Acanthaster

genere di animali della famiglia Acanthasteridae

Le stelle di mare corona di spine (Acanthaster Gervais, 1841) sono un genere di stelle marine delle barriere coralline tropicali dell'Oceano Indo-Pacifico, unico genere della famiglia Acanthasteridae, caratterizzata da braccia numerose e grandi aculei veleniferi.

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Stelle corona di spine
Acanthaster solaris
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
SottoregnoEumetazoa
SuperphylumDeuterostomia
PhylumEchinodermata
SubphylumEleutherozoa
SuperclasseAsterozoa
ClasseAsteroidea
OrdineSpinulosida
SottordineLeptognathina
FamigliaAcanthasteridae
Sladen, 1889
GenereAcanthaster
Gervais, 1841
Specie

Si tratta di animali molto conosciuti perché, a causa della loro alimentazione a base di coralli e a causa di esplosioni demografiche delle loro popolazioni, sono spesso responsabili di invasioni molto distruttive ai danni delle barriere coralline tropicali dell'Oceano Indo-Pacifico.

Distribuzione e habitat

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Le stelle corona di spine vivono nelle barriere coralline tropicali dell'Oceano Indo-Pacifico. Questo genere è stato segnalato in Nuova Zelanda (Isole Kermadec), a Palau, nell'Oceano Indiano (Aldabra, Isole Mascarene, Maldive), nel Mar Rosso, lungo le coste dell'Africa (Kenya, Tanzania, Mozambico, Madagascar, Mauritius, Seychelles, Sudafrica), oltre che nel Pacifico orientale.

Tassonomia

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Inizialmente per il genere Acanthaster erano state descritte solo 2 specie: Acanthaster planci (Linnaeus, 1758), che si riteneva fosse distribuita ampiamente per tutto l'Indo-Pacifico, e Acanthaster brevispinus (Fisher, 1917), anche lei dell'Indo-Pacifico ma molto più rara e discontinua[1].

 
Acanthaster brevispinus, presente in modo discontinuo nell'Indo-Pacifico, è la più rara e localizzata
 
Acanthaster planci, dell'Oceano Indiano, ha colorazione viola-blu

Recenti analisi molecolari hanno suggerito che A. planci sia in realtà un complesso di specie composto da un massimo di 4 specie diverse che devono ancora essere descritte separatamente (Vogler et al., 2008).[2]

Haszprunar, Vogler & Wörheide (2017) suggeriscono di dividere "A. planci" in:[2]

Descrizione

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Sono stelle marine di grosse dimensioni, dotate di grandi aculei veleniferi su tutto il corpo, utilizzati a scopo difensivo.

Possono raggiungere i 60 cm di diametro e sono provviste di 12-19 braccia disposte attorno ad un disco centrale largo ed appiattito.

Il loro colore può variare dal verde al blu, al rosa, al rosso, al viola, o tendere al nero. Il corpo può presentarsi a tinta unita come pure di diversi colori, ma i papuli respiratori retrattili localizzati sulla faccia superiore sono sempre di colore rosso.

Sono in grado di muoversi ad una velocità massima di 20 m/h.

La puntura delle spine velenose provoca un dolore che può durare anche quattro ore, oltre a nausea e vomito. Molto spesso la regione circostante al punto di contatto è soggetta a fenomeni come eritema e gonfiore, che possono durare anche diversi giorni.

Alimentazione

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Acanthaster solaris divora un corallo

Le stelle marine corona di spine si nutrono esclusivamente di coralli, nei confronti dei quali hanno un enorme potenziale distruttivo e talvolta causano preoccupanti fenomeni di mortalità di massa.

Si tratta di predatori voraci, aggressivi e relativamente rapidi, che si nutrono arrampicandosi sulle pareti della barriera corallina, dove estroflettono lo stomaco sui polipi, rilasciando enzimi digestivi e assorbendo i tessuti organici liquefatti. Un unico esemplare è in grado di distruggere fino a 6 metri quadrati di corallo in un anno.

Ecologia

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Le stelle di mare corona di spine sono voraci predatori di coralli. Sono echinodermi ricoperti da grandi e robuste spine velenose, questo fa sì che abbiano pochissimi predatori naturali.

Crescite esponenziali delle popolazioni di queste stelle di mare rappresentano una minaccia per le barriere coralline perché potrebbero comportare una drastica riduzione della copertura corallina e a fenomeni di mortalità di massa dei coralli. In molte barriere coralline indo-pacifiche si sta assistendo a boom demografici di stelle corona di spine e a conseguenti morie massive di coralli. [3][4][5][6]

Sebbene ancora non siano molto chiare le cause di questi fenomeni di crescita delle popolazioni di Acanthaster, è molto probabile che le attività umane ne siano responsabili: sembra infatti che la pesca del mollusco gasteropode Charonia tritonis, uno dei pochi predatori naturali delle stelle corona di spine, comporti una crescita delle popolazioni di stelle corona di spine e, di conseguenza, a predazioni di massa da parte di queste stelle sui coralli. Il mollusco viene pescato frequentemente dalle popolazioni umane locali, che usano la sua grande conchiglia per scopi ornamentali o per venderla ai turisti, di conseguenza la crescita delle popolazioni di stella corona di spine non sono regolate dai loro predatori, e queste quindi si riproducono in gran numero e pascolano liberamente nella barriera corallina, divorando moltissimi coralli. [3][4][5][6]

Impatto sulla barriera corallina

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Tre esemplari di Acanthaster solaris aggrediscono un grande corallo tropicale; si notano le parti sbiancate del corallo, che corrispondono alle zone già consumate dalle stelle di mare
 
Invasione di Acanthaster solaris, diversi esemplari aggrediscono un corallo
 
Sovrappopolazione di Acanthaster solaris in una barriera corallina

Gli effetti delle invasioni di stelle corona di spine sulla barriera corallina sono molteplici. Uno studio della rete Reef Check condotto su circa 400 km di lunghezza del terzo mediano della Grande Barriera Corallina Australiana ha dimostrato che, a otto-nove anni dall'inizio di un'invasione di Acanthaster solaris, il 60% della barriera risultava intaccato, soprattutto nella superficie esterna, e il 10% era stato completamente decimato; il tasso di copertura corallina in alcune zone è passato dal 78% al 2% in sei mesi. Secondo uno studio del 2013,[7] Acanthaster solaris costituirebbe la principale causa di mortalità del corallo in Indonesia, con un tasso di mortalità che supera il 50% in numerosi siti studiati.

Crescite esponenziali di popolazioni di stelle corona di spine

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La popolazione di stelle corona di spine è notevolmente aumentata rispetto agli anni settanta del XX secolo. L'aumento inspiegato delle grandi invasioni è in parte responsabile del declino dei coralli sulla Grande Barriera Corallina e in Indonesia. La proliferazione di questi predatori nel Triangolo dei coralli dell'Oceano Pacifico, regione particolarmente importante per la biodiversità marina, ha seriamente preoccupato i biologi marini, dal momento che in questa zona si concentrano tre quarti delle specie marine del mondo, di cui oltre 600 specie diverse di corallo[8].

Sono state avanzate alcune teorie riguardo all'esplosione demografica di A. planci, e il dibattito nel mondo scientifico in merito a tale argomento è aperto.

Le possibili spiegazioni sono le seguenti:

  • la pesca eccessiva o la diminuzione del numero di predatori come Charonia tritonis, un mollusco gasteropode ricercato dai turisti per le sue belle conchiglie. Questa ipotesi appare però poco probabile, vista la debole predazione subita da A. planci da parte di questo Tritone, che è sempre stato un animale a bassa diffusione e non privilegia specificamente questa preda. Anche gli altri predatori potenziali non sembrerebbero ricercare attivamente o spesso questa stella di mare. Inoltre, la maggior parte delle specie predatrici non sono soggette a pesca intensiva;
  • il risultato di un ciclo naturale legato alla velocità di riproduzione di questi animali. Tale teoria si basa sul fatto che la Grande Barriera Corallina in Australia subì un'invasione di A. planci negli anni settanta e ottanta del XX secolo, e che le tracce di invasioni più antiche sono state confermate dagli studi geologici[9]. Questo spiegazione viene tuttavia contestata dal fatto che, all'epoca delle recenti grandi invasioni, la frequenza e la capacità di distruzione delle colonie era nettamente superiore alla capacità di resistenza degli scogli corallini, che dunque non sarebbero mai esistiti se delle tali invasioni fossero state un fenomeno "naturale". All'epoca l'Australia rispose in modo efficace tramite campagne di prelievo (privato e pubblico), mentre l'Indonesia attualmente non ha ancora attivato iniziative sufficienti per controllare la situazione;
  • l'inquinamento chimico provocato dai grandi agglomerati urbani ed agricoli. Queste emissioni potrebbero intossicare la micro-fauna predatrice delle larve di A. planci a causa dei pesticidi, oppure provocare una fioritura algale a causa dei concimi. Questi ultimi permetterebbero alle larve, voraci, un maggior nutrimento e quindi di accelerare la propria crescita e di ottimizzare le probabilità di sopravvivenza. In altri termini: un aumento delle alghe, dovuto all'inquinamento agricolo, che perturberebbe la catena alimentare. Questa argomentazione, attualmente dominante, è invece contestata dal fatto che tale fenomeno dovrebbe riguardare parallelamente altre specie, ma non ci sono evidenze di questo. Tuttavia poche specie hanno all'età adulta un cibo tanto abbondante e disponibile come il corallo, e per giunta con una pressione predatoria tanto trascurabile;
  • altro argomento per spiegare l'aumento della frequenza di queste invasioni sarebbe la cattiva salute dello stesso corallo. Queste stelle marine individuano infatti il proprio cibo tramite segnali chimici, ed il corallo "stressato" emetterebbe particolari segnali in grado di attirare maggiormente le A. planci[10]. Inoltre, in un ambiente naturale in cattiva salute, altri fattori possono favorire l'aumento di questa stella di mare, come ad esempio l'assenza di simbionti protettivi del corallo oppure una debole biodiversità di quest'ultimo, o ancora una debole densità in nematocisti sui polipi corallini.

Bibliografia

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  • Boyer M. Atlante di flora e fauna del reef. Ecologia e biodiversità delle barriere coralline. Il Castello. 2011
  • Cognetti G., Sarà M., Magazzù G. Biologia marina. Calderini. 2008
  • Danovaro R. Biologia marina. Biodiversità e funzionamento degli ecosistemi marini. UTET Università. 2022
  • Rossi G. Le scogliere coralline. Biodiversità ed ecologia degli ecosistemi delle scogliere coralline. RCI. 2012
  • (EN) Rowe, F. W. E., J. Gates, Echinodermata, in Zoological Catalogue of Australia, vol. 33, Melbourne, Australia, CSIRO, 1995, pp. xiii + 510, ISSN 0643056963 (WC · ACNP).
  1. ^ (EN) Acanthaster, in WoRMS (World Register of Marine Species). URL consultato il 5 giugno 2015.
  2. ^ a b Catherine Vogler, John Benzie e Harilaos Lessios, A threat to coral reefs multiplied? Four species of crown-of-thorns starfish, in Biology Letters, vol. 4, n. 6, 30 settembre 2008, pp. 696–699, DOI:10.1098/rsbl.2008.0454. URL consultato il 19 settembre 2025.
  3. ^ a b Cognetti G,. Sarà M., Magazzù G. Biologia marina. Calderini. 2008..
  4. ^ a b Danovaro R. Biologia marina. Biodiversità e funzionamento degli ecosistemi marini. UTET Università. 2022..
  5. ^ a b Rossi G. Le scogliere coralline. Biodiversità ed ecologia degli ecosistemi delle scogliere coralline. RCI. 2012..
  6. ^ a b Boyer M. Atlante di flora e fauna del reef. Ecologia e biodiversità delle barriere coralline. Il Castello. 2011..
  7. ^ A. H. Baird, M. S. Pratchett, A. S. Hoey, Y. Herdiana et S. J. Campbell, « Acanthaster planci is a major cause of coral mortality in Indonesia », Coral Reefs, vol. 32, 2013, p. 803–812
  8. ^ A. H. Baird, M. S. Pratchett, A. S. Hoey, Y. Herdiana et S. J. Campbell, "Acanthaster planci is a major cause of coral mortality in Indonesia", Coral Reefs, vol. 32, 2013, p. 803–812.
  9. ^ Edgar Frankel, "Evidence from the Great Barrier Reef of ancient Acanthaster aggregations", Atoll Research Bulletin, 1978.
  10. ^ Kazuhiro Sonoda et Valerie J. Paul, "Effect of stony corals extracts on feeding by Acanthaster planci", Marine Ecology Progress Series, vol. 102, 9 décembre 1993, p. 161-168

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