Squadrismo
Squadrismo è il termine con cui si indica un fenomeno caratteristico del fascismo italiano, consistente nella militanza all'interno di squadre d'azione fasciste fra il 1919 e il 1924.

Storia
Premessa
Nel 1917, già prima del termine della Grande Guerra, il governo italiano creò l'Opera Nazionale Combattenti con l'intento di aiutare i reduci che tornavano dal fronte, disoccupati e senza prospettive di lavoro, ad acquistare terra da coltivare. Il tentativo però fallì e gli interventisti, insieme ai reduci che cominciavano ad affluire sul territorio nazionale, si organizzarono in maniera più o meno spontanea[1] per reagire alle iniziative dei socialisti, su posizioni neutraliste nei confronti della guerra e perciò ritenuti "disfattisti".[2]
Con la smobilitazione seguita alla guerra il numero dei reduci aumentò in maniera esorbitante, dando luogo ad una fascia sociale estranea da quelle classiche (padronato, classe media e proletariato), e legata agli ideali nazionalisti ed irredentisti per i quali era stata al fronte, sostanzialmente incapace di rientrare nei ranghi della società borghese.
Le prime formazioni
Questi primi reduci andarono a formare, insieme ai futuristi ed al Fascio di difesa nazionale, squadre organizzate che si attivarono in modo fattivo per combattere contro i socialisti, che in quel momento si trovavano in forte ascesa.[3] In particolare si trattava di soldati lasciati allo sbando senza lavoro ed appartenenti alle unità di èlite (come gli Arditi), cui lo Stato non concedeva alcun riconoscimento per il ruolo ricoperto in guerra al momento del ritorno alla vita civile. Furono soprattutto Arditi ed ufficiali e sottufficiali dell'esercito, per loro natura, a divenire i più forti sostenitori di ciò che andavano sostenendo Mussolini e D'Annunzio, trovando in questi due capi naturali il riferimento ideale per incanalare la loro ansia di lotta in una direzione politica precisa e, per loro, appagante.
Le azioni squadriste - di solito violente, ma talvolta goliardiche[4][5] e, soprattutto, dimostrative - avevano lo scopo dichiarato di impedire la realizzazione in Italia di una rivoluzione comunista: inizialmente infatti queste aggressioni si configurarono come risposta alle violente azioni di socialisti ed anarchici, effettuate con un'escalation costante che culminò con il biennio rosso (1919-1920).
A riguardo lo stesso Alcide De Gasperi commentò le azioni squadriste dicendo:
e Gaetano Salvemini alcuni anni dopo disse:
La nascita dei Fasci italiani di combattimento
Il 23 marzo 1919 Mussolini fondò a Milano i Fasci italiani di combattimento, nei quali andarono a confluire in breve tempo la maggioranza delle squadre formatesi autonomamente sul territorio nazionale. Ciononostante, a causa del basso numero di adesioni, almeno per tutto il 1919 l'iscrizione coincideva spesso con l'attività di squadrista.[8] Solo nella Venezia Giulia l'adesione ai Fasci italiani di combattimento assunse subito caratteri di massa, mentre nel resto del territorio nazionale l'espansione dello squadrismo fu limitata alle sole città del nord Italia. Ciò fu dovuto principalmente alla vicinanza della Venezia Giulia stessa al confine orientale che, sottoposto a rivendicazioni territoriali e politiche (irredentismo), convogliò sui Fasci di combattimento le simpatie dei nazionalisti. A questi si aggiunsero inoltre numerosi legionari dannunziani reduci dell'Impresa di Fiume, che ne costituirono il nerbo iniziale.
Lo squadrismo, fin dai primi anni, fu diviso in due tronconi fondamentali:
- quello urbano: di stampo milanese, mussoliniano, intellettuale, sindacalista e futurista
- quello rurale: provinciale, 'duro' ed egemonizzato dai ras.[9]
Grazie a questa commistione di forze diverse tra loro, ma accomunate da un unico filo conduttore, fermentò una caratteristica nuova per la politica italiana (solitamente divisa tra diverse forze partitiche): una fusione di pulsioni innovative, progressiste e rivoluzionarie (futuristi e sindacalisti rivoluzionari e nazionali) con un radicato sentimento nazionale, estremizzato dalle trincee della Grande Guerra e capace di rinnovamento politico e sociale.[10] E' questo il momento in cui Marinetti cominciò a vagheggiare un cartello di nazionalrivoluzionari che comprendesse anche gli anarchici, considerati alfieri di "un'azione distruttiva".[11]
In questa situazione che, con volontà forse non lucida ma reale, andava creando uno schieramento progressista imperniato sul combattentismo rivoluzionario che investisse altri settori anti-sistema della società, usciva fondamentalmente di scena il partito socialista. Esso infatti si mantenne sostanzialmente estraneo a questo disegno, sebbene molte volte Mussolini stesso tentò di riavvicinare il suo vecchio partito (principalmente nel '19[12] e nel '21[13]), realizzandosi la maggiore e divergente differenza tra il fronte nazionalrivoluzionario (fascisti, nazionalisti, futuristi, sindacalisti rivoluzionari, interventisti, fiumani, reduci ed arditi) ed i socialisti fondamentalmente nel nazionalismo. Questa già di per se bastante e, oltretutto, sostenuta anche dall'impolitico atteggiamento socialista di dileggio nei confronti dei valori nazionali e di dissacrazione della guerra vittoriosa.
Altra caratteristica dello squadrismo, anticipata dai futuristi nelle loro manifestazioni interventiste, fu la capacità di far ricorso alla piazza mobilitando rapidamente minoranze attive ed aggressive, capaci di utilizzare la violenza in maniera talmente non conforme per l'epoca, tanto che fu capace di scompaginare il partito socialista, basato su un'organizzazione minuziosa e ramificata attraverso una rete fittissima di leghe, camere del lavoro, cooperative, sindacati, enti locali, etc.[14]
Lo squadrismo urbano
I primi atti squadristici avvennero inizialmente a Milano nel 1919, ma anche Mantova, Brescia e Padova. A parte il caso della Venezia Giulia, dove era forte la presenza dei legionari fiumani, nei primi tempi lo squadrismo rimase collocato in un ambito ristretto, rimanendo appannaggio principalmente di futuristi, sindacalisti rivoluzionari e reduci di esercito e corpi speciali in congedo (in particolare gli Arditi), ma non mancavano elementi di ogni classe sociale[15] tra cui predominavano gli studenti universitari.
La giovane età della gran parte degli squadristi ha fatto pensare ad alcuni autori che la rivoluzione fascista sia stata la prima "rivoluzione generazionale" della storia, contrariamente a quelle che l'avevano preceduta, di norma legate a logiche di classe ed a meccanismi economici.
Il primo nucleo di squadristi fu composto da alcune centinaia di uomini, che sostanzialmente costituirono la guardia personale di Mussolini, il quale tempo dopo ebbe a dire a riguardo:
Nel 1920 in tutte le principali città cominciarono ad essere formate squadre d'azione armate ed alle dipendenze del Fascio di combattimento locale.
Lo squadrismo agrario
Sebbene il fascismo urbano fosse avanguardia intellettuale e sociale, quello agrario fu quello più autentico e genuino, costituito nelle province neo-redente, in cui vennero realizzate le prime squadre d'azione.[17] La prima di queste venne infatti formata a Trieste il 20 maggio 1920[18] e furono queste squadre delle città provinciali e di campagna quelle grazie alle quali il fascismo irruppe, a partire dalla fine del 1920, in tutta la Valle Padana ed oltre.
A partire dal 1921 il fascismo riuscì a costituire delle roccaforti importanti, concentrate soprattutto nella pianura padana (come Bologna e Ferrara), dalle quali si estesero anche ai centri secondari più vicini.
In questa fase la maggior parte degli squadristi era composta da giovani studenti nazionalisti, reduci di guerra (perlopiù arditi e legionari fiumani) e componenti delle vecchie formazioni paramilitari, che avevano già contrastato i socialisti durante il cosiddetto Biennio rosso.[19]
Le azioni squadriste contro i socialisti, soprattutto nelle campagne, attirarono l'interesse dei piccoli proprietari terrieri e dei latifondisti che, non essendo riusciti a costituire una propria organizzazione politica, finanziarono quella dei Fasci Italiani di Combattimento.[20] Non di rado gli stessi figli dei proprietari terrieri e dei mezzadri militarono attivamente nelle squadre d'azione.
Lo sviluppo del fenomeno squadrista nelle campagne diventa vigoroso quando, impostosi come valida risposta alla sinistra agli occhi dei proprietari terrieri, questi cominciarono a finanziare generosamente le squadre fasciste, addirittura con forme di vera e propria autotassazione interna tra gli agrari maggiormente preoccupati dallo sviluppo delle leghe contadine e bracciantili rosse.[21]
Allo stesso tempo, avviene un duplice rapporto tra l'apparato statale ed il movimento fascista: da una parte prefetti e questori collaborarono sempre più strettamente con le azioni degli squadristi[22], dall'altra in molte città e zone del territorio nazionale i fascisti subirono repressioni e scontri sanguinosi soprattutto con le guardie regie.[23]
I piccoli proprietari terrieri, i mezzadri e le Leghe rosse
Nei primi due decenni del secolo si svilupparono due importanti dinamiche nel mondo agricolo. Nel 1901 a Bologna avvenne la costituzione di Federterra, legata al Partito Socialista prima ed al Partito Comunista d'Italia poi. In essa confluirono la maggior parte delle leghe contadine e finirà per monopolizzare il mercato del lavoro nel decennio successivo con l'obiettivo di "proletarizzare" i mezzadri, anziché aiutarli a diventare proprietari dei terreni che lavoravano.[24] Tra il 1911 ed il 1921, d'altra parte, il numero dei piccoli proprietari terrieri era notevolmente aumentato, quasi fino a raddoppiare[25], avendo spesso acquistato le terre dai grandi proprietari terrieri.
La rottura tra mezzadri e leghe socialiste avvenne per sfiancamento dei primi: da una parte i continui ed usuranti scioperi proclamati da queste ultime (culminati nel 1920), che spesso causavano la perdita del raccolto; dall'altra parte dai boicottaggi (ad esempio la mutilazione del bestiame) e dalla violenza esercitata per obbligarli a rispettare le decisioni delle leghe stesse.[26] Federterra organizzò anche tribunali speciali, che disponevano misure di isolamento nei confronti dei proprietari più riottosi, tra le quali vi era il divieto di vendere o acquistare presso le cooperative rosse. Ciò provocava il collasso delle aziende agricole, dato il carattere monopolista delle cooperative stesse.[27] Un esempio di questa violenza avvenne il 18 settembre 1920, quando il coltivatore cattolico Arcangelo Solferini fu ucciso per non aver aderito alle disposizioni delle leghe rosse.[28]
Il potere socialista crebbe enormemente fino al 1920, quando la maggior parte delle amministrazioni comunali e provinciali dell'Emilia e della Romagna furono conquistate dal Partito Socialista Italiano. Da quel momento le organizzazioni sindacali socialiste ottennero il monopolio della gestione del lavoro, mentre le cooperative socialiste furono in grado di imporre i prezzi delle derrate alimentari, gestire direttamente le imposte comunali (su immobili, attività produttive e famiglie) e concedere in affitto ai propri affiliati i terreni municipali.[29]
Il periodo "rivoluzionario"
Tra il 1919 ed il 1922 (con strascichi che dureranno fino almeno al 1924), l'Italia fu scossa da una guerra civile - che costerà quasi 2000 morti[senza fonte] - e che vedrà tre fazioni principali, dai contorni non sempre netti:
- Il Partito Socialista Italiano, intenzionato ad emulare l'esempio sovietico ed a portare la rivoluzione bolscevica in Italia. Da esso si staccò in seguito la componente massimalista, che diede vita al Partito Comunista d'Italia;
- I vari movimenti nazionalrivoluzionari, di cui facevano parte sindacalisti rivoluzionari, interventisti, futuristi, fascisti, nazionalisti, legionari fiumani, reduci di guerra ed arditi. Questi, a partire dal 1919, confluirono nei Fasci italiani di combattimento e nello squadrismo, decisi da una parte a frustrare le intenzioni dei socialisti, dall'altra a proporre una loro propria rivoluzione nazionale dei lavoratori e dei trinceristi. Dai Fasci venne formato nel 1922 il Partito Nazionale Fascista;
- Il Governo italiano (Governo Orlando, Governo Nitti I, Governo Nitti II, Governo Giolitti V, Governo Bonomi I, Governo Facta I, Governo Facta II) e più in generale le istituzioni, generalmente deboli e prive di una capacità di reazione organica, spesso pronte a chiudere un occhio sulle violenze di entrambe le parti. Esse lasciarono spesso mano libera allo squadrismo, interpretato come il "male minore", pur reagendo in molti episodi con mano dura anche ad esso. Giovanni Giolitti in particolare tenne nei confronti del movimento fascista un atteggiamento benevolo, volto ad utilizzarlo per contrastare i socialisti[30], in quanto intenzionato a "costituzionalizzarlo" dopo essere arrivato al potere, ritenendo di esaurirne le potenzialità (a causa della perdita degli appoggi di coloro che temevano un'eventuale rivoluzione bolscevica) una volta venuti meno i loro avversari.[31].
A questi si aggiungevano i raggruppamenti armati cattolici e del Partito Repubblicano Italiano.
Lo squadrismo fascista contrastò apertamente le iniziative politiche dei marxisti, considerate da fascisti e nazionalisti provocatorie ed offensive nei confronti della patria e dei reduci della guerra[32], come l'erezione di monumenti di carattere antimilitarista, la contestazione ai simboli del patriottismo italiano (monumenti, bandiere, targhe etc.)[senza fonte], l'esaltazione di imboscati e disertori. Uno di costoro, Francesco Misiano, fu eletto in Parlamento, suscitando la violentissima reazione degli squadristi di Roberto Farinacci, che lo prelevarono, e dopo averlo imbrattato di vernice e lo costrinsero a percorrere Via del Corso in Roma fra due ali di camicie nere che lo insultarono e lo sputacchiarono. Per questo episodio venne anche coniata una stornellata beffarda, che recitava "Misiano, Misiano, ne hai fatta di carriera! Da disertore a deputato-sputacchiera" [33]. Come risulta dai canzonieri dell'epoca, Misiano era uno dei personaggi più odiati dai fascisti. [34], ma anche e soprattutto le aggressioni fisiche - e talvolta mortali[35] - a reduci, decorati ed ufficiali dell'Esercito[36] (i fascisti giustificheranno le loro prime azioni proprio come rappresaglia a queste azioni[37]).
Successivamente, con l'incancrenirsi della lotta, entrarono in gioco altre componenti:
- il padronato, tanto agricolo quanto industriale, che vedeva nelle squadre d'azione un mezzo per stornare il rischio di una rivoluzione bolscevica in Italia;
- il mito della Vittoria mutilata, secondo il quale l'Italia, per colpa di governi inetti e dello spirito antinazionale della propaganda socialista, rinunciava dopo la vittoria sugli Imperi Centrali a ciò che si riteneva le spettasse di diritto: Dalmazia, Fiume e compensi coloniali.[38]
Grave errore tattico (se non strategico) del partito socialista fu l'aver trascurato i sentimenti e le richieste dei combattenti, aliendosene la simpatia.[39]
In breve le "Squadre d'azione" (o "squadracce", come furono spregiativamente chiamate dagli avversari) si riunirono all'interno del movimento fascista, anche se molte mantennero una loro particolare e semianarchica autonomia, fino a ben oltre la Marcia su Roma e la cosiddetta "normalizzazione" all'interno della MVSN.
Con il consolidarsi del movimento fascista, l'azione delle Squadre iniziò ad assumere un carattere sistematico, in ordine non solo agli obbiettivi sopra citati, ma ad una vera e propria contro-rivoluzione ai danni tanto dei sempre meno determinati tentativi rivoluzionari (ma anche solo riformisti) socialisti e bolscevichi, quanto dello Stato liberale (quando esso non si allineava alle posizioni fasciste o si mostrava troppo "tiepido"). Infatti, successivamente al refluire del "tentativo velleitario"[40] dei socialisti e dei sindacalisti della tarda estate-autunno 1920, iniziò a prendere piede all'interno dello squadrismo anche quel fenomeno detto "squadrismo agrario" o "fascismo agrario" le cui componenti furono finanziate dal ceto agrario e dai piccoli proprietari - per l'appunto - e che furono dirette ad un'offensiva volta al sistematico smantellamento del sistema sindacale, di aggregazione, protezione e mutua assistenza dei movimenti non fascisti di massa (popolari, socialisti, poi anche comunisti).
Principali azioni
La prima azione compiuta dagli squadristi fu l'assalto al giornale socialista "Avanti" il 15 aprile 1919 che seguì gli scontri avvenuti poco prima tra fascisti, supportati da ex ufficiali ed arditi, e attivisti di sinistra in via Mercanti[41], poche settimane dopo la fondazione - in piazza San Sepolcro a Milano - dei Fasci di combattimento (23 marzo 1919). Intervistato pochi giorni dopo dal Giornale d'Italia, Mussolini dichiarò:
Il 1 dicembre 1919 avvennero contestazioni e spintonamenti da parte di studenti e militanti del partito nazionalista contro i deputati socialisti che al mattino avevano abbandonato la Camera quando era entrato il re al grido di :"Viva il socialismo! Viva la repubblica socialista". Questi fatti portarono alla proclamazione di uno sciopero di solidarietà nelle maggiori città italiane. A Torino un corteo di operai provoca scontri con degli studenti che cusano la morte del diciannovenne Pierino Delpiano. A Milano dei tumulti provocati dai manifestanti causano la morte del carabiniere Luigi Cordola. A Bologna muore l'anarchico Amleto Vellani.
Il 13 luglio 1920, a Trieste in seguito all'assassinio del militante fascista Giovanni Nini da parte di uno slavo[43] durante un comizio del segretario cittadino Francesco Giunta le squadre d'azione raggiunsero protestando il Narodni dom (Casa del Popolo) sloveno. In seguito al lancio di alcune bombe dall'edificio che uccidono il tenente Luigi Casciana, il Narodni dom fu incendiato. Secondo alcune fonti il rapido propagarsi dell'incendio con numerosi scoppi fu favorito dal fatto che gli slavi celavano all'interno del Narodni un arsenale di esplosivi ed armi.[44].
Il 21 novembre 1920 a Bologna le squadre fasciste furono coinvolte nella Strage di Palazzo d'Accursio, durante l'insediamento del neosindaco socialista Gnudi. L'esposizione della bandiera rossa fu considerata dai fascisti una provocazione oltraggiosa, e chiesero al prefetto di vietarla[45]. Non avendo ottenuto soddisfazione, fecero circolare la minacciosa voce che avrebbero agito, mettendo in guardia la popolazione dal partecipare alle manifestazioni per l'insediamento della nuova giunta[45]. Il 21 novembre, quindi, nonostante la numerosa folla che si era radunata per acclamare la giunta, un gruppo di squadristi si fece strada verso il Palazzo d'Accursio a colpi di pistola[45][46]. Si frapposero i Carabinieri e le Guardie Regie[47], mentre dalle finestre del palazzo i socialisti lì presenti risposero lanciando bombe a mano[45] le cui deflagrazioni provocarono la morte di dieci socialisti[48]. All'interno del palazzo veniva invece ucciso, a colpi di pistola, il mutilato di guerra Giulio Giordani, eletto consigliere comunale dai nazional-fascisti[45]. L'episodio è considerato l'inizio della reazione squadrista in Val Padana[49].
Gennaio-febbraio 1921 Si scatena l'offensiva fascista in tutta Italia: le azioni squadriste trovano appoggio e protezione negli organi separati dello stato. Vengono distrutte le sedi delle organizzazioni operaie e uccisi militanti dei partiti democratici.
Il 27 febbraio 1921 un gruppo di anarchici aggredì[50] in piazza Antinori a Firenze, un corteo di liberali che si stavano recando ad una manifestazione patriottica. L'aggressione, nel corso della quale avvenne anche il lancio di una bomba, provocò circa venti feriti di cui alcuni gravi e due morti, il carabiniere Antonio Petrucci e lo studente Carlo Menabuoni (morirà in ospedale il 14 marzo). Nel pomeriggio una squadra fascista uccise nel suo studio il sindacalista comunista Spartaco Lavagnini. Nella stessa serata lo squadrista Giovanni Berta fu ucciso e scaraventato nell'Arno.
Il 1 marzo 1921 nel corso dei cosiddetti Fatti di Empoli furono uccisi diversi carabinieri e marinai dai comunisti. I fascisti appoggiati anche dall'esercito rioccuparono la città.
Il 21 luglio 1921 avvennero i Fatti di Sarzana in cui persero la vita 18 squadristi toscani.
Il 3 agosto 1921 Viene firmato un patto di pacificazione tra fascisti e socialisti, ma le violenze da ambo le parti continuano.
Nel primo semestre del 1921 si registrano 726 distruzioni operate dalle squadre fasciste: 17 giornali e tipografie, 59 case del popolo, 119 camere del lavoro, 107 cooperative, 83 leghe contadine, 8 società mutue, 141 sezioni socialiste, 100 circoli di cultura, 10 biblioteche, 28 sindacati operai, 53 circoli operai ricreativi, una università popolare.
Lo sciopero legalitario
Il 31 luglio 1922 le organizzazioni di sinistra tramite l'Alleanza del lavoro proclamarono lo Sciopero generale a tempo indeterminato in opposizione al fascismo. L'evento ebbe come unico risultato quello di spaventare la borghesia cittadina che temeva un ritorno agli scioperi degli anni precedenti[51].
Il segretario del PNF Michele Bianchi lanciò un ultimatum al Governo:
I fascisti reagirono immediatamente allo sciopero in tutto il paese. Gli iscritti ai sindacati fascisti non aderirono allo sciopero mantenendo in funzione tutti i servizi pubblici e non interrompendo la produzione in numerose industrie. In molte città amministrate dai socialisti i fascisti, spesso appoggiati dalle camicie azzurre nazionaliste occuparono i Comuni. Duri scontri avvennero a Genova, Alessandria, Bari e Livorno. A Milano, il 3 agosto dopo la presa di Palazzo Marino sede dell'amministrazione comunale, Gabriele D'Annunzio arringò le camicie nere da uno dei balconi. Lo sciopero fallì definitivamente dopo due giorni[53]: solo a Parma i socialisti, unitamente ai comunisti e ai popolari, riuscirono a respingere i fascisti.
Il giornale socialista "La Giustizia" commentò amaramente:
La marcia su Roma
Lo squadrismo e Mussolini
Lo squadrismo e Mussolini tuttavia non ebbero un rapporto idilliaco: Mussolini tollerava poco le intemperanze degli squadristi, che mettevano a rischio la sua autorità all'interno del fascismo e la sua strategia di trattativa con le istituzioni[55]. Infatti molti dei ras erano rapidamente ascesi a posizioni di potere personale che potevano mettere in forse il primato di Mussolini. Personaggi come Italo Balbo (ras di Ferrara), Roberto Farinacci (ras di Cremona), Giuseppe Caradonna (ras pugliese) rappresentavano l'ala dura del fascismo, poco disposta al compromesso con le forze dell'Italia liberale, e piuttosto propensi a spingere a fondo sugli aspetti rivoluzionari[56]. Dopo la fondazione del Partito Nazionale Fascista e prima della Marcia su Roma, molti squadristi, delusi dall'atteggiamento ritenuto troppo poco rivoluzionario del Duce, arrivarono a cantare (sull'aria di Bombacè):
"Chi ha tradito tradirà:
se con noi non marcerà
anche a Mussolini
botte in quantità"[57]
In questa ottica diversi autori - a partire dal De Felice - ritengono che dietro molte delle scelte più radicali di Mussolini (la Marcia su Roma, il discorso in cui politicamente rivendicava a sè le responsabilità di alcuni squadristi per l'omicidio Matteotti, le leggi eccezionali del fascismo) vi fossero pressioni, addirittura minacce fisiche, da parte dei ras più importanti[58].
Con la "normalizzazione" le squadre fasciste tendono ad essere assorbite nell'establishment e nella Milizia, mentre i suoi esponenti vengono o accantonati ed emarginati, oppure coinvolti nel potere e neutralizzati. Fa eccezione Roberto Farinacci, il cui potere - istituzionalmente nullo - continuò a reggersi fino all'ultimo sulle squadre nel suo "feudo" cremonese[59]. Anche se per diversi anni dopo le leggi fascistissime si verificheranno episodi di violenza squadrista, questi andarono via via scemando nel corso degli anni.[senza fonte] Lo squadrismo in qualche maniera risorge con la Repubblica Sociale, quando i vecchi squadristi messi in disparte durante il regime, trovarono l'occasione di tentare la riscossa.
Tuttavia, numerosi storici [60] rilevano come, al di là di qualche aggressione anche clamorosa, fino al fallimento delle iniziative socialiste (moti per il carovita del luglio 1919, occupazione delle fabbriche del settembre 1920), Mussolini abbia addirittura corteggiato i vertici dei rivoluzionari di sinistra per cercare un possibile accordo e procedere uniti; tuttavia la discriminante "nazionale" (accesa viepiù dai fatti di Fiume) rese impossibile ogni accordo e, man mano che diminuiva la forza delle azioni socialiste e bolsceviche, crebbe anche la reazione fascista.
Le squadre d'azione
L'organizzazione
Le squadre normalmente si originavano raccogliendosi attorno ad un Ras (così erano chiamato il capo della squadra), che spesso emergeva grazie al proprio carisma, alla spregiudicatezza, alle propria violenza; di solito si trattava di un ex combattente decorato della Grande Guerra[61]. I più importanti furono Dino Grandi, Roberto Farinacci e Italo Balbo. La presenza di ex arditi con il loro culto del capo[62] rendeva le squadre estremamente disciplinate verso il Ras. Dagli arditi inoltre vengono anche mediate le tecniche d'assalto, e la tattica della "spedizione punitiva". Termine mutuato dalla celebre (ma sfortunata) azione austroungarica sul fronte degli Altopiani nel 1916, indicava un concentramento di uomini contro un solo obiettivo, di norma una sede socialista o sindacale (più raramente di altri movimenti rivali, come i popolari, i repubblicani o perfino contro altri fascisti "eretici"). L'azione era condotta con metodi spettacolari, tesi non solo a impaurire l'avversario, ma anche a scoraggiare eventuali suoi sostenitori più tiepidi, nonché a suscitare simpatia nell'ampia "area grigia" che non si intendeva schierare né con l'una né con l'altra parte.
Gli squadristi si avvicinavano a bordo di camions aperti (generalemente i BL 18 in dotazione all'Esercito), cantando a inni e mostrando le armi e i manganelli, quindi assalivano praticando sistematica devastazione: le sedi o le case degli avversari venivano devastate, le suppellettili e le pubblicazioni propagandistiche bruciate sulla pubblica piazza, gli esponenti o i militanti delle fazioni avverse bastonati ("manganellati") e costretti a bere olio di ricino. In diversi casi queste azioni portavano alla morte delle vittime, per le percosse o - in certi casi - per intossicazione da ricino. Meno frequenti (ma niente affatto rari) erano gli scontri a fuoco o addirittura l'uso di armi da guerra illegalmente detenute.
Lo squadrista maneggiava le armi da fuoco la bomba a mano ed il pugnale per la lotta corpo a corpo e non aveva remore a combattere. L'esperienza delle trincee ed il legame di cameratismo, insieme soprattutto alla superiorità numerica e di armamento erano un atout delle squadre sugli avversari, che venivano attaccati sparsi e spesso disarmati. Le fazioni più estreme di comunisti e anarchici opposero una forte resistenza e si organizzarono negli Arditi del popolo, riuscendo a fronteggiare i fascisti.
La violenza fisica era caratterizzata da aggressioni, ferimenti e utilizzo di olio di ricino, un potente purgante, di cui si obbligavano all'assunzione i numerosi avversari. Furono inoltre compiute dalle squadre numerosissime azioni di distruzione, incendio, occupazione, espropriazione di fatto, di cose e beni appartenenti a quei soggetti. L'uso della violenza era mutuato dalla precedente esperienza di combattente della Grande guerra, così come la struttura fortemente gerarchicizzata[63]. Gli avversari politici, quando erano troppo pochi per affrontare le squadre a viso aperto, si contrapponevano facendo azioni di guerriglia, che scatenavano reazioni molto dure da parte dei fascisti.[64]. Questi ultimi erano però spesso i primi ad aggredire avversari da soli o disarmati, in superiorità anche di 10 contro 1. Se gli aggrediti riuscivano in qualche modo ad organizzare una difesa, venivano anche arrestati.
Lo squadrismo geograficamente fu un fenomeno principalmente legato al settentrione italiano, con grande importanza anche in Toscana e in Puglia. A causa del passaggio di molti esponenti dei movimenti massimalisti (sindacalisti rivoluzionari, socialisti, anarchici e repubblicani) al fascismo, proprio le roccaforti storiche delle sinistre furono quelle che videro - assieme a Milano - la massima fioritura dello squadrismo.
Fu proprio Dino Grandi, dopo il congresso del 1921, a vantare il merito della loro ammissione in seno al partito, dopo la quale si consentì a molti squadristi di iniziare a costituire l'ossatura della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale.
Simbologia
Le squadre d'azione solitamente si riunivano in bar al di fuori della sede del Fascio dove costituivano il loro punto di raccolta. Qui erano anche raccolti i trofei sottratti agli avversari, in particolare le bandiere rosse simbolo dei socialisti, spregiativamente chiamate "stracci", che venivano esposte al pubblico. Allo stesso modo si comportavano i comunisti, infatti molte delle risse che scoppiavano avvenivano solitamente nei pressi dei locali frequentati dall'una o dall'altra parte. L'abituale e costante frequentazione di particolari bar creava un grande spirito di coesione e di "cameratismo" tra gli avventori. Perquisizioni effettuate dalla polizia nei locali degli squadristi rinvennero numerosi manganelli e anche qualche rivoltella, questo armamento serviva all'abbisogna sia per difendere il locale da probabili assalti degli avversari sia di scorta durante le spedizioni punitive.
Le squadre avevano come simbolo un gagliardetto nero, con sopra un motto o il nome. Questo era affidato ad un portabandiera e la sua difesa era cosiderata come il massimo dovere. In seguito il gagliardetto veniva portato in corte e lungo la strada salutato dagli squadristi e dalla popolazione a costo di qualche scapaggione a chi non lo facesse. Simbolo degli squadristi era il teschio mutuato dagli arditi.
Poco a poco a partire dalle squadre d'azione del ferrarese si diffuse anche l'uso di indossare la camicia nera. Italo Balbo si vantò in seguito di aver guidato a Ferrara la prima spedizione in cui tutti gli squadristi indossavano la camicia nera. Diversamente da quello che spesso si è pensato la camicia nera non era stata mutuata dagli Arditi della Grande Guerra, ma era in realtà la divisa da lavoro degli operai emiliani e romagnoli.
Grande importanza assunse il culto dei martiri fascisti tanto da dare vita a riti ben precisi. Nelle cerimonie funebri dei caduti fascisti si usava disporre numerose bandiere tricolori e cercare la partecipazione di associazioni di arma e di reduci di guerra. Alla cerimonia intervenivano anche moltissimi fascisti di altre città portando appresso i propri gagliardetti di squadra. Nel corso di una cerimonia funebre Mussolini pronunciò:
I riti si concludevano con il "Presente" quando veniva pronunciato il nome del caduto.
L'alto numero di morti riportato dai fascisti rispetto alle altre organizzazioni nazionaliste conferiva loro una maggiore legittimità morale nello schieramento antisocialista.
Un momento di grande passione nazionale al quale parteciparono gli squadristi fu la translazione della salma del Milite Ignoto il 4 novembre 1921, in alcune città le manifestazioni in onore del milite ignoto furono promosse dai locali Fasci e in alcune città come Grosseto causarono scontri con i repubblicani[65]. A questa celebrazione non aderirono solamente i socialisti e i comunisti.
Nomi di Squadre d'Azione fasciste più ricorrenti
I nomi delle varie squadre era decise direttamente dagli appartenenti alla stessa. Ricorrono spesso nomi legati alla storia nazionale come Giuseppe Garibaldi, ma anche a vicende recenti come l'Impresa di Fiume con intitolazioni alla città di Fiume e a Gabriele D'Annunzio o più spesso avevano nomi goliardici di norma truci o spavaldi, il più frequente dei quali sembra essere "La Disperata". Solo inseguito ai primi caduti si intitolarono le squadre ai caduti fascisti come Gastone Bartolini, caduto a Sarzana dopo uno scontro a fuoco tra squadristi e carabinieri noto come i "Fatti di Sarzana".
- La Disperata
- Giovinezza
- Arditi della morte
- Ardita
- Filippo Corridoni
- Me ne frego
- Asso di bastoni
- La Ramazza
- Gastone Bartolini
Lo squadrismo nella mitologia del regime fascista
Alla figura dello squadrista furono intitolate due cacciatorpediniere in servizio nella Regia Marina di classe Soldati, il Camicia Nera (varato nel 1938, rinominato Artigliere nel 1943 e poi ceduto all'URSS come riparazione di guerra) e lo Squadrista (varato nel 1942, rinominato Corsaro nel 1943 e affondato l'anno successivo).
Nel decennale della Marcia su Roma fu girato un lungometraggio di Giovacchino Forzano, intitolato Camicia Nera, nel quale accanto a nomi importanti dell'allora industria cinematografica italiana, recitavano anche semplici popolani dei luoghi in cui furono effettuate le riprese[66].
Esponenti più noti dello Squadrismo
Principali inni e canti dello squadrismo
- Giovinezza
- Fiamme Nere
- Stornelli sull'aria del "Sor Capanna" e di Bombacè
- All'Armi!
Bibliografia
Saggi
- Manlio Cancogni, Storia dello squadrismo, Milano, Longanesi, 1959.
- Giorgio Alberto Chiurco, Storia della rivoluzione fascista, Vallecchi, 1929.
- Renzo De Felice, Mussolini il Rivoluzionario, Einaudi, 2005.
- Renzo De Felice, Le interpretazioni del fascismo, Laterza, 2005.
- Mimmo Franzinelli, Squadristi, Milano, Mondadori, 2003.
- Bruno Frullini, Squadrismo fiorentino, Vallecchi, 1933.
- Asvero Gravelli, I canti della Rivoluzione, Nuova Europa, 1926.
- Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, Milano, Mondadori, 1968.
- Mario Piazzesi, Diario di uno squadrista toscano, Bonacci, 1981.
- Giuseppe Pardini, Roberto Farinacci ovvero della Rivoluzione Fascista, Le Lettere, 2007.
- Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009,
Periodici e giornali
- Il Popolo d'Italia - Annate 1917, 1918, 1919, 1920, 1921, 1922, 1923, 1924
- Cremona Nuova - Annate 1922, 1923, 1924
Filmografia
- Camicia Nera, lungometraggio di Giovacchino Forzano. Con Camillo Pilotto, Carlo Ninchi, Enrico. Genere Drammatico, b/n 73 minuti. - 1933
Voci correlate
Collegamenti
- "Littorio.com": elenco delle Squadre Fasciste, uniformologia, fotografie e gagliardetti [1]
Note
- ^ Mario Piazzesi Diario di uno squadrista toscano
- ^ Renzo De Felice, Mussolini il rivoluzionario pag. 420: "Il 16 ottobre (1918) venne organizzata a Roma una riunione dei rappresentanti delle maggiori organizzazioni interventiste... (nella quale) venne proposto di 'ricercare i disfattisti ovunque si nascondano, ricorrendo ad azioni energiche e dirette sia contro di essi sia contro gli uffici sia contro i negozi dove si potranno nascondere'. Il giorno dopo una delegazione del Fascio parlamentare si recò da Orlando e gli chiese energici provvedimenti contro i 'disfattisti' e in particolare contro i socialisti"
- ^ Giordano Bruno Guerri, "Fascisti", Oscar Mondadori (Le scie), 1995 Milano pagg. 76-77.
- ^ Cfr. le descrizioni delle varie imprese squadristiche a sfondo sarcastico lasciate da Mario Piazzesi in op. cit. e da Bruno Frullini in Squadrismo fiorentino, Vallecchi 1933. Asvero Gravelli definisce gli accenti e i canti fascisti "note goliardiche, becere ed ilari" (A. Gravelli, op. cit., p. 142). "Non è questa la sede per rilevare quanto i rituali collettivi della goliardia possano essere stati travasati nello squadrismo di inizio ventennio; nondimeno, il sospetto di un'osmosi non è distante". Cfr. Per chi suona la campana? Note su Addio giovinezza! (1927) di Francesco Pitassio su http://www.muspe.unibo.it/period/fotogen/num045/13PITASSIO.htm
- ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Editrice Tiber, Roma, 1953, pp. 153:"(La violenza squadrista) Ideava azioni che dovevano rendere ridicoli gli avversari più in vista, come il taglio della barba o la colorazione della faccia o l'improvviso apparire di una squadra a un loro banchetto o il trafugamento delle bandiere rosse. Una volta a Venezia, catturata una fanfara socialista, la costrinsero a suonare gli inni fascisti."
- ^ Giordano Bruno Guerri, "Fascisti", Oscar Mondadori (Le scie), 1995 Milano pag. 77.
- ^ Giordano Bruno Guerri, "Fascisti", Oscar Mondadori (Le scie), 1995 Milano pagg. 76-77.
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag.148
- ^ Renzo de Felice Mussolini il fascista, I, Torino, Einaudi, 1966
- ^ Renzo de Felice Mussolini il fascista, I, Torino, Einaudi, 1966
- ^ A. Lyttelton Cause e caratteristiche della violenza fascista, in Bologna '20, Bologna, Cappelli, 1982
- ^ F.J. Demers Le origini del fascismo a Cremona, Roma-Bari, Laterza, 1979
- ^ Renzo de Felice Mussolini il fascista, I, Torino, Einaudi, 1966
- ^ Luca Leonello Rimbotti Fascismo di sinistra, Settimo Sigillo, Roma, 1989
- ^ Mario Piazzesi, op. cit.
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag.233
- ^ Roberto Farinacci Storia della rivoluzione fascista, Settecolori, Vibo Valentia, 1979
- ^ Roberto Farinacci Storia della rivoluzione fascista, Settecolori, Vibo Valentia, 1979
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag.161
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag.171
- ^ "I Fasci di combattimento schierati contro leghe rosse e leghe bianche sollecitarono i finanziamenti privati, giustificati coi benefici arrecati dall'intervento repressivo delle squadre d'azione. Si istituì una tassazione parallela, col versamento regolare di somme commisurate all'estensione delle tenute", pag. 69, Mimmo Franzinelli, Squadristi, 2003, Mondadori: "Nel 1921, mentre gli industriali puntavano non tanto sul fascismo quanto su Giolitti, gli agrari delle regioni settentrionali e i grandi proprietari di quelle centrali aderivano o appoggiavano in modo più univoco il fascismo", pag. 17, Giampiero Carocci, Storia del fascismo, 1994, Newton
- ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, 2003, Mondadori, pagg. 87-119
- ^ Mimmo Franzinelli Squadristi, op. cit.
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pagg.173-174
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag.173:"Dal 1911 al 1921 l'aliquota dei piccoli proprietari di terra fra gli occupati in agricoltura salì dal 18,3% al 32,4%"
- ^ G. Sabbatucci e V. Vidotto, Storia contemporanea Il Novecento, 2003, Editori Laterza, Bari, Febbraio 2008, pag. 78:"Questo sistema, nato quasi spontaneamente sull'onda delle lotte dei braccianti, non era privo di aspetti autoritari (chi si sottraeva alla disciplina della lega veniva "boicottato", in pratica bandito dalla comunità) e celava al suo interno non pchi motivi di debolezza."
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag. 174:"Speciali tribunali di Federterra decidevano forme di boicotaggio che portavano al quasi totale isolamento di quanti erano colpiti dal provvedimento; costoro non riuscivano più ad acquistare alimenti o indumenti negli spacci delle cooperative socialiste, o a vendere alimenti o indumenti negli spacci delle cooperative socialiste, o a vendere alle cooperative i propri prodotti. In taluni casi gli fu persino negata l'assistenza medica."
- ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Edizioni Mondadori (Oscar Storia), Cles (Tn), 2004, pag. 295
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag. 174:"Potevano disporre del ricavato di imposte localmente stabilite sugli immobili, sulle attività produttive e a carico delle famiglie, potevano concedere in affitto i terreni comunali, esercitare la sorveglianza sulle attività produttive, e avevano competenza in materia di piani regolatori e di assistenza sociale."
- ^ Renzo De Felice, Breve storia del fascismo, Oscar Storia Mondadori, Cles (Tn), 2009, pag. 12: (Il movimento fascista fu )"...aiutato da contingenze favorevoli: l'atteggiamento di Giolitti nei confronti del fascismo e la vera e propria esplosione del fascismo agrario. A Mussolini era sin troppo chiaro come quello assegnato da Giolitti al movimento fosse un valore strumentale..."
- ^ Renzo De Felice, Breve storia del fascismo, Oscar Storia Mondadori, Cles (Tn), 2009, pag. 15-16: (L'accesso al potere di Mussolini)"Tale intendimento doveva tenere conto della necessità da più parti rilevata-da Giolitti per primo al "Corriere della Sera" di Albertini,...- di "costituzionalizzare" il fascismo: necessità dettata in gran parte dalla crisi che aveva colpito le organizzazioni di sinistra. Una crisi che non rappresentava comunque per il fascismo un fattore del tutto positivo: se la piccola e media borghesia si erano appellate ad esso contro la sinistra, una volta esaurita la "minaccia rossa", il fascismo appariva meno "seducente" e quindi meno meritevole di sovvenzioni."
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag. 342:"La disumanizzazione dell'avversario e la metaforica guerresca dei fascisti furono giustificate con il fatto che la sinistra scorgesse il proprio modello non nella propria nazione, ma in Russia. I fascisti vi colsero un empio vilipendio della nazione: la dissacrazione dei valori nazionali."
- ^ Savona e Straniero, Canti dell'Italia fascista, Garzanti, 1978
- ^ Mario Piazzesi, in Diario di uno squadrista toscano, cita dei manifesti socialisti dove un candidato alle elezioni menava vanto di essere stato disertore e condannato: “Nello Tarchiani, tramviere, condannato per diserzione all’ergastolo dal Tribunale Militare”
- ^ Pierluigi Romeo di Colloredo, La Battaglia del Solstizio, Italia, 2008. A causa del ripetersi di simili episodi fu anche proibito agli ufficiali di mostrarsi in uniforme durante la libera uscita.
- ^ "In ogni località dove erano alloggiate guarnigioni di Arditi, l'ordine pubblico era periodicamente turbato da aggressioni a cittadini e a esponenti di sinistra [...] La violenza non era da una parte sola, poiché laddove un Ardito, o anche un ufficiale dell'esercito, si trovava da solo in quartieri popolari o in borgate rosse veniva insultato e svillaneggiato, nonché percosso se accennava a una reazione: l'antimilitarismo delle sinistre incolpava i graduati dei lutti bellici. Di simili episodi, abbastanza frequenti nei grandi centri urbani, beneficiò indirettamente il fascismo in termini di popolarità e di adesioni fra gli ufficiali.", pagg. 18-19, Mimmo Franzinelli, Squadristi, 2003, Mondadori
- ^ "le manifestazioni socialiste contro la guerra impedirono perfino l’esposizione di tricolori (visti dai socialisti come una provocazione) nel primo anniversario della vittoria, e che gli insulti e gli sputi per i reduci che uscivano in libera uscita in divisa erano all’ordine del giorno" in Marco Cimmino, Il primo dopoguerra; B. Villabruna, Il combattentismo cit. in A.V. Savona – M.L. Straniero: Canti dell’Italia fascista, Garzanti, 1979; Asvero Gravelli, I canti della Rivoluzione, Nuova Europa, Roma 1929
- ^ Nicola Tranfaglia, La prima guerra mondiale e il fascismo - TEA, 1995
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag.179: "Soprattutto i socialisti, dopo la fine della guerra, avevano guardato con odio e disprezzo ai circa 154 mila ufficiali in congedo dell'esercito, i quali erano spesso andati in guerra direttamente dalla scuola o dall'università
- ^ Cfr. Lelio Basso, lezione citata nonché Renzo De Felice, Mussolini il rivoluzionario, cit. et. alia
- ^ Silvio Bertoldi, articolo "Nelle cantine del covo bombe a mano e olio di ricino", su Storia illustrata n° 224, Luglio 1976 pag. 43: "Il 15 aprile, giorno dello sciopero generale, c'era stato il primo grande scontro tra gli uomini di Mussolini e i dimostranti di sinistra che dall'Arena scendevano verso via Mercanti."
- ^ Mario Fusti Carofiglio, Vita di Mussolini e storia del fascismo, Società editrice torinese, Torino, 1950, pag. 38
- ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Editrice Tiber, Roma, 1953, pp. 79:"Mentre si svolgeva l'imponente comizio e Francesco Giunta, segretario del fascio, parlava, uno slavo uccise un fascista, che s'era intromesso per salvare un ufficiale da quello aggredito
- ^ Si veda una ricostruzione più dettagliata in M.Kacin Wohinz, L'incendio del Narodni Dom a Trieste in Vivere al confine. Sloveni e italiani negli anni 1918-1941, GMD, Gorizia 2005, pp. 79 ss.
- ^ a b c d e Salvatore Lupo, Il fascismo: la politica in un regime totalitario, p. 66, Donzelli, 2005
- ^ Non è chiaro chi abbia aperto il fuoco per primo: secondo Jonathan Dunnage (The Italian police and the rise of Fascism: a case study of the Province of Bologna. 1897-1925, Greenwood Pub. Inc., 1997, p. 105) è probabile che siano stati i fascisti e che i socialisti abbiano risposto al fuoco
- ^ Sempre Dunnage (ibidem) - pur escludendo una qualche forma di premeditazione e accordo fra squadristi e forze di polizia - fa notare come i Carabinieri all'esterno del palazzo e le Guardie Regie all'interno praticamente si schierassero dalla parte dei fascisti. All'interno in particolare si accese uno scontro a fuoco fra Guardie Regie e Guardie Rosse, mentre sia i Carabinieri che i Regi spararono anche sulla folla
- ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Oscar Mondadori, Cles (Tn), 2009, pag. 299:"..le "Guardie rosse" gettano bombe dalla casa municipale: 10 morti (tutti di parte socialista: Antonio Amadesi, Attilio Bonetti, Gilberto Cantieri, Enrico Comastri, Vittorio Fava, Livio Fazzini, Marino Lenzi, Ettore Masetti, Leonilda Orlandi, Carolina Zacchi), una sessantina i feriti.
- ^ Almanacco della Repubblica a cura di Mario Ridolfi, Bruno Mondadori, 2003, p. 48
- ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Oscar Mondadori, Cles (Tn), 2009, pag. 48:"Un gruppo di anarchici assale in piazza Antinori un corte formatosi dopo l'inaugurazione del vessillo dei Fasci di avanguardia...
- ^ Giordano Bruno Guerri, Fascisti, Arnoldo Mondadori Editore Le Scie, Milano, 1995, pag.89
- ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Editrice Tiber, Roma, 1953, pag.231
- ^ Giordano Bruno Guerri, Fascisti, Arnoldo Mondadori Editore Le Scie, Milano, 1995, pag.89
- ^ Attilio Tamaro, Venti anni di storia, Editrice Tiber, Roma, 1953, pag.234
- ^ Renzo de Felice, Mussolini il Rivoluzionario, Einaudi - 2005
- ^ Cfr. Mario Piazzesi, Diario di uno squadrista toscano, Bonacci, Roma, 1980
- ^ G. Galli, I partiti politici in Italia - vol. 1, UTET, Torino, 1994, e G. B. Guerri, Fascisti, Mondatori, Milano 1995 secondo il quale nel 1921 Cremona venne fatta tappezzare da Farinacci con manifesti recanti questo stornello
- ^ Renzo de Felice, Mussolini il Rivoluzionario, Einaudi - 2005
- ^ Giuseppe Pardini. Roberto Farinacci ovvero della Rivoluzione Fascista, Le Lettere, 2007
- ^ Cfr. Lelio Basso, lezione tenuta il 30 gennaio 1961 in Savona-Straniero, Canti dell'Italia fascista, Garzanti, 1978, nonché Paolo Spriano, L’occupazione delle fabbriche – settembre 1920, Einaudi, 1964
- ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Oscar Mondadori, Cles (Tn), 2009, pag. 48:"I comandanti erano nella quasi totalità decorati al valore militare; fra di essi spiccavano nobili decaduti... e rampolli di possidenti terrieri...
- ^ Giorgio Rochat: Gli arditi della Grande Guerra
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag.302:"Specialmente per i componenti delle milizie fasciste l'evento carico di violenza della guerra rappresentò un pilastro fondamentale del loro habitat mentale, che si ripercosse nel profondo significato da loro attribuito alla violenza, alla disponibilità al sacrificio e all'eroismo, all'autoritarismo militare e al cameratismo"
- ^ Mimmo Franzinelli, Squadristi, Oscar Mondadori, Cles (Tn), 2009, pag. 50:"Gli avversari degli squadristi, incapaci di reggere lo scontro frontale e di prevalere in campo aperto, contrapposero alla spedizione collettiva il metodo guerrigliero dell'imboscata, comportamento giudicato vile dai fascisti, che in simili casi reagivano con irruenza ingigantita dall'indignazione
- ^ Sven Reichardt, Camicie nere, camicie brune, 2003, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 2009, pag.305:"In alcune città di provincia le cerimonia in onore del milite ignoto promosse dai fascisti locali provocarono contrasti fra le parti politiche, come per esempio a Grosseto dove si verificarono scontri tra fascisti e repubblicani"
- ^ Il Morandini, Zanichelli editore