Bitonto (IPA: [bitónːto][3], Vetònde in dialetto bitontino.) è un comune italiano di 56.518 abitanti[4] della provincia di Bari in Puglia.

Bitonto
comune
Bitonto – Veduta
Bitonto – Veduta
Localizzazione
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione Puglia
Città metropolitana Bari
Amministrazione
SindacoMichele Abbaticchio (SEL - IdV - Liste civiche) dal 21-5-2012
Territorio
Coordinate41°06′30″N 16°41′30″E
Altitudine118 m s.l.m.
Superficie172,82 km²
Abitanti56 518[1] (31-03-2011)
Densità327,03 ab./km²
FrazioniMariotto, Palombaio
Comuni confinantiAltamura, Bari, Binetto, Bitetto, Giovinazzo, Modugno, Palo del Colle, Ruvo di Puglia, Terlizzi, Toritto
Altre informazioni
Cod. postale70032
Prefisso080
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT072011
Cod. catastaleA893
TargaBA
Cl. sismicazona 3 (sismicità bassa)[2]
Nome abitantibitontini
PatronoImmacolata Concezione
San Gaetano Thiene (compatrono)
Sant'Andrea Avellino (compatrono)
Giorno festivo26 maggio
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Bitonto
Bitonto
Bitonto – Mappa
Bitonto – Mappa
Posizione del comune di Bitonto all'interno della provincia di Bari
Sito istituzionale

Bitonto è conosciuta come città degli ulivi[5] per gli estesi oliveti che la circondano e la produzione olearia, rinomata già nel XIII secolo e perfezionata nel corso del XX secolo, che costituisce ancora oggi la più importante risorsa economica della città. Bitonto inoltre ha dato il nome al cultivar locale, cima di Bitonto.

Il 26 maggio 1734 la città fu teatro della storica battaglia, combattuta tra gli austriaci e i Borbone, che portò alla nascita del regno di Napoli come Stato indipendente.

Il centro storico presenta numerose chiese, tra le quali la concattedrale in stile romanico pugliese, e pregevoli esempi di architettura rinascimentale, come i palazzi Sylos-Vulpano e Sylos-Calò. Sede della prima galleria nazionale di Puglia[6] e, a breve, del museo diocesano più grande del Mezzogiorno d'Italia, è città d'arte[7].

Geografia fisica

Territorio

  Lo stesso argomento in dettaglio: Geografia della Puglia.

Il territorio comunale di Bitonto si estende per oltre 170 km², dall'alta Murgia fino a 2 km dal mare Adriatico. Fino al 1928 il comune aveva anche uno sbocco sul mare Adriatico, in quanto amministrava la frazione di Santo Spirito, oggi quartiere di Bari. È il comune della provincia con più comuni confinanti, ben dieci: da nord e in senso orario Bitonto confina con i comuni di Giovinazzo, Bari, Modugno, Bitetto, Palo del Colle, Binetto, Toritto, Altamura, Ruvo di Puglia e Terlizzi.

Il centro abitato si trova sul primo gradino dell'altopiano della Murgia a 118 m s.l.m.[8] mentre a 102 m s.l.m. raggiunge il suo punto più basso. Il territorio comunale ha un'altezza minima pari a 39 m s.l.m. riscontrabili nella parte settentrionale, quella più vicina al mare, mentre nella parte meridionale è decisamente collinare e raggiunge una altezza massima di 491 m s.l.m.[8] che determina così una escursione altimetrica di 454 m.

Il territorio comunale include il parco nazionale dell'Alta Murgia e la Lama Balice, sito naturalistico e paesaggistico recentemente istituito come parco regionale, collocato ai margini del centro storico della città. Il terreno su cui insiste il territorio di Bitonto è caratterizzato dalla presenza del calcare di Bari e della dolomia bitontina,[9] i cui estesi giacimenti ne hanno fatto il materiale utilizzato per la costruzione della stragrande maggioranza delle strutture e monumenti locali.

Clima

Il clima del territorio comunale è, come per il resto della regione, tipicamente mediterraneo, con inverni freschi, spesso sferzati da freddi venti balcanici, ed estati calde, a volte anche torride per azione di caldi venti sciroccali. Le temperature medie in inverno registrano eccezionalmente valori negativi. Nel mese di dicembre del 2007 è stata registrata una temperatura minima di -2,7 °C[10] mentre nel mese di giugno dello stesso anno si è registrata una temperatura massima di 45,5 °C.[11]

La tabella sottostante mostra i dati dei valori medi registrabili nel comune di Bitonto.[12]

Bitonto Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 10,511,413,617,422,226,529,129,325,420,215,712,111,317,728,320,419,5
T. min. media (°C) 4,24,36,08,512,316,218,819,016,212,48,65,84,88,918,012,411,0
Precipitazioni (mm) 52584643393022264961626017012878172548
Umidità relativa media (%) 78,477,175,172,069,165,261,663,670,777,379,379,478,372,163,575,872,4

La maggiore piovosità si registra durante l'autunno e l'inverno, mentre i mesi estivi sono più secchi, talvolta con piogge del tutto assenti.

Storia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Storia di Bitonto.

Origini

Secondo la tradizione, Bitonto sarebbe stata fondata dal re illirico Botone, dal quale deriverebbe il nome.[16] La presenza umana nel territorio, risale all'epoca neolitica, testimoniata da insediamenti in grotte e da menhir.[17] Una necropoli dell'età del ferro era situata presso un'ansa del torrente Tiflis, nella lama. Ciò fa presumere che la città fosse sede di una grande comunità che attirava la popolazione sparsa nelle campagne.[18]

La città fu un importante centro peuceta,[19], e dal VI secolo subì l'influenza delle città magnogreche, in particolar modo di Taranto.[19] Dal III secolo a.C., quando la lega peuceta si sciolse, si dotò di una zecca,[19] come dimostrano le stesse monete, rinvenute nel centro storico, che riportano l'immagine di una civetta con un ramo di olivo, altre una conchiglia, altre un granchio, altre ancora la testa di Atena. Il retro di queste monete riporta la legenda in caratteri greci "BYTON TINON" accompagnata in alcune dall'effigie dell'eroe tarantino Falanto, in altre da una spiga di grano, in altre ancora da un fulmine.[20] Un'altra necropoli, risalente al IV-III secolo a.C., è stata inoltre rinvenuta nell'attuale centro urbano.

Periodo romano

 
Schizzo della Tavola Peutingeriana nei pressi di Bitonto

In epoca romana fu municipio,[20] mantenendo comunque il culto riservato alla dea Minerva, che veniva considerata dea protettrice non solo di Bitonto, ma di molte altre città apule e italiche. A lei veniva attribuito il dono dell'ulivo alla città. Un tempio a lei dedicato doveva collocarsi su uno sperone che domina il Tiflis, tra le attuali chiese di San Pietro in Vincoli e San Francesco la Scarpa. La presenza del tempio in quel periodo è confermata da una lastra di pietra cubica di epoca romana, riusata nelle mura della sacrestia dell'attuale chiesa.[21]

La città era attraversata dalla via Traiana nel punto in cui il tracciato di quest'ultima si ramificava in due: la mulis vectabilis via per Peucetios citata da Strabone, che passava per Celiae, Azetium e Norba e la via Minucia Traiana, che passava per Barium. Le due vie, poi, si ricongiungevano ad Egnazia.[22] Fu stazione di sosta menzionata nell'Itinerarium burdigalense,[23] nell'Itinerario antonino,[24] nella cosmografia ravennate[25] e nella Tavola Peutingeriana.[26] Fu inoltre citata da Marco Valerio Marziale,[27] da Sesto Giulio Frontino[28] e da Plinio il Vecchio. Quest'ultimo fa riferimento solo al nome degli abitanti.[29]

Medioevo

 
Grifone a mosaico rinvenuto nella chiesa precedente all'attuale concattedrale.

Dopo la dissoluzione dell'Impero Romano d'Occidente, il dominio di Odoacre e il regno gotico, gran parte della Puglia, inclusa Bitonto, fu riconquistata dall'impero Romano d'Oriente nell'ambito della "restitutio" giustinianea e si trovò coinvolta in una fase di lotte. La Puglia, come le altre regioni costiere italiane, infatti, era minacciata dalle scorrerie dei pirati saraceni. Al V-VI secolo risalgono i resti di una chiesa rinvenuti negli scavi sotto l'attuale concattedrale.[30]

Successivamente, Bitonto fu nodo strategico nel sistema viario pugliese, centro gastaldale e roccaforte del Thema di Longobardia.[31] Nel 975 il catapano bizantino Zaccaria saccheggiò la città[32] dopo aver sconfitto i Saraceni ed ucciso il loro capo, Ismaele;[33] nel 1010 la città fu teatro della rivolta di Melo di Bari contro gli stessi bizantini.[34] Mesardonite fu mandato in Puglia per arginare la rivoluzione. Morì a Bitonto nel 1017.[35] Superate le lotte contro i saraceni, la città si dotò di mura.[36]

Al Principato Longobardo subentrarono i normanni di Ruggero II e Guglielmo il Malo e II, sotto il cui dominio, nell'XI secolo, Bitonto visse un periodo di rinascita dal punto di vista civile e culturale.[37] Tale rinascita ha avuto come protagonista il bitontino Maggiore che, a seguito della distruzione di Bari da parte di Guglielmo il Malo, assunse la suprema carica di regio giustiziere. Grazie a lui e con l'aiuto dei Benedettini, che nel frattempo si erano stabilizzati in città,[38] prese il via la costruzione della nuova cattedrale che richiama la vicina basilica di San Nicola a Bari. Al 1089 risale la prima notizia certa dell'esistenza del vescovado bitontino.[39] I Benedettini si stanziarono fuori le mura della città, costruirono un'abbazia dedicata a San Leone e diedero un forte impulso all'economia cittadina, grazie anche alle nuove tecniche agricole e alla bonifica di nuove terre.

Fu proprio in epoca normanna che Bitonto si accinse alla costruzione della cattedrale. Inoltre sotto i normanni e gli angioini la città si rivestì di nuove mura.

La tradizionale "fiera di San Leone", che si svolge il 6 aprile per commemorare il Santo, si originò probabilmente proprio nell'XI secolo.[38] Già celebre nel XIV secolo come fiera di animali, venne citata nel Decamerone di Giovanni Boccaccio:[40]

«Non avendo adunque più modo a dover fare della giovane cavalla, per le parole che dette avea compar Pietro, ella dolente e malinconosa si rivestì, e compar Pietro con uno asino, come usato era, attese a fare il suo mestiere antico, e con donno Gianni insieme n'andò alla fiera di Bitonto, né mai più di tal servigio il richiese.»

Un documento del 1098 attesta come in tale data Guglielmo d'Altavilla si proclacmò dominator civitatis Botonti.[41] instaurando una sorta di contea feudale.

Con Federico II fu civitas specialis e rimase sempre nell'ambito del regio demanio, ossia alle dirette dipendenze della corona,[42] escludendo il periodo feudale che va dal 1412 al 1551. Il 29 settembre 1227 inoltre, Bitonto fu teatro della scomunica, da parte di papa Gregorio IX, di Federico II accusato di essere sceso a patti con il sultano al-Malik al-Kamil.

Sin dal XII secolo erano frequenti i rapporti commerciali con Venezia, che valutava l'olio d'oliva bitontino più di ogni altro nella penisola italica: l'olio locale veniva venduto a 3 ducati per 1000 libbre a differenza di un solo ducato per tutti gli altri in Italia. Già nel Duecento iniziarono le dispute di confine con Bari per il possesso del porto di Santo Spirito, attraverso il quale si svolgevano i traffici marittimi. Nel 1265 il confine tra le due città venne fissato all'Arenarum, tra Palese e Santo Spirito, ma il conflitto continuò ancora nei secoli successivi.[43]. Agli Svevi subentrarono gli Angioini: Carlo I d'Angiò contribuì a formare in città una nuova nobiltà, composta soprattutto dai Rogadeo, Bove, Planelli e Labini, dedita ai traffici ed al commercio. Tra i principali esponenti di quel tempo ci furono Sergio Bove, Regio secreto e Giacomo Rogadeo, portulano d'Adriatico, entrambi originari di Ravello, sulla costa Amalfitana. Nel XIV secolo Bitonto fu tra le città più popolose della Terra di Bari, seconda solo a Barletta.

 
Antica litografia della città di Bitonto

Nel 1412 fu possesso feudale di Giacomo Caldora, duca di Bari. Il maggior esponente dei Caldora, Jacopo, fu gran capitano dei soldati di ventura e prese possesso della città nel 1433. Nel 1441 ebbe in feudo la città Giovanni da Ventimiglia, comandante generale delle armi regie di Alfonso I d'Aragona. Passò successivamente agli Orsini, il cui maggior esponente, Giovanni Antonio, concesse capitoli all'Università di Bitonto. Il feudo passò quindi agli Acquaviva d'Aragona e, con l'ascesa al potere degli Spagnoli nel Mezzogiorno, il Re Carlo V di Spagna dona in feudo Bitonto al Gran Capitano spagnolo Consalvo di Cordova, conquistatore, del Regno di Napoli.

Età moderna

Il 27 maggio 1551 la città riacquistò la propria autonomia e la regia demanialità, versando al duca di Sessa e alla corona spagnola una somma di 86 000 ducati (66 000 per la città di Bitonto e 20 000 per il porto di Santo Spirito). Gli statuti cittadini furono redatti nel 1565.[44] La disputa di confine con Bari per il possesso di Santo Spirito, iniziata nel XIII secolo, riprese vigore in quegli anni: nel 1527 Bona Sforza, duchessa di Bari, aveva dichiarato "zona promiscua" il territorio tra Modugno e il mare.[45] Il conflitto riprese in seguito tra l'"università" di Bitonto e quella di Bari: il consiglio di Napoli nel 1584 fissò nuovamente i medesimi confini del 1265.[46]

 
L'obelisco Carolino, eretto in seguito alla battaglia di Bitonto

Nel Seicento fu la seconda città di Puglia dopo Lecce[47] e visse una fioritura culturale, con la bottega di pittura di Carlo Rosa, l'"Accademia degli Infiammati", il musicista Tommaso Traetta, il matematico Vitale Giordano e Nicola Bonifacio Logroscino, attore dell'opera buffa.

Nel 1647 vi furono moti insurrezionali del popolo contro la nobiltà frenati solo dal conte di Conversano.[48] Il 26 maggio 1734, durante la guerra di successione polacca, nel campo di San Leone l'esercito spagnolo di Carlo di Borbone vi sconfisse gli Austriaci nella battaglia di Bitonto, assicurando ai Borboni il possesso del Regno di Napoli. Per celebrare l'avvenimento fu innalzato un obelisco noto come Obelisco Carolino.

Età contemporanea

Durante il Risorgimento il bitontino Giovanni Vincenzo Rogadeo fu nominato da Giuseppe Garibaldi primo governatore della Puglia e in seguito divenne senatore del Regno. Come sindaco della città, tra il 1870 e il 1875, promosse un "consorzio per oli tipici", un "gabinetto di lettura"[49] e una "scuola serale di disegno",[50] oltre a occuparsi della viabilità e degli accessi ferroviari.

Nel 1893 avvenne l'uccisione di un delegato della finanza; nella vita politica cittadina si sviluppò il movimento socialista. In seguito ebbero rilevanza le figure del cattolico Giovanni Ancona Martucci e del vescovo Pasquale Berardi e ancora di Giovanni Modugno, aderente alla corrente politica di Gaetano Salvemini, tra il 1911 e il 1919.

Il 28 ottobre 1928 con r.d. la frazione di Santo Spirito, unico accesso alla costa e oggetto di dispute di confine tra le due città sin dal XIII secolo, passò, insieme a parte del territorio circostante per un totale di circa 16 km², al comune di Bari, per opera del podestà fascista di Bari (1926-1928), Araldo di Crollalanza (successivamente anche ministro dei lavori pubblici).

Il 26 febbraio 1984 la città fu visitata da papa Giovanni Paolo II.[51]

File:Bitonto-Gonfalone.png
Gonfalone del comune di Bitonto

Simboli

File:Stemmabitonto.jpg
Stemma del comune di Bitonto

Lo stemma di Bitonto, riconosciuto con decreto ministeriale del 25 giugno 1965[52] e descritto nello statuto comunale[53], raffigura in campo bianco un ulivo terrazzato di verde, simbolo di pace ed elemento distintivo del territorio bitontino.

All'ulivo sono affrontati due leoni, che vogliono richiamare la forza del potere esecutivo della città, tenuta dai nobili e popolari. Sui rami dell'albero, cinque storni appollaiati, rappresentanti i cinque casati che ebbero in feudo la città[54], beccano un'oliva ciascuno.

Lo scudo è sormontato da una corona marchesale e presenta alla base un ramo di ulivo e uno di leccio, annodati con un nastro rosso. Il nastro bianco sottostante riporta, in caratteri argentei, il motto in latino: Ad pacem promptum designat oliva Botontum.

Lo stemma ha una rilevanza storica in quanto, a seguito del riscatto dal giogo feudale, avvenuto nel 1551, assume l'aspetto definitivo. Il simbolo principale della città prima di quest'evento era costituito dal solo albero di ulivo. Esso infatti rappresenta il motivo ornamentale di molti edifici sparsi nel centro storico.

Proprio per ricordare questo evento, il comune di Bitonto ha istituito la "Giornata del Gonfalone" in cui si premia la personalità che mantiene più alto il nome della città. Tre i premiati dalla prima edizione del riconoscimento (2009): Pasquale Schiraldi, Vito Domenico Gala e Francesco Stellacci, giovani ed illustri ricercatori e cattedratici di origine bitontina.

Monumenti e luoghi d'interesse

Panoramica di piazza Cattedrale, nel centro storico di Bitonto.

Architetture religiose

Chiese

 
La concattedrale.
 
La chiesa di San Francesco la Scarpa nel centro storico
 
La facciata della chiesa di San Gaetano
 
Le decorazioni del portale della chiesa del Purgatorio
 
Particolare della cappella dei Misteri, nella chiesa di San Domenico
 
La chiesa di Santa Teresa ripresa da porta Pendile
 
Facciata della basilica durante l'uscita dei Santi Medici.
Duomo
Dedicato a San Valentino, è stato innalzato tra l'XI e il XII secolo[55] in stile romanico pugliese. La facciata è tripartita da lesene per tutta l'altezza ed è dotata di tre portali. La ricca decorazione scultorea del portale centrale, delle quattro bifore del registro superiore e del rosone a sedici raggi riprende scene del Nuovo Testamento e motivi zoomorfi. Lungo il fianco destro, caratterizzato da un esaforato e profondi arconi, si apre la Porta della Scomunica, così detta perché nel 1227 papa Gregorio IX vi scomunicò Federico II.[56] L'interno, con pianta a croce latina, è diviso in tre navate absidate. Notevoli il soffitto a capriate lignee con decorazione policroma e l'ambone federiciano, decorato con paste vitree secondo modelli islamici e recante i bassorilievi degli imperatori svevi. La cripta conserva i resti di una chiesa precedente (databili a partire dal V secolo)[57], tra i quali un brandello di mosaico raffigurante un grifone, risalente all'XI secolo. Nella cattedrale sono conservati i simulacri di Maria Santissima Addolorata e di Maria Santissima Immacolata patrona della città.
Chiesa di San Francesco d'Assisi
La chiesa di San Francesco d'Assisi, detta della Scarpa, fu costruita nel punto più alto di Bitonto sulle rovine del tempio romano di Minerva, nel 1283. Secondo la tradizione fu costruita a testimonianza della visita, nel 1222, di san Francesco d'Assisi con il suo confratello Luca da Bitonto.[58] Sino al XIX secolo l'edificio fu affidato ai frati francescani, che nei pressi vi costruirono un convento e un seminario. La chiesa venne chiusa al culto nel 1970. La facciata, in stile tardo romanico, si caratterizza per un portale con arco a sesto acuto e sormontato da un archivolto con decorazioni floreali e di buoi, in omaggio alla famiglia Bove che promosse l'edificazione della chiesa, e per un'ampia trifora sorretta da colonnine, pure racchiusa in un arco a sesto acuto. Sono affiancati alla facciata il cappellone cinquecentesco munito di cupola e un campanile seicentesco, suddiviso in tre registri da cornici marcapiano e sormontato da una cupola a bulbo.
Chiesa di San Gaetano
Commissionata dai Teatini nel 1609[59] e realizzata secondo il progetto di Dionisio Volpone di Parabita, fu eretta in piazza Cavour in stile barocco sull'antico palazzo dell'Universitas. La struttura venne consacrata nel 1730.[60] La facciata è composta da due registri. Il primo è scandito da sei lesene, il secondo da quattro. Eentrambi i registri sono delimitati dalle lesene laterali. Alternati alle lesene, per entrambi i registri, vi sono delle nicchie che al centro lasciano il posto al portale, nel primo registro, e ad un finestrone nel secondo. La facciata si chiude con un timpano recante lo stemma dei Teatini. L'interno si compone di un'unica navata, terminante in tre absidi e delineata da quattro arcate per lato corrispondenti ad altrettante cappelle. Notevole l'altare in pietra del 1696 nella prima cappella a destra, patronato della famiglia Sylos-Sersale.[61] Le pareti della navata e il soffitto ligneo si presentano affrescati per opera del pittore bitontino Carlo Rosa. Nella chiesa sono conservati i simulacri di San Giuseppe, della Madonna della Salute, San Gaetano da Thiene e Sant'Andrea Avellino, questi ultimi due compatroni della città.
Chiesa del Crocifisso
Edificata dal 1664,[62] in luogo di una cappella rurale, su progetto di Carlo Rosa, che ne curò anche la decorazione interna, la chiesa presenta un'originale pianta a croce greca con cupole in asse ricoperte di chianchette. Il registro inferiore della facciata riecheggia i modelli classici, con lesene doriche e cornice a metope e triglifi; quello superiore, caratterizzato da una cornice spezzata su cui si innestano colonne ioniche che reggono un timpano curvilineo, presenta uno stile più vicino all'architettura barocca. L'interno, interamente affrescato, è opera di Carlo Rosa e degli allievi Nicola Gliri, Giuseppe Luce e Vitantonio de Filippis, che dopo la sua morte ne completarono il progetto.[63]
Chiesa del Purgatorio
Nelle vicinanze del palazzo Sylos-Calò. La costruzione ebbe inizio nel 1670 su disegno di Michelangelo Costantino, architetto anche del mausoleo Carafa in Cattedrale, e fu consacrata nel 1688 dal vescovo Massarenghi.[64] Il portale presenta linee architettoniche che si adattano alla facciata. Le lesene e il timpano del portale sono ornate da figure scheletriche e anime penitenti, come voluto dalle regole della Controriforma. L'interno della chiesa è ad un'unica navata delimitata da arcate. L'edificio conserva un reliquiario risalente al XVII secolo alcune tele e una effigie della Madonna. La chiesa è sede dell'Arciconfraternita di Santa Maria del Suffragio ecustodisce i simulacri della Madonna Addolorata, del Cristo morto, esposti durante la Settimana Santa, e di Sant'Anna.
Chiesa di San Domenico
La chiesa di San Domenico fu costruita, insieme al convento, per volere dei domenicani nel 1258. Ai frati fu concesso un piccolo chiostro e una chiesa dedicata a San Nicola su cui ve la costruirono. La chiesa venne consacrata nel 1302 edè formata da tre campate che sorreggono altrettante cupole emisferiche. La terza campata fu allargata nel corso del XVIII secolo trasformando la pianta della chiesa a croce latina. Così si sono realizzate due cappelle: una chiamata cappella dei Misteri, dove sono collocate le statue, realizzate nel XVII secolo, che sfilano durante la processione del venerdì Santo, l'altra dedicata a San Domenico. Nel 1809 la chiesa fu requisita e divenne sede comunale fino al 1934. Il valore artistico delle due cappelle, decorate e scolpite dalle maestranze locali secondo il gusto barocco, fanno della chiesa uno degli esempi più importanti del barocco pugliese, al di fuori del contesto salentino. Nella chiesa sono conservati i simulacri di San Domenico, San Vincenzo, della Madonna del Rosario, di Sant'Antonio da Padova, di San Rocco e le statue dei Misteri, nell'omonima cappella.
Chiesa di Santa Maria del Popolo (Santa Teresa)
La chiesa di Santa Maria del Popolo, detta pure di Santa Teresa perché nel 1702 fu concessa ai teresiani, venne costruita nel 1601. Alla severa facciata, che riprende i modelli del romanico pugliese, fa da contraltare l'interno fastosamente decorato con stucchi, marmi, cornici e festoni. Dell'adiacente monastero settecentesco è notevole il ricco portale. Il monastero è sede del Liceo Classico e Linguistico "Carmine Sylos".
Abbazia di San Leone
I primi documenti che affermano l'esistenza della fondazione benedettina risale al 1148.[65] Mentre al 1197 risale il primo documento che attesta la presenza di una fiera annuale: la fiera di San Leone che, nel corso del tempo, ha acquisito una certa fama, tanto da essere citata nel Decameron di Boccaccio. Con il passare del tempo l'abbazia acquisì sempre maggiore importanza e Ferdinando I nel 1494 la sopraelevò a Badia Regale, donandogli, tra l'altro il feudo di torre quadra, sulle murge bitontine. Passò successivamente ai cistercensi e agli olivetani. Il chiostro di cui è dotato è del 1524 e risalta lo stile rinascimentale, con colonne di gusto Veneto-dalmata. Nel 1809 fu soppressa e nel 1810 fu danneggiata a seguito della costruzione di una arteria stradale. Restaurata nei primi anni del Novecento, conserva anche un coro affrescato.
Basilica dei Santi Medici
La basilica fu edificata a partire dal 1960 secondo il progetto dell’architetto bitontino Antonio Scivittaro, professore di Architettura all'Università di Napoli. Fu consacrata dal vescovo di Bitonto Aurelio Marena nel 1973, e il 4 aprile 1975 venne elevata a basilica minore da papa Paolo VI.[66] Vi sono contenute le statue e le reliquie dei santi Medici Cosma e Damiano, attestate a Bitonto sin dal XVI secolo e in precedenza ospitate presso la chiesa di San Giorgio, divenuta insufficiente ad accogliere i numerosi pellegrini. Nella basilica sono conservati i simulacri dell'Angelo custode e di San Lorenzo. La facciata presenta tre portali di cui il centrale, più grande, in bronzo, e conserva un organo monumentale con 5000 canne. Sul cortile retrostante si erge il campanile, alto 50 m.

Chiese rupestri

 
La chiesa rupestre dell'Annunziata
Numerose sono le chiese situate nell'agro bitontino. Tra queste spicca una chiesa dedicata alla Madonna di Costantinopoli, e situata in direzione di Modugno. È formata da un ambiente unico voltato a crociera con tre finestre, la più grande delle quali è stata aggiunta in seguito insieme ad una porta accanto al semplice portale. Di notevole interesse era la chiesa di Sant'Aneta dell'XI secolo,[67] situata in direzione di Molfetta ed oggi completamente rasa al suolo. Era dotata di un abside ed aveva ua pianta a croce greca. Sempre in direzione di Molfetta è la chiesa di Santa Croce, databile tra X e XI secolo,[68] a pianta rettangolare con cupola quadrangolare e l'interno divisa in nicchie affrescate. La feritoia dell'abside assicura l'illuminazione interna. L' esempio più importante dell'architettura rupestre a Bitonto è data dalla chiesa dell'Annunziata, in direzione di Palese e oggi in territorio di Bari (ma di proprietà del comune di Bitonto). La chiesa risale forse al X secolo,[69] ha una pianta quadrata e un altare settecentesco. L'ambiente interno è interamente affrescato, probabilmente a seguito di una sua ricostruzione nel 1585.

Altre architetture religiose

Architetture civili

Palazzi

 
Cortile del Palazzo Sylos-Vulpano
 
Loggiato del palazzo Sylos Calò.
 
Facciata del palazzo De Lerma
Palazzo Sylos-Vulpano
Oggi monumento nazionale[70], il palazzo fu costruito nella seconda metà del Quattrocento per volere di Giovanni Vulpano, riutilizzando forse una torre medievale del XII secolo. Oltre il portale con elementi tardo-gotici aragonesi, si apre un cortile che riprende lo stile rinascimentale napoletano dove, nel fregio, diversi personaggi del casato sono raffigurati insieme a condottieri ed imperatori romani.[71] Allo stemma della famiglia Vulpano si aggiunse quello della famiglia Sylos, quando con l'estinzione della prima questa divenne proprietaria del palazzo.[70]
Palazzo Sylos-Calò
Edificata tra il 1529 e il 1583 da Giovanni Alfonso Sylos[72], in stile tardo-rinascimentale, la residenza nobiliare ha una facciata irregolare sulla quale si apre un portale inquadrato da lesene e con due effigi imperiali sotto il cornicione. Il loggiato, realizzato su due livelli, è stato considerato l'espressione più ricca del Rinascimento pugliese.[73] Il porticato si erge su otto colonne; l'androne è coperto da volte ribassate con lunette e presenta colonne lisce con capitelli corinzi, ripresi dal rinascimento fiorentino. Dal 2009 l'edificio ospita la Galleria nazionale della Puglia, che custodisce una ricca collezione di dipinti di arte moderna donata allo Stato da Girolamo e Rosaria De Vanna.
Palazzo De Ferraris-Regna
Il nucleo originario risale al XIV secolo e fu realizzato dai De Ferraris, nobile famiglia genovese che si stanziò nel XIV secolo a Bitonto.[74] Anticamente il palazzo si estendeva fino all'Arco Pinto. Tra il 1586 e il 1639 fu ricostruito per volere della famiglia Regna (giunta a Bitonto nel XIII secolo con Paolo Regna, preso in ostaggio a Milano da Federico II).[74] Il palazzo presenta un portale con colonne di ordine dorico poggianti su un semplice basamento. I loggiati interni sono realizzati in epoche diverse: il primo piano e il cortile risalgono al XIV secolo, mentre il piano superiore è più recente. Le finestre sono state trasformate in seguito in balconi. Il portale è in stile tardorinascimentale, con la data (1586) incisa sul portale stesso.[74]
Palazzo De Lerma
Fu fatto costruire accanto alla concattedrale, in un'area precedentemente inclusa nelle proprietà del vescovo nel XVI secolo, da Girolamo De Lerma, duca di Castelmezzano e appartenente ad una famiglia giunta in Italia dalla Spagna verso il 1500. Sulla sua destra preesisteva la chiesetta della Santa Maria della Misericordia,[75] della quale si conserva il portale principale (risalente al 1586[75]) con, sulla parte superiore, il bassorilievo di una pietà. Il palazzo è coronato da un ricco cornicione ed è in stile rinascimentale anche se successivamente vi furono delle trasformazioni e delle aggiunte in stile barocco, cui seguì l'aggiunta dei balconi nel XVIII secolo. La facciata del palazzo è prospiciente con il sagrato della concattedrale e tra di essi vi è una loggia cinquecentesca chiamata loggia delle benedizioni. Essa è realizzata in stile rinascimentale ed è posizionata ad angolo.
Palazzo Sylos Sersale
La costruzione del palazzo ha inizio dopo il matrimonio tra i nobili Alfonso Sylos e Isabella Sersale nel 1574. Il palazzo ha un impianto sobrio ma presenta elementi decorativi di gusto barocco. In particolare il portale è fiancheggiato da colonne ornate da sagome cilindriche lungo il fusto. Le colonne, insieme con una trabeazione riccamente decorata, sorreggono un balcone dalle balaustre in pietra. La ricca cornice del finestrone è interrotta dallo stemma di famiglia che raggruppa elementi degli stemmi dei Vulpano, Sylos e Labini. Il vestibolo, voltato a botte, è composto da un cortile ed una loggia a tre campate.

Ville

Villa Sylos
La villa Sylos, detta comunemente "La Contessa", si sviluppa ad L su più livelli. L'ingresso della villa è preceduto da un portale il cui interno è voltato a botte ribassata. Un selciato attraversa il portale fino all'ingresso della villa, formato da due stipiti e architrave con cornice su cui vi è lo stemma della famiglia Sylos-Labini. A destra, in serie, si aprono tre finestre. La facciata laterale sinistra è formata da una finestra e un accesso simili quelli della facciata d'ingresso. La facciata retrostante è identica a quella anteriore. La porta, sulla sinistra, è, però, dotata di un portico a cinque campate, chiuso alla parte esterna. La facciata destra è dotata di sei finestre: quattro piccole e due più grandi. Nell'area recintata della villa si trova una torre, risalente al XV secolo,[76] a cui è addossato un portico ad una campata con volta a crociera. Infine, un viale porta alla chiesetta di San Tommaso realizzata in pianta quadrata e coperta da volta a crociera.

Altre architetture civili

  • Casa Grottola
  • Masseria Boquicchio
  • Palazzo Sylos-Sersale,
  • Palazzo Spinelli-Regna
  • Palazzo Bove
  • Palazzo Termite
  • Palazzo Sisto
  • Palazzo Rogadeo
  • Palazzo Alitti
  • Palazzo Gentile
  • Palazzo Luise-Pannone
  • Villa Ferrara
  • Villa Rogadeo
 
La facciata del teatro.

Il teatro è situato ai margini del centro storico cittadino proprio a ridosso delle mura urbiche. La facciata è divisa sostanzialmente in due parti. La parte inferiore è in pietra, mentre la superiore è in intonaco. Nonostante le ridotte dimensioni ripropone la forma all'italiana e contiene tre ordini di palchi, un loggione, la galleria, una platea e un ampio palcoscenico. Una prima proposta di costruzione di un teatro che fosse aperto al pubblico, e quindi comunale, fu lanciata nel 1820, ma fallì. Tuttavia a partire dal 1835, un teatro nuovo per la città fu costruito per volere di ventuno famiglie nobili di Bitonto,[77] che desideravano un «teatro comodo e ben disposto pel sollazzo del pubblico», fu inaugurato nel 1838 con la messa in scena dell'opera Parisina di Gaetano Donizetti. Si trattava del primo teatro stabile della provincia di Bari.[78] Acquisito al patrimonio comunale nel 1989 e riaperto nel 2005 dopo un cinquantennio di chiusura, è stato intitolato nell'occasione al musicista bitontino Tommaso Traetta.

Architetture militari

Mura e porte

La fortificazione della città risale al periodo normanno. Tra l'XI e il XII secolo infatti, si ha la costruzione di gran parte del tratto murario che costeggia il centro storico, per una lunghezza di circa 2000 m, nonché delle torri a base quadrata e di cinque porte: Pendile, Nova, Robustina, La Maja e Baresana.[79]

Durante il periodo angioino la difesa della città non fu trascurata; furono, infatti, innalzate le torri cilindriche, tra cui il torrione, la torre più imponente e più resistente, e restaurate porta Pendile e porta Robustina. Tra il XV e XVII secolo, furono attuati dei restauri e reintegrazioni che interessarono soprattutto il tratto tra Porta La Maja, piazza Castello e Vico Goldoni, cosa che comportò un avanzamento di tale tratto rispetto al vecchio allineamento normanno. Fu realizzato il Trione, cioè un torrione, posto sull’estremo orientale della città antica, laddove probabilmente sorgeva una torre più vecchia.[80] Oggi delle mura, rimangono lunghi tratti che delimitano la parte meridionale del centro storico mentre della parte settentrionale rimane ben poco. Delle cinque porte originarie rimangono solo porta La Maja, e porta Baresana, mentre molte torri, sia angioine che normanne, sono ancora esistenti.

Torrione angioino
 
Torrione angioino.
Il torrione angioino è una torre cilindrica del XIV secolo[81]. Fu utilizzata come torre di avvistamento e di difesa, e i suoi sotterranei vennero adibiti a luogo di detenzione. Ha un'altezza che supera i 24 m, e un diametro di circa 16,[82] Si divide in tre livelli e faceva parte di una piazzaforte con ventotto torri e cortine.[83] Il basamento è composto da pietra calcarea per oltre 4 m, mentre la parte restante è realizzata in bugnato. In cima è visibile la merlatura, sempre in bugnato. È dotata di mura spesse quasi 5 m[82] che rende la torre molto resistente, tanto che nel 1503 il duca di Nemours definiva il torrione più forte della torre di Bruges e Montemar lo citò tra i luoghi più forti del Regno di Napoli.[84] L'interno è composto da tre ambienti poveri. Quella del piano terra è di pianta circolare e ci si entra da una apertura di appena 80 cm. La copertura è a volta semisferica. Il primo piano conserva una pianta ottagonale e la copertura è formata da una volta a crociera. Il secondo piano è, infine, nuovamente di pianta circolare. Recentemente è stato riportato alla luce l'originario fossato e ne hanno permesso l'utilizzo come sede museale. Attualmente sono in corso dei lavori di restauro e riqualificazione del fossato, parte integrante di un progetto che rivaluterà piazza Cavour, su cui è affacciato il torrione.
Porta Baresana
In origine la porta era detta "della marina", perché sita in direzione di Santo Spirito. Successivamente ha mutato il nome. Fu costruita presumibilmente nel XVI secolo[85]. Tuttavia un secolo più tardi fu ricostruita in seguito ad un danneggiamento.[82] La facciata anteriore conserva uno stile rinascimentale con l'accesso costituito da un arco a tutto sesto e affiancato da paraste terminanti in un architrave. Su questo è stata aggiunta la copia di una predella policroma, un dipinto rappresentante i santi protettori della città. Più in alto la facciata reca uno stemma dei Savoia che sostituisce lo stemma della città aggiunto nel 1551 in occasione del riscatto della città dal feudatario. La parte superiore della facciata anteriore è costituita dal vano dell'orologio, aggiunto nel Novecento. Sul vano dell'orologio si erge una statua dell'Immacolata, che nasconde la campana dell'orologio. La facciata retrostante presenta un fornice a ghiera affiancato da paraste in bugnato, similmente alla facciata esterna ma con degli zoccoli di basamento più alti. Sull'architrave, che presenta lo stemma della città si erge il timpano in cui è situato, nel mezzo, il secondo quadrante dell'orologio.
Porta La Maja o del Carmine
La porta deve il suo nome in virtù della sua posizione prossima alla lama. È detta, però, anche "del Carmine" (la stessa porta reca l'iscrizione IANUA CARMELI). Fino alla prima metà del Seicento, la porta la Maja, anche detta del Carmine, era costituita da un semplice un ambiente chiuso da una volta a botte acuta, esattamente come appare dalla facciata interna.[86] Dal 1677 la facciata esterna viene inglobata in un ricco paramento così come appare oggi.[86] Si tratta di una coppia di colonne binate a fasce orizzontali, poggianti su piedritti e terminanti con capitelli dorici, che sorreggono due trabeazioni da cui si innalzano i rispettivi timpani. Con il nuovo paramento, l'arco diventa semicircolare e le sue decorazioni si sovrappongono all'architrave. Nell'ambiente superiore è uno stemma dei Savoia e una statua della Madonna del Carmine. Una cornice unifica l'ambiente sovrastante al resto della struttura. Fiancheggiano la porta una torre normanna, sulla destra, di forma rettangolare, e una torre angioina, sulla sinistra, cilindrica.

Torri di campagna

Oltre alle torri che costellano la cinta muraria della città, sono presenti, nell'agro bitontino, diverse torri di campagna, realizzati soprattutto per scopi difensivi. Torre Santa Croce fu addossata alla chiesa omonima nel XV secolo.[87] Torre Spoto è situata nelle vicinanze della strada che porta a Ruvo di Puglia. È realizzata su tre livelli, i primi due coperti da volte a botte, mentre il terzo livello è privo di copertura. Questa torre è stata il quartier generale di Montemar e le sue truppe durante la battaglia di Bitonto. Torre D'Agera è del XV secolo,[88] è situata in direzione di Giovinazzo e apparteneva alla nobile famiglia degli Agera. Fortemente degradata, si estende su due livelli e conserva una bifora. Torre Pingiello fu innalzata probabilmente agli inizi del 1700. Nei pressi della torre sono stati rinvenuti frammenti ceramici databili al V secolo a.C.[89] Del 1621, come riporta l'architrave dell'ingresso, è invece la data di costruzione della torre Carriere, appartenente ad una famiglia proveniente dal Veneto. Situata a ridosso della lama è la torre Pozzo Cupo del XVI secolo. Torre Morea si trova sulla strada che portava a Silvium (Gravina di Puglia). Fu realizzata nel XVI secolo, si eleva su due piani ed è adornata all'ingresso da una nicchia un tempo affrescata. La torre Ranocchio è datata ai primi anni del XVI secolo. Si erge su due piani ed è situata in direzione di Palo del Colle.

Altro

Obelischi

 
La guglia dell'Immacolata.
Guglia dell'immacolata
La guglia o gloria dell'Immacolata è un piccolo obelisco barocco situato su piazza Cattedrale. Fu realizzata in seguito ad una scossa di terremoto avvenuta nel 1731.[90] La scossa provocò diversi danni nei dintorni mentre Bitonto rimase illesa. Tale evente fu ritenuto miracoloso e accrebbe la devozione per l'Immacolata, in memoria della quale fu realizzato questo obelisco. La guglia fu commissionata dalla famiglia Calamita. A base quadrangolare con gli angoli smussati si eleva per quattro ordini, l'una più piccola dell'altra, in cui sono interposte tre cornici. Su di essi insistono dei putti seduti o in piedi con cartegloria e lampade. In cima svetta la statua bronzea dell'Immacolata.
Obelisco Carolino
Situata su piazza XXVI maggio 1734, fu costruita su ordine di Carlo III di Borbone nel 1741, in ricordo della battaglia che gli assicurò il Regno delle Due Sicilie. L'obelisco fu progettato da Giovanni Battista Medrano,[91] autore della reggia di Capodimonte e del Teatro Massimo di Palermo. La base è costituita da un crepidine su cui è allocato il plinto, di base quadrata con angoli smussati. Per ciascun lato sono apposte targhe marmoree recanti, in latino, una sintesi della battaglia e il ruolo degli autori della battaglia: Carlo III, Filippo V di Spagna, duca di Montemar. Il basamento termina con una cornice su cui si innalza una lunga piramide che fa raggiungere all'obelisco l'altezza di 18 metri. Qui sono apposti su ciascun lato un simbolo bellico: fascio, scudo, bandiera e corazza. Sulla sommità sono situati quattro stemmi dei Borbone con, in cima, una corona regia.

Aree naturali

Parco nazionale dell'Alta Murgia
Il comune di Bitonto fa parte del Parco nazionale dell'Alta Murgia. Le parti più interne del territorio comunale, per un totale di 1959 ettari, sono comprese entro i confini del Parco,[92] che si estende per 68 077 ettari complessivi. La presenza animale in questo spazio di quasi 2000 ettari è caratterizzata da istrici, volpi e tassi. Ma ci sono anche rettili come lucertole sicule, vipere e bisce. Il parco ospita inoltre la più numerosa popolazione italiana della specie prioritaria falco naumanni, comunemente noto come grillaio ed è una delle più numerose dell'Unione Europea.
Parco regionale Lama Balice
L'area protetta, identificata come parco naturale attrezzato nel 1980 e come parco naturale regionale dal 2007,[93] si estende per 504 ettari tra i comuni di Bari e Bitonto lungo il percorso dell'omonima lama, una delle più lunghe della provincia.[94] Il torrente che vi scorre, chiamato un tempo Tiflis, è solitamente in secca, ma in occasione di abbondanti precipitazioni si gonfia per l'apporto di acqua piovana. Da punto di vista naturalistico la lama è area di sosta per l'avifauna e mantiene in ampi tratti l'originaria macchia mediterranea. I numerosi casali, chiese e masserie, oltre che i resti di epoca protostorica restituiti dalle numerose cavità naturali, attestano la continua frequentazione umana del sito, che per secoli è stato via naturale di accesso alla città di Bari.

Società

Evoluzione demografica

Abitanti censiti[95]

Etnie e minoranze straniere

I cittadini stranieri residenti in città sono 968[96], così suddivisi per nazionalità (sono indicati solo i dati superiori alle 100 unità):

Nazionalità Residenti
  Albania 239
  Romania 188
  Tunisia 148

Lingue e dialetti

  Lo stesso argomento in dettaglio: Dialetto bitontino.

Il dialetto bitontino è una varietà linguistica che si colloca nell'ambito dei dialetti pugliesi centrali. È stato oggetto di numerosi studi,[97] e reca traccia della lunga presenza di dominazioni diverse (greci, francesi, austriaci e spagnoli).

Nella pronuncia dialettale tutte le vocali protoniche e postoniche, esclusa la "a" protonica, hanno ceduto il posto ad una "e" muta simile a quella francese.[98] Le vocali accentate sono rimaste tali in sillabe aperte (ad esempio l'italiano "mosca" diventa "mòsche"), mentre si sono trasformate in dittonghi diversi in sillabe aperte:

La "a" muta nel dittongo "èu" (ad esempio "mano" in italiano, diventa "mèune"). La "e" si trasforma nel dittongo "ài" o "èi" (ad esempio, l'italiano "treno" diventa "tràine" o "trèine").
La i, muta nel dittongo "ói" (ad esempio, l'italiano "partita" diventa "partóite").
La "o", diviene invece "àu" (ad esempio l'italiano "scopa" diventa "scàupe").
La "u" si trasforma nel dittongo "ìu" o "éu" (ad esempio, l'italiano "tu" diventa téue o "tìue").

L'articolo singolare femminile è "la", quello singolare maschile "u", mentre il plurale di entrambi i generi è "re".

Religione

  Lo stesso argomento in dettaglio: Diocesi di Bitonto.

Bitonto, con Bari, è sede della diocesi di Bari-Bitonto. La diocesi di Bitonto ha un'origine che può essere fatta risalire al tempo della piena conversione della Puglia. La cronotassi episcopale parte infatti dal 515. Sebbene vi siano notizie confuse circa la presenza di un certo Andreano, vescovo di Bitonto intorno al 734,[99] il primo vescovo di Bitonto di cui si hanno notizie dettagliate fu Arnolfo nel 1087. Nel 1818 la diocesi di Bitonto venne unita aeque principaliter a quella di Ruvo ma nel 1978, con le dimissioni del vescovo Marena, la diocesi fu affidata in amministrazione apostolica a vescovi delle diocesi vicine e il 30 settembre 1982 fu nuovamente separata.[100]

Il 26 febbraio 1984 è da ricordare la visita di Papa Giovanni Paolo II a Bitonto nel cui discorso rende omaggio ai cittadini bitontini: "il mio viaggio a Bari sarebbe stato incompleto senza questo incontro con voi, uomini e donne di Bitonto che con la vostra quotidiana fatica rendete feconda questa terra, traendone prodotti abbondanti e universalmente apprezzati".

Bitonto fu dapprima unita in persona episcopi all'arcidiocesi di Bari-Canosa e poi, con la riforma del 30 settembre 1986 che riordinò le sedi diocesane in Italia, fu inconcepibilmente aggregata a questa, assumendo il suo nome attuale. In occasione del Congresso Eucaristico Nazionale del maggio 2005, l'arcidiocesi di Bari-Bitonto fu meta del primo viaggio apostolico di Benedetto XVI dopo l'elezione a papa.

Presente nella città è anche la comunità dei testimoni di Geova, che hanno a disposizione la "sala delle Assemblee", una struttura di grandi dimensioni che è un punto di riferimento per i testimoni di Geova di tutta la regione.

Tradizioni e folclore

Feste Patronali

 
La Madonna appare al Generale Montemar

La città di Bitonto venera come santa patrona l'Immacolata Concezione, La cui devozione risale al 1731, quando la città rimase illesa in seguito alla scossa di terremoto che provocò invece diversi danni nei dintorni. Questo evento fu attribuito all'Immacolata e in suo onore fu quindi fatto erigere in piazza Cattedrale la guglia dell'Immacolata. È però il miracolo occorso tre anni dopo durante la battaglia di Bitonto che consolida la figura dell'Immacolata come patrona della città.

Bitonto era coinvolta nella guerra per il possesso del Regno di Napoli, conteso tra austriaci e spagnoli. Il Principe di Belmonte, comandante dell'esercito austriaco, aveva deciso di disporre le proprie difese a Bitonto, che aveva deciso di aiutarli concedendo alcuni edifici come ospedale. Gli Austriaci, però, furono ugualmente sconfitti.

All'alba del 26 maggio 1734 il generale Montemar, comandante dell'esercito spagnolo, meditava di saccheggiare Bitonto per punirla della sua fedeltà al nemico. L'esercito spagnolo stava per mettere a ferro e fuoco la città quando, secondo la tradizione, al generale apparve l’Immacolata Concezione che gli intimò di non attaccare la città.[101]

In seguito ad un nuovo evento miracoloso attribuito alla Vergine, l'Immacolata fu dichiarata patrona di Bitonto e su porta Baresana, luogo dell'apparizione, fu posta una statua dell'Immacolata a ricordo dell'evento.[101] Il nuovo re del Regno di Napoli, Carlo di Borbone nominò Montemar duca di Bitonto e in memoria dell'evento fece erigere sul luogo del campo di battaglia, oggi appunto piazza XXVI maggio 1734, l'Obelisco Carolino.

Ogni anno i festeggiamenti in onore della Patrona cominciano già dal pomeriggio del 25 maggio con la processione di trasferimento del simulacro dell'Immacolata dalla cattedrale alla basilica dei Santi Medici. Alle 20,00 si ha invece lo scoprimento del quadro, una tela di Tina Masciale, rappresentante l'apparizione,posizionata presso porta Baresana e coperta da un telo. Alle prime ore del mattino del 26 maggio, intorno alle 7,00, viene celebrata una messa di ringraziamento alla Patrona sul sagrato della basilica. Terminata la messa il simulacro viene riportato con un'altra processione in cattedrale. Nel pomeriggio del 26 si tiene il corteo storico che propone una rievocazione storica della battaglia.

L'organizzazione delle feste patronali è gestita dal Comitato Feste Patronali "Maria Santissima Immacolata" . In occasione delle festività patronali, in corso Vittorio Emanuele, porta Baresana e l'area tra piazza Marconi e piazza Aldo Moro, sono allestite le luminarie e, in piazza Cavour, una cassa armonica. Nel tardo pomeriggio vi è la processione solenne in cui il simulacro della Patrona viene portato per tutto il centro di Bitonto in festa dove i cittadini salutano la loro Patrona che li salvò nel lontano 1734.

Festa dei Santi Medici

  Lo stesso argomento in dettaglio: Culto dei Santi Medici a Bitonto.
File:Santimedici.JPG
I Santi Medici escono dal santuario

La devozione per i santi medici Cosma e Damiano si può far risalire al X secolo, testimoniata dalla presenza di affreschi in una grotta nei pressi di lama Balice[102]. Fu però nel 1572 che giunsero a Bitonto le reliquie delle braccia dei taumaturghi[102]. Il numero sempre più crescente di pellegrini nel tempo ha richiesto la costruzione della moderna basilica inaugurata nel 1973 ed elevata a basilica pontificia da Paolo VI nel 1975. I festeggiamenti, che iniziano il 26 settembre con una novena di preghiera,[103] culminano la terza domenica di ottobre[103], con una processione che dura all'incirca dodici ore e inizia con l'uscita delle statue dal santuario che avviene verso le 8,30. Con lo sguardo rivolto alle statue, i più devoti percorrono all'indietro l'intero l'intero itinerario. Tra di loro alcuni camminano scalzi oppure portano pesanti ceri[103]. Costoro, posizionati davanti alle statue (dietro l'intera folla), accompagnano gruppi di partecipanti che cantano la devozione ai due santi. Tanti fedeli residenti nei centri vicini, manifestano la loro devozione raggiungendo Bitonto a piedi e baciando le statue dei santi.

La processione termina in serata con l'ostensione delle reliquie, i fuochi d'artificio, e la messa solenne nel santuario, celebrata dal vescovo dell'Arcidiocesi di Bari-Bitonto, ascoltata in piazza grazie ad un sistema di megafoni posti in quattro punti della piazza stessa. Durante la festa si tiene inoltre una fiera tradizionale che si ripete il giorno dopo e la domenica successiva.

Nel 1993 è stata istituita la fondazione, dedicata ai due santi, per dare maggiore sviluppo alle attività di volontariato medico-sanitarie e di assistenza per gli indigenti, iniziate già dal 1986 ad opera di circa 150 volontari (mensa per i poveri, ambulatorio gratuito, casa di accoglienza per i senza tetto, centro di ascolto, ospitalità per i profughi).[104] L'ultimo obiettivo raggiunto è stata la costruzione di un hospice, entrato in funzione nel 2007, che ospita un centro di cure palliative (globali) per malati terminali.[105]

Panoramica della processione dei Santi Medici vicino alle statue, in via Giacomo Matteotti

Riti della Settimana Santa

  Lo stesso argomento in dettaglio: Settimana Santa di Bitonto.

I riti della settimana Santa assumono grande importanza a Bitonto. I riti in realtà, cominciano già il venerdì di passione: quella mattina, dalla concattedrale ha inizio una processione. A sfilare è l'Addolorata vestita di pizzo nero, con lo sguardo frontale, il cuore trafitto da uno spadino e mantiene un fazzoletto fra le mani. Essa è adornata con rose rosse ai suoi piedi e illuminata da 111 candele (poste in duplice fila intorno alla statua). A fare da cornice alla processione è la voce dei bambini delle scuole elementari della città che, con le loro voci bianche, intonano La Desolata, un inno composto nei primi anni del Novecento.

 
La Madonna Addolarata durante la processione di gala

Il giovedì Santo è destinato alla visita dei sepolcri che, secondo la tradizione bitontina, devono essere in numero di sette. Verso le 17,30, in piazza Cattedrale e piazza Cavour, nel centro storico, vi è l'esecuzione delle marce tradizionali e successivamente quelle funebri. Particolare attenzione deve rivestire la visita ai sepolcri della chiesa del Purgatorio e alle immagini, che partendo da qui saranno portate in processione il giorno seguente.

Verso mezzanotte arriva alla chiesa del Purgatorio il Trofeo floreale che custodisce una croce di argento del 1887[106] in cui è situato il "Legno Santo", due schegge del Sacro Legno della Croce, che furono donate dall'arcivescovo di Siponto e Manfredonia nel 1711.

Il venerdì santo si tengono due processioni: la processione dei misteri, e quella detta "di gala".

La processione dei misteri parte verso le 5,00 di notte, dalla chiesa di San Domenico, dove otto statue vengono portate in processione: Cristo nell'orto, Cristo alla colonna, Ecce Homo, Cristo con la croce, il Calvario, la Pietà, Cristo Deposto e l'Addolorata. Le prime sei furono realizzate nel 1714. Le altre due furono integrate nel 1721.[106] Le luci cittadine interessate da tale percorso vengono appositamente spente.

La "processione di gala" parte invece dalla chiesa del Purgatorio. Essa ha inizio al tramonto e termina solo all'alba del sabato santo percorrendo le vie del centro storico. Alla processione sfilano tre statue. Il Cristo Morto, (in dialetto: la neuche, "la culla"), realizzata a Napoli nel 1880,[106] è la prima partire. Segue l'Addolorata, dei primi del Settecento[106] e, infine, il Legno Santo, custodito in un trofeo floreale che ogni anno cambia tema, non prima di una delle tre copie della Sacra Sindone realizzata nel 1646.[107]

I portatori, che solitamente sono quattro e sorreggono a spalla le statue, sono vestiti con il tipico "stiferio", un lungo frac.

Festa della Madonna delle Grazie

Molto sentita è la festività in onore della Madonna delle Grazie, qui nota anche come Madonna del Miglio che si venera nella chiesetta di campagna a un miglio dall'abitato. In onore della Madonna delle Grazie tale chiesa viene aperta dal primo sabato dopo la Pasqua, per permettere ai fedeli di recitare la preghiera dei "sette sabati alla Madonna".

I festeggiamenti hanno inizio, per tradizione, l'ultima domenica di agosto, giorno in cui avviene il trasferimento della statua della Madonna (datata orientativamente alla seconda metà dell'Ottocento) con il carro tradizionale su cui prendono posto decine di bambini che annunciano con "Evviva Maria" l'arrivo della statua in città. Durante la settimana seguente la statua sosta presso la chiesa di San Pietro Nuovo in occasione della Settimana Mariana.

La prima domenica di settembre è dedicata alla festa vera e propria durante la quale la statua viene portata a spalla per le vie cittadine preceduda da una processione di fedeli e di confratelli (vestiti con la tipica mozzetta di colore azzurro). Il giorno successivo si procede al trasferimento della statua sul carro tradizionale, presso la chiesa di campagna.

Altri riti tradizionali

Enti e Istituzioni

Forze di polizia e giustizia

  • Comando dell'Arma dei Carabinieri
  • Comando di Polizia Municipale
  • Commissariato della Polizia di Stato
  • Tenenza della Guardia di Finanza
  • Sezione Distaccata del Tribunale di Bari[108]

Strutture sanitarie

  • Ospedale civile "Umberto I",[109] chiuso dal 16 marzo 2011.
  • Hospice "Aurelio Marena"

Cultura

Istruzione

Biblioteche

  • Biblioteca civica Eustachio Rogadeo: La biblioteca comunale prende il nome dal palazzo che la ospita, donato nel 1966 dall'omonima famiglia al Comune per essere adibito a biblioteca civica e a museo. La biblioteca contiene un'ingente patrimonio librario: circa 60 000 volumi di cui cospicuo è il numero di cinquecentine, incunaboli e manoscritti.[110]
  • Biblioteca diocesana: Nata come biblioteca del seminario, nel 1738 è diventata biblioteca vescovile. Possiede circa 50 000 volumi[111]
  • Biblioteca Antonio De Capua: Istituita circa trent'anni fa dal Centro Ricerche di Storia e Arte bitontina.[112]
  • Biblioteca Martucci Zecca: La biblioteca della famiglia Martucci Zecca consiste in una raccolta di giornali locali e pugliesi degli ultimi decenni dell'Ottocento.
  • Biblioteca dei musicisti pugliesi: La biblioteca fu istituita dall'Associazione musicale "Tommaso Traetta" e raccoglie pubblicazioni dei musicisti locali e pugliesi.

Scuole

  • Scuole Secondarie di I grado: 5 scuole
  • Scuole Secondarie di II grado: 3 licei, 2 istituti tecnici e 2 professionali

Musei

Galleria nazionale De Vanna
  Lo stesso argomento in dettaglio: Galleria nazionale della Puglia.
Bitonto
 
Il palazzo Sylos Calò, sede della Galleria.
Ubicazione
Stato  Italia
Localitàcittà metropolitana di Bari
IndirizzoVia Gian Donato Rogadeo, 14, 70032 Bitonto, Italia
Coordinate41°06′30″N 16°41′30″E{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Caratteristiche
TipoArte
[Galleria nazionale della Puglia Sito web]

La Galleria nazionale di Bitonto è la prima galleria nazionale di arte moderna di Puglia. È intitolata ai bitontini Girolamo e Rosaria Devanna che ne hanno permesso l'apertura donando la loro collezione nel 2004. Essa raccoglie 229 dipinti e 108 disegni attribuiti ad importanti artisti italiani e stranieri, databili tra il XVI ed i primi del XX secolo.[113] Sono attualmente esposti 166 dipinti suddivisi in cinque sezioni, nella cornice del rinascimentale palazzo Sylos-Calò.

Museo diocesano Marena
  Lo stesso argomento in dettaglio: Museo diocesano di Bitonto.
Bitonto
 
Ubicazione
Stato  Italia
Localitàcittà metropolitana di Bari
IndirizzoCortile Vescovado n. 2 - 70032 Bitonto
Coordinate41°06′30″N 16°41′30″E{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Caratteristiche
TipoArte sacra
Istituzione1970
Sito web

Creato tra il 1969 e il 1970,[114] il museo è ospitato dalla curia vescovile. Si tratta del museo dell'arcidiocesi di Bari-Bitonto, che raccoglie i beni artistici della concattedrale di Bitonto. Il museo è disposto sui tre piani del palazzo.

Il primo piano è dedicato alla pittura dell'Ottocento e del Novecento in Puglia. Il secondo piano è dedicato ai dipinti dei secoli Seicento e Settecento ma vi sono anche sculture del XV e XVII secolo. Di particolare interesse un'icona lignea raffigurante la Vergine di autore bizantino databile al XII secolo e un crocefisso del XIV secolo di scuola umbra.[114] Nel terzo piano sono sistemate opere realizzate da artisti della scuola bitontina del XVII secolo (Alfonso de Corduba, Carlo Rosa, Nicola Gliri, Francesco Altobelli).

La ricca collezione ospitata nel museo diocesano sarà a breve trasferita presso l'ex seminario vescovile annesso alla chiesa di San Francesco della Scarpa. La struttura, articolata su due livelli e dotata di un giardino pensile, ospiterà oltre 2500 pezzi e sarà il museo diocesano più grande del mezzogiorno.[115]

Museo archeologico De Palo-Ungaro
Bitonto
 
Ceramica appula a figure rosse, rinvenuta nei pressi di Bitonto e conservata nel museo
Ubicazione
Stato  Italia
Localitàcittà metropolitana di Bari
Coordinate41°06′30″N 16°41′30″E{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Caratteristiche
TipoArcheologia
Sito web

Raccoglie reperti pre-romani rinvenuti nel territorio comunale. Il museo offre un quadro molto dettagliato su quella che fu la civiltà Peuceta e la vita culturale della città in quel periodo storico. Ospita due mostre permanenti "Gli antichi Peucezi a Bitonto" e "Donne e Guerrieri da Ruvo a Bitonto", che raccolgono reperti datati fra il VI e il III secolo a.C.[114] rinvenuti nella necropoli di via Traiana.

I numerosi corredi funebri esposti sono ricchi di reperti ceramici e metallici, databili all'età arcaica e tardoellenistica[114] e che consentono quindi di tracciare l'evoluzione economica e sociale della civiltà peuceta e di conoscerne usi e costumi. Nella prima sala i reperti sono esposti secondo un criterio cronologico che permette di ricostruire l'evoluzione e le influenze di civiltà limitrofe sull'artigianato locale. Si passa così da reperti a decorazione geometrica, tipica della produzione peuceta, a vasellame a vernice nera con figure rosse tipiche della civiltà greca.

Nella seconda sala le teche custodiscono cinturoni, strigili, mortai a testimonianza della cultura guerriera dei peuceti.

Nella terza sala sono conservati i monili, le collane, i pesi da telaio e le grandi anfore decorate con corpi di donne vestite di chitoni.

Museo civico Rogadeo
Bitonto
 
Ubicazione
Stato  Italia
Localitàcittà metropolitana di Bari
Coordinate41°06′30″N 16°41′30″E{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Caratteristiche
TipoArcheologia, arte
Sito web

Venne aperto al pubblico nel 1962, prendendo il nome dal palazzo che lo ospita, il seicentesco palazzo Rogadeo, sede anche della biblioteca comunale. Vi sono esposti soprattutto reperti archeologici come ceramiche di epoca greco-romana rinvenuti nel territorio bitontino, un monetario, sculture e dipinti del XVII-XVIII secolo. Al pianterreno vi è la pinacoteca che conserva opere di artisti pugliesi dell'Ottocento, della donazione Cuonzo.[116]

Media

Radio

Una certa importanza storica nel settore radiofonico locale ha "Bitonto Radio International", che è stata una delle prime stazioni radiofoniche libere italiane. Fu fondata nel 1976 ma cessò di trasmettere due anni dopo. "Radio One" è attualmente la radio locale più conosciuta e trasmette musica rock.[117]. Nell'estate del 2011 è nata la prima Webradio Bitontina (Radio New Generation) creata da ragazzi giovanissimi attualmente online.

Stampa

  • "Primo piano", periodico mensile; direttore Mimmo Larovere.[118]
  • "Da Bitonto", periodico mensile; direttore Franco Amendolagine.
  • "Bitonto", pagina dedicata a Bitonto dalla "Gazzetta di Bari", all'interno della Gazzetta del Mezzogiorno.

Internet

Cinema

Tre personaggi di Bitonto sono stati più volte presenti sul "grande schermo": Michele Mirabella, Bianca Guaccero e Pippo Mezzapesa.

Il film di Lucio Fulci Non si sevizia un paperino, è ispirato ad una storia vera avvenuta a Bitonto nel 1971 quando la città fu teatro di una serie di delitti dove le vittime erano bambini, da cui appunto il regista trasse spunto per il soggetto.[122]

Il Comune di Bitonto si è trasformato in un "set cinematografico" in diverse occasioni: la prima fu nel 2001 con la miniserie "Ama il tuo nemico 2", fiction che aveva per protagonisti Andrea Di Stefano, la allora giovanissima Bianca Guaccero, l'attore barese Michele Venitucci e Imma Piro. Nell'anno 2004 scorci di Bitonto furono ripresi nel film L'amore ritorna[123] del regista pugliese Sergio Rubini, con Margherita Buy e Mariangela Melato.

Nel 2008 è interamente girato a Bitonto il cortometraggio Pinuccio Lovero. Sogno di una morte di mezza estate, dal già citato Pippo Mezzapesa; Viene ripreso il centro storico di Bitonto e il cimitero della frazione di Mariotto.[124] Tra il 2010 e il 2011 esce, in alcune sale pugliesi, il film "Piripicchio, l'ultima mossa", con molte scene girate in Bitonto. Nel 2012, infine, sono girate alcune scene nel centro storico di Bitonto di una fiction dedicata a Domenico Modugno del regista Riccardo Milani con Beppe Fiorello.

Cucina

Ricca è la cucina bitontina, che annovera diversi piatti tipici. Tra questi è la cialledde, preparato con pane bagnato, pomodorini, olio e sale. Piatti simili sono diffusi in tutta la Puglia.[125] Diffusi sul territorio murgiano sono i lampascioni, una pianta che genera dei bulbi dalla forma di piccole cipolle. Tali bulbi sono raccolti e lasciati a mollo almeno due giorni, dopo i quali sono pronti per essere serviti, solitamente conditi con sale e olio d'oliva.

 
Orecchiette

Rinomati i dolci legati alle tradizioni festive. Tipica del periodo di Ognissanti è la colva, preparata con grano ammorbidito nell'acqua, chicchi di melograno e di uva, scaglie di cioccolato fondente, il tutto legato insieme dal vin cotto di uva.[126]

Tipiche del periodo natalizio sono, invece, le cartellate, e i cuscinetti di Gesù Bambino. Le prime sono dei nastrini di una sottile sfoglia di pasta preparata con farina, olio e vino bianco, avvolti su se stessi sino a formare una sorta di "rosa" che sono poi fritte in abbondante olio e passate nel vin cotto di uva, di fichi, o di fichi d'India. Talvolta il vino bianco è sostituito con del succo di arancia. Con lo stesso impasto si preparano i cuscinetti: si ricavano piccoli rettangoli di pasta farciti con della pasta reale, ottenuta dalla triturazione delle mandorle e l'aggiunta di zucchero. Successivamente sono chiusi per formare piccoli cuscinetti che dopo saranno cotti: cosparsi di zucchero a velo se passati al forno oppure rigirati nello zucchero semolato se fritti.

A Pasqua, invece, si prepara la scarcella, una ciambella o colomba di cioccolato di pane addolcito con della glassa. La ricetta tipica prevede anche un uovo sodo al centro. Carnevale, infine, è l'occasione per la preparazione delle chiacchiere.

Tipica è anche la focaccia di patate, un piatto occasionale che per tradizione si mangia la domenica. L'impasto consiste in farina, olio d'oliva, pomodori e patate macinate. Il tutto viene poi cotto in forno per circa 15-20 minuti.

Il dolce simbolo della città è però il bocconotto. La ricetta era un segreto delle suore del Monastero di Santa Maria delle Vergini.

Personalità legate a Bitonto

 
Tommaso Traetta, illustre bitontino


Eventi

Rievocazione della battaglia di Bitonto

  Lo stesso argomento in dettaglio: Battaglia di Bitonto.

Dal 1985, a Bitonto si svolge Il corteo, in cui viene rappresentata la società di Bitonto, la situazione culturale, la stratificazione dei ceti, in breve la vita vissuta quotidianamente dall’intera popolazione nel periodo della battaglia: Bitonto e il meridione erano sotto il dominio austriaco quando il re di Spagna, Filippo V, marito della duchessa italiana Elisabetta Farnese, spinse il figlio Carlo, già duca di Parma e Piacenza, a muovere alla conquista del Mezzogiorno. Il 10 maggio del 1734 il conte Montemar entrò in Napoli senza trovare resistenza, proseguendo facilmente la marcia verso Sud. Inevitabile lo scontro fra austriaci e spagnoli nelle campagne di Bitonto, che videro la vittoria degli spagnoli.

L’obiettivo del corteo storico è però anche ricordare che questa fu una battaglia decisiva non solo per Bitonto ma per tutto il Meridione, in quanto segnò un cambiamento decisivo per il Sud: benché il nuovo sovrano fosse di casato spagnolo, infatti, il regno che succedette all’Austria era pur sempre autonomo. Inoltre, fu proprio con Carlo III di Borbone che arrivò l’illuminismo nel Meridione.

I figuranti percorrono tutta la città partendo da palazzo Rogadeo, in via Mercanti, passando per Porta Robustina, da piazza Sylos Sersale, fino a Corso Vittorio Emanuele. Dopo il percorso nelle principali vie bitontine in Piazza XXVI maggio c’è un’animazione dei fucilieri di Potenza e la consegna della chiave della città presso Porta Baresana. Un salto nel passato, dunque, una rivisitazione storica in cui i bitontini sono allietati da musiche del ‘700 e possono ammirare la ricostruzione delle pettinature e dei costumi preziosi, risultato di un lungo e paziente lavoro.

Geografia antropica

Urbanistica

 
La guglia dell'Immacolata.

La città di Bitonto è formata da tante vie disposte a raggiera che partono da un nucleo centrale costituito dal centro storico. Il centro storico della città, di forma trapezoidale, è delimitato a tratti dai resti delle mura di periodo normanno. La città era collegata a Roma mediante la via Traiana che vi giungeva da Ruvo di Puglia e passava per una delle cinque porte (Porta Robustina).[127]

Le vie del centro storico hanno andamento tortuoso, spesso sono sostituite da gradinate. Sparsi per tutto il borgo antico sono gli archi quasi sempre arricchiti con dipinti a soggetto religioso (ad esempio "arco Pinto"). Caratteristiche sono le corti bitontine, tra cui la "corte Fenice", dove nacque Tommaso Traetta.

Le strutture rilevanti più antiche presenti nel centro storico risalgono al basso Medioevo[128] mentre le più recenti sono state innalzate verso la prima metà del Settecento. Uno dei più antichi edifici della città è senza dubbio la concattedrale sull'antistante piazza omonima e il Torrione Angioino (in piazza Cavour). Tra gli edifici più moderni nel centro storico spiccano il teatro Traetta, la chiesa di San Gaetano, il palazzo Calò e la porta Baresana.

Nel XIX secolo, il lato est della città si trasformò in un piccolo quartiere tagliato da via Traetta. Nella zona ottocentesca notevole è la chiesa del Crocifisso. Piazza Marconi invece segna il confine tra il quartiere est e l'ingresso al centro cittadino.

L'attuale zona centrale è anch'essa costituita in prevalenza da palazzi ottocenteschi (tra cui il palazzo Louise-Pannone e il palazzo Gentile, l'attuale sede del Comune),[129] situati da piazza Aldo Moro, dove si trova una statua di Tommaso Traetta sino alla villa comunale. Dalla piazza si dipartono le arterie principali della città: corso Vittorio Emanuele II e via della Repubblica Italiana. Sulla prima, che si estende tra la porta Baresana e la Villa comunale, si affaccia il palazzo comunale. La seconda, che si estende tra il torrione angioino e la Basilica dei Santi Medici, è la principale strada commerciale, dotata di portici.

La chiesa dei Santi Medici segna il confine tra il centro e la parte settentrionale della città e rappresenta il punto di riferimento e il monumento più importante di quest'ultima zona. Qui si sviluppa la zona artigianale, separata dal resto dell'abitato mediante la stazione della Ferrotramviaria (linea Bari-Barletta).

Infine la parte occidentale si sviluppa tra via Ammiraglio Vacca e Via Traiana. Benché anche questa sia una zona ottocentesca non si innalzano strutture architettoniche di rilievo. Importanti qui sono invece l'ospedale civile, con annessa chiesa di Cristo Re (o Madonna della Chinisa) e, proprio su via Traiana il cimitero. Da notare tuttavia è, almeno in gran parte, la presenza di un sistema viario molto accurato.

Importante è la rete fognante di Bitonto, tra le più antiche d'Europa, realizzata secoli prima di quelle di Napoli e Parigi. La sua costruzione risale al 1512 e fu completata nei primi anni del Seicento.[130]

Frazioni

  • Mariotto (circa 3000 abitanti) si trova a circa 15 km da Bitonto e in posizione leggermente più elevata (130 m s.l.m.). Il nome deriva dal feudo di Mariotto dei Verità, con numerose tenute e masserie. L'attività prevalente è l'agricoltura (olivicultura e vigneti) e vi si produce il vino "San Barbato".
  • Palombaio (circa 3000 abitanti), si trova a circa 8 km da Bitonto, a metà strada fra Ruvo di Puglia e Palo del Colle. Negli ultimi cinque anni è stata soggetta ad un notevole sviluppo demografico, che ne ha visto raddoppiare la popolazione e sorgere numerosi campi sportivi. Nel periodo natalizio vi si svolge un presepe vivente sulla piazza del Milite Ignoto.

Economia

  Lo stesso argomento in dettaglio: Economia della Puglia.

L'economia cittadina è da sempre legata all'agricoltura, principalmente all'ulivo. Ad essa si affianca un'organizzazione industriale basata sull'olio. Sul territorio infatti, insistono circa cinquecento aziende agricole associate in unica cooperativa denominata appunto Cima di Bitonto. Bitonto non è lontana dalla zona industriale di Bari. Sul territorio comunale insiste però soprattutto la manifattura tessile, con una quarantina di siti produttivi e oltre trecento aziende del settore abbigliamento.

File:Ulivobitonto.gif
Ulivo secolare nelle campagne bitontine

Più bassa rispetto alla media provinciale è la disoccupazione giovanile.[131] In crescita il turismo, soprattutto culturale, ma anche naturalistico.

Il commercio è basato soprattutto sulle tradizionali fiere ("fiera di San Leone" e "fiera dei Santi Medici").

Agricoltura

  Lo stesso argomento in dettaglio: Cima di Bitonto e Terra di Bari (olio di oliva) § Bitonto.

Bitonto con un patrimonio di oltre 1 700 000 alberi di ulivo si impone tra i maggiori produttori in Italia di olio d'oliva. Il territorio comunale infatti, produce un olio extravergine d'oliva ricavato dalla varietà di olive "Cima di Bitonto", coltivata anche in altri comuni della provincia di Bari.

L'olio di Bitonto, la cui produzione si è particolarmente sviluppata nel corso del XX secolo, è caratterizzato da una bassissima acidità (0,21%),[132] e viene esportato in tutta Europa e in America. Bitonto è anche membro dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio.[133] È commercializzato come Terra di Bari a denominazione di origine protetta con la menzione geografica Bitonto.[134]

Accanto alla produzione olearia, la campagna di Bitonto è adibita ad altre colture arboree, quali il mandorlo, il pero, il fico e il percoco (che produce frutti simili alle pesche): vengono inoltre coltivati i cereali e, oltre la frazione di Mariotto, la vite, dalla quale si ricava l'uva destinata alla produzione di vino (tra cui i vini Zagarello e San Barbato).

Il settore agroalimentare si caratterizza per alcuni tipici prodotti da forno come il pane locale, la focaccia casereccia, e anche i taralli, conosciuti nella zona come i taràlle de màsse. Minoritario è l'allevamento (bovino) dal quale deriva però una piccola produzione di latte.

Industria

L'industria è sviluppata con insediamenti siderurgici, di lavorazione di pelli, per la produzione di ceramica, lavorazione di conglomerati bituminosi, lavorazione di pneumatici, lavorazione di vinacce e frantoi, calce viva, scatolifici, gomma soffice, prefabbricati, falegnameria industriale.

L'attività artigianale e della piccola industria mette sul mercato nazionale e internazionale soprattutto i prodotti della confezione, dell'abbigliamento e della meccanica leggera: l'indotto conta oltre 1200 aziende con circa 13 000 addetti. È anche prevista la costruzione, sulla direttrice Bitonto-Giovinazzo, di insediamenti industriali dotati delle più moderne infrastrutture e reti, ecologicamente attrezzate, in grado di attrarre insediamenti di aziende che producono beni e servizi ad alto contenuto tecnologico, su un'area di circa 800 ettari.[135]

Turismo

Il settore turistico a Bitonto sta vivendo un periodo di forte crescita. Nel 2007 infatti, le presenze turistiche in città sono aumentate del 350% rispetto al 2006, risultando così il comune più virtuoso della provincia.[136] La città si mostra sempre più disponibile ad iniziative per la promozione del territorio, in particolare per quanto riguarda il turismo culturale.

Questo successo è dovuto ad una politica di valorizzazione dei beni culturali, come ad esempio il restauro del Palazzo Sylos-Calò, tra i più alti esempi del rinascimento pugliese, dove è stata stabilita la sede della galleria nazionale De Vanna. Un altro esempio è la rivalorizzazione del torrione angioino che ha subito un restauro, dove sono venute alla luce le sue fondamenta, e che è stato adibito a museo di arte contemporanea. Non meno importante è il lavoro di ripulitura esterna, e di restauro delle chiese più significative della città, prime tra tutte la concattedrale (che si prepara ad un'altra serie di lavori per un potenziamento),[137] dove scavi archeologici l'hanno fatta diventare un vero e proprio museo. Ma anche la chiesa di San Domenico,[138] che costituisce una tra le più importanti strutture barocche della provincia, e la chiesa del Purgatorio, che assume importanza durante i riti della Settimana Santa.

Da non trascurare anche il turismo di tipo naturalistico che si fa spazio in città soprattutto dopo la rivalorizzazione della lama Balice con la costruzione di una pista ciclabile sul sito e il potenziamento di essa con una serie di fontane. Anche il turismo religioso prende sempre più piede. Le processioni dei Santi Medici e della Settimana Santa sono tra le più prestigiose di Puglia e accolgono ogni anno sempre più partecipanti e visitatori.

Infrastrutture e trasporti

Strade

La città, anche per il suo contesto territoriale, è un importante nodo stradale. Essa, infatti, è raggiunta dalla SP 231 (già SS 98 andriese-coratina) che costeggia il centro cittadino nella parte meridionale, e ne funge quasi da tangenziale oltre a collegarla con Bari e Andria.

Per il breve tratto che collega Bitonto a Ruvo di Puglia, l'ex strada statale è accostata alla Via Traiana, voluta dall'Imperatore Traiano e fatta costruire nell'anno 108. Nel territorio comunale, a nord della città, è presente un'uscita dell'autostrada A14 Bologna-Taranto; non lontano è anche l'aeroporto di Bari-Palese.

Poco distante è inoltre la SS 16 Adriatica che collega la città con i centri costieri di tutta la provincia e inoltre con Foggia, Brindisi e Lecce.

Importante per la città è la "strada poligonale di Bitonto", l'anulare bitontino di tre chilometri circa di raggio, antesignano dei grandi anulari di Roma e delle città del Nord Italia. Tale strada venne ideata e realizzata tra il 1946 e il 1948, dal presidente del consorzio delle strade vicinali Giuseppe Cazzolla con lo scopo di facilitare l'arrivo in città dalla campagna, ma nel tempo è diventata un anello di congiunzione dei vari assi stradali che raggiungono la città.

Ferrovie

File:FNB-EL 05-Bitonto 01-IG.jpg
Treno FNB nella stazione di Bitonto

Bitonto non è direttamente collegata alla rete ferroviaria nazionale; tuttavia è servita dalla tratta locale Bari-Barletta delle Ferrovie del Nord Barese, gestita dalla Ferrotranviaria. Fino al 1963, la città era servita da una breve linea ferroviaria, la Bitonto-Santo Spirito, che collegava la città alla sua frazione costiera. Oggi parte di quel tracciato fa parte delle ferrovie del Nord Barese, permettendo alla città dei collegamenti con la sua ex frazione. È, inoltre, in corso di realizzazione anche una linea ferroviaria che collegherà Bitonto direttamente all'aeroporto di Bari-Palese.

La città dispone di due stazioni ferroviarie collocate sulla tratta Bari-Barletta: la stazione centrale, situata su Piazza Ferdinando I D'Aragona, e quella intitolata ai Santi Medici, su via La Pira, entrata in funzione nel luglio 2010[139] e realizzata allo scopo di decongestionare il flusso di viaggiatori nella stazione centrale.

Aeroporti

La città è servita dal vicino aeroporto di Bari-Palese "Karol Wojtyla", distante dal centro abitato all'incirca 6 km, di cui una parte, l'estremo sud-occidentale, rientra nel territorio comunale di Bitonto.

Autolinee

La Ferrotramviaria spa oltre a gestire i servizi ferroviari gestisce anche i servizi di autobus per Bari, Modugno, Ruvo e Terlizzi ma anche Andria e Barletta. Le autolinee che collegano la città ad Adelfia, Bitritto, Sannicandro di Bari, Bitetto, Grumo Appula, Binetto, Palo del Colle. Giovinazzo e Molfetta, sono invece gestite dalla STP Bari (Società Trasporti Provinciali), mentre la Cotrap collega Bitonto a Santo Spirito. Le linee che collegano la città alle frazioni di Palombaio e Mariotto sono gestite dalla ASV Spa (Azienda Servizi Vari). Bitonto è inoltre sede dell'autolinea SCOPPIO Srl (Paolo Scoppio & figli), autolinea a livello nazionale che collega Bitonto alle principali città turistiche italiane.

Amministrazione

Amministrazioni precedenti

Gemellaggi

Sport

La storica società calcistica bitontina, U.S. Bitonto, con colori sociali nero-verdi, ha disputato diciannove stagioni in Serie D (otto dal 1968-1969 al 1975-1976, quattro dal 1988-1989 al 1991-1992, sette dal 2003-2004 al 2009-2010), raggiungendo il suo miglior piazzamento nella stagione 2007-2008, quando ottenne il terzo posto e perse la Finale Play Off. In seguito alla retrocessione in Eccellenza, al termine della stagione 2009-2010, la società ha deciso di ripartire dalla Terza Categoria ed attualmente milita nel girone B di Seconda Categoria.

Altra società bitontina è l' A.S.D. Omnia Bitonto, di recente fondazione, che milita anch'essa nel girone B di Seconda Categoria.[141]. Entrambe le società disputano le partite casalinghe nello stadio Città Degli Ulivi, di circa 3000 posti.

Per la stagione 2010-2011 la A.S.D. Libertas Palese (attualmente A.S.D. Libertas), ha disputato il Campionato di Promozione Pugliese, nel Girone A, utilizzando i colori sociali nero-verdi e lo stemma recante la scritta "Libertas Bitonto", oltre che il logo del Comune di Bitonto, in attesa del cambio di sede, dalla vicina Palese, e di denominazione (sostituzione del nome "Palese" con quello di "Bitonto") mai avvenuti, in quanto la stagione successiva il titolo è stato spostato a Noicattaro, comune da cui attualmente prende il nome.

La squadra femminile di pallavolo, la Volley Ball Bitonto milita in serie D. Le squadre maschili di pallacanestro, Sporting Club Bitonto e A.S.D.Virtus Bitonto (il sito ufficiale delle "V nere" è |-- VIRTUS BITONTO - Official web site --| ) , militano entrambe nel campionato di Promozione.

Sono presenti anche squadre di tennis; quella principale, il Circolo Tennis Bitonto, in anni recenti ha disputato le fasi finali del torneo tennistico di Coppa Italia nella propria categoria. Sono attive inoltre associazioni di atletica leggera, ciclismo, pattinaggio a rotelle, squash e nuoto.

Diversi sono gli impianti sportivi cittadini come la piscina comunale, il Palazzetto dello Sport - Ist. M. Cristina di Savoia, il già citato stadio Città degli Ulivi, e il Centro Polisportivo Nicola Rossiello.

Il 18 maggio 2010 Bitonto è stata sede di arrivo della decima tappa della novantatreesima edizione del Giro d'Italia, che è stata vinta dallo statunitense Tyler Farrar.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
5 dicembre 1994 28 novembre 1998 Umberto Kühtz Indipendente Sinistra-Centro Sindaco
29 novembre 1998 24 maggio 2003 Nicola Pice Centro-Sinistra Sindaco
25 maggio 2003 28 aprile 2008 Nicola Pice Centro-Sinistra Sindaco
29 aprile 2008 19 febbraio 2012 Raffaele Valla Centro-Destra Sindaco
19 febbraio 2012 30 maggio 2012 Pasquale Minunni - Commissario Prefettizio
30 maggio 2012 in carica Michele Abbaticchio Sinistra Sindaco
Anno Tappa Partenza Arrivo km Vincitore di tappa Maglia rosa
2010 10ª Avellino Bitonto 230   Tyler Farrar   Aleksandr Vinokurov

Note

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 marzo 2011.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Dizionario Rai, su dizionario.rai.it. URL consultato il 12 giugno 2012.
  4. ^ Dato Istat al 31/03/2011
  5. ^ De Napoli, titolo dell'opera.
  6. ^ Galleria nazionale di Puglia, su gallerianazionalepuglia.beniculturali.it. URL consultato il 16-05-2012.
  7. ^ Bol. n. 18 del 9-02-2006, su regione.puglia.it. URL consultato il 17-5-2012.
  8. ^ a b Comuni Italiani, su comuni-italiani.it. URL consultato il 05-07-2011.
  9. ^ Gelao, p. 197.
  10. ^ Ilmeteo.it. URL consultato il 16-09-2008.
  11. ^ Ilmeteo.it. URL consultato il 16-09-2008.
  12. ^ Dati climatici reperibili su Biopuglia, su biopuglia.iamb.it. URL consultato il 04-09-2008.
  13. ^ Confedilizia - Clima Puglia, su confedilizia.it. URL consultato il 31-07-2008.
  14. ^ Moretti, Robles, p. 346.
  15. ^ a b Città dove sotto scorre l'acqua; gente di Botone. Vedi Il portale del sud - Bitonto, su ilportaledelsud.org. URL consultato il 07-02-2008.
  16. ^ Moretti, Robles, p. 347.
  17. ^ Touring club italiano, p. 14.
  18. ^ Riccardi, Depalo, p. 45.
  19. ^ a b c Isceri
  20. ^ a b Riccardi, Depalo, p. 35-36.
  21. ^ Custode, p. 209.
  22. ^ Riccardi, Depalo, p. 43.
  23. ^ Itinerarium a Burdigala Jerusalem usque et ab Heraclea per Aulonam et per urbem Romam Mediolanum usque (datato al 333) pubblicato in Corpus Christianorum. Series latina, CLXXV, Itineraria et alia geographica, Turholti 1965, pp. 1-26.
  24. ^ La città è citata nell'Itinerario Antonino 117,1.
  25. ^ Anonima Ravennate, Cosmographia, 4.
  26. ^ La città è presente nella Tabula Peutingeriana (segm. VI) sotto il nome di Butuntos.
  27. ^ "Haec praesta mihi, Rufe, vel Butuntis" (Marziale, II,48) e "Haec tam rustica malo quam Butuntos" (Marziale, IV,55).
  28. ^ L'incontro bitontino tra Papa Callisto II e Suger De Saint-Denis con alcune considerazioni sul romanico pugliese (PDF), su culturaservizi.it. URL consultato il 04-09-2008.
  29. ^ "Inter mediterraneos calabrorum...Butuntinenses" (Naturalis historia III,105).
  30. ^ Custode, p. 197.
  31. ^ Castellano, Muschitiello, pp. 260-61.
  32. ^ Touring club italiano, p. 157.
  33. ^ De Blasiis, p. 33.
  34. ^ De Blasiis, p. 55.
  35. ^ CPASP, pp. 127-30.
  36. ^ Custode, Custode, 1999
  37. ^ Mondi Medievali, su mondimedievali.net. URL consultato il 04-09-2008.
  38. ^ a b La Badia di San Leone (PDF), su emeroteca.provincia.brindisi.it. URL consultato il 31-01-2008.
  39. ^ Il vescovo Arnolfo è citato come partecipante alla cerimonia della traslazione delle reliquie di san Nicola di Bari nel 1089.
  40. ^ Decameron/9a giornata/Novella Decima - Wikisource, su it.wikisource.org. URL consultato il 30-06-2008.
  41. ^ Stefania Mola, Bitonto: la Cattedrale, su mondimedievali.net. URL consultato il 31-01-2008.
  42. ^ Moretti, pp 265, 298.
  43. ^ Vantaggiato, p. 48
  44. ^ Gelao, p. 195.
  45. ^ Cinquecento - Il Ducato Sforzesco a Bari e la famiglia Capitaneo, su palesemacchie.it. URL consultato il 31-01-2008.
  46. ^ Cinquecento - I confini tra l'Università di Bari e Bitonto: il Titolo, su palesemacchie.it. URL consultato il 31-01-2008.
  47. ^ Bitonto città d'arte, su gallerianazionalepuglia.beniculturali.it. URL consultato il 31-01-2008.
  48. ^ Piacente, pp. 334-36.
  49. ^ Milillo, p.229.
  50. ^ Milillo, p.401.
  51. ^ In ricordo di quest'ultimo evento sulla porta Baresana è stata apposta una targa in marmo che riporta una frase da lui pronunciata: «Ecco la consegna che vi lascio uomini e donne di questa nobile terra che da sempre ha nell'ulivo il suo simbolo prestigioso ed il suo impegnativo programma; fatevi paladini della casa della solidarietà e della pace; offrite a tutti la testimonianza di una comunità che sa collaborare in spirito di costruttiva e lungimirante concordia; operate con fiducia per lo sviluppo pieno della vostra terra».
  52. ^ Statuto comunale, art.4, comma 1 (PDF), su comune.bitonto.ba.it. URL consultato il 23-10-2009.
  53. ^ Statuto comunale, art.4, comma 3 (PDF), su comune.bitonto.ba.it. URL consultato il 26-07-2008.
  54. ^ In base allo statuto comunale essi sono Caldora, Ventimiglia, Orsini, Acquaviva e Casa di Cordova.
  55. ^ Mondi medievali - Cattedrale di Bitonto, su mondimedievali.net. URL consultato il 14-11-2008.
  56. ^ Bitonto e le masserie di lama Balice, su terredelmediterraneo.org. URL consultato il 31-01-2008.
  57. ^ Minenna, p. 197.
  58. ^ Chiesa di San Francesco d'Assisi, su ripostiglio.net. URL consultato il 14-11-2008.
  59. ^ Touring club italiano, p. 158.
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Bibliografia

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