Giovanni Alberto Agnelli

imprenditore e dirigente d'azienda italiano
(Reindirizzamento da Avery Howe)
Disambiguazione – Se stai cercando la pista sciistica, vedi Giovanni Alberto Agnelli (pista sciistica).

Giovanni Alberto Agnelli, colloquialmente noto come Giovannino Agnelli (Milano, 19 aprile 1964Venaria Reale, 13 dicembre 1997[1]), è stato un imprenditore e dirigente d'azienda italiano.

Giovannino Agnelli nel 1994

Biografia

modifica

Origini familiari e infanzia

modifica

Giovanni Alberto Agnelli nacque il 19 aprile 1964 a Milano, figlio di Umberto Agnelli e della sua prima moglie, Antonella Bechi Piaggio, appartenente alla dinastia industriale dei Piaggio, produttrice di motocicli e aeroplani, poi acquisita dal gruppo Agnelli.[2]

Apparteneva a una delle famiglie più note e influenti dell'Italia contemporanea, protagonista dell'industria automobilistica e finanziaria sin dai primi del Novecento.[3]

Dopo la separazione dei genitori nel 1974, seguì la madre negli Stati Uniti, stabilendosi ad Atlanta, in Georgia, dove la famiglia possedeva un allevamento di cani. Entrambi i genitori si risposarono nello stesso anno: Umberto con la principessa Allegra Caracciolo, cugina di Marella Caracciolo Agnelli, e Antonella con il duca Uberto Visconti di Modrone.

Dal padre ebbe due fratellastri, Andrea (1975) e Anna (1977), mentre dal lato materno una sorellastra, Chiara Visconti di Modrone. Trascorse parte dell'infanzia anche in Italia: nel 1969 frequentò le scuole elementari al Collegio San Giuseppe di Torino, istituto tradizionale della famiglia Agnelli.

Studi e formazione universitaria

modifica

Negli Stati Uniti frequentò la McCallie School di Chattanooga, nel Tennessee, un istituto privato noto per la disciplina e l'attenzione alla formazione sportiva e civica.

Successivamente si iscrisse alla Brown University di Providence, nel Rhode Island, una delle università degli Ivy League, dove studiò relazioni internazionali. La sua formazione accademica si concentrò sui temi di politica estera e diplomazia internazionale. Nel 1987 conseguì la laurea con una tesi dedicata al Medio Oriente, incentrata sugli equilibri geopolitici e sulle politiche occidentali nella regione.[4]

Terminati gli studi rientrò in Italia per prestare il servizio militare.

Servizio militare

modifica

Il 21 aprile 1986 entrò nel Tuscania dell'Arma dei Carabinieri, corpo speciale con sede a Livorno. Rimase militare di truppa, poiché lo Stato italiano non riconosceva il suo titolo di studio americano e non poté accedere al corso ufficiali di complemento.[5]

Nel corso del servizio comparve in una campagna istituzionale dell'Arma, volta a promuovere l'immagine del reparto, in cui appariva con lo slogan "carabiniere Giovanni".

Ingresso in FIAT

modifica

Nei primi anni 1980 iniziò a lavorare nella holding di famiglia, la FIAT, entrando nella Comau di Grugliasco, società del gruppo specializzata in automazione industriale. Per potersi formare senza privilegi, utilizzò il nome fittizio di "Giovannino Rossi" e iniziò un percorso come normale dipendente.

Il soprannome Giovannino rimase poi legato alla sua figura per tutta la vita, soprattutto a Torino, dove lo distingueva dagli altri omonimi della famiglia. In quegli anni lo zio Gianni Agnelli, presidente della FIAT, lo indicò pubblicamente come futuro erede alla guida del gruppo, definendolo il "delfino" della dinastia.[6]

Presidenza Piaggio

modifica
 
Giovanni Alberto Agnelli con il padre Umberto nel 1993

Il 25 febbraio 1993 venne nominato presidente della Piaggio, azienda legata al ramo materno della famiglia.[4] La società, reduce da una fase di crisi, trovò in lui un presidente giovane e dinamico che intendeva rilanciarne la competitività e il posizionamento internazionale.

Nello stesso anno, il 15 novembre, entrò anche nel consiglio di amministrazione della FIAT.[5] In Piaggio promosse una nuova politica di investimenti, basata su ricerca e innovazione tecnologica, e avviò collaborazioni con istituti accademici. Volle fortemente la creazione di un Museo Piaggio, inaugurato nel 2000 e a lui intitolato, come luogo dedicato non solo al marchio ma anche alla comunità dei lavoratori e al territorio.[7]

Collaborò con la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, sostenendo la creazione di un laboratorio di ricerca e le prime attività di incubazione d'impresa.[8]

Si dedicò anche alla viticoltura in Toscana, promuovendo la riconversione dello Syrah a vitigno di eccellenza, destinato a ottenere riconoscimenti internazionali.[9]

Malattia e morte

modifica

Nel 1997, durante una conferenza stampa, annunciò di essere affetto da un leiomiosarcoma, un raro tumore dell'intestino, dichiarando di voler affrontare la malattia con determinazione.[10]

Nonostante le cure presso centri specializzati negli Stati Uniti, morì il 13 dicembre 1997, a Venaria Reale, all'età di trentatré anni. Ai funerali, celebrati nella città sabauda, parteciparono esponenti del mondo politico, industriale e culturale, oltre a numerosi cittadini.

Lasciò la moglie Avery Howe e la figlia Virginia Asia.[11][12]

Politica imprenditoriale

modifica
«La funzione dell'industria non è solo e neanche principalmente quella del profitto. Lo scopo è migliorare la qualità della vita mettendo a disposizione prodotti e servizi.»

Agnelli è sempre stato interessato alla politica e interlocutore d'eccezione di molti politici, tra cui Walter Veltroni, grazie alle sue idee innovative e alla sua attenzione per l'etica e il benessere delle persone.[13] Viene ricordato come un imprenditore illuminato e impegnato nella vita pubblica, convinto che fare impresa non volesse dire solo creare guadagno ma anche migliorare la vita della comunità. Spesso si è espresso su questioni di materia finanziaria, come ad esempio il divario tra il netto salariale e il lordo, e la legge fiscale italiana. Nella sua attività imprenditoriale è stato tra i primi a lasciare ampio spazio ai valori dell'azienda, a tutelarli e a metterli al primo posto, anticipando i tempi e proiettando l'azienda di famiglia verso uno sviluppo socialmente sostenibile.[14] Fu uno dei primi imprenditori a sostenere che un'azienda per continuare a crescere deve promuovere lo sviluppo del contesto in cui è inserita, quindi del territorio e della comunità locale, con una serie di investimenti mirati e relazioni con le realtà circostanti.[8] Uno degli episodi per cui è ricordato è che appena arrivato in Piaggio Giovannino aveva fatto redigere un manifesto dei valori[7] dell'azienda in cui tra i primi punti figurava:

«La nostra azienda ha tra i propri punti di riferimento fondamentali la responsabilità sociale. In tale ambito ritiene prioritarie le problematiche della sicurezza e dell’impatto ambientale, dei prodotti come dei processi produttivi.»

Vita privata

modifica

Il 16 novembre 1996 aveva sposato l'anglo-americana Frances Avery Howe,[15][16] architetto, conosciuta quand'erano entrambi studenti alla Brown University, dalla quale ebbe la figlia Virginia Asia, nata il 16 settembre 1997.

Ascendenza

modifica
Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Giovanni Agnelli Edoardo Agnelli  
 
Aniceta Frisetti  
Edoardo Agnelli  
Clara Boselli Leopoldo Francesco Primo Boselli  
 
Maddalena Lampugnani  
Umberto Agnelli  
Carlo Bourbon del Monte, IV principe di San Faustino Ranieri Bourbon del Monte, III principe di San Faustino  
 
Maria Francesca Massimo  
Virginia Bourbon del Monte  
Jane Allen Campbell George Washington Campbell Jr.  
 
Virginia Watson  
Giovanni Alberto Agnelli  
Giulio Bechi Giovanni Bechi  
 
Giulia Cortini  
Alberto Bechi Luserna  
Albertina Luserna Alberto Luserna  
 
Ventura Estrázulas y Carvalho  
Antonella Bechi Piaggio  
Giacomo Antonelli  
 
 
Paola dei conti Antonelli  
 
 
 
 
  1. ^ La Stampa, domenica 14 dicembre 1997
  2. ^ Emanuele Ambrosio, Antonella Bechi Piaggio, figlia adottiva Enrico Piaggio/ Matrimonio con Umberto Agnelli e un triste destino, su Il Sussidiario, 12 novembre 2019. URL consultato il 14 giugno 2021.
  3. ^ Agnelli: identikit di una famiglia diventata leggenda, su Donna Glamour, 11 luglio 2019. URL consultato il 14 giugno 2021.
  4. ^ a b Corriere della Sera, 26 febbraio 1993
  5. ^ a b Corriere della Sera, 13 novembre 1993
  6. ^ 20 anni fa scompariva Giovannino Agnelli, su Mole24. URL consultato il 14 giugno 2021.
  7. ^ a b Walter Veltroni, Veltroni: «Il mio amico Giovannino Agnelli che voleva l’impresa fatta di valori», su Corriere della Sera, 13 dicembre 2017. URL consultato il 14 giugno 2021.
  8. ^ a b Emanuele Ambrosio, Giovanni Alberto Agnelli, morto a causa di un tumore: lasciò la moglie Avery Howe e la figlia Virginia Asia, su Il Sussidiario, 11 luglio 2019. URL consultato il 14 giugno 2021.
  9. ^ Il Tirreno, 21 settembre 2018
  10. ^ Agnelli jr: "Ho un tumore, mi curano e ce la farò", su la Repubblica, 14 aprile 1997. URL consultato il 14 giugno 2021.
  11. ^ Corriere della Sera, 14 dicembre 1997
  12. ^ Corriere della Sera, 14 dicembre 1997
  13. ^ Giovannino Agnelli, che non diventò mai presidente della Fiat, su Il Post, 13 dicembre 2017. URL consultato il 14 giugno 2021.
  14. ^ Giovannino Agnelli, tragico prediletto, su FormulaPassion.it, 13 dicembre 2020. URL consultato il 14 giugno 2021.
  15. ^ Archivio Corriere della Sera - 17 novembre 1995.
  16. ^ AVERY, UNA MAMMA AMERICANA - la Repubblica.it, su Archivio - la Repubblica.it. URL consultato il 14 giugno 2021.

Bibliografia

modifica

Voci correlate

modifica

Altri progetti

modifica
Controllo di autoritàVIAF (EN99742752 · ISNI (EN0000 0000 7833 7536 · LCCN (ENno2011019692 · BNF (FRcb12466240m (data) · J9U (ENHE987007594641205171