Bozza:Szmul Zygielbojm

Szmul Zygielbojm
Szmul Zygielbojm

Consiglio Nazionale della Polonia
Durata mandatomarzo 1942 –
12 maggio 1943
PresidenteWładysław Raczkiewicz
Capo del governoWładysław Sikorski

Comitato Centrale del Bund
Durata mandato1924 –
12 maggio 1943

Judenrat del Ghetto di Varsavia
Durata mandatosettembre 1939 –
novembre 1939
PresidenteAdam Czerniaków

Consiglio comunale di Łódź
Durata mandato1938 –
settembre 1939

Dati generali
Partito politicoBund generale del lavoro ebraico in Polonia
ProfessioneAttivista sindacale, politico, giornalista

Szmul Zygielbojm (in polacco: ˈʂmul zɨˈɡʲɛlbɔjm; in yiddish: שמואל זיגלבוים)[1] (Borowica, 21 febbraio 1895Londra, 12 maggio 1943) è stato un politico e giornalista polacco socialista, sindacalista del Bund e membro del governo polacco in esilio.

Attivo come come sindacalista del Bund, nel 1924 fu eletto nel Comitato centrale del Bund. Nel 1938 fu eletto nel consiglio comunale di Łódź, dopo l'invasione della Polonia del 1939 si rifugiò a Varsavia e fu eletto membro dello Judenrat. Fuggì nei Paesi Bassi, poi in Inghilterra dove fu nominato membro del Consiglio nazionale del governo polacco in esilio.

Durante il suo esilio, Zygielbojm incontrò Jan Karski e cercò di rendere pubblico l'omicidio di massa degli ebrei in Polonia, in particolare dopo gli eventi legati all'insurrezione del ghetto di Varsavia quando gli ebrei rimasti nella città furono uccisi dalle unità al comando di Jürgen Stroop. Si suicidò a Londra per protestare contro l'inerzia degli Alleati.

Biografia

modifica

Nacque il 21 febbraio 1895 nel villaggio di Borowica, all'epoca nell'Impero russo e oggi in Polonia. La sua famiglia si trasferì a Krasnystaw nel 1899. Iniziò a lavorare in fabbrica all'età di 10 anni. A 12 anni si trasferì a Varsavia per poi ritornare a Krasnystaw all'inizio della prima guerra mondiale e successivamente trasferirsi con la famiglia a Chełm.[2][3]

Carriera

modifica

A vent'anni si impegnò attivamente nel movimento operaio ebraico. Nel 1917 rappresentò la città di Chełm alla prima convention del Bund in Polonia.[3] La sua eloquenza e le sue capacità impressionarono la leadership del Bund, tanto che nel 1920 fu invitato a Varsavia per assumere il ruolo di segretario del Sindacato dei lavoratori metalmeccanici ebrei e di membro del comitato di Varsavia del Bund.[3] Nel 1924 fu eletto nel comitato centrale del Bund, carica che mantenne fino alla sua morte.[3][4]

Nel 1930, diresse la rivista dei sindacati ebraici Arbeiter Fragen, nel 1936 il comitato centrale lo inviò a Łódź per guidare il movimento operaio ebraico, nel 1938 fu eletto nel consiglio comunale di Łódź.[2]

In seguito all'invasione nazista della Polonia nel settembre 1939, Zygielbojm si rifugiò a Varsavia, dove partecipò nel comitato di difesa durante l'assedio e la difesa della città. Quando i nazisti occuparono Varsavia, richiesero la consegna di 12 ostaggi alla popolazione per prevenire ulteriori atti di resistenza. Stefan Starzyński propose al movimento sindacale ebraico di fornire come ostaggio Ester Iwińska, ma Zygielbojm si offrì volontario al suo posto.[4]

Al suo rilascio, Zygielbojm fu nominato membro del Consiglio ebraico, lo Judenrat, istituito dalle autorità naziste. I nazisti ordinarono allo Judenrat di istituire un ghetto a Varsavia. Zygielbojm si oppose pubblicamente all'ordine e i suoi compagni del Bund, temendo per la sua incolumità, fecero in modo che partisse. Pertanto, nel dicembre 1939, Zygielbojm raggiunse il Belgio. All'inizio del 1940, prese la parola a una riunione dell'Internazionale operaia socialista a Bruxelles dove descrisse la situazione della persecuzione nazista nei confronti dell'ebraismo polacco.[3][2]

Quando i nazisti invasero il Belgio nel maggio 1940, Zygielbojm si spostò in Francia e successivamente negli Stati Uniti, dove trascorse un anno e mezzo cercando di convincere l'opinione pubblica statunitense della terribile condizione degli ebrei nella Polonia occupata dai nazisti.[3][2]

Consiglio nazionale

modifica
  Lo stesso argomento in dettaglio: Governo in esilio della Polonia.

Nel marzo 1942, Zygielbojm giunse a Londra per unirsi al Consiglio nazionale del governo polacco in esilio, dove fu uno dei due membri ebrei (l'altro fu Ignacy Schwarzbart).[3] A Londra, continuò a tenere discorsi pubblici sul destino degli ebrei polacchi, tra cui un incontro del Partito Laburista britannico e un discorso trasmesso da BBC Radio il 2 giugno 1942.[5][2] Il 25 giugno 1942, il quotidiano The Daily Telegraph riportò l'esistenza delle camere a gas naziste e l'uccisione di massa degli ebrei, basandosi sulle informazioni fornite da Szmul Zygielbojm.[6]

Il suo opuscolo, scritto in inglese nel 1942 e intitolato Stop Them Now. German Mass Murder of Jews in Poland, con la prefazione di Lord Josiah Wedgwood, rappresentò il suo ultimo tentativo di sensibilizzare l'opinione pubblica sullo sterminio degli ebrei in Europa.[7]

(en[7])
«I must mention here that the Polish population gives all possible help and sympathy to the Jews. The solidarity of the population in Poland has two aspects: first it is expressed in the common suffering and secondly in the continued joint struggle against the inhuman occupying Power. The fight with the oppressors goes on steadily, stubbornly, secretly, even in the ghetto, under conditions so terrible and inhuman that they are hard to describe or imagine... The Polish and Jewish population keep in constant touch, exchanging newspapers, views and instructions. The walls of the ghetto have not really separated the Jewish population from the Poles. The Polish and the Jewish masses continue to fight together for common aims, just as they have fought for so many years in the past.»
(italiano)
«Devo ricordare che la popolazione polacca offre tutto l'aiuto e la solidarietà possibile agli ebrei. La solidarietà della popolazione polacca si manifesta sotto due aspetti: in primo luogo si esprime nella sofferenza comune e, in secondo luogo, nella continua lotta congiunta contro la disumana potenza occupante. La lotta contro gli oppressori prosegue costantemente, ostinata, in clandestinità, anche nel ghetto, in condizioni così terribili e disumane da risultare difficili da descrivere o immaginare... La popolazione polacca ed ebraica si tengono costantemente in contatto, scambiandosi giornali, opinioni e istruzioni. Le mura del ghetto non hanno realmente separato la popolazione ebraica da quella polacca. Le masse polacche ed ebraiche continuano a lottare insieme per obiettivi comuni, proprio come hanno fatto per tanti anni in passato".»

A metà del 1942, Jan Karski, che fungeva da corriere tra la resistenza polacca e il governo polacco in esilio, fu introdotto clandestinamente nel ghetto di Varsavia. Tra le figure che lo guidarono all'interno del ghetto vi fu Leon Feiner il quale, analogamente a Zygielbojm, apparteneva al Bund. Karski chiese a Feiner cosa avrebbero dovuto fare gli ebrei statunitensi e britannici più popolari. "Dite ai leader ebrei", affermò Feiner, "che... devono trovare la forza e il coraggio di compiere quei sacrifici che nessun altro statista ha mai dovuto affrontare, sacrifici così dolorosi come il destino del mio popolo morente, e così unici"[8]

Nei mesi successivi al suo ritorno da Varsavia, Karski riferì ai governi polacco, britannico e statunitense sulla situazione in Polonia, in particolare del ghetto di Varsavia e del campo di sterminio di Bełżec, che aveva visitato segretamente.[9] I resoconti giornalistici basati sui resoconti di Karski furono pubblicati dal The New York Times il 25 e il 26 novembre e dal The Times di Londra il 7 dicembre.[10]

A dicembre, Karski descrisse le condizioni del ghetto a Zygielbojm, che trasmise il messaggio di Feiner:

(en[8])
«This is what they want from their leaders in the free countries of the world, this is what they told me to say: "Let them go to all the important English and American offices and agencies. Tell them not to leave until they obtain guarantees that a way has been decided upon to save the Jews. Let them accept no food or drink, let them die a slow death while the world is looking on. Let them die. This may shake the conscience of the world.»
(italiano)
«Questo è ciò che vogliono dai loro leader nei Paesi liberi del mondo, questo è ciò che mi hanno incaricato di riferire: "Che vadano in tutti i più importanti uffici e agenzie inglesi e statunitensi. Dite loro di non andarsene finché non avranno ottenuto garanzie di una decisione per salvare gli ebrei. Che non accettino cibo o bevande, che muoiano di una morte lenta mentre il mondo li guarda. Lasciateli morire. Questo potrebbe scuotere la coscienza del mondo."»

Due settimane dopo, Zygielbojm intervenne di nuovo su BBC Radio in merito al destino degli ebrei in Polonia. "Sarà davvero un peccato continuare a vivere", disse, "se non si prenderanno provvedimenti per fermare il più grande crimine della storia umana".[11]

Suicidio

modifica
 
L'ultima lettera di Zygielbojm, indirizzata al presidente polacco Władysław Raczkiewicz e al primo ministro Władysław Sikorski e datata 11 maggio 1943.[12]

Il 19 aprile 1943, si svolse la Conferenza delle Bermuda tra Regno Unito e Stati Uniti per discutere la situazione degli ebrei in Europa. Per coincidenza, quello stesso giorno i nazisti tentarono di liquidare gli ebrei rimasti nel ghetto di Varsavia, incontrando un'inaspettata resistenza.

All'inizio di maggio, l'inutilità della Conferenza delle Bermuda divenne palese.[13] Qualche giorno dopo, Zygielbojm ricevette la notizia della soppressione dell'insurrezione nel ghetto di Varsavia e della definitiva liquidazione del ghetto. Inoltre venne anche a conoscenza dell'uccisione della moglie Manya e del figlio Tuvia sedicenne.[3][14] L'11 maggio, Zygielbojm si tolse la vita a Londra con un'overdose di barbiturici,[15] come forma di protesta contro l'indifferenza e l'inerzia manifestate dagli Alleati di fronte all'Olocausto.[14] Morì all'ospedale di Saint Mary di Paddington il 12 maggio 1943.[15]

In una lunga lettera d'addio indirizzata al presidente polacco Władysław Raczkiewicz e al primo ministro Władysław Sikorski,[16] Zygielbojm affermò che se i nazisti erano responsabili dell'omicidio degli ebrei polacchi, anche "l'intera umanità" era indirettamente colpevole. Accusò gli Alleati di "assistere passivamente a questo omicidio di milioni di bambini, donne e uomini inermi e torturati" e il governo polacco di non aver fatto abbastanza per contrastare tale tragedia.

(en[17])
«I cannot continue to live and to be silent while the remnants of Polish Jewry, whose representative I am, are being murdered. My comrades in the Warsaw ghetto fell with arms in their hands in the last heroic battle. I was not permitted to fall like them, together with them, but I belong with them, to their mass grave. By my death, I wish to give expression to my most profound protest against the inaction in which the world watches and permits the destruction of the Jewish people.»
(italiano)
«Non posso continuare a vivere e a tacere mentre ciò che rimane dell'ebraismo polacco, di cui sono rappresentante, viene assassinato. I miei compagni nel ghetto di Varsavia sono caduti con le armi imbracciate nell'ultima eroica battaglia. Non mi è stato permesso di cadere come loro, insieme a loro, ma io appartengo a loro, alla loro fossa comune. Con la mia morte, desidero esprimere la mia più profonda protesta contro l'inerzia con cui il mondo assiste e permette la distruzione del popolo ebraico".»

Desiderava che la sua lettera fosse ampiamente pubblicizzata e sperava che "il governo polacco [intraprendesse] immediatamente un'azione diplomatica... per salvare dalla distruzione quanto rimanesse degli ebrei polacchi".[17]

Dopo la sua morte, il seggio di Zygielbojm nel parlamento polacco dell'esilio fu assunto da Emanuel Scherer.[18] Il figlio minore di Zygielbojm, Joseph, sopravvisse alla distruzione del ghetto. Dopo aver assunto un ruolo di leadership nella resistenza polacca durante il conflitto, emigrò negli Stati Uniti e divenne uno scienziato presso la NASA. Morì nel 1995, lasciando i figli Arthur e Paul.[19]

Zygielbojm non lasciò un testamento, l'amministrazione del suo patrimonio fu affidata al giornalista Lucjan Blit.[15]

Memoriali

modifica
 
Iscrizione commemorativa a Varsavia.

Il corpo di Zygielbojm fu cremato in segno di protesta simbolica e in unione spirituale con i milioni di assassinati dell'Olocausto. Nel 1959, il figlio sopravvissuto trovò le ceneri in un capannone del cimitero ebraico di Golders Green a Londra.[3] A causa della cremazione, la comunità religiosa non permise la sepoltura delle ceneri in un cimitero ebraico. Grazie all'assistenza del movimento sindacale ebraico statunitense, le ceneri di Zygielbojm furono trasferite negli Stati Uniti e inumate nel 1961 al New Mt. Carmel Cemetery di Ridgewood a New York.[20]

Nel maggio 1996,[21] all'angolo tra Porchester Road e Porchester Square a Londra, vicino al luogo del suicidio, fu dedicata una targa commemorativa.[22] La realizzazione del memoriale fu un progetto congiunto del Bund e del Gruppo dei Socialisti Ebrei. Alla cerimonia di commemorazione presenziarono l'ambasciatore polacco e il sindaco di Westminster.[23][24]

Un monumento commemorativo in granito dedicato a Zygielbojm[25] fu collocato in un edificio al numero 5 di S. Dubois Street[26] a Muranów, un progetto residenziale realizzato sulle rovine del ghetto di Varsavia.[27]

Nel 2008 fu posta una targa a Chełm, città in cui Zygielbojm aveva vissuto. Marek Edelman, un comandante della rivolta del ghetto di Varsavia, scrisse una lettera che venne letta nell'occasione.[28]

Nella cultura di massa

modifica

Zygielbojm è il soggetto di un documentario polacco del 2001 intitolato Śmierć Zygielbojma ("La morte di Zygielbojm").[29] La pellicola, diretta da Dżamila Ankiewicz, ricevette una candidatura al Festival di Cracovia.[30]

Nel 2021 è stato protagonista del film drammatico polacco Śmierć Zygielbojma ("La morte di Zygielbojm"), il quale narra l'indagine condotta da un giornalista britannico sulla vita di Szmul Zygielbojm e sui suoi tentativi per denunciare i crimini di guerra della Germania nazista. Il film è stato diretto da Ryszard Brylski e vede Wojciech Mecwaldowski nel ruolo del protagonista.[31]

  1. ^ indicato anche Zygelbojm o Zigelboim
  2. ^ a b c d e "Szmul Mordekhai Zygielbojm," Aktion Reinhard Camps.
  3. ^ a b c d e f g h i Chi era Szmul Zygielbojm e perché si tolse la vita nel 1943?, su aboutholocaust.org.
  4. ^ a b (EN) Men of Fame, Personalities, Types and Characters, su jewishgen.org (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2023).
  5. ^ The Anniversary of the BBC Radio Report on the Fate of Polish Jews, su Jewish Historical Institute (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2020).
  6. ^ David Blair, Telegraph revealed Nazi gas chambers three years before liberation of Auschwitz, in The Telegraph, 26 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 27 gennaio 2015).
  7. ^ a b Szmul Zygielbojm, Stop Them Now: German Mass-murder of Jews in Poland, prefazione di Josiah Wedgwood, Liberty Publications, 1942, pp. 5–14, OCLC 27481664. URL consultato il 29 aprile 2015.
  8. ^ a b Zofia Lewin, Wladyslaw Bartoszewski (a cura di), The Warsaw Ghetto, in Righteous among Nations, London, Earlscourt 42 Publications, 1969, pp. 42–50. Ospitato su Literature of the Holocaust, University of Pennsylvania.
  9. ^ Oggi si ritiene che Karski avesse visitato il ghetto di Izbica, dove gli ebrei erano tenuti in attesa di essere deportati a Bełżec.
  10. ^ "What was known, what was done by the Allies," Aktion Reinhard Camps.
  11. ^ E. Thomas Wood e Stanislaw M. Jankowski, Karski: How One Man Tried to Stop the Holocaust, 1994.
  12. ^ Szmul Zygielbojm’s farewell letter, May 11, 1943 - Szmul Zygielbojm, su Google Arts & Culture. URL consultato il 13 aprile 2025.
  13. ^ To 5,000,000 Jews in the Nazi Death-Trap, Bermuda was a Cruel Mockery, in The New York Times, 4 maggio 1943, p. 17.
  14. ^ a b Terry Glavin, Canada was warned of the coming Holocaust. We turned away 900 Jewish refugees, anyway, Maclean's, 12 maggio 2018. URL consultato il 14 ottobre 2019.
  15. ^ a b c ZYGIELBOJM Szmul Mordko of 12 Porchester-square Paddington… died 12 May 1943, Wills and Administrations 1943 (England and Wales), 1944, p. 688.
  16. ^ (EN) 80th Anniversary of Szmul Zygielbojm’s death | Drupal, su muzeum1939.pl. URL consultato il 13 aprile 2025.
  17. ^ a b The Last Letter From Szmul Zygielbojm, The Bund Representative With The Polish National Council In Exile], su yad-vashem.org.il, 11 maggio 1943 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2012).
  18. ^ Henri Minczeles, Histoire générale du Bund: un mouvement révolutionnaire juif, Paris, Editions Austral, 1995, p. 424.
  19. ^ Joseph Zygielbaum Collection, su researchworks.oclc.org.
  20. ^ Alvin Poplack, Carved in Granite: Holocaust Memorials in Greater New York Jewish Cemeteries, New York, Jay Street, 2008, pp. 48–50.
  21. ^ (EN) SZMUL ZYGIELBOJM - Early Day Motions - UK Parliament, su edm.parliament.uk. URL consultato il 13 aprile 2025.
  22. ^ Green Plaques Scheme, su City of Westminster. URL consultato il 7 luglio 2011 (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2012).
  23. ^ Małgorzata Zglińska, I bid farewell to everybody and everything that was dear to me and that I have loved, su forum-znak.org.pl, 16 maggio 2004 (archiviato dall'url originale il 3 maggio 2005).
  24. ^ Szmul Zygielbojm Memorial Committee, su Jewish Socialists' Group (archiviato dall'url originale il 5 settembre 2008).
  25. ^ One moment, please..., su www.jewishvoiceforlabour.org.uk. URL consultato il 13 aprile 2025 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2023).
  26. ^ (EN) 5 S. Dubois Street, su Urząd m.st. Warszawy (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2005).
  27. ^ (EN) Jacek Leociak, From Żydowska Street to Umschlagplatz, su Urząd m.st. Warszawy, p. 4.
  28. ^ (PL) Szmul Zygielbojm upamiętniony w Chełmie, in Rzeczpospolita, 25 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2012).
  29. ^ (EN) Śmierć Zygelbojma, su IMDb, IMDb.com.
  30. ^ (EN) The Winners of the 41st Krakow Film Festival, su Krakow Film Festival, Krakow Film Foundation. URL consultato il 14 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2017).
  31. ^ Stuart Dowell, Untold story of WWII hero who committed suicide to draw attention to Holocaust is turned into dramatic new film, in The First News, 3 novembre 2021. URL consultato il 5 novembre 2021 (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2021).

Bibliografia

modifica
  •   Dzamila Ankiewicz e Marek Nowowiejski, Zygielbojm's Death, New York, Filmakers Library, 2001.
  • Aviva Ravel, Faithful unto Death: The Story of Arthur Zygielbaum, Montreal, Arthur Zygielbaum Branch, Workmen's Circle, 1980, ISBN 0969043503.
  • (PL) Aleksander Rowiński, Zygielbojma śmierć i życie, Warsaw, Oficyna Literatów Rój, 2000, ISBN 9788385049463.
    • (DE) Aleksander Rowiński, Zygielbojms Reise. Eine Spurensuche, traduzione di Agnieszka Karaś, Osnabrück, fibre, 2004, ISBN 9783929759808.
  • (YI) Szmul Zygielbojm, Zigelboym-bukh, a cura di J. S. Hertz, New York, Farlag Unzer Tsayt, 1947.

Collegamenti esterni

modifica