Foreste umide della costa del Malabar
Malabar Coast moist forests
Veduta del parco nazionale Sanjay Gandhi
EcozonaIndomalese (IM)
BiomaForeste pluviali di latifoglie tropicali e subtropicali
Codice WWFIM0124
Superficie35,500 km²
ConservazioneIn pericolo critico
StatiIndia (bandiera) India
Scheda WWF

Le foreste umide della costa del Malabar sono un'ecoregione dell'ecozona indomalese, definita dal WWF, che si estende attraverso l'India sud-occidentale (codice ecoregione: IM0124[1]).

Territorio

Questa ecoregione comprende le foreste semi-sempreverdi che si estendono lungo la costa del Malabar, una sottile striscia di terra compresa tra l'oceano Indiano ad ovest e le colline di 250 m che contornano i Ghati Occidentali ad est. Si estende attraverso gli stati indiani di Kerala, Karnataka e Maharashtra.

Dal punto di vista geologico, l'altopiano del Deccan - e di conseguenza questa ecoregione - è un frammento del Gondwana. La catena dei Ghati Occidentali si sollevò dopo che la placca indiana si separò dal continente meridionale e andò alla deriva verso nord per poi congiungersi al continente eurasiatico settentrionale. Queste montagne iniziarono quindi a intercettare le piogge del monsone di sud-ovest, creando condizioni più umide sulle pendici occidentali della catena e condizioni più aride su quelle orientali.

Il monsone di sud-ovest apporta oltre 2500 mm di piogge annuali all'ecoregione, influenzando così la sua vegetazione. Le parti meridionali dell'ecoregione, nello stato del Kerala, ricevono una maggiore quantità di precipitazioni e di conseguenza la vegetazione, di tipo sempreverde umido tropicale a sud, tende a condizioni di maggiore aridità procedendo verso nord.

Flora

La vegetazione originaria lungo la costa occidentale della penisola del Deccan era di tipo sempreverde tropicale, ma le foreste sono state in gran parte sostituite o intervallate da piantagioni di teak, conferendo alla vegetazione un carattere semi-deciduo; il teak è ora considerato un indicatore di uno stadio secondario della vegetazione o della presenza di piantagioni.

Le foreste di questa ecoregione sono caratterizzate da specie come Tetrameles nudiflora, Stereospermum tetragonum, Dysoxylum gotadhora, Ficus nervosa, Ficus racemosa, Pterocarpus marsupium, Bombax ceiba, Terminalia bellirica, Terminalia tomentosa, Anogeissus latifolia, Dalbergia latifolia, Lannea coromandelica, Madhuca longifolia, Garuga pinnata, Syzygium cumini, Olea dioica, Xantolis tomentosa, Bridelia retusa, Mangifera spp. e Actinodaphne gullavara. È presente generalmente uno strato intermedio di Erythrina variegata, Butea monosperma, Wrightia tinctoria, Bauhinia racemosa e Ziziphus rugosa e uno strato arbustivo di Flacourtia spp., Woodfordia fruticosa, Meyna laxiflora e Carissa spinarum. Along the northern coast of Karnataka State several patches of moist deciduous forests are represented by an association of Lagerstroemia microcarpa, Tectona grandis, and Dillenia pentagyna (Pascal et al. 1982), representing the drier climatic conditions. The Myristica swamps and the inland lagoons represent distinct habitat types within this ecoregion (Rodgers and Panwar 1988) that are now endangered.

La vegetazione originale lungo la costa occidentale della penisola del Deccan era sempreverde tropicale (Champion e Seth 1968). Ma le foreste sono state in gran parte sostituite o intervallate da teak, conferendo alla vegetazione un carattere semi-deciduo; il tek è ora considerato indicativo di uno stadio successionale secondario o presenza di piantagioni.

Champion e Seth (1968) hanno caratterizzato queste foreste decidue umide meridionali con le seguenti specie: Tetrameles nudiflora, Stereospermum personatum, Disxylum binectariferum, Ficus nervosa, Ficus glomerata, Pterocarpus marsupium, Salmalia malabarica, Terminalia bellerica, Terminalia tomentosa, Anogeissus latifolia, Dalbergia latifolia , Lannea coromandelica, Madhuca indica, Garuga pinnata, Syzygium cumini, Olea dioica, Pouteria tomentosa, Bridelia retusa, Mangifera spp. E Actinodaphne angustifolia. C'è in genere una seconda storia di Erythrina variegata, Butea monosperma, Wrightia tinctoria, Bauhinia racemosa e Zizyphus rugosa e uno strato arbustivo di Flacourtia spp., Woodfordia fruticosa, Meyna laxiflora e Carissa congesta (Puri et al., 1989). Lungo la costa settentrionale dello stato del Karnataka diverse macchie di foreste decidue umide sono rappresentate da un'associazione di Lagerstroemia microcarpa, Tectona grandis e Dillenia pentagyna (Pascal et al 1982), che rappresentano le condizioni climatiche più asciutte. Le paludi di Myristica e le lagune interne rappresentano diversi tipi di habitat all'interno di questa ecoregione (Rodgers e Panwar 1988) che sono ora in pericolo.

Fauna

L'ecoregione non presenta elevati livelli di endemismo, ma ospita comunque alcune specie minacciate. I mammiferi sono rappresentati da 126 specie, compresa una forma quasi endemica, il pipistrello Tadarida teniotis. Specie in pericolo di estinzione qui presenti sono la tigre (Panthera tigris), l'elefante asiatico (Elephas maximus), il gaur (Bos gaurus), l'orso labiato (Melursus ursinus), la lontra liscia (Lutrogale perspicillata), la civetta indiana (Viverra zibetha) e l'antilopre quadricorne (Tetracerus quadricornis). Di particolare importanza ai fini della conservazione della specie è la popolazione di elefanti presente nel Distretto di Midnapore.

L'avifauna è rappresentata da 380 specie, nessuna delle quali endemica. Comunque, l'ecoregione ospita due specie globalmente minacciate, il florican del Bengala (Houbaropsis bengalensis) e il florican minore (Sypheotides indicus), così come l'aquila pescatrice di Pallas (Haliaeetus leucoryphus) e il francolino di palude (Francolinus gularis). Il bucero grigio indiano (Ocyceros birostris) e il bucero bianconero orientale (Anthracoceros albirostris) sono buoni indicatori della qualità della foresta e necessitano di urgenti misure di protezione.

Conservazione

Nonostante centinaia di anni di attività antropiche, molte foreste rimasero intatte fino all'inizio del XX secolo. Da allora il tasso di deforestazione è accelerato e le aree ricoperte da vegetazione originaria sono quasi del tutto scomparse. Solo il 3% circa della superficie originaria è ancora ricoperta da foreste, e rimane unicamente una sola area di habitat intatto di grandi dimensioni (a sud di Varanasi). Sebbene all'interno dell'ecoregione si trovino più di quaranta aree protette, esse coprono solo circa il 3% dell'ecoregione e più della metà di queste sono di piccole dimensioni, con un'area inferiore ai 100 km².

Note

  1. ^ (EN) Malabar Coast moist forests, in Terrestrial Ecoregions, World Wildlife Fund. URL consultato il 29 dicembre 2016.
 Progetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Otarda pancianera
 
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseAves
OrdineOtidiformes
FamigliaOtididae
GenereLissotis
SpecieL. melanogaster
Nomenclatura binomiale
Lissotis melanogaster
(Rüppell, 1835)
Areale
 

L'otarda pancianera (Lissotis melanogaster (Rüppell, 1835)) è un uccello della famiglia degli Otididi originario dell'Africa subsahariana[2].

Descrizione

Dimensioni

Il maschio misura 60 cm di lunghezza, per un peso di 1800-2700 g; la femmina misura 60 cm di lunghezza per un peso di 1400 g[3].

Aspetto

A causa del collo molto lungo e delle lunghissime zampe, l'otarda pancianera presenta una sagoma piuttosto insolita per un membro della sua famiglia. I maschi hanno parti superiori beige-fulvo ornate da numerosi motivi neri a forma di scaglione. La coda è marrone con quattro strette barre scure. La faccia è bianco-grigiastra con una sfumatura beige sul cappuccio e sulle guance. Il mento è ricoperto da piccole macchioline nere che si uniscono alla sottile linea nera che va dal retro dell'occhio alla nuca. Una lunga linea nera bordata di bianco scende lungo la parte anteriore del collo e va a fondersi con il nero delle parti inferiori. L'ala piegata fa apparire una larga fascia bianca a livello delle primarie e delle secondarie. Le zampe e il becco sono di colore giallo. L'otarda pancianera è generalmente più marrone dell'otarda di Hartlaub e, diversamente da quest'ultima, ha il codrione e la coda di colore simile a quello del dorso.

La femmina è diversa dal maschio. La testa e il collo sono di colore beige chiaro, senza caratteristiche degne di nota. Il ventre è bianco. Gli immaturi somigliano alle femmine, ma hanno le piume delle ali dai bordi beige. La sottospecie notophila è più grande della razza nominale[3].

Voce

Durante la parata nuziale, il maschio ritrae la testa sul dorso e lancia un fischio breve e ascendente, zhweeeeeee, che dà l'impressione che l'uccello abbia qualche difficoltà a respirare. Rimane per breve tempo in questa posizione e quindi solleva lentamente la testa per emettere un quock o un plop seguito da un lieve gorgoglìo[3].

Biologia

 
Esemplare nel Masai Mara (Kenya).

L'otarda pancianera può essere generalmente avvistata da sola, tranne durante la stagione di nidificazione, quando vive in coppia. Prima dell'accoppiamento, il maschio effettua una parata molto spettacolare, durante la quale vola lentamente e a grande altezza nel cielo prima di lasciarsi improvvisamente cadere a terra con le ali rivolte verso l'alto. L'otarda pancianera presenta abitudini alimentari piuttosto simili a quelle di altre otarde africane. Tuttavia, essa va in cerca di cibo in regioni più umide rispetto all'otarda di Hartlaub, sua stretta parente con la quale coabita in Africa orientale e più precisamente in Kenya. Può essere vista beccare semi di cereali ai bordi delle strade o entrare in terreni lasciati incolti dove è sicura di trovare i tipi di erba che prefrisce.

Questo uccello può essere sia sedentario che migratore parziale. In alcune regioni aride, effettua infatti alcuni spostamenti durante e dopo la stagione secca. Ciò avviene ad esempio in Ghana, ma anche in certe regioni del Sahel, dove si dirige verso il nord per trovare le piogge che gli consentono di nidificare. Testimonia che la specie è soggetta ad alcuni spostamenti il fatto che in Sierra Leone l'otarda pancianera è presente solamente nel periodo da maggio a ottobre. Nella Repubblica Centrafricana, invece, è presente solo da ottobre a giugno. Il numero di esemplari è più alto in giugno sulle montagne etiopiche. In Sudafrica, queste otarde vagabondano talvolta al di fuori del loro areale abituale[3].

Alimentazione

L'otarda pancianera ha un regime alimentare misto e vario, che gli consente di sopravvivere in numerose regioni. Tuttavia, preferisce gli insetti, a quanto pare soprattutto i coleotteri, ma anche le cavallette, le cimici, i bruchi e gli artropodi terricoli che vivono tra l'erba. Integra armoniosamente il suo menu con semi e petali. Si nutre anche dei piccoli vertebrati uccisi lungo le strade[3].

Riproduzione

La stagione di nidificazione varia considerevolmente a seconda delle regioni: nel sud del Sahel essa ha luogo da giugno a settembre. Le informazioni provenienti dalla Nigeria segnalano che la riproduzione vi avviene da dicembre a gennaio. In Etiopia, ha luogo in aprile e settembre, mentre nell'Africa orientale può avvenire in diversi periodi dell'anno, da febbraio a giugno e in settembre. Nell'Africa centrale e meridionale, i nidi vengono trovati da ottobre a marzo, e pertanto la stagione riproduttiva non coincide necessariamente con la stagione delle piogge. Come la maggior parte delle altre otarde, l'otarda pancianera non costruisce un nido, ma si accontenta di grattare una piccola depressione sul suolo nudo, nei pressi di un formicaio, un cespuglio o un corso d'acqua, e qui depone la sua covata. Quest'ultima comprende solitamente una o due uova. Alla nascita, i pulcini sono ricoperti da un piumino marrone e nero.

La specie è poligama. Il maschio si occupa solamente di esibirsi per attirare un gran numero di partner e non partecipa affatto all'incubazione, all'educazione e alla nutrizione dei giovani. Di tutti questi compiti si occupa la sola madre, che protegge inoltre la covata da eventuali predatori come i facoceri. Essa fronteggia gli intrusi spalancando completamente le ali se questi si avvicinano troppo alle uova[3].

Distribuzione e habitat

L'otarda pancianera frequenta principalmente le praterie con erba alta. È anche piuttosto comune nelle distese erbose punteggiate da cespugli e nelle savane alberate, compresi i boschetti di miombo. Non disdegna i terreni coltivati, i pascoli, le lande, i terreni agricoli ormai abbandonati e le zone più paludose come i bordi degli specchi d'acqua temporanei chiamati vlei e le paludi poco profonde chiamate dambo. Si trova anche nei territori argillosi ricoperti di erba e nelle savane incendiate dell'Africa occidentale. Nell'Africa australe, si incontra sempre in prossimità di un punto d'acqua. I termitai e i piccoli promontori che punteggiano il suo territorio vengono spesso usati come palcoscenici per effettuare le parate. L'otarda pancianera può spingersi talvolta fino a 2500 m di altitudine.

L'otarda pancianera vive esclusivamente in Africa, a sud del Sahara. Il suo areale si estende dal Senegal all'Etiopia, poi a sud fino al Natal. Le regioni di foresta equatoriale (Camerun, Gabon, Repubblica Democratica del Congo settentrionale), nonché quelle occidentali dell'Africa australe (Angola, Namibia, Botswana, le varie province del Capo) vengono sistematicamente evitate[3].

Tassonomia

Vengono riconosciute ufficialmente due sottospecie[2]:

  • L. m. melanogaster (Rüppell, 1835), diffusa in Africa a sud del Sahel fino allo Zambesi e all'Angola meridionale (è assente dalle regioni ricoperte da fitte foreste e dalla maggior parte del Corno d'Africa);
  • L. m. notophila Oberholser, 1905, diffusa dalle regioni di Zimbabwe e Mozambico a sud dello Zambesi fino all'estremità orientale del Sudafrica e allo Swaziland.

Conservazione

La specie non è minacciata a livello globale. Tuttavia, è in diminuzione in Senegambia dagli anni '80. In Zambia subisce la pressione della caccia e in Zimbabwe è vittima del degrado ambientale causato dal pascolo eccessivo del bestiame. Fortunatamente, l'otarda pancianera è ancora comune in quasi ogni parte del suo areale, specialmente nelle zone di savana che vanno dalla Costa d'Avorio alla Nigeria. La sua roccaforte più importante, tuttavia, è in Africa orientale, in Uganda, Tanzania e Zambia. È la specie di otarda più diffusa in Mozambico. Malgrado le grandi dimensioni, l'otarda pancianera compare sul menu di specie come l'aquila marziale, l'aquila rapace, l'aquilastore coronato e il leopardo[1].

Note

  1. ^ a b (EN) BirdLife International 2016, BlackPanther2013/Sandbox/felini, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Otididae, in IOC World Bird Names (ver 14.2), International Ornithologists’ Union, 2024. URL consultato il 12 ottobre 2018.
  3. ^ a b c d e f g (EN) Black-bellied Bustard (Lissotis melanogaster), su hbw.com. URL consultato il 12 ottobre 2018.

Altri progetti

Collegamenti esterni

  Portale Uccelli: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di uccelli