Storia dell'Associazione Sportiva Roma (dal 1990 a oggi)
Template:Voce principale Questa pagina tratta la storia dell'Associazione Sportiva Roma dal 1990 ai giorni nostri.
Gli anni novanta con Sensi
Gli ultimi lampi della Roma di Viola
Dino Viola muore dopo 11 anni di presidenza, nel gennaio del 1991. La società sarà destinata ad avviarsi verso un lungo periodo di caos, accentuato anche dal caso Lipopil che coinvolge i giocatori Angelo Peruzzi e Andrea Carnevale, squalificati dalla CAF per un anno, dopo che sono rilevate delle tracce di fentermina nelle loro urine.[1]
In campionato la squadra, sotto la guida di Ottavio Bianchi, si classifica solamente nona nonostante l'apporto del nuovo acquisto Aldair, l'ultimo della gestione-Viola: il difensore centrale brasiliano diverrà poi il pilastro difensivo della Roma dei successivi 13 anni.[2] La squadra aggiunge tuttavia al proprio palmarès la settima Coppa Italia, conquistata contro la Sampdoria campione d'Italia (che poi sconfiggerà i giallorossi per 1-0 nella sfida per la Supercoppa di Lega).[3] Inoltre in Coppa UEFA la squadra riesce ad arrivare in finale contro l'Inter, dopo aver superato, nell'ordine, Benfica, Valencia, Bordeaux, Anderlecht e Brøndby.[3] In finale, dopo aver perso l'incontro di andata a San Siro per 2-0, la Roma, nella partita di ritorno, sciupa varie occasioni da gol, vincendo solamente per 1-0 grazie alla rete di Rizzitelli a pochi minuti dalla fine. La coppa viene pertanto vinta dalla squadra milanese, con i tifosi romanisti che, dopo la finale di Coppa dei Campioni disputata pochi anni prima, vedono per la seconda volta una squadra avversaria alzare allo stadio Olimpico un trofeo internazionale.[4]
Gli anni bui della nuova Roma
La stagione 1991-92, la prima orfana di Viola, vede il nuovo presidente Giuseppe Ciarrapico, che aveva acquistato la società già nell'aprile 1991, mettere in atto una politica societaria disorganica,[5] dettata dalla sua peraltro ammessa scarsa conoscenza del calcio e dell'ambiente.[6] Conferma Bianchi, che però già è ampiamente in disaccordo con molti dei componenti della squadra; acquista, tra gli altri, lo juventino Thomas Hässler, che diverrà col tempo un beniamino della curva;[7] durante questo periodo la Roma ottiene risultati altalenanti, che si traducono alla fine in un quinto posto, che garantisce ai giallorossi l'accesso alla Coppa UEFA.[8]
In Coppa delle Coppe la Roma sfida ai quarti di finale il Monaco, dopo aver eliminato CSKA Mosca e Ilves Tampere. Dopo aver pareggiato in casa per 0-0, i giallorossi, con un'inedita divisa blu, perdono l'incontro di ritorno per 1-0 e vengono eliminati.[9]
Al termine della stagione Bianchi lascia il posto al tecnico serbo Vujadin Boskov, il quale ha ottenuto con la Sampdoria risultati molto convincenti ed è fautore di un gioco spettacolare che lascia ampia libertà ai giocatori talentuosi: durante la sua gestione fa esordire in prima squadra anche un Francesco Totti appena sedicenne. La società entra improvvisamente nel caos nella primavera del 1993: Ciarrapico viene arrestato per bancarotta.[10]
Franco Sensi rileva la società
In seguito a ciò gli imprenditori Franco Sensi e Pietro Mezzaroma divengono congiuntamente i proprietari della società:[11] durante il loro primo calciomercato Voeller viene ceduto, e sono prelevati il serbo Siniša Mihajlović e l'attaccante argentino Claudio Paul Caniggia, che tuttavia nel corso della stagione viene trovato positivo alla cocaina, e successivamente squalificato per tredici mesi.[12]
In precedenza Caniggia aveva segnato nella semifinale di Coppa Italia contro il Milan il gol del due a zero, mettendo fine ad una lunghissima imbattibilità in gare ufficiali dei rossoneri. Nella gara di ritorno disputata a San Siro il Milan domina, segnando anche il gol del vantaggio; ma, seppur in superiorità numerica, fallisce un calcio di rigore a pochi minuti dalla fine con Jean-Pierre Papin, il quale si vede respingere il tiro dal dischetto da una parata di Giovanni Cervone.[13] Tale episodio consegna alla Roma una finale teoricamente più abbordabile contro il Torino, ma i favori del pronostico si scontrano con la cattiva prestazione fornita dalla squadra giallorossa nella gara di andata: a Torino, infatti, la Roma perde per 3-0, compromettendo di fatto la vittoria finale. Ciononostante la squadra all'Olimpico sfiora l'impresa, vincendo 5-2 e colpendo anche un palo nel finale di gara con il suo capitano Giuseppe Giannini, il quale segna anche tre gol, tutti su calcio di rigore.[13]
In campionato, la Roma si classifica al decimo posto in seguito ad una stagione non particolarmente brillante; infine in Coppa UEFA i giallorossi eliminano FC Wacker Innsbruck, Grasshoppers, Galatasaray, venendo sconfitti nei quarti di finale dai tedeschi del Borussia Dortmund.[13]
La lenta rinascita: la Roma di Mazzone
Nel biennio successivo Franco Sensi, divenuto l'unico proprietario della Roma dopo aver rilevato la quota posseduta da Mezzaroma, cerca di dare una decisa virata alla politica societaria. Chiama in panchina il trasteverino Carlo Mazzone, allenatore notoriamente romanista, e rafforza in modo deciso la squadra, acquistando dall'Udinese il capo-cannoniere del precedente campionato, Abel Balbo. Il presidente compra inoltre il romano Massimiliano Cappioli, che si aggiunge a Gianluca Festa, Marco Lanna, Fabrizio Lorieri, Daniel Fonseca, Jonas Thern e Francesco Moriero;[14][15] si registra poi l'ingresso in pianta stabile in prima squadra di Francesco Totti.[11] Nel campionato 1993-94 la squadra ottiene il settimo posto e in Coppa Italia viene eliminata al terzo turno dalla Sampdoria.[16] È di quei giorni l'improvvisa notizia del suicidio di Agostino Di Bartolomei, storico capitano dello scudetto del 1983.[17]
L'anno successivo la squadra ottiene il quinto posto in campionato. Il risultato finale è impreziosito dalla vittoria ottenuta sulla Lazio nel derby del 27 novembre 1994. La Roma vince dominando 3-0, e Mazzone festeggia l'impresa esultando sotto la Curva Sud al termine della gara, fra il tripudio generale dei tifosi giallorossi. In coppa Italia la Roma viene eliminata nei quarti di finale dalla Juventus.[18]
Nella stagione 1995-96 la Lupa replica l'andamento del campionato precedente, terminandolo ancora una volta al quinto posto. La squadra viene eliminata presto anche in Coppa nazionale, ma riesce a fare migliori risultati in Coppa UEFA, tuttavia, dopo aver superato Neuchâtel Xamax, Aalst, Brøndby (con gol-qualificazione a tempo regolamentare scaduto di Amedeo Carboni) subisce l'eliminazione ai quarti di finale contro lo Slavia Praga. Dopo aver perso in trasferta per 2-0, la squadra compie all'Olimpicol'impresa di ribaltare il risultato, grazie al gol del 3-0 firmato nei tempi supplementari da Moriero. La partita dei giallorossi è però spezzata da un estemporaneo gol della squadra ospite che a pochi minuti dal termine della gara impedisce alla Roma di proseguire nella competizione.[19]
Da Carlos Bianchi al ritorno del Barone Liedholm
L'insofferenza dei tifosi sui risultati altalenanti, e la mancanza di vittorie nelle competizioni disputate, spingono il presidente a prendere la sofferta decisione di sostituire Mazzone. Al suo posto viene preso l'argentino Carlos Bianchi, già vittorioso della Coppa Intercontinentale col Vélez Sársfield. La stagione tuttavia, condizionata anche da acquisti fallimentari (solo Vincent Candela e Damiano Tommasi lasceranno il segno nella squadra capitolina),[20]si rivela disastrosa: la Roma scivola nella seconda metà della classifica, mentre in Coppa Italia la squadra è eliminata dal Cesena. Sensi esonera Bianchi solo dopo l'ennesima sconfitta e alla guida della squadra è chiamato il vecchio Barone Niels Liedholm, il quale, grazie anche al valido aiuto dell'allenatore della primavera Ezio Sella, riesce ad ottenere la salvezza e il dodicesimo posto in classifica.[21]
La prima Roma di Zeman
Nella stagione successiva Franco Sensi decide di rifondare la squadra affidandola al boemo Zdeněk Zeman, fautore di un gioco rapido e molto offensivo improntato sul 4-3-3, già sperimentato nel Foggia e nella Lazio.[11] La squadra termina il campionato al quarto posto, conseguendo anche il primato di 67 gol segnati, di cui cinque nella vittoria casalinga per 5-0 contro il Milan di Capello, a dispetto dei quattro derby persi consecutivamente tra campionato e Coppa Italia.[22]
Nel 1998-99 la Roma preleva il tecnico centrocampista russo Dmitrij Aleničev, che è tuttavia affiancato da altri acquisti non di pari valore come Ivan Tomić, Gustavo Bartelt e Fabio Junior (quest'ultimo pagato 30 miliardi di lire), i quali diminuiscono di fatto la qualità generale della rosa a disposizione di Zeman.[23] Anche per tali motivazioni, a cui si uniscono numerose decisioni arbitrali sfavorevoli, che ne limitano il cammino sia in campionato che in Coppa UEFA, [24][25] i risultati della squadra sono al di sotto delle aspettative e culminano nella sconfitta subita in casa per 4-5 dall'Inter di Ronaldo. Nel biennio zemaniano,infatti, la marcatura a zona e la ricerca continua e imprudente della segnatura delineano infatti i maggiori limiti maggiori della squadra, la quale è spesso incapace di gestire durante le gare il risultato favorevole. Per tali motivazioni, Franco Sensi decide di porre fine alla mancanza di vittorie chiamando in panchina un allenatore titolato e vincente come Fabio Capello.[26]
Nella Roma di Zeman si affermano comunque giocatori di livello come Paulo Sergio, Cafu, Zago, Di Francesco, Tommasi, Delvecchio, molti dei quali formeranno l'asse portante della Roma degli anni immediatamente successivi. In più Francesco Totti diventa più continuo e decisivo, e fisicamente più resistente.[27][28][29]
L'arrivo di Capello
Il tecnico friulano arriva a Roma nel 1999, firmando un contratto da quattro miliardi di lire annue,[30] e trasmettendo subito alla squadra voglia di vincere e convinzione nei propri mezzi.[31]
L'acquisto principale dell'anno è quello di Vincenzo Montella, fortemente voluto da Zeman, destinato ad avere un impatto formidabile all'interno della squadra. Nel corso della stagione l'arrivo del centrocampista giapponese Hidetoshi Nakata rafforza poi ulteriormente la squadra.[32] Alla fine del campionato la Roma si classificò solamente sesta, ma .acendo intravedere il proprio potenziale[33]
La Roma di vertce negli anni duemila
Il terzo scudetto
Lo scudetto vinto nel 2000 dalla rivale cittadina, la Lazio, genera in tutto l'ambiente giallorosso estrema voglia di riscatto e grosse aspettative per la stagione successiva. Il Presidente Sensi, anche grazie alla ricapitalizzazione derivata dalla quotazione in borsa della società,[34] fa propri questi sentimenti predisponendo una delle più dispendiose campagne acquisti nella storia della sua gestione. Il colpo dell'anno è l'ingaggio di Gabriel Omar Batistuta, tra i migliori marcatori di sempre della Serie A: conteso in un'asta di mercato con l'Inter, e da tempo nei desideri della presidenza,[35] arriva dalla Fiorentina per 70 miliardi di lire.[36] A Batistuta si aggiungono due altri acquisti di primo livello: il difensore centrale del Boca Juniors e della Nazionale argentina Walter Adrián Samuel, ed il centrocampista verdeoro Emerson, prelevato dal Bayer Leverkusen.[37]
L'inizio di stagione è però tormentato, in quanto in estate la Roma viene sconfitta dall'Atalanta ed eliminata dalla Coppa Italia: ciò, unito da un grave infortunio patito da Emerson (sostituito nella stagione da Cristiano Zanetti), induce il pessimismo nella tifoseria, la quale contesta duramente la squadra a Trigoria.[38] Le prestazioni della squadra in campionato sono comunque convincenti, e portano la Roma presto in vetta alla classifica, che mantiene quasi ininterrottamente sino a laurearsi Campione d'inverno.[39]
Formazione campione d'Italia 2000-01 |
Il ritmo di affermazioni tenuto dai giallorossi continua anche nel girone di ritorno, seppur con qualche battuta d'arresto. La svolta arriva il 6 maggio 2001, data dello scontro al vertice allo Stadio delle Alpi con la Juventus, divenuta ormai assieme alla Roma principale pretendente allo scudetto. I bianconeri terminano il primo tempo sul 2-0, ma la reazione da parte della squadra di Capello permette alla Roma di pareggiare per effetto delle reti segnate da Nakata e, a tempo ormai scaduto, Montella.[40]
Il pareggio di Torino indirizza il campionato in favore dei giallorossi, che gestiscono il vantaggio di punti acquisito sino all'ultima partita nello scontro dell'Olimpico contro il Parma, in programma il 17 giugno 2001: il match termina 3-1, con le reti del capitano Francesco Totti, Batistuta e Montella.[11]
La Roma vince così il suo terzo scudetto della storia, che viene tolto (scucito, nel gergo dei tifosi)[41] dalle maglie della Lazio; migliaia di persone si riversano per le strade della Capitale, con festeggiamenti che si protraggono per giorni e che hanno il culmine nel concerto di Antonello Venditti al Circo Massimo, a cui partecipano oltre un milione di persone.[42]
In Coppa UEFA, la Roma, dopo aver superato Nova Gorica, Boavista e Amburgo, è eliminata negli ottavi di finale dal Liverpool, futuro vincitore della competizione. La sconfitta casalinga dei giallorossi per 0-2 nella gara di andata viene parzialmente riscattata con un'affermazione in Inghilterra per 1-0, giunta tuttavia al termine di una partita che, secondo i vertici societari della Roma e della Federcalcio italiana, è viziata da un errore tecnico dell'arbitro.[43]
Le occasioni sfumate
La società, complice la futura partecipazione alla Champions League, conferma ampiamente la rosa, acquistando inoltre il portiere Ivan Pelizzoli (che tuttavia non riuscirà ad imporsi ad alti livelli), il terzino Leandro Cufré e l'astro nascente del calcio italiano Antonio Cassano, gioiello del Bari dalla personalità estrosa ma ribelle.[44]
La stagione successiva regala subito alla bacheca giallorossa la Supercoppa italiana. Il 19 agosto 2001, infatti, i giallorossi ospitano la Fiorentina, vincitrice della Coppa Italia, e prevalgono per 3-0, grazie alle reti di Candela, Montella e Totti.[45] Il campionato però la Roma stenta nelle prime partite, perdendo molti punti contro squadre sulla carta più deboli. Neanche la prestigiosa vittoria per 2-0, maturata in inferiorità numerica a Torino contro la Juventus, e l'acquisto ad ottobre del forte difensore Christian Panucci, danno continuità ai risultati della squadra, che riesce comunque a terminare il girone d'andata in testa alla classifica e ad affermarsi nel derby del 10 marzo 2002: i giallorossi sconfissero la Lazio per 5-1, con quattro gol di Montella.[46] Nonostante il suo cammino altalenante, la Roma arriva a giocarsi lo scudetto sino all'ultima giornata: l'inattesa sconfitta della capolista Inter all'Olimpico contro la Lazio favorisce però la vittoria finale della Juventus, che precede in classifica i giallorossi di un solo punto.[47]
In Champions League dopo aver superato la prima fase a raggruppamenti (la Roma si qualifica dietro al Real Madrid, precedendo Lokomotiv Mosca e Anderlecht), la squadra è inserita in un ostico girone assieme a Galatasaray, Liverpool e Barcellona, e viene eliminata quando le sarebbero tuttavia bastati due punti nelle ultime due partite da disputare.[48] In tale contesto rimarcabile è l'affermazione per 3-0 contro la squadra spagnola, frutto delle reti siglate da Emerson, Montella e Tommasi.
I motivi della mancanza di continuità nei risultati sono da imputare sia alla scarsa vena del bomber Batistuta, autore di 6 reti, sia alla poca incidenza delle riserve nell'economia delle partite e, forse, il latente senso di appagamento per i trofei appena conquistati.[49]
Nella stagione 2002-03 la società predispone una campagna acquisti incentrata sull'austerità, soprattutto a causa delle crescenti difficoltà economiche derivate dalle elevate spese di mercato degli anni precedenti.[50] Dei pochi acquisti l'unico nome rilevante è quello dell'ex regista del Barcellona Josep Guardiola, il quale disputa però uno scorcio di stagione al di sotto delle aspettative e viene successivamente ceduto. A gennaio viene acquistato l'interditore francese Olivier Dacourt, proveniente dal campionato inglese, mentre Batistuta, divenuto ormai l'ombra del campione ammirato nella stagione dello scudetto, è ceduto all'Inter.[51]
In questo contesto, non bastano la buona vena di Totti e la crescita costante di Cassano a trascinare la Roma verso le parti alte della classifica. I giallorossi terminano il campionato all'ottavo posto (il peggiore risultato dei precedenti dieci anni),[52] e si guadagnano la partecipazione alla successiva Coppa UEFA solo grazie al raggiungimento della finale di Coppa Italia, poi persa contro il Milan.[53] Nel finale di stagione si mette in luce il giovane Daniele De Rossi, come valore aggiunto della squadra nelle ultime gare di campionato.[54]
Il cammino di Champions League è migliore: la Roma supera la prima fase a gironi (la squadra termina seconda, a pari punti con il Real Madrid, davanti a AEK Atene e Gent, e di grande prestigio è la vittoria ottenuta al Santiago Bernabeu per 1-0 con gol di Totti), ma ancora una volta diviene fatale alle ambizioni capitoline il secondo raggruppamento, nel quale i giallorossi terminano ultimi dietro a Valencia, Ajax e Arsenal. Da sottolineare però l'affermazione ottenuta in casa del Valencia per 3-0, grazie alle prestazioni del capitano Totti, che pone fine ad un lungo periodo di imbattibilità casalinga degli spagnoli.[55]
I risultati della stagione precedente convincono il presidente Sensi a migliorare e svecchiare la rosa della squadra, investendo cifre consistenti per l'acquisto del fuoriclasse romeno Christian Chivu, giovane difensore di centro-sinistra. Viene inoltre ceduto Cafu e sostituito con l'emergente laterale brasiliano Mancini, ancora sconosciuto in Italia ma destinato a divenire titolare indiscusso. Infine, è prelevato il norvegese John Carew, punta longilinea con esperienza internazionale.[56]
Gli acquisti fruttano, e la squadra diviene più solida e meno umorale.[57] Nel 2003-04 la Roma parte bene, vincendo anche il derby d'andata per 2-0 (il risultato si sblocca grazie ad un colpo di tacco di Mancini), e anche a laurearsi Campione d'inverno assieme al Milan. Ma la maggiore forza dei rossoneri,[58] unita a qualche punto perso di troppo, impediscono ai giallorossi di replicare il successo del 2001, e la squadra si deve accontentare del secondo posto, che garantisce comunque la qualificazione diretta alla Champions League.[59]
La Coppa UEFA dà minori soddisfazioni: la squadra è eliminata dal Villareal negli ottavi di finale, dopo aver superato FK Vardar, Hajduk Spalato e Gaziantepspor.[60]
In questa stagione il derby di ritorno del 21 marzo 2004 viene sospeso durante il secondo tempo, sul risultato di 0-0, per il diffondersi tra i tifosi di entrambe le squadre della voce (poi rivelatasi falsa) della morte di un bambino ad opera della Polizia. Alcuni tifosi entrano in campo per convincere i giocatori della Roma a sospendere la partita, ed a nulla valgono gli appelli diffusi dagli altoparlanti che sottolineano l'infondatezza della notizia. La stracittadina viene sospesa e ripetuta un mese dopo, col punteggio finale di 1-1.[61]
L'addio di Capello e l'annata dei cinque allenatori
Nonostante il positivo campionato passato, la situazione economica della società nel 2003-04 comincia ad aggravarsi[62] sempre più. I dirigenti si trovano pertanto costretti ad aderire al condono fiscale promosso dal secondo governo Berlusconi sanando un pregresso debito fiscale derivato da imposte e ritenute dovute per gli anni 2002 e 2003, versando, in tre distinte rate, un importo complessivo di 79,5 milioni di euro, con un risparmio di circa 20 milioni rispetto al debito effettivo.[63]
Capello, concluso il campionato, si dimette, firmando clamorosamente per la Juventus, nonostante le contrarie assicurazioni fornite.[64] La fuga viene vista da tutto l'ambiente romanista come un vero e proprio tradimento ai colori giallorossi,[65] ma la società corre subito ai ripari ingaggiando Cesare Prandelli, precedentemente allenatore del Parma.[66]
Il nuovo tecnico concorda con la società l'acquisto di alcuni giocatori, tra i quali il centrocampista Simone Perrotta (proveniente dal Chievo Verona), il difensore francese Philippe Mexes e, dall'Olympique de Marseille, l'attaccante egiziano Ahmed Hossam Mido.[67] Prima dell'inizio del campionato Prandelli si trova tuttavia costretto ad abbandonare la guida tecnica della squadra per motivi familiari.[66]
La Roma, a pochi giorni dalla partita di esordio di campionato, ingaggia Rudi Voeller, ex attaccante giallorosso degli anni novanta, ed ex allenatore della Nazionale tedesca.[11] Dopo un buon inizio nella prima di campionato contro la neopromossa Fiorentina, si susseguono però una serie di sconfitte e pareggi, tanto da portare il tecnico tedesco all' abbandono della panchina.[11] Le dimissioni avvengono subito dopo un episodio negativo che coinvolge tutta la squadra giallorossa: durante la prima gara di Champions League contro la Dinamo Kiev, e poco dopo il fischio finale del primo tempo, l'arbitro svedese Anders Frisk viene ferito alla testa da un oggetto (probabilmente una monetina) lanciato dalle tribune dell'Olimpico. Per questo accadimento la UEFA impone alla Roma la sconfitta a tavolino per 0-3 unita alla chiusura al pubblico dello stadio per i tre successivi turni casalinghi. Tali gravi avvenimenti contribuiscono pertanto all'eliminazione della squadra dalla competizione continentale.[68]
Dopo le dimissioni di Voeller e l'unica partita la cui guida tecnica viene affidata a Ezio Sella (Real Madrid-Roma), la Roma ingaggia Luigi Delneri, che muta lo schema tattico, schierando spesso un tridente offensivo formato da Totti, Cassano e Montella.[11] La scelta di far giocare assieme i tre attaccanti più rappresentativi fa tuttavia migliorare i risultati della squadra solo per un breve periodo: la difesa, infatti, non si dimostra abbastanza solida per contenere gli attacchi avversari, portati ad una formazione obiettivamente sbilanciata in avanti.[11] Il cammino in campionato della Roma diventa pertanto altalenante e ciò acuisce i già gravi problemi di spogliatoio che infine spingono Delneri, dopo una pesante sconfitta subita con il Cagliari, a dimettersi.[69] La società decide quindi di affidare la panchina all'ex giocatore della Roma Bruno Conti, già dirigente del settore giovanile, il quale conduce la squadra sino al termine della difficile stagione. Nonostante queste vicissitudini, la squadra riesce comunque a disputare le finali di Coppa Italia contro l'Inter, venendo però sconfitta in entrambe le partite.[70] La Roma chiude così il campionato col bilancio di cinque allenatori utilizzati in dodici mesi.[11]
Spalletti ricostruisce la squadra
Nella stagione 2005-06, per ricostruire la squadra, viene ingaggiato Luciano Spalletti, emergente tecnico toscano che aveva condotto l'Udinese ad una storica qualificazione alla Champions League. La società, con i ritorni di Bruno Conti al ruolo di direttore tecnico e di Daniele Pradè a direttore sportivo, cerca di portare avanti una campagna acquisti di livello accettabile nonostante la stessa sia stata bloccata, per quasi tutta l'estate, dal controversa procedura di acquisto, nell'anno precedente, di Philippe Mexès. Alla fine sono comunque tesserati a parametro zero i giocatori Samuel Kuffour (dal Bayern Monaco), Shabani Nonda (dal Monaco) e Rodrigo Taddei (dal Siena), ma soltanto quest'ultimo riuscirà poi ad imporsi nel modulo scelto da Spalletti. Viene acquistato inoltre il portiere brasiliano Doni (il quale paga persino a proprie spese la clausola rescissoria che lo lega alla Juventude),[71] che dimostrerà ben presto le sue potenzialità, tanto da conquistare la maglia titolare. Per evitare inoltre l'insorgere di future difficoltà finanziarie derivate dall'incontrollato aumento delle spese di gestione del club, si decide di imporre un tetto di ingaggi di 2,5 milioni di euro per ogni giocatore tesserato, ad esclusione del capitano Francesco Totti considerato il simbolo della squadra.[72]
All'inizio della stagione la squadra si trova tuttavia a navigare nelle posizioni di metà classifica, anche a causa di malcelati malumori all'interno dello spogliatoio per le continue intemperanze di Antonio Cassano.[73] Pertanto, a dicembre, viene presa la decisione di cedere il talento barese, in scadenza di contratto, al Real Madrid per circa 5 milioni di euro:[74] da quel momento in poi la squadra ritrova la compattezza necessaria che le permette di stabilire un filotto di undici vittorie consecutive in campionato.[11]
L'impresa è raggiunta nonostante numerosi infortuni intercorsi ai propri elementi (tra i quali anche quello di Totti), che riducono in modo preoccupante il numero dei giocatori disponibili, obbligando Spalletti ad scegliere nuove soluzioni tattiche. Il primato di 11 vittorie consecutive, viene fissato grazie alla vittoria per 2-0 nel derby del 26 febbraio 2006.[11] La Roma, al termine della stagione, si classifica al quinto posto, ma in seguito allo scandalo che travolge improvvisamente il calcio italiano e al successivo stravolgimento della classifica finale (dovuta alla retrocessione all'ultimo posto della Juventus e della penalizzazione di Milan, Fiorentina e Lazio) acquisisce d'ufficio la seconda posizione, qualificandosi così alla Champions League.[11] La squadra, per il secondo anno consecutivo, raggiunge inoltre la finale di Coppa Italia contro l'Inter, ma anche in questo caso non riesce ad aggiudicarsi il trofeo, pareggiando in casa per 1-1 e perdendo il match di ritorno per 3-1.[11]
Il ritorno in Champions e l'ottava Coppa Italia
Contro i nerazzurri la Roma disputa in agosto la partita di assegnazione della Supercoppa italiana, essendo l'Inter diventata d'ufficio anche Campione d'Italia. I giallorossi giocano un primo tempo a grandi livelli, portandosi sullo 0-3, grazie a una doppietta di Alberto Aquilani e al gol di Mancini, ma poi l'Inter si dimostra in grado di recuperare lo svantaggio, segnando il gol della vittoria durante i tempi supplementari.[11]
Nella stagione 2006-07 la Roma, pur integrando la rosa con gli acquisti dei terzini Max Tonetto e Marco Cassetti, della punta Mirko Vučinić e del regista David Pizarro, giocatore già allenato da Spalletti ai tempi dell'Udinese,[75] conferma lo stesso modulo di gioco dell'anno precedente, che non prevede l'utilizzo di prime punte pesanti. La squadra alterna molti successi importanti ad alcuni risultati negativi: tra gli alti e bassi del campionato si ricordano le due vittorie ottenute a San Siro contro Milan (2-1) e Inter (3-1) e il derby perso per 3-0 contro la Lazio. La Roma chiude comunque il campionato al secondo posto a 75 punti, ma con un netto distacco dalla capolista Inter.[76]
In Champions League la Roma, superata la fase a gironi con il secondo posto dietro al Valencia, conquista i quarti di finale ai danni del Lione (0-0 all'Olimpico e vittoria in Francia per 2-0 con le reti di Totti e Mancini), ma è eliminata dal Manchester United. La buona gara di andata, vinta per 2-1 dai giallorossi, viene vanificata da una disastrosa prestazione all'Old Trafford: la squadra perde 7-1, scarto che la Roma non subisce in una partita delle coppe europee dal 1935, quando nella Mitropa Cup era stata sconfitta per 8-0 dal Ferencvaros.[77]
La stagione termina comunque in modo positivo, con la conquista della Coppa Italia. Dopo aver eliminato Triestina, Parma e Milan, in finale la squadra ritrova e sconfigge l'Inter all'Olimpico con un netto 6-2 e, pur perdendo il ritorno al Meazza per 2-1, si aggiudica il trofeo.[11]
La vittoria della Supercoppa e la nona Coppa Italia
Nel calciomercato estivo la squadra, nonostante la cessione non priva di polemiche del difensore romeno Chivu, il quale decide di cedere alle lusinghe dell'Inter che garantisce al giocatore un ingaggio più elevato,[78] rafforza ulteriormente la rosa e la propria esperienza internazionale con gli innesti, tra gli altri, del fantasista francese Ludovic Giuly, del difensore centrale Juan e del laterale brasiliano Cicinho, l'acquisto più oneroso per le casse del club, che tuttavia deluderà le aspettative.[79] La nuova sfida tra Inter e Roma, valida per l'assegnazione della Supercoppa italiana e prima partita della 2007-08, vede prevalere la squadra giallorossa per 1-0 con gol di Daniele De Rossi su calcio di rigore. La Roma conquista così la sua seconda Supercoppa: è la quinta volta che la squadra vincitrice della Coppa Italia riesce a conquistare il trofeo ai danni della squadra Campione d'Italia.[11]
In campionato i giallorossi si confermano al secondo posto alle spalle dell'Inter, mantenendo però viva la speranza di raggiungere la squadra nerazzurra in testa alla classifica. Sono rimarcabili le affermazioni per 1-0 in casa del Milan e quella per 3-2 contro la Lazio in un convulso derby. Tuttavia, il 19 aprile 2008, nella gara casalinga contro il Livorno, il capitano Francesco Totti si infortuna nuovamente in modo grave, riportando una lesione al legamento crociato anteriore del ginocchio destro.[80] L'infortunio occorso al capitano non demoralizza tuttavia la squadra, che riesce comunque a vincere le partite seguenti tanto da ridurre il distacco dalla capolista sino ad un solo punto. L'ultima giornata di campionato, che vede le due squadre al vertice giocare contro due dirette concorrenti per la salvezza (l'Inter a Parma, la Roma a Catania, entrambe senza tifoseria al seguito) consegna però lo scudetto ai nerazzurri, vincitori per 2-0, sebbene la Roma sia stata virtualmente, per 45 minuti di gioco, Campione d'Italia. La partita di Catania termina sull'1-1 e consente ai siciliani di rimanere in Serie A: tale risultato garantisce comunque alla Roma il proprio record di punti in campionato: 82, sette in più di quando ha vinto l'ultimo scudetto.[11]
Nella fase a gironi di Champions League la Roma ritrova il Manchester United, assieme a Sporting Lisbona e Dinamo Kiev. Nel raggruppamento la squadra si classifica seconda, subito dietro alla formazione inglese, e negli ottavi di finale si confronta con il Real Madrid, sconfitto sia all'Olimpico che nella gara di ritorno per 2-1. Ai quarti di finale, la squadra giallorossa trova nuovamente il Manchester United: la sfida di andata all'Olimpico, con Totti assente, vede la sconfitta dei giallorossi per 2-0. La partita risulta fatale per le ambizioni romaniste, poiché la Roma non è in grado di ribaltare il risultato nella gara di ritorno, che termina 1-0 a favore degli inglesi.[81]
In Coppa Italia, per la quarta volta consecutiva, la Roma raggiunge la finale del torneo contro l'Inter. La finale, disputata in gara unica all'Olimpico, termina 2-1 per i giallorossi, che vincono così la seconda Coppa Italia consecutiva, la nona per il club capitolino. Il trofeo arriva dopo l'eliminazione, da parte della Roma, di Torino, Sampdoria e Catania.[11]
Il ridimensionamento economico
Il 17 agosto 2008, a due settimane dall'inizio della nuova stagione, muore il presidente Franco Sensi, carica da lui coperta dal 1993. La scomparsa dell'artefice del terzo scudetto genera notevole sconforto e grande commozione in tutto l'ambiente giallorosso, ed i funerali vedono la partecipazione di migliaia di persone, tra le quali non solo tifosi romanisti.[82]
La famiglia Sensi decide in ogni caso di proseguire nella conduzione della società, nonostante la forte esposizione debitoria della compagnia di famiglia Italpetroli (controllante la stessa Roma) verso l'istituto bancario Unicredit.[83][84] Pertanto la figlia Rosella, divenuta in precedenza amministratore delegato,e vien nominata presidente e ciò accade a dispetto dei rumor di acquisto da parte di gruppi stranieri, in particolare quello dell'imprenditore George Soros che si erano verificati anche prima della morte del presidente.[85][86] Rosella Sensi mantiene l'austera linea politica societaria precedentente, basata sull'autofinanziamento, mirata a garantire nell'immediato il mantenimento di un adeguato livello tecnico della squadra.[87] In futuro tale linea d'azione verrà rivendicata con forza[88] dalla presidente[89][90] anche a dispetto delle sempre più frequenti notizie circa la possibile acquisizione della società da parte di cordate di imprenditori.[91]
Nella sessione estiva del calciomercato la Roma, incassata già da tempo l'indisponibilità del laterale Mancini a prolungare il proprio contratto, lo cede all'Inter; anche il fantasista Giuly, autore di una buona stagione, chiede ed ottiene la propria cessione. I giallorossi acquistano il terzino sinistro John Arne Riise, l'attaccante brasiliano Julio Baptista e il fantasista francese Jérémy Menez. Nel corso delle stagioni disputate, i tre giocatori alterneranno buone partite a prestazioni incolori, non consentendo così alla Roma di compiere il definitivo salto di qualità.[92]
In estate la Roma non riesce ad aggiudicarsi la Supercoppa italiana: la partita, terminata sul 2-2 dopo i tempi regolamentari e supplementari, vede prevalere l'Inter ai calci di rigore per 8-7, per effetto degli errori decisivi del capitano Francesco Totti e del brasiliano Juan, quest'ultimo avvenuto al secondo rigore ad oltranza.[93]
In Champions League la Roma viene sorteggiata in un girone con Chelsea, Bordeaux e i romeni del CFR Cluj. Nel raggruppamento, rimarchevole è l'affermazione per 3-1 ai danni del club londinese.[94]
In campionato la squadra, a causa dei numerosi infortuni occorsi ad alcuni giocatori fondamentali (compreso il capitano Totti) e della cattiva condizione generale della rosa, inizia con una serie di risultati negativi che obbligano Spalletti a mutare il modulo di gioco. A novembre, comunque, la Roma riesce a vincere per 1-0 un combattuto derby contro la Lazio, grazie ad un gol del brasiliano Júlio Baptista.[95] Al risultato nella stracittadina segono una serie di risultati positivi che portano la squadra giallorossa ad una rapida scalata della classifica e alla conclusione del girone di qualificazione di Champions League in prima posizione, per la prima volta nella storia del club, precedendo il Chelsea vice campione d'Europa. Il cammino della squadra nella competizione termina tuttavia negli ottavi di finale contro l'Arsenal: la Roma, pur perdendo la sfida di andata in Inghilterra per 1-0, ribalta il risultato nella gara di ritorno. Ma ancora una volta, dopo due intensi tempi supplementari, risultano fatali i calci di rigore, che vedono prevalere la squadra londinese al terzo tiro dal dischetto ad oltranza.[94]
Al termine della stagione, la squadra si classifica in sesta posizione in Serie A, con un passivo di 61 gol subiti: tale piazzamento garantisce alla squadra solamente l'accesso ai turni di qualificazione della nuova Europa League.[11] In Coppa Italia il cammino della Roma termina ai quarti di finale, disputati in una sfida secca a Milano nuovamente contro l'Inter, che prevale per 2-1.[95]
L'imprevisto campionato di vertice
La mancata qualificazione alla più redditizia Champions League porta la dirigenza romanista a cedere al Liverpool il centrocampista Alberto Aquilani, cresciuto nel vivaio giallorosso. Mentre Unicredit avvia le procedure giudiziali di recupero del proprio credito,[96][97] la società, non potendo destinare agli acquisti i soldi ricevuti, non riesce ad accontentare le richieste tecniche di Spalletti, dedicandosi solamente ad operazioni minori, tra le quali l'acquisto del difensore Nicolás Burdisso.[98]
La squadra supera nell'agosto la fase di qualificazione dell'Europa League, battendo i belgi del Gent e gli slovacchi del Košice.[99]
Dopo aver perso le prime due partite di campionato, Spalletti matura tuttavia la decisione di dimettersi dalla conduzione tecnica della squadra.[100] Al suo posto viene ingaggiato Claudio Ranieri:[11] l'allenatore romano ridà continuità di risultati in campionato alla squadra, che vince la fase a gironi dell'Europa League, disputata con Basilea, Fulham e CSKA Sofia, venendo tuttavia eliminata nel turno successivo dal Panathinaikos.[99] Nella sessione di mercato invernale la società preleva in prestito dal Bayern Monaco l'attaccante Luca Toni:[98] l'acquisto contribuisce alla scalata della classifica della squadra, la quale, conseguendo 23 risultati utili consecutivi, diviene capolista a 5 giornate dal termine. Nonostante i buoni risultati della stagione disputata, la Roma non riesce però a vincere né il titolo nazionale (la squadra, perdendo in casa contro la Sampdoria, è infatti sorpassata in classifica dall'Inter), né la Coppa Italia (0-1 in finale, sempre contro la squadra neroazzurra), né la seguente sfida estiva di Supercoppa (l'Inter prevale 3-1): il secondo posto in campionato porta comunque il diretto ritorno in Champions League.[99]
Il rinnovamento negli anni duemiladieci
La transizione societaria
Al termine della stagione, mentre sono perfezionati gli acquisti degli attaccanti Borriello e Adriano (quest'ultimo rivelatosi fallimentare), la risoluzione dell'annosa controversia tra Italpetroli ed Unicredit viene affidata ad un arbitrato, durante il quale le parti pervengono ad un'intesa su un accordo riguardante la messa in vendita della Roma.[101] Per il terzo anno consecutivo, la Roma accusa tuttavia una falsa partenza, che compromette in parte l'iniziale cammino in campionato, ma che non impedisce però alla squadra di superare l'iniziale raggruppamento della Champions League, alle spalle del Bayern Monaco e davanti a Basilea e Cluj.[102]
In Serie A i giallorossi disputano un campionato altalenante, condizionato dalla scarsa condizione fisica e dai malcelati malumori dello spogliatoio dovuti all'abbondante uso del turn-over da parte di Ranieri.[103] Mentre la società può solo confermare la rosa della squadra nel mercato di riparazione a causa del bilancio in forte passivo,[104] vengono presentate alcune offerte vincolanti di acquisizione, tra le quali fu preferita da Unicredit quella di un gruppo di imprenditori americani guidati da Thomas DiBenedetto.[105] Il persistente vuoto di potere causato dall'inevitabile delegittimazione della presidente Sensi,[106] porta Ranieri, oramai in contrasto con molti giocatori,[107] alle dimissioni, rassegnate dopo una disastrosa partita contro il Genoa (dove la squadra giallorossa, in vantaggio di tre gol, ne subisce 4 negli ultimi 30 minuti di gioco).[108] Alla conduzione tecnica viene chiamato l'allenatore del settore giovanile Vincenzo Montella, con il quale la Roma subisce l'eliminazione dalla Champions League ad opera dello Shakhtar Donetsk, che pone in evidenza la necessità di un radicale rinnovamento di una rosa rimasta pressoché immutata nel corso degli ultimi anni.[109] La Roma termina il campionato al sesto posto, mentre in Coppa Italia è eliminata in semifinale dall'Inter.[110][111]
I difficili inizi della nuova Roma americana
A metà agosto, al termine di un lunghissimo iter, si conclude la vendita della società giallorossa alla cordata statunitense composta da Thomas DiBenedetto, Richard D'Amore, Michael Ruane e James Pallotta, il quale sarebbe diventato in seguito ill futuro presidente della società.[11] La nuova proprietà, affidando la pachina all'emergente allenatore spagnolo Luis Enrique inietta nuovi capitali, ma dei numerosi acquisti effettuati inizialmente, solamente Pablo Osvaldo, Erik Lamela e Miralem Pjanic sono confermati per più di due stagioni.
In estate la Roma viene sorprendentemente eliminata nel turno preliminare di Europa League dal modesto Slovan Bratislava, mentre in campionato il rendimento complessivo della squadra è notevolmente discontinuo,[11] poiché spesso la squadra, nonostante un continuo possesso palla, riesce di rado a concludere l'azione, prestando invece il fianco agli attacchi avversari. Ciò comporta l'alternarsi di prove convincenti a nette sconfitte che si traducono alla fine nel settimo posto in campionato .[112] La mancata qualificazione all'Europa League, conduce Luis Enrique a rassegnare le proprie dimissioni.[11]
Nella stagione successiva, con l'obiettivo dichiarato di costruire una squadra che giochi un calcio offensivo e spettacolare,[113] la Roma decide di riaffidare la squadra a Zeman, 13 anni dopo la sua ultima panchina, e rettificando la propria rosa con l'innesto, tra gli altri, dei giocatori Leandro Castán, Mattia Destro e del giovanissimo Marquinhos, il quale si impone sin dall'inizio come difensore titolare, tanto da essere ceduto l'estate successiva al Paris Saint Germain per oltre 30 milioni di euro.[114]
Ciononostante la squadra non riesce ancora una volta a garantire una soddisfacente continuità di risultati, per una scarsa metabolizzazione degli schemi zemaniani e a causa di alcune scelte poco chiare dell'allenatore boemo sulla formazione titolare.[11] Al termine di gennaio e in seguito alla sconfitta interna contro il Cagliari per 4-2, la società solleva Zeman dall'incarico, affidando ad Aurelio Andreazzoli, ex allenatore in seconda di Luciano Spalletti, la conduzione tecnica della squadra fino al termine del campionato,[115] concluso al sesto posto.[116] In Coppa Italia la Roma, dopo aver eliminato Atalanta, Fiorentina ed Inter, trova in finale un'inedita stracittadina contro la Lazio, che perde tuttavia per 1-0. La sconfitta comporta nuovamente anche il mancato ottenimento della qualificazione alle coppe europee.[117]
Il reiterato fallimento degli obiettivi sportivi prefissi porta la dirigenza ad effettuare un ulteriore cambio dell'allenatore: dopo aver corteggiato Mazzarri e Allegri[118] è ingaggiato, dal Lilla, Rudi Garcia.[119] Il nuovo tecnico è accompagnato da numerosi acquisti, tra i quali i difensori Mehdi Benatia e Maicon, il centrocampista olandese Kevin Strootman e l'attaccante esterno Gervinho.
Note
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Voci correlate
Bibliografia
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