Paolo Villaggio

attore, scrittore, comico e sceneggiatore italiano (1932-2017)
«Il comico non diventa mai adulto, resta sempre un bambino.»

[[File:Paolo Villaggio.jpg|thumb|Paolo Villaggio


David di Donatello [[David di Donatello per il miglior attore protagonista]] 1990
David di Donatello [[David di Donatello alla carriera]] 2009]]

Paolo Villaggio (Genova, 30 dicembre 1932) è un attore, scrittore, comico, conduttore televisivo e doppiatore italiano.

Interprete televisivo e cinematografico di personaggi legati ad una comicità paradossale e grottesca, come il professor Kranz e il timidissimo Giandomenico Fracchia, è noto soprattutto per la creazione letteraria e la seguente trasposizione cinematografica (in dieci pellicole) del ragionier Ugo Fantozzi. All'attività comica fa eco quella di scrittore, iniziata proprio con un libro su Fantozzi al quale seguiranno altri sei sul ragioniere, e altri libri di carattere satirico. Ha recitato in parti più drammatiche, partecipando a film di registi come Federico Fellini, Marco Ferreri, Lina Wertmuller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli[2]. Nel 1992, in occasione della 49ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, riceve il Leone d'oro alla carriera[1]

Biografia

L'infanzia e il periodo giovanile

 
Sopra, il liceo classico "Andrea Doria" di Genova, frequentato negli anni giovanili da Paolo Villaggio

Nasce a Genova il 30 dicembre del 1932, fratello gemello di Piero Villaggio, futuro docente alla Scuola normale superiore di Pisa. Il padre Ettore (19051992) è un geometra palermitano, mentre la madre Maria (19051998), di origini veneziane, è un'insegnante di lingua tedesca[2]. Frequenta le elementari nella scuola Diaz a Genova, assieme al fratello e al futuro dirigente Fiat, Paolo Fresco. Gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza verranno spesso raccontati dall'attore, nella sua piece teatrale, Delirio di un povero vecchio. Tra i tanti aneddoti si ricordano: lo sbarco delle forze alleate, lo stupore nel trovarsi per la prima volta di fronte a soldati stranieri e soprattutto l'assaggiare bevande e pietanze (come coca-cola e cibi in scatola), che per un adolescente dell'epoca, erano del tutto inusuali[3].

La famiglia Villaggio, pur essendo agiata e dell'alta borghesia genovese, subisce ugualmente le ristrettezze e le privazioni della Seconda guerra mondiale[2]. A tal proposito in un'intervista a Repubblica ha dichiarato: «La guerra fu un incubo che si materializzò il 2 febbraio del 1941. A scuola, io e mio fratello gemello, sentivamo la lezione del maestro. A un certo punto avvertimmo sopra la testa come il rumore clamoroso di un treno. Era una salva 381 che la marina inglese aveva sparato dal largo di Portofino. Solo che sbagliò bersaglio. La bomba centrò il quartiere dove eravamo tutti noi. Devastando case e persone. Uscimmo, io e mio fratello, tenendoci per mano. Lo spettacolo era terribile. Vedemmo i cadaveri di due donne e un mulo morto. La notte non riuscimmo a prendere sonno. Fu la prima volta che sentimmo nostro padre imprecare contro la guerra»[4].. Durante l'adolescenza frequenta il liceo classico "Andrea Doria", iniziando, inseguito, gli studi di Giurisprudenza all'università di Genova, ateneo che però abbandona per dedicarsi a svariati impieghi. Nel 1954, al Lido di Genova, incontra Maura Albites, che verso la fine degli anni cinquanta diverrà sua moglie, dalla quale avrà due figli: Elisabetta e Pierfrancesco. Quest'ultimo, in seguito, comparirà anche in alcune pellicole del padre.

Dopo gli studi attraversa diverse esperienze lavorative: da cameriere a speaker della BBC, fino a diventare cabarettista e intrattenitore su navi da crociera della Costa Crociere, insieme all'amico Fabrizio De André e a Silvio Berlusconi[5]. Tale fatto, sarà smentito in un primo tempo dallo stesso attore, in un'intervista al quotidiano Libero, nel giugno del 2009,[6] per poi essere confermato nel settembre 2012, in un'intervista al quotidiano Calabria Ora. Villaggio, dunque, ammette che Berlusconi era davvero su quella nave insieme a lui e a De André ma lo aveva sempre negato, perché annoiato dal fatto che i giornalisti gli chiedevano sempre di raccontare quell'episodio.[7] Negli anni sessanta, viene assunto come impiegato, in una delle più importanti industrie impiantistiche italiane, la Cosider, dove era addetto all'organizzazione di eventi aziendali come lo scambio di doni natalizi tra dirigenti e la premiazione dei dipendenti meritevoli; da questa esperienza lavorativa trarrà l'ispirazione per creare il personaggio del ragioner Ugo Fantozzi che in seguito lo renderà molto popolare.[8]

L'amicizia con Fabrizio De André

 
Fabrizio De André negli anni sessanta

Durante gli anni cinquanta e sessanta, Villaggio conosce il futuro cantautore Fabrizio De André, diventandone intimo amico e con il quale dividerà gran parte delle sue scorribande giovanili. Nel 2002 esce per la Feltrinelli Non per un dio ma nemmeno per gioco, una biografia dedicata al cantautore genovese, curata da Luigi Viva. All'interno, si possono trovare numerose interviste rilasciate dai due artisti che divertiti ripercorrono numerosi episodi della loro amicizia.

A titolo d'esempio, è lo stesso De André a ricordare il loro primo incontro, avvenuto nel 1948 in un paesino nei pressi di Cortina: «L'ho incontrato per la prima volta a Pocol, sopra Cortina; io ero un ragazzino incazzato che parlava sporco; gli piacevo perché ero tormentato, inquieto e lui lo era altrettanto, solo che era più controllato, forse perché era più grande di me e allora subito si investì della parte del fratello maggiore e mi diceva: "Guarda, tu le parolacce non le devi dire, tu dici le parolacce per essere al centro dell'attenzione, sei uno stronzo"».[9].

Gli anni della loro giovinezza, soprattutto le serate passate nelle varie osterie genovesi o in gruppo a casa di amici, sono, invece, raccontate dall'attore genovese: «Tutto considerato è stato importante crescere insieme, perché eravamo molto intonati, due vere voci soliste, nei giochi, negli scherzi, in tutto" ..e ancora: «Io e Fabrizio eravamo, direi senza saperlo, due veri creativi e lo abbiamo poi dimostrato nella vita [...] lui si comportava come me, cioè facevamo una vita dissennata, andavamo a caccia di amici terribili [...] i nostri genitori erano terrificati da questo tipo di vita, non si faceva niente e si dormiva regolarmente sino alle due del pomeriggio»[10].

Un'amicizia che, in seguito, si farà anche artistica e produrrà, all'inizio degli anni sessanta, i testi delle canzoni Il fannullone (che sembra proprio sottolineare in maniera ironica i giorni dissipati dai due amici: "Senza pretese di voler strafare/io dormo al giorno quattordici ore/ anche per questo nel mio rione/ godo la fama di fannullone...") e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, entrambi scritti da Villaggio, incisi e cantati da Fabrizio De André, autore invece delle musiche. Quest'ultimo brano è inserito nell'album del cantautore genovese Volume I, uscito nel 1967.

Un'amicizia sempre sentita, quella tra i due artisti, che lo stesso Villaggio, nel giorno della scomparsa dell'amico, ricorderà con queste parole: «Abbiamo vissuto insieme varie stagioni della vita, abbiamo vissuto la fame, la Genova ancora con l'odore dei pitosfori [...] era una persona molto sensibile e ovviamente quando si è molto amici, soprattutto d'infanzia, si parla della morte come di un fatto lontano, del tutto improbabile. Adesso che invece la cosa è accaduta e quando stava per succedere, non abbiamo mai avuto più il coraggio, negli ultimi due mesi, né di incontrarci, né di parlare della cosa, perché questa volta non era un gioco, non era letteratura, era la terribile realtà»[11].

Gli anni cinquanta

Gli inizi nella compagnia goliardica Mario Baistrocchi

 
Sopra, un'immagine di Mario Baistrocchi

Durante la metà degli anni cinquanta si unisce alla Compagnia goliardica Mario Baistrocchi, antica compagnia teatrale di Genova, attiva fin dal 1913 e composta da attori e ballerini non professionisti, di solito ex studenti dell'Università degli studi di Genova. Le varie rappresentazioni messe in scena avevano spesso intenti di satira politica, spesso prendendo di mira i politici locali, non trascurando comunque quelli di livello nazionale. La compagnia è stata, nel tempo, un laboratorio per personaggi che in seguito entreranno nel mondo dello spettacolo come Fabrizio De André, Enzo Tortora, Carmelo Bene e lo stesso Villaggio. Il comico genovese entra a far parte della compagnia negli anni cinquanta sia in veste di autore dei testi, che in quelle di presentatore. Vi partecipa in quasi tutte le edizioni, comprese fra il 1956 e il 1966[12].

Tra gli sketch di questo periodo, se ne ricordano alcuni basati sulla presa in giro di personaggi famosi (sulla falasariga della canzone su Carlo Martello). Nello stesso periodo si esibisce al Teatro di Piazza Marsala, a Genova, dove fa esordire sul palcoscenico un personaggio dalla voce "sfiatata", timidissimo, che anticipa le caratteristiche dei suoi personaggi futuri più famosi come Fantozzi e Fracchia. A questo periodo risale anche l'esordio del Professor Kranz, sempre al Teatro di Piazza Marsala[13]. A scoprire la vena artistica di Villaggio è il giornalista e conduttore Maurizio Costanzo, che nel 1967 gli consiglia di esibirsi al "Sette per otto", un noto cabaret di Roma[2]. È lo stesso Villaggio a ricordare, in un'intervista a Repubblica, il suo esordio al teatro romano: «Andai. La prima sera c’era ad assistere allo spettacolo una Roma incuriosita da questo strano comico arrivato da Genova. Ricordo Garinei e Giovannini, Ugo Tognazzi, Ennio Flaiano che alla fine a forza di ridere cadde dalla poltrona»[4]. Sempre a quegli anni, risale il suo esordio in un altro celebre locale, il Derby Club di Milano, dove ha modo di conoscere numerosi artisti, tra i quali Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni, che all'epoca, come lo stesso Villaggio, erano ancora, pressoché sconosciuti.

Gli anni sessanta

Il cattivissimo Villaggio di Quelli della domenica

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Paolo Villaggio esordisce nel programma Quelli della domenica (1968)

Dopo anni di cabaret e a seguito della scoperta di Maurizio Costanzo, il 21 gennaio 1968, Villaggio esordisce sul piccolo schermo, conducendo il programma d'intrattenimento Quelli della domenica (scritto da Marcello Marchesi, Enrico Vaime, Italo Terzoli e lo stesso Costanzo), dove ha modo di far conoscere, da una parte, un tipo di comicità strettamente "fisica", come nel caso dell'aggressivo e sadico Professor Kranz, e dall'altra il suo primo personaggio umiliato e sottomesso, Giandomenico Fracchia, caratterizzato da una voce sfiatata e da una mimica gommosa e inedita[14]. Il primo personaggio ad imporsi è Kranz, sorta di prestigiatore da strapazzo che ogni domenica, con ironico accento tedesco e con toni fintamente autoritari, coinvolge la platea in giochi di prestigio spesso ingenui e infantili, sovente scoperti dal pubblico. La frase con cui apre ogni volta l'esibizione "Chi viene voi adesso?" diviene un tormentone. Anche nelle vesti di conduttore dà vita a una comicità pungente e cinica, costruita su una voce forte e rabbiosa, colorita da un lessico spesso surreale e impietoso.

Se i personaggi di Fracchia e Kranz vengono interpretati dall'attore in prima persona, il personaggio di Fantozzi è invece, dallo stesso, semplicemente "raccontato", attraverso monologhi, tutti formulati in terza persona. Le storie narrate hanno come argomento le varie disavventure del ragioniere, che fin dall'inizio si pongono come genesi stessa del personaggio, introducendo elementi che verranno maggiormente ripresi e aggiornati in seguito. Questi racconti hanno l'esplicito intento di rimarcare i difetti e le contraddizioni della società italiana, usando appositamente un linguaggio iperbolico, senza però essere del tutto avulse dalla realtà.

L'attore ligure, infatti, nel preparare i vari sketch si ispira soprattutto alle proprie esperienze personali, citando moltissimi personaggi realmente conosciuti. Tra questi vi è lo stesso Fantozzi, compagno di lavoro dell'artista ai tempi in cui era impiegato alla Cosider, e vero ispiratore del personaggio. In merito a ciò, in un' intervista al Corriere della Sera, l'artista avrà a dire: «Fantozzi in realtà si chiama Bianchi. Al tempo in cui l’ho conosciuto, il suo ufficio era collocato in un sottoscala. Sono stato insieme con lui per parecchi anni. Parlottavamo ma non sono riuscito mai a conoscerlo bene. Il mio primo incontro con lui si è svolto in una stanzetta, in questo sottoscala che gli avevano assegnato come ufficio. Quel giorno gli ho dato la mano dicendogli: “Permette?”. Lui si è alzato. Gli ho chiesto: “Ma perché si alza?”. E Bianchi-Fantozzi: “Credevo che volesse ballare”»[15]. Nei vari monologhi effettuati, vengono, poi, citati come compagni d'avventura del ragioniere, anche personaggi come Fracchia e Filini e altri nomi di impiegati che in seguito, sul grande schermo, assumeranno un volto e un'interpretazione.

 
Paolo Villaggio nei panni del Professor Kranz

Villaggio, inoltre, sollecita un tipo di regia, il più possibile disancorata dagli schemi dell'epoca, suggerendo agli operatori riprese che annullassero ogni distanza tra spettatore e artista. Così facendo, il comico genovese, presenta le sue gag proprio in mezzo al pubblico, spesso recitando a soggetto e senza nessun canovaccio di sorta. In più, il costante coinvolgere e aggredire lo spettatore in sala ha lo scopo di renderlo a tutti gli effetti protagonista della scena, trasformandolo in parte integrante dell'esibizione. Il programma, dopo un iniziale insuccesso, incontra in seguito i favori del pubblico, convincendo i produttori ad allungare le programmazioni fino a giugno[16].

Merito della riuscita del programma va anche al già collaudato duo Ric e Gian e all'esordiente coppia di comici Cochi e Renato, anch'essi protagonisti di punta della trasmissione. Molto spazio viene dedicato alla musica leggera, dove ogni domenica Villaggio ha modo di presentare molti artisti affermati come Mina, Adriano Celentano, Lucio Dalla e tanti altri; lo stesso Louis Armstrong prende parte alla trasmissione, nello stesso periodo in cui si esibisce al Festival di Sanremo[17].

Dopo Quelli della domenica , nel 1969 Villaggio conduce una nuova trasmissione: È domenica, ma senza impegno, con la partecipazione di Cochi e Renato, del Quartetto Cetra, di Ombretta Colli, Gianni Agus e Oreste Lionello. Qui, Villaggio, reinterpreta nuovamente Fracchia, modellandolo nella sua forma pressoché definitiva. Infatti, i vari sketch che si susseguono, hanno già, in nuce, tutti gli elementi che caratterizzeranno il personaggio negli anni a venire: la poltrona sacco in cui non riesce a sedere, l'autoritario capoufficio (impersonato da Gianni Agus), la voce "sfiatata" e numerosi tormentoni verbali, tra i quali «Com'è umano, lei!», «Mi si sono intrecciati i diti!», «Mi ripeta la domanda!» e tanti altri. Partecipa ad altre trasmissioni televisive, come in quelle di Corrado e Renzo Arbore (Speciale per voi), conducendo anche il programma La luna nelle canzoni, storico evento che raccontava, attraverso brani eseguiti da famosi cantanti dell'epoca, il primo sbarco dell'uomo sulla luna. Tra le tante attività collaterali di Villaggio vi è anche la radio, dove, nel 1968, presenta un proprio programma dal titolo Il sabato del villaggio, e successivamente Formula uno, del 1971, dove era solito intervistare i grandi protagonisti della musica italiana. Nel 1975 lavora di nuovo in radio, nel programma Gran varietà, assieme a Raffaella Carrà[18].

Sempre nel 1968, inizia per il comico genovese, anche la parallela attività cinematografica. Esordisce, infatti, al cinema nel film "Eat it!", seguito da "Il terribile ispettore", del 1969. Da ricordare, inoltre, il film di Ruggero Deodato I quattro del pater noster, dove recita assieme ai comici Enrico Montesano, Lino Toffolo e Oreste Lionello.

Gli anni settanta

L'esordio letterario di Fantozzi

«Fantozzi è il prototipo del tapino, la quintessenza della nullità»

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Paolo Villaggio nel film Fantozzi (1975)

Nel frattempo, pubblica su l'Europeo e su l'Espresso i racconti, tratti dai monologhi delle trasmissioni televisive, dove il personaggio Fantozzi acquisirà un'importanza sempre maggiore, diventando un MacGuffin catalizzatore di tutte le storie, che descrivono - secondo il suo stile satirico e iperbolico - tutte le ingiustizie e bassezze della società italiana[19]. Le pubblicazioni si susseguono regolarmente, così, ad ogni uscita, la maschera di Fantozzi, prende lentamente forma, e anche se nessuno gli ha ancora prestato un volto, comincia ad assumere caratteristiche ben definite.

Ne esce fuori il ritratto di un piccolo "uomo senza qualità", mediocre travet, sempre oppresso dai suoi superiori e assolutamente incapace di vivere in armonia con sé e con gli altri. Secondo le parole del critico cinematografico Paolo Mereghetti : «Fantozzi, come la maggioranza dell'umanità, non ha talento. E lo sa. Non si batte per vincere né per perdere ma per sopravvivere. E questo gli permette di essere indistruttibile. La gente lo vede, ci si riconosce, ne ride, si sente meglio e continua a comportarsi come Fantozzi»[20].

Nel 1971, questi racconti confluiscono nell'opera prima Fantozzi, edita dal gruppo Rizzoli, che diventa ben presto un bestseller (più di un milione di copie vendute),[20] venendo anche tradotta in molte lingue. Infatti, l'attore genovese vince, in Unione Sovietica, il premio Gogol come "miglior scrittore in cirillico", nella sezione "migliore opera umoristica"[2]. Nel 2011, per i 150 anni dell'Unità d'Italia, il libro è stato scelto dal comitato scientifico del Centro per il libro e la lettura, tra i 150 libri che hanno segnato la storia del nostro paese[21]. In questi testi, raccolti come già detto nel 1971, appaiono per la prima volta e in maniera definitiva i vari compagni di disavventure del ragioniere, destinati ad accompagnarlo per moltissimi anni: la remissiva e disillusa signora Pina Fantozzi, la mostruosa figlia Mariangela, il compagno di lavoro ragionier Filini, la signorina Silvani (eterna fiamma del timido Fantozzi), lo sbruffone geometra Calboni e il Megadirettore Galattico Duca Conte Balabam che incombe col suo potere assoluto sulle vite dei suoi dipendenti.

Il libro illustra in maniera ancor più chiara la natura del personaggio: «Fantozzi è debole e servile come sa esserlo solo il piccolo-borghese, sempre terrorizzato dai superiori, timido e impacciato fino al catastrofico, si presenta come vittima naturale dei mass media, del consumismo e della pubblicità televisiva, tragicamente incapace di adeguarsi ai modelli sociali che mitizza quotidianamente»[20]. Non a caso, da alcuni anni, il personaggio è stato accostato da numerosi sociologi come Domenico De Masi a casi di cronaca relativi al Mobbing[22]. Termine che indica (in ambito lavorativo) una precisa condizione di persecuzione psicologica adottata dal datore di lavoro nei confronti di colleghi e subalterni. Basti ricordare (anche in virtù della popolarità del personaggio), la nascita dell'aggettivo Fantozziano, neologismo proposto da molti dizionari della lingua italiana, come ad esempio lo Zingarelli e stante a indicare: «Persona che ricorda i modi goffi e impacciati del ragionier Fantozzi» o anche di «vicenda o situazione fantozziana», vista come sinonimo di «tragicomica o grottesca»[23]. Il successo del libro spinge Villaggio a scrivere un seguito: Il secondo tragico libro di Fantozzi, uscito nel 1974, dove si perfeziona ulteriormente il carattere e la vis comica del personaggio. E questo anche grazie all'uso di un lessico, creato dallo stesso Villaggio, molto particolare: «spesso sospeso tra astrazioni metaforiche e degenerazioni burocratiche, entrato fin da subito nell'immaginario collettivo degli italiani»[20]. Si ricordano, a titolo d'esempio, espressioni come: "direttore naturale", "megagalattico", "grand. uff. cav. lup. mann.", "salivazione azzerata", "spigato siberiano" o inesattezze verbali come "venghi", "vadi", "dichi", e tante altre.

Tra i due libri citati, esce nel 1972 per la Bompiani, Come farsi una cultura mostruosa, secondo libro umoristico dell'artista genovese. In quest'opera Villaggio si diverte a sottoporre al lettore una serie di nomi di cose, località e persone di cui si deve indovinare la definizione giusta tra le quattro opzioni da lui proposte. Ovviamente tre delle opzioni sono completamente sbagliate e l'autore se ne serve per provocare le risate del lettore.

La collaborazione con Vittorio Gassman

 
Paolo Villaggio e Vittorio Gassman con Alberto Lupo a Teatro 10

All'inizio degli anni settanta Villaggio intensifica la sua produzione cinematografica, grazie al sodalizio con Vittorio Gassman, all'epoca mattatore della commedia all'italiana. L'occasione si presenta, allorché, Mario Monicelli, anche su pressione dei produttori, decide di girare il seguito del fortunato film L'armata Brancaleone. Tra i protagonisti del film vi sono, oltre naturalmente a Gassman, anche Stefania Sandrelli, Lino Toffolo, Gigi Proietti, Shel Shapiro e lo stesso Villaggio. A quest'ultimo viene affidato il ruolo del soldato alemanno Torz. Cosicché Villaggio, in Brancaleone alle crociate, in un certo modo sostituisce la parte che fu nel primo episodio di Gian Maria Volonté.

Anche qui ritroviamo un grottesco duello tra il protagonista e l'antagonista di turno; questa volta al posto del principe Teofilatto (Volonté), Brancaleone da Norcia dovrà vedersela con l'infanticida Torz (Villaggio). Il personaggio dell'alemanno è naturalmente un chiaro riferimento alla comicità di Kranz, che Monicelli volle sfruttare per rendere ancora più surreale il seguito. Il film è l'inizio di una collaborazione artistica tra Gassman e Villaggio che dura tre anni, dal 1970 al 1972, fruttando altri due film e varie comparsate televisive per promuovere l'uscita delle pellicole.

L'insolita accoppiata, infatti, spesso, si presenta sul piccolo schermo inscenando appositi sketch: Gassman recita il ruolo di assoluto protagonista, egocentrico e sbruffone e Villaggio quello della "spalla", cercando di demolire la "vanagloria" dell'altro.[24] Al cinema recitano, come su detto, in altre due pellicole: Che c'entriamo noi con la rivoluzione? di Sergio Corbucci, dove un prete (Villaggio) e un attore (Gassman) vengono coinvolti nella rivoluzione messicana e Senza famiglia, nullatenenti cercano affetto, la cui regia è dello stesso Gassman. Un'amicizia, quella tra i due attori, che Villaggio, ha sempre ricordato in numerose interviste: «Vittorio è l'uomo e l'attore che ho stimato di più nella vita. Voleva essere l’attore colto. Nei discorsi infilava parole come "semantico", "sussunto", "paratattico". Parlava una neo-lingua infarcita di vocaboli misteriosi. Nessuno lo sa, ma è la persona più divertente che abbia conosciuto[25][4].

I due attori, si rincontreranno sul set quasi dieci anni dopo, nel 1981, recitando nel film Il turno, di Tonino Cervi, ispirato al romanzo di Luigi Pirandello, assieme ad altri attori come Bernard Blier, Laura Antonelli, Gianni Cavina e Tiberio Murgia. Sempre nel periodo della sua collaborazione con Gassman, recita anche nel film di Salvatore Samperi, Beati i ricchi, oltre a condurre la trasmissione Senza Rete, per la regia di Enzo Trapani[2]. Infine, nel 1972, partecipa, nelle vesti di "guastatore" al Festival di Sanremo, condotto da Mike Bongiorno e Sylva Koscina.

Tra Nanni Loy, Pupi Avati, Ferreri e Comencini

 
Paolo Villaggio interpreta il crudele tedesco Prof. Schmidt in Signore e signori, buonanotte (1976)

Conclusasi l'esperienza con Gassman, Villaggio recite in varie commedie. Dapprima viene diretto nel 1973 da Nanni Loy nel film di satira politica Sistemo l'America e torno, dove interpreta il ruolo di un ingegnere inviato in America per reclutare un giocatore di pallacanestro, salvo poi scoprire essere un militante dei Black Power. Partecipa poi al grottesco Non toccare la donna bianca , dell'amico Marco Ferreri , dove ha modo di recitare con alcuni dei massimi attori italiani e francesi come Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Catherine Deneuve, Michel Piccoli e Philippe Noiret.

Il film rievoca in toni paradossali, il celebre episodio della battaglia di Little Big Horn, quando gli indiani riuscirono a sconfiggere il famoso generale Custer. Villaggio interpreta il ruolo di una curiosa e bizzarra spia americana. Il film è la prima e ultima collaborazione con il regista meneghino: infatti anni più tardi, nel 1991, a Villaggio sarebbe andata la parte del protagonista del nuovo film di Ferreri La carne, assieme a Francesca Dellera, ruolo poi rifiutato dallo stesso interprete genovese (e attribuito a Sergio Castellitto) su consiglio di Cecchi Gori, per non rovinarsi l'immagine di attore comico che ormai da tempo aveva presso il pubblico[26].

Nel 1975 Pupi Avati lo vuole come protagonista della commedia La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone, ruolo che successivamente andrà all'amico Ugo Tognazzi. Villaggio parteciperà ugualmente al film nella parte di "Checco Biancone", un magnaccia strambo e irriverente. Nello stesso film reciteranno, tra gli altri, Gianni Cavina, Delia Boccardo e il cantautore Lucio Dalla. Inoltre, tra il 1975 e il 1977, viene chiamato a recitare in numerosi film a episodi, tra i quali: Di che segno sei?, di Sergio Corbucci, Quelle strane occasioni, nell'episodio Italian superman, sempre per la regia di Nanni Loy, Tre tigri contro tre tigri, di Sergio Corbucci e Steno e infine Io tigro, tu tigri, egli tigra, di Giorgio Capitani. Inoltre nel 1976, compare nel film corale Signore e signori, buonanotte.

In quest'ultima pellicola Villaggio viene diretto in due episodi: Il disgraziometro, di attribuzione incerta e Mangiamo i bambini, assieme a Gabriella Farinon, per la regia di un altro protagonista della commedia all'italiana, Luigi Comencini. L'episodio narra la storia dello studioso Schmidt, che, dopo aver pubblicato un curioso libro, spiega come liberarsi facilmente del sovraffollamento urbano rifacendosi alle celebri teorie di Jonathan Swift, ossia nutrirsi con i poveri pargoli. In questo periodo, anche se Villaggio abbandona le varie conduzioni televisive per dedicarsi a tempo pieno al cinema, non manca di effettuare alcune incursioni sul piccolo schermo, in veste di ospite, come nella trasmissione Milleluci, condotta da Mina e Raffaella Carrà, dove ha modo di riproporre vari sketch del suo Professor Kranz[27].

Il sodalizio con Luciano Salce: Villaggio diventa Fantozzi

 
Paolo Villaggio e Gigi Reder, nel film Fantozzi

Nel 1974, Villaggio, di concerto con la casa di produzione Rizzoli film, decide di trasportare sul grande schermo la Maschera di Fantozzi, affidandone la direzione al regista Luciano Salce. Per la stesura dello script, Villaggio viene affiancato dalla coppia di sceneggiatori Leo Benvenuti e Piero De Bernardi che suggeriscono all'attore l'inserimento nel film, di una voce fuori campo , allo scopo di raccontare le varie sequenze. I "commenti off", recitati dallo stesso Villaggio, si pongono così sulla falsariga dei primissimi monologhi, effettuati nel già citato programma Quelli della domenica. Curiosamente, l'artista genovese, scarta fin dall'inizio l'idea di recitare nel film, affidando il ruolo prima all'amico Renato Pozzetto e su rifiuto di quest'ultimo a Tognazzi[28].

Il successivo rifiuto di Tognazzi convince Villaggio a interpretare per la prima volta (e in prima persona) il personaggio di Fantozzi. Infatti, da qui in avanti, l'attività dell'attore sarà sempre dedicata al cinema comico, formando, con la propria fisicità, l'identikit del personaggio: «fisicamente tozzo e sgraziato, con la pelle color topo e i capelli giallo sabbia, il Villaggio-Fantozzi si presenta sullo schermo sempre vestito in maniera improbabile, con giacca da ragioniere, pantaloni ascellari e sulla testa il simbolico e caratteristico basco»[29]. «Nasce così una nuova maschera, l'ultima, dopo quella di Totò ad attingere le proprie radici nella commedia dell'arte»[30][20], e in cui si possono sentire molte influenze letterarie: «il travet francese, la lezione russa di Gogol' e Cechov, e cinematografiche: il delirio sadomaso dei cartoon, la scuola di Tex Avery e le varie invenzioni surreali di Frank Tashlin»[20]. Fantozzi, esce nelle sale cinematografiche nel marzo del 1975 ottenendo un successo superiore al suo esordio narrativo, incassando la cifra di oltre sette miliardi di lire[31] e rimanendo in varie sale cinematografiche per molti mesi. Inoltre, nel febbraio del 2008, la pellicola è stata selezionata da una commissione di esperti tra i 100 film italiani da salvare. Assieme ai film di Steno, Totò a colori e Un americano a Roma, Fantozzi, è l'unico film, presente nella lista, ascrivibile al genere comico[32].


Accanto a Paolo Villaggio vengono poi scelti una serie di attori che contribuiranno in maniera fondamentale al successo del film, così come in quelli successivi: Gigi Reder (nella parte dell'occhialuto "ragionier Filini"), Anna Mazzamauro (nei panni della riccioluta "signorina Silvani"), Giuseppe Anatrelli (nelle vesti del subdolo "geometra Calboni"), Liù Bosisio e successivamente Milena Vukotic (nella parte della "signora Pina Fantozzi") e Plinio Fernando (in quelli della mostruosa figlia "Mariangela", non a caso fatta interpretare da un uomo). È il regista Luciano Salce ad avere questa intuizione, scegliendo per la parte di "Mariangela", proprio il giovanissimo Fernando.

 
La celebre sequenza in cui gli impiegati della Megaditta sono costretti a vedere La corazzata Kotiomkin, nel film Il secondo tragico Fantozzi (1976)

Un anno dopo, nell'aprile del 1976, sempre per la regia di Salce esce nelle sale Il secondo tragico Fantozzi, che bissa il consenso della pellicola precedente. Anche in questo episodio viene confermato lo stesso cast e girato il tutto nelle medesime ___location. Nel secondo capitolo della saga, tra le altre cose, viene anche inserita quella che sarebbe diventata una delle frasi più famose di tutta la carriera di Fantozzi («per me la Corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca»!), «disperato grido di ribellione di un impiegato costretto a vedere per l'ennesima volta il film di Ėjzenstejn al cineforum aziendale e subito diventata la frase simbolo di chi si ribellava ai valori sclerotizzati imposti da una cultura ferma al passato»[29].

Non essendo possibile utilizzare scene originali de La corazzata Potëmkin di Sergej M. Ėjzenštejn[33], uno dei grandi capolavori del cinema russo d'avanguardia, in fase di sceneggiatura viene deciso di ricrearlo su pellicola, facendone una parodia; anche il nome del regista viene opportunamente modificato: Sergej M. Ėjzenštejn diviene Serghei M. Einstein. Per questo le scene della gradinata di Odessa, visibili nel film, sono girate dal regista Luciano Salce a Roma, sulla Scalea Bruno Zevi, di fronte alla Galleria di arte moderna. Inoltre, la pellicola viene volutamente maltrattata per ottenere un precoce effetto di invecchiamento[33].

 
Paolo Villaggio e Anna Mazzamauro in Il secondo tragico Fantozzi (1976)

La riuscita dei due film portano Paolo Villaggio e Luciano Salce a stringere un vero sodalizio che frutterà altre 5 pellicole: Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno, con Eleonora Giorgi (in realtà precedente l'uscita di Fantozzi), Il... Belpaese (film che tratta dell'Italia sconvolta dalla violenza e dal crimine con il solito stile paradossale), il Professor Kranz tedesco di Germania, girato in Brasile nel 1978, con Adolfo Celi (risultato però un fiasco), il segmento Si buana del film Dove vai in vacanza? e infine (avvicinandosi alla più classica commedia degli equivoci), il film Rag. Arturo De Fanti, bancario precario, del 1980, con Catherine Spaak, per quello che resta l'ultima collaborazione di Villaggio con Salce. Di questo periodo sono inoltre da ricordare: Il signor Robinson, mostruosa storia d'amore e d'avventure (versione fantozziana di Robinson Crusoe), diretta da Sergio Corbucci e il Dottor Jekyll e gentile signora (parodia del famoso romanzo di Stevenson), per la regia di Steno. Il film rappresenta una sorta di Fantozzi dal punto di vista dirigenziale e presenta un Villaggio cattivo come agli esordi, interpretazione che dopo il "boom" del personaggio Fantozzi diverrà sempre più rara e sporadica.

Il successo televisivo di Fracchia

Tra i due film di Fantozzi, nel 1975 torna il televisione quello che Piero De Bernardi definisce «la proiezione nevrotica di Fantozzi», ossia il timido e complessato Giandomenico Fracchia. In questo modo nasce una nuova serie, suddivisa in quattro episodi dal titolo, Giandomenico Fracchia - Sogni Proibiti di uno di noi (con a fianco il nuovo compagno Gigi Reder, nella parte del Geometra Borioli, Gianni Agus, nella parte del cavalier Acetti e Ombretta Colli, nella parte della Signorina Ruini). Rispetto alle precedenti comparsate del personaggio, la serie (con la regia di Antonello Falqui), presenta un taglio decisamente più cinematografico.

 
Paolo Villaggio è Giandomenico Fracchia, seduto sulla caratteristica poltrona sacco (1975)

Per l'occasione Fracchia è un ragioniere alle dipendenze di una grande azienda (gli esterni ed alcuni interni vengono girati negli uffici del Ministero delle Finanze all'EUR, recentemente demoliti). La particolarità del personaggio Fracchia è chiara fin dal primo episodio: mentre con i colleghi si dimostra sempre determinato e sicuro di sé, in presenza della Signorina Ruini, suo grande amore inconfessato, diventa timido e insicuro, ancor di più quando si trova in presenza del suo capoufficio, il Cav. Dott. Ulisse Acetti. Tale stato di soggezione provoca in Fracchia una specie di blocco mentale, generando una balbuzie tale da modificare la sua stessa voce, rendendola roca e sfiatata. Inoltre, ogni qual volta, viene convocato nell'ufficio di Acetti, Fracchia deve fare i conti con la terribile poltrona sacco, sulla quale non riesce mai a trovare un punto di equilibrio statico.

L'unica via di fuga dalla routine quotidiana sono i sogni, dove Fracchia riesce sempre a conquistare la tanto amata Signorina Ruini e a vendicarsi del cavalier Acetti, ma ogni volta, destatosi dal sogno è costretto a ripiombare nella sua infelice condizione. Questi sogni sono per lo più la parodia di famosi film, trasmissioni dell'epoca e persino eventi sportivi: tra i personaggi impersonati da Fracchia ci sono Pelé, Raffaella Carrà, Gianni Agnelli e Little Tony. Il nodo centrale di ogni episodio è la sequenza in cui Fracchia si reca dallo psicanalista, con l'intento di sconfiggere le sue paure: in questo modo il pubblico scopre la causa delle sue fobie e delle sue insicurezze. Infatti gli atteggiamenti remissivi e servili di Fracchia nei confronti del suo capoufficio, celerebbero, in maniera latente, il difficile rapporto instaurato durante l'infanzia coi genitori (non a caso interpretati da Villaggio e doppiati da Gianni Agus, per rendere manifesta la corrispondenza genitori-capoufficio).

Alla fine di ogni puntata, si presenta Paolo Villaggio (nelle vesti di sé stesso) e dopo un faccia a faccia con il suo personaggio lo esorta a seguirlo, accompagnandolo fuori dagli studi RAI, mentre partono i titoli di testa, sulle note della canzone Facciamo finta che..., cantata da Ombretta Colli. La serie televisiva ottiene successo e gli episodi, nel corso del tempo saranno spesso replicati, fino ad essere riproposti ancora oggi in televisione (sul canale Rai Educational nell'apposita trasmissione Rewind)[34]. In questa serie molti elementi sono ripresi dai libri e dal coevo film di Fantozzi, mostrando il gusto dell'autocitazione, tipico dell'attore genovese.

Gli anni ottanta

Villaggio tra Fracchia e Fantozzi

 
Paolo Villaggio nel film Fantozzi contro tutti (1980)

Dopo quattro anni di assenza dalle sale, nel 1980 avviene il rilancio cinematografico di Fantozzi con il film Fantozzi contro tutti (anticipato dall'omonimo libro uscito per la Rizzoli nel 1979), che vede alla regia, per la prima e unica volta, lo stesso Villaggio, coadiuvato dal semi-esordiente Neri Parenti, che a partire dal film Fracchia la belva umana diventerà il suo regista di riferimento, dirigendo la serie di Fantozzi fino al penultimo episodio, Fantozzi - Il ritorno. Tra le varie novità si segnalano l'assenza di Anna Mazzamauro, nel ruolo della "signorina Silvani", e una nuova interprete della "signora Pina", Milena Vukotic, che assumerà le vesti della moglie fino all'ultimo episodio (eccezion fatta per Superfantozzi che vede il ritorno sullo schermo di Liù Bosisio).

Si segnala, inoltre, la presenza di Diego Abatantuono. Grazie a questa pellicola, il giovane attore milanese ha modo di consolidare al grande pubblico la sua comicità, legata al personaggio del "terrunciello", che proprio in quegli anni andava formandosi. La sequenza della corsa ciclista, denominata: "Coppa Cobram", ha dato il via, dal 1999, ad una vera e propria corsa amatoriale, assumendo, per l'appunto, l'omonimo nome. Il film è dedicato alla memoria di Giuseppe Anatrelli, scomparso un anno dopo la fine delle riprese, attore teatrale che divenne famoso proprio interpretando il ruolo del "geometra Calboni".

Nello stesso anno anno c'è spazio per le riprese di altri due film: La locandiera , dall'omonimo testo di Goldoni, con Adriano Celentano e Claudia Mori e Rag. Arturo De Fanti, bancario precario, con Catherine Spaak, film che sancirà (come già detto) la fine del rapporto professionale con Salce. Un anno dopo Villaggio fa esordire sul grande schermo anche il personaggio di Fracchia, nel film Fracchia la belva umana, sorta di parodia del Fordiano Tutta la città ne parla, del 1935, che riscuote successo. La pellicola sarà anche l'occasione per sdoganare l'attore Lino Banfi dal cosiddetto "cinema di serie B" degli anni settanta[35].

 
Paolo Villaggio ed Edmund Purdom nel film Fracchia contro Dracula (1985)

A contorno tutta una serie di attori, già attivi nel filone fantozziano come Anna Mazzamauro e Gigi Reder (nei panni della mamma della belva umana) e altri, lanciati dallo stesso Villaggio, come Francesco Salvi e Massimo Boldi. Nel cast, compare anche Gianni Agus, nei panni dell'immancabile capo direttore. Ormai indissolubilmente legato al doppio ruolo di Fracchia-Fantozzi, Villaggio (e chi lo mette sotto contratto) inizia a sfruttare sistematicamente la sua comicità in una serie ininterrotta di "pellicole cloni", dove l'attore ligure ha modo di ribadire mimica e gag dei suoi personaggi.

«Così come Totò era sempre Totò in ogni personaggio rappresentato, così Villaggio, in tutte le parti indossate, oscilla costantemente, tra Fracchia e Fantozzi, prostrandosi regolarmente al direttore di turno»[36]. Di conseguenza, vengono prodotti, tutta una serie di film assai più disimpegnati e dalla sicura presa sul pubblico, spesso con titoli fantozziani, tra i quali si ricordano: Sogni mostruosamente proibiti, Bonnie e Clyde all'italiana (con Ornella Muti) e Pappa e ciccia, tutti del 1982. Nello stesso periodo, nel 1981, partecipa al programma televisivo di Renzo Arbore, Telepatria International, nato per festeggiare i 120 anni dell'Unità d'Italia. Nell'occasione interpreta in maniera ironica e demistificante il celebre navigatore Cristoforo Colombo[37]..

Intanto nel 1983 ritorna in televisione nel programma di Corrado Ciao Gente, dove ripropone il personaggio di Gemma Pontini (una sorta di stramba opinionista), già presentato nel programma di Giovanni Minoli, Mixer. Sempre nello stesso anno, esce, per la Rizzoli, Fantozzi subisce ancora, che porrà le basi per l'uscita, a Natale dello stesso anno, dell'omonimo film. L'omonimia questa volta è solo nel titolo, infatti la nuova pellicola dedicata al ragioniere è la prima della serie a non essere frutto della penna del comico, traendo la sua origine da una sceneggiatura originale.

Da qui in avanti le vicende narrate saranno create dalla sola sceneggiatura, curata a più mani da Benvenuti e De Bernardi, Domenico Saverni e lo stesso Villaggio. Il quarto capitolo della saga, sempre più vicino alle gag slapstick da cartoon sadomaso, vede il ritorno di Anna Mazzamauro e le partecipazioni di Riccardo Garrone, Andrea Roncato e Alessandro Haber. Assieme a Gigi Reder dà vita ad un'altra pellicola su Fracchia: Fracchia contro Dracula, del 1985, che vede la partecipazione di una giovane Isabella Ferrari. Da segnalare, infine, A tu per tu, uscito un anno prima, nel 1984, con Johnny Dorelli.

I film degli anni ottanta e il ritorno alla conduzione televisiva

 
Paolo Villaggio, Enrico Maria Salerno, Massimo Boldi e Florence Guerin in una scena di Scuola di ladri - Parte seconda (1987)

Verso la metà degli anni ottanta Villaggio, assieme a Neri Parenti e altri registi, inanella una serie di pellicole comiche di facile consumo, destinate al grande pubblico. In questo l'attore genovese sarà coadiuvato da molti attori, quali Lino Banfi, Massimo Boldi, Christian De Sica e Teo Teocoli. In quest'ottica nascono i film: I pompieri, del 1985 e il dittico Scuola di ladri del 1986 e Scuola di ladri parte seconda, del 1987 (che vedono entrambi la partecipazione di Enrico Maria Salerno).

Seguono i coevi : Grandi magazzini , di Castellano e Pipolo, Missione eroica - I pompieri 2, di Giorgio Capitani e Rimini Rimini (dove Villaggio e Serena Grandi effettuano la parodia dell'allora celebre 9 settimane e ½ ) e infine Roba da ricchi : film a episodi, diretto come Rimini Rimini da Sergio Corbucci. Da ricordare, assieme a Lino Banfi, Com'è dura l'avventura, di Flavio Mogherini, con la partecipazione di Gastone Moschin.

Non mancano casi isolati come Il volpone, del 1988, di Maurizio Ponzi, (sorta di aggiornamento del Volpone, di Ben Jonson), dove Villaggio ha modo di rispolverare il cinismo e la cattiveria degli esordi e la serie televisiva Sogni e bisogni, diretta nel 1985 da Sergio Citti. Al film partecipano molti attori italiani di fama come Giulietta Masina, Carlo Verdone, Francesco Nuti, Enrico Montesano e tanti altri. Anche la saga Fantozziana sembra risentire di questo disimpegno, infatti nel 1987 esce Superfantozzi, che viene visto da molti critici come una sorta di riciclaggio commerciale dello spirito fantozziano. D'altronde lo stesso Neri Parenti dichiara di voler ridurre i personaggi di Fracchia e Fantozzi a vere e proprie maschere, contro la stessa volontà del loro autore[38].

In direzione opposta si presenta Fantozzi va in pensione, del 1988, «dove la maschera viene deposta per tornare personaggio, riportando alla ribalta i problemi sociali nei quali e dai quali il personaggio era nato. Fantozzi ha lasciato l'ufficio per anzianità e sente improvvisamente il vuoto della vita, proprio come a una maschera a cui viene a mancare il volto; o, più esattamente, come un volto a cui viene a mancare una maschera»[38] Il decennio si chiude con Ho vinto la lotteria di capodanno, sempre con la regia di Neri Parenti. Il film, ricco di gag e situazioni catastrofiche, si rivelerà un altro successo, e porterà la pellicola ad essere campione d'incassi, nella stagione cinematografica 1989 - 1990[39].

Gli anni ottanta vedranno inoltre l'attore nuovamente impegnato sul piccolo schermo, conducendo vari programmi d'intrattenimento. Dopo aver partecipato al programma di Raidue, Grand Hotel, con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, passa per la prima volta alle reti Fininvest, conducendo il programma Un fantastico tragico venerdì, dove esordiranno in veste autoriale la Gialappa's Band e l'anno dopo, nel 1987, Che piacere averti qui. In queste trasmissioni, soprattutto in Grand Hotel, Villaggio avrà modo di ripresentare per l'ultima volta Kranz e tramite sketch, appositamente inseriti, le gag di Fracchia, sempre con Gianni Agus, per quelle che risultano essere, a tutt'oggi, le ultime apparizioni televisive dei due personaggi.

Gli anni Novanta

L'incontro con Fellini e la parallela attività nel cinema d'autore

«Come compagni d'avventura ho scelto Roberto Benigni e Paolo Villaggio. Due geniali buffoni, due aristocratici attori, unici, inimitabili, che qualunque cinematografia può invidiarci tanto sono estrosi. Penso che possano essere gli amici ideali per inoltrarsi in un territorio che non ha mappe, né segnaletica»

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Paolo Villaggio assieme a Federico Fellini e Roberto Benigni

Nel febbraio del 1989 iniziano le riprese dell'ultima fatica del maestro riminese, La voce della luna, tratta dal libro Il poema dei lunatici, di Ermanno Cavazzoni, e tutta l'attenzione della stampa è rivolta alla curiosa scelta dei due protagonisti: Roberto Benigni e Paolo Villaggio. La critica inizialmente stupita delle relative scritturazioni, interrogherà più volte il regista riminese sul perché di tale scelta, accogliendo il film in maniera piuttosto tiepida. La pellicola, riconsiderata nel tempo per il suo valore, «è una sorta di invocazione al silenzio, contro il frastuono della vita contemporanea»[41], ambientata in un contesto rurale e notturno, l'opera si pone «come un elogio della follia e una satira sulla volgarità dell'odierna civiltà berlusconiana»[20]. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes, vede il prodigarsi di registi come Woody Allen e Martin Scorsese, nel far distribuire il film anche in terra americana[42].

La pellicola dà l'occasione a Villaggio di ricevere il primo David di Donatello, come migliore attore, ex aequo con Gian Maria Volonté, protagonista del film Porte aperte, di Gianni Amelio[2]. La partecipazione al film di Fellini, segna per il comico genovese l'inizio di una parallela attività nel cinema d'autore, lavorando con altri importanti registi, non prima di collaborare ancora con il cineasta romagnolo. Infatti nel 1992 è protagonista di tre spot diretti da Fellini per la banca di Roma, dove partecipano l'attore feticcio di Luis Buñuel, Fernando Rey e l'esordiente Anna Falchi. Inoltre avrebbero dovuto girare assieme un nuovo film: Il viaggio di G. Mastorna, detto Fernet, secondo le parole di Vincenzo Mollica: «il film non realizzato più famoso della storia del cinema»[43].

Infatti la pellicola, pensata per altri attori già da molti anni, non vide mai la luce. Fellini ormai deciso a girare il film con Villaggio, desiste allorquando il mago e sensitivo Gustavo Rol gli annuncia che se avesse fatto il film sarebbe morto[44]. Impressionato da tale previsone, Fellini si decide ugualmente a realizzare il Mastorna, ma non su celluloide, bensì fornendo al disegnatore Milo Manara lo storyboard che egli stesso aveva realizzato, e che il disegnatore traduce in tavole disegnate ad inchiostro a china in bianco e nero, con protagonista il volto di Villaggio, usando spesso mezzetinte per sottolineare l'atmosfera surreale e onirica. Comunque, dei previsti tre episodi, ne fu pubblicato soltanto uno [45].

 
Paolo Villaggio nel film Io speriamo che me la cavo

Tra le apparizioni più importanti di Villaggio nel cinema d'essai, sono senz'altro da ricordare: Io speriamo che me la cavo, del 1992, di Lina Wertmuller (tratto dal bestseller omonimo di Marcello D'Orta), Il segreto del bosco vecchio, del 1994, di Ermanno Olmi, (tratto dal libro di Dino Buzzati), con cui vince il Nastro d'argento, come migliore attore[2] e Cari fottutissimi amici, di Mario Monicelli, presentato al Festival di Berlino nel 1994 e vincitore di un Orso d'argento, nella sezione menzione speciale [46]. Da ultimo si ricorda Denti di Gabriele Salvatores, con Sergio Rubini, presentato al Festival di Venezia nel settembre del 2000. Tra i vari film non riconducibili al genere comico sono da menzionare: Palla di neve, di Maurizio Nichetti (1993), con Monica Bellucci, Camerieri, di Leone Pompucci (1995), con Diego Abatantuono e Un bugiardo in paradiso, di Enrico Oldoini, del 1998.

Da ricordare, poi, il film per la televisione, Un angelo di seconda classe, diretto ancora da Lina Wertmuller. Nel 1996, assieme ad Ottavia Piccolo, torna a recitare in teatro, sotto la regia di Giorgio Strehler, dove interpreta il ruolo di Arpagone nell'opera L'avaro , di Molière. In merito alla scelta del comico, il noto regista teatrale afferma: «Ho voluto Villaggio nel ruolo di Arpagone per stima, simpatia, affetto, perché l'avaro io me lo immagino proprio come lui, florido»[47]. E ancora: «Non ho pensato al solito personaggio magro, pallido, scarno, ma a un uomo rubicondo e ghiottone, avaro con gli altri, con il resto del mondo, non con se stesso»[48]. Inoltre Gillo Pontecorvo, allora direttore della Mostra del cinema di Venezia decide, nel 1992, di premiare l'attore ligure con il prestigioso Leone d'oro alla carriera. Anni dopo, ai microfoni del Corriere della Sera, l'artista dichiarerà: «In seguito lo vinsero anche Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Ma io fui una rottura assoluta. Era la prima volta che si premiava un comico»[15]. Infatti, a tutt'oggi, Villaggio è l'unico attore comico ad essere stato insignito, nella storia della rassegna, di tale premio, considerando il fatto che Woody Allen, Jerry Lewis e Charlie Chaplin, sono e sono stati, oltre che attori, anche registi[49].

La collaborazione con Renato Pozzetto

 
Paolo Villaggio e Renato Pozzetto nel film Le comiche (1990)

Nonostante le varie incursioni nel cinema d'autore, Villaggio, durante gli anni novanta è ben lungi dall'abbandonare il cinema comico. Infatti, con l'amico Renato Pozzetto, dà vita ad una nuova collaborazione nelle rispettive pellicole Le comiche (1990), Le comiche 2 (1991) e da ultimo, Le nuove comiche, uscito nell'autunno del 1994. Tutte e tre le pellicole, sempre dirette da Parenti, hanno molta fortuna presso il pubblico, soprattutto la prima che diviene campione d'incassi nella stagione 1990/1991[50]. Il film narra la storia di due stralunati comici che uscendo all'improvviso da uno schermo cinematografico si ritrovano immischiati in avventure di vario genere.

Diviso in vari segmenti, apparentemente scollegati tra loro, nel primo s'improvvisano imbianchini sconvolgendo le nozze di due giovani sposi, nel secondo distruggono, da nuovi apprendisti, una stazione di servizio e così via, fino ad approdare all'ultimo sketch, dove finiscono come sosia di due mafiosi siculi che li hanno destinati a morire ammazzati al loro posto. Le avventure avranno fine solo con il rientro nello schermo dei due protagonisti. La formula di gag catastrofiche, con un chiaro riferimento, fin dal titolo, alle comiche del muto, rimarrà invariata per tutti gli altri capitoli.

Uscire da un manifesto, come nel secondo episodio o scappare da un televisore come nel terzo, non importa, il meccanismo comico resta invariato, anche se la seconda pellicola, rispetto alle altre ha richiesto maggiori investimenti finanziari, soprattutto in stuntman e in effetti speciali[50]. Pur avendo iniziato entrambi nella lontana trasmissione degli anni sessanta Quelli della domenica ed effettuato anche molte comparsate televisive, nel cinema i due comici non avevano mai lavorato assieme e l'ultimo episodio della saga sarà anche la loro ultima collaborazione cinematografica. Il sodalizio tra i due artisti avrà ancora un'ultima appendice: infatti torneranno insieme in una puntata televisiva della Milano-Roma.

Tale format (una sorta di micro reality ante-litteram), andato in onda verso la fine degli anni novanta, prevedeva che i due VIP, come tanti altri nelle varie puntate, fossero ripresi e registrati nel corso di un viaggio in automobile da Milano verso Roma. Sempre nello stesso periodo per il cinema si cimenta anche nel ruolo di doppiatore: doppia, infatti, la voce di Mikey Ubriacco, il bambino protagonista dei film Senti chi parla (quella dell'originale era di Bruce Willis) e Senti chi parla 2. Inoltre, anni prima, nel 1980, partecipa, in veste di narratore (nella relativa versione italiana), al film comico Ma che siamo tutti matti?, diretto dal regista Jamie Uys[51].

Il Fantozzi degli anni novanta

 
Paolo Villaggio nel film Fantozzi alla riscossa (1990)

Dopo aver mandato in pensione il suo personaggio, con l'ultimo film degli anni ottanta Fantozzi va in pensione, Villaggio ripresenta sulla scena, all'inizio degli anni novanta, un nuovo capitolo della saga, Fantozzi alla riscossa, dove viene confermato, ancora una volta, il medesimo cast, il tutto sempre sotto l'egida di Neri Parenti. Dopo aver indossato le vesti di giudice popolare, ed essere inutilmente "educato" alla brutalità da un orribile hooligan (interpretato dal figlio Pierfrancesco), Fantozzi assapora anche a tratti il potere manageriale, per poi ricadere nel consueto ménage fallimentare. Più che dal settimo episodio, una ventata di nuova vitalità dal personaggio arriva con il successivo Fantozzi in paradiso, del 1993, dove al ragioniere, viene diagnosticato un male incurabile, finendo per morire davvero, sotto uno schiacciasassi, proprio quando la moglie lo avverte che le lastre erano state involontariamente scambiate.

Mentre va in paradiso, l'aereo con i beati viene dirottato e Fantozzi si ritrova davanti al Buddha, dal quale viene condannato a reincarnarsi, ovviamente in un nuovo, piccolo Fantozzi. Il film riscuote critiche più favorevoli rispetto al precedente[52][53], «riportando il personaggio ai livelli migliori della serie, dimenticando la sua componente servile e ipocrita, per mettere a confronto chi aveva cercato per tutta la vita non di vivere ma di sopravvivere, addirittura con il tabù centrale dell'esistenza la morte»[20].

In occasione dell'uscita del film, Maurizio Costanzo gli dedica una puntata speciale, invitando in trasmissione l'intero cast[54]. Fantozzi in paradiso, è stato, inoltre, l'ultimo film della serie interpretato da Plinio Fernando, che per quasi vent'anni aveva prestato il volto per l'interpretazione della figlia "Mariangela". La serie comunque andrà avanti per altri due episodi, vedendo anche la pubblicazione di altri due libri: Rag. Ugo Fantozzi: caro direttore, ci scrivo... - Lettere del tragico ragioniere, raccolte da Paolo Villaggio, uscito nel 1993 e Fantozzi saluta e se ne va: le ultime lettere del rag. Ugo Fantozzi , dell'anno seguente. Così, nell'ottobre 1996, esce Fantozzi - Il ritorno, dove il ragioniere, cacciato dall'aldilà, ritorna sulla terra, incappando in nuove disavventure.

Il nuovo capitolo balza subito alle cronache anche per un esposto, fatto dalla Procura della Repubblica di Roma, dove l'allora coordinatore del movimento S.O.S Italia ne richiede il Sequestro giudiziario, considerando diseducativa la sequenza in cui Fantozzi getta sassi dal cavalcavia, emulando tragici fatti di cronaca nera. I produttori in accordo con l'attore decidono così di eliminare la scena incriminata per le relative distribuzioni sul mercato[55]. La saga arriva alla sua conclusione, nel 1999, con il trascurabile e quasi ignorato Fantozzi 2000 - La clonazione, dove alla regia troviamo Domenico Saverni. Il film è l'unico della serie dove non compare il compagno d'avventure "ragionier Filini" (alias Gigi Reder), a cui il film è dedicato, scomparso nell'ottobre dell'anno precedente per un collasso cardiaco. È lo stesso Paolo Villaggio a comunicare la notizia alla stampa, pronunciando queste parole: «Muore una parte della mia vita. Era un grande attore che aveva recitato anche con Fellini ma la gente ormai lo identificava col suo personaggio. Tutti quelli che mi hanno chiamato mi hanno detto: è morto Filini. Con me era come Peppino de Filippo con Totò: spesso faceva ridere più di me»[56].

Gli anni Duemila

Oltre il cinema comico

 
Paolo Villaggio in vesti femminili, in una puntata di Domenica In dei primi anni Novanta

Con l'avvento del nuovo millennio, Villaggio depone la maschera di Fantozzi, allontanandosi, in maniera definitiva, dal cinema comico. Tuttavia, l'artista tornerà a rivestire i panni del ragioniere, anche svariate volte, ma solo ed unicamente all'interno di programmi televisivi, come nel contenitore pomeridiano Domenica in, che conduce con Mara Venier negli anni 2002 e 2003. Nell'agosto del 2000, l'artista genovese, riceve un altro riconoscimento internazionale, con l'assegnazione del Pardo d'onore al Festival del cinema di Locarno[57]. Nell'occasione, presenta, assieme al regista Denis Rabaglia, il film Azzurro, grazie al quale, l'anno seguente, vincerà, il Camerio per il Migliore Attore al Festival Internazionale del Film di Rimouski, in Canada[58]. Nello stesso anno, partecipa al film Heidi, di Markus Imboden, inedito in Italia.

Dopo aver portato in scena il monologo autobiografico Delirio di un povero vecchio, nel 2002 Villaggio pubblica, per la prima volta, la sua autobiografia intitolata Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda dove rivela al pubblico molti retroscena della sua famiglia e della sua giovinezza, sul fratello gemello Piero (affermato docente universitario di Scienza delle costruzioni) e sul figlio Pierfrancesco. Quest'ultimo nei primi anni ottanta divenne tossicodipendente, tanto da costringere Villaggio a portarlo nel 1984 nella comunità di San Patrignano di Vincenzo Muccioli, dove si è disintossicato[59].

Fino ad allora non aveva mai amato parlare della sua famiglia, e tutte le volte che era stato costretto a farlo si era sempre divertito a imbrogliare le carte, raccontando storie del tutto inventate. A tal proposito, tanto per citare una delle sue affermazioni certamente false, come da lui stesso confermato in varie occasioni, ha raccontato che un'anziana astrologa, in un incontro nella capitale, gli aveva predetto la morte il giorno 14 dicembre 2002, in una casa bianca sul mare. Il giorno dopo, però, l'artista era ospite alla trasmissione Domenica In, condotta da Mara Venier[2]. L'attore, infatti, tenendo fede al suo gusto per l'iperbole e il paradosso, ha sovente toccato il tema della morte, dichiarando di essere uno specialista di funerali, anche per il fatto che molte sue conoscenze, personali e artistiche, negli anni, sono venute a mancare. Parlando del suo funerale, ha più volte affermato: «Ho già predisposto il finale. Verrò a passare le ultime ore a Sori, sulla Riviera ligure, dove sono tumulati i miei genitori, mi farò cremare e poi una ragazza giovane mi butterà nel mare che amo tanto. Altrimenti, se diventa complicato, ho già pronto un ristoratore di Sori che mi farà bollire. Ore, ore e ore»[15].

Tra il 2002 e il 2009, si riduce progressivamente la sua attività cinematografica, intensificandosi, al contrario, quella di scrittore. Pubblica infatti numerosi libri tra cui 7 grammi in 70 anni (2003), Sono incazzato come una belva (2004), Gli fantasmi (2006) e con la Feltrinelli Storia della libertà di pensiero del 2008 (libro in cui torna a tracciare in maniera irriverente i personaggi storici, come ai tempi dei suoi esordi) e da ultimo Storie di donne straordinarie, del (2009). A partire dal 2007, torna in teatro portando in scena Serata d'addio, un monologo in tre atti: Il fumo uccide (ispirato a Il tabacco fa male di Anton Cechov), Una vita all'asta (ispirato a Il canto del cigno sempre di Cechov), e L'ultima fidanzata (ispirato a L'uomo dal fiore in bocca di Pirandello); rivisitati nel suo stile in cui si fondono forte drammaticità e sorrisi[60].

 
Sopra un'immagine di Don Abbondio, celebre personaggio manzoniano

Tra il 2002 e il 2008, partecipa alla fiction televisiva Carabinieri, in cui nelle prime stagioni interpreta Giovanni, un professore che ha perso la memoria, e nelle stagioni più recenti un prete, fratello gemello di Giovanni. Nel 2003, viene chiamato da Francesca Archibugi, ad interpretare i panni del personaggio manzoniano Don Abbondio, nella serie televisiva Renzo e Lucia , in cui recita assieme a Stefania Sandrelli e Laura Morante. A proposito di questa nuova interpretazione avrà a dire: «Don Abbondio è saggio. Non solo. Ha la sapienza contadina, e soprattutto ha quella capacità di fingere di non capire, per evitare i guai. Una capacità tutta italiana. Non ho voluto rendere il personaggio pavido e vigliacco come lo hanno reso al cinema Alberto Sordi e altri. Ho invece puntato tutto sulla sua paura, intesa come ipertrofica coscienza del pericolo, della realtà. Un pauroso per troppa intelligenza, come noi italiani. Siamo il Paese dalla cultura più antica in Europa, sappiamo tante cose, più dei tedeschi, più degli spagnoli che amano i gesti da eroi. Noi no. Ci teniamo alla pelle, non vogliamo morire. Siamo tutti don Abbondio. Fortunatamente»[61]. Non solo Don Abbondio ma anche i protagonisti principali del romanzo avranno un taglio interpretativo differente. La stessa Archibugi ha, infatti, dichiarato: «è una trasposizione piuttosto arbitraia, il film pone al centro dell'opera due ragazzi che si amano, tralasciando il lato storico e religioso. Sono ragazzi della loro epoca, non sono stati modernizzati, non ce n'era bisogno, perché i sentimenti sono universali[62].

Tra le sue ultime partecipazioni cinematografiche, si ricordano: Hermano , di Giovanni Robbiano, con Emir Kusturica (2004), Gas , di Luciano Melchionna (2005), e Liolà , di Gabriele Lavia, uscito nel 2007. Seguono: Torno a vivere da solo, con Jerry Calà, del 2008, Generazione 1000 euro , di Massimo Venier, e ancora con Francesca Archibugi, Questione di cuore , del 2009, con Antonio Albanese e Kim Rossi Stuart.

Gli anni dieci

La scrittura e le varie regie teatrali

Nel nuovo decennio l'attività letteraria di Villaggio prende ancora più campo, dando spazio a nuovi libri, sempre di carattere satirico. Si segnalano in ordine cronologico: Crociera Lo Cost, del 2010, Mi dichi - Prontuario comico della lingua italiana, del 2011, a cui seguono, sempre nello stesso anno Giudizio universale, La fortezza tra le nuvole e La vera storia di Carlo Martello. Nel 2012 esce per la Mondadori, Tragica vita del ragionier Fantozzi, dove l'autore torna a ritrarre il suo personaggio più popolare, descrivendone gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza. Infine, nel 2013 esce Siamo nella merda - Pillole di saggezza di una vecchia carogna. Parallelamente si intensifica la sua attività teatrale che lo vede nuovamente sulle scene con gli spettacoli: A ruota libera (stagione teatrale 2010-2011), La Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca! e Il peggio della mia carriera (entrambe del 2012) e infine Siamo nella merda, anche la Corazzata Potemkin è affondata (stagione teatrale 2012-2013).

A riprova di tale continuità nel mondo della scrittura, il 25 marzo 2012, al Teatro Sociale di Luino, Villaggio riceve il Premio letterario Piero Chiara alla carriera con le seguenti motivazioni: «Per l’originalità con cui, attraverso la sua grottesca e dissacrante ironia, ha saputo evidenziare, in scritti, al cinema, in teatro, in televisione, vizi e virtù degli Italiani»[63]. Il premio vanta molti illustri scrittori tra i quali Andrea Camilleri, Luigi Malerba, Alberto Arbasino e Claudio Magris. Villaggio, assieme a Franca Valeri e Ermanno Olmi è l'unico artista, proveniente dal mondo del cinema e dello spettacolo, ad aver ricevuto tale riconoscimento[64].

Numerose sono state, anche negli ultimi anni, le sue comparsate televisive, spesso per promuovere l'uscita di un suo nuovo libro, affrontando in studio assieme ad altri ospiti, svariati argomenti di natura sia politica che sociale. Il suo umorismo nero, caratterizzato dal costante utilizzo di iperboli, nonché il suo carattere volutamente provocatorio, possono indurre una reazione in chi è oggetto delle sue battute. Ad esempio, nel 2011 fanno scalpore alcune frasi denigratorie nei confronti del sud d'Italia, come l'intervista a Sky TG 24 in cui Villaggio accusa il Sud e la mentalità borbonica, radicata in esso, di essere la piaga di tutta l'Italia[65], e la paradossale battuta detta in televisione a inizio 2012, secondo cui il problema delle poche nascite in Sardegna è da attribuire al fatto che i pastori "si accoppino" solo con le pecore[66].

Nel 2012 Villaggio è di nuovo sul grande schermo per una piccola partecipazione nel film Tutto tutto niente niente di Giulio Manfredonia con Antonio Albanese. Villaggio, nell'occasione, interpreta il Presidente del Consiglio, ovvero un uomo vecchio e dalla mole smisurata che non dice mai una parola e che pensa solo a mangiare: simbolo dell'avarizia e dell'ingordigia umana.

L'attività giornalistica e l'impegno politico

 
Lo spot elettorale di Paolo Villaggio a favore di Democrazia proletaria, del 1987

L'artista genovese comincia a collaborare con i giornali già dal 1968, scrivendo per L'Europeo "La Domenica di Fantozzi", in cui racconta le tragicomiche avventure di colui che diverrà il suo personaggio più famoso. Questi pezzi andranno a comporre ( come già detto sopra) il primo dei sette libri di Fantozzi, che farà anche da base per la trasposizione cinematografica. Ne segue una collaborazione a Paese Sera, su cui scrive per cinque anni gli editoriali, nel periodo in cui è direttore Giorgio Cingoli[67]. Collabora poi con L'Unità per altri cinque anni, durante la direzione di Walter Veltroni[68]. Dal 2004 al 2005 collabora con L'Indipendente diretto da Giordano Bruno Guerri[69]. A cominciare dal 28 giugno 2009 riprende la collaborazione col quotidiano fondato da Antonio Gramsci, per il quale svolge il ruolo di editorialista immaginando un Fantozzi di propensione leghista[70].

Villaggio è stato iscritto al Partito Comunista Italiano e a Democrazia Proletaria, formazione comprendente anche socialisti radicali come lo stesso attore, nelle cui liste è stato candidato alle elezioni politiche del 1987[68]. Successivamente si è candidato alle elezioni del 1994 con la Lista Marco Pannella nel collegio uninominale di Genova - San Fruttuoso[68]. Il 18 gennaio 2013 ha annunciato il suo voto a favore del Movimento 5 Stelle, in vista delle imminenti elezioni politiche, motivando il fatto che il suo amico Beppe Grillo: «è l’unico che rappresenta un cambiamento vero per una classe politica che pensa solo al presente»[71]. Si è spesso dichiarato ateo[72]. In un' intervista a Repubblica, del 1994, ha ironicamente dichiarato: «Lo penso davvero, il Papa è una persona troppo intelligente per credere in Dio»[73]».

Riconoscimenti

Premi cinematografici

Onorificenze

«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri»
— 2 giugno 1995[74]

Filmografia

Cinema

 
Paolo Villaggio e Ugo Tognazzi sul set del film La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone

Teatrografia

  • L'Avaro (1996)
  • Delirio di un povero vecchio (2000-2001)
  • Vita, morte e miracoli (2005-2008)
  • Serata d'addio (2007-2008)
  • Il profumo delle lucciole (2009-2011)
  • A ruota libera (2010-2011)
  • La Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca! (2012)
  • Il peggio della mia carriera (2012)
  • Siamo nella merda, anche la Corazzata Potemkin è affondata (2012-2013)

Film e serie televisive

Televisione

File:Paolo-sanremo.jpg
Paolo Villaggio nel 1972 a Sanremo, durante il XXI Festival della canzone italiana

Doppiaggio

Programmi radiofonici

  • 1968 - Il sabato del Villaggio.
  • 1971 - Formula uno.
  • 1975 - 1976 - Gran varietà.

Opere

Note

  1. ^ a b Villaggio in cerca d'amore, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 21 novembre 2013.
  2. ^ a b c d e f g h i Paolo Villaggio - biografia - fratelli di Fantozzi, su mymovies.it. URL consultato il 21 novembre 2013.
  3. ^ . Dallo spettacolo teatrale Delirio di un povero vecchio, 2001
  4. ^ a b c Paolo Villaggio: "Io, un pagliaccio benedetto da Fellini", su trovacinema.repubblica.it. URL consultato il 22 novembre 2013.
  5. ^ RaiLibro - De André nel ricordo di Paolo Villaggio
  6. ^ in un'intervista al quotidiano Libero, nel giugno del 2009. (http://www.dagospia.com/rubrica-3/olitica/articolo-7337.htm)
  7. ^ Alessia Principe, Villaggio: «Il Sud? Un posto tremendo...», Calabria Ora, 9 settembre 2012
  8. ^ Arnaldo Casali, 30 anni di Fantozzi - Intervista a Paolo Villaggio, su filmfestivalpopoliereligioni.it. URL consultato il 12 dicembre 2011.
  9. ^ Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, p. 25
  10. ^ Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, p. 71
  11. ^ intervista rilasciata al TG5 il giorno 9 gennaio 1999
  12. ^ Baistrocchi, quasi cento, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 21 novembre 2013.
  13. ^ Paolo Villaggio - Biografia - Movieplayer, su movieplayer.it. URL consultato il 28 novembre 2013.
  14. ^ Cochi e Renato - Biografia, su antiwarsongs.org. URL consultato il 22 novembre 2013.
  15. ^ a b c Paolo Villaggio - Biografia, su cinquantamila.corriere.it. URL consultato il 26 novembre 2013.
  16. ^ Puntata storica: Quelli della domenica, su rai.tv. URL consultato il 27 novembre 2013.
  17. ^ In Tv 'Quelli della Domenica', su ansa.it. URL consultato il 24 novembre 2013.
  18. ^ Trasmettiamo per voi Gran Varietà, su radio.rai.it. URL consultato il 27 novembre 2013.
  19. ^ a b Fantozzi: quarant'anni del ragioniere, su ilrecensore.com. URL consultato il 24 novembre 2013.
  20. ^ a b c d e f g h Paolo Mereghetti, Dizionario dei film, p. 1214
  21. ^ Leggete l'Italia in 150 libri con D'Azeglio e Fantozzi, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 22 novembre 2013.
  22. ^ Le vittime del mobbing non sono dei Fantozzi..., su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 21 novembre 2013.
  23. ^ La parola del giorno dello Zingarelli - Fantozziano, su dizionari.zanichellipro.it. URL consultato il 21 novembre 2013.
  24. ^ Partecipazione dei due attori al programma Teatro 10, 1972
  25. ^ Gassman, una vita da mattatore, su corriere.it. URL consultato il 27 novembre 2013.
  26. ^ Paolo Mereghetti, Dizionario dei film, p. 586
  27. ^ Paolo Villaggio, Kranz e il nazismo, su video.repubblica.it. URL consultato il 21 novembre 2013.
  28. ^ Paolo Villaggio: Mi dichi - Rai Tv, su rai.it. URL consultato il 22 novembre 2013.
  29. ^ a b Paolo Mereghetti, Dizionario dei film, p. 1215
  30. ^ Enrico Giacovelli, Breve storia del cinema comico, p. 135
  31. ^ Box office Italia - 1974/1975, su boxofficebenful.blogspot.it. URL consultato il 22 novembre 2013.
  32. ^ Ecco i cento film da salvare, su repubblica.it. URL consultato il 28 novembre 2013.
  33. ^ a b Salce - Pergolari, L'uomo dalla bocca storta (2009), documentario. Cfr. Cominciamo bene prima, 5 novembre 2009, minuto 25 da sito rai.tv.
  34. ^ Serie tv Giandomenico Fracchia, su sigletelevisive.com. URL consultato il 1º dicembre 2013.
  35. ^ Stracult, nona puntata - Rai Tv, su rai.tv. URL consultato il 22 novembre 2013.
  36. ^ Enrico Giacovelli, Breve storia del cinema comico, p. 134
  37. ^ Renzo Arbore - Biografia, su giffonifilmfestival.it. URL consultato il 24 novembre 2013.
  38. ^ a b Enrico Giacovelli, La commedia all'italiana, p. 210
  39. ^ Ho vinto la lotteria di Capodanno - recensione, su spaziofilm.it. URL consultato il 29 novembre 2013.
  40. ^ Viaggio comico sul Po, con Fellini, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 21 novembre 2013.
  41. ^ Enciclopedia del Cinema (2003), su treccani.it. URL consultato il 5 novembre 2013.
  42. ^ Scorsese: il cinema e' di tutti, deve vivere anche domani, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 21 novembre 2013.
  43. ^ Federico Fellini, Il viaggio di G. Mastorna, a cura di Ermanno Cavazzoni, prefazione di Vincenzo Mollica
  44. ^ Aldo Lastella, Mastorna, l'ultimo sogno, in la Repubblica, 9 ottobre 2003.
  45. ^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/10/09/mastorna-ultimo-sogno.html, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 1º dicembre 2013.
  46. ^ Mario Monicelli - Biografia, su trovacinema.repubblica.it. URL consultato il 22 novembre 2013.
  47. ^ Villaggio in ospedale, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 1º dicembre 2013.
  48. ^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/06/16/strehler-villaggio-il-mio-avaro.html, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 1º dicembre 2013.
  49. ^ Portale Venezia. Albo - Leone d'oro alla carriera, su made-in-venice.com. URL consultato il 21 novembre 2013.
  50. ^ a b Le comiche 2 - recensione, su comingsoon.it. URL consultato il 24 novembre 2013.
  51. ^ Paolo Mereghetti, Dizionario dei film, p. 1216
  52. ^ Il Morandini - Fantozzi in paradiso, su mymovies.it. URL consultato il 24 novembre 2013.
  53. ^ Paolo Mereghetti, Dizionario dei film, p. 1216
  54. ^ Che fine ha fatto Mariangela Fantozzi?, su it.cinema.yahoo.com. URL consultato il 24 novembre 2013.
  55. ^ Fantozzi lancia sassi dal cavalcavia, sequestrate quel film., su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 24 novembre 2013.
  56. ^ Il ricordo di Gigi Reder: il ragionier Filini, spalla di Fantozzi, su ilsussidiario.net. URL consultato il 24 novembre 2013.
  57. ^ Villaggio a Locarno, un emigrante da premio, su trovacinema.repubblica.it. URL consultato il 21 novembre 2013.
  58. ^ Vita, morte e miracoli di un pezzo di merda - Biografia retro copertina
  59. ^ Noi difendiamo Muccioli, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 24 novembre 2013.
  60. ^ Una serata d'addio nell'animo umano, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 1º dicembre 2013.
  61. ^ Villaggio: siamo tutti figli del saggio don Abbondio, su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 29 novembre 2013.
  62. ^ Renzo e Lucia nuova versione: la Archibugi rilegge Manzoni, su repubblica.it. URL consultato il 29 novembre 2013.
  63. ^ Conferimento Premio Chiara alla Carriera 2012 a Paolo Villaggio, su gliamantideilibri.it. URL consultato il 12 settembre 2013.
  64. ^ Premio Chiara alla Carriera, su ilfestivaldelracconto.it. URL consultato il 12 settembre 2013.
  65. ^ Paolo Villaggio, le alluvioni liguri colpa del Sud, su diredonna.it. URL consultato il 1º dicembre 2013.
  66. ^ Sardegna, gaffe di Paolo Villaggio: i pastori lo querelano
  67. ^ Paese sera story, su paeseserastory.it. URL consultato il 28 novembre 2013.
  68. ^ a b c Villaggio: non mi piace la politica che si propone solo di aggredire, su italiaoggi.it. URL consultato il 28 novembre 2013.
  69. ^ Il 1° aprile l'opinione diventa Indipendente, su uniurb.it. URL consultato il 28 novembre 2013.
  70. ^ Quindici anni dopo, riecco Villaggio, su unita.it. URL consultato il 28 novembre 2013.
  71. ^ Paolo Villaggio vota Grillo. “E’ un comico. E Berlusconi non lo è?”, Blitz quotidiano, 18 gennaio 2013
  72. ^ Paolo Villaggio contro la Chiesa:il Papa è come la Regina Elisabetta, su liberoquotidiano.it. URL consultato il 24 novembre 2013.
  73. ^ Villaggio: neanche il Papa crede in Dio, su ricerca.repubblica.it. URL consultato il 26 novembre 2013.
  74. ^ http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=119947

Bibliografia

  • Luigi Viva, Non per un dio ma nemmeno per gioco, Milano, Feltrinelli, 2002..
  • Paolo Mereghetti, Dizionario dei film 2011, Milano, B.G Dalai editore, 2011..
  • Tullio Kezich, Enciclopedia del cinema, Federico Fellini, Treccani, 2003
  • Enrico Giacovelli, Breve storia del cinema comico in Italia, Lindau, 1995..
  • Enrico Giacovelli, La commedia all'italiana, Lindau, 1995..
  • Roberto D'Agostino, Chi è, chi non è, chi si crede di essere,Mondadori, 1988.
  • Federico Fellini, Il viaggio di G. Mastorna, Quodlibet, 2008.

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