Wikipedia:Vetrina
« Sed omnia praeclara tam difficilia, quam rara sunt. »
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« Tutte le cose eccellenti sono tanto difficili, quanto rare. »
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(Baruch Spinoza, Etica, De potentia intellectus seu de libertate humana, Propositio XLII, scholium)
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![]() Il Museo archeologico nazionale di Napoli, conosciuto anche con l'acronimo di MANN, già Real Museo Borbonico e Museo nazionale, è un museo di tipo archeologico ubicato a Napoli. Considerato uno dei più importanti al mondo nel suo genere, aperto nel 1816, fonda principalmente le sue esposizioni sulla statuaria della collezione Farnese, sui ritrovamenti provenienti dall'area vesuviana, in particolar modo Pompei, Ercolano e Stabia, e sulla collezione egizia, la prima in ordine cronologico in Italia. Tra le opere custodite al suo interno il Toro Farnese, il più grande pezzo di marmo scolpito proveniente dall'antichità, Battaglia di Isso e Flora, rispettivamente uno dei mosaici e uno degli affreschi più conosciuti di epoca romana, pitture come la Venditrice di amorini e le Danzatrici, che influenzarono l'arte neoclassica, nonché mosaici come Musici ambulanti che ebbe influenza nel Positivismo. Nel 2023 il museo ha fatto registrare 553 141 visitatori. ![]() La contea di Edessa fu uno Stato feudale esistito tra il 1098 e il 1150 nel Vicino Oriente, la cui capitale era l'omonima città mesopotamica attualmente nota come Şanlıurfa, in Turchia. Fu il primo territorio a passare sotto diretto controllo cristiano durante la prima crociata, divenendo quindi il più antico Stato crociato esistente. La città di Edessa in realtà, dopo decenni di instabilità e continui passaggi di mano, si era già liberata dal dominio islamico con la ribellione del suo governatore armeno Thoros, il quale tuttavia, per garantire la sopravvivenza dell'autonomia cittadina, aveva chiesto aiuto alle armate crociate che stavano allora marciando verso Gerusalemme. Tra tutti i capi crociati, all'appello di Thoros rispose solo Baldovino di Boulogne, che con un piccolo esercito prese il controllo di Edessa nel 1098. Poco dopo l'assassinio di Thoros, Baldovino prese ufficialmente possesso della città e si dichiarò conte di Edessa, rimanendolo fino al 1100. Grazie alla sua fama di abile combattente, la contea si espanse velocemente in tutte le direzioni e si collegò agli Stati crociati nel frattempo formatisi; inoltre, il suo dominio efficiente e spietato creò una solida amministrazione locale sul modello feudale europeo. Nel 1100, Baldovino I fu chiamato a succedere al fratello Goffredo di Buglione come re di Gerusalemme, e divenne quindi nuovo conte di Edessa il crociato Baldovino di Le Bourg. Nonostante una disastrosa sconfitta subita da Baldovino II alla battaglia di Harran nel 1104, la contea sopravvisse e spesso costituì una barriera tra gli Stati crociati della costa e i turchi selgiuchidi dell'interno, subendo frequenti invasioni provenienti dall'Iraq. Baldovino II fu a sua volta eletto re di Gerusalemme nel 1118, e la contea passò a Joscelin I di Edessa, che ne continuò l'espansione e il consolidamento. Il dominio di Joscelin I coincise con un'epoca d'oro per la contea, che negli anni 1120 raggiunse la sua massima estensione. Dopo la morte di Joscelin I nel 1131, il figlio Joscelin II di Edessa non si dimostrò all'altezza dei predecessori; la sua debole guida, la posizione geograficamente esposta della contea e le ambizioni su di essa dell'atabeg musulmano Zengi ne causarono quindi presto il crollo. Nel 1144, Zengi conquistò Edessa e tutta la parte orientale della contea; dopo la morte improvvisa dell'atabeg, Joscelin II riconquistò brevemente Edessa nel 1146, ma il suo esiguo esercito fu presto ricacciato indietro dal nuovo capo musulmano Norandino, che si spinse a conquistare anche le ultime fortezze rimaste agli edesseni. La caduta della città, fino ad allora l'avamposto crociato posto più a est in Oriente, traumatizzò l'Europa del tempo, e fu il casus belli della seconda crociata, proclamata da papa Eugenio III il 1º dicembre 1145 con la bolla Quantum praedecessores. La seconda crociata si rivelò tuttavia un completo fallimento, in quanto fallì nell'obiettivo di riconquistare Edessa. Nel 1150 cadde anche il castello di Turbessel, ultimo baluardo cristiano della zona, mettendo quindi fine alla contea. Il conte Joscelin II, preso prigioniero da Norandino, morì in catene nel 1159; il figlio Joscelin III e la nipote Beatrice continuarono a proclamarsi conti di Edessa, ma invano, e il titolo infine si estinse. Nonostante la sua classe dirigente fosse principalmente di origine francese e fedele alla chiesa latina, nella contea di Edessa la maggioranza degli abitanti era armena e siriaca di fede apostolica oppure giacobita, con la presenza di minoranze ortodosse e islamiche. Armeno fu anche il principale storico della contea, Matteo di Edessa, il quale stilò una cronaca in lingua armena, per poi morire durante la caduta della capitale nel 1144. L'economia edessena era prospera, ma fu duramente colpita dal continuo stato di guerra in cui venne a trovarsi la contea durante la sua esistenza. ![]() La campagna d'Italia del 1813-1814 fu la serie di operazioni militari combattute durante la guerra della sesta coalizione, principalmente in Italia settentrionale, tra le forze franco-italiane e quelle della Coalizione anti-francese, in questo teatro rappresentate primariamente da austriaci e britannici. A partire dalla campagna del 1796-1797, rappresentò l'ultima volta durante il cosiddetto "periodo francese" in cui un esercito francese e uno austriaco si fronteggiarono per il controllo della penisola italiana. Dopo la disastrosa campagna di Russia, l'Esercito del Regno d'Italia era fortemente indebolito. I suoi resti si comportarono molto bene durante la campagna di Germania del 1813, ma quando ad agosto l'Impero austriaco entrò in guerra, non vi fu altra scelta che ricostruirlo da capo. L'armata franco-italiana era comandata dal viceré d'Italia Eugenio di Beauharnais, figliastro di Napoleone Bonaparte, mentre l'esercito alleato in questo teatro di operazioni fu posto sotto il comando dei marescialli austriaci Johann von Hiller e, poi, Heinrich Bellegarde, oltre che del generale britannico William Bentinck. Al fianco di austriaci e britannici vi erano di nuovo il Regno di Sicilia di Ferdinando III di Borbone e il Regno di Sardegna di Vittorio Emanuele I di Savoia, sebbene il loro contributo alla guerra fu piuttosto esiguo. Inizialmente i franco-italiani riuscirono a rallentare l'avanzata della Coalizione nelle Province Illiriche, ma già nei primi giorni di ottobre dovettero ripiegare verso la linea dell'Isonzo, confine orientale del Regno d'Italia; alla metà del mese iniziò l'invasione del regno. La sproporzione di forze fu aggravata dalla defezione dall'alleanza con la Francia del Regno di Baviera di Massimiliano I Giuseppe prima e, soprattutto, del Regno di Napoli di Gioacchino Murat dopo. In generale il conflitto fu caratterizzato da poche grandi battaglie, come quelle di Caldiero e del Mincio, e da lunghi periodi di relativa inerzia, costellati da piccoli scontri e trattative diplomatiche tra i vari schieramenti coinvolti. La fine della campagna fu suggellata dalla Convenzione di Mantova, firmata da Eugenio il 23 aprile 1814, a seguito della quale il viceré si ritirò in esilio in Baviera, dove rimase per il resto della vita. La resa non fu però dovuta alla situazione militare delle forze napoleoniche in Italia, aggravata dalle sconfitte a San Maurizio e sul Taro, ma dall'abdicazione di Napoleone e dalla conseguente resa della Francia al cospetto delle forze della Coalizione, che alla fine di un'estenuante campagna erano giunte a occupare Parigi. ![]() L'assedio delle legazioni ebbe luogo tra il 20 giugno e il 14 agosto 1900 a Pechino, capitale dell'allora Impero cinese, quando i ribelli appartenenti alla Società di giustizia e concordia, comunemente noti come Boxer, assediarono col supporto di unità dell'esercito imperiale cinese il quartiere delle legazioni diplomatiche internazionali presenti in città. Le legazioni di Pechino allora ospitavano centinaia di civili, diplomatici e militari occidentali, più migliaia di cristiani cinesi che vi avevano trovato rifugio per scampare ai massacri compiuti dai Boxer. L'assedio fu l'episodio culminante della ribellione dei Boxer. Già dal 1898, dopo il colpo di Stato subito dall'imperatore Guangxu, la Cina era stata interessata da violente ondate di xenofobia contro gli stranieri, culminate nella costituzione della Società di giustizia e concordia che aveva come obbiettivo la cacciata e lo sterminio di tutti gli occidentali presenti nell'impero. I ribelli, ribattezzati Boxer dalla stampa europea, avevano l'appoggio segreto dell'imperatrice Cixi, che sperava di liberarsi delle ingerenze occidentali e di rescindere i trattati ineguali che condizionavano l'economia e la politica cinese al volere delle potenze coloniali. Al culmine di mesi di tensioni crescenti, il partito dello xenofobo principe Duan riuscì a far prevalere una linea pro-Boxer nella corte della Città Proibita, e nel giugno 1900 Cixi ordinò a tutti gli stranieri di abbandonare Pechino. Consci del pericolo che avrebbe costituito lasciare la città, gli occidentali si trincerarono nel quartiere delle legazioni, pronti a sostenere l'assalto dei Boxer, che ormai controllavano le strade della capitale. Qui, per sei settimane, meno di 500 militari appartenenti a varie nazioni del mondo difesero altrettanti civili occidentali e più di 3000 cinesi cristiani, anch'essi perseguitati dai Boxer. Nonostante intensi assalti giornalieri, le legazioni riuscirono a resistere. Per tentare di rompere l'assedio delle legazioni si costituì l'Alleanza delle otto nazioni, che coalizzò Regno Unito, Stati Uniti d'America, Impero tedesco, Impero austro-ungarico, Francia, Regno d'Italia, Impero russo e Giappone contro la Cina. Dopo che la spedizione Seymour, primo tentativo di soccorso fallimentare, fu respinta dalle difese cinesi, nell'agosto 1900 con la spedizione Gaselee le truppe delle otto nazioni riuscirono a raggiungere Pechino e a cacciare i ribelli, liberando così i sopravvissuti delle legazioni. Come rappresaglia all'attacco dei Boxer, annientati nel giro di poco tempo dai soccorsi occidentali, Pechino fu sottoposta a un brutale saccheggio. La sconfitta della Cina nell'assedio delle legazioni e nella rivolta dei Boxer fu fatale al potere imperiale: umiliata dal Protocollo dei Boxer, la durissima pace imposta dalle potenze coloniali, la dinastia Qing fu infine abbattuta nel 1912 dalla rivoluzione cinese. Sebbene in maniera semplificata, l'assedio è trattato nel film 55 giorni a Pechino (1963). ![]() La conquista normanna della Sicilia fu una lunga serie di campagne attraverso cui i Normanni, già impegnati nella conquista dell'Italia meridionale, riuscirono a imporsi nell'intero Emirato musulmano di Sicilia. Malgrado coinvolta da diverse ribellioni interne, l'isola cadde soltanto a seguito di una lunga serie di battaglie combattute tra il 1061 e il 1090, anno in cui ebbe luogo la presa di Noto, ultimo avamposto saraceno. Gli scontri interessarono praticamente quasi ogni angolo della Sicilia, malgrado raramente coinvolgessero grandissimi numeri di uomini nelle operazioni. Con l'instaurazione della contea di Sicilia, fu vissuta al termine dei combattimenti una grande stagione di rinascita dall'isola, che beneficiò delle politiche di tolleranza adottate da Ruggero I e poi da suo figlio Ruggero II. Sotto quest'ultimo, ebbe luogo una riunificazione di tutti i possedimenti che suo padre e i suoi zii avevano conquistato nella parte meridionale della penisola. ![]() Con diritto dell'età antica si intende l'evoluzione del diritto a partire dalle prime forme di organizzazione sociale fino all'affermazione dei sistemi giuridici sviluppati dalle civiltà della storia antica. Pur non essendo possibile stabilire con certezza l'origine del diritto, già nella preistoria le comunità umane adottavano semplici regole condivise per la tutela dei beni fondamentali. Con l'evolversi della società, le norme (tramandate oralmente) divennero più numerose e articolate, adattandosi ad attività come l'agricoltura, il commercio e la gestione dei conflitti. Le civiltà del Vicino Oriente antico, tra le prime a sviluppare la scrittura, segnarono un passaggio decisivo: il diritto cominciò a essere anche scritto. I più antichi testi normativi conosciuti risalgono al XXIV-XXIII secolo a.C. e provengono dalla città mesopotamica di Lagash. La più antica raccolta di leggi pervenutaci è il Codice di Ur-Nammu (2100-2050 a.C.), mentre il più celebre resta il Codice di Hammurabi (circa 1810-1750 a.C.), che presenta un sistema giuridico complesso, con norme dettagliate e sanzioni proporzionate. Nell'Antico Egitto non esistevano codici scritti in senso formale, ma numerosi documenti legali attestano un sistema giuridico basato su consuetudini, buon senso e principi morali. Il faraone, garante della Maat (giustizia e ordine cosmico), era l’autorità suprema, ma l'amministrazione della giustizia era affidata al visir e ai tribunali locali (kenebet). Le pene potevano essere severe, ma vi erano forme di tutela per gli imputati. I procedimenti civili erano pubblici e semplici, con la partecipazione di testimoni. Le donne godevano di diritti civili avanzati per l'epoca. Nel popolo ebraico, il diritto (Halakhah) trae fondamento dalla Torà, ritenuta dalla tradizione rivelata a Mosè, ma secondo gli storici frutto di una lunga elaborazione tra il X e il V secolo a.C.. Accanto alla legge scritta, si sviluppò quella orale, successivamente raccolta nella Mishnà (II-III secolo d.C.) e poi nel Talmud, che nella sua versione babilonese è ancora oggi considerato il fondamento del diritto ebraico tradizionale. Il diritto cinese antico si sviluppò a partire dall’epoca della dinastia Shang (XIV-XIII secolo a.C.), in un contesto dominato da potere sacro e pratiche sciamaniche. Con la dinastia Zhou emerse il concetto di Mandato del cielo, che legittimava il sovrano. I primi testi legislativi noti risalgono al VI secolo a.C. e mostrano l'influsso della filosofia cinese. Il confucianesimo, affermatosi nel V secolo a.C., privilegiava i riti e la morale rispetto alle leggi scritte; il legismo, al contrario, sosteneva un’applicazione rigorosa della legge, impersonale e inflessibile. La dinastia Qin, che unificò la Cina nel 221 a.C., adottò un sistema legista, poi integrato da elementi confuciani. In Giappone, il diritto consuetudinario subì profonde trasformazioni a partire dal VII secolo, sotto l'influsso della cultura cinese. L'introduzione del confucianesimo e del buddhismo accompagnò la promulgazione del codice Taihō (701), che istituì il sistema Ritsuryō. Anche se la sua applicazione effettiva diminuì nei secoli successivi, il sistema rimase formalmente in vigore fino al XIX secolo. In Corea, il diritto antico ebbe un’impostazione prevalentemente penale, influenzata dal legalismo e dal confucianesimo. Il primo codice conosciuto, lo Yul-lyoung, fu emanato nel 373 dal regno di Goguryeo. In India, il diritto si sviluppò attorno al concetto di dharma, con radici nelle tradizioni vediche e induiste. I Dharmasutra, redatti tra il VI e il II secolo a.C., stabilivano norme morali e giuridiche relative a matrimonio, caste e pene. In epoca successiva, i Dharmaśāstra approfondirono tali temi con maggiore articolazione e forma poetica. Il più celebre è il Codice di Manu, che, pur non essendo più applicato, ha esercitato un'influenza duratura sul pensiero giuridico indiano. Quanto alle comunità dell'America, il diritto rimase piuttosto primitivo e imperniato attorno ad alcuni principi fondamentali o alle autorità religiose o politiche del popolo di riferimento, che sindacavano i vari casi che si presentavano all'attenzione. Il diritto greco antico si sviluppò nelle poleis, le città-stato, ma la comune lingua, religione e cultura giustificano un quadro unitario storico. In assenza di giuristi professionisti, si formò un sistema articolato che influenzò la civiltà romana. La filosofia greca offrì riflessioni etiche e politiche fondamentali in autori come Socrate, Platone e Aristotele. Dal VII secolo a.C. le leggi scritte divennero centrali, con codificazioni importanti come quelle di Dracone e Solone ad Atene, mentre a Sparta il sistema era gestito dagli efori. Il sistema giuridico ateniese prevedeva tribunali popolari con diverse competenze. Con il diritto romano il diritto divenne una scienza pratico-tecnica grazie a una classe di giuristi che produssero commentari, pareri e trattati. Le Istituzioni di Gaio (II secolo) sono l’unica opera giuridica romana completa pervenutaci. La prima codificazione è quella delle Leggi delle XII tavole (450 a.C.), ma con la crescita della Repubblica romana e dell’Impero le fonti del diritto si moltiplicarono: leggi, senatoconsulti, costituzioni imperiali, editti, responsa. Si affermarono anche il ius gentium per i rapporti con gli stranieri e il ius honorarium di origine pretoria. Il diritto romano sviluppò elaborazioni raffinate in materia di diritto di famiglia, proprietà, obbligazioni, successioni e diritto processuale, esercitando un’influenza duratura sul diritto contemporaneo.
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