Utente:BlackPanther2013/Sandbox/2
Bisonte europeo | |
---|---|
![]() | |
Stato di conservazione | |
Prossimo alla minaccia (nt)[1] | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Artiodactyla |
Famiglia | Bovidae |
Sottofamiglia | Bovinae |
Tribù | Bovini |
Genere | Bos |
Specie | B. bonasus |
Nomenclatura binomiale | |
Bos bonasus Linnaeus, 1758 | |
Sinonimi | |
Bison bonasus |
Il bisonte europeo (Bos bonasus Linnaeus, 1758; spesso anche Bison bonasus) è una specie di bovino europeo. In passato, questi animali popolavano le foreste primigenie di Europa occidentale, centrale e sud-orientale fino all'Alto Medioevo. Il loro habitat naturale comprende foreste di latifoglie, conifere e miste in zone temperate, caratterizzate da ampie aree aperte. I bisonti europei sono animali gregari, ma, a causa delle peculiarità del loro habitat, vivono in piccoli gruppi. Le mandrie tipiche contano tra i 12 e i 20 individui, principalmente femmine e giovani. I maschi adulti, invece, si uniscono ai gruppi solo durante il periodo dell'accoppiamento. Sebbene il bisonte europeo e quello americano (Bos bison) abbiano un aspetto simile, non sono strettamente imparentati. Tuttavia, le due specie sono completamente interfeconde, ovvero possono riprodursi tra loro senza difficoltà.
In Europa, oltre al bisonte europeo propriamente detto (Bos bonasus), spesso chiamato «bisonte delle pianure», esisteva anche il bisonte del Caucaso (Bos caucasicus), oggi estinto. Quest'ultimo è talvolta considerato una semplice sottospecie del bisonte europeo, con la denominazione scientifica Bos bonasus caucasicus. Si ritiene che questa sottospecie si sia parzialmente preservata attraverso ibridazioni con il bisonte delle pianure. Nell'attuale popolazione del bisonte europeo si distinguono diverse linee genetiche: la linea delle pianure (Flachlandlinie) è composta esclusivamente da esemplari geneticamente puri del bisonte delle pianure, mentre la linea Pianure-Caucaso (Flachland-Kaukasus-Linie) deriva dall'incrocio tra il bisonte delle pianure e quello del Caucaso. Esiste inoltre la linea di montagna (Hochlandlinie), che rappresenta un incrocio tra il bisonte delle pianure, il bisonte del Caucaso e una successiva introduzione di geni del bisonte americano. Tutti gli esemplari geneticamente puri ospitati in cattività sono registrati nel Registro globale del bisonte europeo (Weltwisentzuchtbuch), gestito presso il parco nazionale di Białowieza.
Negli anni '20 del Novecento, il bisonte europeo era gravemente minacciato di estinzione; l'ultimo esemplare selvatico, un bisonte del Caucaso, fu abbattuto nel 1927 nella regione del Caucaso. Tutti i bisonti europei attualmente viventi discendono da soli dodici esemplari ospitati in cattività in zoo e riserve.[2] Questa ridotta variabilità genetica rappresenta una delle principali minacce alla sopravvivenza a lungo termine della specie.[3] Grazie agli sforzi di zoo e privati per preservare il bisonte, le prime mandrie selvatiche furono reintrodotte nel 1952 nell'area dell'odierno parco nazionale di Białowieza, situato al confine tra Polonia e Bielorussia. Nel 2004 si contavano 31 popolazioni selvatiche per un totale di 1955 individui, pari al 60% della popolazione globale.[4] Nel 2013, una mandria di otto bisonti fu liberata nel Rothaargebirge (vedi sotto), segnando il ritorno dei bisonti allo stato selvatico in Germania dopo oltre mezzo millennio. La Schutzgemeinschaft Deutsches Wild dichiarò il bisonte «animale dell'anno» nel 2008 e di nuovo nel 2014.[5] Nel 2022, per la prima volta, una femmina adulta e due giovani bisonti furono reintrodotti in Inghilterra, in una foresta vicino a Canterbury. Tuttavia, la liberazione di un maschio proveniente dalla Germania per unirsi alla mandria fu ritardata a causa delle complicazioni burocratiche post-Brexit.[6] Nel 2019, la popolazione globale di bisonti europei contava 9112 individui: 1792 in cattività, 501 in stato semi-selvatico e 6819 in libertà.[7] Nel 2023, il numero di bisonti selvatici era salito a 7200 esemplari.[8]
Descrizione
Misure
Il bisonte europeo è, dopo l'estinzione dell'uro, il più grande e pesante mammifero terrestre del continente europeo, nonché l'ultimo rappresentante delle specie di bovini selvatici in Europa. Una caratteristica distintiva dei bisonti è la presenza di 14 paia di coste e cinque vertebre lombari, rispetto ai bovini domestici che hanno 13 paia di coste e sei vertebre lombari.[9] I maschi adulti sono significativamente più grandi e pesanti rispetto alle femmine adulte, una differenza che diventa evidente solo a partire dal terzo anno di vita. Alla nascita, le femmine pesano in media 24 kg, mentre i maschi 28 kg.[10] Nei primi tre mesi di vita, il loro peso raddoppia e, al compimento del primo anno, le femmine raggiungono un peso medio di 175 kg e i maschi 190 kg. A quattro anni, i maschi allevati in cattività possono pesare circa 500 kg, mentre le femmine raggiungono i 400 kg. Il bisonte maschio più pesante allevato in Polonia ha raggiunto un peso di 920 kg.[11] Tuttavia, i bisonti selvatici nel parco nazionale di Białowieza sono sensibilmente più leggeri: i maschi di quattro anni pesano in media 467 kg e le femmine 341 kg. Il bisonte selvatico più pesante registrato nel parco pesava 840 kg.[10]
La lunghezza del corpo (dalla testa alla coda) dei maschi di oltre sei anni può raggiungere i tre metri, con un'altezza al garrese fino a 1,88 metri. Le femmine, invece, hanno una lunghezza massima di 2,70 metri e un'altezza al garrese di 1,67 metri.[11][12]
Aspetto
Il corpo del bisonte europeo, in entrambi i sessi, è relativamente corto e stretto, con la testa bassa e piccola rispetto al corpo. Una caratteristica distintiva è il profilo dorsale che scende dal garrese verso la parte posteriore e la robusta muscolatura della parte anteriore, che contrasta con il posteriore più esile.[13] I vitelli nascono con proporzioni corporee equilibrate e prive di queste caratteristiche disarmoniche, che iniziano a svilupparsi tra gli otto e i dieci mesi di età.
Nei maschi, i processi spinosi delle vertebre toraciche sono più lunghi e circondati da una muscolatura più sviluppata, conferendo loro una gobba molto più pronunciata rispetto alle femmine.[14] Le orecchie sono corte, larghe, coperte da una fitta peluria e quasi nascoste dal folto pelo della testa.[15] Entrambi i sessi presentano corna, posizionate sul bordo posteriore del cranio; quelle delle femmine sono più corte e sottili rispetto a quelle dei maschi. I vitelli nascono già con abbozzi di corna, che iniziano a piegarsi verso l'interno a partire dal secondo anno di vita, mantenendo però una distanza maggiore tra le punte rispetto alla basi.[16] Le femmine hanno una curvatura delle corna più accentuata rispetto ai maschi, il che rende la distanza tra le punte più piccola nei maschi. Le corna sono generalmente di colore grigio-nero, ma alcune presentano punte chiare, specialmente nei maschi più anziani, che spesso hanno punte smussate.[17]
Le femmine hanno una piccola mammella con due paia di capezzoli, posizionata in alto e ben nascosta. Nei maschi, lo scroto è aderente all'addome e di dimensioni ridotte rispetto a quelle di un bovino domestico. Il prepuzio termina con un ciuffo di peli, permettendo di distinguere i sessi durante le osservazioni sul campo. Gli occhi sono relativamente piccoli, di colore marrone, con una pupilla ovale orizzontale, e i margini delle palpebre e la congiuntiva sono neri.[18] Un tratto caratteristico del bisonte europeo è il suo odore di muschio.
La pelle è particolarmente spessa sulla parte superiore del collo e molto elastica. Esistono testimonianze di incidenti o combattimenti in cui i bisonti hanno subito gravi ferite interne senza che la pelle fosse lacerata.[19] Il repertorio vocale dei bisonti è limitato e comprende un brontolio profondo e uno sbuffo secco emesso in situazioni di eccitazione.[20] Le femmine riconoscono i propri vitelli attraverso i vocalizzi, e i vitelli, a loro volta, possono individuare le madri anche in mandrie numerose grazie al suono della loro voce.[21]
Mantello
Il colore del mantello del bisonte europeo può variare leggermente tra gli individui, ma negli esemplari adulti è prevalentemente marrone chiaro o marrone intenso. Le zone più scure si trovano sui lati della testa e nella parte inferiore delle zampe. Intorno al muso e agli occhi, i peli sono corti e lisci, mentre sopra l'area nuda del naso si trova solitamente una sottile striscia grigio chiaro.[22]
Sulla parte anteriore del corpo, i peli di guardia e sono allungati, formando una criniera lungo la gola e la parte anteriore del petto. I peli sulla fronte, lunghi circa 20 centimetri, ricadono in avanti e si adagiano sulla testa.[23] Nei maschi adulti, la barba può raggiungere una lunghezza di 34 centimetri.[24] I peli più lunghi si trovano sulla coda, dove possono arrivare fino a 50 centimetri e toccano l'articolazione del garretto.[14][25] La quantità di sottopelo e di peli di guardia varia a seconda della stagione, raggiungendo il massimo in inverno. La muta del mantello estivo inizia generalmente a marzo, con i maschi più anziani che perdono per primi i peli della testa e del collo. Durante questa fase, la lanugine staccata si accumula in ciuffi lungo i peli di guardia e rimane sul mantello finché il bisonte non la rimuove strofinandosi.[26] La muta del mantello dura in media 138 giorni nei maschi e 183 giorni nelle femmine.[25]
I vitelli, alla nascita, hanno un mantello di colore rosso-bruno. Solo con la prima muta del pelo, che avviene tra il terzo e il quarto mese di vita, assumono un colore simile a quello degli esemplari adulti.
Prestazioni fisiche
La vista dei bisonti europei non è particolarmente sviluppata, ma il loro senso dell'olfatto è molto acuto. Grazie a questa capacità, i membri di una mandria separati riescono a ritrovarsi seguendo le tracce olfattive lasciate dagli altri. Allo stesso modo, un maschio può seguire una mandria di femmine rilevando le loro impronte odorose.[17][21]
I bisonti sono in grado di galoppare a velocità relativamente elevate, raggiungendo fino a 60 km/h durante uno sprint.[27] Tuttavia, possono mantenere questa velocità solo per meno di 100 metri, dopo i quali devono fermarsi per riprendere fiato. Il loro movimento abituale è un passo lento e attento, durante il quale il peso del corpo viene trasferito su una zampa solo quando questa è saldamente appoggiata al suolo;[28] la lunghezza del passo varia tra i 75 e i 115 centimetri.[18] Nonostante il loro aspetto massiccio, i bisonti sono molto agili: possono saltare ostacoli alti fino a due metri e superare fossati larghi tre metri.[27]
Distribuzione e habitat
Distribuzione storica
La distribuzione originaria del bisonte europeo comprendeva gran parte del continente europeo. In epoca preistorica e protostorica, il suo areale si estendeva dal nord della penisola iberica, attraverso l'Europa centrale, fino al sud della penisola scandinava e al Baltico. Dal Golfo di Riga, il limite dell'areale proseguiva il direzione sud-est fino al Mar Nero e al Caucaso, dove il bisonte era presente dal livello del mare fino a un'altitudine di 2100 metri.[29] A sud, il bisonte europeo si spingeva probabilmente, durante l'Olocene (l'epoca successiva all'ultima glaciazione), fino al nord dell'Iran, in Europa fino alla Grecia e in alcune regioni della Turchia.[30] A nord, il suo areale comprendeva la Finlandia e l'area di Novgorod.[31] Una testimonianza interessante viene dal cronista persiano Rashīd ad-Dīn, che riferisce che Abaqa, il sovrano mongolo dell'Ilkhanato di Persia, nel 1275-76 cacciò «bufali di montagna» nelle foreste presso Shahrud, nella catena montuosa dell'Elburz a sud-est del Mar Caspio. Questo suggerisce che il bisonte europeo potesse essere presente in tempi storici fino all'area del Mar Caspio e, forse, fino alle montagne Koh-i-Elburz in Afghanistan, sebbene ciò rimanga una possibilità teorica.[32]
L'habitat del bisonte europeo iniziò a ridursi già durante il Neolitico, circa 6000 anni fa. Questo fenomeno coincise con il passaggio delle società umane da culture di cacciatori-raccoglitori a comunità agricole stanziali. La crescente attività umana portò a un uso intensivo e al disboscamento delle foreste per creare radure e terreni agricoli. Su queste nuove aree, si iniziarono a coltivare piante e a utilizzare i pascoli per gli animali domestici.[33] In Francia, il bisonte europeo si estinse già nell'VIII secolo, mentre nell'area dell'attuale Germania scomparve tra il XIV e il XVI secolo.[34] In Renania Settentrionale-Vestfalia, precisamente nel circondario di Coesfeld, sono stati rinvenuti resti ossei del III-IV secolo.[35] All'inizio del XVIII secolo, in Prussia Orientale, i bisonti erano ancora relativamente numerosi. Per esempio, durante le celebrazioni dell'inoronazione di Federico I nel gennaio del 1701, diversi bisonti furono utilizzati nei combattimenti contro orsi e lupi nel teatro di caccia di Königsberg.[36] Tuttavia, il declino fu rapido: l'ultimo bisonte selvatico della Prussia Orientale fu abbattuto da un bracconiere nel 1755 nella foresta di Tapiau.[37] In Romania, invece, il bisonte europeo rimase presente allo stato selvatico fino alla fine del XVIII secolo.[29][38]
Nell'area dell'attuale Polonia, i bisonti europei erano già rari nell'XI secolo, ma piccoli nuclei sopravvissero in vaste foreste dove godevano dello status di selvaggina protetta dalla corona.[29] Un ruolo cruciale nella conservazione della specie lo ebbe la foresta di Białowieża, una regione remota situata al confine tra l'odierna Polonia e la Bielorussia. Fin dal Medioevo, questa area era riservata come terreno di caccia esclusivo dei re polacchi, e la caccia al bisonte era consentita solo con l'approvazione del sovrano.[38] Dal 1795, il territorio passò sotto il controllo dello zar di Russia e fu sottoposto a rigide misure di protezione. Sebbene utilizzato come pascolo per il bestiame, la caccia di frodo era punita con la pena di morte, e dal 1803 gran parte della foresta fu interdetta al disboscamento.[39][40] Tra il 1832 e la fine della prima guerra mondiale, la popolazione di bisonti fu monitorata annualmente.[41] Nel 1857 si registrò un massimo di 1900 esemplari, ma due epidemie, nel 1890 e nel 1910, provocarono un drastico calo. Nel 1915, rimanevano circa 770 bisonti, ridotti a soli 150 nell'autunno del 1917. Dopo la prima guerra mondiale, la maggior parte degli esemplari cadde vittima di soldati e bracconieri,[42] con gli ultimi segni di presenza registrati il 4 aprile 1919. Fortunatamente, vurante il XIX secolo, alcuni bisonti di Białowieża erano stati catturati e donati a zoo e riserve, permettendo così la sopravvivenza della specie. La cosiddetta linea di Pleß (Pleß-Linie) discende da un maschio e quattro femmine regalati nel 1865 al principe di Pleß, che avviò un programma di allevamento nei boschi della regione. Un ruolo fondamentale nella conservazione moderna del bisonte lo ha avuto il maschio «Plisch» (numero di registro 229), riportato a Białowieża nel 1936. Quasi tutti i bisonti attualmente presenti nella foresta primigenia di Białowieża discendono da questo esemplare.[43]
Già nel XVII secolo era noto in Europa centrale che esistessero popolazioni di bisonti anche nella regione del Caucaso.[44] Tuttavia, solo nel XIX secoolo, naturalisti come Alexander von Nordmann e Gustav Radde raccolsero informazioni più dettagliate su questi bovini selvatici durante le loro spedizioni. L'areale del bisonte del Caucaso si estendeva lungo il versante settentrionale della catena montuosa e le sue propaggini. Sul lato meridionale, i bisonti erano presenti solo nella parte occidentale, fino ai confini dell'Abcasia. Nel XIX secolo, la popolazione di bisonti del Caucaso contava circa 2000 individui. Tuttavia, il loro numero diminuì rapidamente a causa della guerra caucasica e della crescente occupazione umana del loro habitat.[45] Negli anni 1890, rimanevano soltanto 442 bisonti, che furono posti sotto protezione dallo zar di Russia. Nonostante ciò, un'epidemia introdotta dal bestiame domestico nel 1919 ridusse ulteriormente la popolazione a soli 50 esemplari. L'ultimo bisonte del Caucaso selvatico fu ucciso nel 1927.[42][46] Un esemplare maschio di questa sottospecie, chiamato «Kaukasus» (numero di registro 100), giocò un ruolo significativo nella conservazione della specie. Fu infatti incrociato con bisonti delle pianure, dando origine alla linea genetica denominata Pianure-Caucaso.
Distribuzione attuale
Le prime reintroduzioni di bisonti europei nell'area di Białowieża avvennero nel 1952 nella parte polacca e nel 1953 in quella bielorussa della foresta. Nel 2004, erano presenti 29 popolazioni selvatiche e due semi-selvatiche distribuite in Polonia, Bielorussia, Ucraina, Russia, Lituania e Slovacchia.[4] Dagli anni '80, una piccola popolazione di bisonti della pianura è tornata a vivere sui monti Altaj della Russia, ma soffre sempre più delle conseguenze dell'inincrocio.[31]
Reintroduzioni
Caucaso (1940)
Nel giugno del 1940, cinque bisonti appartenenti a una linea ibrida caucasica (B. b. bonasus × B. b. caucasicus × B. bison), allevata nell'Unione Sovietica, furono reintrodotti nel Caucaso occidentale. Entro il 1985, questi ibridi avevano colonizzato circa 140000 ettari di foreste montane e praterie alpine. La popolazione della riserva del Caucaso (Kavkazskij zapovednik), situata nel Caucaso nord-occidentale, divenne la più grande popolazione di bisonti al mondo, raggiungendo quasi 1400 individui. Con la dissoluzione dell'Unione Sovietica, però, il numero di bisonti calò drasticamente, passando da 1400 a soli 240 esemplari. Neel 1999, la riserva naturale del Caucaso, che si estende su quasi 300000 ettari, fu dichiarata patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO. Grazie agli sforzi di conservazione, nel 2010 la popolazione di bisonti della Hochlandlinie (linea di montagna) in libertà è cresciuta di circa il 10%, raggiungendo i 540 esemplari.[47]
Zona di esclusione di Černobyl' (1998)
Dopo aver osservato un aumento della popolazione di altre specie selvatiche nella zona di esclusione di Černobyl', a partire dal 1998 si decise di reintrodurre anche i bisonti europei. Nonostante iniziali difficoltà, nel 2012, nel settore bielorusso della zona di esclusione, si contavano tre mandrie appartenenti alla linea delle pianure (Flachlandlinie), per un totale di 93 esemplari.[48]
Slovacchia (2004)
Il 10 dicembre 2004, nell'ambito del progetto Large Herbivore Network, cinque bisonti europei – tre femmine e due maschi – furono reintrodotti nel parco nazionale di Poloniny, in Slovacchia. Due settimane dopo, un maschio selvatico proveniente dal vicino parco nazionale Bieszczady, in Polonia, si unì al gruppo. Questi due parchi, insieme al parco naturale nazionale delle faggete di Uzhan in Ucraina, formano la riserva della biosfera dei Carpazi Orientali. Successivamente, furono introdotti altri bisonti: una femmina e un maschio nell'ottobre 2005 e due femmine nel settembre 2006. Il 14 luglio 2006 nacque il primo vitello allo stato selvatico. Nel 2013, la popolazione era cresciuta fino a 17 individui: una mandria composta da 15 esemplari e due maschi solitari.[49]
Romania (2012)
Il 22 marzo 2012, nell'ambito del progetto Rewilding Europe, cinque bisonti europei furono reintrodotti nel parco naturale Vânători Neamț, situato nella Romania nord-orientale (distretto di Neamț).[50] Nel 2013, altri cinque esemplari furono liberati nello stesso parco.[51][52]
Im Dezember 2019 war die Herde auf etwa 25 Tiere angewachsen.[53]
Germania (2013)
Il progetto Wisente im Rothaargebirge ha portato, l'11 aprile 2013, alla reintroduzione in libertà di una mandria di otto bisonti europei nel distretto di Siegen-Wittgenstein. La mandria era composta da un maschio, cinque femmine e due giovani.[54][55] Prima della liberazione, gli animali avevano vissuto dal marzo 2010 in un recinto di acclimatazione di 80 ettari,[56] dove erano stati monitorati per verificare il rispetto dei requisiti scientifici e legali necessari per la reintroduzione, tra cui lo sviluppo di un comportamento di fuga naturale e un'adeguata distanza di sicurezza dagli esseri umani.[57] Alla fine del 2012, il Ministero dell'Ambiente della Renania Settentrionale-Vestfalia ha autorizzato la reintroduzione in natura.[58] Per facilitare il monitoraggio, gli animali sono stati dotati di trasmettitori GPS per un periodo di transizione compreso tra due e cinque anni.[59] La mandria, appartenente alla linea genetica Pianure-Caucaso (Flachland-Kaukasus-Linie),[60] si è adattata con successo al nuovo habitat e, nel dicembre 2019, era cresciuta fino a circa 25 esemplari.[53]
Nel maggio[61] e giugno[62] 2013, la mandria di bisonti reintrodotta nel Rothaargebirge ha visto la nascita dei primi due vitelli allo stato selvatico in Germania da secoli. A differenza delle aspettative, la mandria si è mostrata meno elusiva, venendo avvistata frequentemente dai visitatori già nelle prime settimane dopo la liberazione.[63] Nel 2017, i bisonti sono stati filmati mentre attraversavano una strada innevata,[64] e nello stesso anno si è verificato un incidente stradale con lievi danni materiali.[65] Negli anni successivi, sono stati registrati altri incidenti stradali, inclusi casi nel 2022[66] e nel 2023, quando un bisonte ha attaccato un veicolo fermo, danneggiandolo gravemente.[67] Nel 2019 si è proposto di limitare temporaneamente il territorio della mandria a un'area di 1500 ettari mediante un recinto permeabile per altre specie.[68] Tuttavia, l'idea è stata abbandonata nel 2021 perché il recinto non era fattibile.[69] Lo stesso anno, un tribunale di Hamm (OLG Hamm, Atto 5U 153/15) ha stabilito che la mandria non poteva più accedere alle foreste dei proprietari terrieri di Schmallenberg, poiché i bisonti avevano danneggiato gravemente le faggete locali scortecciando gli alberi, causando la loro morte.[70] Inoltre, la mandria ha trascorso lunghi periodi vicino ai cumuli di foraggio insilato dagli agricoltori nel distretto di Hochsauerland, nutrendosi di quel cibo senza mostrare alcun comportamento di fuga.[71]
Nel 2023, la mandria di bisonti europei nel Rothaargebirge è cresciuta fino a circa 40 esemplari, dividendosi in due gruppi: uno si muove nell'area del Siegerland, mentre l'altro nel circondario dell'Alto Sauerland.[72] Per affrontare le sfide legate alla convivenza con i bisonti, è stato istituito un tavolo di confronto, con l'obiettivo di trovare soluzioni condivise e gestire il loro impatto sull'ambiente e sulle attività umane.[73]
Oltre alla popolazione del Rothaargebirge, circa 130 bisonti sono attualmente allevati nella zona centrale della Döberitzer Heide, dove vengono abituati a vivere in condizioni semi-naturali. Questa area, che copre circa 2000 ettari, offre un ambiente il più vicino possibile a quello selvatico, sebbene gli animali siano contenuti all'interno di un vasto recinto.[74][75]
Svizzera (2022)
Conservazionisti e zoologi svizzeri, guidati da Christian Stauffer, ex direttore del Wildnispark di Zurigo, hanno discusso la possibilità di reintrodurre i bisonti europei nella regione del Giura, in particolare nel Naturpark Thal, che include una delle aree forestali più estese e continue della Svizzera, situata sul versante settentrionale della catena del Weissenstein.[76] La regione stessa spera che il progetto aumenti l'attrattiva turistica.[77] Nel giugno 2020, è stato scelto un sito nei pressi di Sollmatt, a Welschenrohr, come area per avviare il progetto. Il criterio principale per la scelta era che il terreno fosse il più ampio possibile e appartenesse a pochi proprietari.[78] Nel settembre 2022, cinque bisonti sono stati introdotti in un recinto di acclimatazione[79] per un periodo iniziale di due anni.[80] L'area, dotata di zone aperte e boscose, è stata progettata con una recinzione permeabile per cervi e altri animali selvatici, mentre percorsi escursionistici esistenti attraversano il recinto. La femmina dominante è stata equipaggiata con un collare GPS per monitorarne i movimenti.[78] Il progetto prevede una durata di cinque anni,[81][82] al termine dei quali si valuterà la possibilità di liberare la mandria in natura, previa ulteriore autorizzazione. L'installazione del recinto ha richiesto una lunga battaglia legale, arrivando fino al Tribunale Federale, dopo che un agricoltore, sostenuto dall'Associazione degli Agricoltori del Canton Soletta e dal Sindacato Agricolo Svizzero, aveva presentato un ricorso contro il progetto.[80][83] Nel luglio 2023, è nato il primo vitello di bisonte in Svizzera da circa 1000 anni.[84] A metà settembre 2024, la mandria è cresciuta fino a dieci esemplari, e il recinto è stato ampliato a 100 ettari.[85] Per prevenire il rischio di inincrocio, nel 2025 si prevede di rimuovere un giovane maschio dalla mandria, possibilmente tramite abbattimento o trasferimento in uno zoo o parco naturale.[86]
Progetti futuri
Attualmente, in diversi paesi europei sono in corso o in fase di preparazione progetti di reintroduzione del bisonte europeo delle pianure. Tra questi si segnalano i progetti nei Paesi Bassi (Veluwe[87][88][89][90] e Maashorst[91][92]), in Danimarca (Almindingen sull'isola di Bornholm[93][94] e Lille Vildmose[95]), in Francia (Monts d'Azur ai margini delle Alpi Marittime)[30] e in Azerbaigian (parco nazionale Shahdag).[96][97][98]
In Germania, è in discussione la reintroduzione del bisonte europeo nella riserva naturale Borkenberge presso Haltern. Questo ex poligono militare britannico, di circa 20 km² e caratterizzato da terreni sabbiosi poveri, potrebbe ospitare bisonti, cervi nobili e cavalli selvatici. L'area dovrebbe rimanere accessibile ai visitatori, con punti di osservazione appositamente predisposti. Oltre a rappresentare un'attrazione turistica, questi grandi erbivori contribuirebbero a prevenire l'eccessiva crescita della vegetazione e a fovorire una composizione naturale delle specie.[99][100][101][102]
Nel 2017, il WWF Germania ha proposto dieci aree particolarmente adatte come habitat per i bisonti. Le quattro più importanti includono la Foresta della Sprea e i suoi dintorni, la regione dei laghi tra Müritz e Schorfheide, l'Harz e la Foresta palatina. Rimane da decidere se promuovere attivamente la reintroduzione in queste aree o attendere che i bisonti vi si insedino naturalmente, migrando da est.[103][104][105]
Dal 2019, si discute anche della possibilità di reintrodurre i bisonti nell'area della Wahner Heide/Königsforst nella Renania, che è già in gran parte protetta come riserva naturale.[106]
Tentativo di colonizzazione naturale in Germania (2017)
Il 13 settembre 2017, per la prima volta dalla scomparsa del bisonte europeo in Germania, un esemplare migrò spontaneamente dalla Polonia attraversando il fiume Oder. L'animale fu avvistato su un argine vicino a Lebus, ma poche ore dopo venne inseguito e abbattuto da due cacciatori locali. L'ordine di abbattimento fu emesso telefonicamente dal direttore amministrativo di Lebus, sulla base della presunta «immediata minaccia per l'incolumità pubblica». Dopo l'abbattimento, la testa del bisonte fu tagliata come trofeo e portata il giorno seguente a un tassifermista. L'animale, un maschio, era noto in Polonia per aver attraversato la regione occidentale per diversi anni senza incidenti.[107] L'uccisione suscitò forti critiche e diverse organizzazioni, tra cui il WWF, presentarono denunce penali contro i responsabili per presunta violazione della legge federale sulla caccia (Bundesjagdgesetz).[108][109] Tuttavia, nel giugno 2018, il procedimento contro il funzionario dell'ufficio ordine pubblico fu archiviato.[110]
Habitat
Il bisonte europeo predilige habitat costituiti da aree aperte e semiaperte, che, secondo la cosiddetta «ipotesi dei megaerbivori», può contribuire a creare autonomamente attraverso il suo impatto ambientale. Le foreste estese, dove il bisonte è stato confinato prima della sua estinzione in natura, rappresentano un habitat sostitutivo più che ideale.[111] Quando vive nei boschi, preferisce foreste di latifoglie o miste, caratterizzate da una struttura eterogenea con vegetazione a densità variabile. Le foreste di conifere pure vengono frequentate raramente, mentre le foreste miste sono preferite rispetto a quelle esclusivamente di latifoglie.[112] In particolare, il bisonte mostra una predilezione per le foreste paludose di ontani. Nella foresta di Białowieża, che ospita le mandrie selvatiche più antiche e rappresenta una delle aree forestali più intatte e meno influenzate dall'uomo in Europa centrale, circa il 20% della biomassa arborea è costituito da alberi morti. Questo rende il bosco molto più aperto rispetto alle tipiche foreste gestite dall'uomo in Europa centrale e favorisce lo sviluppo di uno strato erbaceo più denso.[113] L'utilizzo dell'habitat da parte dei bisonti varia stagionalmente in base allo sviluppo della vegetazione. In primavera, si concentrano nei boschi di latifoglie, dove la crescita della vegetazione erbacea è più precoce. Da fine maggio preferiscono foreste miste fresche, dove la vegetazione erbacea raggiunge il massimo sviluppo tra giugno e luglio.[114] La dimensione territoriale di un gruppo di bisonti è compresa tra 4600 e 5600 ettari (circa 50 km²). Tuttavia, i territori di diversi gruppi possono sovrapporsi significativamente.[115] Il bisonte tollera bene i climi boreali e la sua distribuzione settentrionale in epoca moderna è stata probabilmente limitata da fattori antropici. Una mandria che vive dalla metà degli anni '90 nell'oblast' di Vologda, intorno ai 60° di latitudine nord, sopravvive senza la necessità di essere alimentata artificialmente in inverno.[31]
Alimentazione
Il bisonte europeo è un tipico consumatore di foraggio grezzo, nutrendosi di piante ricche di fibre e silice. Questo lo distingue dal cervo nobile, che rappresenta un tipo alimentare intermedio, e dal capriolo, un selettore che si nutre solo di piante e parti di piante ad alta densità energetica. Di conseguenza, queste tre specie non competono direttamente per le risorse alimentari. Il fabbisogno giornaliero di un bisonte adulto varia, secondo le fonti, tra i 30 e i 60 chilogrammi di cibo.[116]
Durante la stagione vegetativa, i bisonti si nutrono prevalentemente dello strato erbaceo, che rappresenta la loro principale fonte alimentare indipendentemente dal tipo di foresta.[117] Consumano regolarmente anche foglie giovani e germogli, ma questi costituiscono sempre una parte minoritaria della dieta. La corteccia degli alberi viene invece consumata soprattutto verso la fine dell'inverno, quando altre risorse alimentari scarseggiano. Nelle popolazioni che non ricevono foraggio invernale, come quelle del Caucaso centrale, la dieta alimentare si basa su rovi e vegetazione erbacea scavata sotto la neve, con un aumento significativo del consumo di corteccia in presenza di una copertura nevosa più spessa.[118]
Nella foresta di Białowieża, sono state identificate 137 specie di piante che fanno parte della dieta del bisonte. Tra queste, spiccano piante erbacee come la cannella dei boschi (Calamagrostis arundinacea), la carice delle selve (Carex sylvatica) e la carice irta (C. hirta), la girardina silvestre (Aegopodium podagraria), l'ortica (Urtica dioica), il ranuncolo lanuto (Ranunculus lanuginosus) e il cardo giallastro (Cirsium oleraceum). Foglie giovani e germogli vengono prelevati da specie come il carpino (Carpinus betulus), il salice (Salix caprea), il frassino (Fraxinus excelsior) e il lampone (Rubus idaeus). In inverno, la corteccia di alberi come quercia (Quercus robur), carpino, frassino e abete rosso (Picea abies) diventa una risorsa importante.[119] Durante l'autunno, i bisonti integrano la loro dieta con ghiande e faggiole.
Struttura sociale
I bisonti europei sono animali sociali che vivono prevalentemente in mandrie. Tuttavia, i maschi anziani tendono a condurre una vita solitaria, mentre i giovani maschi spesso formano piccoli gruppi separati. La tipica mandria di bisonti è composta da femmine adulte, giovani di due o tre anni, vitelli e, durante la stagione degli accoppiamenti, maschi adulti che si uniscono temporaneamente al gruppo.[120] La composizione delle mandrie è raramente stabile nel tempo. Quando due gruppi si incontrano, spesso si mescolano e, separandosi, possono scambiarsi alcuni membri.[121] Le mandrie sono guidate da una femmina dominante, il cui rango dipende principalmente dall'età. Studi su mandrie selvatiche su mandrie selvatiche hanno dimostrato che alcune femmine mantengono la loro posizione di leadership per diversi anni. I maschi che si uniscono ai gruppi durante il periodo riproduttivo non influenzano la gerarchia del gruppo e sono presenti esclusivamente per l'accoppiamento.[122]
All'interno delle mandrie, i bisonti mantengono una distanza interpersonale di due o tre metri. Se un animale di rango inferiore viola questa distanza, ad esempio in uno stretto passaggio, l'animale dominante può regiare in modo aggressivo. Tuttavia, i combattimenti veri e propri sono estremamente rari, e i conflitti vengono generalmente risolti attraverso comportamenti di minaccia o dimostrazioni di dominanza.[123]
Ritmo di attività
Gli studi sul comportamento e sul modo di vita dei bisonti europei si basano principalmente su popolazioni che ricevono almeno occasionalmente foraggiamento supplementare. Anche le mandrie selvatiche nella foresta di Białowieża, considerate tra le più rappresentative, vengono alimentate con fieno durante l'inverno. In presenza di spessi strati di neve, questi animali spesso smettono di cercare altre fonti di cibo, affidandosi completamente al foraggio fornito dall'uomo.[124]
Ciclo annuale nel parco nazionale di Białowieża
La stagione degli accoppiamenti dei bisonti europei si svolge tra agosto e ottobre. A partire da agosto, i maschi adulti si uniscono alle mandrie. Durante questo periodo, i maschi non tollerano rivali nelle vicinanze del gruppo e persino i giovani tendono a mantenersi a distanza dalle mandrie di femmine. Nei mesi autunnali, i bisonti accumulano riserve energetiche per l'inverno, consumando funghi come gli Armillaria (chiodini) e grandi quantità di ortiche. Nel parco nazionale di Białowieża, le mandrie iniziano gradualmente ad avvicinarsi ai luoghi di alimentazione invernale, dove tradizionalmente viene fornito fieno. Da novembre, rimangono nelle vicinanze di queste aree e si spostano solo nei dintorni, alla ricerca di piante verdi, fintanto che la neve non ricopre completamente il terreno. I maschi anziani sono solitamente gli ultimi ad avvicinarsi alle postazioni di alimentazione. La concentrazione attorno a queste aree dura fino a marzo. Con l'arrivo di aprile, le mandrie invernali si disperdono, allontanandosi gradualmente dai punti di alimentazione e dirigendosi verso le foreste di quercia e carpino alla ricerca delle prime piante verdi, come l'anemone dei boschi (Anemone nemorosa). Quando gli alberi iniziano a germogliare, i bisonti si nutrono anche dei germogli freschi.[125] Tra maggio e luglio si svolge la stagione delle nascite e l'allevamento dei vitelli. Durante questo periodo, i bisonti esplorano ampiamente il loro territorio, spostandosi in media non più di cinque chilometri al giorno e sostando per diversi giorni in aree ricche di cibo.[126] Durante gli spostamenti, la femmina dominante guida la mandria, seguita dai membri del gruppo che camminano stretti l'uno accanto all'altro. I giovani e i vitelli più grandi si trovano solitamente al centro del gruppo. Se un maschio adulto accompagna la mandria, occupa solitamente l'ultima posizione nella fila.[127]
Ritmo giornaliero
Come è tipico per i ruminanti, il ritmo giornaliero dei bisonti europei è caratterizzato dall'alternanza tra fasi di alimentazione e riposo. La durata di una singola fase di alimentazione è molto variabile e può durare da 15 minuti fino a cinque ore.[128] Durante la stagione vegetativa, nel parco nazionale di Białowieża, i bisonti nel territorio polacco dedicano circa il 60% del tempo all'alimentazione, mentre nel territorio bielorusso questa percentuale sale all'80%, probabilmente a causa della minore disponibilità di cibo.[129] La prima fase di alimentazione inizia all'alba, mentre l'ultima si verifica al crepuscolo. Durante il giorno, i bisonti osservati nel parco nazionale di Białowieża hanno altre due fasi di alimentazione, la cui durata e il momento variano in base a fattori come il clima, la presenza di insetti, la qualità delle risorse alimentari e le eventuali interferenze umane. Nel territorio bielorusso, dove il cibo è meno abbondante, i bisonti si nutrono anche di notte. Anche nel territorio polacco, in presenza di alte temperature diurne, i bisonti spostano le fasi di alimentazione alle ore serali e notturne, riservando il giorno al riposo.[130]
In inverno, le proporzioni tra alimentazione e riposo si invertono. I bisonti trascorrono circa il 30% del tempo nutrendosi, principalmente di fieno fornito nelle aree di alimentazione, e il 60% riposando.[129]
Riproduzione
Maturità sessuale e fertilità
Per la riproduzione, i maschi di bisonte europeo generalmente raggiungono il picco della loro attività riproduttiva tra il sesto e il dodicesimo anno di vita. Maschi più giovani o più anziani difficilmente riescono a prevalere nei combattimenti territoriali contro i loro simili. Tuttavia, in condizioni di cattività, anche i maschi più anziani rimangono attivi dal punto di vista riproduttivo.[131] Le femmine che vivono in libertà partoriscono solitamente il primo vitello intorno al quarto anno di vita e mantengono la fertilità fino alla vecchiaia. Non è raro che, anche in natura, femmine di 20 anni siano ancora in grado di partorire.[131] In condizioni naturali, le femmine danno alla luce un vitello ogni due anni in media. Tuttavia, in cattività, dove il cibo è disponibile in abbondanza durante tutto l'anno, molte femmine partoriscono annualmente.
Periodo del calore
Il bisonte europeo adotta un sistema di accoppiamento poliginico, in cui un maschio si accoppia con più femmine. I gruppi di accoppiamento (harem) generalmente consistono in due o sei femmine pronte per l'accoppiamento.[132] Mentre i segni di estro nelle femmine sono poco evidenti e si manifestano principalmente con una leggera irrequietezza, i maschi diventano notevolmente più aggressivi durante la stagione riproduttiva. Possono persino attaccare piccoli uccelli che si avvicinano alla mandria o occasionalmente i vitelli.[133]
La maggior parte degli accoppiamenti avviene tra agosto e ottobre.[134] I combattimenti tra maschi, sebbene meno frequenti rispetto a quelli dei cervi nobili, posdsono essere intensi. Quando due maschi di forza e dimensioni simili si incontrano, il confronto è preceduto da comportamenti ritualizzati. I maschi mostrano il loro alto stato di eccitazione scavando il terreno con le zampe, rotolandosi su aree impregnate della loro urina o colpendo gli alberi con le corna.[135] Durante la fase centrale dello scontro, i maschi si affrontano frontalmente, cercando di spingersi a vicenda fuori dal campo di battaglia. Il combattimento termina generalmente con la resa di uno dei due, ma a volte può provocare ferite gravi o persino la morte.
Un comportamento tipico dei maschi durante la stagione riproduttiva è il flehmen, che consiste nel sollevare il capo, allungare il collo e aprire le labbra mentre annusano i genitali esterni delle femmine. Questo gesto permette ai maschi di valutare, attraverso il livello di ormoni sessuali nell'urina, la disponibilità delle femmine all'accoppiamento.[136] Una femmina in pieno estro viene seguita quasi costantemente dal maschio per uno o due giorni, durante i quali lui ripete frequentemente il flehmen, lecca o annusa i suoi genitali. L'alto stato di eccitazione del maschio si manifesta con comportamenti simili a quelli che precedono un combattimento, come vocalizzazioni profonde o gutturali.[137] Durante la stagione degli amori, i maschi si nutrono raramente e possono perdere una quantità significativa di peso.[132]
Periodo di gestazione, nascita e aspettativa di vita
Le femmine di bisonte europeo generalmente partoriscono un solo vitello per gravidanza, solitamente tra maggio e luglio. La gestazione dura in media circa 264 giorni.[138] A causa delle dimensioni relativamente piccole dei vitelli alla nascita e della conformazione corporea delle femmine, i segni di gravidanza sono appena visibili.
Prima del parto, le femmine si allontanano dalla mandria e cercano un luogo protetto per dare alla luce il vitello. Il parto è rapido e di solito privo di complicazioni. I vitelli, che pesano tra 25 e 30 chilogrammi alla nascita, vengono al mondo in un periodo compreso tra una e due ore.[139] Già pochi minuti dopo il parto, il vitello tenta di alzarsi e, nella maggior parte dei casi, riesce a stare in piedi entro 30 minuti. Dopo pochi giorni, la madre si ricongiunge alla mandrie insieme al neonato. A differenza di molti altri ungulati, i vitelli di bisonte non vengono nascosti dopo l'allattamento, ma rimangono costantemente vicino alla madre.[140] Nei primi tre mesi di vita, il latte materno costituisce la principale fonte di nutrimento del vitello. Durante l'allattamento, il vitello si posiziona parallelamente al corpo della madre. A partire dai tre mesi, la dieta del vitello include progressivamente anche alimenti vegetali. In questa fase, il vitello inizia a trascorrere meno tempo accanto alla madre, preferendo socializzare con altri individui della stessa età.[141]
Le femmine di bisonte raramente superano i 25 anni, mentre i maschi difficilmente vivono oltre i 20 anni.[142]
Cause di morte e malattie
Attualmente, i principali predatori del bisonte europeo sono i lupi e le linci,[143] ma la caccia a questo grande animale da mandria è complessa per entrambe le specie. I vitelli sono le prede più vulnerabili. Tuttavia, secondo Małgorzata e Zbigniew Krasiński, un aumento della popolazione di lupi non ha un impatto significativo sulle popolazioni di bisonti.[144] Nel territorio polacco della foresta di Białowieża, le principali cause di morte per i bisonti includono ferite, vecchiaia, infestazioni parassitarie (come i vermi polmonari) e il bracconaggio. Malattie infettive come l'afta epizootica, la setticemia emorragica e la tubercolosi bovina possono invece rappresentare una grave minaccia per la popolazione. In particolare, i bisonti sono altamente vulnerabili al virus dell'afta epizootica, che nel 1953-54 causò la morte di 35 esemplari in riserve polacche.[145]
La bassa variabilità genetica dei bisonti odierni è considerata la minaccia più grave alla loro sopravvivenza a lungo termine. La depressione da inincrocio può portare a un aumento di difetti genetici e a un indebolimento del sistema immunitario. È probabile che anomalie come posizioni anomale dei testicoli, ipoplasia testicolare e cisti epididimarie, osservate con maggiore frequenza nei bisonti maschi, siano legate a queste cause genetiche.[146]
Un problema sanitario crescente è l'infiammazione del prepuzio (balanopostite),[147] che provoca cambiamenti necrotico-purulenti nel prepuzio e nel pene. Nei casi avanzati, questa condizione può causare la fusione dell'apertura del prepuzio, la formazione di fistole urinarie e, raramente, la ritenzione urinaria o l'uremia.[148] La malattia, causata da diverse specie batteriche che colonizzano i tessuti in più fasi, non ha ancora un percorso di trasmissione noto.[147] La balanopostite è stata rilevata anche nei vitelli, suggerendo che la trasmissione non sia esclusivamente sessuale. In passato, questa patologia ha portato alla soppressione di una popolazione di bisonti in Ucraina e all'abbattimento mirato di numerosi maschi nella foresta di Białowieża.[149][150]
Tassonomia
Sistematica del genere Bos secondo Hassanin et al., 2004[151]
|
Il bisonte europeo appartiene all'ordine degli artiodattili e alla famiglia dei bovidi (Bovidae), che include circa 280 specie secondo una revisione del 2011.[152] Inizialmente, il bisonte europeo era classificato nel genere Bison, termine derivato probabilmente dalla parola germanica «wisund».[153] Tuttavia, analisi molecolari più recenti hanno portato a riclassificarlo nel genere Bos.[151][152] In passato, si ipotizzava che il bisonte europeo e quello americano appartenessero alla stessa specie. Tuttavia, studi genetici hanno evidenziato differenze significative, nonostante le due specie siano completamente interfeconde.[154] Le somiglianze genetiche si riscontrano soprattutto nei cromosomi Y, ereditati per via paterna, mentre il DNA mitocondriale (maternalmente ereditato) mostra divergenze rilevanti. Il bisonte americano condivide la sua linea mitocondriale con lo yak, mentre il bisonte europeo è più vicino geneticamente all'uro. Questa scoperta ha portato alla teoria che il bisonte europeo potrebbe essere una specie ibrida, derivata da incroci preistorici tra maschi di bisonte e femmine di uri o loro antenati. Questa ipotesi spiegherebbe le differenze genetiche osservate..[155] Nel complesso, gli studi indicano che i generi Bos e Bison non sono filogeneticamente distinti (parafiletici) e sono stati pertanto unificati nel genere Bos.[151]
In letteratura vengono talvolta distinte due o tre sottospecie recenti del bisonte europeo.[156] Tuttavia, l'unica forma generalmente riconosciuta è quella nominale (Bos bonasus), il cui areale storico si estendeva dalle foreste dell'Europa occidentale e centrale fino al Don, includendo parzialmente anche l'Europa sud-orientale. Questa sottospecie è caratterizzata da dimensioni leggermente maggiori rispetto ad altre forme e da unghie più lunghe.[157] Il bisonte europeo fu dichiarato estinto in natura all'inizio del XX secolo, sopravvivendo solo grazie a programmi di allevamento in cattività. Tra questi, emerse la cosiddetta Flachlandlinie (linea delle pianure), basata su sette esemplari mantenuti in zoo. Questa linea genetica è attualmente l'unica considerata pura e costituisce la maggior parte della popolazione di bisonti presenti in Polonia e Bielorussia. Nel caso del bisonte delle pianure, l'allevamento non mira alla selezione di caratteristiche particolari, come avviene per gli animali domestici, ma esclusivamente alla conservazione della specie. L'obiettivo principale è ridurre al minimo la depressione da inincrocio, preservando la salute genetica degli individui.[152][60]
Il bisonte del Caucaso (B. caucasicus) è stato in passato considerato una sottospecie del bisonte europeo, denominata Bos bonasus caucasicus. Tuttavia, una revisione del 2011 sulla classificazione dei bovidi lo ha riconosciuto come una specie distinta.[152] Una caratteristica distintiva del bisonte del Caucaso, rispetto al bisonte europeo, è la presenza di peli terminali ricci sulla coda.[157] Questa specie si è estinta in natura nella metà degli anni 1920. Tuttavia, un maschio di questa specie, chiamato Kaukasus, è stato incorporato nei programmi di allevamento e ha contribuito alla creazione della linea genetica pianure-Caucaso (Flachland-Kaukasus-Linie). Questa linea, un incrocio tra bisonti delle pianure e bisonti del Caucaso, possiede una maggiore variabilità genetica rispetto alla pura linea delle pianure.[158] La maggior parte dei bisonti europei attualmente presenti in Germania discende dalla linea pianure-Caucaso.[60]
Il «bisonte dei Carpazi» (B. b. hungarorum) è considerato da alcuni autori una terza sottospecie del bisonte europeo. La descrizione di questa forma fu realizzata da Miklós Kretzoi nel 1946, basandosi su uno scheletro completo di una femmina, privo però di corna, e su un cranio parziale di un maschio con un corno intatto. Questa sottospecie si distingue per le dimensioni generali, la forma delle corna e la posizione della spalla, che risulta più bassa rispetto al livello del bacino, un tratto che la differenzia dalle altre forme di bisonti.[159][152] Il materiale di riferimento era conservato nella collezione del Museo Nazionale di Budapest, ma è andato perduto durante la Rivoluzione ungherese del 1956.[46] Il bisonte dei Carpazi era originario della Transilvania e dell'area dei Monti Carpazi, ma fu dichiarato estinto già intorno al 1790.[160]
Nel Caucaso centrale vive una popolazione di ibridi tra bisonti europei e bisonti americani, conosciuta come «linea di montagna» (Hochlandlinie), considerata la terza linea genetica del bisonte europeo. Questa popolazione fu creata nei primi anni '30 del XX secolo incrociando discendenti della linea delle pianure (Flachlandlinie), della linea pianure-Caucaso (Flachland-Kaukasus-Linie) e di tre bisonti americani (B. bonasus × B. caucasicus × B. bison). Nel 2000, è stato proposto di classificare questa popolazione ibrida come una nuova sottospecie, con il nome scientifico Bos bonasus montanus.[161] Tuttavia, questa proposta è considerata da alcuni scienziati prematura. Gli individui di questa popolazione mostrano infatti proporzioni variabili delle specie progenitrici, e non è stata dimostrata un'effettiva adattabilità specifica all'habitat montano.[162] Inoltre, si teme che gli ibridi possano avere un impatto negativo sulla popolazione locale e rappresentare una minaccia per i bisonti geneticamente puri che vivono nelle vicinanze.[162] In origine, era previsto un programma di allevamento sostitutivo,, volto a ridurre la presenza di geni ibridi riportando la popolazione verso la purezza genetica del bisonte europeo. Questo sarebbe stato ottenuto utilizzando esclusivamente bisonti geneticamente puri come maschi da riproduzione. Tuttavia, difficoltà pratiche hanno impedito la realizzazione di questo progetto.[162]
Storia evolutiva
I parenti più stretti del bisonte europeo secondo Palacio et al., 2017[163]
|
Le prime forme simili a bisonti, come Leptobos, Protobison e Probison, apparvero verso la fine del Neogene, durante il Pliocene (Villafranchiano), in Asia meridionale e orientale. Successivamente, questi antichi bovidi colonizzarono altre parti dell'Eurasia e, attraversando lo Stretto di Bering, raggiunsero il Nord America.[164] Resti fossili di animali più vicini al moderno bisonte europeo sono stati datati al primo Pleistocene, con un'età compresa tra uno e due milioni di anni.[165] Numerosi rappresentanti di bisonti o forme simili, sia in Eurasia che in Nord America (dove erano tanto diffusi che gli studiosi parlano di Great Bison Belt, «grande cintura dei bisonti»), sono ben documentati soprattutto nel Pleistocene medio e superiore. Tra questi, il più noto è il bisonte delle steppe (Bos priscus), che possedeva corna molto più grandi rispetto al bisonte europeo e che rappresenta un antenato diretto del bisonte americano (Bos bison). A differenza del bisonte delle steppe, il bisonte europeo moderno non è ben rappresentato nei registri fossili. La specie sembra essere comparsa improvvisamente nel corso dell'Olocene, soprattutto nell'Europa centro-settentrionale e in Scandinavia.[166][167] Si ipotizzava inizialmente che con la fine dell'ultima era glaciale, lo scioglimento dei ghiacciai e l'espansione delle foreste avessero frammentato le popolazioni diffuse di bisonti in sottopopolazioni isolate, portando alla riduzione delle dimensioni delle corna e all'evoluzione del bisonte europeo.[168] Tuttavia, analisi molecolari condotte nel 2016 su più di 60 individui di bisonti delle steppe e bisonti europei hanno fornito una prospettiva più complessa. Durante il Pleistocene superiore, oltre al bisonte delle steppe e all'uro (Bos primigenius), esisteva una terza forma di bovide nell'Eurasia occidentale, geneticamente più vicina al bisonte europeo. Questa forma, provvisoriamente chiamata CladeX (da «clade X»), si sarebbe originata da un'ibridazione avvenuta circa 120000 anni fa, durante l'ultimo interglaciale. CladeX occupava una nicchia ecologica diversa rispetto al bisonte delle steppe, prediligendo ambienti freddi e tundriformi durante le fasi glaciali, mentre il bisonte delle steppe prosperava in climi più caldi.[169][170] Studi successivi suggeriscono che CladeX potrebbe corrispondere al bisonte di Schoetensack (Bos schoetensacki), un bovide fossile noto fino alla glaciazione di Weichsel in Europa, geneticamente più vicino al bisonte europeo rispetto al bisonte delle steppe. Questi risultati confermano inoltre che il bisonte delle steppe era strettamente correlato al bisonte americano, non solo morfologicamente ma anche geneticamente.[163][171]
Rapporti con l'uomo
Il bisonte europeo nell'arte e nella letteratura
I bisonti europei compaiono frequentemente nell'arte del Paleolitico superiore, assieme a mammut, cavalli selvatici e leoni. Una delle opere più significative è una piccola scultura frammentaria di un bisonte, realizzata in avorio di mammut. Questa scultura, lunga 7,2 cm e alta 5,25 cm, fu scoperta nel 1931 durante scavi archeologici nella grotta di Vogelherd (Alpi sveve). Risale al periodo Aurignaziano ed è attualmente esposta al Museum Alte Kulturen presso il castello di Hohentübingen.[172] Un'altra rappresentazione, una semi-scultura di bisonte, proviene dalla Geißenklösterle vicino a Blaubeuren e risale anch'essa al primo Paleolitico superiore. Incisioni raffiguranti bisonti sono state trovate in siti del Magdaleniano. Tra queste, degna di nota è una scena di tre bisonti, di cui due in posizione di combattimento, incisa su una costola di cavallo lunga 33 cm, scoperta nella grotta di Pekárna nei pressi di Brno.[173]
I bisonti europei sono frequentemente rappresentati nell'arte rupestre dell'Europa sud-occidentale. Tra circa 1660 dipinti rupestri analizzati, ben il 17,5% raffigura bisonti.[174] Alcune delle più antiche e realistiche rappresentazioni provengono dalla grotta Chauvet, risalenti a circa 32000 anni fa, durante il periodo Aurignaziano.[175] Nelle pitture rupestri di circa 15000 anni fa, i bisonti sono, accanto ai cavalli selvatici, tra gli animali più frequentemente raffigurati.[176] Tra le opere più celebri ci sono i dipinti della Grotta di Altamira in Spagna e delle grotte nel Dipartimento della Dordogna in Francia sud-occidentale. Un esempio eccezionale è una scultura in corno di renna, scoperta nel 1910 nella Grotta La Madeleine. Questa raffigurazione mostra un bisonte con il capo girato all'indietro nell'atto di leccarsi il fianco.
Il bisonte europeo era già estinto nella regione mediterranea prima dell'inizio della storia scritta, ma rimase noto ai Greci e ai Romani grazie alla sua presenza in Tracia e in Germania. A partire dal 27 a.C., venne portato a Roma per spettacoli di caccia negli anfiteatri.[177] Tuttavia, Plinio il Vecchio lo descriveva come un bovino con una criniera simile a quella di un cavallo e corna così corte da risultare inutili in combattimento. Secondo Plinio, il bisonte fuggiva di fronte al pericolo, lasciando dietro di sé una scia di escrementi caustici che bruciavano la pelle di chiunque li toccasse.[178]
Nella letteratura medievale, il bisonte europeo viene menzionato occasionalmente. Nella Canzone dei Nibelunghi, per esempio, il suono della voce di Teodorico di Verona viene paragonato al suono del corno di un bisonte. Inoltre, si racconta che Sigfrido, durante una caccia, uccise un bisonte insieme a quattro uri e un alce.[179] Durante il tardo Medioevo e la prima età moderna, la distinzione tra uri e bisonti non era sempre chiara. Con la progressiva scomparsa degli uri, il loro nome fu spesso utilizzato anche per indicare i bisonti, creando confusione terminologica. Il primo esempio certo di un'opera letteraria che fa riferimento al bisonte nella letteratura polacca è un poema anonimo del XVI secolo, scritto su commissione per Papa Leone X. Tuttavia, in questo testo il bisonte viene erroneamente descritto come un uro.[180] Fu solo nel XIX secolo, con lo sviluppo della zoologia moderna, che in tedesco e in altre lingue europee si iniziò a distinguere chiaramente tra le due specie.
Il bisonte europeo occupa un posto più rilevante nella letteratura e nell'arte polacca rispetto a quella di lingua tedesca. Mentre nelle opere in lingua tedesca compare principalmente in racconti di caccia dell'età moderna, nella cultura polacca il bisonte ha un significato simbolico più profondo. Nel 1834, il Pan Tadeusz, il poema epico nazionale polacco di Adam Mickiewicz, menziona il bisonte in diversi versi.[180] Anche artisti polacchi del XIX secolo, come Juliusz Kossak e Michał Elwiro Andriolli, hanno spesso raffigurato il bisonte nei loro dipinti.[180] In Polonia sono presenti numerosi monumenti e sculture che commemorano le cacce dei sovrani polacchi e russi. Analogamente, anche in Germania, si trovano rappresentazioni artistiche dedicate al bisonte, soprattutto durante il periodo del Nazionalsocialismo. Il Reichsjägermeister Hermann Göring, appassionato di caccia, commissionò diverse opere che ritraevano il bisonte. Tra queste, spicca la statua di Ernst Gorsemann, situata nel Rhododendronpark di Brema[181] e il rilievo di Max Esser, collocato nei pressi della Schorfheide, una delle riserve di caccia preferite di Göring.[182]
Erhaltungsmaßnahmen
Il 2 giugno 1923, durante il Congresso Internazionale per la Conservazione della Natura a Parigi, l'ornitologo polacco Jan Sztolcman, vicedirettore del Museo Zoologico di Varsavia, lanciò un appello per salvare il bisonte europeo dall'estinzione. Questo portò alla proposta di creare una società internazionale per la conservazione della specie, coinvolgendo i paesi in cui i bisonti erano ancora presenti. Il 25 e 26 agosto 1923, a Berlino, venne fondata la Società Internazionale per la Conservazione del Bisonte Europeo. Come primo presidente fu eletto Kurt Priemel, direttore dello zoo di Francoforte. Tra i membri fondatori vi erano la American Bison Society, lo zoo di Poznán e l'Associazione dei Cacciatori Polacchi, oltre a numerosi privati.[183] L'obiettivo principale della società era localizzare tutti i bisonti tenuti in zoo e recinti e avviare un programma di allevamento conservativo. In totale, furono trovati 29 maschi e 25 femmine, tutti discendenti da soli 12 individui fondatori (7 femmine e 5 maschi).[184] Di conseguenza, tutti i bisonti europei oggi viventi discendono da questi 12 esemplari.
Negli anni '20 e '30, data la ridotta popolazione di bisonti puri, alcuni zoo incrociarono bisonti europei con altre specie.[185] Ad esempio, nel Wisentgehege Springe, creato nel 1928 sotto la guida di Lutz Heck, direttore dello zoo di Berlino, un bisonte europeo fu accoppiato con bisonti americani. Questo esperimento fu interrotto nel 1935, quando fu possibile acquistare femmine di bisonte europeo puro.[186] Anche a Białowieża furono mantenuti ibridi di bisonte europeo-americano, ma l'ultimo di questi fu trasferito allo zoo di Varsavia nel 1936.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, le popolazioni di bisonti subirono un forte declino. A Białowieża, centro cruciale per la conservazione della specie, la popolazione fu protetta dalla caccia di frodo grazie a una strategia adottata nel luglio 1944, quando, con l'avvicinarsi delle truppe sovietiche, i cancelli dei recinti furono aperti, permettendo ai bisonti di rifugiarsi nella vasta foresta.[187] Dopo la guerra, le autorità polacche istituirono rapidamente misure per proteggere i bisonti. Già nel 1946, alcuni bisonti furono trasferiti dal lato polacco al lato bielorusso della foresta di Białowieża per avviare un nuovo programma di allevamento.[188] Nel 1949, la popolazione globale di bisonti puri era composta da 69 individui, distribuiti in quattro centri di allevamento in Polonia e due in Unione Sovietica.[189]
Il registro genealogico del bisonte europeo è il più antico al mondo per una specie selvatica. Fin dall'inizio ha documentato le tre linee genetiche principali: Das Zuchtbuch für Wisente gilt als das älteste Zuchtbuch für eine Wildtierart und berücksichtigte von Beginn an die drei heute noch bestehenden Zuchtlinien Pleß-, Flachland- und Flachland-Kaukasus-Linie.[190] Fino al 1940, il registro fu curato dal direttore dello zoo Goerd von der Groeben e, successivamente, da Erna Mohr, che aveva già contribuito alla conservazione del cavallo di Przewalski.[191] Dopo la guerra, il registro fu gestito da Jan Żabiński, direttore dello zoo di Varsavia, in collaborazione con Erna Mohr, con l'obiettivo iniziale di verificare la genealogia degli esemplari sopravvissuti.[192] Oggi, il registro è mantenuto a Białowieża.
Aktueller Bestand und Ziele der Bestandsentwicklung
Nel 2006, il registro genealogico del bisonte europeo contava circa 3200 esemplari geneticamente puri, di cui circa 420 allevati in Germania, 26 in Svizzera e 13 in Austria.[193] Già nel 2004, circa il 60% della popolazione globale viveva in libertà.[194]
Dal 1996 è attivo un Programma Europeo per la Conservazione Ex-Situ che coordina l'allevamento dei bisonti in cattività tra vari zoo. Questo programma ha l'obiettivo di garantire la gestione genetica e di concentrarsi sulla reintroduzione in natura. Tra gli obiettivi principali vi è la possibilità per i bisonti in libertà di recuperare, attraverso la selezione naturale, le caratteristiche dei loro antenati selvatici.[58] Un altro scopo è quello di ridurre i costi di mantenimento degli esemplari in cattività, consentendo un incremento delle popolazioni grazie alle reintroduzioni.[195] Per garantire il successo di queste ultime, si cerca di stabilire popolazioni in aree dove è possibile raggiungere una dimensione demograficamente sostenibile di almeno 100 individui. Un esempio significativo si trova nella zona di esclusione di Černobyl', al confine tra Bielorussia e Ucraina, dove i primi tentativi fallirono,[196] ma dove oggi vivono diverse mandrie.[48] Anche nella regione di Černivci-Vinnycja, nel sud dell'Ucraina, esiste una popolazione stabile di quasi 100 esemplari. Nel Borkener Forst, vicino a Olsztyn, in Polonia nord-orientale, nel 2011 si contavano 80 bisonti, discendenti da esemplari che erano fuggiti da un recinto.[197]
Un programma di coordinamento mira a preservare e incrementare la diversità genetica nelle popolazioni selvatiche, favorendo, quando necessario, il trasferimento di bisonti tra le varie popolazioni libere. L’obiettivo a lungo termine è quello di creare popolazioni stabili di almeno 3000 esemplari selvatici sia per la linea Flachland sia per la linea Flachland-Kaukasus.[198][193]
Nel 2020, il numero di bisonti europei selvatici in Europa era di circa 6200 individui, distribuiti in 47 mandrie. Tuttavia, solo otto mandrie erano abbastanza numerose da garantire la sopravvivenza autonoma della popolazione. La maggior parte dei bisonti viveva in Europa orientale, principalmente in Russia, Bielorussia e Polonia.[199]
Il bisonte come agente della gestione del paesaggio
Quando una zona paludosa viene bonificata e destinata all'agricoltura, può verificarsi un notevole abbassamento del livello del terreno e un significativo fenomeno di erosione del suolo causato dal vento. Un esempio evidente è rappresentato dal Donaumoos della Baviera antica, dove negli ultimi 200 anni si sono persi fino a 3 metri di torba su ampie superfici.[200] Per contrastare questa evoluzione, è stato pianificato di aumentare la percentuale di prati e pascoli al di sopra del 50% entro il 2030. L'obiettivo è quello di garantire un utilizzo sostenibile della zona, principalmente attraverso il pascolo controllato. A tal fine, sono in corso sperimentazioni sull'idoneità di diverse razze di animali da allevamento. Nel 2003, è stato inaugurato un recinto di 25 ettari per bisonti, che attualmente ospita circa 30 esemplari.[201][202]
Conflitti con l'uomo
Gli attacchi dei bisonti europei agli esseri umani sono estremamente rari e, nella maggior parte dei casi, coinvolgono animali allevati in recinti e quindi abituati alla presenza umana.[44] Nei recinti, come quello di Damerower Werder (320 ettari),[203] si utilizzano fucili anestetici per garantire la sicurezza durante la separazione di animali dalla mandria.[204] I bisonti selvatici, invece, reagiscono generalmente con la fuga quando incontrano persone nel bosco. Di solito si allontanano rapidamente di 100-150 metri e poi si radunano. Le mandrie con più giovani mostrano un comportamento particolarmente timoroso. Situazioni potenzialmente pericolose per gli esseri umani si verificano solo quando gli animali vengono sorpresi e la loro distanza di fuga viene superata. Le femmine con i piccoli e i maschi durante il periodo della riproduzione possono reagire in modo aggressivo se si sentono minacciati. Questo comportamento non è diverso da quello di altre specie selvatiche. Tuttavia, a causa della loro natura vigile, tali situazioni sono rare e, più frequentemente, si sottolinea la difficoltà di osservare i bisonti in natura.[205] I bisonti segnalano il loro stato di agitazione scuotendo la testa, emettendo brontolii minacciosi, scavando il terreno con gli zoccoli anteriori e muovendo la coda in modo energico. Se la persona non si allontana, il bisonte potrebbe attaccare.[206]
Conflitti tra bisonti e persone si verificano principalmente quando i bisonti visitano campi coltivati o danneggiano i depositi di fieno. In Polonia si è osservato che la rilocalizzazione degli animali non risolve il problema, poiché spesso tornano nelle aree ricche di cibo.[206] Nei pressi della foresta di Białowieża, in un periodo di circa 40 anni, sono stati riportati undici casi di ferimento di cavalli e cinque di bovini da parte dei bisonti. Questi incidenti sono spesso dovuti a un singolo colpo di corno di un maschio adulto verso un animale domestico che cercava di interagire. I cani, invece, vengono generalmente ignorati, ma i bisonti possono attaccarli, caricandoli con le corna o calpestandoli, se si sentono minacciati dalla loro presenza.[207][208]
Caccia moderna
Tralasciando le intense attività di bracconaggio seguite alla fine della prima guerra mondiale, la caccia al bisonte europeo in epoca moderna si svolgeva principalmente sotto forma di grandi battute di caccia di corte, organizzate con grande dispendio di risorse. Durante queste battute, dette «cacce regolate», i bisonti, insieme ad altri animali selvatici di grande taglia, venivano radunati per settimane in aree via via più piccole, fino a essere indirizzati dai battitori in modo da posizionarsi al meglio per il tiro nel giorno della caccia. Un esempio significativo è rappresentato dalla caccia organizzata dal re di Polonia Augusto III nel 1752, durante la quale furono abbattuti 42 bisonti, di cui 20 dal re e dalla moglie, Maria Giuseppa d'Austria, da apposite postazioni sopraelevate.[209][210] Con il passaggio tra il XVIII e il XIX secolo e l'avvento del Romanticismo, tali pratiche di caccia persero popolarità in Europa, sostituite da un'etica venatoria più rispettosa e basata sul «giusto prelievo». Tuttavia, presso la corte russa, queste battute continuarono fino al 1900. Nel 1860, durante una caccia organizzata per lo zar Alessandro II, circa 2000 contadini furono impiegati per settimane per radunare gli animali in un grande recinto. L'ultima battuta simile, tenutasi nell'autunno del 1900 sotto lo zar Nicola II, portò all'abbattimento di 40 bisonti.[211] Durante l'occupazione tedesca della foresta di Białowieża nel 1915, il comandante in capo della 9ª Armata, Leopoldo di Baviera, concesse permessi speciali di caccia al bisonte a personalità di alto rango, tra cui l'imperatore Guglielmo II e il comandante dell'Ober Ost Paul von Hindenburg, che ciascuno abbatté un grande maschio di bisonte sotto la supervisione del capo forestale Georg Escherich.[212]
Attualmente, il bisonte europeo è elencato come selvaggina nella legislazione venatoria tedesca, ma non ha una stagione di caccia. Tuttavia, in paesi come Bielorussia, Russia, Polonia e Ucraina, le autorità forestali e di conservazione autorizzano ogni anno l'abbattimento commerciale di bisonti selvatici, generalmente individui anziani.[209] Queste cacce avvengono in aree come il lato bielorusso di Białowieża, la Masuria, i Carpazi ucraini e il Caucaso russo. La caccia non può essere effettuata tramite battute o caccia da appostamento, ma deve avvenire tramite pianificazione e inseguimento, spesso richiedendo giorni di sforzo per avvicinare l'animale. Questo tipo di caccia è particolarmente impegnativo, soprattutto in territori difficili come i Carpazi o il Caucaso, e richiede grande resistenza fisica da parte del cacciatore. All'inizio del XXI secolo, il costo per l'abbattimento di un grande maschio si aggirava intorno ai 5000 euro.[213] Le cacce di questo tipo sono oggetto di dibattito. I critici sottolineano il paradosso di permettere la caccia a una specie minacciata di estinzione. I sostenitori, invece, ritengono che una gestione venatoria regolata sia necessaria per mantenere l'equilibrio ecologico, evitando sovrappopolazioni che potrebbero causare degrado ambientale e aumentare il rischio di epidemie tra gli animali. Come esempio, viene spesso citato il drammatico declino della popolazione di bisonti a Białowieża intorno al 1890, causato da un'epizoozia legata all'eccessiva densità di individui. Secondo questa visione, la caccia regolamentata può contribuire non solo alla gestione della specie e del suo habitat, ma anche a finanziare, attraverso le tasse di abbattimento, i costi della conservazione delle popolazioni di bisonti.[213]
Incrocio con bovini domestici
Fino ad oggi, non è stato possibile addomesticare completamente i bisonti europei. Anche gli esemplari provenienti da popolazioni allevate in cattività per diverse generazioni mantengono un naturale atteggiamento di diffidenza nei confronti dell'uomo.[195] Questa caratteristica si osserva persino negli esemplari allevati a mano nella riserva di Białowieża.[214]
Un aspetto interessante è che, nonostante il fatto che in passato la foresta primigenia di Białowieża fosse utilizzata come [Silvopastorizia|pascolo]] per bovini domestici, non si hanno prove di ibridazioni naturali tra bisonti europei e bovini domestici. Questo distingue il bisonte europeo dal bisonte americano, per il quale tali incroci sono più comuni.[215] La prima ibridazione documentata tra bisonti europei e bovini domestici risale al 1847, realizzata dal proprietario terriero polacco Leopold Walicki, che intendeva allevare bovini particolarmente robusti per il traino. Gli ibridi, noti come zubron, superano i genitori per peso e dimensioni corporee. Tuttavia, i maschi della prima generazione di zubron sono sterili, mentre le femmine possono riprodursi sia con i bisonti che con i bovini domestici. Gli zubron presentano una grande varietà di colori nel mantello e sono noti per la loro resistenza e robustezza. Nonostante queste qualità, il loro allevamento è stato oggi quasi completamente abbandonato.
Europäische Organisationen zur Erhaltung des Wisent
Rundfunkberichte
- Christine Werner: Template:Webarchiv in SWR2 Wissen vom 9. Oktober 2013
Literatur
- Umfassendes Literaturverzeichnis
- Horn, H.G., Hellenkemper, H., Isenberg, G., Kunow, J.: Von Anfang an. Archäologie in Nordrhein-Westfalen. Köln 2005, 459–461.
- Thomas M. Bohn, Aliaksandr Dalhouski, Markus Krzoska: Wisent-Wildnis und Welterbe. Geschichte des polnisch-weißrussischen Nationalparks von Białowieża. Böhlau Verlag, Köln/Weimar/Wien 2017. ISBN 978-3-412-50943-9.
- Kurt Floericke: Wisent und Elch Zwei urige Recken, Kosmos, Gesellschaft der Naturfreunde, Stuttgart 1930.[220]
- Fritz Gottschalk: Wisentinseln – Lebensbilder des europäischen Urwaldriesens. WAGE, Tessin 2002, ISBN 3-9807492-5-8.
- Małgorzata Krasińska, Zbigniew Krasiński: Der Wisent. Die Neue Brehm-Bücherei. Band 74. Westarp Wissenschaften, Hohenwarsleben 2008. ISBN 3-89432-481-3.
- Erna Mohr: Der Wisent. Akademische Verlagsgesellschaft Geest & Portig, Leipzig 1952, 2003 (Reprint). ISBN 3-89432-481-3.
- Jochen Niethammer, Franz Krapp (Hrsg.): Handbuch der Säugetiere Europas. Band 2. Paarhufer (Suidae, Cervidae, Bovidae). Aula, Wiesbaden 1986. ISBN 3-89104-026-1.
- Klaus Nigge, Karl Schulze Hagen: Die Rückkehr des Königs. Wisente im polnischen Urwald. Tecklenborg, Steinfurt 2004. ISBN 3-934427-46-4.
- Hans Hinrich Sambraus: Exotische Rinder – Wasserbüffel, Bison, Wisent, Zwergzebu, Yak. Eugen Ulmer KG, Stuttgart 2006. ISBN 3-8001-4835-8.
- Bernhard Schmidtmann (Bearbeiter), Planungsgruppe Natur und Umwelt (PGNU): Naturentwicklung mit großen Pflanzenfressern in Niedersachsen. Machbarkeitsstudie. Naturschutzbund Deutschland, Landesverband Niedersachsen, Hannover 2004.
- Friedrich Türcke: Erhaltung und Zucht der Wisente in Deutschland. In: Deutsche Tierärztliche Wochenschrift. Alfeld 87.1980,11, S. 416–419. ISSN 0012-0847
Weblinks
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su BlackPanther2013/Sandbox/2
Il parametro "Wisent" non corrisponde a nessun progetto riconosciuto dal template;
- (DE) Katalog der Deutschen Nationalbibliothek (opere di e su BlackPanther2013/Sandbox/2), su portal.dnb.de, Biblioteca nazionale tedesca.
- Spiegel.de: Evolution – Höhlenmalerei verrät Urahn der Wisente (genetische Abstammung), vom 19. Oktober 2016.
- Bison-ebcc.eu: Template:Webarchiv (englisch)
- Biologie.uni-osnabrueck.de: Template:Webarchiv
- Wisent-wissen.npage.de. Template:Webarchiv
- Wisent-welt.de: Auswilderung des Wisent in Deutschland/Siegen-Wittgenstein
- Waldwissen.net: Der Wisent in Nordrhein-Westfalen
- Sdw-nrw.de: Template:Webarchiv und Aktion Wisenthilfe. (PDF; 170 kB)
- Anl.bayern.de: Wisente in der Landschaftspflege (ANL BY)
- Bfn.de: Template:Webarchiv Erarbeitet von den Teilnehmern des vom Bundesamt für Naturschutz (BfN) veranstalteten Workshops „Wisente in der Landschaft – Erfahrungen und Perspektiven“, 25–28. Juni 2007 (Positionspapier, Stand: 25. Juli 2007; Positionspapier, Stand:30. April 2008; weitere Publikationen des BfN)
- (EN) BlackPanther2013/Sandbox/2, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- Arte.tv: Template:Webarchiv (2020, 44 Minuten) in der Arte-Mediathek
Einzelnachweise
- ^ (EN) Plumb, G., Kowalczyk, R. & Hernandez-Blanco, J.A. 2020, BlackPanther2013/Sandbox/2, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
- ^ Krasińska et al., S. 42.
- ^ (DE) Ariane Bemmer, Lob des Wiederkäuens, su Der Tagesspiegel, 28 settembre 2013.
- ^ a b Krasińska et al., S. 265.
- ^ (DE) Schutzgemeinschaft Deutsches Wild: Tier des Jahres, su sdwi.de. URL consultato il 27 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2007).
- ^ (DE) Die Tageszeitung, 19 luglio 2022, https://taz.de/!5865588/ . URL consultato il 22 luglio 2022.
- ^ Gabriel Dănilă et al., The Reintroduction Analysis of European Bison (Bison bonasus L., 1758) in the North of Romania and the Identification of the Most Favourable Locations, in Forests, vol. 920, n. 13, 13 giugno 2022, DOI:10.3390/f13060920. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Wisente (Europäische Bisons), su WWF. URL consultato il 5 marzo 2024.
- ^ Mohr, p. 7.
- ^ a b Krasińska et al., S. 38.
- ^ a b Krasińska et al., S. 39.
- ^ Krasińska et al., S. 40.
- ^ Mohr, p. 17.
- ^ a b Krasińska et al., S. 30.
- ^ Niethammer et al., p. 280.
- ^ Mohr, p. 9.
- ^ a b Krasińska et al., S. 33.
- ^ a b Niethammer et al., S. 281.
- ^ Krasińska et al., p. 37.
- ^ Mohr, p. 21.
- ^ a b Krasińska et al., S. 34.
- ^ Mohr, p. 18.
- ^ Mohr, p. 11 e p. 17.
- ^ Niethammer et al., p. 284.
- ^ a b Krasińska et al., S. 31.
- ^ Mohr, p. 18 e p. 19.
- ^ a b Nigge et al., S. 90.
- ^ Krasińska et al., S. 35.
- ^ a b c Niethammer et al., S. 291.
- ^ a b (DE) Klaus Böhme, Der Wisent – Geschichte, Gegenwart und Zukunft (PDF), Schweizer Jäger, 2013-2014, ISSN 0036-8016 (archiviato dall'url originale il 7 ottobre 2017).
- ^ a b c T. P. Sipko, European bison in Russia – past, present and future, in European Bison Conservation Newsletter, vol. 2, 2009, pp. 148-159.
- ^ U. A. Semenov, The wisents of Karachay-Cherkessia, in Proceedings of the Sochi National Park, vol. 8, 2014, p. 18.
- ^ Nigge et al., p. 53.
- ^ Krasińska et al., S. 47.
- ^ Horn et al.
- ^ Gottschalk, pp. 64 e 65.
- ^ Krasińska et al., S. 49.
- ^ a b Nigge et al., S. 54.
- ^ Nigge et al., p. 79.
- ^ Gottschalk, p. 70.
- ^ Gottschalk, p. 71.
- ^ a b Nigge et al., S. 55.
- ^ Krasińska et al., pp. 22 e 23.
- ^ a b Gottschalk, p. 79.
- ^ Krasińska et al., S. 20.
- ^ a b Krasińska et al., S. 21.
- ^ (DE) Bergwisent-Bestände im Westkaukasus wachsen – Volkszählung unter Schwergewichten zeigt Erfolge beim Artenschutz, su international.nabu.de. URL consultato il 16 giugno 2024 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2012).
- ^ a b (DE) Klaus Feichtenberger, Radioaktive Wölfe (3sat/ORF/EPO-Film, 2011 – Dokumentationsfilm), su YouTube, 16 gennaio 2016. URL consultato il 27 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 27 agosto 2021).
- ^ Wisents in Slovakia: the population has increased three times since 2004, su European Wildlife, 23 luglio 2013. URL consultato il 1º settembre 2013.
- ^ First wild bison in Romania after 160 years, su Rewilding Europe, 25 aprile 2012. URL consultato il 16 aprile 2013.
- ^ Another five European bisons reintroduced in the Carpathians, su WWF, 5 aprile 2012. URL consultato il 16 aprile 2013.
- ^ Five European bisons released in Vanatori-Neamt Nature Park in Romania, su Rewilding Europe, 5 aprile 2013. URL consultato il 16 aprile 2013..
- ^ a b „Der Wald der sanften Riesen“ – Reportage in der „tageszeitung“ vom 23. Mai 2020 Errore nelle note: Tag
<ref>
non valido; il nome ":0" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ (DE) Die Wisente kehren nach Deutschland zurück, su Deutsche Welle. URL consultato l'11 aprile 2013.
- ^ (DE) Katja Knoche, Wisente sind bereit für die Freisetzung, su idw-online.de.
- ^ (DE) Deutschlands erste freilebende Wisente im Rothaargebirge, su hna.de, Verlag Dierichs GmbH & Co KG; Ippen Digital GmbH & Co. KG, 25 marzo 2010. URL consultato il 7 ottobre 2023.
- ^ (DE) Wisent-Wissen, su Wisentwelt Wittgenstein. URL consultato l'11 aprile 2013.
- ^ a b Marco Evers, Wisente werden in NRW in freie Wildbahn entlassen, su Spiegel Online, 20 dicembre 2012. URL consultato il 2 maggio 2020.
- ^ (DE) Der europäische Büffel kehrt zurück, su t-online.de, Ströer SE & Co. KGaA, 22 febbraio 2013. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ a b c Population size of European bison kept in captive and free living herds, su European Bison Conservation Center (EBCC).
- ^ (DE) Westdeutschland: Erstmals wieder Wisent in Freiheit geboren, su spiegel.de, Spiegel Online, 21 maggio 2013. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Jüngster Wisent heißt Quincy, su siegener-zeitung.de, Siegener Zeitung, 12 giugno 2013. URL consultato il 27 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 16 giugno 2013).
- ^ (DE) Seltenes Wisent-Kalb in freier Wildbahn geboren, su Die Welt. URL consultato il 24 giugno 2013.
- ^ (DE) Wisent-Verein erwägt rechtliche Schritte gegen Gerüchte, su Westfalenpost.
- ^ (DE) Schmallenberger Autofahrer kollidiert in Almert mit Wisent, su wp.de.
- ^ (DE) Lars Lenneper, PKW stößt mit Wisent zusammen, su Siegener Zeitung, 28 aprile 2022. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Wisent attackiert Auto, su Frankfurter Allgemeinen, 3 agosto 2023. URL consultato il 26 ottobre 2023.
- ^ (DE) Kompromiss im Streit über wilde Wisent-Herde, su welt.de, 28 marzo 2019. URL consultato il 22 gennaio 2022.
- ^ (DE) Wittgensteiner Wisente werden nicht eingezäunt, su wdr.de, Westdeutscher Rundfunk Köln (WDR), 13 ottobre 2021. URL consultato il 28 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 24 ottobre 2021).
- ^ (DE) OLG Hamm, 15.07.2021 – 5 U 153/15, su dejure.org, dejure.org Rechtsinformationssysteme GmbH, 15 luglio 2021. URL consultato il 28 ottobre 2023.
- ^ (DE) Armin Asbrand, Wisente in Südwestfalen – Wisent-Wut im Sauerland, in Wochenblatt für Landwirtschaft & Landleben, 22 dicembre 2017, ISSN 2365-2942 . URL consultato il 28 ottobre 2023.
- ^ 'Wisente-Artenschutzprojekt vor dem Aus: Wie geht es weiter?, in Frankfurter Rundschau (FR), 15 luglio 2023, ISSN 0940-6980 . URL consultato il 28 ottobre 2023.
- ^ Tobias Großekemper, Im wilden Sauerland, in Der Spiegel, n. 40/2023, 30 settembre 2023, pp. 36-37, ISSN 0038-7452 .
- ^ (DE) Heinz Sielmann Stiftung, Auswilderungsprojekt Sielmanns Naturlandschaft Döberitzer Heide, su sielmann-stiftung.de. URL consultato il 1º ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2011).
- ^ (DE) Wisente - In freier Wildbahn ausgestorben und nun zurück!, su sielmann-stiftung.de. URL consultato l'11 maggio 2024.
- ^ (DE) Projektbeschreibung Wisent Thal (PDF), su wisent-thal.ch, Verein Wisent Thal, 26 gennaio 2018. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Alois Winiger, Wisente im Naturpark Thal? – «das wäre die grosse Chance», su solothurnerzeitung.ch, Solothurner Zeitung, 30 maggio 2015. URL consultato il 20 agosto 2023.
- ^ a b (DE) Fränzi Zwahlen-Saner, Die Wisente sind schon ausgesucht: Ein Rundgang auf einem Teil des künftigen Geländes, su solothurnerzeitung.ch, Solothurner Zeitung, 18 giugno 2020. URL consultato il 20 agosto 2023.
- ^ (DE) Fünf Wisente sind in den Solothurner Jura gezügelt, su blick.ch, 17 settembre 2022. URL consultato il 21 settembre 2022.
- ^ a b (DE) Auswilderung von Wildtieren – Deutsches Vorbild am Ende: Wie weiter mit Solothurner Wisenten?, su srf.ch, 4 ottobre 2022. URL consultato il 4 ottobre 2022.
- ^ (DE) Gehege für Ur-Rinder – Bundesgericht bewilligt Wisente im Solothurner Jura, su srf.ch, Schweizer Radio und Fernsehen, 11 marzo 2022. URL consultato il 12 marzo 2022.
- ^ (DE) Offizielle Website – Verein Wisent Thal, su wisent-thal.ch, Verein Wisent Thal. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Frei lebende Ur-Rinder – Nach jahrelangem Streit kommen Wisente in den Solothurner Jura, su srf.ch, Schweizer Radio und Fernsehen, 1º agosto 2022. URL consultato il 1º agosto 2022.
- ^ (DE) Es ist eine kleine Sensation: Erstes Wisentkalb seit 1000 Jahren im Solothurner Jura geboren, su solothurnerzeitung.ch, Solothurner Zeitung, 23 luglio 2023. URL consultato il 20 agosto 2023.
- ^ Solothurner Wisente nun mit 100-Hektar-Gehege, su schweizerbauer.ch, 14 settembre 2024. URL consultato il 14 settembre 2024.
- ^ (DE) Projekt Wisent Thal - Wegen Inzuchtgefahr: Junger Wisent-Stier wird getötet, su srf.ch, 11 novembre 2024. URL consultato l'11 novembre 2024.
- ^ (NL) Wisent op de Veluwe, su Staatsbosbeheer Veluwe, 25 luglio 2014.
- ^ (NL) Wisenten aangekomen op de Veluwe, één dier is drachtig, su de Stentor, 13 aprile 2016.
- ^ (NL) Stiftung Wisent op de Veluwe, su wisentopdeveluwe.nl, 2015. URL consultato il 28 ottobre 2015.
- ^ (NL) Grootste landdier van Europa volgend jaar op de Veluwe, su de Stentor, 27 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2015).
- ^ (NL) Wisent op de Maashorst, su ark.eu, ARK Rewilding Nederland. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (NL) Beschuit met Muisjes: Vijf Wisentkalfjes op de Maashorst!, su ark.eu, ARK Rewilding Nederland, 7 giugno 2017. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DA) Europæisk bison boltrer sig igen på dansk jord, su Naturstyrelsen, 11 giugno 2012. URL consultato il 7 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 6 maggio 2013).
- ^ (DA) Bison Bornholm, su Naturstyrelsen. URL consultato il 7 ottobre 2016.
- ^ (NL) Nederlandse wisenten naar Denemarken, su freenature.nl, 25 febbraio 2021. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Wisente: Rückkehr der bedrohten Riesen, su wwf.de, WWF Deutschland, 30 agosto 2023. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Umzug ins neue Leben: Wisent-Auswilderung in Kaukasus, su wwf.de, WWF Deutschland, 27 agosto 2018. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Europas Natur ist viel zu leer, su wwf.de, WWF Deutschland, 25 giugno 2020. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Westfalens Wilder Westen – Naturerbe Münsterland (PDF), su naturschutzzentrum-coesfeld.de, Naturschutzzentrum Kreis Coesfeld e. V.. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Zukunft des Truppenübungsplatzes – Wildwest in den Borkenbergen, in Dülmener Zeitung, 4 ottobre 2016. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Ehemaliger Truppenübungsplatz Haltern, su naturschutzzentrum-coesfeld.de, Naturschutzzentrum Kreis Coesfeld e. V.. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ Walter Neumann, Zukünftig Wisente in den Borkenbergen?, in Halterner Jahrbuch 2019, Haltern, 2018.
- ^ (DE) Deutschland hat Platz für Wisente, su wwf.de, WWF Deutschland, 24 novembre 2017. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Moritz Klose e Thomas Klöberich, Wisente in Deutschland: Was unser Land den großen Tieren anzubieten hat – Eine Untersuchung (PDF), su wwf.de, WWF Deutschland, novembre 2017. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ Tobias Kuemmerle, Benjamin Bleyhl, Wanda Olech e Kajetan Perzanowski, Potential European bison (Bison bonasus) habitat in Germany (PDF), su wwf.de, WWF Deutschland. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Wisente wiederansiedeln, su wahnerheide.net, Wahner Heide, Bündnis Heideterrasse e. V., 14 ottobre 2019. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Seltener Wisent in Brandenburg abgeschossen, su Focus Online, 17 settembre 2017. URL consultato il 19 settembre 2017.
- ^ (DE) Bedrohte Tierart: Wisent erschossen – jetzt stellen Umweltschützer Strafanzeige, in Berliner Zeitung, 15 settembre 2017, ISSN 0947-174X . URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Wisent wurde Opfer von Behördenversagen, su wwf.de, 15 settembre 2017. URL consultato il 20 settembre 2017.
- ^ (DE) Wisent-Abschuss – Verfahren eingestellt, in Lausitzer Rundschau (LR), 12 giugno 2018, ISSN 0863-7377 . URL consultato il 27 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2019).
- ^ (DE) Naturschutz: Unsere Wisente leben im falschen Lebensraum, su Spektrum.de. URL consultato il 1º maggio 2020.
- ^ Krasińska et al., p. 159.
- ^ Nigge et al., p. 71.
- ^ Niethammer et al., p. 303.
- ^ (DE) Wisente in der Landschaftspflege, LEL Schwäbisch Gmünd, su Landwirtschaft-bw.info, Ministerium für Ernährung, Ländlichen Raum und Verbraucherschutz Baden-Württemberg. URL consultato il 16 giugno 2024.
- ^ Krasińska et al., S. 158.
- ^ Krasińska et al., S. 156.
- ^ Krasińska et al., S. 157.
- ^ Krasińska et al., S. 152.
- ^ Krasińska et al., p. 170 e p. 173.
- ^ Krasińska et al., p. 170.
- ^ Krasińska et al., p. 180 e p. 181.
- ^ Sambraus, p. 60.
- ^ Krasińska et al., S. 111.
- ^ Krasińska et al., S. 109.
- ^ Krasińska et al., S. 114.
- ^ Krasińska et al., S. 135.
- ^ Krasińska et al., p. 113 e p. 114.
- ^ a b Krasińska et al., S. 112.
- ^ Krasińska et al., S. 113.
- ^ a b Krasińska et al., S. 118.
- ^ a b Nigge et al., S. 92.
- ^ Sambraus, p. 62.
- ^ Krasińska et al., S. 121.
- ^ Krasińska et al., S. 124.
- ^ Krasińska et al., S. 122.
- ^ Krasińska et al., S. 123.
- ^ Krasińska et al., S. 128.
- ^ Sombraus, p. 63.
- ^ Krasińska et al., S. 137.
- ^ Kresinska et al., p. 109 e p. 110.
- ^ Krasińska et al., S. 41.
- ^ Niethammer et al., p. 307.
- ^ Krasinka et al., p. 95.
- ^ Krasińska et al., p. 236.
- ^ Krasińska et al., p. 228.
- ^ a b (DE) Josef Zens, Infektion bedroht Wisente, su Informationsdienst Wissenschaft.
- ^ Krasińska et al., p. 234.
- ^ Krasińska et al., p. 231.
- ^ Krasińska et al., p. 233.
- ^ a b c Alexandre Hassanin e Anne Ropiquet, Molecular phylogeny of the tribe Bovini (Bovidae, Bovinae) and the taxonomic status of the Kouprey, Bos sauveli Urbain 1937, in Molecular Phylogenetics and Evolution, vol. 33, 2004, pp. 896-907.
- ^ a b c d e Colin Groves e Peter Grubb, Ungulate Taxonomy, Johns Hopkins University Press, 2011, pp. 113-115. Errore nelle note: Tag
<ref>
non valido; il nome "Groves et al. 2011" è stato definito più volte con contenuti diversi - ^ (DE) Kluge-Seebold, Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache, 24ª ed., Berlino, De Gruyter, 2002.
- ^ Niethammer et al., p. 278 e p. 280.
- ^ Verkaar, Nijman, Beeke, Hanekamp e Lenstra, Maternal and Paternal Lineages in Cross-breeding bovine species. Has Wisent a Hybrid Origin?, 2004.
- ^ Z. Pucek, I. P. Belousova, Z. A. Krasiński, M. Krasińska e W. Olech url=https://web.archive.org/web/20050620174241/http://www.coe.int/T/E/Cultural_Co-operation/Environment/Nature_and_biological_diversity/Nature_protection/sc22_inf29e.pdf, European bison, current state of the species and an action plan for its conservation, Strasburgo, Convention on the Conservation of European Wildlife and Natural Habitats, 2-5 dicembre 2002.
- ^ a b Niethammer et al., S. 300.
- ^ Caucasian Bison, su The Extinction Website (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2015).
- ^ Miklós Kretzoi, On Bison bonasus hungarorum n. ssp., in Annales Historico-Naturales Musei Nationalis Hungarici, n. 5/6, 1946, pp. 105-107.
- ^ Krasińska et al., S. 22.
- ^ G. S. Rautian, B. A. Kalabushkin e A. S. Nemtsev, A new subspecies of the European bison, Bison bonasus montanus ssp. nov. (Bovidae, Artiodactyla), in Doklady Biological Sciences, n. 375, 2000, pp. 636-640, ISSN 1608-3105 .
- ^ a b c Pucek, Belousova, Krasinska, Krasinski e Olech, European Bison – Status survey and conservation action plan, IUCN/SSC Bison Specialist Group.
- ^ a b Pauline Palacio, Véronique Berthonaud, Claude Guérin, Josie Lambourdière, Frédéric Maksud, Michel Philippe, Delphine Plaire, Thomas Stafford, Marie-Claude Marsolier-Kergoat und Jean-Marc Elalouf: Genome data on the extinct Bison schoetensacki establish it as a sister species of the extant European bison (Bison bonasus). BMC Evolutionary Biology 17, 2017, S. 48 doi:10.1186/s12862-017-0894-2.
- ^ Krasińska et al., S. 19.
- ^ Nigge et al., p. 34.
- ^ Norbert Benecke: The Holocene distribution of European bison – the archaeozoological record. Munibe (Antropolia-Arkeologia) 57, 2005, S. 421–428.
- ^ Marc Drees und Klaas Post: Bison bonasus from the North Sea, the Netherlands. Cranium 24 (2), 2007, S. 48–52.
- ^ Ralf-Dietrich Kahlke: Die Entstehungs-, Entwicklungs- und Verbreitungsgeschichte des oberpleistozänen Mammuthus-Coelodonta-Faunenkomplexes in Eurasien (Großsäuger). Abhandlungen der Senckenbergischen Naturforschenden Gesellschaft 546, 1994, S. 1–115 (S. 42–45).
- ^ Julien Soubrier, Graham Gower, Kefei Chen, Stephen M. Richards, Bastien Llamas, Kieren J. Mitchell, Simon Y. W. Ho, Pavel Kosintsev, Michael S. Y. Lee, Gennady Baryshnikov, Ruth Bollongino, Pere Bover, Joachim Burger, David Chivall, Evelyne Crégut-Bonnoure, Jared E. Decker, Vladimir B. Doronichev, Katerina Douka, Damien A. Fordham, Federica Fontana, Carole Fritz, Jan Glimmerveen, Liubov V. Golovanova, Colin Groves, Antonio Guerreschi, Wolfgang Haak, Tom Higham, Emilia Hofman-Kamińska, Alexander Immel, Marie-Anne Julien, Johannes Krause, Oleksandra Krotova, Frauke Langbein, Greger Larson, Adam Rohrlach, Amelie Scheu, Robert D. Schnabel, Jeremy F.Taylor, Małgorzata Tokarska, Gilles Tosello, Johannes van der Plicht, Ayla van Loenen, Jean-Denis Vigne, Oliver Wooley, Ludovic Orlando, Rafał Kowalczyk, Beth Shapiro und Alan Cooper: Early cave art and ancient DNA record the origin of European bison. Nature Communication 7, 2016, S. 13158 doi:10.1038/ncomms13158.
- ^ Diyendo Massilani, Silvia Guimaraes, Jean-Philip Brugal, E. Andrew Bennett, Malgorzata Tokarska, Rose-Marie Arbogast, Gennady Baryshnikov, Gennady Boeskorov, Jean-Christophe Castel, Sergey Davydov, Stéphane Madelaine, Olivier Putelat, Natalia N. Spasskaya, Hans-Peter Uerpmann und Thierry Grange: Past climate changes, population dynamics and the origin of Bison in Europe. BMC Biology 14, 2016, S. 93 doi:10.1186/s12915-016-0317-7.
- ^ Marie-Claude Marsolier-Kergoat, Pauline Palacio, Véronique Berthonaud, Frédéric Maksud, Thomas Stafford, Robert Bégouën und Jean-Marc Elalouf: Hunting the Extinct Steppe Bison (Bison priscus) Mitochondrial Genome in the Trois Frères Paleolithic Painted Cave. PLoS ONE 10 (6), 2015, S. e0128267 doi:10.1371/journal.pone.0128267.
- ^ (DE) Gerhard Bosinski, Die Kunst der Eiszeit in Deutschland und in der Schweiz, in Kataloge Vor- und Frühgeschichtlicher Altertümer, n. 20, Bonn, 1982, p. 12.
- ^ (DE) Hansjürgen Müller-Beck e Gerd Albrecht, Die Anfänge der Kunst vor 30000 Jahren, Stoccarda, 1987, pp. 34 e 118.
- ^ (DE) Michel Lorblanchet, Höhlenmalerei. Ein Handbuch, Sigmaringen, 1997, p. 58.
- ^ (DE) Jean Marie Chaucet, Éliette Brunel Deschamps e Christian Hillaire, Grotte Chauvet bei Vallon-Pont-d'Arc, Sigmaringen, 1995, pp. 1-110.
- ^ Nigge et al., p. 33.
- ^ Gottschalk, p. 59.
- ^ Plinio il Vecchio, 8,16, su Naturalis historia, perseus.tufts.edu.
- ^ Gottschalk, p. 56.
- ^ a b c Gottschalk, S. 83 und S. 84.
- ^ (DE) Kai Artinger, "Germanisches Waldrind" und Rhododrendren. Die Geschichte von Bremens bekanntester Freiplastik und des Rhododendronparks im Nationalsozialismus, in Arbeiterbewegung und Sozialgeschichte, vol. 26, Brema, 2012, pp. 49-78.
- ^ Gottschalk, p. 84-86.
- ^ Krasińska et al., p. 23.
- ^ (DE) Ragnar Kühne, Neuer Wisentbulle sorgt für "frisches Blut", su Internetseiten des Berliner Zoo, 16 giugno 2024 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2014).
- ^ Sambraus, p. 64.
- ^ (DE) 60 Jahre Wisentgehege "Saupark Springe", in Niedersächsischer Jäger, vol. 34, 1989, pp. 1431-1435.
- ^ Mohr, p. 58.
- ^ Gottschalk, p. 96 e p. 97.
- ^ Gottschalk, p. 97.
- ^ Sambraus, p. 16.
- ^ Merian 1953, Band 11, S. 56/57.
- ^ Krasińska et al., p. 25.
- ^ a b Sambraus, S. 17.
- ^ Krasińska et al., p. 261.
- ^ a b Krasińska et al., S. 260.
- ^ S. P. Gashchak, What do we know about ox? Coming 2009 is the year of the ox – Let it become the year of the European bison rescue!, su chornobyl.net, Chornobyl Center, 2008. URL consultato il 27 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 27 luglio 2009).
Mark Resnicoff, 2009 – Year of the European Bison Rescue, su chornobyl.net, Chernobyl and Eastern Europe, chernobylee.com, 8 dicembre 2008. URL consultato il 27 ottobre 2023 (archiviato dall'url originale il 9 luglio 2011). - ^ Preußische Allgemeine Zeitung/Folge 35–11 vom 3. September 2011.
- ^ Krasińska et al., p. 263-265.
- ^ Der Spiegel, 52/2020, S. 111, Fußnote: „6200“
- ^ (DE) Walter Martin, Reinhard Jochum e Robert Traidl, 3. Geologie und Böden in Bayern, in Exkursionsführer München 2015, Monaco di Baviera, DBG Mitteilungen, settembre 2015.
- ^ (DE) Das Wisentprojekt im Donaumoos, su haus-im-moos.de, Haus im Moos, Stiftung Donaumoos Freilichtmuseum und Umweltbildungsstätte. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Wisentgehege Donaumoos, su wisentgehege-donaumoos.de, Donaumoos-Zweckverband. URL consultato il 27 ottobre 2023.
- ^ (DE) Wisentreservat Damerower Werder, su mecklenburg-vorpommern.eu (archiviato dall'url originale il 30 luglio 2015).
- ^ Gottschalk, p. 39.
- ^ Siehe beispielsweise Gottschalk, S. 43 oder Nigge.
- ^ a b Krasińska et al., S. 144.
- ^ Fritz Gottschalk war persönlich Zeuge, wie im Damerower Wisentgehege ein doggengroßer Mischlingshund von einem Wisentbullen getötet wurde, S. 27.
- ^ Krasińska et al., S. 147.
- ^ a b Nigge et al., S. 126.
- ^ Gottschalk, p. 68 e p. 69.
- ^ Gottschalk, p. 75.
- ^ Wolfram Pyta: Hindenburg. Herrschaft zwischen Hohenzollern und Hitler. Siedler, München 2007, S. 195 f.
- ^ a b Nigge et al., S. 127.
- ^ Krasińska et al., p. 139 e p. 140.
- ^ Krasińska et al., p. 292.
- ^ Template:Webarchiv
- ^ Template:Webarchiv
- ^ Template:Webarchiv
- ^ European Bison Advisory Center (EBAC).
- ^ DNB-Link