Parco regionale della Vena del Gesso Romagnola
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| Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola | |
|---|---|
| Tipo di area | Parco regionale |
| Codice WDPA | 390481 |
| Codice EUAP | EUAP0696 |
| Class. internaz. | Categoria IUCN IV: area di conservazione di habitat/specie |
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| Regioni | |
| Province | |
| Superficie a terra | 2000 ha |
| Direttore | Massimiliano Costa |
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| Mappa di localizzazione | |
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| Sito istituzionale | |
Il Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola è un parco naturale di oltre seimila ettari situato nell'entroterra romagnolo tra Imola e Faenza. Negli anni '60 è nata l'idea di creare un parco naturale nell'area. Furono avviati studi allo scopo di definire e circoscrivere l'area. Il Parco è stato istituito dalla Regione Emilia-Romagna il 15 febbraio 2005.
Il territorio del parco si sovrappone quasi interamente con il sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale Vena del Gesso Romagnola (IT4070011).[2]
Nel 2010 è stato avviato un progetto quinquennale ("Progetto Life Natura Gypsum 2010-2014")[3] di recupero ambientale e riqualificazione del Parco. Il progetto ha permesso di realizzare importanti interventi di salvaguardia di numerose aree carsiche (grotte, inghiottitoi, doline), degradate principalmente a causa dell'abbandono di rifiuti da parte dell'uomo.
Geografia
La Vena del Gesso Romagnola è l'unica formazione geologica interamente gessosa che esista in Europa.
Il gesso è presente nelle rocce sedimentarie con continuità da Bologna a Pesaro, ma solo nelle colline tra Imola e Faenza emerge con imponenza per costituire un bastione naturale lungo circa 25 km, con una larghezza media di un chilometro e mezzo, che attraversa le valli del Santerno, del Senio e del Sintria.
Presenza umana
Le grotte naturali furono frequentate fin dalla protostoria, e furono utilizzate durante l'Eneolitico e l'Età del Bronzo come luoghi di sepoltura. Nelle epoche successive assunsero la funzione di luogo di culto.
Con l'età romana iniziò l'estrazione del gesso. Ai giorni nostri, l'estrazione è ancora praticata solo nella grande cava dell'area di monte Tondo, nei pressi dell'abitato di Borgo Rivola.
Caratteristiche geologiche
L'area interessata dal Parco ha un'origine che risale a circa 6 milioni di anni fa. Durante l'età geologica nota come Messiniano, si verificò un ciclico abbassamento del livello del Mar Mediterraneo, a seguito della chiusura dello stretto di Gibilterra. Sul fondo del mare iniziarono a precipitare sali, tra cui il gesso che costituisce la Vena.
La Vena è formata da quindici banchi gessosi, separati tra loro da sottili strati di argille.
Flora e fauna
La Vena del Gesso si sviluppa lungo la linea Est-Ovest e per questo gode di un microclima particolare: il versante esposto a sud presenta un ambiente più arido e luminoso, con un clima sub-mediterraneo; su questo lato le rupi di gesso riflettono la luce solare causando un lieve aumento delle temperature che permette a specie tipicamente mediterranee di vegetare ad altitudini superiori ai 500 metri s.l.m. (la punta massima è il Monte Mauro, 515 metri). É più fresco e verde il versante esposto a nord dove, grazie ad un un clima continentale, sono presenti ampi boschi e castagneti.
La specie botanica più rara in assoluto è Cheilanthes persica, rara felce attestata in Italia solo a Monte Mauro, estremo margine occidentale del suo areale, altrimenti spaziante dai Balcani all'Iran, sino al Kashmir indiano.
Le considerazioni svolte relativamente alla flora sono in gran parte estendibili anche alla fauna: l'habitato del Parco nel suo complesso è ricco di uccelli (gufo reale, falco pellegrino e albanella minore), mammiferi (caprioli, cinghiali, volpi, tassi, donnole e istrici), anfibi (ululone, salamandra pezzata, geotritone), rettili e insetti. Le grotte della Vena ospitano alcune tra le più importanti colonie di pipistrelli d'Italia e d'Europa.
Principali aree di interesse e luoghi da visitare
La vera peculiarità della Vena del Gesso non è tanto il minerale, quanto le grotte. Formatesi per via dello scioglimento chimico della roccia da parte dell'acqua (carsismo), nella Vena sono state scoperte oltre duecento grotte, tra cui l'Abisso Luciano Bentini, una delle grotte più profonde al mondo nei gessi messiniani. La lunghezza totale di tali formazioni supera i 40 km.
- Grotta del Re Tiberio (ER RA 36)
Di formazione carsica (risorgente fossile), la grotta consta di un vano d'ingresso che porta ad una sala circolare di circa 15 metri di diametro (la "sala gotica"), ed è caratterizzata da un esteso sistema di gallerie e cunicoli. Secondo un'interpretazione accreditata[4], il fiume Senio, che scorre nel fondovalle, era denominato anticamente Tiberi. Il nome attuale è probabilmente una corruzione dell'idronimo, avvenuta nell'Alto Medioevo, quando il latino cessò di essere la lingua parlata.
La grotta fu riscoperta a metà Ottocento; tra i primi a percorrerla vi fu il geologo imolese Giuseppe Scarabelli.
Al suo interno sono state ritrovate tracce di presenza umana sin dall'Età del Rame (III millennio a.C.). Fu utilizzata come luogo di sepoltura. La presenza di acque salutari che filtrano all'interno ne fece anche una sede per riti di culto. I reperti rinvenuti nella Grotta (ossa umane e suppellettili) sono oggi conservati al museo civico d'Imola e alla Rocca di Riolo Terme.
Dal 10 maggio 2014 la Grotta è tornata interamente visitabile dopo un lavoro di recupero iniziato nel 2002.
Di formazione carsica, è la risorgente attiva dell'omonimo sistema carsico composto da sette cavità: Buco del noce (ER-RA 107), Abisso Acquavivia (ER RA 520), Grotta Rosa-Saviotti (ER RA 106), Grotta G. Leoncavallo (ER RA 757), Grotta Alien (ER RA 578), Grotta Biagi (ER RA 116) e Grotta Brussi (ER RA 380).
L'ingresso si trova due km a ovest di Brisighella, poco distante dal Parco del Carnè. Di notevole importanza sia naturalistica che archeologica, è considerata una delle più importanti grotte della Vena del Gesso Romagnola. Si apre a 200 metri di altitudine con un vasto ambiente dove si concentrano rinvenimenti archeologici. Studi sui reperti fanno ritenere che il sito sia stato utilizzato fin dagli inizi dell'Età del bronzo a scopo prevalentemente funerario.[7] Nel maggio 1958 gli speleologi faentini scoprirono la "via" per accedere ai rami ipogei attivi. Come la maggior parte delle grotte nel gesso, anche la Tanaccia presenta poche concrezioni calcaree; in compenso sono molto interessanti le osservazioni speleo-genetiche di morfologia carsica ipogea. Caratteristici i fenomeni erosivi alle pareti ed al tetto delle gallerie e delle sale, fra cui le principali sono: la Sale delle Sabbie, ricca di pendenti di gesso (pseudo-stalattiti di erosione), il grande Salone di crollo, la Sala del Laghetto, parzialmente concrezionata, ed infine la Sala Piatta, prodotta in seguito ad un ampio "scollamento" di due banchi gessosi.
È possibile visitarla tutti i giorni dal 1º aprile al 30 ottobre - con esclusione del periodo invernale per tutelare il letargo dei pipistrelli.
Monte Mauro è la cima più elevata della Vena del Gesso romagnola (515 metri) ed il sito di maggiore interesse naturalistico e paesaggistico del Parco. Il monte presenta 3 cime che sono incastonate in un vasto e selvaggio sistema di rupi e di doline, fittamente ricoperte da vegetazione arbustiva e arborea; la maestosa rupe meridionale presenta spettacolari panorami e interessanti popolamenti vegetali rupicoli. La presenza di numerose grotte rende il sito di Monte mauro uno dei luoghi di maggiore interesse per la speleologia nel parco; il sistema carsico 'Stella-Basino-Bentini', con uno sviluppo totale di oltre 5 km, è senza dubbio una delle esplorazioni più lunghe ed impegnative dell'intera Vena del Gesso.[8]
Da 'Monte Mauro' partono vari sentieri che offrono itinerari di estrema bellezza e particolarità; un percorso ad anello di 11 Km (circa 6 ore di cammino) aggira il monte ed interessa l’intero affioramento tra le valli dei Torrenti Sintria e del Senio, in un percorso che è il più completo e affascinante del Parco e permette di scoprirne tutti gli aspetti salienti.
Il Parco naturale attrezzato Carnè è un'area di proprietà pubblica di estremo interesse paesaggistico e naturalistico nei Gessi di Rontana e Castelnuovo.
Istituito nel 1973 dalla Provincia di Ravenna e dai Comuni di Brisighella e di Faenza si sviluppa in zona collinare sulle pendici del Monte Rontana, in parte occupato da boschi ed in parte da ampi prati, con una superficie totale di 43 ettari. Il parco è caratterizzato da un ampio e complesso sistema carsico ipogeo, solo in parte esplorato, che si sviluppa dalla cima del Monte Rontana fino alla risorgente del Rio Cavinale; Numerose cavità carsiche si aprono nelle doline, la maggior parte di queste a sviluppo prevalentemente verticale e profondi come gli abissi Fantini e Garibaldi, sotto il Monte di Rontana (cima panoramica pure di pertinenza del Parco) e, meno profondi, l'Abisso Carnè e l'Abisso Faenza.
Il paesaggio di superficie è modellato da un carsismo ugualmente intenso. Numerose doline si susseguono in direzione Nord-Ovest, verso la risogente; non mancano forme di dissoluzione, tra le quali splendide erosioni a candela.
La flora arborea può vantare la presenza, accanto ai consueti carpino nero, orniello e roverella, di specie più rare: l'acero minore, il tiglio selvatico e il raro borsolo.
Il Parco prende il suo nome dalla casa (Ca' Carnè) che è in grado di garantire un pernottamento ad una trentina di persone; all'interno dell'edificio è allestita una piccola sezione di documentazione didattica.
- Le cave di gesso
L'utilizzo del gesso per l'edilizia nel territorio faentino e imolese risale a molti secoli addietro, come dimostrano molti edifici attorno alla Vena del Gesso.[11] Nella Cronaca di Giovanni Andrea Calegari (1504)[12] si legge che vi erano "montagne di gesso, che cotto e pesto serve mirabilmente per fabbricare case [ ... ]; et travagliandovi molta povera gente ne l'esercitio di cuocerlo al forno et ridurlo in polvere, ne tengono fornita non sola la valle, ma Faenza et Ravenna con altri luoghi circonvicini, con molto utile per chi lo porta a vendere. "
Attorno a Brisighella era massiccia la presenza di piccole miniere e forni per cuocere e polverizzare il gesso, tanto che prima della seconda guerra mondiale il Prefetto della Provincia di Ravenna emanò dei decreti per impedire la prosecuzione dei lavori di estrazione del minerale che stavano minacciando la stabilità dei tre caratteristici monumenti della città, particolarmente per la Torre dell'Orologio, che era la più in pericolo, con decreto prefettizio del luglio 1926 si vietavano gli scavi entro un raggio di 100 m dalla stessa. Per via del sempre maggior utilizzo del gesso in varie attività come l'edilizia e l'agricoltura, nel dopoguerra v'è stato un incremento nello sfruttamento dei principali giacimenti ad opera di complessi industriali che hanno iniziato una sistematica distruzione di ambienti unici, come i colli presso il Santuario del Monticino di Brisighella, della gola di Tramosasso presso Tossignano e soprattutto di Monte Tondo presso Borgo Rivola. Al termine dei lavori di coltivazione le cave in località fondo Marana e presso il Santuario del Monticino vennero abbandonate lasciando le aree in precarie e pericolose condizioni di instabilità, come dimostrano gli ampi crolli verificatisi sia all'interno delle gallerie che negli affioramenti gessosi sovrastanti le stesse.
Oggi, grazie a interventi di riqualificazione del territorio, queste zone sono state riprese e valorizzate: la ex cava del Monticino trasformata in un museo geologico all'aperto, mentre all'interno dell'ex cava marana vengono organizzati suggestivi concerti e mostre di opere d'arte.[13]
Nel 1985 all'interno della ex cava del Monticino venne scoperto un giacimento paleontologico di straordinaria ricchezza all’interno dei crepacci portati allo scoperto dagli scavi. Il ritrovamento più interessante fu la scoperta dei fossili di faune e flore marine e, soprattutto, continentali risalenti a circa 5 milioni e mezzo di anni fa, di cui 5 specie fino ad allora sconosciute per la scienza.
Nel 1987 Gian Battista Vai dell’Università di Bologna propose di trasformare l’area degradata in un museo geologico all’aperto. Nel 2001 è stato stabilito un primo accordo fra la Regione Emilia Romagna e il Comune di Brisighella per iniziare i lavori di intervento tesi alla fruizione dell'area. Nel 2004 è stato varato un piano di recupero turistico-ambientale dell'area, di 14,5 ettari, per permettere l'accesso al pubblico e per valorizzarne l'importanza ambientale e scientifica. Fra il 2005 e il 2006 il progetto è stato realizzato.
Oggi il parco museo geologico del Monticino è un sito di riferimento della comunità geologica internazionale per lo studio delle evaporiti messiniane, della geologia dell’Appennino romagnolo e della paleontologia. All'interno della cava si può ammirare il paesaggio carsico dove spiccano la valle cieca e l’inghiottitoio della Tana della Volpe, oltre ad alcune doline che costituiscono un micro-habitat per piante poco comuni nell'Appennino Romagnolo.
La Cava Monticino è oggi patrimonio di tutti.
- Castello di Rontana
Sulla vetta del Monte Rontana sono presenti alcuni ruderi del vecchio castello di Rontana. Le origini storiche ed architettoniche di questa fortezza risalgono al 973, quando era di proprietà di Ugone di Rontana. Nel 1201 venne conquistato dai Forlivesi e dopo 8 anni tornò in mano ai Faentini. Nel 1291 era di proprietà dei Manfredi e fino al 1500 fu al centro di numerose contese per il controllo del territorio da parte delle principali famiglie signorili della Romagna, che trasformarono l’aspetto del villaggio fortificato in una potente rocca. Nel 1591, papa Gregorio XIV lo fece distruggere, essendo rifugio di una grossa orda di briganti.[16]
Una recente campagna di scavi avviata nel 2007 ha portato alla luce nuovi elementi che arricchiscono e delineano la struttura e la mappa del sito archeologico. Le scoperte hanno permesso di osservare diversi ambienti del villaggio come il cortile dell’area signorile sulla sommità dell’insediamento, ampi tratti delle mura difensive del castello medievale, una massiccia torre trecentesca e alcune abitazioni. Sul versante est sono emersi i resti di una fortificazione in legno, traccia del primo impianto del castello. La scoperta di alcuni reperti in ceramica consentono inoltre di caratterizzare ancora meglio gli aspetti della vita quotidiana del sito nelle sue prime fasi di vita.[17][18]
Oggi il sito di Rontana è una delle più importanti zone archeologiche del Parco della Vena del Gesso Romagnola.
- Altri luoghi
Altre mete da raggiungere sono il monte Penzola (sulla sinistra del Santerno) e i ruderi della rocca di Tossignano, che offrono punti di osservazione interessanti sui banconi gessosi.
La Vena del Gesso può essere percorsa interamente a cavallo e in mountain bike. Esistono due grandi sentieri di 60 km ciascuno. È presente anche una ciclovia, un percorso di 24 ore; il luogo di partenza e arrivo è la stazione ferroviaria di Brisighella.
Note
- ^ Coordinate prese da OpenStreetMap.
- ^ Formulario Natura 2000 del sito IT4070011 (PDF), su regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 29-03-2011.
- ^ http://www.lifegypsum.it/gypsum/2200.htm
- ^ Il Senio l'antico Tiberiacum? (PDF), su solarolesiperildomani.solarolo.net. URL consultato il 21/01/2013.
- ^ http://www.appenninoromagnolo.it/speleo/tanaccia.asp
- ^ http://www.venadelgesso.org/carsismo/grottedellavena/tanaccia.htm
- ^ http://www.venadelgesso.org/archeo/tanaccia/tanaccia.htm
- ^ http://www.venadelgesso.org/carsismo/stellabasino/stellabasino.htm
- ^ http://www.venadelgesso.org/itinerari/brisighella/parcocarne.htm
- ^ http://www.parcovenadelgesso.it/index.php/accoglienza-e-servizi/centri-visita
- ^ http://www.venadelgesso.org/testi/cave/espromagn/gessobrisigh.htm
- ^ http://www.europeana.eu/portal/record/9200143/BibliographicResource_2000069303429.html
- ^ http://www.brisighellaospitale.it/2014/06/musica-in-grotta-la-rassegna-recondite-armonie-torna-alla-cava-marana/
- ^ http://www.venadelgesso.org/cave/vecchiecave/monticino/monticino.htm
- ^ http://www.parcovenadelgesso.it/index.php/accoglienza-e-servizi/luoghi-da-vedere#MuseoGeologicodelMonticino
- ^ http://www.venadelgesso.org/caseborghi/rontana/roccarontana.htm
- ^ http://www.academia.edu/2964127/IL_CASTELLO_DI_RONTANA_E_IL_SISTEMA_INSEDIATIVO_DELLA_VALLE_DEL_LAMONE_NEL_MEDIOEVO
- ^ http://www.faenzanotizie.it/articoli/2014/11/28/archeologia-nel-castello-di-rontana-conferenza-pubblica-a-brisighella.html
Bibliografia
- Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola, a cura del Servizio Parchi, Assessorato Ambiente Regione Emilia-Romagna. (Diabasis, 2010)
Voci correlate
Collegamenti esterni
- Sito ufficiale del Parco
- Cartografia del Parco (con indicazione dei sentieri CAI che lo attraversano)
- Sito informativo
- Regione Emilia-Romagna, Vena del Gesso Romagnola (IT4070011 - SIC-ZPS)
- (EN) Natura 2000 - Standard data form IT4070011, su Natura2000 Network Viewer, Agenzia europea dell'ambiente. URL consultato il 15 maggio 2014.



