Pseudoconyza viscosa

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Pseudoconyza viscosa (Mill.) D'Arcy, 1973 è una specie di piante angiosperme dicotiledoni della famiglia delle Asteraceae, sottofamiglia Asteroideae, tribù Inuleae e sottotribù Inulinae. Pseudoconyza viscosa è anche l'unica specie del genere Pseudoconyza Cuatrec., 1961.[1][2][3][4]

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Pseudoconyza viscosa
Pseudoconyza viscosa
Classificazione APG IV
DominioEukaryota
RegnoPlantae
(clade)Angiosperme
(clade)Mesangiosperme
(clade)Eudicotiledoni
(clade)Eudicotiledoni centrali
(clade)Superasteridi
(clade)Asteridi
(clade)Euasteridi
(clade)Campanulidi
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùInuleae
SottotribùInulinae
Genere Pseudoconyza
Cuatrec., 1961
Specie P. viscosa
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseAsteridae
OrdineAsterales
FamigliaAsteraceae
SottofamigliaAsteroideae
TribùInuleae
Genere Pseudoconyza
Specie P. viscosa
Nomenclatura binomiale
Pseudoconyza viscosa
(Mill.) D'Arcy, 1973

Etimologia

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Il nome generico (Pseudoconyza ) deriva da due parle greche "pseudes" (= falso, ingannevole)[5] e "knopos / conyza" (= pulce).[6] L'epiteto specifico ( viscosa) deriva dal latino "viscum" (= appiccicoso, viscido).[7]

Il nome scientifico della specie è stato definito dai botanici Philip Miller (1691-1771) e William Gerald D'Arcy (1931-1999) nella pubblicazione " Phytologia; Designed to Expedite Botanical Publication. New York" ( Phytologia 25: 281 ) del 1973.[8] Il nome scientifico del genere è stato definito dal botanico José Cuatrecasas (1903-1996) nella pubblicazione " Ciencia; Revista Hispano-Americana de Ciencias Puras y Aplicadas. Mexico City" ( Ciencia (Mexico) 21: 30) del 1961.[9]

Descrizione

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Infiorescenza

Portamento. La specie di questa voce ha un portamento erbaceo.[10][11][12][13][14]

Fusto. La parte sotterranea del fusto consiste prevalentemente in rizomi. Generalmente il floema è privo di strati fibrosi; inoltre sono assenti i tessuti latticiferi.

Foglie. Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alternato. La lamina è semplice con bordi dentati, talvolta basalmente lobati.

Infiorescenza. Le infiorescenze sono formate da capolini solitari che in formazioni corimbose. I capolini sono eterogami di tipo disciforme . I capolini sono formati da un involucro composto da brattee disposte in modo embricato al cui interno un ricettacolo fa da base ai fiori filiformi periferici o fiori del raggio e ai fiori tubulosi quelli centrali o del disco. L'involucro è cilindrico. Le brattee sono disposte generalmente su più righe; hanno consistenza erbacea o cartilaginea, ma senza margini ialini; gli stereomi non sono divisi. Il ricettacolo è sprovvisto di pagliette (a protezione della base dei fiori).

Fiori. I fiori sono tetra-ciclici (formati cioè da 4 verticilli: calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (calice e corolla formati da 5 elementi). Si distinguono in:

  • fiori del raggio (esterni): sono femminili e sono disposti su una o più serie; sono filiformi di tipo zigomorfo);
  • fiori del disco (centrali): sono più numerosi con forme brevemente tubulose (attinomorfe); sono ermafroditi fertili.
*/x K  , [C (5), A (5)], G 2 (infero), achenio [15]
  • fiori del raggio: la forma della corolla alla base è più o meno tubulosa-imbutiforme, mentre all'apice è filiforme; il colore verde-bianco;
  • fiori del disco: la forma è tubulare bruscamente divaricata in 4-5 brevi lobi; il colore verde-bianco.
  • Androceo: l'androceo è formato da 5 stami sorretti da filamenti generalmente liberi; gli stami sono connati e formano un manicotto circondante lo stilo; le teche (produttrici del polline) sono troncate e non sono speronate. La base delle antere è codata. Il tessuto dell'endotecio è a forma radiata. Le cellule del collare dei filamenti sono piatte o di tipo mammelloso.
  • Gineceo: il gineceo ha un ovario uniloculare infero formato da due carpelli.[10] Lo stilo è unico e con due stigmi nella parte apicale. Gli stigmi spesso sono provvisti di peli acuti che terminano sotto la biforcazione. Le superfici stigmatiche confluiscono all'apice, mentre alla base sono separate in due distinte linee (lignee stigmatiche marginali[12] ). Il polline è spinuloso.

Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Gli acheni sono pelosi. L'epidermide dell'achenio è provvista di grandi cristalli di ossalato di calcio.[12] Il pappo è formato setole capillari, o setole capillari miste a piccole squame o larghe squame sole.

Biologia

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Impollinazione: tramite insetti (impollinazione entomogama tramite farfalle diurne e notturne).[11][12]
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori.
Dispersione: i semi cadono a terra e vengono dispersi soprattutto da insetti come formiche (disseminazione mirmecoria). Un altro tipo di dispersione è zoocoria: gli uncini delle brattee dell'involucro (se presenti) si agganciano ai peli degli animali di passaggio che portano così i semi anche su lunghe distanze. Inoltre per merito del pappo (se presente) il vento può trasportare i semi anche per alcuni chilometri (disseminazione anemocora).

Distribuzione e habitat

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La specie di questa voce è distribuita più o meno nell'areale equatoriale dell'America, Africa e Asia .[3]

Sistematica

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La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[16], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[17] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[18]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie; la sottofamiglia Asteroideae è una di queste e rappresenta l'evoluzione più recente di tutta la famiglia.[1][13][14]

Filogenesi

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La tribù Inuleae (comprendente le Inulinae) è una delle 21 tribù della sottofamiglia Asteroideae). Da un punto di vista filogenetico, la tribù Inuleae, all'interno della sottofamiglia, fa parte del gruppo "Helianthodae".[19][20] La sottotribù Inulinae è caratterizzata dalla particolare pubescenza dello stilo e dagli acheni con cristalli di ossalato di calcio.[4]

In precedenti trattazioni questa specie è descritta all'interno del genere Blumea appartenente al "Gruppo basale" della sottotribù (= distacco precoce dal resto dei generi del gruppo Inulinae) consistente in un clade formato dai generi Duhaldea-Caesulia-Blumea e la specie Vicoa indica.[4] Altre pubblicazioni meno recenti inseriscono Pseudoconyza viscosa nella sottotribù Plucheinae.[13]

I caratteri distintivi della specie Pseudoconyza viscosa sono:[14]

  • le antere hanno le code;
  • le setolo spesso sono dentate.

Sinonimi

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Sono elencati alcuni sinonimi per questa entità:[3]

  • Blumea viscosa (Mill.) V.M.Badillo
  • Conyza viscosa Mill.
  • Laggera viscosa (Mill.) Zareh
  • Marsea viscosa (Mill.) Britten

Sinonimo per il genere:

  • Ernstia V.M.Badillo
  1. ^ a b (EN) The Angiosperm Phylogeny Group, An update of the Angiosperm Phylogeny Group classification for the ordines and families of flowering plants: APG IV, in Botanical Journal of the Linnean Society, vol. 181, n. 1, 2016, pp. 1–20.
  2. ^ Nesom 2020
  3. ^ a b c World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 17 marzo 2025.
  4. ^ a b c Larruscain et al 2018
  5. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 17 marzo 2025.
  6. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 17 marzo 2025.
  7. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 17 marzo2025.
  8. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 17 marzo 2025.
  9. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 17 marzo 2025.
  10. ^ a b Pignatti 1982, vol.3 pag.1
  11. ^ a b Strasburger 2007, pag. 860
  12. ^ a b c d Judd 2007, pag.517
  13. ^ a b c Funk & Susanna 2009, p. 667.
  14. ^ a b c Kadereit & Jeffrey 2007, p. 389.
  15. ^ Judd-Campbell-Kellogg-Stevens-Donoghue, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, p. 520, ISBN 978-88-299-1824-9.
  16. ^ Judd 2007, pag. 520.
  17. ^ Strasburger 2007, pag. 858.
  18. ^ World Checklist - Royal Botanic Gardens KEW, su powo.science.kew.org. URL consultato il 18 aprile 2021.
  19. ^ Mandel et al. 2019
  20. ^ Zhang et al. 2021

Bibliografia

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Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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