Diego Armando Maradona

calciatore, allenatore di calcio e dirigente sportivo argentino (1960-2020)
«Il più grande campione che ho visto giocare è Diego Armando Maradona. Credimi, figlio mio, non esisterà mai più, nei secoli dei secoli, un altro come lui. Ha fatto dell’imperfezione la perfezione. Piccolo, gonfio, dedito ad albe stanche, svogliate e sbagliate, vittima di falsi amici e della volontà di andare oltre ogni regola, Maradona ha trasformato un semplicissimo pallone di cuoio in uno scrigno di bellezza.»

Diego Armando Maradona (Lanús, 30 ottobre 1960) è un ex calciatore argentino. Noto anche come El Pibe de Oro (Il Bimbo d'Oro), è considerato uno dei migliori giocatori nella storia del calcio, insieme a pochi altri come Pelé, Alfredo Di Stefano, Johan Cruijff e Ferenc Puskas. A prova di ciò, alla fine del 1999 è stato eletto miglior calciatore di sempre, da un sondaggio eseguito dalla FIFA su Internet, con amplissimo vantaggio rispetto a Pelé ed agli altri campioni in concorso.

{{{Nome}}}
Nazionalità
Altezza165 cm
Peso70 kg
SquadraRitirato
Carriera
Squadre di club
1976-81Argentinos Juniors167 (116)
1981-82Boca Juniors40 (28)
1982-84Barcellona58 (38)
1984-91Napoli259 (115)
1992-93Siviglia29 (7)
1993Newell's Old Boys7 (0)
1995-97Boca Juniors30 (7)

Mancino naturale, dal fisico non aggraziato e di bassa statura (Gianni Brera coniò per lui la definizione di “divino scorfano”), Maradona fu capace di andare oltre questi limiti fisici con il suo talento innato, la visione di gioco e la fantasia, che lo hanno spesso portato a decidere praticamente da solo la sorte degli incontri.

Biografia e carriera

Figlio di Diego e Dalma Salvadora Franco, Diego Armando nacque il 30 ottobre 1960 nel Policlínico Evita di Lanús, un comune della provincia di Buenos Aires. Crebbe in una famiglia povera di Villa Fiorito (una villa miseria situata a sud del Gran Buenos Aires), trasferitasi da Corrientes. Ha tre sorelle maggiori e due fratelli minori, Hugo ed Eduardo, entrambi divenuti poi calciatori professionisti.

Maradona iniziò a giocare a pallone nella squadra del padre, l'Estrella Roja, di cui Diego era il talento più apprezzato. L'antagonista più acerrima era la squadra del miglior amico di Maradona: Goyo Carrizo. Fu proprio questi a farlo partecipare ad una selezione nelle giovanili dell'Argentinos Juniors di Buenos Aires. Entrò così a far parte delle Cebollitas (Cipolline), la squadra giovanile dell'Argentinos.

I primi passi in Argentina e nella Nazionale

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Diego Armando Maradona con la Coppa del Mondo Juniores

Maradona iniziò la sua carriera professionistica nell'Argentinos Juniors nel 1976, debuttando il 20 ottobre nella partita contro il Talleres, dieci giorni prima di compiere sedici anni. Iniziò così a giocare spezzoni di partite fino a diventare titolare fisso. I primi gol nell'Argentinos arrivarono il 14 novembre: due reti al San Lorenzo; pochi mesi dopo il debutto in campionato arrivò anche il debutto internazionale: il 27 febbraio 1977 l'allora allenatore della Nazionale Cesar Luis Menotti lo convocò per un'amichevole contro l'Ungheria allo stadio La Bombonera di Buenos Aires. Diventato capocannoniere del campionato argentino, sembrò destinato a far parte dei convocati per i Mondiali del 1978, ma Maradona non venne inserito nella rosa della Seleccion (che divenne Campione del Mondo per la prima volta nella sua storia) in quanto Menotti lo ritenne troppo giovane per affrontare un torneo di vitale importanza per l'Argentina, sia da punto di vista sportivo che politico (i campionati del mondo dovevano costituire per il regime militare golpista presieduto da Videla occasione di grande rivalutazione d'immagine internazionale).

Subito dopo la vittoria mondiale, Maradona divenne titolare e giocò importanti partite che riscattarono la mancata convocazione. Tra queste, un'amichevole fra Argentina e Resto del Mondo allo stadio Monumental di Buenos Aires il 25 giugno 1979 finita 2-1 per gli avversari, ma con l'unico gol degli argentini segnato da Maradona. Contemporaneamente continuò a giocare con la Nazionale Juniores, vincendo nello stesso anno i Mondiali di calcio giovanili in Giappone (finale vinta contro l'URSS 3-1 in cui segnò un gol).

Nel 1979 e nel 1980 vinse il Pallone d'Oro sudamericano.

Il Boca Juniors

Rifiutata un'offerta del River Plate, si trasferì al Boca Juniors coronando il sogno di giocare nella sua squadra del cuore. Qui incontrò un ambiente ostile, i dirigenti gli erano contro e l'allenatore Silvio Marzolini puntualizzò subito che per Maradona non ci sarebbe stato alcun tipo di "favoritismo". Per il passaggio alla nuova squadra fu organizzata un'amichevole con l'Argentinos, il 20 febbraio 1981. Maradona giocò il primo tempo con i vecchi compagni e la ripresa con Boca, davanti a 25.000 spettatori. L'amichevole finì 3-2 per l'Argentinos, con un gol di Maradona. Due giorni dopo il debutto ufficiale alla Bombonera, il Boca vinse contro il Talleres per 4-1, con doppietta di Maradona. Un infortunio lo fermò per quattro giornate, ma al suo rientro diventò l'idolo dei tifosi segnando 28 gol in 40 partite e guidando il Boca alla vittoria del Campionato Metropolitano di Apertura 1981. La squadra argentina organizzò una tournée di amichevoli imponente: 8 partite in 21 giorni in giro per il mondo, Los Angeles, Hong Kong, Malesia, Messico e Guatemala e Giappone. A causa di problemi economici il Boca dovette privarsi di Maradona, non essendo in grado di pagare il suo trasferimento definitivo (Maradona era arrivato in prestito). Si fece quindi avanti il Barcellona, con l'offerta record di 12 miliardi di lire. L'ufficializzazione poté arrivare solo dopo i Mondiali del 1982, disputati proprio in Spagna. Questa volta Maradona venne convocato, diversamente dai Mondiali in patria di quattro anni prima.

Spagna 1982: il primo campionato del mondo

Nel primo turno a gironi, l’Argentina, campione uscente, perse l’incontro d’esordio del campionato del mondo 1982 per 0-1 contro il Template:Naz1. Una vittoria contro l’Template:Naz1 e contro il debole Template:Naz1 diedero ai sudamericani l’accesso alla seconda fase, in un gruppo che comprendeva Template:Naz1 e Template:Naz1, destinata a succedere agli argentini nella conquista della Coppa del Mondo.

L’incontro con gli italiani fu una sconfitta per 1-2, e Maradona soffrì la marcatura particolarmente aggressiva di Claudio Gentile. Contro i brasiliani la sconfitta fu più pesante: 1-3. Lo score finale di Maradona fu di cinque presenze e due gol (nel 4-1 inflitto all’Ungheria), più un’espulsione contro il Brasile all’85’.

Il Barcellona

Dopo i mondiali Maradona giocò la sua prima stagione con la maglia del Barça dell'allora presidente Nuñez, deludendo però le aspettative; rimediò diversi infortuni sino a che e un'epatite lo allontanò dai campi per cento giorni. Il campionato del Barça andava male e anche le speranze di vincere la Coppa delle Coppe svanirono presto: il Barcellona fu eliminato ai quarti di finale dall'Austria Vienna, e Maradona poté giocare solo la partita di ritorno allo stadio Nou Camp di Barcellona a causa dell'epatite che ancora lo debilitava. La fine dell'anno fu una delusione totale, con il Barça solo quarto nel campionato spagnolo, nonostante Maradona avesse trascinato i blaugrana alla vittoria della Coppa del Re, sconfiggendo in finale i rivali storici del Real Madrid allenato da Alfredo Di Stefano.

La stagione 1983-84 cominciò meglio, con Menotti in panchina del Barça. A settembre, alla prima partita di Coppa delle coppe contro la squadra tedesca dell'FC Magdeburgo, Maradona segnò una tripletta e la partita terminò 5-1. Maradona si stava finalmente mettendo in mostra nel Barça, ma tutto si fermò alla quarta giornata di campionato, fra Barcellona ed Athletic Club. Mentre la partita era sul 3-0 a favore del Barça, Maradona subì un grave infortunio (che gli causò la perdita del 30% della mobilità della caviglia) per un intervento deliberatamente violento del difensore dell'Athletic Andoni Goikoetxea Olaskoaga[1].

Rientrato ad inizio 1984, Maradona trascinò il Barcellona a ben sei risultati utili, fino a quando una sconfitta di 2-1 contro il Real Madrid fermò il Barça. Intanto a marzo riprese la Coppa delle coppe. Il Barcellona vinse l'andata contro il Manchester United (2-0), ma il 3-0 del ritorno per gli inglesi condannò il Barça all'eliminazione. Il Barça vinse però la Copa de la Liga, a giugno contro il Real (2-2 all'andata e 2-1 al ritorno), con un gol di Maradona in entrambe le partite: fu il secondo trofeo vinto da Maradona in Spagna.

I trionfi non arrivavano però in campionato e Maradona incominciò a subirne le conseguenze: i tifosi erano contro di lui e nascevano contrasti con lo stesso presidente Nuñez. La stagione 1983-84 vide di nuovo il Barça lontano dal primo posto nella Liga. Maradona giocò solo 16 partite in cui segnò comunque 11 gol. Dopo il campionato rimaneva comunque la Coppa del Re. A maggio si tenne la finale fra Barça e Athletic Club, dove si rincontrarono Maradona e Goikoetxea e, sebbene fossero passati mesi, la questione dell'infortunio di Maradona non era ancora risolta. Infatti a fine partita, fra l'altro vinta dal Bilbao per 1-0, Maradona si avventò contro il giocatore basco, innescando una memorabile e plateale rissa tra le due squadre. In seguito si scusò personalmente in un incontro ufficiale con il re di Spagna Juan Carlos, ma l'episodio segnò la fine della sua esperienza spagnola.

I rapporti con il Barcellona e il suo presidente Nuñez erano ormai deteriorati, e Maradona, ripresosi completamente dall'incidente, fu ingaggiato, dopo un mese di difficili trattative, dal Napoli per la cifra record di 13,5 miliardi di lire. Il contratto fu firmato senza che il Napoli disponesse della liquidità per regolarizzare l'acquisto; il denaro venne versato solo in un secondo momento. Pare che l'allora presidente del Napoli Corrado Ferlaino depositò in federazione una busta vuota, facendo credere che contenesse il contratto firmato dal giocatore. In questo modo guadagnò il tempo necessario per concludere la trattativa, sostituendo poi la busta vuota con quella "regolare".

I primi anni nel calcio italiano

«Oh Mamma mamma mamma, Oh Mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon, ho visto Maradona, ho visto Maradona, e Mammà innamorato son.»
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Maradona batte un rigore con la maglia del Napoli

Il 5 luglio del 1984, Maradona venne presentato ufficialmente allo stadio San Paolo e fu accolto da sessantamila persone che pagarono mille lire per vederlo: bastarono un palleggio ed un tiro verso la porta della curva B e l'entusiasmo si trasformò in tripudio.

Nella prima stagione, però, i sogni andarono in gran parte delusi, mal supportato da una squadra di mediocre valore Maradona dimostrò quasi esclusivamente le proprie doti di funambolo, ma il suo contributo non poté essere utile per raggiungere grandi traguardi. Il Napoli disputò un girone di andata mediocre e solo nel finale riuscì a raggiungere una tranquilla posizione di centro classifica.

Era chiaro che da solo Maradona non avrebbe portato il Napoli a grandi risultati e la società dovette subito correre ai ripari. L’anno successivo arrivarono in azzurro rinforzi del calibro di Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella, Alessandro Renica e sorprese dalle giovanili del Napoli, come Ciro Ferrara che debuttò in prima squadra proprio nel 1985-86. Quella stagione finì col Napoli al terzo posto, ma era solo un anticipo del vero trionfo.

Messico 1986: Argentina campione

«Ho due sogni: il primo è di giocare la Coppa del Mondo, il secondo è di vincerla.»

Il culmine della carriera di Maradona fu senza dubbio la vittoria nel campionato del mondo 1986 in Messico, al termine di un torneo nel quale fu, nel bene e nel male, il protagonista: nel bene, per i suoi 5 gol e 5 assist nelle 7 partite giocate nel torneo (tutte vinte, tranne l’1-1 contro l’Template:Naz1 nella prima fase a gironi) e per il gol nei quarti di finale segnato contro l’Template:Naz1 dopo aver dribblato tutti gli avversari trovati dalla linea di centrocampo fino alla porta di Peter Shilton; nel male, per le polemiche seguite al celeberrimo gol di mano nella partita contro l'Inghilterra che ruppe l’equilibrio dell’incontro e fu erroneamente convalidato dall’arbitro tunisino Ali Bennaceur. Maradona rivendicò la legittimità di quel gol come atto di giustizia nei confronti della battaglia delle Falkland del 1982 (a segnare, secondo Maradona, fu la Mano de Dios), ma in effetti l’unico risultato pratico che ebbe fu quello di indurre la FIFA a escludere di fatto gli arbitri provenienti da federazioni calcisticamente "in via di sviluppo" dalle fasi finali ad eliminazione diretta.

Indipendentemente da ciò, la segnatura al termine di quello slalom (che fu quella del provvisorio 2-0, alla fine l'Agentina vinse per 2-1) risultò essere il Gol del Secolo da un sondaggio indetto dalla FIFA nel 2002.

Due gol al Template:Naz1 in semifinale valsero la finale contro la Germania Ovest. Agli argentini Brown e Valdano risposero quasi in finale di partita Rummenigge e Völler, ma quando la partita stava per avviarsi ai tempi supplementari, Maradona pescò un corridoio sulla destra per Burruchaga, che batté Toni Schumacher per il 3-2 che diede all’Argentina il suo secondo titolo mondiale, il primo e unico di Maradona.

La consacrazione nel Napoli

«San Genna' non ti crucciare, tu lo sai, ti voglio bene / Ma 'na finta 'e Maradona squaglie 'o sangue dint' 'e vene.»

In maglia azzurra Maradona raggiunse l'apice della carriera e della celebrità, portando il Napoli ai vertici del calcio italiano ed europeo. Grazie ad un'ottima squadra e alla sua guida, il Napoli vinse il suo primo scudetto nel campionato 1986/87 (allenatore Ottavio Bianchi), stagione memorabile anche perché dopo ben trentadue anni il Napoli riuscì a battere di nuovo la Juventus al "Comunale" di Torino.

Il 10 maggio 1987 l'ultima gara, contro la Fiorentina, fu solo una passerella per gli azzurri: al Napoli bastava un pareggio e pareggio fu, con reti di Andrea Carnevale e Baggio). Poi si scatenò la festa, la città intera si abbandonò all'euforia ed alla festa per le strade e le piazza di Napoli.

Il Napoli vinse anche la sua terza Coppa Italia, vincendo tutte le gare, comprese le due finali disputate contro l'Atalanta. L'accoppiata scudetto/coppa fu un'impresa che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino ed alla Juventus.

Nella stagione (1987/88) il Napoli partecipò per la prima volta alla Coppa dei Campioni, ma uno sfortunato sorteggio mise contro il Napoli il Real Madrid: gli azzurri uscirono battuti dal Bernabeu per 2-0, e pareggiarono per 1-1 la gara di ritorno (gol di Francini e di Butragueño).

In campionato il Napoli dominò fino alla ventesima giornata mantenendo cinque punti di vantaggio sulla seconda, ma inaspettatamente gli azzurri crollarono facendosi superare dal Milan di Sacchi. Maradona fu comunque capocannoniere con 15 reti.

Si sospettò subito di infiltrazioni criminali e di scommesse clandestine, quattro titolari (Ferrario, Garella, Bagni e Giordano) vennero "epurati", ma per i tifosi quel campionato resta ancora oggi una ferita aperta.

Nel (1989) la squadra cambiò radicalmente, i quattro giocatori che avevano abbandonato la rosa furono rimpiazzati e la squadra fu rinforzata con diversi acquisti, tra i quali quello del brasiliano Alemão.

In campionato il Napoli ottenne vittorie storiche sulla Juventus per 3-5 e sul Milan per 4-1, ma la Serie A 1988/89 fu vinta dall'Inter dei record allenata da Trapattoni.

Il Napoli concluse il campionato al secondo posto, ma soprattutto vinse la Coppa Uefa (primo titolo internazionale) dopo aver superato avversari blasonati come la Juventus e il Bayern Monaco.

Nella stagione 1989/90 a Bianchi subentrò Albertino Bigon. Maradona non giocò le prime partite della stagione e venne sostituito da Gianfranco Zola, ma rientrò ben presto in squadra ritrovando l'amore dei tifosi. Il Napoli chiuse il girone d'andata in testa, ma ad inizio febbraio perse una partita col Milan che lo raggiunse in classifica. Per il resto della stagione furono Napoli e Milan a lottare per lo scudetto. Ad aprile, poi, il Milan perse due partite consecutive mentre il Napoli continuò a vincere. Al termine della stagione il Milan crollò fisicamente e psicologicamente ed il titolo di Campione d'Italia fu riconquistato dal Napoli.

Italia '90: l'inizio della crisi

Maradona capitanò l'Argentina anche nei Campionati del Mondo 1990, svoltisi in Italia. Un infortunio alla caviglia pregiudicò le sue prestazioni, ma comunque fu uno dei protagonisti dei Mondiali.

L'Argentina fu quasi eliminata nel primo turno, qualificandosi solo in terza posizione. Negli ottavi di finale contro il Brasile, Maradona fu autore dell'assist a Claudio Caniggia per il gol vincente. Nei quarti di finale l'Argentina affrontò la Jugoslavia che superò ai rigori nonostante i due errori di Maradona. Anche la partita successiva contro l'Italia padrone di casa si risolse ai rigori dopo un 1-1; questa volta Maradona segnò un rigore e l'Argentina si qualificò per la partita successiva. Nella finale l'Argentina perse contro la Germania per 1-0 con un rigore segnato da Andreas Brehme nell'85' minuto dopo un fallo controverso su Jurgen Klinsmann.

L'ultimo anno in Italia

Nella stagione 1990/91, la rosa del Napoli era di poco diversa da quella laureatasi campione d'Italia. La stagione cominciò con la vittoria nella Supercoppa Italiana del (1990) ottenuta battendo la Juventus allenata da Maifredi per 5-1. Il campionato, invece, cominciò male: nelle prime tre partite la squadra ottiene solo un punto.

In Coppa dei Campioni, dopo un inizio favorevole con una convincente doppia vittoria sugli ungheresi dello Újpesti Dózsa), al secondo turno il Napoli incontrò lo Spartak Mosca; l'andata al San Paolo finì 0-0, ma alla partita di ritorno in Russia Maradona non partì con la squadra, noleggiò un aereo privato ed arrivò a Mosca solo la sera successiva, il caso fu ampiamente affrontato dalla stampa italiana, che tra l'altro riportò alcune dichiarazioni di Luciano Moggi (allora dirigente del Napoli) e Albertino Bigon[2]. Maradona entrò in campo solo nel secondo tempo, l'incontro finì 0-0 anche dopo i supplementari e i russi vinsero la partita ai rigori.

Iniziò il lento declino dell'esperienza italiana di Maradona che finì il 17 marzo 1991 dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari che diede il responso di positività alla cocaina. Il Napoli chiuse la stagione all'ottavo posto.

Nel 2000 il Napoli, in onore ed in memoria della straordinaria e irripetibile carriera al Napoli decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia col numero dieci appartenuto a Maradona.

La cessione forzata al Siviglia

Dopo un anno e mezzo di squalifica per doping, nel 1992, la carriera di Maradona riprese nel Siviglia. Dei sette milioni e mezzo di dollari dovuti al Napoli dalla squadra spagnola, la società italiana ne ricevette solo tre, stranamente, infatti, la FIFA autorizzò il Siviglia a non completare il pagamento.

Al Siviglia, Maradona reincontrò Carlos Bilardo, l'allenatore dell'Argentina ai mondiali del 1986. Maradona debuttò il 28 settembre contro il Bayern Monaco ed il 4 ottobre giocò la sua prima partita nella Liga in cui il Siviglia fu sconfitto dall'Athletic Club per 2-1. Il campionato continuò fra alti e bassi, con Maradona sempre più contestato dai tifosi. Tornato anche nella Nazionale argentina come capitano, vinse la Coppa Artemio Franchi contro la Danimarca e fu anche eletto dalla Federcalcio argentina miglior giocatore di tutti i tempi.

Se in Argentina andava bene, in Spagna la situazione precipitò. Il Siviglia fallì la qualificazione per la Coppa Uefa, in 25 partite Maradona segnò solo 4 gol e dopo una sola stagione, l'esperienza sivigliana di Maradona finì.

Il ritorno al calcio argentino

Maradona tornò a giocare in Argentina nel Newell's Old Boys; il 31 ottobre 1993, un giorno dopo il suo compleanno, ritornò a giocare con la nazionale, a Sydney, contro l'Australia per gli spareggi di qualificazione ai Mondiali USA 1994. La partita finì 1-1 e la rete argentina di Abel Balbo fu propiziata da un cross di Maradona. Nel ritorno del 17 novembre al Monumental l'Argentina vinse 1-0 qualificandosi per i Mondiali.

In seguito all'andamento mediocre in campionato e per via alcuni problemi fisici che lo costrinsero a giocare solo sette partite, dopo la partita contro l'Huracán, il 12 febbraio 1994, Maradona sciolse il contratto con il Newell’s, recependo un milione e mezzo di dollari, la metà di quanto previsto dal contratto.

In attesa dei mondiali per alcuni mesi Maradona si ritirò dalle competizioni di club e tornò a giocare il 20 aprile, in un'amichevole tra Argentina e Marocco che terminò 3-1 per l'Argentina, con una rete di Maradona su rigore (dopo un'"astinenza da gol" durata ben 1.255 minuti di gioco).

Maradona non avrebbe potuto partecipare alla prevista tournée pre-mondiale in Giappone in quanto gli fu negato il visto di ingresso a causa dei precedenti con la droga. La Nazionale argentina decise di non recarsi in Giappone senza Maradona, cambiò quindi il programma di incontri sfidando Israele (3-0), Ecuador (1-0) e Croazia (0-0).

USA '94: di nuovo doping

Ai Mondiali, iniziati a metà giugno, l'Argentina vinse 4-0 la prima partita a Boston contro la Grecia, in cui Maradona realizzò lo splendido 3° gol dopo il quale esultò col famoso urlo ripreso in primo piano dalla telecamera di bordocampo. Gli argentini vinsero (3-1) anche la seconda partita contro la Nigeria.

L'Argentina e Maradona sembravano inarrestabili quando, ancora una volta, l'esito positivo di un controllo antidoping fermò la carriera di Maradona, che fu trovato positivo all'efedrina, sostanza stimolante proibita. La FIFA lo espulse dal campionato e l'Argentina fu eliminata al secondo turno.

Maradona si è sempre difeso affermando che la positività al test era dovuta all'ingerimento di una bevanda energetica, la Ripped Fuel, datagli dal suo allenatore personale in sostituzione della Ripped Fast, che in Argentina usava regolarmente e che era permessa dalla FIFA, a differenza della versione statunitense della bevanda, la Ripped Fuel appunto, che, all'insaputa dell'allenatore, disse, conteneva invece efedrina. Maradona accusò pesantemente i vertici della FIFA di averlo voluto far fuori servendosi di un pretesto quale quello dell'efedrina.

Gli ultimi anni della carriera

Maradona provò quindi a lavorare come allenatore in due brevi periodi, guidando il Deportivo Mandiyú di Corrientes (1994) e il Racing Club Avellaneda (1995), ma senza molto successo.

Nel 1995 gli venne assegnato il Pallone d'Oro alla carriera. In attività non potè concorrere all'assegnazione del premio perché i calciatori non europei erano allora esclusi dalla competizione.

Il 7 ottobre dello stesso anno tornò a giocare con la maglia del Boca Juniors nella partita contro il Colón (1-0). Rimase nel Boca per due anni prima di ritirarsi dal calcio, il 30 ottobre 1997, giorno del suo trentasettesimo compleanno.

Dopo il ritiro dall'attività agonistica

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Maradona in un'intervista sui Mondiali 2006

Nel 2000 Maradona pubblicò la sua autobiografia, intitolata Yo Soy El Diego (Io sono il Diego), che in Argentina divenne subito un bestseller.

Alla fine dello stesso anno, in base ad un sondaggio eseguito dalla FIFA su internet, Maradona fu eletto "miglior calciatore del secolo", col 53.6% dei voti.

Nel 2001 l’Asociación del Fútbol Argentino (AFA) chiese alla FIFA l’autorizzazione di ritirare la maglia numero 10 dell’Argentina in onore di Maradona, ma la FIFA respinse la richiesta.

Nel 2002 il suo secondo gol contro l’Inghilterra nei Mondiali del 1986 fu nominato "Gol del Secolo" da un altro sondaggio della FIFA.

Il 26 dicembre 2003, l’Argentinos Juniors rinominò il suo stadio Estadio Diego Armando Maradona, in onore al campione argentino.

Il 27 aprile 2005 fu nominato direttore sportivo del Boca Juniors.

Il 9 giugno 2005, in occasione dell'addio al calcio di Ciro Ferrara a Napoli, Maradona, dopo quattordici anni di assenza, fece ritorno nella città partenopea, dove il pubblico del San Paolo, anche a distanza di anni, gli riservò un'accoglienza di eccezionale calore ed entusiasmo.

Il 22 giugno 2005 Maradona tornò al Boca Juniors come vicepresidente, dopo una deludente stagione del Boca, coincisa con il centenario della squadra. Il contratto iniziò il 1 agosto 2005 e tra le sue prime decisioni assunse Alfio Basile come nuovo allenatore. Nel 2005 il Boca vinse i titoli: Apertura, Clausura, la Copa Sudamericana e la Recopa Sudamericana.

Il 15 agosto 2005 debuttò come conduttore del programma televisivo argentino La Noche del 10 che fu molto molto seguito. In una puntata ospitò ed intervistò Pelè, il calciatore che gli contende la palma di miglior giocatore di ogni tempo. Altri ospiti furono Zidane, Ronaldo ed Hernán Crespo, Fidel Castro e Mike Tyson.

Il 6 giugno 2006, in occasione della manifestazione di beneficenza "Giugliano Cuore", nell'omonima cittadina a nord di Napoli, fu coinvolto in una spiacevole situazione: fermato e accompagnato in caserma dalla Guardia di Finanza, gli furono pignorati due Rolex d'oro a seguito di un suo vecchio contenzioso con il fisco italiano (risultava infatti evasore fiscale per circa 31 milioni di euro)[3].

Il 26 agosto 2006 abbandonò la carica di vicepresidente del Boca per disaccordi con l'AFA, che scelse Basile come nuovo allenatore della Nazionale argentina.

Nel 2006, in occasione degli ottanta anni del Napoli Calcio, gli fu consegnato da Gennaro Montuori, detto "Palummella", il Pallone d'Oro come miglior giocatore della storia partenopea. L'ambito premio gli è stato assegnato in seguito ad un sondaggio che ha visto partecipare tutti i tifosi napoletani. Il Boca Juniors ha voluto inoltre onorare Maradona con un statua posta all'interno dello stadio Bombonera.

Luglio 2007 - NARCOS ACCUSA, TRUFFATO DA MARADONA - Il narcotrafficante colombiano Hernando Gomez Bustamante, uno dei capi del Cartello 'Norte del Valle', poco prima di essere estradato oggi negli Stati Uniti, ha assicurato che, quand'era agli arresti a Cuba, dove è stato catturato nel 2004, ha dato 50.000 dollari a Diego Maradona, affinché influisse sul governo de L'Avana per evitare che fosse deportato in patria, e che l'ex fuoriclasse "é poi sparito con i soldi". [4]

Procuratori

Jorge Cyterszpiller, suo amico d'infanzia, fu il primo procuratore di Maradona. Cyterszpiller fondò la Maradona Producciones, che non ottenne grossi introiti col merchandising, poiché tutti i prodotti venivano velocemente imitati dai falsificatori. Su suo consiglio, Maradona iniziò a farsi pagare per le interviste, una mossa che generò alcune controversie.

A Cyterszpiller successe Guillermo Coppola, un bancario che iniziò a la carriera di procuratore sportivo come hobby e che si era affermato già nella metà degli anni ottanta. Coppola seguì i più importanti contratti della carriera di Maradona, ma fu anche coinvolto nello scandalo della droga dei primi anni novanta. Il rapporto tra Maradona e Coppola si concluse non serenamente: per entrambi la fine del loro rapporto è tutt'ora una "ferita aperta".

Vita personale

Maradona sposò Claudia Villafañe il 7 novembre 1989, a Buenos Aires, dopo la nascita delle loro figlie, Dalma Nerea (nata nel 1987) e Giannina Dinorah (nata nel 1989). Nella sua autobiografia Maradona ha ammesso che non è sempre stato fedele a Claudia, benché la definisca "l'amore della sua vita". I due sono stati visti insieme in diverse occasioni, come ad esempio durante la Coppa del Mondo 2006.

Durante le fasi di divorzio da Claudia, Maradona ammise di essere il padre di Diego Sinagra, nato nel 1986 a Napoli in seguito ad un suo rapporto con Cristiana Sinagra.

Dopo il divorzio Claudia intraprese la carriera di produttore di teatro, mentre Dalma, aspirando a diventare attrice vorrebbe frequentare l'Actor's Studio di Los Angeles.

Problemi di salute

Dopo il ritiro Maradona ha continuato ad avere problemi di salute: sin dagli anni '90 ha combattuto contro la tossicodipendenza, curandosi in cliniche svizzere e cubane. Tra il 2002 e il 2005, passò la maggior parte del tempo proprio a Cuba.

Il 18 aprile 2004 subì un infarto da overdose di cocaina e fu ricoverato in terapia intensiva in un ospedale a Buenos Aires. Numerosi fan si riunirono intorno alla clinica. Giorni dopo l'attacco di cuore, un'infermiera, sorpresa a fotografare Maradona con un telefono cellulare, fu licenziata. Gli fu staccato il respiratore il 23 aprile e rimase in terapia intensiva per alcuni giorni prima di essere dimesso, il 29 aprile. Ritornò a Cuba a maggio.

La vita sregolata di Maradona gli comportò anche gravi problemi di obesità, sin dalla fine della sua carriera calcistica. Il 6 marzo 2005, in una clinica di Cartagena (Colombia), gli è stato applicato un by-pass gastrico che gli ha permesso di perdere peso. Il 29 marzo 2007 è stato nuovamente ricoverato all'ospedale Guemes di Buenos Aires a causa di un malore, dovuto sia ad un nuovo aumento di peso sia ad un abuso di sigari cubani (da calciatore Maradona aveva sempre evitato di fumare). Il malore fu ritenuto dai medici "non preoccupante", ma ha costretto Maradona ad una degenza di una ventina giorni. Il suo medico personale, Alfredo Cahe, dichiarò: quello che mi preoccupa è il suo entourage, perché tutti quelli che gli si avvicinano lo fanno per approfittarsi di lui. E da quando ha cominciato con il cosidetto showbol (il calcio al chiuso) mangia e beve in quantità eccessive. Due giorni dopo essere stato dimesso (e dopo aver "ripudiato" il suo medico personale, "reo" di avergli consigliato di prolungare la degenza), Maradona avvertì un nuovo malore che lo costrinse ad un nuovo ricovero in una clinica privata.

 
Maradona con il presidente Argentino Néstor Kirchner

Idee politiche

Durante gli anni '90 Maradona sostenne il presidente argentino Carlos Menem, neoliberista. Negli anni più recenti Maradona ha mostrato maggiore affinità con le ideologie di sinistra. È diventato amico di Fidel Castro nel periodo di convalescenza a Cuba. Ha un'immagine di Castro tatuata sulla gamba sinistra ed una di Che Guevara sul braccio destro.

Nel 2005 si recò in Venezuela per incontrare il presidente Hugo Chávez, che lo ricevette a Miraflores. Dopo questo incontro Maradona affermò di essere andato in Venezuela per incontrare un "grande uomo", ma di avere invece incontrato "un gigante". Ha dichiato più volte la sua avversione per l'imperialismo neoliberale, specie durante il Summit delle Americhe del 2005 a Mar del Plata dove protestò contro la presenza di George W. Bush in Argentina, vestendo una t-shirt con la scritta Stop Bush e riferendosi al presidente degli Stati Uniti come "immondizia umana"[5].

Statistiche

  • 680 Partite ufficiali disputate
    • 245 in Argentina (Argentinos Juniors 168, Boca Juniors 70, Newell's Old Boys 7)
    • 58 col Barcellona
    • 258 col Napoli
    • 29 col Siviglia
    • 90 con la Nazionale argentina
  • 354 Gol
    • 116 col Argentinos Juniors
    • 35 col Boca Juniors
    • 38 col Barcellona
    • 115 col Napoli
    • 7 col Siviglia
    • 8 nella Nazionale Argentina Under-21
    • 39 nella Nazionale Argentina
    • 8 in Coppa del Mondo

Carriera estesa

Campionato argentino
Squadra Anno Metropolitano Nacional
P G P G
Argentinos Juniors 1976 - - 11 2
1977 37 13 12 6
1978 31 22* 4 4
1979 14 14* 12 12*
1980 32 25* 13 18*
Boca Juniors 1981 28 17 12 11
Squadra Anno Clausura Aperura
P G P G
Newell's Old Boys 1993 - - 5 0
Boca Juniors 1995 - - 11 3
1996 13 2 - -
1997¹ 1 0 5 2
Liga spagnola
Squadra Anno Campionato Copa del Rey C. delle Coppe Copa de la Liga
P G P G P G P G
FC Barcelona 1982/83 20 11 5 3 4 5 6 4
1983/84 16 11 4 1 3 3 - -
Sevilla FC 1992/93 26 4 3 3 - - - -
Serie A italiana
Squadra Anno Campionato Coppa Italia C. dei Campioni Coppa UEFA
P G P G P G P G
Napoli 1984/85 30 14 6 3 - - - -
1985/86 29 11 2 2 - - - -
1986/87 29 10 10 7 - - 2 0
1987/88 28 15* 9 6* 2 0 - -
1988/89 26 9 12 7 - - 12 3
1989/90 28 16 3 2 - - 5 0
1990/91² 18 6 3 2 4 2 - -
Nazionale argentina
Squadra Anno Coppa del Mondo Copa América Sudamericano Amichevoli
P G P G P G P G
Nazionale Juniores 1977 - - - - 3 0 2 1
1978 - - - - - - 5 4
1979 6 6 - - 5 1 3 1
Nazionale maggiore 1977 - - - - - - 3 0
1978 - - - - - - 1 0
1979 - - 1 0 - - 7 2
1980 - - - - - - 10 7
1981 - - - - - - 2 1
1982 5 2 - - - - 5 0
1985 6 4 - - - - 4 3
1986 7 5 - - - - 3 2
1987 - - 4 3 - - 2 1
1988 - - - - - - 3 1
1989 - - 6 0 - - 1 0
1990 7 0 - - - - 3 1
1993³ 2 0 - - - - 1 0
1994 2 1 - - - - 5 1

* Capocannoniere.
¹ Giocò anche una partita nella Supercopa Sudamericana contro il Colo-Colo.
² Giocò anche una partita nella Supercoppa Italiana.
³ Giocò anche nella Coppa Artemio Franchi.

Palmarès

Trofei di club

 
Diego Maradona durante il Soccer Aid del 24 giugno 2006

Trofei internazionali

Curiosità

Per gli argentini ed i napoletani Maradona è una leggenda vivente

  • A Buenos Aires alcuni fan hanno fondato la "Chiesa di Maradona". Il suo quarantatreesimo compleanno, nel 2003, rappresentò l'inizio dell'anno 43 d.D. - después de Diego (dopo Diego).
  • In una pubblicità televisiva della bibita brasiliana Guaraná Antarctica Maradona compariva come un membro della Nazionale di calcio brasiliana, indossando la divisa gialla e cantando l'inno nazionale brasiliano con Kaká e Ronaldo; poi Maradona si svegliava, realizzando di aver vissuto un incubo provocatogli dall'abuso di Guaraná Antarctica. Lo spot generò molte polemiche nei mass media argentini, sebbene fu trasmesso in Argentina, i fan ne vennero a conoscenza tramite YouTube.
  • Nel maggio 2006 ha accettato di partecipare a Soccer Aid, un programma di sostegno all'Unicef.
  • A Napoli è presente l'"altarino di Maradona": una piccola edicola dedicata al famoso calciatore. Si trova in via San Biagio dei Librai di fronte al largo Corpo di Napoli, poco dopo la statua al dio Nilo. L'altarino contiene una foto di Maradona e, in una teca, un suo capello.
File:Maradona-212369675 3c30adbbb4 o.jpg
Un altarino dedicato a Maradona in un vicolo di Napoli
  • Il primo e l'ultimo gol di Maradona in Serie A sono stati entrambi segnati contro la Sampdoria ed entrambi su rigore.
  • Il suo bisnonno materno, Matteo Carioli, nacque a Curzola, Dalmazia (ora in Croazia, ai tempi parte dell'impero Austro-Ungarico) ed emigrò in Argentina, dove nacque Salvadora, la nonna. Salvadora chiamò sua figlia Dalma per via dell'origine dalmata, e, a sua volta, Maradona ha chiamato Dalma la sua figlia maggiore.
  • I suoi 99 match e 47 reti con la Nazionale Argentina costituirono un record, poi battuto da Diego Simeone per le presenze e da Gabriel Omar Batistuta per i gol.
  • Diego non è stato l'unico Maradona ad approdare nel campionato italiano. Nella stagione 1987/88 il fratello Hugo giocò una decina di partite con l'Ascoli, allora allenato da Ilario Castagner.
  • Ai tempi della militanza nell'Argentinos Juniors, fu preso di mira dallo storico portiere del Boca Juniors, Hugo Gatti. Prima di una partita, il portiere cercò di intimorire il giovane e non ancora celebre Maradona, dicendogli che col suo fisico non avrebbe mai potuto giocare al calcio: come promessogli, Diego gli segnò ben quattro gol.
  • L'11 maggio 1991 fu celebrato a Napoli un convegno in onore di Maradona, intitolato Te Diegum al quale presero parte molti intellettuali tifosi della squadra azzurra. Il report di questa esperienza (oltre che della sua preparazione) è riportato in un libro omonimo, pubblicato nello stesso anno.

Note

Bibliografia

  • Emanuela Audisio, Il ventre di Maradona. Storie di campioni che hanno prestato il corpo allo sport, 2007, Mondadori
  • Diego Armando Maradona, Io sono el Diego, 2002, Fandango libri, ISBN 9788887517316
  • Marcello D'Orta, Maradona è meglio 'e Pelé. I bambini di Napoli giudicano il "pibe de oro", 2002, Limina
  • Francisco Cornejo, Ho scoperto Maradona. Il giovane Diego raccontato dal suo primo allenatore, 2004, Limina
  • Luca Argentieri, Massimo Mauro, Ho giocato con tre geni. Zico, Platini, Maradona, 2001, Baldini Castoldi Dalai
  • Mimmo Liguoro, La testa nel pallone. Profili in versi. Da Monzeglio a Maradona, 2001, Colonnese
  • Sergio Levinsky, Diego Armando Maradona. Una vita presa a calci, 1997, Limina
  • Vittorio Dini, Oscar Nicolaus, Te Diegum, 1991, Leonardo

Filmografia

Altri progetti

Collegamenti esterni

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