Associazione Calcistica Perugia Calcio
L'Associazione Calcistica Perugia Calcio, meglio conosciuta come Perugia, è una società calcistica italiana con sede nella città di Perugia. Il club odierno, rifondato nel 2010 come Associazione Sportiva Dilettantistica Perugia Calcio, è la continuazione dello storico sodalizio Associazione Calcio Perugia sorto nel 1905 – dalla collaborazione tra le società cittadine Braccio Fortebraccio e Libertas – e fallito nel 2005, e del seguente Perugia Calcio rifondato nello stesso anno e a sua volta scomparso nel 2010; dal 2011 ha assunto l'attuale denominazione societaria.
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Grifoni | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | ![]() |
Simboli | Grifone |
Inno | Alè Perugia |
Dati societari | |
Città | Perugia |
Nazione | ![]() |
Confederazione | UEFA |
Federazione | ![]() |
Campionato | Lega Pro Prima Divisione |
Fondazione | 1905 |
Scioglimento | 1939 |
Rifondazione | 1940 |
Rifondazione | 2005 |
Rifondazione | 2010 |
Proprietario | ![]() |
Allenatore | ![]() |
Stadio | Renato Curi (28.000 posti) |
Sito web | www.acperugiacalcio.com |
Palmarès | |
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Titoli nazionali | 1 Campionato di Serie B |
Trofei nazionali | 1 Coppe Italia Serie D 1 Supercoppa di 1ª Divisione 1 Supercoppa di 2ª Divisione |
Trofei internazionali | 1 Coppa Intertoto UEFA 1 Coppa Piano Karl Rappan |
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La società conta 13 partecipazioni al campionato italiano di Serie A, dove ha conseguito come miglior piazzamento un secondo posto nell'annata 1978-1979; nella stessa stagione, gli umbri misero a segno uno storico record d'imbattibilità, diventando la prima squadra dall'istituzione del girone unico a chiudere un campionato di massima serie senza sconfitte. Oltre ai vari titoli conquistati nelle serie minori nazionali, in campo internazionale il club conta una vittoria nella Coppa Piano Karl Rappan e nella Coppa Intertoto; in virtù di quest'ultimo successo, è una delle 11 squadre italiane e una delle 42 europee che hanno conquistato nella propria storia almeno una delle competizioni UEFA per club. Conta inoltre due partecipazioni alla Coppa UEFA. Milita nel campionato di Lega Pro Prima Divisione.
I suoi giocatori sono soprannominati "grifoni" per via della figura araldica simbolo della squadra e della città perugina, un grifone rampante. I colori sociali tradizionali del club prevedono maglia rossa, calzoncini bianchi e calzettoni rossi. Disputa i suoi incontri casalinghi allo stadio Renato Curi. Nella stagione 1979-1980, è stata la prima formazione calcistica italiana a esibire una sponsorizzazione di maglia.[1]
Storia
Le origini: Braccio Fortebraccio e Libertas
Quella che sembra essere stata la più antica e importante associazione calcistica cittadina risponde al nome di Unione Sportiva Braccio Fortebraccio, sorta a Perugia il 14 luglio del 1890 inizialmente come Società Ginnastica Braccio Fortebraccio;[2] questa deve il suo nome a Braccio da Montone, condottiero e Signore della città perugina nel corso del XV secolo. È il 1901 quando la Braccio Fortebraccio dedicò una propria sezione al «gioco della palla al calcio»[3] (motivo per cui alcune fonti tendono a retrodatare di quattro anni la nascita effettiva della squadra biancorossa[4]).
L'Associazione Calcio Perugia si costituisce ufficialmente il 9 giugno del 1905, dalla collaborazione tra la già citata Braccio Fortebraccio e i rivali della società ginnica Libertas[2] – la quale operò anch'essa in ambito calcistico negli stessi anni, ma di cui rimane incerta la data di nascita e l'effettiva apertura di una sezione dedicata al football. Il primo presidente della neonata società fu Romeo Gallenga Stuart, tra i pionieri dello sport in Umbria (in seguito, rappresentante italiano ai Giochi della V Olimpiade e deputato al Parlamento del Regno d'Italia).
L'esordio ufficiale della squadra avvenne nel 1907, quando proprio a Perugia venne organizzato un triangolare, con la partecipazione di Lazio e Robur di Siena (agli ordini dell'arbitro Olindo Bitetti).[3][5] Sempre nel capoluogo umbro, nel 1910, si disputarono i primi campionati sportivi universitari; nel calcio a vincere fu la formazione del Torino, mentre il Perugia si classificò quarto.[6]
Anni dieci e venti: tra scissioni e riunificazioni
Nonostante l'avvenuta collaborazione tra la Braccio Fortebraccio e la Libertas, le due opposte fazioni mantennero ugualmente una forte rivalità interna, tanto che spesso scesero in campo separatamente e con le loro originarie denominazioni. In questo turbolento scenario, a soli cinque anni dalla nascita del Perugia, il 20 giugno del 1910 si registrò la scissione di un gruppo di dissidenti laici vicini alla figura di Ruggero Ranieri Marchese del Sorbello[7] – in aperto contrasto alle idee di Gallenga Stuart, tra i massimi rappresentanti dell'area clericale e conservatrice del club – che decisero di uscire dalla squadra e fondare la nuova Società Sportiva Libertas.[6][8]
Pur se in molti si prodigarono per riappacificare gli animi (tra di loro ci fu il professor Bellucci, presidente del Comitato provinciale dell'Istituto per l'incremento dell'educazione fisica, che cercò di riavvicinare le due opposte società puntando sulla realizzazione di un nuovo stadio), i successivi anni furono caratterizzati da un acceso antagonismo sportivo tra le due formazioni per il primato del calcio cittadino.[9]
Nonostante fossero passati già un paio d'anni dalla scissione avvenuta in seno al Perugia, nel 1912 i soci delle due diverse fazioni erano ancora sospinti da un'accesa rivalità sportiva. All'inizio dell'anno la Libertas ruppe gli indugi e lanciò il "guanto di sfida" alla Braccio Fortebraccio, invitandola a disputare una partita volta a decretare la superiorità dell'una o dell'altra formazione nel foot-ball.
Il 27 aprile, dopo una discussione messa ai voti tra tutti i soci (25 sì, 19 no, 5 astenuti), il presidente della Braccio Fortebraccio Vittorio Texeira rifiutò la sfida: «Ragioni di opportunità e di prudenza consigliano di non mettere di fronte i giocatori delle due società, almeno fino a che i rapporti non siano di molto migliorati e soltanto una sana emulazione esista fra i componenti di esse. Il foot-ball accende di per se stesso gli animi e può spingerli alla violenza e non solo eccita quelli dei giocatori, ma anche quelli degli spettatori; né in certi casi, l'arbitro, per quanto abile, autorevole e predisposto, può avere la forza di frenarne l'impeto...»
Questa fu la replica della Libertas: «Le menti debolucce dell'Unione Sportiva ebbero forte spavento di un nome; forse la libertà ripugna loro anche se è titolo di una società sportiva...»[9]
Nel frattempo, tra il 1911 e il 1912 la squadra del Perugia (o che dir si voglia, della Braccio Fortebraccio) partecipò ai tornei interregionali organizzati dall'Umbria sportiva, entrambi vinti dal Roman, nei quali il Perugia si mise in mostra battendo per 2-0 l'Anconitana, e per 6-0 lo Spoleto. Il 1912 è anche l'anno in cui si costituì il comitato promotore per la costruzione di un «grandioso stadio perugino»:[10] difatti il capoluogo ancora non disponeva di un vero e proprio impianto sportivo, tanto che le gare e gli allenamenti delle squadre calcistiche si svolgevano al campo di Piazza d'Armi (il cosiddetto Piazzone della città, poi divenuto l'odierna Piazza Partigiani), che veniva pionieristicamente segnato col gesso.[11]
La traumatica esperienza del conflitto mondiale portò a un ripensamento delle vecchie certezze, così nel primo dopoguerra i reduci dell'Associazione Calcio Perugia e della Società Sportiva Libertas ripresero i contatti con una serie di scambi epistolari, volti a superare i precedenti dissapori e a far sì che tutti i perugini potessero tornare a tifare per la stessa squadra.[9]
Con queste premesse, nel 1921 le due fazioni si riunirono nuovamente in un'unica formazione calcistica, che prese il nome di Società Sportiva Perugia. Debuttò nell'occasione con quella che diventerà la divisa da gioco tradizionale del club, ovvero maglia rossa, pantaloncini bianchi e calzettoni rossi; il grifone in posizione rampante divenne l'emblema simbolo della squadra, cucito sulle casacche all'altezza del cuore.[6]
Nel 1922 il campo di gioco di Piazza d'Armi venne dotato di una tribuna in legno per gli spettatori. In questi anni il Perugia ebbe un'attività prevalentemente regionale, incontrandosi con formazioni come Terni, Siena, Ancona, Tiferno, Foligno, Tolentino e Maceratese. I giocatori più significativi degli anni venti furono Brugalossi e Cesare Della Torre. Nel frattempo, nel 1929 la società riprese l'originaria denominazione di Associazione Calcio Perugia.
Anni trenta
Gli anni trenta del club biancorosso ebbero inizio, in verità, già sul finire del decennio precedente. L'attività calcistica era ormai praticata nel capoluogo umbro da quasi trent'anni, ciò nonostante rimaneva ancora una disciplina oscura sotto molti aspetti; intorno al 1928 vennero quindi chiamati a Perugia alcuni maestri della cosiddetta "scuola danubiana", all'epoca molto in voga, per apprenderne i segreti. Si trattò dei primi, veri, allenatori nella storia dei grifoni.[3]
L'ungherese Emerich Hermann fu il tecnico della squadra che, al termine di un serrato duello con gli spoletini della Virtus, nel 1929-1930 vinse il girone regionale di Terza Divisione, facendo il suo debutto in Prima Divisione.[12] Nella stagione 1931-1932 il Perugia arrivò a un passo dalla Serie B concludendo in vetta il girone E della Prima Divisione, ma nei successivi gironi finali la sconfitta 2-3 a Genova in casa della Sampierdarenese li relegò al secondo posto della classifica, mancando la promozione proprio a favore dei liguri.
A un passo dalla Serie A
Il traguardo fu rimandato di un solo anno. Nell'annata 1932-1933 il Perugia guidato in panchina da un altro danubiano, András Kuttik,[12] raggiunse infatti per la prima volta nella sua storia la Serie B, vincendo dapprima il girone G con tre punti di vantaggio sul Foligno e cinque sulla Roma Riserve, e chiudendo poi al primo posto anche il girone finale davanti al Catanzaro. In quegli anni si misero particolarmente in luce nella squadra il terzino Luigi Gioacchino Nebbia (in seguito passato al Modena), il veloce centrocampista perugino Giuseppe "Peppino" Vitalesta e la punta Alberto Tiberti (chiamato nel 1934 dalla Juventus).
Nel campionato 1933-1934 il club andò vicino per la prima volta all'approdo in Serie A, vincendo il girone B sopravanzando di una lunghezza i modenesi, e qualificandosi al girone finale valevole per la promozione in massima serie: proprio qui il giovane Vitalesta, promessa della squadra, si rese protagonista di un increscioso episodio, quando al termine di una sfida casalinga con la Pro Patria reagì alle decisioni dell'arbitro De Sanctis sferrandogli un pugno, gesto che gli costò una squalifica a vita (poi ridimensionata).[13] L'anno dopo, a causa delle difficoltà finanziarie derivate dalla gestione della competitiva formazione d'inizio decade, l'intelaiatura dei biancorossi venne di fatto smantellata per fare cassa e saldare debiti: con un tasso tecnico considerevolmente ridotto, al termine della stagione 1934-1935 i grifoni retrocedettero, chiudendo qui il primo ciclo vincente della loro storia.[14]
Il 1937 fu una data importante per il calcio perugino, poiché ebbe inizio la costruzione del primo stadio cittadino, il Santa Giuliana, realizzato proprio in prossimità del vecchio Piazzone; il Perugia potrà però debuttarvi ufficialmente solo l'anno dopo, il 4 settembre del 1938, in occasione della sua prima stagione di Serie C.[10] Sempre nel '38 esordì in squadra il mediano Guido Mazzetti, destinato in futuro a scrivere pagine importanti della storia del club, sia da giocatore che da allenatore.
Anni quaranta
Nella stagione 1939-1940 il Perugia è inattivo per motivi finanziari, così al suo posto nella Prima Divisione Umbra scese in campo la nuova formazione del G.U.F. Perugia, che pur con un nome diverso, indossò le casacche di grifoni e ne schierò vari giocatori nelle proprie fila. La storica società biancorossa si riorganizzò l'anno successivo, venendo iscritta alla Serie C. Affidata all'allenatore ungherese Aleksandar Peics, la formazione si ritrovò dopo poche giornate in testa alla classifica, salvo poi cessare l'attività per gli eventi bellici della seconda guerra mondiale.
Al termine del conflitto, nel secondo dopoguerra il Perugia venne ricostituito da Giorgio Bottelli e la squadra, nelle cui fila erano presenti anche militari inglesi degli eserciti alleati che avevano occupato l'Umbria, giocò in ambito regionale col Magione, il Gubbio e il Foligno. Nel 1945-1946 il Perugia, allenato da Mario Malatesta e trascinato da Alberto Galassi (uno dei più prolifici attaccanti italiani, che segnò in quella stagione addirittura 35 reti, guadagnandosi infatti l'ingaggio in Serie A da parte del Bologna), vinse il campionato e conquistò la seconda promozione in B della sua storia. La squadra vi rimase per sole due stagioni, salvo poi risprofondare negli anni successivi addirittura in IV Serie.
Anni cinquanta e sessanta
Dal 1953 al 1966 il Perugia crebbe sotto la presidenza dapprima di Gaetano Salvi, poi di Orlando Baldoni. In questo periodo, nei primi anni la squadra si stabilizzò in maniera definitiva in IV Serie, sfiorando nella stagione 1953-1954 la promozione in C, quando venne preceduta nel proprio girone soltanto dal Prato.
Il ritorno in Serie C avvenne nel 1959, grazie a una riforma dei campionati a opera della FIGC; tale operazione voleva dare rappresentanza calcistica anche a quelle regioni (come l'Umbria) che, in quel momento, non avevano propri club iscritti alle tre maggiori categorie nazionali. In quegli anni la formazione biancorossa, allenata da Guido Mazzetti (che poi andò a Livorno, ma ritornò nel 1960), Július Korostelev ed Egizio Rubino, aveva tra le proprie fila il portiere folignate Lamberto Boranga, il centravanti Ilario Castagner (capocannoniere del girone B nell'annata 1963-1964) e l'attaccante perugino Dante Fortini.
La svolta con Spagnoli e Mazzetti
Il 1966 è una data cruciale per la storia del Perugia, è l'anno in cui subentrò alla presidenza Lino Spagnoli, imprenditore perugino grande appassionato di sport (già campione di motonautica). La stagione 1966-1967 è quella della promozione in Serie B all'ultima giornata, anche se il club dovette avere la meglio di un'agguerrita Maceratese; solo grazie alla vittoria tra le mura amiche nello scontro diretto, i grifoni poterono vincere il proprio girone con un punto di vantaggio sui marchigiani. La matematica promozione arrivò il 21 maggio del 1967 e l'autore della rete decisiva contro la Sambenedettese fu un attaccante perugino, Eros Lolli.[15] La squadra era allenata ancora da Guido Mazzetti, mentre i protagonisti della stagione furono la mezzala Carlo Azzali e le punte Gigi Gabetto (figlio di Guglielmo del Grande Torino) e Angelo Montenovo.
Dal 1967 al 1974, il Perugia disputò vari campionati di Serie B di buon livello, rischiando la retrocessione solo nelle stagioni 1967-1968, quando ottenne la salvezza dopo una serie interminabile di spareggi, e 1973-1974, quando la raggiunse all'ultima domenica, vincendo 2-0 sul campo del Parma.[16]
Anni settanta: la squadra dei miracoli
D'Attoma, Castagner e la prima volta in massima serie
Ma fu nel campionato seguente, 1974-1975, l'ottavo consecutivo in Serie B, che avvenne la vera e propria svolta. La società si rinnovò, con l'avvento alla presidenza dell'imprenditore pugliese Franco D'Attoma e con un nuovo staff tecnico e dirigenziale, con Ilario Castagner (già giocatore biancorosso all'inizio del decennio precedente) in panchina, Silvano Ramaccioni in veste di direttore sportivo e Giorgio Molini come preparatore atletico. Nuovi anche molti giocatori, come Renato Curi (che morirà in campo il 30 ottobre 1977), Franco Vannini e Paolo Sollier (divenuto poi noto come scrittore e per la sua militanza in Avanguardia operaia), alcuni dei quali alla loro prima esperienza nel torneo cadetto.
Fin dalle prime partite, si capì che le ambizioni della squadra potevano andare ben oltre l'obiettivo della salvezza. Con un gioco moderno e convincente, sostenuto da un rendimento atletico ottimale, il Perugia si mantenne nelle posizioni di testa fin dalle prime domeniche di campionato, riuscendo a tenere il passo del Verona (retrocesso a tavolino dalla Serie A, e dato come favorito per la vittoria finale). L'8 dicembre, dopo undici giornate, i biancorossi erano secondi e staccati di un punto dagli scaligeri, in virtù di sette vittorie, tre pareggi e una sconfitta. Poi il 15 dicembre, alla dodicesima giornata, dopo il successo casalingo per 3-1 sul Taranto e la sconfitta del Verona per 1-0 a Foggia, gli umbri scavalcarono i gialloblù e guadagnarono la vetta della classifica, che mantennero sino a giugno. La matematica certezza della vittoria del campionato arrivò il 15 giugno, grazie al pareggio 1-1 sul campo del Pescara. L'ultima partita casalinga col Novara del 22 giugno, vinta 2-1 (che fu anche l'ultima giocata al Santa Giuliana), suggellò la conclusione di una stagione indimenticabile.
Il Perugia ottenne la promozione in Serie A con tre punti di vantaggio sul Como e quattro sul Verona. Artefici di questo primo storico traguardo nella storia dei grifoni furono il portiere Marconcini, i difensori Nappi, Raffaeli, Savoia e Frosio, i centrocampisti Curi, Picella (il capitano della squadra) e Vannini, e gli attaccanti Scarpa, Sollier e Pellizzaro, i calciatori della formazione titolare; tra gli altri giocatori protagonisti della promozione ci furono il secondo portiere Malizia, i difensori Baiardo, Giubilei e Petraz, i centrocampisti Amenta e Tinaglia e gli attaccanti Marchei, Sabatini e Vitulano.
La tragedia di Renato Curi
Tra i protagonisti della promozione in Serie A si fece notare Renato Curi, un giovane calciatore cresciuto nel Giulianova e proveniente dal Como, scoperto da Ilario Castagner, autore di due reti decisive contro il Verona.[18] Insieme a Franco Vannini divenne il motore del centrocampo di una squadra che in tre stagioni riuscì a centrare non solo l'obiettivo della salvezza, ma a realizzare una costante crescita di livello, che consentì alla squadra di raggiungere posizioni di classifica medio-alte, e di conseguire vittorie che per una compagine di provincia erano considerate all'epoca proibitive, come battere la Juventus e il Torino.
Il 16 maggio 1976 fu proprio una rete del numero 8 biancorosso (in Perugia-Juventus 1-0) a decidere la vittoria del campionato del Torino ai danni dei bianconeri; celebre, tra l'altro, la radiocronaca di Sandro Ciotti: «il Perugia è passato in vantaggio, rete di Curi su cross da destra di Novellino niente da fare per Zoff...» alla quale, non prima di aver finito l'intervento, subentrò quella di Enrico Ameri: «scusa Ciotti questo è l'urlo del Comunale di Torino che ha appreso in questo momento la notizia che tu hai dato, ecco l'urlo del Comunale di Torino, sventolio di bandiere del Torino, la linea a Dalla Noce».[19] Quella squadra portò inoltre i colori biancorossi allo storico debutto nelle competizioni europee, partecipando alla Coppa Mitropa. Nella stagione successiva le prestazioni nonché i gol di Curi furono determinanti per il raggiungimento del buon sesto posto finale del Perugia, prima delle squadre escluse dalla zona UEFA.
Il campionato 1977-1978 iniziò nel migliore dei modi per i grifoni e per Curi, che dopo cinque giornate si ritrovarono primi in classifica assieme a Genoa, Juventus e Milan. Il sesto turno di campionato vedeva di scena al Comunale di Pian di Massiano la partita più importante, una sfida al vertice proprio contro i bianconeri. È il 30 ottobre 1977, 30.000 spettatori gremivano gli spalti. Curi, reduce da un infortunio, aveva recuperato in tempo per essere della partita. La gara iniziò alle 14:30 e il primo tempo trascorse combattuto da entrambe le parti. Nel mentre una fitta pioggia si abbatté sul capoluogo umbro. Alle 15:34, cinque minuti dopo l'inizio del secondo tempo, sugli sviluppi di una rimessa laterale nei pressi del centrocampo, Renato Curi fece uno scatto per raggiungere la palla, ma dopo pochi metri si accasciò a terra. Morirà poco dopo, stroncato da un arresto cardiaco, a 24 anni.[20] Da allora, lo stadio di Perugia è intitolato alla sua memoria.
Lo scudetto sfiorato e l'imbattibilità
Nel corso delle prime tre stagioni in Serie A il Perugia riuscì a guadagnarsi una buona reputazione e la fama di "squadra-simpatia", quando i giornali cominciarono insistentemente a parlare di Perugia dei miracoli. A ben vedere, la squadra umbra stava infatti ottenendo dei risultati inaspettatamente positivi per una cosiddetta "provinciale", oltretutto alla prima esperienza assoluta nel palcoscenico della massima categoria: giocando un calcio moderno ed efficace (esaltato da giocatori di tecnica e qualità come Franco Vannini, Walter Novellino e Salvatore Bagni), il Perugia stazionava stabilmente nella prima parte della classifica, riuscendo a competere ad armi pari contro avversarie ben più ricche e blasonate.[21]
Intanto nel maggio del 1978 arrivò anche la prima affermazione dei grifoni in campo internazionale, con la vittoria della Coppa Piano Karl Rappan, successo ottenuto trionfando in un gironcino composto dai belgi del KS Waregem, dai tedeschi occidentali del Monaco 1860, e dai francesi del Nîmes Olympique.[22]
I buoni risultati conseguiti negli anni precedenti furono il preludio alla stagione 1978-1979, nella quale il Perugia divenne la prima squadra a completare il campionato di Serie A senza perdere una partita, rimanendo inoltre in lotta fino alle ultime giornate per la conquista dello scudetto. Con un alto numero di pareggi (19 su 30 partite), il Perugia si classificò al secondo posto dietro al Milan (che vinse il titolo della stella). È questo il miglior piazzamento degli umbri nella massima serie, e i grifoni furono la prima squadra nella storia del girone unico a rimanere imbattuta per un'intera stagione[23] (in seguito, solo lo stesso Milan nel 1991-1992 e la Juventus nel 2011-2012 riusciranno a eguagliare tale primato).
Il Perugia, allenato sempre da Ilario Castagner, propose un gioco d'avanguardia che sopperì fruttuosamente all'inevitabile divario tecnico con formazioni più quotate, e tallonò i rossoneri per tutto il campionato. Gara emblematica della stagione, quella disputata il 4 febbraio 1979 al Renato Curi contro l'Inter, e terminata in parità: al termine del primo tempo il Perugia era sotto di due reti e vedeva la sua imbattibilità a rischio, ma nella ripresa Franco Vannini accorciò dapprima le distanze e, quando i giochi sembravano ormai fatti, al 93' Antonio Ceccarini trovò il gol del 2-2 nell'ultima azione utile della gara, che salvò il primato dei biancorossi.[24]
Il Perugia 1978-1979 venne schierato dall'allenatore Castagner con un modulo 1-3-2-3-1 che puntò a esaltare le caratteristiche della mezzala Vannini, fulcro della squadra a centrocampo. In difesa, il capitano Frosio giocò da libero, mentre in attacco il rigorista Casarsa lavorò da centravanti arretrato per favorire gli inserimenti delle due ali Bagni e Speggiorin, finalizzatori delle azioni.[23]
- Allenatore: Castagner
Questa partita divenne lo spartiacque del campionato dei grifoni: nonostante il mantenimento del record, Vannini – giocatore chiave della squadra anche nelle brillanti stagioni precedenti – ne uscì con un grave infortunio, tanto che il giocatore dovette terminare anzitempo la carriera agonistica. Al suo stop si aggiunse due mesi più tardi quello di Pierluigi Frosio, libero della difesa perugina, che agli inizi di aprile capitolò sul campo del Torino e saltò quasi tutto il resto del torneo.[25] Pur indebolita dall'infermeria, la squadra riuscì a permanere imbattuta anche nel girone di ritorno, chiudendo il campionato a soli tre punti dal Milan campione e approdando inoltre per la prima volta nella sua storia in Coppa UEFA.
L'undici biancorosso artefice di questo storico primato era composto dall'estremo difensore Malizia, col capitano Frosio inserito nella linea difensiva formata da Nappi, Della Martira e Ceccarini; più avanti, la coppia Butti e Dal Fiume in mezzo al campo, e Vannini al centro del gioco tra le due ali offensive Bagni e Speggiorin, subito dietro l'unica punta Casarsa. Tra gli altri giocatori che portarono il loro contributo all'imbattibilità ci furono il secondo portiere Grassi, i difensori Tacconi e Zecchini, i centrocampisti Goretti e Redeghieri, e l'attaccante Cacciatori. Si trattava di una squadra senza una vera stella, messa in piedi con calciatori dai nomi non altisonanti, ma che – a eccezione dell'astro nascente Bagni, destinato in futuro a raccogliere successi maggiori – qui in Umbria seppero esprimersi al meglio e vissero il momento più alto delle loro carriere sportive.[26]
Il cammino del Perugia nella stagione 1978-1979 rimane ancora oggi un risultato eccezionale per una compagine di provincia, sapientemente raggiunto grazie a un'oculata gestione societaria, a opera del dirigente Silvano Ramaccioni e del presidente Franco D'Attoma.
Il declino
Nell'estate del 1979 il presidente biancorosso Franco D'Attoma lanciò un'innovazione dirompente nel panorama calcistico nazionale, con la prima sponsorizzazione di maglia. Mai prima d'ora, in Italia, una casacca era stata "griffata" da un marchio commerciale: il Perugia fu la prima squadra a rompere questo tabù.[27] Il logo del pastificio Ponte debuttò sulle divise biancorosse il 26 agosto, nel debutto stagionale in Coppa Italia;[28][29] pur se l'accordo pubblicitario venne a lungo osteggiato dalla FIGC,[30][31] sarà questo uno dei tasselli che porteranno nel 1981 alla liberalizzazione degli sponsor.[32]
Nel successivo campionato 1979-1980, in estate il Perugia si assicurò a sorpresa l'astro nascente del calcio italiano Paolo Rossi (che dopo la retrocessione del L.R. Vicenza aveva rifiutato il trasferimento al Napoli, preferendo la collocazione perugina); il presidente D'Attoma perfezionò l'arrivo in Umbria dell'attaccante della Nazionale con la formula del prestito. È inoltre degno di nota il "pionieristico" accordo commerciale, siglato sempre da D'Attoma all'inizio della stagione, col pastificio Ponte, che portò la squadra biancorossa a esibire la prima sponsorizzazione di maglia (pur "mascherata" da fornitura tecnica): si trattò di un primato assoluto nella storia del calcio italiano.
Sul campo, Rossi fece egregiamente la sua parte (13 reti), ma la squadra non riuscì comunque a ripetere il miracolo della precedente stagione, mostrandosi quasi frastornata dall'improvvisa notorietà acquisita, che la portò forse a perdere il giusto senso dell'ambiente. In campionato il Perugia non riuscì a mantenersi nelle posizioni di vertice, e anche la prima partecipazione del club alla Coppa UEFA si concluse prematuramente: dopo aver superato il primo turno contro gli jugoslavi della Dinamo Zagabria, i greci dell'Aris Salonicco posero fine all'avventura degli umbri ai sedicesimi di finale. A questa stagione sottotono influì anche il perdurare dell'assenza di un valido centrocampista come Franco Vannini, che sarà poi costretto a un prematuro ritiro per via dell'infortunio subito all'inizio del 1979.
Comunque, proprio nel momento in cui la società sembrava aver stabilmente raggiunto una collocazione di rilievo nel calcio italiano, arrivò inaspettatamente la svolta negativa. Il 1º marzo 1980 scoppiò infatti lo scandalo del Totonero, che travolse lo stesso Paolo Rossi e, indirettamente le sorti del Perugia, che si sfaldò definitivamente e terminò il campionato a un anonimo ottavo posto; oltre a Paolo Rossi vennero squalificati anche Mauro Della Martira e Luciano Zecchini, e alla squadra nel successivo campionato venne inflitta una penalizzazione di cinque punti.
Anni ottanta: tra alti e bassi
Col pesante fardello della penalizzazione, a sole due stagioni dall'imbattibilità e da uno scudetto sfiorato, al termine della stagione 1980-1981 la squadra retrocesse in Serie B; quindi, negli anni successivi, seguì anche l'inevitabile disgregarsi di quel gruppo dirigenziale che, nel decennio precedente, aveva portato il Perugia ai massimi livelli nazionali.
L'annata 1984-1985, nella quale i grifoni mancarono il ritorno in A di un solo punto – e stabilirono i record, tuttora in essere, del minor numero di sconfitte (1) e del maggior numero di pareggi (26 su 38 incontri) nel torneo cadetto – sembrò l'inizio di un'inversione di tendenza, invece il declino proseguì fino alla doppia retrocessione d'ufficio in Serie C2 del 1986, deliberata dalla CAF per il coinvolgimento degli umbri anche nel Totonero-bis (dopo peraltro essere già retrocessi dalla B sul campo).[33]
Dopo due stagioni, nel 1987-1988 arrivò la vittoria del campionato e il ritorno in C1. La squadra artefice della promozione, allenata da Mario Colautti, era ricca di giovani talenti come Giovanni Bia, Angelo Di Livio e il prodotto del vivaio biancorosso Fabrizio Ravanelli (il miglior marcatore del torneo), che alla fine degli anni ottanta sfrutteranno la ribalta perugina per arrivare, nel decennio successivo, a calcare i più prestigiosi campi italiani ed europei.
Anni novanta
L'arrivo di Gaucci
Una nuova svolta nella storia della società avvenne sul finire del 1991, quando Luciano Gaucci, imprenditore romano già vicepresidente della Roma, rilevò un Perugia che si barcamenava in Serie C1 ed era sull'orlo del fallimento. Il nuovo proprietario palesò ben presto l'intento di riportare i biancorossi in massima serie e, con una imponente campagna acquisti[34] – che fece arrivare in Umbria, tra gli altri, l'esperto Giuseppe Dossena e il bomber delle serie minori Giovanni Cornacchini –, nell'arco di un lustro riuscì a centrare l'obiettivo.
Nel 1991-1992 il club chiuse terzo e sfiorò la promozione in Serie B, poi ottenuta l'anno successivo al termine di uno spareggio contro l'Acireale vinto 2-1 dalla formazione umbra; ma per Gaucci scoppiò lo scandalo di un cavallo "regalato" a un arbitro compiacente (quello che diverrà noto come il caso Siracusa-Perugia), così la CAF rispedì i grifoni in Serie C, promosse al suo posto i siciliani e squalificò il presidente biancorosso per tre anni. L'annata seguente, stagione 1993-1994, il Perugia vinse nettamente il campionato (con Cornacchini che si aggiudicò per il secondo anno consecutivo la classifica cannonieri) e poté riaffacciarsi tra i cadetti; raggiunse inoltre la finale di Coppa Italia Serie C, dove uscì sconfitto per mano della Triestina, dopo due pareggi, solamente per la regola dei gol fuori casa.
La squadra rimase in B solo due anni, perché nella stagione 1995-1996 il Perugia, con Giovanni Galeone in panchina e trascinato in campo dai gol di Marco Negri, compì il grande salto classificandosi al terzo posto, che valse il ritorno in Serie A dopo quindici anni esatti dall'ultima apparizione.
La seconda avventura in Serie A
La permanenza in Serie A durò solo un anno: al termine di una stagione difficile, segnata anche dall'esonero di Galeone e dall'approdo a Perugia di Nevio Scala, la squadra retrocesse all'ultima giornata per via della peggiore classifica avulsa.
Di nuovo in Serie B, il Perugia tornò immediatamente in massima serie, cambiando però per quattro volte guida tecnica nel corso della stagione: Attilio Perotti venne prima sostituito da Albertino Bigon, poi Gaucci richiamò Perotti per alcune giornate a riprendere il suo posto, ma in seguito lo scaricò definitivamente riportando in panchina Ilario Castagner, per cercare di raggiungere una promozione che a questo punto appariva proibitiva. Con un finale di campionato da record, l'allenatore del Perugia dei miracoli riuscì ad agganciare il Torino al quarto posto,[35] l'ultimo utile per la promozione,[36][37] e nello spareggio di Reggio nell'Emilia trionfò sui granata ai tiri di rigore, riportando la squadra in A.[38][39]
In Serie A il Perugia stavolta restò sei anni; nella stagione 1998-1999 la formazione umbra, guidata da Castagner e poi da Vujadin Boškov, raggiunse la salvezza classificandosi al quattordicesimo posto e qualificandosi per la Coppa Intertoto.[40] Si misero in luce, molto amati dai tifosi, il croato Milan Rapaić e il nuovo arrivato Hidetoshi Nakata: il centrocampista giapponese, sbarcato in Italia tra varie perplessità, esordì con una doppietta alla Juventus,[41] e in pochi mesi si affermò tra le rivelazioni del torneo;[42][43] con le sue ottime prestazioni sportive, Nakata divenne un fenomeno mediatico in tutto il mondo.[44][45] Il fantasista nipponico rimane tuttora il solo calciatore biancorosso, nell'intera storia del club, arrivato a ricevere la candidatura al Pallone d'oro (nelle edizioni del 1998[46] e del 1999[47]).
Nella stagione 1999-2000 la squadra fu affidata a Carlo Mazzone,[48] che la portò al decimo posto finale; all'ultima giornata batté in casa la Juventus 1-0 con gol di Calori nel secondo tempo, togliendole in pratica la possibilità di conquistare lo scudetto, che andò alla Lazio.[49] In Intertoto invece la squadra uscì al terzo turno a causa di una squalifica subìta nella partita di ritorno coi turchi del Trabzonspor (vanificando il successo dell'andata).[50]
Anni duemila
Gli exploit dell'era Cosmi
Nel giugno del 2000, il patron Gaucci avviò dei profondi cambiamenti in seno alla squadra. Dapprima ingaggiò come nuovo allenatore Serse Cosmi, tecnico perugino poco noto al grande pubblico, che fin lì s'era fatto notare per aver portato l'Arezzo dalla Serie D alla C1, ma che ancora non aveva avuto nessuna esperienza nelle categorie maggiori.[51] La piazza si schierò contro il presidente, che da par suo sembrava fare di tutto per non voler andare d'accordo coi tifosi; accanto a pochi punti fermi dell'undici titolare come Andrea Mazzantini, Marco Materazzi e Zé Maria, Gaucci affiancò oltre una ventina di nuovi innesti, tra cui giovani italiani presi dalle serie inferiori e stranieri provenienti da ogni parte del pianeta, come Mirko Pieri, Fabio Grosso, Fabio Liverani, Davide Baiocco, Marco Di Loreto, Zisis Vryzas e Rahman Rezaei.[52]
In tale periodo, la società umbra mise in piedi un'innovativa strategia nello scouting dei giocatori facendo ampio ricorso alla tecnologia disponibile all'epoca, con un centro multimediale collegato a Internet e con la costante ricezione, da parte d'una rete di addetti ai lavori, di videocassette, dati e statistiche inerenti sconosciuti calciatori scovati ai quattro angoli del globo. Tra tante scommesse che fisiologicamente delusero le aspettative, i colpi di mercato messi a segno in questi anni furono comunque numerosi: oltre ai già citati Nakata e Rapaić, si segnalarono soprattutto l'ecuadoriano Iván Kaviedes e il nigeriano Christian Obodo i quali, a fronte dell'irrisoria spesa di cartellino, con le loro buone prestazioni e le successive cessioni generarono dei sostanziosi profitti.[53]
A dispetto delle premesse, la squadra giocò un calcio divertente e proficuo, affermandosi come la sorpresa del torneo;[54] Serse Cosmi ottenne il massimo dalla sua rosa, lanciando i suoi sconosciuti giocatori ai massimi livelli della Serie A. Il Perugia si classificò decimo nella stagione 2000-2001: il capitano Marco Materazzi mise a segno ben 12 gol, siglando il record per un difensore in una singola stagione della massima divisione italiana,[55] e assieme al compagno Liverani raggiunse il traguardo della Nazionale.[56]
Nella stagione 2001-2002 la squadra migliorò ulteriormente il piazzamento in classifica, arrivando all'ottavo posto. L'anno successivo il Perugia si comportò benissimo in Coppa Italia dove, guidato da Fabrizio Miccoli (che si laureò miglior marcatore dell'edizione,[57] prima volta assoluta per un giocatore biancorosso), sfiorò la finale, venendo eliminato solo in semifinale dal Milan;[58][59] si qualificò poi nuovamente per la Coppa Intertoto classificandosi nono, al termine di un'annata ricca di soddisfazioni.
Il trionfo in Coppa Intertoto
La quarta stagione sotto la guida di Cosmi si aprì nell'estate del 2003 con la vittoria europea della Coppa Intertoto; al suo quarto tentativo, il club perugino riuscì a conquistare il trofeo. Dopo aver eliminato nei turni precedenti i finlandesi dell'Allianssi e i francesi del Nantes, la compagine biancorossa ebbe la meglio nella doppia finale sui tedeschi del Wolfsburg, battuti in entrambe le partite, in casa per 1-0 (gol di Bothroyd) e in trasferta per 2-0 (reti di Tedesco e Berrettoni); i grifoni vinsero così la competizione e si guadagnarono la qualificazione alla successiva Coppa UEFA.[60][61][62] Si tratta del primo (e finora unico) titolo UEFA conseguito dalla squadra biancorossa, e al contempo la prima affermazione del genere per una formazione calcistica dell'Umbria.
Nel prosieguo della stagione il Perugia arrivò poi fino al terzo turno della seconda manifestazione continentale, nella quale, dopo aver superato gli scozzesi del Dundee[63][64][65] e i greci dell'Aris Salonicco,[66][67] la squadra biancorossa venne eliminata dai più titolati olandesi del PSV Eindhoven, resistendo nell'andata giocata al Curi[68][69] ma cedendo nel ritorno al Philips Stadion.[70]
File:Coppa Intertoto.svg
Perugia, 12 agosto 2003, Stadio Renato Curi
Finale – Andata
- Perugia: Kalac; Diamoutene, Di Loreto, Alioui; Zé Maria, Tedesco (46' do Prado), Obodo, Fusani, Grosso (88' Loumpoutis); Bothroyd, Vryzas (79' Berrettoni).
- Allenatore: Cosmi.
- Wolfsburg: Jentzsch; Biliskov, Schnoor, Franz, Müller; Thiam, D'Alessandro, Weiser, Petrov; Topić, Klimowicz.
- Allenatore: Röber.
Wolfsburg, 26 agosto 2003, Volkswagen-Arena
Finale – Ritorno
- Wolfsburg: Jentzsch; Franz, Thiam, Schnoor; Weiser, D'Alessandro, Rytter, Streit (46' Hrgovic), Petrov; Klimowicz, Topić (11' Müller, 59' Karhan).
In panchina: Ramović, Munteanu, Präger, Sarpei. - Allenatore: Röber.
- Perugia: Kalac; Diamoutene, Di Loreto, Alioui; Zé Maria, Tedesco, Obodo, Fusani, Grosso (13' Loumpoutis); Bothroyd (63' Berrettoni), Vryzas (90' do Prado).
In panchina: Tardioli, Ignoffo, Gatti, Bjelanović. - Allenatore: Cosmi.
Meno fortunato – e più problematico – il percorso in campionato, che vide il Perugia non vincere una partita per tutto il girone di andata. Al termine della tornata di ritorno, grazie a tre vittorie nelle ultime giornate con Roma, Juventus e Ancona, i biancorossi riuscirono tuttavia a raggiungere in extremis il quart'ultimo posto, che quell'anno dava accesso a un particolare spareggio salvezza-promozione interdivisionale contro la sesta classificata della serie cadetta, la Fiorentina: in due gare di andata e ritorno, ad avere la meglio fu la squadra viola (0-1 e 1-1) che guadagnò così la massima serie a spese dei grifoni.[71][72] Il Perugia retrocedette in Serie B, si concluse l'era Cosmi e ben presto si concluderà anche l'era Gaucci.
La fine di un ciclo
Nell'anno del centenario la squadra fu affidata a Stefano Colantuono, con l'obiettivo di puntare all'immediato ritorno in Serie A; al termine della stagione, nonostante il terzo posto e la qualificazione ai play-off per la promozione in massima categoria,[73][74] in pochi giorni il Perugia prima perse la finale contro il Torino per l'approdo in A,[75][76] e poi venne escluso dal successivo campionato di Serie B dalla giustizia sportiva per problemi economici.[77]
Con la famiglia Gaucci ormai fuori dai giochi, grazie al Lodo Petrucci il club riuscì almeno a iscriversi al successivo campionato di Serie C1 sotto una nuova amministrazione societaria, capeggiata da Vincenzo Silvestrini e denominata Perugia Calcio. La stagione 2005-2006, di fatto di ricostruzione, si chiuse al sesto posto, posizione poi bissata l'anno successivo fallendo tuttavia l'obiettivo prefissato dei play-off. Il Perugia ritentò la scalata verso la promozione nel 2007-2008, quando col quinto posto nel girone ottenne stavolta l'accesso ai play-off, da cui tuttavia la formazione di Antonello Cuccureddu uscì sconfitta per mano dell'Ancona, qualificato in virtù del miglior piazzamento conseguito in stagione.
La caduta nei dilettanti
Al termine del campionato la famiglia Silvestrini decise di lasciare la proprietà, che in estate passò di mano a Leonardo Covarelli, ex numero uno del Pisa. Ne seguì una stagione difficile, costellata da quattro cambi nella guida tecnica (tra cui l'ex grifone degli anni ottanta Giovanni Pagliari) che, nonostante l'ottavo posto in graduatoria possa trarre in inganno, nella realtà trascinarono con fatica i biancorossi verso una salvezza ottenuta solo all'ultima giornata.
Il torneo 2009-2010 non iniziò sotto i migliori auspici, dopo che la dirigenza riuscì a regolarizzare l'iscrizione della squadra a fronte di un iniziale rifiuto. Al termine di un campionato senza infamia e senza lode, concluso a un anonimo undicesimo posto, emersero gravi problemi finanziari in seno alla società biancorossa, al punto che il Tribunale di Perugia accolse l'istanza di fallimento presentata da alcuni creditori.[78][79] Nel luglio seguente venne revocata l'affiliazione alla squadra perugina, scomparsa per la seconda volta nell'arco di un lustro:[80] nuovamente declassati pur senza essere retrocessi sul campo,[81] per poter dare un seguito alla loro storia i biancorossi furono costretti a ripartire dai dilettanti.
Anni duemiladieci
Il 12 luglio 2010 una cordata capitanata dall'imprenditore Roberto Damaschi portò alla nascita della nuova società calcistica della città, l'Associazione Sportiva Dilettantistica Perugia Calcio, che s'iscrisse alla Serie D.
Allenati da Pierfrancesco Battistini, nella stagione 2010-2011 i grifoni vinsero il girone E della Serie D con tre giornate d'anticipo, sopravanzando il Castel Rigone[83] e tornando così tra i professionisti. A corollario di una stagione di successi, pochi giorni dopo la squadra si assicurò anche la Coppa Italia Serie D sconfiggendo in finale la Turris.[84] A fine anno il Perugia partecipò inoltre alla poule nazionale di Serie D, arrivando a giocarsi in finale la vittoria dello Scudetto Dilettanti, che però andò appannaggio del Cuneo.[85]
Il ritorno tra i professionisti
Con l'approdo nel calcio professionistico la società cambiò denominazione, acquisendo il nome di Associazione Calcistica Perugia Calcio.[86] Il 2011-2012 vide il Perugia conquistare agevolmente il girone B della Seconda Divisione, pur se all'inizio del 2012 irruppe l'ennesimo riassetto societario degli ultimi anni, con Damaschi che uscì di scena[87][88] in favore dei soci di minoranza Giovanni Moneti e Massimiliano Santopadre.[89] L'undici perugino raggiunse con due giornate d'anticipo la promozione, la seconda consecutiva per il club, in Prima Divisione;[90] al termine dell'annata arrivò anche il trionfo nella Supercoppa di Lega di Seconda Divisione ai danni del Treviso.[91]
La stagione seguente, seppur iniziata in maniera altalenante – tanto da portare all'esonero del tecnico della risalita, Battistini, in favore dell'ex biancorosso Andrea Camplone – si chiuse con il secondo posto nel girone B di Prima Divisione, a una manciata di punti dal capolista Avellino;[92] ai play-off, il sogno della promozione s'interruppe in semifinale, dove il club perugino venne eliminato dal Pisa.[93] Sul finire del torneo venne intanto ufficializzato il nuovo assetto societario dei biancorossi, con Santopadre ormai divenuto unico socio di maggioranza.[94][95]
Dodici mesi dopo, quella promozione sfuggita l'anno prima venne agguantata al termine nell'annata 2013-2014. Dopo una corsa a tre con Frosinone e Lecce, stavolta gli uomini di Camplone vinsero in volata il girone B e conquistarono l'accesso diretto in cadetteria: all'ultimo turno, nello scontro diretto coi laziali al Curi, Marco Moscati segnò il gol che permise al Perugia di ritornare in Serie B, dopo nove stagioni e due fallimenti; per i biancorossi fu la terza promozione nello spazio di quattro anni.[81] A fine torneo la formazione umbra sollevò inoltre la Supercoppa di Prima Divisione, messa in bacheca a spese della Virtus Entella;[96] il Perugia diventò la prima squadra a fare proprie entrambe le Supercoppe della Lega Pro.
Cronistoria
Cronistoria dell'Associazione Calcistica Perugia Calcio | |
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Colori e simboli
Colori
Non vi è certezza su quale siano stati i colori sociali della prima società calcistica di Perugia, la Braccio Fortebraccio. Probabile che la compagine sfoggiasse nel 1901 una divisa composta da una maglia a bande verticali bianche e nere, abbinata a pantaloncini e calzettoni di colore nero o bianco (era questo l'accostamento cromatico maggiormente in voga tra i club italiani agli albori della disciplina), e che rimase tale anche dopo la fusione con la Libertas nel 1905 e la conseguente nascita dell'Associazione Calcio Perugia.
Nel 1921, con il reintegro dei soci della Società Sportiva Libertas e un primo cambio di denominazione del club in Società Sportiva Perugia, la squadra acquisì i colori sociali oggi noti, ovvero il rosso e il bianco, gli stessi della città umbra.[6] La tradizionale maglia della formazione perugina è da allora a predominanza rossa (talvolta con colletto e bordini delle maniche, o altri inserti, in bianco), abbinata a dei pantaloncini bianchi (con dettagli rossi) e a dei calzettoni rossi (con finiture bianche); soltanto a metà degli anni venti ci fu una significativa variazione, quando la squadra disputò alcune stagioni indossando una maglia a righe verticali biancorosse.[98]
Questo completo biancorosso – salvo le piccole modifiche e variazioni da una stagione all'altra – è la classica divisa da gioco con cui il club perugino scende in campo. Tuttavia, non è affatto infrequente vedere la squadra giocare partite con una casacca uniforme cromaticamente, cioè coi pantaloncini bianchi soppiantati da quelli rossi; in alcune stagioni (soprattutto a cavallo degli anni ottanta e novanta), questo abbinamento monocromatico è divenuto quello fisso della prima divisa ufficiale.
Nella storia del club, la divisa per antonomasia rimane quella del Perugia dei miracoli della stagione 1978-1979. Gli ottimi risultati sportivi raggiunti dal Perugia con quella casacca (i migliori della storia dei grifoni) hanno fatto sì che questa maglia di fine anni settanta realizzata dalla Umbro rimanesse nell'immaginario collettivo dei tifosi, tanto che nei decenni successivi è stata spesso riproposta come maglia-speciale in occasione di importanti sfide e celebrazioni.
Vista la predominanza del colore rosso nel completo casalingo, la divisa da trasferta è invece tradizionalmente a tinte invertire, cioè con maglia bianca, pantaloncini rossi (o anche loro bianchi) e calzettoni pure bianchi. In generale, nel corso della sua centenaria storia il Perugia ha utilizzato in maniera minore come casacche di riserva anche maglie blu, grigie, nere o gialle.
Simboli ufficiali
Stemma
Simbolo per antonomasia del Perugia è invece il grifone (da cui il soprannome di "grifoni"), figura araldica storicamente legata alla città perugina, dove compare sullo stemma comunale, e dov'è oggetto di statue e incisioni su edifici e monumenti del capoluogo umbro.
La base di partenza per lo stemma canonico del Perugia vide la luce all'inizio degli anni trenta, quando debuttò un primo marchio identificativo del club: uno scudetto rosso, con al suo interno un grifone in posizione rampante; questo stemma venne cucito subito anche sulle maglie biancorosse, all'altezza del cuore. In successive evoluzioni, la parte superiore dello scudetto iniziò a essere disegnata a punta, caratteristica che permane e caratterizza lo stemma perugino ancora oggi.
Da notare poi come spesso – soprattutto dalla fine dei settanta ai primi anni novanta – sulle divise da gioco del Perugia sia stato posizionato il solo grifone rampante, libero da scudetti e senza altri fronzoli, inserito anch'esso sulla parte sinistra del petto. Solo nel 1996, in occasione della prima promozione in Serie A della gestione Gaucci, si decise di riportare uno stemma canonico sulle maglie biancorosse, che dall'anno successivo è stato ridisegnato nella versione attualmente in uso: uno scudetto rosso, con lato superiore a punta e completato dalla dicitura A.C. PERUGIA 1905, all'interno del quale il grifone rampante è assoluto protagonista.[99]
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Stemma utilizzato nella stagione 1991-1992.
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Stemma utilizzato dal 1997 al 2005.
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Stemma utilizzato dal 2005 al 2009.
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Stemma utilizzato nella stagione 2009-2010.
Inno
L'inno ufficiale della squadra è Alè Perugia. Negli anni settanta la formazione biancorossa ha avuto dedicate altre canzoni, tra cui La danza dei grifoni dell'Orchestra e Coro Unione Musicisti (1974) e Forza Perugia!!! di Giancarlo Guardabassi (1975), lanciato in occasione della prima promozione in Serie A. Inoltre, durante la sua unica stagione al Perugia, il giocatore Paolo Rossi registrò il singolo Domenica, alle tre (1980).[100]
Mascotte
Nella stagione 1998-1999 la società creò anche una mascotte ufficiale del club, Pegrì '78, un grande grifone con indosso la divisa da gioco biancorossa. Il nome della mascotte è il risultato di una crasi delle parole «Perugia» e «Grifo», mentre il «'78» è riferito alla storica annata 1978-1979, quella dell'imbattibilità.
Strutture
Stadio
Nei suoi primi anni di attività il Perugia non aveva un vero e proprio impianto sportivo dove giocare e allenarsi, disputando così i suoi incontri casalinghi al campo di Piazza d'Armi; a dispetto del nome, quello che era noto ai più come il Piazzone della città era in realtà solo l'ormai scomparsa piazza d'armi perugina (l'attuale Piazza Partigiani), che veniva adibita alla buona come un campo da calcio.
Sebbene fin dal 1912 fosse sorto un comitato volto a promuovere la costruzione di uno stadio cittadino per il calcio, è solo nel 1937 che vide la luce un catino prettamente dedicato all'attività, il Santa Giuliana, piccolo impianto che sorge nel centro storico della città, e che prende il nome dall'omonima chiesa presente a poca distanza.
Nel 1975, dopo la prima promozione assoluta in massima serie dei grifoni, si decise la costruzione di un nuovo stadio per la squadra, vista la sopraggiunta inadeguatezza del vecchio Santa Giuliana per gli standard della Serie A, sia a livello di posti che di accessibilità. Nell'arco di una sola estate venne così eretto un nuovo impianto da circa 30.000 posti, senza pista d'atletica (presente invece al Santa Giuliana), nella zona periferica di Pian di Massiano, che prese il nome di stadio Comunale di Pian di Massiano.
Lo stadio – progettato da Luigi Corradi e realizzato dalle ditte dell'ex presidente Spartaco Ghini – venne costruito a tempo di record, in quattro mesi, grazie all'utilizzo di molti elementi prefabbricati. Il giorno della sua inaugurazione, avvenuta il 5 ottobre 1975 in occasione della partita d'esordio in Serie A dei grifoni contro il Milan (0-0), il nuovo impianto era ancora privo della Curva Sud, eretta alla fine del decennio.[101] Al suo completamento, il Comunale di Pian di Massiano era un piccolo catino da 28.000 posti, con la sola tribuna centrale coperta e il pubblico molto vicino al campo.
Il 30 ottobre 1977, nel corso della sfida di campionato Perugia-Juventus (0-0), il centrocampista biancorosso Renato Curi morì su questo campo a causa di un improvviso arresto cardiaco, all'età di 24 anni; poche settimane dopo questa tragedia, il 27 novembre 1977, l'impianto venne intitolato al calciatore diventando così lo stadio Renato Curi,[102] nome che mantiene ancora oggi. Nel settembre del 2007, il Comune di Perugia ha dedicato allo storico presidente Franco D'Attoma il viale della struttura che porta alla Curva Nord, quella dei tifosi perugini; nell'agosto del 2013, lo stesso Comune ha intitolato il piazzale antistante l'ingresso del Curi all'ex giocatore e allenatore biancorosso Guido Mazzetti.[103]
Centro di allenamento
Il Perugia svolge le sue sedute di allenamento nei campi da gioco presenti a Pian di Massiano, nei pressi dello stadio Renato Curi. Il centro sportivo del club non ha un nome vero e proprio.
Società
L'attuale Associazione Calcistica Perugia Calcio è stata rifondata nel 2010 (sotto il nome di Associazione Sportiva Dilettantistica Perugia Calcio) come una società a responsabilità limitata.[104] Dal 14 marzo 2012, Massimiliano Santopadre detiene parte delle quote di maggioranza della società (55%),[89] figurando dall'estate successiva negli organi dirigenziali del Perugia col ruolo amministratore unico (quest'ultima carica sostituisce l'operato del consiglio di amministrazione, assente nell'attuale assetto societario del club[105]). Dall'aprile del 2013, Santopadre diventa l'unico socio di maggioranza della società, dopo aver acquisito le restanti quote dal consigliere (ed ex socio) Giovanni Moneti.[94][95]
Organigramma societario
Dal sito web ufficiale della società.[106]
- Prima squadra
- Massimiliano Santopadre - Amministratore unico
- Mauro Lucarini - Direttore generale
- Roberto Goretti - Direttore sportivo
- Marcello Pizzimenti - Responsabile area scouting
- Ilvano Ercoli - Segretario generale
- Simone Rubeca - Team manager
- Rosanna Fella - Ufficio stampa
- Studio legale
- Area marketing
- Settore giovanile
Sponsor
- 1979-1982 Ponte
- 1982-1983 Perugina
- 1983-1984 Icap
- 1984-1986 Euromobil
- 1986-1988 Publiservice
- 1988-1989 Flymax
- 1989-1991 Cementerie Barbetti
- 1991-1996 Cassa Risparmio Perugia
- 1996-1997 CEPU
- 1997-1998 Colussi
- 1998-1999 assente
- 1999-2000 Perugina
- 2000-2002 Daewoo (Daewoo Matiz)
- 2002-2004 Toyota
- 2004-2005 Mobili Paolo
- 2005-2006 Bazzurri (casa) / Network (trasferta)
- 2006-2007 Bazzurri (casa) / Copra (trasferta)
- 2007-2008 Bazzurri (casa) / SCAI Hitachi (trasferta)
- 2008-2009 BCC Credito Cooperativo Umbria / Leonardi Istituti Superiori
- 2009-2010 BCC Banca di Mantignana / Leonardi Istituti Superiori
- 2010-2012 Liomatic
- 2012-2013 Risparmio Casa / Italproget
- 2013-oggi Officine Piccini / Italproget
Settore giovanile
In campo giovanile il Perugia ha vissuto i suoi momenti migliori a metà degli anni novanta, quando i ragazzi allenati da Diego Giannattasio arrivarono per tre volte consecutive all'ultimo atto del Campionato Primavera. Se la prima finale assoluta, quella del 1994-1995, vide una sconfitta per mano della Lazio, i grifoncelli si rifecero con le edizioni del 1995-1996 e 1996-1997, conquistando il titolo nazionale in entrambe le occasioni. Tra i protagonisti di queste affermazioni c'erano un giovane Gennaro Gattuso,[107] autore di un gol nella finale del '96[108] ed eletto miglior giocatore in quella del '97,[109] assieme ad altri futuri calciatori della Serie A come Cristiano Lucarelli, Marco Storari e Davide Baiocco; in precedenza, negli anni ottanta, dal vivaio biancorosso era uscito anche un altro nome famoso del calcio italiano e internazionale, Fabrizio Ravanelli, cresciuto calcisticamente vestendo i colori della squadra della sua città.
Il palmarès giovanile del Perugia vanta inoltre a livello nazionale un Campionato Berretti di Serie C, fatto proprio nella stagione 2006-2007 dopo aver battuto in finale i pari età del Padova.
Sempre nell'ambito del calcio giovanile, da non dimenticare quanto era avvenuto nel 1950, quando l'imprenditore e sportivo Lino Spagnoli – poi futuro presidente del club alla fine del decennio seguente – aveva fondato la Grifo. Si trattava di un vivaio che di fatto divenne, per importanza, il secondo sodalizio calcistico cittadino e che, pur non essendo direttamente collegato al Perugia, questo vi attingerà sovente negli anni a venire, fungendo quindi da bacino di giovani calciatori per la più famosa società biancorossa.[110]
La Scuola Calcio della squadra umbra, rifondata nel 2012 sotto la guida dell'ex biancorosso Roberto Goretti[111] e da allora denominata "A.C. Perugia Football Academy",[112] in precedenza era stata per anni sotto la responsabilità della bandiera del Perugia dei miracoli Franco Vannini, che della nuova struttura mantiene il ruolo di testimonial. La scuola vanta diversi progetti di affiliazioni da parte di società calcistiche minori, sia della realtà umbra che di quella del Centro Italia.[113]
Il Perugia nella cultura di massa
Pur nella sua piccola realtà di "provinciale" del calcio italiano, durante il corso della sua storia il Perugia ha avuto modo di lasciare alcune tracce nella cultura di massa calcistica e non. Ciò è avvenuto soprattutto dalla metà degli anni settanta in poi, in coincidenza con l'approdo dei grifoni nel calcio di primo piano.
Nell'autunno del 1976, nell'ambito di una serie di copertine speciali realizzate dal libretto Topolino e dedicate alle formazioni dell'allora massima serie italiana, il club biancorosso venne omaggiato nell'albo n. 1100 del 26 dicembre. Nella copertina, è raffigurato il personaggio Disney dell'inventore Archimede Pitagorico con indosso la divisa perugina, affiancato dall'animale simbolo della formazione, un grifone in una particolare versione robotica; è presente anche l'aiutante di Archimede, la lampadina Edi, a sua volta alle prese con un piccolo grifo robotico.[114]
Sempre nel settore cartaceo, dello stesso anno fu una singolare iniziativa editoriale portata avanti dalla società umbra. Il 31 ottobre del '76 vide la luce il quindicinale Fuorigioco, rivista ufficiale del club, in vendita nelle edicole della città perugina. La particolarità di questo prodotto – che la rese un unicum nel panorama calcistico nazionale – risiedeva nel fatto che a differenze di pubblicazioni similari curate dalle altre formazioni di calcio italiane, la redazione di Fuorigioco era composta dagli stessi giocatori e dirigenti del club biancorosso (cui presto si unirono anche le rispettive mogli e fidanzate), che in prima persona scrivevano i pezzi e curavano la parte fotografica. L'esperimento editoriale durò due stagioni, terminando con l'ultimo numero del 7 maggio 1978.[115]
Sul finire del Novecento, come accennato in precedenza, il Perugia ottenne risonanza mondiale per l'ingaggio e le prestazioni in maglia biancorossa di Hidetoshi Nakata.[44][45] Sulla scia di questo interesse mediatico, nel 1998 venne dato alle stampe il fumetto Nagano, ispirato alla squadra biancorossa dell'epoca – con nomi e fisionomie che richiamavano quelle dei veri grifoni – e rivolto al pubblico del Sol Levante.[117]
In ambito televisivo, nei primi anni duemila, il club ebbe una certa notorietà sul versante umoristico grazie alle imitazioni dell'allenatore e del patron dell'epoca, Serse Cosmi e Luciano Gaucci, realizzate rispettivamente da Maurizio Crozza[118] e Max Giusti,[119] e proposte all'interno dei programmi Mai dire Gol e Quelli che... il calcio; in particolare, uno dei tormentoni attribuiti da Crozza a Cosmi – «Liveraaaniiii... se me sbaji er crosse, ti spezzo la gamba!» – ebbe tanto eco da entrare nel linguaggio comune del tempo, venendo ripreso scherzosamente dallo stesso tecnico perugino.[118]
Infine, il Perugia era la squadra del cuore di Nando Martellini, uno dei più noti e autorevoli cronisti sportivi italiani, una passione maturata durante gli anni universitari trascorsi dal giornalista nel capoluogo umbro. Così aveva scritto Martellini nel 1975, in occasione dello storico approdo dei biancorossi nella massima categoria: «il Perugia in Serie A arriva a modificare persino la mia posizione professionale! [...] La domenica mi troverò a descrivere anche le partite del mio Perugia. Non sarà facile: non so immaginare come si può lavorare in diretta contesi fra la necessaria obiettività e il desiderio di veder prevalere chi amiamo».[17]
Presidenti e allenatori
I presidenti
In oltre un secolo di storia societaria, alla guida del Perugia si sono avvicendati ventotto presidenti. Il primo numero uno biancorosso fu Romeo Gallenga Stuart; le più importanti presidenze nella storia del club rimangono quella di Franco D'Attoma (1974-1983) – legata alla prima promozione assoluta della squadra in Serie A nel 1975, e al cosiddetto Perugia dei miracoli di fine anni settanta – e di Luciano Gaucci (1991-2004) – durante la quale il Perugia vinse il suo primo e finora unico trofeo UEFA, la Coppa Intertoto.
Il presidente più longevo è stato Iberio Rossi Scotti, che ricoprì ininterrottamente l'incarico per ventidue anni, dal 1922 al 1944; importanti anche le brevi presidenze di Giorgio Bottelli e Giacobbe Preziotti – che ricostruirono la società dopo la seconda guerra mondiale – e di Lino Spagnoli (1966-1970) – già fondatore del vivaio di giovani calciatori Grifo negli anni cinquanta, il quale diede nuovo impulso alla squadra riportandola in Serie B, dopo anni di anonimato in IV Serie. Dall'estate del 2012 il Perugia non presenta una figura presidenziale nel suo organigramma dirigenziale, sostituita nelle sue funzioni da un amministratore unico (ruolo ricoperto, dalla stessa data, dal socio di maggioranza Massimiliano Santopadre).[105]
Gli allenatori
- 1905-1933 ...
- 1933-1935 Cesare Migliorini
- 1935-1940 ...
- 1940-1941 Sándor Peics
- 1941-1943 Ferenc Hirzer
- 1943-1945 ...
- 1945-1946 Mario Malatesta
- 1946-1950 ...
- 1949-1950 Mario Malatesta
- 1950-1955 Guido Mazzetti
- 1955-1956 ...
- 1956-1957 Guido Mazzetti
- 1957-1958 Guido Mazzetti e Július Korostelev
- 1958-1959 ...
- 1959-1960 Egizio Rubino
- 1960-1962 Guido Mazzetti
- 1962-1963 Cesare Meucci
- 1963-1964 Aroldo Collesi
- 1964-1965 Domenico Bosi e Zeffiro Furiassi
- 1965-1972 Guido Mazzetti
- 1972-1973 Egizio Rubino, poi Elio Grassi
- 1973-1974 Costanzo Balleri, poi Leandro Remondini (18ª)
- 1974-1980 Ilario Castagner
- 1980-1981 Renzo Ulivieri, poi Giampiero Molinari (16ª)
- 1981-1982 Gustavo Giagnoni
- 1982-1983 Aldo Agroppi
- 1983-1984 Giampiero Vitali
- 1984-1985 Aldo Agroppi
- 1985-1986 Massimo Giacomini, poi Giampiero Molinari (28ª)
- 1986-1987 Massimo Roscini, poi Pierluigi Frosio, poi Mario Colautti
- 1987-1989 Mario Colautti
- 1989-1990 Ferruccio Mazzola
- 1990-1991 Paolo Ammoniaci
- 1991-1992 Giuseppe Papadopulo, poi Adriano Buffoni
- 1992-1993 Walter Novellino, poi Ilario Castagner
- 1993-1994 Ilario Castagner
- 1994-1995 Ilario Castagner, poi Mauro Viviani (26ª)
- 1995-1996 Walter Novellino, poi Diego Giannattasio, poi Giovanni Galeone
- 1996-1997 Giovanni Galeone, poi Mauro Amenta (15ª), poi Nevio Scala (16ª)
- 1997-1998 Attilio Perotti, poi Alberto Bigon (9ª), poi Attilio Perotti (17ª), poi Ilario Castagner (28ª)
- 1998-1999 Ilario Castagner, poi Vujadin Boškov (21ª)
- 1999-2000 Carlo Mazzone
- 2000-2004 Serse Cosmi
- 2004-2005 Stefano Colantuono
- 2005-2006 Vincenzo Patania, poi Paolo Stringara
- 2006-2007 Corrado Benedetti, poi Marco Cari (7ª)
- 2007-2008 Antonello Cuccureddu, poi Salvatore Matrecano, poi Antonello Cuccureddu
- 2008-2009 Paolo Indiani, poi Giovanni Pagliari, poi Maurizio Sarri, poi Giovanni Pagliari
- 2009-2010 Giovanni Pagliari, poi Marco Zaffaroni, poi Carlo Antonio Buzzi
- 2010-2012 Pierfrancesco Battistini
- 2012-2013 Pierfrancesco Battistini, poi Andrea Camplone (11ª)
- 2013-oggi Cristiano Lucarelli, poi Andrea Camplone (1ª)
Giocatori
Il Perugia e le Nazionali di calcio
Nella sua storia centenaria, il Perugia ha avuto modo di dare un buon contributo alle rappresentative Nazionali azzurre, nonostante il suo piccolo ruolo di "provinciale".
Il primo giocatore biancorosso a vestire la maglia azzurra è stato il portiere Tiberino Ansidei, convocato nel 1936 nella Nazionale universitaria.[120] Quarant'anni più tardi, gli ottimi risultati del Perugia dei miracoli di fine anni settanta posero l'attenzione su Salvatore Bagni, punto fermo dell'Under-21, che poi esordì in Nazionale A nel 1981 al Mundialito; negli stessi anni Celeste Pin e Daniele Tacconi collezionarono anch'essi varie presenze nell'U-21, con l'ultimo che partecipò anche al campionato europeo di categoria del 1980. Nella stagione 1979-1980, l'unica giocata in biancorosso, Paolo Rossi continuò a essere l'attaccante titolare della Nazionale maggiore (fino alla squalifica per lo scandalo Totonero). Nel 1988, Fabrizio Ravanelli esordì in azzurro con la prima convocazione nell'U-21. A metà degli anni novanta Gennaro Gattuso giocò con l'Under-18, disputando poi l'Europeo U-19 chiuso al secondo posto, mentre Roberto Goretti vestì varie volte la maglia dell'U-21, vincendo poi con l'Under-23 la medaglia d'oro ai XIII Giochi del Mediterraneo del 1997 (pur non scendendo in campo nell'occasione neanche per una partita); un anno prima, Federico Giunti collezionò il suo unico gettone in maglia azzurra con la Nazionale A. Alla fine del decennio Cristian Bucchi timbrò qualche presenza nell'U-21, mentre nel 2000 Claudio Rivalta fece parte della vittoriosa spedizione degli Azzurrini al campionato europeo U-21 (non giocando però neanche un minuto). All'inizio del nuovo secolo Manuele Blasi vestì le maglie dell'Under-20 e dell'U-21, nel primo caso assieme a Emanuele Berrettoni e nel secondo con Fabio Gatti. Fabio Liverani e Fabrizio Miccoli debuttarono invece in maglia azzurra rispettivamente nel 2001 e nel 2003. Durante il loro periodo al Perugia hanno inoltre esordito in Nazionale due futuri protagonisti del trionfo azzurro ai Mondiali 2006, Marco Materazzi (2001) e Fabio Grosso (2003). Nella stagione 2012-2013, Matteo Liviero e Matteo Politano sono scesi in campo con l'U-20,[121] mentre Daniel Ciofani[122] e Alessio Moneti[123] sono stati convocati nella Nazionale universitaria; in quella successiva, anche Andrea Conti è stato chiamato nell'Under-20, mentre Kevin Marconi ha fatto parte dell'Under-18 di Lega Pro.[124][125]
Per quanto riguarda le compagini Nazionali straniere, a lungo la squadra perugina non ha utilizzato giocatori provenienti dall'estero – anche per il lungo divieto della Federazione all'ingaggio di calciatori stranieri, che sopravvisse fino ai primi anni ottanta. Con l'arrivo di Luciano Gaucci, dalla metà degli anni novanta fino alla fine della sua era, iniziò un'opera di scouting che portò in Umbria calciatori stranieri da tutto il mondo, molti dei quali già nelle rose delle rispettive Nazionali.
Durante la loro permanenza a Perugia, vestirono la maglie delle loro rappresentative giocatori come Željko Kalac (Australia), Müller e Zé Maria (Brasile), Héctor Tapia (Cile), Ma Mingyu (Cina), Milan Rapaić (Croazia), Iván Kaviedes (Ecuador), Traianos Dellas, Zisis Vryzas e Dimitris Nalitzis (Grecia), Rahman Rezaei e Ali Samereh (Iran), Souleymane Diamoutene (Mali), Christian Obodo (Nigeria), Petter Rudi (Norvegia), Paul Codrea (Romania), Dmitrij Aleničev (Russia), Ferdinand Coly (Senegal), Aleksandar Kocić (Serbia), Fabián O'Neill e Marcelo Zalayeta (Uruguay). Il nazionale straniero più famoso ad aver vestito la casacca del Perugia rimane Hidetoshi Nakata del Giappone, l'unico giocatore biancorosso a essere stato candidato al Pallone d'oro.[46][47] Ahn Jung-Hwan divenne famoso per il golden gol che estromise l'Italia dai Mondiali 2002, dove con la sua Corea del Sud arrivò poi al 4º posto, mentre Jamal Alioui è stato finalista nel 2004 alla Coppa delle Nazioni Africane col Marocco.
Palmarès
Competizioni internazionali
- Coppa Intertoto UEFA: 1 (record italiano con Bologna, Juventus e Udinese)
- 1978
Competizioni nazionali
- 2014
- 2012
Competizioni interregionali
- 1932-1933 (girone finale A)
- 1993-1994 (girone B)
- 1987-1988 (girone C)
- 2013-2014 (girone B)
- 2011-2012 (girone B)
- 2010-2011 (girone E)
Competizioni regionali
- 1929-1930 (girone Umbro)
Competizioni giovanili
- 2006-2007 (torneo Serie C)
Altri piazzamenti
- Secondo posto: 1978-1979
- Semifinali: 2002-2003
- Secondo posto: 1922-1923 (girone Marchigiano); 1923-1924 (girone Marchigiano); 1924-1925 (girone Marchigiano)
- Terzo posto: 1925-1926 (girone Umbro)
- Secondo posto: 1931-1932 (girone finale C)
- Terzo posto: 1991-1992 (girone B)
- Secondo posto: 2012-2013 (girone B)
- Finale: 1993-1994
- Secondo posto: 1928-1929 (girone Umbro)
- Secondo posto: 1953-1954 (girone E)
- Finale: 2010-2011
- Finale: 1994-1995
Statistiche e record
Partecipazione ai campionati
In 80 stagioni sportive disputate a livello nazionale a partire dall'esordio nel Direttorio Divisioni Inferiori Sud. Prima della seconda guerra mondiale, in più occasioni il Perugia si ritirò nei tornei regionali per difficoltà finanziarie.
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|---|
1º | Serie A | 13 | 1975-1976 | 2003-2004 | 13 |
2º | Serie B | 21 | 1933-1934 | 2004-2005 | 21 |
3º | Seconda Divisione | 2 | 1926-1927 | 1927-1928 | 34 |
Prima Divisione | 3 | 1930-1931 | 1932-1933 | ||
Serie C | 16 | 1938-1939 | 1966-1967 | ||
Serie C1 | 9 | 1988-1989 | 2007-2008 | ||
Lega Pro Prima Divisione | 4 | 2008-2009 | 2013-2014 | ||
4º | Promozione | 1 | 1951-1952 | 11 | |
IV Serie | 7 | 1952-1953 | 1958-1959 | ||
Serie C2 | 2 | 1986-1987 | 1987-1988 | ||
Lega Pro Seconda Divisione | 1 | 2011-2012 | |||
5º | Serie D | 1 | 2010-2011 | 1 |
Partecipazione alle coppe nazionali
Coppa | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione |
---|---|---|---|
Coppa Italia | 39 | 1967-1968 | 2013-2014 |
Coppa Italia Serie C/Lega Pro | 14 | 1987-1988 | 2013-2014 |
Supercoppa di Lega di Prima Divisione | 1 | 2014 | |
Supercoppa di Lega di Seconda Divisione | 1 | 2012 | |
Coppa Italia Serie D | 1 | 2010-2011 |
Partecipazione alle coppe europee
Dati riferiti alle sole competizioni UEFA per club; sono escluse le coppe calcistiche europee non riconosciute come ufficiali.
Coppa | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione |
---|---|---|---|
Coppa UEFA | 2 | 1979-1980 | 2003-2004 |
Coppa Intertoto | 4 | 1999 | 2003 |
Statistiche di squadra
A livello internazionale, il Perugia è l'unica squadra dell'Umbria ad aver conquistato titoli (2) in campo continentale: il primo assoluto – anche per una formazione della regione – è la Coppa Piano Karl Rappan del 1978, seguito dalla Coppa Intertoto del 2003; grazie a quest'ultimo successo, il club biancorosso fa parte delle 11 formazioni italiane e delle 42 europee che sono riuscite a conquistare nella loro storia almeno una delle competizioni UEFA per club, e allo steso tempo è diventata la prima – e fin qui, unica – compagine umbra capace di vincere un trofeo a livello confederale. La squadra perugina è inoltre la sola formazione della regione ad aver preso parte alle coppe europee: in ambito ufficiale conta 2 partecipazioni alla Coppa UEFA e 4 nel già citato Intertoto, cui si aggiungono i trascorsi non ufficiali in Coppa Mitropa e nella sopracitata Rappan. Sul versante statistico, i grifoni annoverano il record italiano di partecipazioni alla Coppa Intertoto (4), oltre al primato (1) di vittorie (quest'ultimo, condiviso con Bologna, Juventus e Udinese). In totale, in campo internazionale la formazione ha un ruolino di 42 incontri ufficiali (al 2003), che consta di 20 vittorie, 11 pareggi e altrettante sconfitte.[127] In virtù dei risultati conseguiti negli anni duemila, la compagine biancorossa è stata inoltre classificata, dall'International Federation of Football History & Statistics, al 351º posto tra i 643 migliori club europei della prima decade del XXI secolo.[128]
In ambito nazionale, il Perugia è stata la prima formazione, nella storia della massima serie italiana a girone unico, a portare a termine un campionato senza sconfitte, nella stagione 1978-1979 – chiusa peraltro al 2º posto assoluto, miglior risultato nella storia degli umbri –;[23] tale primato sottintende, nella Serie A a 16 squadre, i record (0) del minor numero di sconfitte complessive, casalinghe e in trasferta (quest'ultimo, condiviso con la Fiorentina del 1968-1969 e col Milan del 1987-1988). Il club perugino detiene inoltre, sempre nel massimo livello a 16 squadre, la miglior sequenza di partite utili consecutive (37) – striscia realizzata dal 30º turno dell'annata 1977-1978 (Perugia-Pescara 2-1) alla 6ª giornata del torneo 1979-1980 (Napoli-Perugia 1-1) –,[129] mentre per una volta, ancora nel 1978-1979, ha concluso la stagione con la miglior difesa del campionato (16 reti subite). Tra tutte le 60 squadre di calcio italiane che hanno militato almeno una volta nella massima categoria, nella relativa classifica perpetua i biancorossi si collocano al 27º posto.[130]
Riguardo alla seconda serie a girone unico il Perugia, nei campionati a 20 squadre, annovera il primato del minor numero di sconfitte stagionali (1), conseguito nell'annata 1984-1985; nella stessa, ha stabilito il record del maggior numero di pareggi complessivi (26). Inoltre, la formazione in Serie B ha avuto per due volte il miglior attacco e per una volta la miglior difesa del torneo. Nella terza serie, nello specifico del girone B della Serie C1/Prima Divisione, il Perugia (assieme alla Salernitana) detiene coi propri giocatori il record di vittorie nella classifica capocannonieri (3).[131] Infine, nel panorama globale della Lega Pro, tra il 2012 e il 2014 i biancorossi sono diventati la prima squadra italiana a fare proprie entrambe le Supercoppe di categoria, sia quella di Prima che di Seconda Divisione.
Infine, in campo regionale il Perugia è la squadra (assieme alla Ternana) più vincente dell'Umbria, con 13 affermazioni tra campionati – nazionali (1), interregionali (8) e regionali (1) – e coppe (3). Oltre a vantare il maggior numero di partecipazioni alla Serie A (13) e alla Coppa Italia (39) tra tutte le formazioni umbre, detiene anche (sempre assieme al club rossoverde) il record di vittorie della Serie B (1).
Statistiche individuali
Per quanto concerne esclusivamente i campionati italiani di calcio, nel campo delle presenze è Dante Fortini, il capitano dei primi anni sessanta, colui che ha vestito più volte la casacca biancorossa collezionando 360 partite[132] (tra IV Serie, Campionato Interregionale e Serie C) dal 1956[133] al 1966; è inoltre l'unico, assieme all'altro capitano del Perugia dei miracoli Pierluigi Frosio (323 presenze, in Serie A e B, tra il 1974 e il 1984), ad aver superato il traguardo delle 300 partite col club. Dietro di loro c'è Michele Nappi che, assieme ai due sopracitati, è a sua volta il solo ad aver superato quota 200 col Perugia (246 gettoni, a periodi alterni tra A e B, dal 1974 al 1985). Il brasiliano Zé Maria, per via delle sue 175 partite giocate, in due tronconi di carriera, tra il 1998 e il 2004, è il calciatore che ha vestito più volte la maglia perugina in Serie A, e al contempo lo straniero con più presenze in assoluto; il già citato Frosio è invece il giocatore italiano con più presenze in massima serie, grazie alle 170 sfide giocate nel periodo che va dal 1975 al 1981. Spostandoci nelle competizioni europee per club, il primato di partite coi colori biancorossi spetta a Giovanni Tedesco, con le 18 presenze (tra Coppa Intertoto e Coppa UEFA) messe a referto nel quinquennio 1999-2004.[134]
Sul versante delle reti, sempre nei tornei italiani l'attaccante Armando Serlupini è il goleador più prolifico nella storia del club, in virtù delle 72 reti siglate nei campionati degli anni cinquanta.[135] È seguìto da Giovanni Cornacchini, con 60 gol (tra Serie C1 e B) dal 1992 al 1995; quest'ultimo è l'unico giocatore del Perugia a essersi laureato per due volte capocannoniere di un torneo, peraltro consecutivamente (nelle stagioni di C1 1992-1993 e 1993-1994, chiuse rispettivamente con 19 e 20 centri); Ilario Castagner (17 reti nella Serie C 1963-1964), Fabrizio Ravanelli (23 gol nella Serie C2 1987-1988[136]) e Claudio Fermanelli (16 centri nella Serie C1 1989-1990) sono gli altri attaccanti biancorossi che hanno vinto un titolo di miglior marcatore indossando la maglia del club perugino.[131] Il greco Zisis Vryzas è il cannoniere più prolifico del Perugia nei campionati di Serie A, oltreché il miglior goleador straniero, coi suoi 25 gol messi a segno dal 2000 al 2003. Fabrizio Miccoli è l'unico giocatore del club che ha vinto il titolo di capocannoniere della Coppa Italia (nell'edizione 2002-2003),[57] mentre Marco Materazzi nel campionato di Serie A 2000-2001 ha stabilito il record di marcature stagionali in massima serie per un difensore (12).[55] Alberto Galassi, grazie alle 35 reti messe a tabellino nell'annata 1945-1946, è in assoluto il miglior bomber stagionale del Perugia, così come Marco Negri, con i 18 gol inanellati nel torneo di Serie B 1995-1996, e i 15 siglati nel campionato di Serie A 1996-1997, detiene il primato dell'attaccante biancorosso più prolifico in una singola annata di queste due categorie. Massimo Margiotta è infine il goleador principe dei grifoni nelle coppe europee, in virtù delle sue 4 marcature siglate durante l'edizione 2003-2004 della Coppa UEFA.[134]
In corsivo i giocatori ancora in attività.
- 360 Dante Fortini (1956-1966)
- 323 Pierluigi Frosio (1974-1984)
- 246 Michele Nappi (1974-1982; 1984-1985)
- 191 Oriano Nenci (1960-1967)
- 188 Elio Vanara (1968-1974)
- 175 Riccardo Innocenti (1969-1974)
- 175 Antonio Ceccarini (1976-1983)
- 175 Zé Maria (1998-1999; 2000-2004)
- 172 Massimo Beghetto (1990-1996)
- 166 Federico Giunti (1991-1997)
- 166 Marco Di Loreto (2000-2005)
- 163 Giovanni Pagliari (1981-1984; 1985-1986; 1987-1989)
- 154 Giovanni Tedesco (1998-2004)
- 152 Mauro Amenta (1974-1978; 1982-1986)
- 135 Giovanni Urban (1970-1974)
- 133 Lamberto Boranga (1961-1966)
- 133 Rocco Panio (1967-1971)
- 133 Nello Malizia (1974-1982)
- 132 Mario Scarpa (1973-1978)
- 132 Walter Novellino (1975-1978; 1984-1986)
- 131 Angelo Montenovo (1959-1960; 1965-1970)
- 129 Fabrizio Ravanelli (1986-1989; 2004-2005)
- 129 Mauro Milanese (1999-2003; 2004-2005)
- 128 Bruno Mazzia (1968-1972)
- 128 Franco Vannini (1974-1979)
- 128 Simone Braglia (1992-1996)
- 121 Milan Rapaić (1996-2000)
- 120 Bruno Bacchetta (1967-1971)
- 117 Roberto Savi (1990-1994)
- 116 Rocco Pagano (1992-1996)
- 114 Cesare Butti (1978-1982)
- 112 Moreno Morbiducci (1981-1984; 1985-1986)
- 109 Claudio Tinaglia (1966-1968; 1970-1975)
- 109 Salvatore Bagni (1977-1981)
- 107 Giovanni Cornacchini (1992-1995)
- 107 Zisis Vryzas (2000-2003)
- 104 Marco Materazzi (1995-1996; 1997-1998; 1999-2001)
- 103 Domenico Casati (1970-1973)
- 101 Davide Baiocco (1994-1996; 1998; 2000-2002; 2004-2005)
- 100 Paolo Dal Fiume (1977-1981)
- 72 Armando Serlupini (1953-1956; 1958-1959; ...)
- 60 Giovanni Cornacchini (1992-1995)
- 50 Fabrizio Ravanelli (1986-1989; 2004-2005)
- 45 Fabio Mazzeo (2006-2009; 2013-in corso)
- 41 Alberto Galassi (1940-1942; 1945-1946)
- 34 Giovanni Urban (1970-1974)
- 34 Giovanni Pagliari (1981-1984; 1985-1986; 1987-1989)
- 33 Ilario Castagner (1961-1964)
- 33 Marco Negri (1995-1997)
- 30 Angelo Montenovo (1959-1960; 1965-1970)
- 30 Moreno Morbiducci (1981-1984; 1985-1986)
- 29 Franco Vannini (1974-1979)
- 27 Riccardo Innocenti (1969-1974)
- 27 Claudio Fermanelli (1989-1991)
- 25 Zisis Vryzas (2000-2003)
- 24 Mario Scarpa (1973-1978)
- 24 Salvatore Bagni (1977-1981)
- 24 Federico Giunti (1991-1997)
- 24 Giovanni Tedesco (1998-2004)
- 24 Giampiero Clemente (2011-2012)
- 22 Marco Materazzi (1997-1998; 1999-2001)
- 20 Milan Rapaić (1996-2000)
- 175 Zé Maria (1998-1999; 2000-2004)
- 170 Pierluigi Frosio (1975-1981)
- 154 Giovanni Tedesco (1998-2004)
- 145 Michele Nappi (1975-1981)
- 139 Antonio Ceccarini (1976-1981)
- 125 Marco Di Loreto (2000-2004)
- 109 Salvatore Bagni (1977-1981)
- 107 Zisis Vryzas (2000-2003)
- 100 Paolo Dal Fiume (1977-1981)
- 98 Franco Vannini (1975-1979)
- 93 Milan Rapaić (1996-1997; 1998-2000)
- 90 Mauro Milanese (1999-2003)
- 86 Nello Malizia (1975-1981)
- 83 Sean Sogliano (1998-2003)
- 81 Walter Novellino (1975-1978)
- 81 Cesare Butti (1978-1981)
- 81 Andrea Mazzantini (1999-2002)
- 73 Manuele Blasi (2000-2003)
- 65 Marco Materazzi (1997; 1998-2001)
- 65 Davide Baiocco (1998; 2000-2002)
- 64 Fabio Grosso (2001-2004)
- 63 Mario Scarpa (1975-1978)
- 62 Mauro Amenta (1975-1978)
- 62 Christian Obodo (2001-2004)
- 60 Gianfranco Casarsa (1978-1981)
- 58 Renato Curi (1975-1978)
- 55 Salvatore Matrecano (1996-1997; 1998-1999)
- 55 Renato Olive (1998-2000)
- 52 Massimiliano Fusani (2001-2004)
- 51 Mauro Della Martira (1978-1980)
- 51 Željko Kalac (2002-2004)
- 50 Roberto Marconcini (1975-1977)
- 25 Zisis Vryzas (2000-2003)
- 24 Salvatore Bagni (1977-1981)
- 24 Giovanni Tedesco (1998-2004)
- 22 Franco Vannini (1975-1979)
- 17 Walter Speggiorin (1977-1979)
- 17 Marco Materazzi (1997; 1999-2001)
- 16 Zé Maria (2000-2004)
- 15 Marco Negri (1996-1997)
- 15 Milan Rapaić (1996-1997; 1998-2000)
- 13 Paolo Rossi (1979-1980)
- 12 Hidetoshi Nakata (1998-2000)
- 11 Walter Novellino (1975-1978)
- 11 Nicola Amoruso (1999-2000)
- 10 Mario Scarpa (1975-1978)
- 10 Fabio Bazzani (2001-2002)
- 18 Giovanni Tedesco (1999-2004)
- 4 Massimo Margiotta (2003)
- 2 Fabrizio Miccoli (2002)
- 2 Jay Bothroyd (2003)
- 2 Emanuele Berrettoni (2002; 2003)
- 2 Massimiliano Fusani (2003)
- 2 Marco Di Loreto (2003)
- 2 Zé Maria (2003)
Tifoseria
Storia
Il tifo sportivo biancorosso è geograficamente concentrato a Perugia e nel resto della provincia. Il settore organizzato che presidia la Curva Nord dello stadio Renato Curi è composto da vari gruppi ultras, tra cui i più famosi sono l'Armata Rossa (costituita nel 1978, dopo una riunione tra tifosi al bar Turreno nel centro storico della città)[137] e gl'Ingrifati (sorti nel 1989).[138] In precedenza, la squadra era seguita dal gruppo degli Ultras.[137] Degno di nota anche il gruppo di tifosi che va sotto il nome di Quelli del Santa Giuliana, formato dai supporter biancorossi che seguono il Perugia fin dalle partite giocate nell'omonimo impianto.[139]
L'orientamento politico della curva perugina è prevalentemente a sinistra (con ideali vicini al comunismo e al Che), ma non mancano gruppi schierati a destra come la Brigata Ultrà (nata nel 1994);[140] nonostante degli iniziali screzi, oggi le diverse fazioni politiche convivono pacificamente all'interno della Curva Nord. La tifoseria del Perugia si è contraddistinta per campagne di sensibilizzazione su temi non strettamente inerenti al calcio, ad esempio con l'iniziativa contro il razzismo «Una città antirazzista è sempre di Serie A».[141][142]
Gemellaggi e rivalità
La rivalità storica dei tifosi perugini è con la squadra dell'altro capoluogo di regione, la Ternana, in quello che viene comunemente chiamato il derby dell'Umbria – un confronto che va ben al di là del mero aspetto sportivo, coinvolgendo tutte le rispettive diversità storico-culturali ed economiche che contraddistinguono i due poli regionali.[143] Meno sentite, ma non per questo meno accese, sono le altre sfide umbre con le compagini di Foligno e Gubbio, con le quali tifoserie un tempo erano peraltro intrattenuti rapporti di gemellaggio.[144]
L'unica stracittadina nel vero senso del termine è quella che vede contrapposti i biancorossi alla Pontevecchio, la seconda squadra del comune perugino, emanazione della frazione di Ponte San Giovanni. È questo il solo derby disputato nella storia dei grifoni: neanche agli inizi del Novecento – ai tempi della scissione e del successivo decennio di contrapposizione sportiva tra la Fortebraccio e la Libertas – furono giocate delle sfide interne al capoluogo, sempre vietate dal prefetto dell'epoca per motivi di ordine pubblico.[145] Vista la differenza di categorie che storicamente ha separato i rispettivi club, il cosiddetto derby di Perugia ha avuto luogo, per le prime e fin qui uniche due volte, solamente nel corso del campionato di Serie D 2010-2011;[146] con queste premesse, non è così mai esistito un reale dualismo coi cugini ponteggiani.
Fuori dai confini regionali, le più forti rivalità sono quelle coi supporter della Lazio, un'inimicizia sorta a cavallo degli anni sessanta e settanta per via delle opposte idee politiche delle due curve – ed esaltata da giocatori-militanti come Paolo Sollier,[147] che non lesinava nel mostrare il pugno alzato in campo, rivolto alla propria curva –, e coi tifosi dell'Arezzo, nata anch'essa negli anni settanta ma esclusivamente per ragioni sportive, e sfociata nel cosiddetto derby dell'Etruria.[148] Altre importanti rivalità sono in essere con le tifoserie di Ancona – gemellaggio poi divenuta rivalità (dopo lo spareggio Ancona-Ascoli disputato sul neutro di Perugia nel 2000) –, Atalanta (per il gemellaggio degli orobici coi ternani), Fiorentina (rivalità sportiva nata dopo lo spareggio interdivisionale del 2004), Salernitana – un gemellaggio poi divenuta accesa rivalità, sullo sfondo di reciproche accuse arbitrali (incrinatosi dopo una semifinale di Coppa Italia Serie C 1993-1994,[149] e deflagrato dopo l'esito favorevole ai grifoni nella corsa-promozione del campionato di Serie B 1995-1996) –, Sambenedettese, Sampdoria (per il correlato gemellaggio dei blucerchiati con la Ternana[150]), Siena (considerato quasi un derby, data la vicinanza delle due città), Torino (rivalità sportiva nata dopo la vittoria del Perugia nello spareggio-promozione del 1998) e Hellas Verona (per motivi politici).[151]
In senso opposto, esistono rapporti di amicizia con le curve di Empoli e Fasano (principalmente col gruppo Ingrifati),[151] Juve Stabia,[152] Montevarchi (con l'Armata Rossa e gl'Ingrifati) e Teramo (attivo soprattutto negli anni novanta, tra i gruppi Mods e Ingrifati, per la condivisa rivalità coi ternani);[151] l'unico gemellaggio vero e proprio è invece quello con la tifoseria dell'Ischia Isolaverde, instaurato nei primi anni novanta durante la comune militanza dei due club in Serie C1.[153]
Organico
Rosa
Dal sito web ufficiale della società.[154] Rosa aggiornata al 31 marzo 2014.
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Staff tecnico
Dal sito web ufficiale della società.[156]
- Andrea Camplone - Allenatore
- Giacomo Dicara - Allenatore in seconda
- Marco Bonaiuti - Preparatore portieri
- Fabio Cavargini - Preparatore atletico[157]
- Stefano Falcone - Preparatore atletico[157]
- Andrea Mortati - Preparatore atletico
- Prof. Giuliano Cerulli - Responsabile staff sanitario
- Dott. Giuseppe De Angelis - Medico sociale
- Renzo Luchini - Massofisioterapista
- Stefano Gigli - Massofisioterapista
- Fabrizio Ragusa - Fisioterapista
- Leonello Tosti - Massaggiatore
Note
- ^ Esempi precedenti al 1979 non sono da considerarsi sponsorizzazioni, bensì abbinamenti, cfr. Sponsorizzazioni nel calcio italiano (e relative fonti).
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