Quercus pyrenaica

specie di pianta della famiglia Fagaceae

La quercia dei Pirenei (Quercus pyrenaica Willd.), detta in spagnolo melojo[1], è una piccolo albero della famiglia delle Fagacee.[2]

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Quercia dei Pirenei

Quercus pyrenaica
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseHamamelidae
OrdineFagales
FamigliaFagaceae
GenereQuercus
SottogenereQuercus
SpecieQ. pyrenaica
Nomenclatura binomiale
Quercus pyrenaica
Willd.
Sinonimi

L'epiteto specifico pyrenaica, che si deve al botanico tedesco Carl Ludwig von Willdenow (1765-1812), è in realtà molto poco appropriato, in quanto la sua presenza sui Pirenei e scarsa ed il suo areale si estende a tutta la penisola iberica, alla Francia e al Marocco settentrionale.[3] von Willdenow basò la sua descrizione di questa specie su campioni di un erbario che gli giunsero con un'etichetta che attribuiva erroneamente proprio questa provenienza, e tale denominazione resta tuttora valida in base alle regole di nomenclatura botanica.

Descrizione

La sua morfologia è ampiamente colonnare, non arriva a raggiungere i 25 metri e il suo sviluppo è lento, sopporta bene la siccità, come pure le gelate ed è poco longeva. Nei suoli poveri si trova frequentemente sotto forma di alberello.[4]

Come tutte le specie del genere Quercus si ibrida facilmente con altre specie congeneri, il leccio e la sughera, dando individui con caratteri intermedi.

Il suo tronco, diritto o tortuoso, solitamente ha una forma molto irregolare, ramificandosi dalla base, sebbene dopo perda i rami più bassi. La corteccia è liscia e di colore verde grigiastro fino ai due o tre anni, poi cambia in un grigio più scuro e a partire dai 25 anni diventando grossa, incomincia a screpolarsi longitudinalmente prendendo una colorazione bruna-grigiastra.

L'apparato radicale è formato da una potente radice principale dalla quale crescono numerose radici laterali prossime alla superficie del suolo. Questi stoloni producono lievi germogli con sviluppo diseguale. Se il tronco principale viene abbattuto, questi germogli si sviluppano abbondantemente coprendo ampie superfici.

Di chioma lobulata o semisferica, tortuosa e chiara, ha foglie con un corto picciolo (fino a 25 mm) e un lembo pennatifido o pennatipartito attraversato da 4-8 paia di lobi laterali profondi, stretti e irregolari, che arrivano molto vicino alla nervatura media. Misurano da 7 a 16 cm di lunghezza, e al nascere hanno un attraente colore cremisi; sono coperte da ambo i lati di abbondanti peli stellati che nella faccia superiore tendono a perdersi, dandole un color cenerognolo al rovescio e più verde sul lato superiore (talvolta si confonde il melojo con la roverella dovuto al fatto che le foglie di quest'ultima possono essere un po' pelose nella faccia superiore quando sono adulte, ma sono meno profondamente lobate di quelle della Quercus pyrenaica); sono marcescenti, per cui restano all'albero una volta morte fino all'apparizione delle nuove in primavera, dando un aspetto caratteristico ai boschi di melojo invernali.

I fiori maschili e femminili nascono nello stesso albero, in aprile, maggio o ai primi di giugno; i fiori maschili sono giallognoli e minuti, con numero variabile di stami e raggruppati in amenti penduli, e i fiori femminili solitari o in gruppi di tre o quattro nelle ascelle dei rametti dell'ultimo anno.

I suoi frutti sono ghiande grosse, con pedunculo corto e tozzo, di circa 3-4 cm di lunghezza, ricoperte per 1/3-1/2 da una cupola emisferica, a forma di ditale, villosa, con numerose squame cadenti. Nascono sole o raggruppate a due o tre e maturano in ottobre o novembre. La polpa è di sapore amaro.

Non bisogna confondere il frutto con delle escrescenze (protuberanze sferiche) denominate cecidi o galle molto frequenti in esemplari adulti. Questi tumori sono prodotti come autodifesa dall'albero verso le larve depositate dal diverse specie di imenotteri nei suoi polloni. La galla sviluppa dei tessuti vegetali a strati, che danno alimento e protezione alle larve

Distribuzione e habitat

 
Bosco di Q. pyrenaica in estate
 
Bosco di Q. pyrenaica in autunno
 
Bosco di Q. pyrenaica in inverno.

Specie di esposizione soleggiata o di media luce e temperamento robusto, attecchisce su terreni di varia natura (quarziti, arenarie, ardesia, micascisti, gneiss, graniti e sabbie più o meno argillose; rara in terreni calcarei decalcificati o dolomitici).

Vive intorno al Mediterraneo occidentale. Dal nord arriva fin nelle zone occidentali della Francia (dal livello del mare fino ai 500 metri), mentre verso sud esiste soltanto nel nord-ovest dell'Africa, nel nord del Marocco, raggiungendo la sua frontiera meridionale nel massiccio del Rif.

Nella Penisola Iberica è più o meno frequente in tutte le regioni interne, specialmente nelle montagne del centro e il quadrante nordoccidentale, principalmente alle falde delle montagne silicee, tra i 400 e i 1600 metri di altitudine e qualcosa in più in Andalusia, (2000 metri nella Sierra Nevada).

Indicatore della provincia Carpetano-Iberico-Leonesa (Bolòs la denomina territorio Carpetano-atlantico; secondo questo botanico, le popolazioni di melojo nei monti di Toledo, Guadalupe-Villuercas e la sierra di San Mamed sono isole eurosiberiane nell'Iberia meridionale), tollera meglio un clima più continentale, con inverni più freddi rispetto ad altri roveri. Nella maggior parte della sua zona di distribuzione si hanno precipitazioni che vanno dai 650 ai 1.200 mm annuali. Il suo periodo vegetativo coincide con la mancanza di piogge in estate.

Manca nelle Baleari e nel sud-est è molto scarso a causa dei terreni calcarei e il clima secco, sebbene si estenda fino alle provincie di Cadice, Malaga e Granada nel sud, e raggiunge la Sierra di Prades in Tarragona, verso est.
Incominciano i melojo ad altitudini dove terminano i lecci e sughereti, e sono soliti entrare in contatto con le pinete, per cui talvolta vengono distrutti onde favorire i pini.

Bisogna mettere in risalto la presenza, sebbene possa sembrare strana, di esemplari isolati o piccole zone circoscritte vicino alla costa cantabrica e galiziana, dove il melojo viene a mescolarsi con il carballo formando boschi misti a largo della costa francese, arrivando fino in Bretagna, sebbene in aree penisolari atlantiche si mostrino molto più competitivi il carballo e il rovere bianco.

La Quercus pyrenaica è un eccellente creatore di suoli, conosciuti come «tierras de melojar» (terre dei boschi di melojo), che nella nomenclatura edafologica si considerano campi umiferi e appartengono alla famiglia delle terre scure.

Si trova la presenza represenza del melojo nelle Asturie a cabo de Peñas, Cudillero e prossime al faro di San Emeterio.
In Álava si estende lungo il Parco Naturale di Izki, nella provincia di Vizcaya lungo il monte Lucero e in quella di Guipúzcoa si trova a Jaizkibel, monte Igueldo e Itziar.
In Cantabria sono comuni i cerri nel versante nord della Cordigliera Cantabrica, tra i 700 e 1400 metri di altitudine, soprattutto nelle zone più secche delle valli dove faggi e rovereti non crescono a causa della loro maggiore dipendenza idrica, sui pendii del Peña Sagra, (Valderrodíes, Aniezo e Bárago). Ci sono anche melojo a Liencres e capo Guintres.
Nella provincia di León abbonda nella Cordigliera Cantabrica e nel Páramo. Nella Zamora nella Sanabria e La Carballeda. Nella provincia di Salamanca, nella penillanura [5] del NW, nella Peña di Francia, nelle sierre di Gata e Béjar. Nella Ávila nella Sierra de Gredos (Candeleda, Arenas de San Pedro), e nelle sierre di Villafranca e nella Serrota nei corsi alti dei fiumi Corneja e Adaja. Nella Segovia nelle zone confinanti con Riaza e Sepúlveda. Nella provincia di Burgos lungo le sierre di Oca e della Demanda. Nella provincia di Soria a Vinuesa e nel Moncayo.[6]
Nella provincia di Cáceres, abita le valli del Tiétar, La Vera (Garganta la Olla, Cuacos de Yuste, Villanueva de la Vera), Alagón e Jerte e sui pendii di Villuercas (Pozzo della Neve), incluso nella Sierra di Guadalupe.
Nella provincia di Madrid viene a distribuirsi verso ovest, nord-ovest (Parco Regionale dell'Alto Bacino Manzanares) e a nord (Bustarviejo) formando boschi sui bassi declivi delle sierre di Guadarrama e Ayllón, tra gli 800 e i 1.500 metri di altitudine aprossimadamente.
Nella Castellón a Peñagolosa.
Nella provincia di Guadalajara lo troviamo a Navalpotro, La Fuensaviñán, Laranueva e nei villaggi negri (Cantalojas, Campillo de Ranas) delle sierre di Ayllón e Ocejón. Nella provincia di Toledo, nella Sierra di San Vicente (Navamorcuende, Hinojosa di San Vicenzo, El Real de San Vicente), accompagnato da abbondantissimi castagni, così come nei Monti di Toledo (Navas de Estena, Rocigalgo, sierra della Majana) e il nord-ovest della provincia della Città Reale, nel cuore del Parco Nazionale di Cabañeros (zona avicola protetta, ZEPA).
Nell'Andalusia in Sierra Morena e Sierra Nevada. I boschi di melojo più meridionali nella Penísola Iberica si situano nel Parco Naturale dei Sughereti nella provincia di Cadice, nella Sierra dell'Aljibe e nella Sierra di Ojén.

Avversità

La quercia dei Pirenei ha sofferto più di chiunque altro rappresentante del suo genere l'epidemia di oidio,[7] che lo decimo ai principi del XX secolo. Le continue potature favorirono la propagazione del fungo e la degenerazione e debilitamento della specie. In alcune zone si incontrano individui malconci o isolati; in altre resistono in gruppi di esemplari contorti, o vengono recuperati fra altre specie, accompagnandosi al faggio o al rovere. Sfortunatamente, anche molte pendii prima popolati, e ora dissodati o deforestati, soffrono un'erosione irreversibile; perciò bisogna sottolineare l'importante ruolo che gioca il melojo fissando con le sue estese radici i terreni più sciolti e pompando nutrienti e basi dal sottosuolo per rilasciarli in superficie.

La marcescenza o ritardo della caduta delle foglie, è un fenomeno che non si conosce completamente, sebbene è chiaro che è una variante delle caducifoglie, dove la separazione delle foglie non si produce fino alla spinta delle gemme fogliari nella seguente stagione.
Con l'accorciamento autunnale del fotoperiodo, le piante riassorbono i nutrienti e l'acqua delle foglie, chiudono automaticamente i vasi conduttori e lasciano uniti i piccioli ai rami. Se il vento non lo impedisce, questa leggera legatura è sufficiente perché l'albero conservi le foglie secche fino all'arrivo della primavera. Il comportamento degli individui della stessa specie non è interamente identico. I germogli di ceppi, individui giovani, o rami inferiori dei tronchi adulti, conservano un maggior numero di foglie marce che i rami elevati, i quali frequentemente perdono la loro copertura.
In qualunque caso, la relazione fra la marcescenza e il temperamento intermedio del melojo, a cavallo tra il mondo mediterraneo (perennifoglio) e l'atlantico (caducifoglio), costituisce un mistero. No è chiaro se conservare le foglie possa somministrare vantaggi, sebbene forse supponga maggior grado di protezione per le gemme fogliari.

Usi

Avendo un legno deformabile, di peggiore qualità rispetto alle altre specie di rovere, a causa dei suoi tronchi meno grossi e più irregolari (risulta difficile trovare pezzi sufficientemente dritti e con una formato adeguato per lavori di falegnaneria), viene usato soprattutto per le traversine delle rotaie ferroviarie, travi per edificazioni rurali o pali per il telefono, così come per porte e finestre e finestre. Ma per la sua facilità a rinascere dalla radice è molto adatto a fornire legna e carbone di eccellente qualità, utilizzando i suoi ramoscelli (monte bajo).

Come in altri alberi del suo genere, la corteccia possiede una grande quantità di tannini, per cui lo si impiega nella concia delle pelli, essendo preferita a quella del carballo (Quercus robur) e altri roveri.
Le ghiande sono utilizzate per alimentare il bestiame in autunno e inverno, sebbene siano migliori quelle di altre specie con foglie perenni, soprattutto il leccio; e in primavera vengono spuntati i germogli teneri, sia dall'albero che dalle radici, aiutando così a sgrossare il terreno e mantenerlo fertile e adatto a pascoli eccellenti.

I luoghi popolati da questo tipo di quercia (melojo) sono un buon ambiente dove poter praticare il trekking, l'escursionismo e la caccia. La forza del suo sistema radicale permette la formazione e conservazione di un suolo ottimo che regola il regime idrologico.

Nome comune

  • Castigliano: abogalla, agallarones, agallones, barda, bardal, bellota, cajiga, cajigo, carrasco, carvalho negral, carvallo, carvallo negro, cerqueiro, cerquiño, chaparro, chaporro, corcabo, corco, cuerco, curco villano, gallaras, malojo, manoplas blancas, marojo, mata de robles (cespuglio di roveri), matorra, matorro, melojo, negral, quejigo (lamento), rachizo, reboll, rebolla, rebollar, rebollera, rebolleta, rebollo, rebollo gordo, rebolo, rebotsu, roble (rovere), roble borne (rovere a punta), roble cepillo (rovere a spazzola), roble común de Castilla (rovere comune di Castiglia), robleda, robleda doble, roble dulce, roble matorrizo, roble melojo, roble montaraz, roble negral, roble negro (rovere nero), roble que lleva las nueces de agallas (rovere che porta le noci delle agallas), roble serrano (rovere serrano), roble tocio (rovere tozzo), roble tocorno (rovere mal potato), roble tozo (rovere tozzo), roble turco (rovere turco), roble villano (rovere villano), robre (=roble), sapiego, talaya, tocio (tozzo), tocío, tocorno (mal potato), tozo (tozzo), turco.[8]

Anche conosciuta comunemente in Galizia come cerquiño, nelle Asturie tociu, nei Paesi Baschi tocorno, in Catalogna reboll, in Portogallo carvallo negro, in Francia tauzin.

Note

  1. ^ (ES) Dizionario della Lingua Spagnola RAE, Dizionario della Lingua Spagnola, Madrid, Rodesa, 2001, ISBN 84-239-6824-3.
  2. ^ Quercus pyrenaica, in The Plant List. URL consultato il 18 maggio 2013.
  3. ^ (ES) Ginés A. López González, Guida per gli alberi e arbusti della Penisola Iberica e Baleari, Madrid, Mundi-Prensa, 2004, ISBN 84-8476-210-6.
  4. ^ Bernard Fischesser, Il libro dell'albero, Madrid, El Drac, 2004, ISBN 84-88893-80-9.
  5. ^ Secondo il Dizionario della lingua spagnola (RAE) la penillanura è un terreno quasi piano, con lievi ondulazioni, la cui formazione e caratteristiche sono il risultato dell'erosione di una zona montagnosa.
  6. ^ Juan Andrés Oria de Rueda, Guida per gli alberi e arbusti di Castilla y León, Palencia, Cálamo, 2003, ISBN 84-95018-46-2.
  7. ^ Ignacio Abella, La magia degli alberi, Barcellona, integral, 2003, ISBN 84-7901-190-4.
  8. ^ (ES) Nomi nel Giardino Botanico Reale

Bibliografia

  • (ES) López González, Ginés A. (2004). Guuida degli alberi e arbusti della Penisola Iberica e Baleari. Madrid. Ed. Mundi-Prensa. ISBN 84-8476-210-6
  • (ES) Varios autores (2005). I Boschi Iberici. Un'interpretazione geobotanica. Barcellona. Ed. Planeta. ISBN 84-08-05820-7
  • (ES) J. Coombes, Allen (2003). Alberi. Barcellona. Ediciones Omega. ISBN 84-282-0942-1
  • (ES) Fischesser, Bernard (2004). Il libro dell'albero. Madrid. Ed. El Drac. ISBN 84-88893-80-9
  • (ES) Abella, Ignacio (2003). La Magia degli alberi. Barcellona. integral. ISBN 84-7901-190-4

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