abitanti
Immigrati
1,5 % della popolazione
7,5 % della popolazione

Suddivisioni amministrative

 
Le dieci municipalità di Napoli
  Lo stesso argomento in dettaglio: Municipalità di Napoli e Quartieri di Napoli.

Fino al 2006, i 30 quartieri formavano 21 circoscrizioni. Con una serie di delibere del consiglio comunale, ai sensi della legge 142/1990 e della riforma del titolo V dell'articolo 114 della costituzione italiana, che impone l'abolizione della provincia e la nascita della città metropolitana, il comune è stato quindi suddiviso in 10 municipalità di circa centomila abitanti, in attesa della normativa del nuovo ente che sarà costituito entro il 1º gennaio 2014.[167]

Ogni municipalità ha un presidente eletto direttamente dal corpo elettorale, una giunta ed un consiglio municipale di 31 consiglieri, il territorio della città metropolitana invece coinciderà con quello della provincia soppressa. Gli organi del nuovo ente saranno il consiglio e il sindaco metropolitano. I membri del consiglio sono eletti tra i sindaci dei comuni dell'area.

Economia

Quadro economico[168]
Settore %
Servizi pubblici 30,7
Attività manifatturiera 18
Commercio 14
Costruzione edilizia 9,5
Trasporti 8,2
Agricoltura 5,1
Settore alberghiero 3,4

L'economia cittadina, dall'Unità d'Italia ad oggi, ha visto sempre l'alternarsi di periodi di relativa crescita a periodi di decadimento, senza avere tuttavia mai un reale e definitivo decollo.

Settore primario

Agricoltura

In questo settore l'occupazione si mantiene stabile nonostante la carenza d'investimenti, specialmente nel capitale fisso.[169] Nell'ambito partenopeo continua la tradizione delle ciliegie,[170] la sagra della "mela annurca" e l'eccellenza dei vitigni nei Campi Flegrei.[171]

Artigianato

Al 2003 le imprese registrate alla Camera di Commercio erano 254833. Dal 1998 al 2003 il tasso di crescita è stato del 2,09%, mentre quelle cessate sono state 11721. Le attività più diffuse sono quelle relative al mercato immobiliare, informatica, ricerca ed imprenditoria.[172] Buono anche il saldo dell'imprenditoria femminile che rappresenta circa un quarto del totale.[172] Un boom, invece, è costituito dagli imprenditori extracomunitari, specialmente quelli di origine asiatica, con un tasso di crescita di oltre il 200%.

Prestigiosa è inoltre l'arte presepiale, la lavorazione di ceramiche e porcellane, il settore tessile e dell'abbigliamento ed infine la produzione dei gioielli con corallo e cammei incisi su conchiglia, di quest'ultima la manifattura napoletana della vicina Torre del Greco, rappresenta quasi monopolio della produzione mondiale.[173]

Settore secondario

 
Il Centro Direzionale (spesso abbreviato in CDN) è il maggiore centro finanziario cittadino, realizzato nella seconda metà del XX secolo su progetto del giapponese Kenzo Tange

Già prima dell'Unità d'Italia a Napoli nacque il primo grande complesso metalmeccanico di Pietrarsa, che conobbe un notevole sviluppo industriale ed economico nel successivo ventennio: basti pensare che al 1860 era il maggior stabilimento metalmeccanico italiano.

Tuttavia, dopo l'Unità, lo stabilimento conobbe una fase di lento declino sino alla cessazione dell'attività produttiva verso il 1880, mantenendo comunque, fino al 1975, l'attività di manutenzione e riparazione di locomotive e locomotori.

Nell'ambito della città erano presenti anche altri opifici metalmeccanici[N 25] In ogni caso, per sottolineare l'importanza economica della città basti pensare che la provincia di Napoli aveva ancora nel 1871, a 10 anni dall'annessione, un indice di industrializzazione superiore a quello di Torino.[174] Napoli era inoltre sede della Borsa, della Zecca e del Banco delle Due Sicilie.

In seguito, un forte impulso allo sviluppo industriale si ebbe in città con la legge speciale del 1904, quando furono create le due zone industriali, rispettivamente a oriente e a occidente della città. Questo, più o meno coincise con il rafforzamento della funzione commerciale che fu provocato dall'intensificazione dell'attività portuale, a sua volta derivante dalla grande ondata migratoria dell'ultimo decennio dell'Ottocento e del primo decennio del Novecento.

L'Italsider di Bagnoli, prima e dopo la dismissione degli stabilimenti

Di effettivo avvio all'industrializzazione nel retroterra napoletano, sebbene la città non abbia mai vissuto pienamente una vera e propria fase di sviluppo industriale, si può parlare solo durante il periodo del boom economico degli anni sessanta. Un altro forte impulso al comparto industriale, con nuovi impianti nel campo della siderurgia, dell'industria metalmeccanica e petrolchimica, in particolare nella periferia orientale e settentrionale della città, si è avuto alla fine degli anni settanta. Nei decenni successivi, la crisi irreversibile dell'industria di stato, unita ad un generale processo di deindustrializzazione, nonché alla concorrenza dei mercati emergenti ha portato alla chiusura o, nei casi migliori, alla riconversione un gran numero di aziende (emblematico, anche se non isolato, il caso dell'Italsider di Bagnoli, o la riconversione dell'ex Olivetti di Pozzuoli). L'ultimo grande polo produttivo dell'area metropolitana sopravvissuto alla crisi industriale è quello di Pomigliano d'Arco, sviluppatosi attorno agli stabilimenti Fiat e Alenia, con un indotto che fa sentire i suoi effetti in tutto il territorio.

Rimangono comunque presenti ancora numerose attività industriali nel campo siderurgico, metalmeccanico e petrolchimico, accanto alle quali sono fiorite diverse piccole e dinamiche realtà di società di servizi alle imprese, progettazione e consulenza (con un'alta concentrazione in particolare nel Centro Direzionale di Napoli) che sfruttano sia i mercati industriali presenti sul territorio che quelli tradizionali del nord Italia. Rilevante anche il settore dell'industria alimentare, meccanico ed elettrotecnico. Napoli oggi risulta la quarta città per movimento economico, dopo Milano, Roma e Torino.[175]

Nonostante questi brevi periodi di miglioramenti l'occupazione non ha mai raggiunto un livello stabile o adeguato alle necessità cittadine: oggi uno dei motivi è la presenza di infiltrazioni camorristiche che rendono difficile la nascita di nuove imprese e quindi di attrarre investimenti; tuttavia le attività illegali napoletane hanno un'ingente ripercussione sull'economia nazionale, anche grazie agli scambi commerciali con la Cina, non senza ripercussioni negative sulle strutture sociali e ambientali cittadine: per contrastare questo fenomeno vengono attuati maggiori controlli, soprattutto nell'area portuale.

Settore terziario

La mancanza di un vero e proprio sviluppo industriale ha determinato l'affermarsi di punti di forza differenti che hanno configurato la città come importante centro del terziario, soprattutto nei campi: commerciale, amministrativo, finanziario, oltre a quello culturale, sempre storicamente rilevante, nonché quello editoriale. Il porto della città è uno dei principali scali marini d'Italia, nonché un'importante voce di reddito per la città (il secondo al mondo, dopo quello di Hong Kong, per scalo passeggeri).[176]

Oltre ad ospitare fra centro e agglomerato urbano un importante nodo ferroviario e stradale (Napoli è il capolinea dell'Autostrada del Sole), la città, nell'ultimo decennio, ha investito anche su un ambizioso programma di lavori pubblici molto articolato, che ha posto le basi del sistema metropolitano su scala cittadina e regionale.

Il flusso turistico, in netto aumento dal dopo emergenza rifiuti, vede in Napoli e nella sua provincia raccogliere più della metà dei turisti dell'intera regione.[177]

Di particolare interesse turistico è anche la tradizione artigianale napoletana che vede nel periodo natalizio il suo apice, con la consueta mostra dell'arte presepiale napoletana a via San Gregorio Armeno.

Infrastrutture e trasporti

Strade

Rete stradale napoletana
Numero Strada Lunghezza
(km)
1  Napoli-Milano
via Roma, Firenze, Bologna
759
2  Napoli-Reggio Calabria
via Salerno, Cosenza
494
3  Napoli-Canosa di Puglia
via Benevento, Avellino
172
4  Tangenziale
via Capodichino, Vomero, Fuorigrotta
20
4  Via Superstrada
Asse perimetrale Pianura-Soccavo-Vomero
4
5  Asse mediano
facente parte della Strada statale 162 della Valle Caudina
33
6  Strada statale 162 dir del Centro Direzionale
via Centro Direzionale, Pomigliano d'Arco, Acerra
14
7  Asse perimetrale Melito-Scampia 8
Totale
1504

Dalla città si dipartono l'autostrada del Sole (A1) verso nord, la A3 verso sud e la A16 verso l'Adriatico.

La tangenziale di Napoli, ufficialmente autostrada A56, scorre lungo la parte interna della città, attraversandone le colline con varie gallerie; l'asse viario, interamente a pedaggio a forfait[N 26] collega i quartieri collinari (che sarebbero altrimenti difficili da raggiungere con le strade urbane) con i quartieri occidentali e orientali cittadini.

Ancora, esistono ottimi collegamenti con la periferia come l'Asse mediano, la strada statale 162 dir del Centro Direzionale e la circumvallazione esterna. Quest'ultima è una strada provinciale che circonda la città sul suo bordo più esterno ed è costellata di raccordi per tangenziale, autostrade e comuni limitrofi.

Ferrovie

Napoli è il principale nodo ferroviario dell'Italia meridionale, essendo raggiunta da alcune delle principali linee ferroviarie italiane: la Roma-Napoli, la Napoli-Foggia e la Napoli-Salerno. Con l'alta velocità, è possibile raggiungere comunque anche città quali Roma, Firenze, Bologna, Torino, Milano o Venezia.

La stazione ferroviaria di Napoli Centrale è il principale scalo ferroviario della città e dell'Italia meridionale ed è la sesta stazione italiana per flusso di passeggeri. Posta in piazza Garibaldi, la prima stazione era stata costruita nel 1886 su progetto dell'urbanista Errico Alvino; la stazione ottocentesca, tuttavia, fu abbattuta nel secondo dopoguerra per far posto al nuovo fabbricato viaggiatori, arretrato di 250 metri rispetto all'originale, progettato nel 1954 da un team di architetti ed ingegneri, tra cui spicca la figura di Pierluigi Nervi.[178]

Altre due stazioni, Mergellina e Campi Flegrei del passante ferroviario di Napoli, sono state impiegate fino al 2009 per fermata dei treni Eurostar; ora sono attraversate esclusivamente dai treni della Linea 2 della metropolitana. [179]

Porti

  Lo stesso argomento in dettaglio: Porto di Napoli.
 
Il porto di Napoli, uno dei più importanti d'Europa, si estende per alcuni chilometri dal centro della città verso i quartieri orientali

Il porto di Napoli (di cui fa parte il molo Beverello) è uno dei più importanti della penisola, primo in assoluto per numero di passeggeri totali: oltre 9 000 000 nel 2006[180] (secondo al mondo dopo Hong Kong)[181] secondo dopo Civitavecchia per numero di croceristi previsti per il 2007 (1 250 000) insieme a Venezia,[182] tra i maggiori anche come traffico merci con oltre 22 milioni di tonnellate di merci e circa 440 000 container nel 2005.[180]

Aeroporti

  Lo stesso argomento in dettaglio: Aeroporto di Napoli-Capodichino.

L'aeroporto di Napoli-Capodichino, si trova a soli 4,5 km circa dal centro cittadino,[183] precisamente nell'area di San Pietro a Patierno e Casoria, sebbene limitato nel suo sviluppo proprio perché collocato in una zona densamente abitata, è stato nel 2011 l'ottavo aeroporto d'Italia per numero di passeggeri.[184]

L'area attualmente occupata dall'aeroporto di Capodichino era nota in precedenza come Campo di Marte, in quanto in epoca borbonica vi si svolgevano le esercitazioni militari dell'Esercito delle Due Sicilie. La storia dello scalo aereo ha inizio nel 1910, quando in quello che fu denominato Aeroporto Militare del Campo di Marte, si tenevano esibizioni e parate aeree.[185] Successivamente, durante la seconda guerra mondiale, l'aeroscalo fu intensamente impiegato dalla Regia Aeronautica come base dei caccia a difesa di Napoli; e successivamente dalla statunitense United States Army Air Forces per la campagna d'Italia. Nel dopoguerra, ed ancora oggi, ha continuato ad essere utilizzato in chiave militare sia da parte dell'Aeronautica Militare Italiana che dalla US Navy. Accanto alle operazioni militari, andate scemando nel tempo, si sono sviluppate le attività di aviazione civile, che vedono in Napoli uno degli scali italiani di riferimento, status confermato il 29 gennaio 2013 con il suo inserimento nella lista dei 31 aeroporti di interesse nazionale.[186]

Mobilità urbana

  Lo stesso argomento in dettaglio: Trasporti a Napoli e Metropolitana di Napoli.
Le stazioni dell'arte, connubio napoletano tra i trasporti e l'arte[187]

Le stazioni dell'arte nascono da un progetto per rendere, attraverso un percorso innovativo del tutto nuovo in ambito metropolitano, gli ambienti belli, efficienti e confortevoli.

A tal proposito, le stazioni vengono arricchite con pregiate opere di arte contemporanea: basti pensare che lo scalo di Materdei ospita installazioni di LeWitt, mentre la stazione di Toledo (raffigurata nell'immagine e considerata la più bella stazione della metropolitana in Europa)[188] accoglie creazioni di William Kentridge.


Napoli dispone di una capillare rete di trasporti pubblici, la cui tariffazione è gestita dal Consorzio UnicoCampania, che serve non solo l'intera area urbana bensì anche gran parte dell'area metropolitana.

La rete poggia innanzitutto su 2 linee di metropolitana, (la linea 1 o "collinare"), la metropolitana leggera (la linea 6) e 4 funicolari gestite da Metronapoli;[188] a queste si aggiungono la storica Metropolitana Fs oggi linea 2 e le tratte ferroviarie urbane di Circumvesuviana, Circumflegrea e Cumana. I progetti prevedono ulteriori prolungamenti delle linee esistenti e la costruzione di nuove linee, con parcheggi di interscambio nelle zone periferiche e comprensiva di più di 100 stazioni (al momento 64) su tutta la superficie comunale.[189]

Oltre alla rete su ferro, sono presenti anche tre ascensori (Chiaia, Sanità, Acton), una rete tranviaria (che mette in comunicazione il porto, la stazione Centrale e la periferia orientale) e un'estesa rete di autobus; riguardo a quest'ultima, la flotta dell'ANM, che conta più di 1 000 veicoli[N 27] effettua più di 500 000 passaggi giornalieri essendo in servizio su circa 130 linee.[190]

Nel capoluogo campano vi è anche una pista ciclabile, inaugurata nel 2013, che ha inizio nel quartiere di Bagnoli, passa per Fuorigrotta e termina a Mergellina.[191][192]

Amministrazione

Sindaci

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sindaci di Napoli.

Per la cronotassi dei sindaci succedutisi dal 1806 in avanti, si rimanda alla voce specifica. Il sindaco in carica dal 1º giugno 2011 è Luigi de Magistris del Movimento Arancione.

Consolati

La città è sede di 86 consolati[193] concentrati soprattutto nei quartieri Chiaia, Posillipo, Mergellina, Vomero e Porto. Nel 1796 a Napoli, capitale del Regno delle Due Sicilie, nacque la prima ambasciata americana nella penisola italiana (settima nel mondo).[194][195]

Gemellaggi

  Lo stesso argomento in dettaglio: Città gemellate con Napoli.

Sport

  Lo stesso argomento in dettaglio: Sport a Napoli.

Quadro generale

 
Diego Armando Maradona, ex calciatore argentino che ha militato nella S.S.C. Napoli dal 1984 al 1991. Oggi è considerato da molti esperti il più grande calciatore di tutti i tempi.[196]
 
Napoli ha ospitato numerose volte le edizioni dell' America's Cup; nell'immagine, del 2012, sono state riprese le vele (tra le quali è ben evidente anche la Luna Rossa italiana) mentre navigano, con il Castel dell'Ovo e il Vesuvio sullo sfondo
Maggiori società sportive di Napoli
  • Calcio
Società Sportiva Calcio Napoli, Serie A
Internapoli Football Club
Napoli Calcio Femminile, Serie A (calcio femminile)
  • Calcio a 5
Società Sportiva Napoli Calcio a 5, Serie A2
Napoli Barrese Calcio a 5, Serie A
  • Beach soccer
Napoli Beach Soccer, Serie A (beach soccer)
  • Pallacanestro maschile
Nuova Pallacanestro Napoli, Serie B Dilettanti
Società Sportiva Basket Napoli[N 28]
Partenope Napoli Basket, Serie C regionale
  • Pallacanestro femminile
Napoli Basket Vomero, Serie A1 (pallacanestro femminile)
  • Pallanuoto maschile
Circolo Nautico Posillipo, Serie A1 (pallanuoto maschile)
Circolo Canottieri Napoli, Serie A2 (pallanuoto maschile)
Rari Nantes Napoli, Serie A2 (pallanuoto maschile)
Associazione Sportiva Acquachiara, Serie A1 (pallanuoto maschile)
  • Pallavolo femminile
Centro Ester Pallavolo, Serie B2
  • Rugby
Partenope Rugby, Serie B di rugby a 15
Società del Tiro a Segno Nazionale
Impanti sportivi principali
Manifestazioni sportive

Note

Annotazioni

  1. ^ Il detto «Vedi Napoli e poi muori» è stato elaborato da un poeta che intendeva sottolineare quanto fosse rilevante il patrimonio artistico e culturale partenopeo che è indispensabile vederla almeno una volta prima di morire.
  2. ^ A seconda delle varie stime, l'area metropolitana di Napoli, analizzata da un punto di vista prettamente urbanistico, comprende tra i 2 200 000 e i 5 000 000 abitanti; la cifra cambia a seconda dei dati a cui si fa riferimento: dati ISTAT [1], ONU [2], Svimez (4 434 136), OECD [3], Worldatlas - U.S. Census Bureau [4], World Gazetteer, CENSIS (4 996 084)
  3. ^ Il toponimo letteralmente significa "abitatori di caverne".
  4. ^ Quest'ultimo toponimo significa letteralmente "rupe scavata da grotte".
  5. ^ Un paleosuolo caratterizzato da tracce di arature incrociate, associate ad alcuni frammenti ceramici riferibili alla facies di Diana.
  6. ^ Un'industria tessile particolarmente apprezzata era quella del lino, per il quale i commercianti arabi garantivano un'ampia importazione dall'Egitto.
  7. ^ Ampiamente conosciuto anche nell'Oriente islamico, dove il condottiero macedone fu identificato nel coranico Dhū l-Qarnayn, "Quello delle due corna", per merito del bibliofilo arciprete Leone, che consentirà la successiva traduzione dell'opera in lingua latina e il suo considerevole successo.
  8. ^ Dopo l'unificazione, il Banco delle Due Sicilie fu rinominato Banco di Napoli.
  9. ^ Secondo Indro Montanelli questa frase Michele Bianchi l'avrebbe detta a Dino Grandi, appena rimpatriato da una missione diplomatica all'estero.
  10. ^ Si tratta di due culti molto frequenti nella Napoli greco-romana, il primo riferito ad Apollo che si celebrava nei pressi dell'attuale via Duomo, il secondo a Demetra il quale santuario si ergeva presso l'attuale Sant'Aniello a Caponapoli.
  11. ^ I suddetti fondi serviranno, infatti, anche per altre opere strategiche come i lavori per la nuova metropolitana ed il riassestamento dell'area della Mostra d'Oltremare.
  12. ^ L'aspetto attuale del Castel Nuovo, tuttavia, è dovuto ai rifacimenti della dinastia aragonese: quest'ultimi infatti lo ricostruirono completamente, aggiungendo anche altre sculture come il maestoso arco trionfale, capolavoro del rinascimento napoletano.
  13. ^ Secondo la tradizione, l'apostolo Pietro celebrò la prima messa in Italia nella basilica di San Pietro ad Aram, luogo di proprietà di Sant'Aspreno, da lui ordinato primo vescovo di Napoli.
  14. ^ A Napoli sono presenti cinque catacombe: le catacombe di San Gennaro, di San Severo, di Sant'Efebo, di Santa Maria della Vita e le catacombe di San Gaudioso.
  15. ^ Un elenco (seppur parziale) dei martiri napoletani si trova nel Chronicon Episcoporum Neapolitanorum, la più antica fonte per la storia della Chiesa di Napoli.
  16. ^ L'apertura di queste due moschee è dovuta a causa di una forte presenza della comunità islamica partenopea in territorio campano: nel 1997 i musulmani in Campania contavano circa 15.000 presenze.
  17. ^ Ciononostante, alcuni di questi simboli vengono associati anche ad altri luoghi italiani: vedasi a proposito la pizzica salentina.
  18. ^ Purtroppo, la quasi totalità della struttura che ospitava Città della Scienza è stata distrutta da un incendio di natura dolosa divampato la sera del 4 marzo 2013.
  19. ^ Tra questi, è possibile citare:
    • Un Capo dell'European Union Military Committee;
    • Due Capi di Stato Maggiore Generale
    • Quattro Capi di Stato Maggiore dell'Esercito;
    • Due Capi di Stato Maggiore della Marina;
    • Un Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica;
    • Due Comandanti generali della Guardia di Finanza (nonché due Vicecomandanti);
    • Otto Vicecomandanti dell'Arma dei Carabinieri e
    • Due Direttori Generali dei Servizi di Informazione.
  20. ^ De Filippo era il cognome della madre, la sarta teatrale Luisa De Filippo.
  21. ^ L'intero patrimonio del Settecento musicale napoletano è quasi del tutto inedito: oltre 150 biblioteche nel mondo ne conservano i manoscritti. L'Istituto Internazionale per lo studio del Settecento musicale napoletano si occupa di ricercare, studiare e diffondere la musica della scuola napoletana del Settecento
  22. ^ L'Istituto, storicamente ubicato nel palazzo Serra di Cassano, attraversa in questo momento un periodo di grave difficoltà. Il suo unico sostenitore e finanziatore, l'avvocato Gennaro Marotta, non è stato più in grado di pagare l'affitto dei locali, ed i preziosi volumi, sfrattati, sono stato ricoverati in un magazzino di Casoria.
  23. ^ Il quotidiano Il Mattino è stati fondato nel 1892 da Eduardo Scarfoglio e Matilde Serao. Esso risulta essere tra i primi giornali in città per numero di copie e diffusione dei lettori (dati ADS).
  24. ^ Un Posto al Sole è la prima soap prodotta in Italia, nonché la più longeva fiction italiana. Prodotta da Rai Fiction, essa viene trasmessa su Rai 3 dal 1996.
  25. ^ Tra gli stabilimenti metalmeccanici che sono rimasti aperti nonostante la crisi postunitaria (che comunque influì negativamente sui loro affari), è possibile citare la Guppy & Pattison alla Taverna delle Carcioffole, la Zino & Henry al Ponte della Maddalena, nonché, specificamente per le necessità della Marina e l'Arsenale che dal 1852 disponeva del primo bacino di carenaggio in muratura nel Mediterraneo.
  26. ^ Il termine a forfait indica che il prezzo del pedaggio da pagare per entrare nella A56 (di 0,90 €, 300 lire all'inaugurazione) è indipendente dalla distanza percorsa.
  27. ^ Vi sono circa trenta tipologie di autobus. Ciò è dovuto alla particolare morfologia e struttura edilizia della città di Napoli, che spesso presenta vicoli stretti (soprattutto nel centro antico) e strade ripide. A questo proposito, sono state adottate soluzioni alternative come mini-bus, che riescono agevolmente ad accedere nei vicoli e nelle strade più strette, e bus con un punto di snodo al centro, capaci di portare il doppio dei passeggeri senza andare incontro a ostacoli dovuti all'eccessiva lunghezza del mezzo.
  28. ^ La Società Sportiva Basket Napoli è stata dapprima radiata dai campionati nazionali e in seguito sciolta.

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