Atalanta Bergamasca Calcio
L'Atalanta Bergamasca Calcio S.p.A., meglio conosciuta come Atalanta, è una società calcistica italiana fondata a Bergamo il 17 ottobre 1907[2], la cui sede, con annesso centro sportivo, si trova a Zingonia.[3]
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Orobici, la Dea, Nerazzurri | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | ![]() |
Simboli | Atalanta |
Inno | Atalanthem I piccoli musici di Casazza |
Dati societari | |
Città | Bergamo |
Nazione | ![]() |
Confederazione | UEFA |
Federazione | ![]() |
Campionato | Serie A |
Fondazione | 1907 |
Presidente | ![]() |
Allenatore | ![]() |
Stadio | Atleti Azzurri d'Italia (21 300[1] posti) |
Sito web | www.atalanta.it |
Palmarès | |
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Titoli nazionali | 6 campionati nazionali cadetti[N 1] |
Trofei nazionali | 1 Coppe Italia |
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Viene soprannominata la regina delle provinciali, non capoluogo di regione,[4] poiché, avendo preso parte a 57 edizioni della Serie A a girone unico, è la squadra col maggior numero di presenze nella massima divisione nazionale tra quelle che non rappresentano capoluoghi di regione, oltre che, al contempo, tra quelle che non hanno mai vinto lo scudetto. Il club detiene il record assoluto di promozioni nel massimo campionato italiano di calcio[N 2] ed è, al pari del Genoa, quello che ha vinto più volte (sei) un campionato cadetto.[2][N 3]
Ha disputato la finale di Coppa Italia in tre diverse occasioni, aggiudicandosi il trofeo nell'edizione 1962-1963. In ambito UEFA il club ha partecipato a due edizioni della Coppa delle Coppe e successivamente a tre edizioni della Coppa UEFA/Europa League. Avendo raggiunto, mentre militava in Serie B, la semifinale di Coppa delle Coppe nella stagione 1987-1988, è la squadra che ha ottenuto il miglior risultato in una competizione europea non partecipando ad un campionato di massimo livello nella propria nazione.[5][N 4] Il miglior piazzamento di sempre in Serie A è stato il quarto posto al termine della stagione 2016-2017, grazie al quale la società ha guadagnato la qualificazione alla fase a gironi della UEFA Europa League 2017-2018.
La FIGC considera l'Atalanta al dodicesimo posto nella graduatoria della tradizione sportiva dei club ad essa affiliati.
Storia
Agli albori del calcio
L'Atalanta Bergamasca Calcio trae le sue origini dalla scissione dalla Giovane Orobia nata nel 1901.[6] La prima società di calcio a Bergamo è il Foot-Ball Club Bergamo, fondato da emigranti svizzeri nel 1903, che prende parte a campionati lombardi FIF fino al 1910.[7]
Fondata il 17 ottobre 1907 dagli studenti liceali Eugenio Urio, Giulio e Ferruccio Amati, Alessandro Forlini e Giovanni Roberti come Società Bergamasca di Ginnastica e Sports Atletici Atalanta, l'Atalanta deriva il suo nome dall'omonima eroina della mitologia greca.[8] Già dal 1907 la società crea la propria sezione calcio,[9] sodalizio ufficialmente riconosciuto dalla FIGC solo nel 1914, all'atto dell'inaugurazione e collaudo del campo di gioco:[10] fino a quell'anno i bergamaschi, con colori sociali bianconeri, avevano giocato solo partite amichevoli prima nella Piazza d'Armi della città e in un secondo momento nel Campo di Marte, un terreno sconnesso situato tra le vie Suardi e Fratelli Cairoli nel centro cittadino.[11]
Il primo campo omologato, situato a Bergamo in via Maglio del Lotto, di 90x45 metri[12] e provvisto di una tribuna con 1000 posti a sedere, è a ridosso della ferrovia, tanto che all'inaugurazione ufficiale nel maggio 1914 un treno proveniente da Milano in fase di ingresso in stazione rallenta ulteriormente per permettere ai viaggiatori di assistere ad alcune fasi della partita[13]. A volerne fortemente la realizzazione era stato Piero Carminati, un merciaio che in quegli anni dirigeva la sezione calcio della società[10]. Oltre che nel calcio, per diversi anni la società bergamasca fu attiva anche in altri sport tra i quali spiccano ginnastica, atletica, scherma e nuoto: tre atleti tesserati dall'Atalanta presero anche parte ai Giochi Olimpici. Due (Alfonso Orlando, già campione italiano nei 5000 metri a Roma nel 1911, e Guido Calvi) a quelli di Stoccolma nel 1912, con Orlando quinto classificato nella gara dei 5000 metri e Calvi eliminato in batteria[11], e uno (Costante Lussana) sempre sulla stessa distanza ai Giochi di Anversa nel 1920.[11]
Per quanto riguarda invece la sezione calcistica, nella stagione 1914-1915, la prima a livello ufficiale, la squadra partecipa alle eliminatorie del campionato di Promozione, classificandosi seconda nel girone B e riportando un lusinghiero quarto posto nel girone finale.[14] Durante la sospensione dell'attività ufficiale dovuta allo scoppio della Prima guerra mondiale,[15] l'Atalanta prende comunque parte a diversi tornei amichevoli lungo tutta la durata del conflitto: il primo è la Coppa Lissone, vinta dalla Pro Lissone padrona di casa in finale per 2-1 proprio contro l'Atalanta, che aveva vinto il suo girone eliminatorio schierando una delle sue formazioni giovanili[16] dal momento che i calciatori della prima squadra erano quasi tutti andati a combattere.[15] In seguito i bianconeri partecipano alla Coppa Lombardia nel 1916 e alla Coppa Legnano (1916-1917).[17] Successivamente, a causa dei problemi economici dovuti al conflitto, la società è costretta per sopravvivere a vendere il terreno su cui sorgeva il campo di via Maglio del Lotto, restando quindi senza un campo stabile su cui giocare. L'11 novembre 1918, una settimana dopo la fine della guerra, Antonio Festa (ex calciatore della Società Bergamasca di Ginnastica e Scherma, l'altra squadra della città) con l'appoggio di Carlo Fenili e Francesco Berneri fonda il Circolo Studentesco,[18] volto a ricreare entusiasmo in città intorno al calcio.
All'inizio del 1919 l'Atalanta riprende l'attività, ritrovandosi però al primo raduno con un parco giocatori ridotto al minimo:[16] sono infatti presenti solamente undici giocatori, due dei quali sono portieri.[19] A risolvere il problema pensa però Francesco Angarano, portiere celebre per la sua agilità fra i pali,[20] che si offre volontario per giocare come centromediano, l'unico ruolo che rimaneva scoperto.[21]
Il principale problema dell'Atalanta è però relativo al reperimento di un terreno di gioco adeguato alla disputa di un campionato ufficiale in sostituzione del vecchio impianto di via Maglio del Lotto; a proporre una soluzione al consigliere Osvaldo Terzi è Betty Ambiveri, che cinque anni prima era stata madrina nella giornata dell'inaugurazione del vecchio campo.[22] La donna offre infatti gratuitamente un terreno di sua proprietà su cui sorgeva un vecchio ippodromo caduto in disuso, la Clementina, in zona Daste vicino al confine con il comune di Seriate; l'unico inconveniente era la vicinanza del luogo all'ex manicomio cittadino,[17] problema che venne però messo da parte da Terzi, che rispose ironicamente dicendo che era il luogo adatto per dei matti come loro.[22]
La società si prepara con diverse amichevoli per affrontare nel migliore dei modi l'ammissione alla Prima Categoria, massima categoria FIGC dell'epoca[21]. Giunge però un comunicato federale secondo cui alla Prima Categoria 1919-1920 avrebbe potuto prendere parte una sola società di Bergamo;[23] ad aver diritto alla disputa della massima serie erano sia l'Atalanta sia la Bergamasca, che nel 1911 aveva assorbito il Foot-Ball Club Bergamo e nel marzo 1913 aveva iniziato l'attività ufficiale nel campionato di Promozione. Le opzioni percorribili erano essenzialmente due: una fusione o uno spareggio; a causa della forte rivalità esistente tra le due società ogni tentativo di accordo viene rapidamente scartato,[24] pertanto risulta necessario ricorrere a una gara di spareggio, disputata a Brescia il 5 ottobre 1919.[18] L'Atalanta si guadagna l'accesso alla Prima Categoria della stagione 1919-1920 battendo i rivali biancoazzurri 2-0.[18] Nel nuovo campionato la squadra si classifica terza su 6 squadre nel girone B lombardo, dietro a Milan ed Enotria Goliardo, mantenendo quindi il diritto a partecipare anche al successivo campionato di Prima Categoria.
Nel febbraio 1920, dopo un'assemblea memorabile, la Società Bergamasca di Educazione Fisica Atalanta e la Società Bergamasca di Ginnastica e Scherma si fondono assumendo la denominazione di Atalanta e Bergamasca di Ginnastica e Scherma, poi semplificata nell'attuale Atalanta Bergamasca Calcio.[25] Tuttavia, dissidi tra alcuni componenti dei due gruppi dirigenti si rivelano insanabili, tanto da costringere Umberto Battaglia, dirigente e calciatore della vecchia Bergamasca, a operare una scissione per ricostituire, a distanza di qualche mese dalla fusione, la nuova Unione Sportiva Bergamasca, che pur raccogliendo l'adesione di 117 soci[25] avrà breve durata in quanto sciolta nel 1923 per problemi economici e lascerà il suo parco giocatori all'ALPE, società polisportiva cittadina militante nelle serie minori.[26]
Le prime sfide
Nella prima stagione dopo la fusione, i bergamaschi arrivano al quarto posto nel girone E della Lombardia nel campionato di Prima Categoria;[27] l'annata seguente, invece, riescono ad arrivare al terzo posto nel girone vinto dalla Cremonese, nell'ambito del campionato FIGC (quell'anno infatti a causa della formazione della CCI, scioltasi l'anno seguente, si disputarono due distinti campionati di massima serie);[28] a fine campionato, i bergamaschi affrontano per la prima volta nella loro storia una squadra straniera, pareggiando 2-2 un'amichevole giocata contro gli svizzeri dell'Aarau.[29]
La stagione seguente i bergamaschi riescono nell'impresa di vincere il loro girone di Seconda Divisione, senza tuttavia ottenere l'ammissione alla categoria superiore per via di una ristrutturazione dei campionati da parte della Federazione:[30] nonostante questo, la Dea riceve una coppa del Comitato Regionale per la vittoria del suo girone, e viene ammessa alle finali nazionali, perse contro il Carpi a seguito di un pareggio per 0-0 in casa e di una sconfitta per 2-0 in trasferta nella partita di ritorno.[30] Dopo un'ulteriore annata in Seconda Divisione, chiusa con un terzo posto nel suo girone,[31] l'Atalanta rischia la retrocessione nel campionato 1924-1925, quando arriva terzultima alla pari con Trevigliese e Canottieri Lecco, salvandosi solo al termine di un doppio spareggio.[32]
Nel 1925 assume Cesare Lovati come primo vero allenatore professionista della sua storia, lasciando quindi definitivamente le varie commissioni tecniche che si erano alternate nel corso dei primi due decenni di storia societaria;[33] nello stesso anno, ingaggia i suoi primi due stranieri: si tratta degli ungheresi Gedeon Eugen Lukács e Jeno Hauser, rispettivamente centravanti e mezzala.[34] Lukacs mette a segno 13 gol in 20 partite risultando il capocannoniere della squadra,[35] mentre Hauser non riesce ad ambientarsi, segnando comunque 7 gol in 19 partite;[34][36] i bergamaschi chiudono al terzo posto in classifica a tre punti dalla Biellese capolista, migliorando quindi sensibilmente il loro piazzamento rispetto a quello dell'anno precedente, mancando però l'accesso alla categoria superiore. A fine stagione la FIGC riduce da due a uno il numero di stranieri tesserabili, e l'Atalanta svincola Hauser, decidendo di puntare su Lukacs per il nuovo campionato di Prima Divisione[37] (corrispondente in realtà alla vecchia Seconda Divisione a causa della creazione del campionato di Divisione Nazionale come massimo livello), che ripaga la fiducia accordatagli segnando 20 gol in 18 partite[38] (di cui cinque nella partita vinta per 6-0 il 9 gennaio 1927 a Bergamo contro la Monfalconese CNT: si tratta del numero più alto di gol mai segnato in una singola partita da un calciatore della squadra nerazzurra[39]), che consentono alla squadra di conquistare 26 punti in 18 gare, arrivando così seconda ad un solo punto dalla Pro Patria vincitrice del girone.[40]
Nel tentativo di ottenere la promozione in Divisione Nazionale, massima serie dell'epoca, nel 1928 arrivano a Bergamo il primo allenatore straniero della storia nerazzurra (l'ungherese Imre Payer[41]) e il primo massaggiatore (Leone Sala);[42] Lukacs deve invece lasciare la squadra, dopo un totale di 33 gol segnati in 37 partite, a causa del blocco degli stranieri imposto dalla FIGC.[43]
Il 1928 è un anno molto importante per la società e per la città, poiché viene costruito uno stadio molto più grande di quello della Clementina, intitolato all'eroe fascista Mario Brumana, il quale, dopo ampliamenti e adattamenti, verrà nel 1994 ridenominato Stadio Atleti Azzurri d'Italia.[44] ed è tuttora sede delle partite casalinghe della squadra. Nonostante la partenza di Lucaks, il campionato viene giocato ad alti livelli: i bergamaschi vincono infatti il loro girone di campionato con 30 punti (su 36 disponibili) in 18 partite,[42] qualificandosi quindi alle finali nazionali contro Bari, Biellese e Pistoiese.[45] L'Atalanta perde fuori casa contro Bari (1-0), Biellese (2-1) e Pistoiese (3-2) ma vince in casa contro tutte e tre le formazioni rispettivamente per 6-0, 3-1, 3-2:[45] eliminato il Bari (a causa delle sue sconfitte contro Biellese e Pistoiese), rimangono tre formazioni alla pari: si rende a questo punto necessaria una seconda tornata di spareggi, da cui la Biellese si ritira volontariamente, perdendo quindi entrambe le rimanenti partite per 2-0 a tavolino. Rimane da disputarsi quindi solo una gara, sul campo neutro di Faenza contro la Pistoiese; la partita si disputa il 17 giugno 1928, e vede i bergamaschi imporsi con un netto 3-0 grazie a due gol di Buschi e Bonardi nei primi 17' di gioco e a una rete di Buschi nella ripresa.[46] Si tratta della prima vittoria di un campionato di seconda serie dell'Atalanta (ne vincerà altri 5 nel corso dei decenni), che viene anche nominata, come d'uso all'epoca, Campione d'Italia di Prima Divisione.
Nella stagione 1929-1930, con l'istituzione del campionato a girone unico, l'Atalanta, fallita l'ammissione alla massima serie durante il campionato di qualificazione 1928-1929,[47] viene ammessa al campionato nazionale di Serie B, organizzato per la prima volta in quella stagione: dopo una sola stagione di massima serie fa quindi ritorno in seconda serie. Nonostante la netta retrocessione (nella nascente Serie A erano infatti ammesse solo le prime otto classificate di ciascuno dei due gironi), l'annata è comunque ricca di eventi notevoli per la storia dell'Atalanta: in primo luogo, è in questo campionato che avviene l'inaugurazione ufficiale dello stadio Brumana, uno dei più moderni dell'epoca anche per la sua avveniristica tribuna a sbalzo.[48] La partita inaugurale si gioca il 23 dicembre 1928, e vede i bergamaschi sconfiggere per 2-0 La Dominante di Genova;[49] la prima partita effettivamente disputata nel nuovo impianto era però stato il vittorioso (per 4-2) incontro con la Triestina del precedente 1º novembre 1928.[49][50] L'altro evento degno di nota della stagione è l'esordio in prima squadra del portiere Carlo Ceresoli, che all'età di 18 anni esordisce in massima serie il 13 gennaio 1929 in Roma-Atalanta (3-0);[49][51] successivamente, dopo altri anni trascorsi a Bergamo in Serie B, passerà all'Inter[52] e vincerà due Mondiali, venendo ricordato tra i "Leoni di Highbury" e come uno dei migliori portieri della sua epoca.[53]
Seguono campionati in cui la squadra milita nel campionato cadetto, sfiorando più volte la promozione in massima serie (soprattutto nella stagione 1930-1931, nella quale arriva sesta in classifica a cinque punti dal Bari promosso in Serie A perdendo però un fondamentale scontro diretto con i pugliesi a due giornate dalla fine);[54][55] in questi anni con la maglia nerazzurra si distinguono tra gli altri Vittorio Casati, tuttora recordman di presenze (202) in Serie B con la maglia dell'Atalanta (lascia la squadra nel 1936 per fare il militare nella Guerra di Etiopia),[56] Francesco Simonetti (in seguito anche viceallenatore della squadra negli anni 1950 e per un breve periodo allenatore della medesima)[57] e Luigi Tentorio,[58] che dopo discreti trascorsi da calciatore[58] dall'immediato secondo dopoguerra fino a metà degli anni 1960 avrebbe ricoperto varie cariche in società (tra cui anche il ruolo di presidente per un brevissimo periodo),[59] entrando anche a far parte per diversi anni della Commissione Tecnica della Nazionale italiana.[59] Al termine della stagione 1932-1933, per problemi economici, la società rischia di non iscriversi al campionato: ne segue una colletta tra sportivi[60][61] e la cessione di Carlo Ceresoli, l'elemento più rappresentativo, all'Ambrosiana Inter per 100 000 lire.[60]
L'arrivo in massima serie
Dopo diversi altri campionati di B chiusi a metà classifica,[62] con anche la vittoria di una Coppa Disciplina nella stagione 1935-1936,[63] nella stagione 1936-1937, con l'allenatore Ottavio Barbieri alla guida di una squadra composta prevalentemente da bergamaschi (sette undicesimi della formazione titolare),[64] raggiunge la prima storica promozione in Serie A in seguito al secondo posto conquistato nel campionato di serie B.[65] La partita d'esordio nella massima serie vide la Juventus ospite al Brumana, che per l'occasione si riempie al limite della capienza, con più di 15 000 spettatori.[66] La stagione però, nonostante l'entusiasmo iniziale, si conclude con un'immediata retrocessione, per via di un penultimo posto in classifica, davanti solamente alla Fiorentina.[67] Nell'estate seguente, la dirigenza cedette Giuseppe Bonomi alla Roma per 120 000 lire.[68] Tra i giocatori più significativi di questo periodo spicca Severo Cominelli, autore nell'arco della sua carriera di 62 gol con la maglia nerazzurra,[69], che fanno di lui il secondo miglior marcatore in assoluto della storia societaria, dietro solamente a Cristiano Doni.[70]
Ma il ritorno nella massima serie non si fa attendere, tant'è che dopo un buon piazzamento nel 1938-1939 (anno in cui gli orobici mancano l'immediato ritorno in serie A solo a causa del miglior quoziente reti del Venezia secondo classificato alla pari con loro),[71] nel 1939-1940 l'allora presidente Nardo Bertoncini affida all'allenatore Ivo Fiorentini una squadra che centra nuovamente la promozione in A, a seguito del primo posto conquistato nel campionato di Serie B senza subire nessuna sconfitta in casa:[72] si tratta della prima vittoria del campionato di Serie B nella storia dell'Atalanta,[73] che viene raggiunta anche grazie ai 25 gol in 31 presenze di Giovanni Gaddoni,[74] la cui performance realizzativa costituisce il numero massimo di reti mai segnate da un giocatore nerazzurro in un singolo campionato (per quanto riguarda la Serie A il record è di Filippo Inzaghi, autore di 24 reti nella stagione 1996-1997.[75] L'anno successivo la squadra rifila tre gol a Juventus e Milan, sconfigge il Bologna Campione d'Italia in carica e si classifica al 6º posto finale.[76] L'Atalanta continua la sua esperienza in serie A, con alla guida l'allenatore ungherese János Nehadoma, fino al 1942-1943, quando i campionati vengono sospesi per lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Nonostante la cessione dei migliori giocatori (Cominelli e l'argentino Pozzo nel 1941,[77] Gaddoni nel 1942[78]) all'Ambrosiana Milano,[76] infatti, i bergamaschi riescono a ottenere prima un tredicesimo e poi un nono posto in classifica.[79] In quest'ultimo campionato spiccano le vittorie sul Torino (1-0), contro il Milan in trasferta (1-0) e contro la Roma campione in carica (2-1).[80]
Nell'estate 1943, con la caduta del fascismo e la conseguente divisione dell'Italia in due parti diventa impossibile organizzare un normale campionato nazionale: al Nord viene comunque organizzato un torneo diviso per regioni, definito Campionato Alta Italia. L'Atalanta vi prende parte senza tuttavia riuscire a qualificarsi per la fase finale che avrebbe assegnato il titolo.[81]
Il dopoguerra e gli anni 1950
Al termine del secondo conflitto mondiale, il presidente Daniele Turani, con una cordata di personalità del tempo, si adopera per risanare un buco nel bilancio della società e, dopo un piazzamento a centroclassifica in Divisione Nazionale nella stagione 1945-1946[82] (nella quale veste la maglia nerazzurra anche il due volte campione del mondo Giuseppe Meazza[83]), alla riapertura delle frontiere, porta a Bergamo gli ungheresi Kincses e Olajkár[84]: solo il primo riesce a disputare una buona stagione (9 reti in 21 presenze),[85] mentre il secondo non incise in modo significativo sul rendimento della squadra, giocando solo 7 partite senza segnare alcun gol.[86]
In questi anni la squadra staziona stabilmente nella massima serie, acquisendo la nomea di provinciale terribile,[87] in virtù dei buoni risultati che spesso otteneva contro le squadre metropolitane: degne di nota sono in particolare le quattro vittorie in otto partite dal 1945 al 1949 contro il Grande Torino dominatore del campionato in quegli anni.[88] Nel campionato 1947-1948 l'Atalanta ottiene la quinta posizione, che rimarrà il miglior risultato in serie A per quasi settant'anni, fino alla stagione 2016-17. L'allenatore è ancora Ivo Fiorentini, tornato in città dopo il triennio a inizio anni 1940, mentre si rivedono a Bergamo giocatori come Cominelli e Fabbri che avevano fatto bene negli anni precedenti la guerra. La stagione è ricca di soddisfazioni, come le vittorie contro il Grande Torino, poi vincitore dello Scudetto, il Milan, il Bologna e l'Inter (0-3 a San Siro).[89]
L'anno seguente, nonostante le buone premesse legate all'organico della stagione precedente confermato quasi in blocco,[90] si rivela piuttosto difficile per la squadra nerazzurra, dato che la salvezza arriva solamente all'ultima giornata[91] con la vittoria per 2-0 dello scontro diretto sul campo del Livorno[92]. Nel frattempo, il 6 marzo, Fiorentini dà le proprie dimissioni e viene sostituito dal direttore tecnico Carlo Carcano (con in panchina il terzino Alberto Citterio).[90]
Alla fine della stagione la guida tecnica viene affidata a Giovanni Varglien, il che sancisce il definitivo passaggio al "Sistema", iniziato tra molte polemiche e ripensamenti a stagione in corso già l'anno precedente.[93] L'apertura al tesseramento fino a tre stranieri per squadra porta l'Atalanta all'acquisto dei danesi Jørgen Sørensen e Karl Aage Hansen, che vanno ad aggiungersi a Bertil Nordahl, in rosa già da una stagione.[94] Il club bergamasco si trova in testa alla classifica dopo due giornate, anche se un leggero calo nel finale di stagione porta a chiudere il campionato all'ottavo posto in classifica.
Nel 1955 la squadra orobica è protagonista della prima diretta televisiva per una partita di calcio sulla RAI: la partita in questione è Atalanta-Triestina (2-0), giocata il 15 ottobre 1955 a Bergamo. Due anni più tardi, dopo altrettante salvezze, l'Atalanta effettua un campionato vissuto nei bassifondi della classifica e quando si salva, all'ultima giornata espugnando il campo di Padova, è accusata di combine e quindi retrocessa: tuttavia un anno più tardi i presunti testimoni e accusatori (tra cui Giovanni Azzini, difensore del Padova) confessano di avere inventato tutto, e la società è completamente riabilitata. Nel frattempo la squadra, guidata dall'allenatore austriaco Karl Adamek (subentrato a metà della stagione precedente), conquista sul campo l'immediato ritorno in Serie A, grazie alla vittoria del secondo campionato di B della sua storia, davanti al Palermo secondo classificato.
La Coppa Italia
Gli anni 1960 vedono l'acquisto di stranieri che danno importanti contributi, tra i quali spiccano Humberto Maschio,[95] Flemming Nielsen[27] e il capitano della Nazionale svedese Gustavsson[96], le prime apparizioni in Europa grazie alla Coppa Mitropa (con anche una semifinale nel 1961-1962, persa a causa della differenza reti sfavorevole contro gli ungheresi del Vasas Budapest) e ad altre competizioni minori (Coppa dell'Amicizia e Coppa delle Alpi, nella quale i bergamaschi giocano anche una finale, il 26 giugno 1963, perdendola però contro la Juventus per 3-2).
Ma l'apice viene raggiunto nella stagione 1962-1963[97] quando la società nerazzurra, reduce dall'ottimo sesto posto della stagione precedente,[98] conquista per la prima volta nella sua storia la Coppa Italia.[99] Questo trofeo, che tuttora è l'unico di una certa importanza conquistato a livello di prima squadra, arriva a Bergamo dopo una lunga cavalcata conclusasi con una vittoria per 3-1 in campo neutro allo Stadio Giuseppe Meazza contro il Torino.[100] L'annata seguente vede il debutto in Coppa delle Coppe,[101] dove però l'Atalanta viene subito eliminata dai portoghesi dello Sporting Lisbona dopo uno spareggio in campo neutro a Barcellona, terminato dopo i tempi supplementari sul punteggio di 3-1 e giocato in inferiorità numerica a causa dell'infortunio del portiere Pier Luigi Pizzaballa nelle battute iniziali del match.[102][103]
Da Turani ad Achille Bortolotti
Nel 1964 muore il presidente Turani,[104] che viene sostituito alla guida della società nell'estate del 1964 da Attilio Vicentini, coadiuvato inizialmente dall'ingegnere Luigi Tentorio (che ne aveva caldeggiato la nomina a presidente),[59] il quale rinuncia però a tutti gli incarichi societari dal 1966 in poi[105] a causa della trasformazione, dovuta a una nuova norma federale, delle società di calcio in società per azioni, che lui non condivideva ritenendola troppo distante dal suo modo di operare e di intendere il calcio.[59][106] La squadra continua il suo cammino nella massima serie fino al 1968-1969[107] quando, complice la cessione al Bologna del bomber Savoldi,[108] retrocede in serie B dopo dieci campionati consecutivi in massima serie.[109] Alla presidenza, Giacomo Baracchi subentra a Vicentini, ma dopo un solo anno il nuovo patron diventa Achille Bortolotti, che già da alcuni anni possedeva alcune azioni della società bergamasca.[110]
Dopo un anno di transizione caratterizzato dal cambio di tre allenatori (Corrado Viciani, Renato Gei e l'ex calciatore degli anni '50 e '60 Titta Rota)[111] e da una salvezza all'ultima giornata,[112] la squadra ritorna in A grazie all'allenatore Giulio Corsini, capace di amalgamare una squadra di giovani (su tutti Gaetano Scirea, il capocannoniere stagionale Adelio Moro, Giuseppe Doldi e Giovanni Vavassori).[113] Dopo una tranquilla salvezza nella stagione 1971-1972,[114] nella stagione 1972-1973 l'Atalanta retrocede all'ultima giornata per differenza reti, nonostante avrebbe potuto salvarsi andando a punti nelle ultime tre giornate.[115][116] Questa volta la permanenza tra i cadetti dura più del solito, tant'è che per il ritorno nel massimo campionato bisognerà aspettare fino alla stagione 1976-1977, con promozione ottenuta da Battista Rota soltanto dopo gli spareggi allo Stadio Luigi Ferraris contro Cagliari e Pescara. L'anno seguente la squadra ottiene la salvezza, e nel 1978-1979 ritorna in B, ancora una volta a causa della differenza reti sfavorevole. L'anno seguente viene mancata la promozione e nella stagione 1980-1981 l'Atalanta retrocede in Serie C1 per la prima volta nella sua storia.
Il rilancio e le avventure continentali
Il presidente Bortolotti cede il comando al figlio Cesare, il quale centra l'immediato ritorno tra i cadetti dopo una marcia trionfale guidata dall'allenatore Ottavio Bianchi, con appena 2 sconfitte nelle 34 gare giocate in campionato (una delle quali all'ultima giornata sul campo della Rhodense, a promozione già conquistata) e la netta vittoria del girone A di Serie C1. L'anno successivo è una stagione di assestamento, utile come trampolino di lancio per la squadra che, guidata da Nedo Sonetti, nel 1983-1984 vince il campionato di B, riportando così la città ai livelli di un lustro addietro; Marco Pacione e Marino Magrin sono i due migliori marcatori dell'intera categoria.[2]
La permanenza nella categoria prosegue senza intoppi fino alla stagione 1986-1987, quando la Dea retrocede all'ultima giornata. Nonostante questo, la squadra di Sonetti riesce a raggiungere la finale di Coppa Italia, dove viene sconfitta dal Napoli campione d'Italia: si qualifica quindi di diritto per la Coppa delle Coppe per la seconda volta nella sua storia dopo il 1964.
La stagione 1987-1988 è quella della svolta, con il giovane allenatore Emiliano Mondonico. In Italia la Dea conquista la promozione in A, mentre in Europa raggiunge la semifinale della Coppa delle Coppe. Partita in sordina in quanto squadra di serie B, l'Atalanta elimina nell'ordine i gallesi del Merthyr Tydfil, i greci dell'OFĪ Creta e i portoghesi dello Sporting Lisbona, già incontrati nella precedente partecipazione alla Coppa delle Coppe, 24 anni prima. Gli orobici vengono eliminati in semifinale dai belgi del Malines, che il 20 aprile 1988 vincono per 2-1 nello stadio di Bergamo.
L'anno successivo l'Atalanta ottiene un sesto posto finale in Serie A, che le vale la prima qualificazione della sua storia in Coppa UEFA. L'avventura europea però non è fortunata come la precedente, poiché l'eliminazione arriva al primo turno per mano dei sovietici dello Spartak Mosca, a seguito dello 0-0 casalingo nella gara di andata e della successiva sconfitta per 2-0 a Mosca. La stagione 1989-1990 vede di nuovo i nerazzurri tra i protagonisti del campionato: essi infatti, anche grazie all'acquisto del nazionale argentino Claudio Paul Caniggia, riescono a bissare, con un settimo posto, la qualificazione europea dell'anno precedente.
L'annata è caratterizzata dalla morte, avvenuta in un incidente stradale, del presidente Cesare Bortolotti. La presidenza torna per alcuni mesi al padre Achille Bortolotti, che traghetta la società fino all'acquisto del pacchetto azionario da parte dell'immobiliarista Antonio Percassi, ex difensore del club orobico a metà degli anni 1970.
La squadra nel frattempo ottiene buoni risultati nella Coppa UEFA 1990-1991, dove elimina i croati della Dinamo Zagabria, i turchi del Fenerbahçe e i tedeschi del Colonia, ma non può fare nulla nello scontro con l'Inter nei quarti di finale, nonostante lo 0-0 della gara di andata giocata in casa. L'Inter vincerà poi il trofeo superando in finale la Roma. Il campionato vede un avvicendamento alla guida tecnica tra Pierluigi Frosio e Bruno Giorgi, che conclude la stagione in una posizione di centro classifica e ottiene la qualificazione alla semifinale di Coppa Italia. Nel 1992 viene indetto con cadenza annuale il Trofeo Bortolotti in memoria di Achille e Cesare Bortolotti, che vede affrontare i padroni di casa contro una compagine scelta di volta in volta. Negli anni seguenti, in cui in panchina si alternano Giorgi e Marcello Lippi, la squadra si mantiene nei quartieri alti della classifica di Serie A, senza però centrare altre qualificazioni in coppa UEFA.
Nell'annata 1993-1994 il presidente Percassi decide di puntare su un tecnico emergente, Francesco Guidolin, per portare il cosiddetto "calcio-spettacolo" a Bergamo, e acquista Franck Sauzée, centrocampista e capitano dell'Olympique Marsiglia campione d'Europa in carica. Le aspettative vengono però deluse e la squadra, dopo un campionato passato nei bassifondi della classifica, retrocede al penultimo posto, nonostante l'avvicendamento tra Guidolin e Cesare Prandelli, tecnico della Primavera.
L'era Ruggeri
Nel 1994 Percassi decide di cedere la proprietà a Ivan Ruggeri, che riaffida la squadra a Emiliano Mondonico, il quale la riporta subito in Serie A dopo una prima parte di campionato alquanto sofferta, con la squadra ai limiti della zona retrocessione, ma con un girone di ritorno in cui la squadra inanella numerosi risultati positivi, tra cui una striscia di 7 vittorie consecutive, centrando la promozione all'ultima giornata dopo uno scontro diretto con la Salernitana.
Negli anni successivi, nel massimo campionato, la squadra orobica disputa due buone stagioni nelle quali si classifica a metà graduatoria, lanciando giovani giocatori come Christian Vieri e Filippo Inzaghi: quest'ultimo riesce nel 1996-1997, unico giocatore nerazzurro della storia, a vincere il titolo di capocannoniere nel massimo campionato, con 24 centri (impresa che non gli riuscirà più in futuro). L'annata viene però funestata dalla tragica fine dell'attaccante Federico Pisani, vittima di un incidente stradale nel febbraio 1997. A lui viene intitolata la curva Nord dello stadio di Bergamo, quella riservata ai tifosi atalantini; viene inoltre ritirata la sua maglia numero 14. Nella stagione 1995-1996, inoltre, l'Atalanta gioca la terza finale di Coppa Italia della sua storia, perdendola contro la Fiorentina.
L'anno successivo, nonostante le ottime premesse e un discreto inizio di stagione, la squadra non tiene fede alle attese, ritrovandosi quasi subito ad arrancare nei bassifondi della classifica. La retrocessione tuttavia si materializza soltanto all'ultima giornata, ponendo termine al ciclo di Emiliano Mondonico sulla panchina nerazzurra. Per la stagione 1998-1999 ci si affida a Bortolo Mutti, vecchia gloria degli anni 1980, per cercare un immediato ritorno nella massima serie; la promozione tuttavia non arriva, soprattutto a causa della sterilità offensiva e dei troppi pareggi nella fase finale del campionato.
Il nuovo millennio
Per l'annata 1999-2000 si punta su Giovanni Vavassori, altra vecchia gloria, che bene aveva fatto come allenatore del settore giovanile nerazzurro; la Serie A viene centrata al primo tentativo, con l'utilizzo di numerosi giovani cresciuti nel vivaio. L'entusiasmo è talmente alto che l'anno successivo, il 2000-2001, l'Atalanta si ritrova al comando del campionato dopo il primo mese, giocando un calcio divertente e redditizio. Nel prosieguo della stagione la squadra accusa una leggera flessione, che però non le impedisce di concludere con un settimo posto e una salvezza ottenuta con sette giornate di anticipo.
Il presidente Ruggeri cerca allora di far fare il salto di qualità alla squadra, cedendo qualche giovane alle squadre economicamente più forti, ma acquistando giocatori di fama, tra i quali Gianni Comandini il cui acquisto, con 30 miliardi di lire, è il più caro della storia atalantina.[117] Ma i nuovi non si amalgamano e la stagione termina con un nono posto, pur con un punto in più di quella precedente. Si evita la retrocessione con i gol di Cristiano Doni, convocato poi per i Mondiali di Corea-Giappone del 2002, nei quali gioca anche una partita da titolare. L'anno seguente la squadra allenata da Giovanni Vavassori retrocede al termine di una stagione culminata con l'esonero dell'allenatore (a favore di Giancarlo Finardi, tecnico della formazione Primavera) e la sconfitta nello spareggio-salvezza giocato contro la Reggina. Si prova a risalire immediatamente con la guida tecnica di Andrea Mandorlini e l'impresa riesce nuovamente al termine di un campionato con 46 partite in cui nella prima parte la squadra si mantiene a lungo in testa ed eguaglia il record societario di 24 partite senza sconfitte, mentre nella seconda fase accusa un calo di rendimento che la porta fino al quinto posto, ultimo utile a salire direttamente nel massimo campionato.
Ma l'altalena tra le categorie continua, e una nuova retrocessione colpisce la squadra di Delio Rossi, subentrato a stagione in corso al tecnico artefice della promozione dell'anno prima, nonostante un'incredibile rimonta nel girone di ritorno. Ci si affida quindi al giovane tecnico romano Stefano Colantuono, il quale riporta nella categoria superiore la squadra dopo un solo anno di assenza, al termine di una stagione colma di record per la serie cadetta, conclusa al primo posto senza particolari affanni; la direzione della squadra gli viene confermata anche per l'annata 2006-2007, in cui l'Atalanta ottiene un ottavo posto, a ridosso della zona UEFA, ponendosi come una delle rivelazioni della massima serie. Al termine di quest'ultima stagione, però, Colantuono decide di abbandonare Bergamo per trasferirsi al Palermo, sicché la società decide di puntare su Luigi Delneri.
Di padre in figlio
A gennaio 2008 un aneurisma colpisce il presidente Ruggeri che, a causa della persistente criticità delle proprie condizioni di salute, ad aprile dello stesso anno viene affiancato alla presidenza dalla figlia Francesca, in qualità di vicepresidente, e dal figlio Alessandro in qualità di amministratore delegato. Nel frattempo la squadra si mantiene in una posizione di centro classifica. La qualificazione europea tuttavia non arriva, lasciando a ricordo di una buona annata la doppia vittoria contro il Milan e un nono posto in classifica.
Il 3 settembre 2008 viene nominato presidente Alessandro Ruggeri.[118] La stagione vede la squadra navigare costantemente nelle zone medio/alte della classifica; nonostante nemmeno questa volta arrivi l'accesso in Europa, l'annata è caratterizzata da numerose soddisfazioni quali le sconfitte rifilate all'Inter campione d'Italia (3-1), alla Roma (3-0), alla Lazio (3-0), al Napoli (3-1) e all'Udinese (3-0).
Per l'anno successivo il presidente Alessandro Ruggeri ingaggia Angelo Gregucci come nuovo allenatore al posto di Delneri. La sua avventura sulla panchina nerazzurra però si conclude già il 21 settembre 2009 quando, dopo quattro sconfitte in altrettante partite di campionato, viene esonerato in favore di Antonio Conte, ex tecnico di Arezzo e Bari. Questi però, dopo un inizio caratterizzato da cinque risultati utili consecutivi (2 vittorie e 3 pareggi), in seguito alla sconfitta casalinga subita per mano del Napoli il 7 gennaio 2010, e complice una pesante discussione con la tifoseria atalantina, si dimette dopo aver conquistato 13 punti in altrettante partite ed essere stato eliminato dalla Coppa Italia per mano del Lumezzane, formazione di Lega Pro Prima Divisione.[119] La società decide allora di affidare temporaneamente la panchina all'allenatore della Primavera Valter Bonacina, ingaggiando dopo una sola partita Bortolo Mutti, alla sua seconda esperienza alla guida della squadra bergamasca.[120] Il rendimento migliora tra le mura amiche, dove arrivano diversi buoni risultati (22 punti totali in 19 partite) che tengono la squadra in corsa per la salvezza fino a fine stagione, ma non in trasferta: in tutto il girone di ritorno i bergamaschi riescono infatti a conquistare un solo punto lontano da Bergamo (con un pareggio per 0-0 a Catania). La retrocessione è matematica alla penultima giornata, in seguito alla sconfitta patita sul campo del Napoli per 2-0.[121]
Il ritorno di Percassi
Il 14 maggio 2010 Alessandro e Francesca Ruggeri, detentori del pacchetto azionario di maggioranza della società, ne annunciano la messa in vendita:[122] il 4 giugno 2010 Antonio Percassi riesce ad acquisire il 70% delle azioni della società, ritornando alla guida degli orobici dopo sedici anni.[123] Come nuovo allenatore viene scelto Stefano Colantuono che, dopo la finale dei play-off di Serie B della stagione precedente persa con il Torino, torna alla guida degli orobici dopo 3 anni,[124] mentre come nuovo direttore generale viene scelto Roberto Spagnolo.[125] Alla fine della stagione l'Atalanta centra l'obiettivo societario, riuscendo sia a ritornare in Serie A con tre giornate di anticipo sia a vincere il campionato con 79 punti, secondo miglior risultato di sempre dei nerazzurri dopo gli 81 conquistati sempre da Colantuono nel 2005-2006.
L'estate del 2011 si rivela però movimentata, in quanto già il 1º giugno 2011 Cristiano Doni viene inserito nella lista degli indagati nell'ambito dell'Operazione Last Bet.[126] Inizialmente vengono inflitti sei punti di penalità alla squadra, tre anni e sei mesi di squalifica a Doni e tre anni a Thomas Manfredini (nei successivi gradi di giudizio Manfredini viene però prosciolto da ogni accusa). La Dea, pur continuando le azioni legali a difesa della società, partecipa al campionato, conquistando 10 punti nelle prime 4 giornate del torneo; il rendimento degli orobici si mantiene costante per tutto l'anno (26 punti nel girone di andata e altri 26 in quello di ritorno), con 43 gol subiti in 38 partite, quarta miglior difesa del campionato alla pari col Bologna}; il 29 aprile 2012, grazie alla vittoria casalinga per 2-0 contro la Fiorentina, l'Atalanta conquista matematicamente la salvezza con tre giornate d'anticipo, stabilendo il proprio record di punti fatti in Serie A (52), nonostante 3 sconfitte nelle ultime 3 giornate di campionato contro Milan, Lazio e Juventus. Il 31 maggio l'Atalanta patteggia nella seconda fase dell'inchiesta di Cremona legata al calcioscommesse vedendosi infliggere due punti di penalità da scontare nella stagione 2012-2013 oltre a 25 000 euro di multa per la partita Padova-Atalanta, con la società punita per responsabilità oggettiva. A Cristiano Doni, ormai ex capitano della squadra bergamasca, vengono inflitti altri due anni di squalifica. Durante la stagione il club, dopo essersi trovato al sesto posto solitario in classifica a metà girone di andata in seguito al successo casalingo con l'Inter per 2-1, ha un calo di rendimento nel girone di ritorno, conquistando comunque matematicamente la salvezza con due giornate d'anticipo.
Nella stagione 2013-2014, dopo un inizio di campionato difficile (3 punti nelle prime 5 giornate, conquistati con la vittoria per 2-0 contro il Torino alla seconda giornata e 4 sconfitte) la squadra bergamasca ottiene con 6 vittorie consecutive (record in Serie A nella storia della società) e 46 punti conquistati, la salvezza con 7 gare d'anticipo, migliorando la salvezza ottenuta da Gigi Delneri nella stagione 2008-2009 con 5 giornate d'anticipo.[127] Successivamente con i 4 punti conquistati nelle ultime sette giornate il club chiude il campionato all'undicesimo posto in classifica con 50 punti, eguagliando quindi il suo record di punti in massima serie. Nella stagione 2014-2015 la squadra bergamasca ottiene per il quarto anno di fila la salvezza, anche se a seguito di un campionato meno brillante rispetto ai precedenti che la vede chiudere la stagione al quartultimo posto in classifica. Nel corso dell'annata viene inoltre esonerato dopo 5 anni (periodo più lungo mai trascorso da un allenatore alla guida del club orobico) il tecnico Stefano Colantuono, che nelle prime 25 partite di campionato aveva totalizzato 23 punti; al suo posto subentra Edoardo Reja, che raccoglie 14 punti in 13 partite grazie a 2 vittorie, 8 pareggi e 3 sconfitte. Reja viene riconfermato anche per la stagione successiva nella quale, nonostante una striscia di 14 partite consecutive senza vittorie (record negativo nella storia della società), la squadra ottiene per il quinto anno consecutivo la salvezza, piazzandosi al tredicesimo posto in classifica.
A fine anno Reja non viene riconfermato, e per sostituirlo per la stagione 2016-17 viene ingaggiato Giampiero Gasperini, proveniente dal Genoa. Dopo soli 3 punti conquistati nelle prime 5 partite, le vittorie contro Crotone e Napoli in casa e il lancio da titolari di parecchi giovani provenienti dal vivaio (su tutti Roberto Gagliardini, ceduto poi a gennaio all'Inter, Mattia Caldara, Andrea Conti e Franck Kessié), segnano una svolta nella stagione dei nerazzurri, che il 13 maggio 2017 grazie a un pareggio casalingo per 1-1 contro il Milan ottengono la matematica certezza di un piazzamento nelle prime sei posizioni della classifica, sufficiente[N 5] ad avere la matematica certezza di qualificarsi alla successiva edizione dell'Europa League; la vittoria per 1-0 del successivo turno di campionato sul campo dell'Empoli quartultimo in classifica garantisce invece ai bergamaschi la certezza di un piazzamento tra le prime 5 posizioni in classifica e, quindi, la qualificazione alla fase a gironi dell'Europa League, senza bisogno di passare dai turni preliminari.
Infine, grazie alla sconfitta della Lazio a Crotone del 28 maggio 2017 la squadra bergamasca chiude il campionato al quarto posto in classifica, suo miglior piazzamento di sempre in Serie A; altri primati di squadra migliorati dai nerazzurri in questa stagione di Serie A sono i punti totali (72), i punti fatti in casa (40)[N 6], i punti fatti in trasferta (32), i punti in un girone (37), le vittorie totali (21) e le vittorie in trasferta (9).
La squadra Bergamasca ritrova l'europa dopo 26 anni, entrando direttamente ai giorni di Europa League senza passare dalle fasi preliminari. Correva la stagione 1990-1991 quando giocò l'ultima coppa UEFA venendo poi eliminata ai quarti di finale. Tutto l'ambiente e il movimento vivono una fase di grande cambiamento, quasi surreale alla luce dei risultati ottenuti con una rosa formata per raggiungere la media classifica.
La prima gestione Gasperini si trasforma in un vero successo e nel girone di ritorno arriva anche l'assegnazione del Bando dello Stadio di Bergamo a favore della società, coronando definitivamente una stagione memorabile. La città risponde in modo fantastico alla serie di risultati molto spesso con accoglienze festanti in Aeroporto ad Orio al Serio, tra le principali piazze storiche e sulle mura medioevali ( da poco patrimonio dell'Unesco ) della città vecchia; questo in occasione dell'ultima partita vinta in casa contro il Chievo il 27 maggio con un gol di A.Gomez nel secondo tempo. Da porta Sant’Agostino fino allo spalto di San Giacomo, centinaia di tifosi hanno illuminato le Mura trasformandosi in uno spettacolo "infuocato" lasciando un segno indelebile nella memoria collettiva.
L'Atalanta è di fatto la rivelazione della stagione 2016-2017 anche in confronti con i maggiori campionati Europei, risultato arrivato grazie a giocatori giovani e non di fama, tra i quali: Freuler, Kessiè, Caldara, Spinazzola, Conti, Petagna. Tra questi nomi gli italiani si guadagnano la considerazione e la convocazione nel giro della nazionale, sintomo che il già acclamato settore giovanile orobico ha lavorato bene negli anni precedenti.
Lo Stadio di Proprietà
Atalanta si era aggiudicata lo scorso 10 maggio il bando che l’Amministrazione comunale di Bergamo aveva pubblicato a inizio anno per la vendita della struttura sportiva più importante della città.
Nella mattina dell'8 agosto 2017 nello studio del notaio Farhat viene firmato il contratto che sancisce il passaggio di proprietà dello Stadio Atleti Azzurri d’Italia dal Comune di Bergamo ad Atalanta Bergamasca Calcio.
Presenti il presidente Antonio Percassi e il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori. Lo stadio perciò non è più «comunale». L’Atalanta ha firmato il rogito di acquisto dell’impianto che passa dalle mani del Comune di Bergamo a quelle delle società nerazzurra. per la cifra di 8,6 milioni di euro. “Lo Stadio di Bergamo è da sempre la casa dell'Atalanta e dei tifosi atalantini". – dichiara il Presidente dell’Atalanta B.C. Antonio Percassi - " È una grande soddisfazione esserne diventati finalmente anche i proprietari. Si tratta di un passo fondamentale per il presente ed il futuro del nostro Club. Oggi Bergamo fa la storia, ogni bergamasco dev’esserne orgoglioso. Abbiamo fatto un grande investimento con l'obiettivo di rendere lo stadio più moderno ed accogliente per i nostri tifosi”.
L'inizio dei lavori si prospetta per il 2018 con chiusura nel 2021 senza interferire con il decorrere delle stagioni e dell'affluenza di pubblico nello stadio, dando maggiore impulso di costruzione e modifica strutturale durante l'estate a stagione ferma.
La fase a gironi dell'Europa League
Cronistoria
Cronistoria dell'Atalanta Bergamasca Calcio |
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Colori e simboli
Colori
Nel 1907, anno della sua fondazione, l'Atalanta adotta una casacca bianconera a strisce verticali sottili, con pantaloncini normalmente neri; questa divisa rimane fino al 1920, anno della fusione con la Bergamasca, quando i colori sociali diventano nerazzurri: viene eliminato il bianco, colore comune delle due squadre, e portato in dote alla nuova divisa sociale l'altro rispettivo colore, nero per l'Atalanta, azzurro per la Bergamasca. Nei primi anni della sua vita, l'Atalanta Bergamasca di ginnastica e scherma indosserà maglie a quarti nerazzurre: le strisce arriveranno alcuni anni più avanti.[128]
Simboli ufficiali
Stemma
La denominazione della società deriva dalla figura mitologica di Atalanta. Spesso la società bergamasca viene soprannominata la Dea, anche se la bellissima eroina da cui si era preso spunto non era effettivamente una divinità, bensì la figlia di Iaso, re dell'Arcadia. Il logo ufficiale della squadra è costituito dal viso della principessa, ritratto di profilo, su sfondo nerazzurro.[2][129]
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Il logo tra il 1980 e il 2007
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Il logo attuale, in vigore dal 2007
Strutture
Stadio
L'Atalanta dal 1928 gioca le sue partite interne nello stadio Atleti Azzurri d'Italia, il principale impianto cittadino che fino al 2017 è stato di proprietà del comune di Bergamo.[130] Questo stadio fu costruito nel 1928 e inizialmente intitolato a Mario Brumana, giovane squadrista nato a Costa Valle Imagna nel 1901 e ucciso a Gallarate nel 1922.[130]
Prima di allora, la società bergamasca aveva giocato le proprie partite casalinghe dapprima nel campo di via Maglio del Lotto (dal 1914 al 1918) e successivamente al campo della "Clementina" (dal 1919 al 1928).[131]
La struttura venne inaugurata per ben due volte: la prima, in forma generale, il 1º novembre 1928 in occasione della partita di campionato Atalanta-Triestina (4-1). La seconda avvenne in pompa magna il 23 dicembre dove l'Atalanta batté la La Dominante di Genova per 2-0 alla presenza di numerose autorità e di un foltissimo pubblico.[132]
Lo stadio era, per gli esperti di allora, uno dei più belli d'Italia. Con la caduta del fascismo, lo stadio cambiò nome: prima semplicemente in "Comunale" e successivamente nella dicitura odierna dedicata agli "Atleti Azzurri d'Italia". Durante gli anni lo stadio è stato notevolmente modificato fino ad assumere la conformazione attuale.[132] Nel maggio del 2017 il presidente nerazzurro Antonio Percassi si aggiudica il bando di vendita per circa 8 milioni di euro, permettendo all'Atalanta di divenire una delle pochissime società di calcio italiane con uno stadio di proprietà.
Durante la stagione 2017-2018, le partite casalinghe di Europa League sono disputate presso il Mapei Stadium di Reggio Emilia a causa della non conformità con gli standard UEFA dello Stadio Atleti Azzurri d'Italia.
Centro di allenamento
Gli allenamenti della squadra maggiore e di quelle giovanili e le partite di campionato delle squadre giovanili si svolgono a Zingonia, presso il "Centro Bortolotti" che dal 2004 è anche la sede attuale della società nerazzurra. Il Centro è composto da 5 campi di calcio regolari, uno per il calcio a 7 e uno "polivalente", tutti illuminati e con quattro tribune pronte ad accogliere i visitatori.[133]
L'impianto è anche dotato di sala wellness, sala massaggi, vasche per il ghiaccio, piscina, palestre con attrezzature all'avanguardia, sala riunioni, uffici, magazzini oltre che di spogliatoi per squadra e staff tecnico.[133]
Società
Organigramma societario
Organigramma aggiornato al 1º settembre 2015.[134]
- Antonio Percassi - Presidente
- Luca Percassi - Amministratore delegato
- Enrico Felli - Consigliere consiglio di amministrazione
- Umberto Marino - Direttore generale
- Isidoro Fratus - Consigliere consiglio di amministrazione
- Marino Lazzarini - Consigliere CdA e Supporter Liaison Officer
- Maurizio Radici - Consigliere consiglio di amministrazione
- Roberto Selini - Consigliere consiglio di amministrazione
- Mario Volpi - Consigliere consiglio di amministrazione
- Fabio Rizzitelli - Segretario generale
- Giovanni Sartori - Responsabile area tecnica
- Gabriele Zamagna - Direttore sportivo
Sponsor
- 1914-1980 Non presente
- 1980-1981 Manifattura Sebina
- 1981-1989 Sit-In
- 1989-1995 Tamoil
- 1995-2000 Somet
- 2000-2002 Ortobell
- 2002-2005 Promatech
- 2005-2006 Sit-In Sport - Elesite
- 2006-2010 Sit-In Sport - Daihatsu
- 2010-2011 AXA Assicurazioni - Daihatsu
- 2011-2014 AXA Assicurazioni - Konica Minolta
- 2014-2017 (febbraio) SuisseGas - Konica Minolta / STONE CITY / Modus FM + Elettrocanali
- 2017 febbraio - 2017 giugno TWS Modus FM + Elettrocanali
- 2017-2018 Veratour, Modus FM, Elettrocanali e Radici Group (main sponsor per l'Europa League)
Settore giovanile
Il settore giovanile dell'Atalanta è formato da quattro squadre maschili partecipanti ai campionati nazionali (Primavera, Allievi Nazionali A e B e Giovanissimi Nazionali) e due partecipanti a livello regionale (Giovanissimi Regionali A e B).[135]
L'Atalanta ha sempre seguito con particolare attenzione l'attività calcistica a livello giovanile. La prima persona che si impegnò ad allestire delle squadre di giovani fu Giuseppe Ciatto. Ciatto fu un vero e proprio tuttofare: ogni aspetto organizzativo veniva affrontato e risolto da lui, che si occupava anche di allenare le varie squadre. Nel 1949 l'Atalanta conquista il titolo italiano Ragazzi.
Sul finire degli anni 1950 l'ingegner Tentorio (all'epoca commissario straordinario della società) avverte la necessità di cominciare ad investire in modo più sistematico nei giovani: viene deciso di dar vita a un vero settore giovanile, con una sua struttura indipendente da quella della prima squadra.
Affida l'incarico a Giuseppe Brolis, che si mette al lavoro attorniandosi di collaboratori di fiducia, crea rapporti con società del Veneto e del Friuli, costruisce una rete di osservatori e assume allenatori giovani e motivati. I ragazzini vengono affidati a Raffaello Bonifaccio che di quei ragazzini diventa lo scopritore, il maestro sul campo, ma anche l'educatore. Arrivano a Bergamo giovani da fuori provincia che si allontanano dalle realtà nelle quali sono cresciuti ma soprattutto dalle loro famiglie: Brolis avverte la necessità di seguirli anche nella loro vita privata stipulando un accordo con la "Casa del Giovane" che diventa la seconda casa di molti ragazzi del vivaio. Con il passare degli anni viene ampliato il raggio d'azione del settore, creando vere e proprie società satelliti disposte in tutto il territorio nazionale.
Un passo cruciale nella storia del settore giovanile bergamasco avviene agli inizi degli anni novanta con il presidente Percassi che attua una nuova politica degli investimenti, soprattutto a livello giovanile. Egli riesce a convincere Fermo Favini a lasciare il Como affidandogli responsabilità con ampia libertà di gestione e assicurandogli tutti i mezzi che ritiene opportuno investire.
Il vivaio non solo continua a incrementare la produzione di giocatori per la prima squadra, ma comincia ad ottenere affermazioni di prestigio nelle più importanti manifestazioni nazionali, diventando un esempio per molte società anche più blasonate. L'Atalanta della gestione Favini dal 1991 al 2014 ha conquistato con le varie squadre giovanili ben 17 titoli nazionali.
Molti sono i successi a livello giovanile, essendo il vivaio dell'Atalanta, gestito da Favini, uno dei più stimati d'Europa: secondo una classifica stilata dal centro studi di Coverciano, la società bergamasca possiede il migliore settore giovanile d'Italia e il sesto in Europa, dietro a Real Madrid, Barcellona e tre squadre francesi. Il parametro utilizzato è quello dei giocatori di prima divisione prodotti dal vivaio. Nella stagione 2007-2008 22 giocatori provenienti dal vivaio dell'Atalanta hanno giocato nel campionato di serie A, 32 in quello di B e 3 all'estero.[136]
Nel 2014 uno studio globale del "CIES Football Observatory" pone il settore giovanile dell'Atalanta all'ottavo posto a livello mondiale con 25 giocatori usciti dalle giovanili che giocano nei top 5 campionati europei.[137]
Nel 2015 uno studio globale del "CIES Football Observatory" pone il settore giovanile dell'Atalanta al 17º posto a livello mondiale con 23.6 milioni di euro guadagnati dai giocatori usciti dalle giovanili che sono stati ceduti a partire dal luglio 2012;[138] nel medesimo anno Mino Favini lascia dopo 25 anni la società orobica.
Il 12 novembre 2015 uno studio globale del "CIES Football Observatory" pone il settore giovanile dell'Atalanta al diciottesimo posto tra le squadre dei 5 campionati europei più importanti come numero di calciatori lanciati nel massimo campionato (18).[139]
Diffusione nella cultura di massa
L'Atalanta, essendo uno dei principali club d'Italia, è spesso presente in varie opere della cultura italiana.
Per quanto riguarda la cinematografia, tra i film in cui compare la compagine nerazzurra ci sono Tifosi (1999), dove Nino D'Angelo e Peppe Quintale sono allo stadio a tifare per il Napoli che gioca proprio contro i bergamaschi,[140] e L'allenatore nel pallone (1984), dove la Dea affronta la "Longobarda".[141] È inoltre presente una fugace citazione ne Il ciclone di Leonardo Pieraccioni (1996).[142] I bergamaschi vengono altresì menzionati dall'autista di pullman in Eccezzziunale veramente - Capitolo secondo... me di Carlo Vanzina durante la scena del pellegrinaggio. È inoltre citata nel film Fratelli d'Italia di Neri Parenti (1989).
Una rivista dedicata alla squadra bergamasca è invece Atalanta Mese, la quale si impronta principalmente su vignette ed enigmistica, oltre che al settore giovanile e ai tifosi nerazzurri.[143]
Allenatori e presidenti
- 1913-1924 Commissioni tecniche
- 1924-1927 Cesare Lovati
- 1927-1928 Imre Payer
- 1928-1929 Imre Payer (1ª-19ª)
- Enrico Tirabassi (20ª-30ª)
- 1929-1930 Aldo Cevenini
- 1930-1932 József Violak
- 1932-1933 József Violak (1ª-17ª)
- Imre Payer (18ª-34ª)
- 1933-1935 Angelo Mattea
- 1935-1936 Imre Payer
- 1936-1938 Ottavio Barbieri
- 1938-1939 Geza Kertesz
- 1939-1941 Ivo Fiorentini
- 1941-1945 János Nehadoma
- 1945-1946 János Nehadoma (1ª-6ª)
- Giuseppe Meazza (7ª-13ª)
- Luis Monti (14ª-26ª)
- 1946-1947 Luis Monti (1ª-9ª)
- Ivo Fiorentini (10ª-38ª)
- 1947-1948 Ivo Fiorentini
- 1948-1949 Ivo Fiorentini (1ª-27ª)
- Alberto Citterio (28ª)
- Carlo Carcano (29ª-38ª)
- 1949-1950 Giovanni Varglien
- 1950-1951 Giovanni Varglien (1ª-17ª)
- Luigi Tentorio e Francesco Simonetti (18ª)
- Denis Charles Neville (19ª-38ª)
- 1951-1952 Denis Charles Neville (1ª-6ª)
- Carlo Ceresoli (7ª-38ª)
- 1952-1953 Luigi Ferrero
- 1953-1954 Luigi Ferrero (1ª-18ª)
- Francesco Simonetti e Luigi Tentorio (D.T.) (19ª-34ª)
- 1954-1956 Luigi Bonizzoni
- 1956-1957 Luigi Bonizzoni (1ª-28ª)
- Carlo Rigotti (29ª-34ª)
- 1957-1958 Carlo Rigotti (1ª-9ª)
- Giuseppe Bonomi (10ª)
- Carlo Rigotti (11ª-12ª)
- Giuseppe Bonomi (13ª)
- Karl Adamek e Luigi Tentorio (D.T.) (14ª-34ª)
- 1958-1959 Karl Adamek
- 1959-1962 Ferruccio Valcareggi
- 1962-1963 Paolo Tabanelli
- 1963-1964 Carlo Alberto Quario (1ª-19ª)
- Carlo Ceresoli (20ª-34ª)
- 1964-1965 Ferruccio Valcareggi
- 1965-1966 Héctor Puricelli (1ª-5ª)
- Stefano Angeleri (6ª-34ª)
- 1966-1967 Stefano Angeleri
- 1967-1968 Paolo Tabanelli (1ª-27ª)
- Stefano Angeleri (28ª-30ª)
- 1968-1969 Stefano Angeleri (1ª-20ª)
- Silvano Moro (21ª-27ª)
- Carlo Ceresoli (28ª-30ª)
- 1969-1970 Corrado Viciani (1ª-13ª)
- Renato Gei (14ª-30ª)
- Battista Rota (31ª-38ª)
- 1970-1973 Giulio Corsini
- 1973-1974 Giulio Corsini (1ª-6ª)
- Heriberto Herrera (7ª-38ª)
- 1974-1975 Heriberto Herrera (1ª-9ª)
- Angelo Piccioli (10ª-38ª)
- 1975-1976 Giancarlo Cadè (1ª-35ª)
- Gianfranco Leoncini (36ª-38ª)
- 1976-1980 Battista Rota
- 1980-1981 Bruno Bolchi (1ª-18ª)
- Giulio Corsini (19ª-38ª)
- 1981-1983 Ottavio Bianchi
- 1983-1987 Nedo Sonetti
- 1987-1990 Emiliano Mondonico
- 1990-1991 Pierluigi Frosio (1ª-18ª)
- Bruno Giorgi (19ª-34ª)
- 1991-1992 Bruno Giorgi
- 1992-1993 Marcello Lippi
- 1993-1994 Francesco Guidolin (1ª-10ª)
- Andrea Valdinoci e Cesare Prandelli (11ª-34ª)
- 1994-1998 Emiliano Mondonico
- 1998-1999 Bortolo Mutti
- 1999-2002 Giovanni Vavassori
- 2002-2003 Giovanni Vavassori (1ª-29ª)
- Giancarlo Finardi (30ª-34ª e spareggio)
- 2003-2004 Andrea Mandorlini
- 2004-2005 Andrea Mandorlini (1ª-14ª)
- Delio Rossi (15ª-38ª)
- 2005-2007 Stefano Colantuono
- 2007-2009 Luigi Delneri
- 2009-2010 Angelo Gregucci (1ª-4ª)
- Antonio Conte (5ª-18ª)
- Valter Bonacina (19ª)
- Bortolo Mutti (20ª-38ª)
- 2010-2014 Stefano Colantuono
- 2014-2015 Stefano Colantuono (1ª-25ª)
- Edoardo Reja (26ª-38ª)
- 2015-2016 Edoardo Reja
- 2016- Gian Piero Gasperini
- 1913-1916 Piero Carminati
- 1919-1920 Francesco Leidi
- 1920-1926 Enrico Luchsinger
- 1926-1927 Antonio Gambirasi
- 1927-1930 Pietro Capoferri
- 1930-1932 Antonio Pesenti
- 1932-1935 Emilio Santi
- 1935-1938 Lamberto Sala
- 1938-1944 Nardo Bertoncini
- 1944-1945 Guerino Oprandi
- 1945-1964 Daniele Turani
- 1964-1969 Attilio Vicentini
- 1969-1970 Mino Baracchi
- 1970-1974 Achille Bortolotti
- 1974-1975 Enzo Sensi
- 1975-1980 Achille Bortolotti
- 1980-1990 Cesare Bortolotti
- 1990 Achille Bortolotti
- 1990-1994 Antonio Percassi
- 1994-2005 Ivan Ruggeri
- 2005 Giacomo Randazzo
- 2005-2008 Ivan Ruggeri
- 2008-2010 Alessandro Ruggeri
- 2010-oggi Antonio Percassi
Calciatori
Maglie ritirate
- 12 come riconoscimento verso la Curva Pisani, considerata il 12º uomo in campo[144]
- 14 in memoria di Federico Pisani, dopo il suo prematuro decesso[145]
- 80 in occasione degli ottanta anni del giornalista e radiocronista Elio Corbani[146]
Contributo alle Nazionali
Tra i giocatori forniti dall'Atalanta alla Nazionale di calcio dell'Italia figurano l'ex capitano Cristiano Doni con 7 presenze e un gol segnato durante il biennio 2001-2002, Luciano Zauri con 5 presenze, Adriano Bassetto e Federico Peluso (autore anche di una rete) con 3, Giuseppe Casari, Giacomo Mari, Battista Rota, Humberto Maschio e Sergio Porrini con 2.[147] Il calciatore atalantino che ha segnato più gol in azzurro è Angelo Longoni con 2 marcature, seguono i già citati Doni e Peluso.[147]
Per quanto riguarda la Nazionale Under-21, il calciatore con il maggior numero di presenze è Gianpaolo Bellini (15), seguito da Andrea Conti (14), Davide Zappacosta (13), Andrea Consigli (12), Roberto Donadoni, Daniele Baselli (11), Manolo Gabbiadini, Andrea Lazzari, Marino Defendi e Luca Cigarini (10).[148] Il miglior marcatore atalantino dell'Under-21 è il già citato Gabbiadini con 8 reti, al secondo posto a pari merito troviamo Sergio Magistrelli e Luigi Brugola con 3 reti ciascuno, al terzo Christian Vieri, Alex Pinardi Andrea Lazzari, Gaetano Monachello e Giuseppe De Luca con 2.[148]
Vincitori di titoli
Campioni d'Europa Under 21
Campioni del Sud America
- Claudio Caniggia: Copa América 1991
- Leonardo Rodríguez: Copa América 1993
- Mauricio Pinilla: Copa América 2015, Copa América Centenario
Vincitori della Confederations Cup
Campioni d'Europa Under-19
Palmarès
Competizioni nazionali
- Coppa Italia: 1
- Serie C1: 1
- 1981-1982 (girone A)
Altri piazzamenti
- Semifinalista: 1987-1988
- Secondo posto: 1926-1927 (girone B)
- Finalista: 1963
Onorificenze
Competizioni giovanili
- 1948-1949
- 2005-2006, 2009-2010, 2012-2013
- 1991-1992, 2001-2002, 2004-2005, 2015-2016
- 2015-2016
- 1994-1995, 2001-2002, 2003-2004, 2004-2005, 2007-2008, 2015-2016
- 1974
- 1982, 1985, 1987, 1993, 1997, 1999
- 1989
- 1990, 1991, 1992
- 2006, 2008, 2009, 2016, 2017
- 2007, 2014, 2017
Statistiche e record
Partecipazione ai campionati
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|---|
1° | Divisione Nazionale | 2 | 1928-1929 | 1945-1946 | 59 |
Serie A | 57 | 1937-1938 | 2017-2018 | ||
2° | Seconda Divisione | 4 | 1922-1923 | 1925-1926 | 34 |
Prima Divisione | 2 | 1926-1927 | 1927-1928 | ||
Serie B | 28 | 1929-1930 | 2010-2011 | ||
3° | Serie C1 | 1 | 1981-1982 | 1 |
Partecipazione alle coppe nazionali
Competizione | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|
Coppa Italia | 67 | 1935-1936 | 2017-2018 | 69 |
Coppa Alta Italia | 1 | 1945-1946 | ||
Coppa Italia Serie C | 1 | 1981-1982 |
Partecipazione alle competizioni UEFA
Competizione UEFA | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|
Coppa delle Coppe | 2 | 1963-1964 | 1987-1988 | 5 |
Coppa UEFA / Europa League | 3 | 1989-1990 | 2017-2018 |
Statistiche di squadra
L'Atalanta ha esordito in Divisione Nazionale il 30 settembre 1928[150] e ad oggi ha partecipato a 93 campionati nazionali. Dall'istituzione della Serie A a girone unico nel 1929, il miglior piazzamento di sempre in massima serie è stato il 4º posto ottenuto al termine della stagione 2016-2017, mentre il peggior piazzamento è stato il 20º posto al termine del campionato 2004-2005.
Le vittorie col maggior numero di reti di scarto sono state ottenute tutte nel campionato 1931-1932 contro l'Udinese, il Parma e lo Spezia (tutte e tre per 7-0 e in Serie B; in Serie A la migliore vittoria risale al campionato 1951-1952, ed è un 7-1 contro la Triestina),[151] Le peggiori sconfitte sono state invece subite nel campionato 1941-1942 contro il Torino (9-1) per quanto riguarda la Serie A e nel 1932 (7-0 contro il Padova) in Serie B.[152]
Il record assoluto di 81 punti totalizzati in una singola stagione è stato raggiunto nella Serie B 2005-2006[153], mentre il record di punti in Serie A (72) è del campionato 2016-2017. Nel campionato 2005-2006 ottiene il maggior numero di vittorie in assoluto (24), mentre nel campionato 2009-2010 subisce il numero record di sconfitte in una stagione (21).[152]
L'Atalanta ha ottenuto il maggior numero di reti segnate in una stagione nella Serie A 1949-1950 (66), mentre il maggior numero di reti subite risale alla Serie A 1950-1951 (69).[152] Dal campionato 1940-1941 a quello 1957-1958 si ha il record di stagioni consecutive in Serie A (15);[153] infine, la "Dea" detiene il record italiano di maggior numero promozioni dalla seconda alla prima divisione del calcio italiano (13).[N 3]
Statistiche individuali
Il giocatore che detiene il maggior numero di presenze con la maglia dell'Atalanta è Gianpaolo Bellini con 435 apparizioni; il precedente record, di Valter Bonacina, era di 331 presenze,[154] mentre il record di presenze in partite di campionato, a sua volta appartenente a Bellini, è di 396 partite (il precedente record era di 317 e apparteneva a Stefano Angeleri[155]). Il calciatore non italiano con più presenze in partite ufficiali è lo svedese Glenn Peter Strömberg, capitano tra gli anni ottanta e primi novanta, presente in 273 incontri,[156] 219 dei quali in campionato.[151] Il record di marcature appartiene invece a Cristiano Doni con 112 reti[157] Il miglior marcatore non italiano è l'argentino Germán Denis, autore di 56 reti. Tra i giocatori che figurano nella classifica dei marcatori della Serie A che abbiano giocato con la Dea figura Adriano Bassetto che a Bergamo marcò 57 delle sue 149 reti.[157] Il miglior marcatore in gare di campionato è sempre Doni (103 gol),[158] che con le sue 69 reti è inoltre anche il miglior marcatore in Serie A del club orobico. Il miglior marcatore atalantino nel campionato di Serie B è invece Giulio Panzeri, autore di 44 reti,[159] mentre per quanto riguarda la Serie C1 il primato è dell'attaccante bergamasco Bortolo Mutti con 16 realizzazioni.[160] Per quanto riguarda invece le coppe, Valter Bonacina è il recordman di presenze in gare di Coppa Italia (51 apparizioni);[159] nelle coppe europee tale primato è condiviso da Zaccaria Cometti e Piero Gardoni con 22 presenze ciascuno.[161] Infine, il miglior marcatore nerazzurro in Coppa Italia è Andrea Lazzari a quota 10 gol,[161] mentre in Europa il top scorer atalantino di tutti i tempi è Dino da Costa con 10 segnature.[151]
Di seguito i record presenze e marcature dei giocatori dell'Atalanta dall'anno di fondazione a oggi.[162]
- 434 Gianpaolo Bellini
- 331 Valter Bonacina
- 324 Stefano Angeleri
- 323 Cristiano Doni
- 305 Livio Roncoli
- 294 Fabrizio Ferron
- 273 Glenn Peter Strömberg
- 112 Cristiano Doni
- 62 Severo Cominelli
- 57 Adriano Bassetto
- 56 German Denis
- 54 Paul Rasmussen
- 52 Leschly Soerensen
- 44 Giulio Panzeri
Tifoseria
Secondo un sondaggio del 2008, pubblicato dal quotidiano la Repubblica, la squadra può contare su circa 119000 tifosi in Italia, la maggioranza dei quali proviene dalla città e dalla provincia di Bergamo.[163]
Da segnalare le numerose iniziative che la tifoseria ha portato e porta avanti: oltre a coreografie, manifesti e giornalini, dal 2002 è abitudine tradizionale la "Festa della Dea": una festa popolare a base di musica, cucina nostrana con l'intrattenimento di protagonisti nerazzurri contemporanei e non. Oltre a questo la tifoseria da tempo porta avanti iniziative di solidarietà, anche attraverso la raccolta di fondi: dopo il terremoto dell'Aquila del 2009 la tifoseria atalantina sostiene L'Aquila Rugby con 15000 euro, l'incasso dell'edizione 2009 della Festa della Dea, più 5000 euro provenienti da sottoscrizioni libere.[164]
Storia
I primi gruppi di tifo organizzato nascono verso la metà degli anni 1960 quando si forma il primo centro di coordinamento del tifo orobico, denominato "Club Amici dell'Atalanta". Prima di allora il tifo come lo si intende al giorno d'oggi è pressoché inesistente.[165]
Il 12 dicembre 1971 durante una trasferta organizzata dal "Club Amici", alcuni partecipanti decidono di creare il primo gruppo organizzato di tifosi nerazzurri: nascono così gli "Atalanta Commandos" che si posizionarono dapprima nella curva Sud dello stadio Comunale e successivamente in curva Nord (dal 1997 intitolata a Federico Pisani), luogo in cui si riunisce tutt'oggi il tifo atalantino.[166] Il gruppo, di stampo apolitico, porta ad un'innovazione del tifo a Bergamo, con cori e striscioni e basandosi sul concetto della non-violenza. Di anno in anno, l'organizzazione fa sempre più proseliti, e si distingue anche fuori dallo stadio, organizzando partite di calcio, camminate, pullman propri e distribuendo un giornalino per diffondere la mentalità ultras.[166]
Pochi anni più tardi, sull'esempio dei Commandos, nascono nuovi gruppi organizzati; tra i più importanti gli "Ultras-Fossa" (di stampo meno pacifista del precedente), gli "Sbandati" e le "Brigate Neroazzurre". Queste ultime nascono da una costola dei Commandos, dei quali non condividevano l'eccessiva moderatezza, dando un'impronta più trasgressiva. Da qui in avanti, per le Brigate inizia un'ascesa continua che le porterà in breve tempo a diventare uno dei club ultrà più ammirati e rispettati di tutta Italia.[167]
La nuova mentalità favorevole allo scontro trova molti consensi, soprattutto tra i più giovani, il che porta ad una profonda divisione all'interno della curva e negli stessi gruppi.[166] Nascono così le prime tensioni e i primi scontri con gli altri tifosi, su tutti quelli del Genoa, del Torino e delle milanesi. Più avanti, si inaspriscono i rapporti anche verso altre tifoserie, diffondendo in tutto lo "Stivale" la fama di tifoseria "calda".[168]
Agli inizi degli anni 1980 il tifo a Bergamo è in una fase cruciale di profondo cambiamento: si sposta verso la linea più dura ed estrema portata avanti dalle Brigate (che nel frattempo avevano assorbito gli Ultras-Fossa) e che in poco tempo era diventato il gruppo leader della Nord. Il 14 ottobre 1982, dopo un declino dovuto all'escalation del nuovo modo di tifare, vengono sciolti ufficialmente i Commandos.[169]
Nel 1983 nascono nuovi gruppi da una serie di scissioni nelle Brigate e che poco più tardi si uniscono per formare un nuovo gruppo che segnerà, negli anni seguenti, la storia del mondo ultrà italiano: i "Wild Kaos". Il motivo della scissione dal gruppo più importante della tifoseria bergamasca è lo stesso che aveva comportato la separazione dai Commandos: troppo poco caos.[170]
Per quasi vent'anni, i gruppi Brigate e Kaos reggono le redini della Nord sebbene non ci siano sempre stati buoni rapporti tra le due compagini. Gli attriti si devono soprattutto alle diverse ideologie politiche (le Brigate sono storicamente di sinistra, mentre i Kaos filoleghisti); in molte situazioni i due gruppi si sono anche scontrati.[166][171] Diventa molto sentito in questo periodo, il derby lombardo contro il Brescia che porta a numerosi episodi di violenza prima, durante e dopo la partita.[166]
Nei primi anni del nuovo millennio questi gruppi organizzati si sciolgono e, complici leggi molto restrittive, il fenomeno-violenza diminuisce sempre più. Dal 2005 in Curva Nord l'unico gruppo di tifo organizzato rimasto sono i "Dell'Atalanta Supporters", ora chiamati "Curva Nord Bergamo 1907", a sottolineare l'unità del tifo atalantino. Questo gruppo nasce da ex-membri di Brigate e Wild Kaos con l'intento di unificare il tifo bergamasco sotto un'unica entità apolitica, in modo da rilanciare la Nord.[166] In Curva Sud dal 2006 ex membri delle Brigate, insieme ad altri sottogruppi, formano il gruppo "Forever Atalanta", tuttora attivo.[167]
Gemellaggi e rivalità
La tifoseria atalantina conserva un solido gemellaggio con la Ternana,[172] al quale si aggiungono quelli con i tedeschi dell'Eintracht Francoforte[173] e con la squadra di rugby dell'Aquila.[174] Vi è inoltre un rapporto di amicizia con la tifoseria del Cosenza[175].
Al contrario, sono note le storiche rivalità regionali nei confronti di Brescia[176], Como[177], Inter[178] e Milan[179]. Nel resto d'Italia si segnalano i cattivi rapporti con le tifoserie organizzate delle principali squadre di Roma (Lazio[180] e Roma[181]) e Torino (Juventus[182] e Torino[183]), nonché con quelle di Fiorentina[184], Genoa[185], Napoli[186], Perugia[172] e Verona[187].
Organico
Rosa
Aggiornata al 18 gennaio 2018.[188]
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Staff tecnico
Aggiornato al 18 luglio 2017.[189]
- Gian Piero Gasperini - Allenatore
- Tullio Gritti - Vice allenatore
- Massimo Biffi - Allenatore dei portieri
- Mauro Fumagalli - Collaboratore tecnico
- Cristian Raimondi - Collaboratore tecnico
- Domenico Borelli - Preparatore atletico
- Francesco Vaccariello - Recupero infortunati
- Luca Trucchi - Recupero infortunati
- Gabriele Zamagna - Manager sportivo
- Simone Campanini - Massaggiatore
- Marcello Ginami - Massaggiatore
- Alessio Gurioni - Massaggiatore
- Michele Locatelli - Massaggiatore
- Paolo Amaddeo - Responsabile sanitario
- Marco Bruzzone - Medico sociale
Note
Esplicative
- ^ 5 di Serie B, uno di Prima Divisione
- ^ Tredici volte, la prima nel campionato di Prima Divisione 1927-1928 e l'ultima nel campionato di Serie B 2010-2011.
- ^ a b Cinque edizioni del campionato di Serie B vinte oltre alla vittoria della Prima Divisione 1927-1928, che in quel periodo rappresentava il secondo livello del campionato di calcio italiano.
- ^ Un precedente analogo si ravviserebbe nel caso del Cardiff City nella Coppa delle Coppe 1967-1968. Tuttavia, il Cardiff City non ottenne il titolo d'accesso alle coppe europee dalla federazione di riferimento del torneo cadetto che disputava, ossia l'Inghilterra, bensì dal proprio, il Galles, dove all'epoca non esisteva un campionato nazionale ma unicamente una coppa.
- ^ Grazie al fatto che la finale di Coppa Italia da disputare la settimana seguente coinvolgeva Juventus e Lazio, ovvero due formazioni già qualificate mediante il campionato alle coppe europee per la stagione 2017-2018.
- ^ Nella stagione 1947-1948 i punti conquistati in casa furono 34, ma con la vittoria che valeva 2 punti: a parità di metodo di calcolo del punteggio, i punti in casa conquistati in questa stagione sarebbero quindi maggiori di quelli della stagione 2016-2017.
- ^ La FGNI in questo documento del 1912 nel suo albo d'oro delle affiliazioni (vedi 1905) erroneamente la considera affiliata come "Atalanta" e non come "Giovane Orobia" mentre effettivamente non ci fu rapporto diretto fra le due società ovvero la Giovane Orobia non cambiò nome ma cessò di esistere.
Bibliografiche
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- ^ a b c d Storia, su atalanta.it. URL consultato il 15 agosto 2014.
- ^ Contatti, su atalanta.it. URL consultato l'8 giugno 2016.
- ^ Vanni Zagnoli, La nuova Serie A ai raggi X: tutte le statistiche e le curiosità, in Il Messaggero, 29 luglio 2014. URL consultato il 15 agosto 2014.
- ^ Filippo Maria Ricci, Millwall, una giornata in paradiso, in Corriere della Sera, 22 maggio 2004, p. 47. URL consultato il 23 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2009).
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- Daniele Belotti, Atalanta folle amore nostro - 30 anni di storie dalla Curva Nord, Bergamo, Studio Lito Clap, 2005.
- Daniele Belotti, Atalanta folle amore nostro 2 - 2003-2013 Le storie dalla Curva Nord continuano, Alzano Lombardo, e.20 s.r.l., 2013.
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