La musica dell'Olocausto fu composta nei ghetti, nei campi di concentramento, negli accampamenti dei partigiani, tr i rifugiati o in clandestinita', come un modo per esprimere i contrastanti sentimenti di dolore e sgomento, rivolta e speranza delle vittime di fronte alle persecuzioni politiche e razziali messe in atto dalla Germania nazista e dai suoi alleati, tra il 1933 e il 1945. Dopo la fine della seconda guerra mondiale la musica e' diventata uno strumento della memoria per i superstiti dell'Olocausto e le generazioni successive, in una lunga serie di opere musicali ispirate all'Olocausto.

==

Numerosi musicisti e compositori furono coinvolti nell'Olocausto a causa della loro appartenenza "razziale" o in conseguenze delle loro idee politiche e del loro orientamento sessuale.[1] La musica stessa divenne terreno di scontro, facendosi il nazismo promotore di un proprio distintivo stile musicale che bollava come "arte degenerata" il jazz, la dissonanza e ogni tendenza musicale anti-conformista.[2] Le teorie naziste si basavano sul saggio di Richard Wagner in cui egli contrapponeva la musica "tedesca" a quella "ebraica", e la musica esercito' un ruolo centrale nella propaganda del Terzo Reich.

I musicisti perseguitati reagirono usando la loro arte come una forma di resistenza spirituale e uno strumento di denuncia dell'oppressione. Il compositore inglese Michael Tippett (1905-1997), un pacifista impegnato, concepì l'oratorio A Child of Our Time dopo aver appreso del pogrom della Kristallnacht (Night of Broken Glass) del novembre 1938 in Germania e Austria. Desideroso di comunicare un messaggio universale di tolleranza, Tippett ha omesso qualsiasi riferimento agli eventi attuali nel suo libretto. Ha tratto ispirazione musicale dai compositori dell'epoca barocca Bach e Handel e dagli spirituals afroamericani. Un figlio del nostro tempo, intitolato a un romanzo dello scrittore anti-nazista Odon von Horwath, fu completato nel 1941 e si esibì per la prima volta a Londra nel marzo del 1944. Erich Itor Kahn giunge negli Stati Uniti nel 1941 dalla Francia come rifugiato. Assieme a lui altri compositori, (Kurt Weill, Mario Castelnuovo-Tedesco, Vittorio Rieti). La comunita' dei rifugiati include anche numerosi musicisti e direttori d'orchestra, fuggiti per motivi politici o razziali come Arthur Rubinstein e Arturo Toscanini.

Non tutti i compositori si trovarono nella condizione di poter far sentire liberamente la propria voce. Per gli artisti vissuti in clandestinita' sotto l'occupazione nazista (come Joseph Beer in Francia e ?? in Italia), la produzione musicale si svolge nell'ansia continua dell'arresto e della deportazione; la loro arte si preserva solo grazie al supporto e alla complicita' di amici ed estimatori.

Anche nei ghetti e nei campi di internamento la musica continua tenacemente a esistere. Alla musica "ufficiale"che i prigionieri sono spesso costretti a eseguire nelle orchestre e nelle bande che i nazisti costituiscono si contrappongono la musica clandestina, i canti di protesta. Nei ghetti si continuano ad offrire concerti. La musica diventa una forma di resistenza spirituale per i musicisti e il loro pubblico. A Terezin il Requiem di Verdi diventa un canto di speranza nell'imminente giudizio. I bambini del ghetto trovano in Brundibar l'espressione collettiva dei loro sentimenti di rivolta e resistenza al male. Anche a Buchenwald i detenuti politici organizzano concerti serali alla Kinohalle.[3]

Coscienti dell'importanza della loro testimonianza per le generazioni future, i compositori si preoccupano di lasciare le loro opere in nascondigli di fortuna, quando anche per loro giunga il momento della deportazione finale nei campi di sterminio o di lavoro coatto. Ci si affida altrimenti alla memoria dei superstiti, che permettera' nel dopoguerra di ricostruire alcuni dei brani perduti.

Dopo la liberazione la musica diviene strumento di memoria e di compianto di fronte alla tragedia vissuta.

A partire dagli anni '60 alla memoria si affianca la riflessione sulla lezione dell'Olocausto, sulle sue cause e radici e i compositori di fanno interpreti delle domande delle nuove generazioni. By Dylan o Guccini l'Olocausto diventa il veicolo del pacifismo.

Il successo dei film come Schindler List o La vita e' bella e' determinato in larga misura ache dalla forza espressiva dello loro colonne sonore, John Williams e Piovani, entrambe premiate con il premio Oscar.




  • 1937-45 -- Hanns Eisler - Deutsche Sinfonie op 50

Brani musicali e compositori (elenco parziale)

1930-1939

Anno Opera Compositore Note
1933 Moorsoldatenlied Rudi Goguel (1908-1976) Canto di protesta in tedesco, fu composto nell'agosto 1933 su liriche di Johann Esser and Wolfgang Langhoff nel campo di concentramento di Börgermoor. Divenne immediatamente popolare tra i prigionieri. Tradotto in inglese e spagnolo conobbe un successo internazionale tra i militanti antifascisti. Goguel sopravviverà a oltre 10 anni di detenzione in vari campi di concentramento.
1937 Der Weg der Verheißung / The Eternal Road Kurt Weill (1900-1950) L'opera-oratorio, di ispirazione sionistica su testo di Franz Werfel, fu rappresentata per la prima volta al Manhattan Opera House il 7 gennaio 1937 (per un totale di 153 rappresentazioni), nella versione inglese di Ludwig Lewisohn.
1938 Undzer shtetl brent (La nostra citta' sta bruciando) Mordecai Gebirtig (1877-1942) Canto di protesta in yiddish, fu composto a Cracovia come risposta ad un pogrom avvenuto nel 1936 nella città polacca di Przytyk. La resistenza ebraica sceglierà il canto come proprio inno durante l'Olocausto. Gebirtig viene assassinato dai nazisti nel giugno 1942 nel ghetto di Cracovia.
1938 Dachau Lied (Canto di Dachau) Herbert Zipper (1905-1997) Il compositore compose il canto di protesta (in tedesco) nel settembre 1938 su liriche di un altro prigioniero politico, Jura Soyfer. Dapprima eseguito in segreto, il canto divenne popolare tra i prigionieri. Al contrario di Soyfer (morto a Buchenwald), Zipper fu liberato per intervento della sua famiglia attraverso il pagamento di un'ingente cauzione. Fuggì a Parigi e quindi nelle Filippine dove fu direttore dell'Orchestra sinfonica di Manila. Dopo la guerra emigrò negli Stati Uniti.

1940-1949

Anno Opera Compositore Note
1941 A Child of Our Time Michael Tippett
(1905-1997)
Il compositore, un pacifista impegnato, concepì l'oratorio come risposta agli eventi della Notte dei cristalli. L'opera fu eseguita la prima volta al teatro Adelphi, Londra, il 19 marzo 1944.
1942 Fest steht Erich Frost
(1900-1987)
Il compositore, testimone di Geova, compose questo inno nel 1942 mentre era imprigionato nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Frost sopravvisse alla prigionia e l'inno - tradotto anche in inglese - divenne uno dei piu' popolari nella tradizione dei Testimoni di Geova.
1943 Stradella in Venedig (Stradella a Venezia) Joseph Beer (1908-1987) Beer compose l'operetta vivendo sotto falsa identità nel sud della Francia. Originario di Leopoli, fu l'unico membro della sua famiglia a sopravvivere all'Olocausto.
1943 Brundibár Hans Krása (1899-1944) L'opera per bambini, su libretto di Adolf Hoffmeister, fu originariamente composta nel 1938 ma poi adattata dal compositore per la sua rappresentazione al campo di concentramento di Theresienstadt il 23 settembre 1943 (per un totale di 55 repliche fino al settembre 1944). Ne fu protagonista indiscusso il piccolo Honza Treichlinger, che, come il compositore e la maggioranza del pubblico e del cast, trovera' la morte ad Auschwitz.
1943 Ciaccona dei tempi di guerra Erich Itor Kahn (1905-1956) Benche' Kahn riuscisse ad emigrare nel 1941 dalla Francia negli Stati Uniti, la sua vita e la sua opera restarono profondamente segnate dall'esperienza dell'Olocausto.
1943 Study for String Orchestra Pavel Haas (1899-1944) La piu' famosa tra le composizioni musical di Pavel Haas al campo di concentramento di Theresienstadt, dove fu eseguita sotto la direzione di Karel Ančerl.
1943 Inno delle Nazioni Arturo Toscanini (1867-1957) Adattamento della cantata di Giuseppe Verdi come inno antifascista.
1943-1944 Der Kaiser von Atlantis Viktor Ullmann (1898-1944) L'opera, composta a Theresienstadt, non vi fu mai rappresentata, perche' la censura nazista vide in essa una critica troppo scoperta dei regimi totalitari. L'opera sara' eseguita per la prima volta ad Amsterdam nel 1975.
1944 Partita für Streicher Gideon Klein (1919-1945) Assieme a Pavel Haas, Hans Krása, e Viktor Ullmann, Klein fu tra i maggiori compositori operanti a Terezin. Deportato ad Auschwitz e quindi a Fürstengrube, vi mori' nel 1945.
1947 Un sopravvissuto a Varsavia Arnold Schoenberg (1874-1951) "Oratorio per voce recitante, coro maschile e orchestra". In stile dodecafonico, è uno dei primi e più celebri brani musicali ispirati all'Olocausto. L'opera fu presentata per la prima volta il 4 novembre 1948 ad Albuquerque (New Mexico) dalla locale Civic Symphony Orchestra sotto la direzione di Kurt Frederick.
1947 Yizkor (In memoriam) Ödön Pártos (1907-1977) Composizione musicale "per viola e orchestra". Il compositore e violista, nato e cresciuto in Ungheria e gia' membro dell'orchestra sinfonica di Budapest, era emigrato in Palestina nel 1938, unendosi all'Orchestra filarmonica d'Israele.
1948 Lider fun di getos un lagern / Canti dei ghetti e dei lager David Botwinik (n.1920) Nato a Vilna, il giovane compositore ebreo raccolse centinaia di canti inediti in yiddish intervistando i superstiti dei ghetti e dei lager e li raccolse in una pubblicazione che usci' a cura del poeta Halpern Leivick.
1948 Ilse Koch Woody Guthrie (1912-1967) Il cantautore americano scrisse questa canzone l'8 ottobre 1948, traendo ispirazione dal caso di Ilse Koch, "la strega di Buchenwald", criminale di guerra tedesca, il cui caso aveva avuto grande eco nell'opinione pubblica americana.
1949 Die Asche von Birkenau Günter Kochan (1930-2009) La cantata fu composta nel 1949 durante una visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Pubblicata nel 1951, fu eseguita per la prima volta il 25 maggio 1966 dalla Berlin Symphony Orchestra diretta da Kurt Masur a Berlino.

1960-1969

Anno Opera Compositore Note
1962 Babi Yar, sinfonia n.13 Dmitrij Šostakovič (1906-1975) Basato su un poema del poeta russo Evgeny Evtushenko che aveva visitato Babi Yar, luogo di uno dei piu' sanguinosi massacri dell'Olocausto.
1964 With God on Our Side Bob Dylan (n.1941) La canzone cita l'Olocausto chiedendo provocatoriamente come sia possibile che, ad ogni sterminio, Dio sia dalla "nostra" parte.
1965 Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz Luigi Nono (1924-1990) Tratto dalle musiche di scena composte per un dramma di Peter Weiss ambientato ad Auschwitz.
1966 Auschwitz (La canzone del bambino nel vento) Francesco Guccini (n.1940) Celeberrima canzone del cantautore italiano.
1966 Nuit et brouillard Jean Ferrat (1930-2010) Canzone del cantautore francese.
1967 Dies Irae Krzysztof Penderecki (n.1933) "An oratorio in undiminished memoriam of the dead from the death camp at Oświęcim"
1968 I never saw another butterfly Charles Davidson (n.1929) Opera corale ispirata ai poemi dei bambini di Terezin.
1969 Dachau Blues Captain Beefheart (1941-2010) Una canzone di uno dei maggiori esponenti del rock sperimentale statunitense.
1969 Story of Isaac Leonard Cohen (1934-2016) Una canzone del celebre cantautore ebreo canadese.

1970-1979

Anno Opera Compositore Note
1975 Rock Around The Bunker Serge Gainsbourg (1928-1991) Concept album incentrato sul tema dell'Olocausto, ispirato alle memorie personali del cantautore francese di origine ebraico-ucraina.
1977 Symphony of Sorrowful Songs, sinfonia n.3 Henryk Górecki (1933-2010) Opera sinfonica ispirata all'Olocausto.
1978 No Love Lost Joy Division
1979 Songs from the Depths of Hell Aleksander Tytus Kulisiewicz

1980-1989

Anno Opera Compositore Note
1984 A Red Sector A Rush
1988 Different Trains Steve Reich (n.1936) l'autore ebreo, cresciuto negli Stati Uniti, confronta i propri ricordi dell'infanzia con quelli dei propri coetanei cresciuti in Europa durante l'Olocausto.

1990-1999

Anno Opera Compositore Note
1992 Trains of no return Ofra Haza
1993 Musiche del film "Schindler's List" John Williams (n.1932) Vincitore del premio Oscar.
1994 This train revised The Indigo Girls
1994 In memoriam Anne Frank Howard Goodall (n.1958) Commissionato da The Voices Foundation.
1997 Musiche del film "La vita è bella" Nicola Piovani (n.1946) Vincitore del premio Oscar.
1998 Train de Vie Goran Bregovic (1998)

2000-2009

Anno Opera Compositore Note
2001 I Believe in the Sun Howard Goodall (n.1958) Eseguito per l'Holocaust Memorial Day.
2005 Numeri da scaricare Francesco De Gregori
2008 Il carmelo di Echt Franco Battiato
2009 Kadisz Krzysztof Penderecki

2010-2019

Anno Opera Compositore Note
2010 A Song of Hope Howard Goodall (n.1958) Eseguito per l'Holocaust Memorial Day.
2010 Fun khurbn tsum lebn: naye yidishe lider / Dall'Olocausto alla vita: Nuovi canti in yiddish David Botwinik (n.1920) Nel 1948, il giovane Botwinik aveva pubblicato una raccolta di canti dei ghetti e dei lager. La nuova collezione presenta 56 canti originali del compositore ispirati alla memoria dell'Olocausto.
2012 Last Train to Tomorrow Carl Davis (n.1936) Una rievocazione dei Kindertransport, per orchestra e coro di bambini.


Note

  1. ^ ???
  2. ^ M. Meyer, The Politics of Music in the Third Reich, New York: Peter Lang, 1993; M.H. Kater, The Twisted Muse: Musicians and their Music in the Third Reich, Oxford: Oxford University Press, 1997.
  3. ^ More Music for the Kinohalle!.

Bibliografia

Collegamenti esterni





Lista di attori bambini internazionali

1880s

1881 -- Benoît Duval (France) -- Elsie Leslie (USA)

1886 -- Alan Williamson (UK)

1887 -- Colin Williamson (UK)

1890s

---

---

---

---

---

---

1900s

--- 1900 ---

--- 1901 ---

--- 1902 ---

--- 1903 ---

--- 1904 ---

--- 1905 ---

--- 1906 ---

--- 1907 ---

--- 1908 ---

--- 1909 ---

1910s

--- 1910 ---

--- 1911 ---

--- 1914 ---

--- 1915 ---

--- 1916 ---

--- 1917 ---

--- 1918 ---

--- 1919 ---

1920s

--- 1920 ---

--- 1921 ---

--- 1922 ---

--- 1923 ---

--- 1924 ---

--- 1925 ---

--- 1926 ---

--- 1927 ---

--- 1928 ---

--- 1929 ---

1930s

--- 1930 ---

--- 1931 ---

--- 1932 ---

--- 1933 ---

--- 1934 ---

--- 1935 ---

--- 1936 ---

--- 1937 ---

--- 1938 ---

--- 1939 ---

1940s

--- 1940 ---

--- 1941 ---

--- 1942 ---

--- 1943 ---

--- 1944 ---

--- 1945 ---

--- 1946 ---

--- 1947 ---

--- 1948 ---

--- 1949 ---

1950s

--- 1950 ---

--- 1951 ---

--- 1953 ---

--- 1955 ---

--- 1957 ---

--- 1958 ---

---

1960s


Additional names

Lista di attori bambini in Italia

Name Born [Died] Years active (as child actors) & selected filmography
Ancidoni, Maurizio 1959 1969-1973 -- Le avventure di Ciuffettino (1969)
Angeletti, Carlo 1950 1958-1964 -- La baia di Napoli (1960)
Annicchiarico, Vito (Vito Chiari) 1934 1945-1950 -- Rome, Open City (1945)
Antinori, Jacopo Olmo 1997 2007-2014 -- Io e te (2012)
Apicella, Tina 1946 1951 -- Bellissima (1951)
Argento, Asia 1975 1984-1989 -- Zoo (1988)
Artese, Mario 1923 [1997] 1939-1940 -- The Little Adventurers (1939) -- Gli ultimi della strada (1940) -- Piccolo alpino (1940)
Balestri, Andrea 1963 1972-1975 -- Le Avventure di Pinocchio (1972)
Balestriere, Fabiola 2003 2007-2017 -- Un posto al sole (2007-2017)
Barbetti, Cesare 1930 [2006] 1935-1945 -- Il cappello a tre punte (1935) -- Dagli Appennini alle Ande (1943)
Bay, Maria 1905 ca. 1911-1916 -- If One Could See Into the Future (1911) -- The Extinguished Light (1912) -- Il figlio del burattinaio (1913)
Bellina, Matteo 1979 1987-1994 -- Un bambino di nome Gesù (1987)
Bilancione, Pierino 1942 [2000] 1954 -- L'oro di Napoli (1954)
Blasi, Ilary 1981 1987-1989
Boccoli, Brigitta 1972 1982-1987 -- Manhattan Baby (1982)
Bonansea, Miranda 1926 1935-1942 -- La cieca di Sorrento (1934) -- Il re burlone (1935)
Bonelli, Francesco 1967 1980 -- Voltati Eugenio (1980)
Bragaglia, Leonardo 1932 1943-1946
Brambilla, Franco 1922 [1942] 1934-1937 -- Vecchia guardia (1934) -- Scipione l'Africano (1937)
Brown, Eleonora 1948 1960-1964 -- La ciociara (1960)
Brugiolo, Valter 1961 1967-1970 -- Zum zum zum - La canzone che mi passa per la testa (1969) -- Il suo nome è Donna Rosa (1969) -- Mezzanotte d'amore (1970)
Cadeddu, Eleonora 1995 1998-2010 -- Un medico in famiglia (1998-)
Cadeddu, Michael 1987 1994-2004 -- Un medico in famiglia (1998-2013)
Caglini, Umberto 1976 1988-1990 -- Un milione di miliardi (1988) -- Dagli Appennini alle Ande (1990)
Calenda, Carlo 1973 1984 -- Cuore (1984)
Calgani, Laura 2000 2008-2013 -- Tutti pazzi per amore (2008-2012)
Calvagna, Niccolò 2006 2006-2017 -- Mio papà (2014)
Cantarini, Giorgio 1992 1997-2000 -- La vita è bella (1997) -- Gladiator (2000)
Cappelli, Franco 1908 1920-1922 -- Biribì, il piccolo poliziotto torinese (1920) -- Le scogliere della morte (1921)
Carrà, Raffaella 1943 1952 -- Tormento del passato (1952)
Casarotti, Ettore 1911 1916-1922 -- Cenere (1916)
Cascio, Salvatore 1979 1988-1992 -- Cinema Paradiso (1988) -- Stanno tutti bene (1990)
Catania, Myriam 1979 1985-1994 -- Papà prende moglie (1994)
Centioni, Niccolò 1993 1996-2010 -- Rocco (2004) -- I Cesaroni (2006-12)
Cerusico, Enzo 1937 [1991] 1948-1953 -- Cuore (1948) -- Altri tempi (1952)
Cervi, Valentina 1974 1984 -- Portami la luna (1984)
Cestiè, Renato 1963 1970-1979 -- San Michele aveva un gallo (1972) -- L'ultima neve di primavera (1973)
Chevalier, Roberto 1952 1958-1969 -- David Copperfield (1965)
Citarella, Federica 1987 1999-2001 -- Sei forte, maestro (2000-2001)
Colagrande, Stefano 1955 1966-1967 -- Incompreso (1966)
Colao, Manuel 1980 ca. 1992-1994 -- La corsa dell'innocente (1992)
Cristiano, Giuseppe 1990 1999-2003 -- Io non ho paura (2003)
Cruciani, Duilio 1958 [1984] 1970-1975 -- Cuore (1973)
Cuccu, Peppeddu 1948 1960 -- Banditi a Orgosolo (1960)
Damiani, Giancarlo 1949 1957 -- La finestra sul Luna Park (1957)
De Ambrosis, Luciano 1937 1944-1950 -- I bambini ci guardano (1944)
De Angelis, Lorenzo 1984 1995-2001 -- Casper (1995) (voice)
De Bortoli, Barbara 1971 1978-1980
De Carolis, Cinzia 1960 1969-1975
De Riso, Giulietta 1898 [1990] 1911-1913
Del Bosco, Paola 1952 1961-1964 -- Tutto è musica (1963)
Delle Piane, Carlo 1936 1948-1953 -- Cuore (1948) - Guardie e ladri (1951)
Di Gennaro, Gianluca 1990 2004-2006 -- Certi bambini (2004)
Di Nardo, Maurizio 1938 1948-1954
Di Trocchio, Franco 1948 1957-1964 -- Padri e figli (1957) -- Il medico e lo stregone (1957) -- Il vigile (1960)
Diana, Camilla 1990 1999-2014
Diana, Nicolò 1996 2004-2010 -- La masseria delle allodole (2007)
Elmi, Nicoletta 1964 1969-1976 -- Profondo Rosso (1975)
Esposito, Ciro 1981 1992-1998 -- Ciao, Professore! (1992)
Fabrini, Paco 1973 1979-1986 -- Squadra antigangsters (1979)
Febbi, Vittoria 1939 1949-1953 -- Campane a martello (1949)
Ferrari, Paolo 1929 1938-1943 -- Ettore Fieramosca (1938) -- Gian Burrasca (1943)
Fioravanti, Giusva 1958 1967-1975 -- La famiglia Benvenuti (1968-69)
Formato, Domenico 1949 1962 -- The Four Days of Naples (1962)
Forte, Fabrizio 1970 1977-1979 -- Padre Padrone (1977)
Frezza, Giovanni 1972 1980-1985 -- Quella villa accanto al cimitero (1981) -- I nuovi barbari (1982) -- La casa con la scala nel buio (1983)
Furente, Giulio Maria 1997 2005-2012 -- Un posto al sole (2007-12)
Gadola, Matteo 1995 ca. 2005 -- Quando sei nato non puoi più nasconderti (2005)
Gargari, Benedetta 1995 1998-2007 -- Facing Windows (2003)
Gargari, Ludovica 1997 2004-2010 -- Provaci ancora prof (2005-)
Gasparri, Franco 1948 [1999] 1961-1962 -- Golia contro i giganti (1961) -- Sansone (1961) -- La furia di Ercole (1962)
Germano, Elio 1980 1993 -- Ci hai rotto papà (1993)
Giannozzi, Simone 1960 1966 -- Incompreso (1966)
Girondino, Marco 1969 1978-1980 -- Lo scugnizzo (1979)
Giuliani, Massimo 1951 1956-1966 -- Face in the Rain (1963)
Giunchi, Eraldo 1906 [1956] 1913-1916 -- Cinessino in Africa (1913)
Grecchi, Giancluca 1997 2002-2011
Hill, Terence (Mario Girotti) 1939 1951-1956 -- Vacanze col gangster (1951)
Interlenghi, Franco 1931 [2015] 1946 -- Sciuscià (1946)
Leurini, Gino 1934 [2014] 1948-1951 -- Wonderful Adventures of Guerrin Mescino (1952) -- Domani è troppo tardi (1950) -- Guardie e ladri (1951)
Locchi, Pino 1925 [1994] 1932-1942 -- Il canale degli angeli (1934) -- Il signore desidera? (1934) -- Il re burlone (1935)
Loddi, Loris 1958 1963-1976
Luzi, Giulia 1994 2006-2011 -- I Cesaroni (2006-2011)
Maccanti, Roberto 1963 1976 -- 1900 (1976)
Maggio, Angelo 1944 1950-1954 -- Il Mulatto (1950) -- Angelo tra la folla (1950)
Mannino, Pietro 1988 1996-2004 -- Una donna per amico (1998-2001) -- Un medico in famiglia (1998-2004)
Manunta, Vittorio 1941 1950-1952 -- Never Take No for an Answer (1951) -- Imbarco a mezzanotte (1952)
Manunza, Gianluca 1972 1979-1985 -- La liceale seduce i professori (1979)
Martufi, Guido 1940 1948-1957 -- Westward the Women (1951) -- Nel gorgo del peccato (1954)
Massi, Danilo 1956 1965-1966
Mastronardi, Alessandra 1986 1999-2001 -- Il manoscritto di Van Hecken (1999)
Melidoni, Franco 1944 1954 -- Miseria e nobiltà (1954)
Merli, Franco 1957 1974 -- Il fiore delle mille e una notte (1974)
Mestriner, Marco 1973 1986 -- Il sapore del grano (1986)
Meynier, Geronimo 1941 1955-1957 -- Amici per la pelle (1955) -- Il Cocco di mama (1955) -- Guendalina (1957)
Mezzanotte, Aldo 1908 [1926] 1919-1921 -- Il protetto della morte (1919) -- Sansone e i rettili umani (1920) -- Il mostro di Frankenstein (1921)
Modugno, Ludovica 1949 1954-1960
Momo, Alessandro 1956 [1974] 1969-1974 -- Malizia (1973) -- Profumo di donna (1974)
Musy, Gianni (Gianni Glori) 1931 [2011] 1941-1943 -- Oro nero (1942) -- Harlem (1943)
Nardulli, Italo 1974 [1991] 1980-1988 -- Treasure Island in Outer Space (1987)
Neri, Tommaso Maria 2001 2010-2017 -- La solitudine dei numeri primi (2010)
Nevola, Edoardo 1948 1954-1965 -- Il ferroviere / Man of Iron (1956) -- Il maestro / The Teacher and the Miracle (1957)
Nicotra, Giancarlo 1944 [2013] 1950-1958 -- Man, Beast and Virtue (1953)
Notari, Eduardo 1903 [1986] 1912-1920
Olivieri, Enrico 1939 1948-1956 -- Fuga in Francia (1948) -- La donna del fiume (1954)
Orciuoli, Maria 1905 ca. 1913-1915 -- L'assassina del Ponte S. Martin (1913) -- La principessina di Bedford (1914) -- La piccola detective (1915)
Pacitto, Brando 1996 2006-2012 -- The Holy Family (2006)
Palermi, Mimmo 1917 [1925] 1923-1924 -- Il paradiso (1923) -- La freccia nel cuore (1925) -- La via del peccato (1925)
Pantaleo, Adriano 1983 1992-1999 -- Ciao, Professore! (1992)
Paoletti, Marco 1949 1957-1964 -- Il maestro / The Teacher and the Miracle (1957) -- El Lazarillo de Tormes (1959) -- Dagli Appennini alle Ande (1959)
Paolino, Gabriele 2000 2006-2016 -- Un medico in famiglia (2009-2016)
Pasca, Alfonsino 1939 1946 -- Paisà (1946)
Pascoli, Mariù 1935 1941-1946 -- Piccolo mondo antico (1941) -- La fuggitiva (1941) -- Senza famiglia (1946)
Patitucci, Simona 1970 1976-1977 -- I nuovi mostri (1977)
Patriaca, Gabriele 1988 1996-2001
Pavesi, Paolo 1963 1976 -- 1900 (1976)
Petrungaro, Luigi 1904 [1990] 1913-1917 -- Il tamburino sardo (1915)
Pistolini, Sandro 1949 [2009] 1952-1962 -- Il piccolo Lord (1960)
Pittorino, Andrea 2002 2005-2016 -- Don Matteo (2009-11)
Polidori, Alex 1995 2001-2007
Quattrini, Paola 1944 1949-1958
Rinaldi, Francesca 1973 1980-1987
Ripaldi, Matteo 1983 1991-1996 -- Nestore, l'ultima corsa (1994)
Rizzo, Federico 1981 1989-1996 -- The Icicle Thief (1989)
Rocchietta, Isabella 1978 1982-1991
Roveri, Ermanno 1903 [1968] 1912-1921 -- Christus (1916) -- Dagli Appennini alle Ande (1916)
Russo, Federico 1997 2004-2012 -- I Cesaroni (2006-2012)
Sabatini (or Sabbatini), Marcella 1915 1919-1926 -- Beatrice (1921) -- La donna e l'uomo (1923) -- La via del dolore (1924)
Saino, Pamela 1987 1997-2002
Sannangelo, Elio 1926 1935-1940 -- Template:Ill (1935) -- Il piccolo alpino (1940)
Santoro, Domenico 1958 1970-73 -- The Adventures of Pinocchio (1972)
Santostasi, Sara 1993 2000-2007
Sarno, Jacopo 1989 1996-2001
Scardola, Roberta 1986 1995-1999
Scirè, Andrea 1942 1955 -- Amici per la pelle (1955)
Sikabonyi, Margot 1982 1994-1997 --
Smordoni, Rinaldo 1933 1946-1949 -- Sciuscià (1946)
Sperduti, Alessandro 1987 1998-2001
Staiola, Enzo 1939 1948-1954 -- Ladri di biciclette (1948)
Taddei, Tresy 1987 1997-1999 -- La medaglia (1997)
Tainon, Marc 1993 1999-2008
Tedesco, Paola 1952 1964 -- Il vangelo secondo Matteo (1964)
Tesconi, Carlotta 1988 1994-2004 --
Todisco, Marco 1998 2006-2011
Torrisi, Paolo (Maurizio Torresan) 1951 [2005] 1961-1966
Turco, Luca 1990 1999-2005 -- Un posto al sole (1999ff)
Urzia, Matteo 1989 1996-2003
Valsecchi, Sven 1968 1974-1980 -- Nenè (1977) -- Sella d'argento (1978)
Versari, Joska 1976 1986-1989 -- La famiglia (1987)
Visca, Renato 1905 1913-1919 -- I due macchinisti (1913) -- Christus (1916) -- Giovanni Episcopo (1916)
Vivio, Marco 1978 1983-1995 -- Tutta colpa del paradiso (1985) -- La famiglia (1987) -- Un bambino in fuga (1990)
Vivio, Paolo 1980 1989-1993 -- Ci hai rotto papà (1993)
Zarfati, Giancarlo 1946 1947-1963 -- La famiglia Passaguai (1951) -- Bravissimo (1955) -- Totò, Peppino e... la dolce vita (1961)
Zoffoli, Marta 1972 1981-1986 -- Tre fratelli (1981)
Zuccheri Montanari, Greta 1999 2009-2011 -- L'uomo che verrà (2009)


Campo di detenzione per bambini polacchi di Łódź
Kinder-KZ Litzmannstadt
 
La planimetria del campo
Stato  Polonia
CittàŁódź
Abitanti1,600 ab. (11 dicembre 1942 - 19 gennaio 1945)

Il campo di detenzione per bambini polacchi di Łódź (Kinder-KZ Litzmannstadt; o piu' precisamente Polen-Jugendverwahrlager der Sicherheitspolizei in Litzmannstadt in tedesco, e Prewencyjny Obóz Policji Bezpieczeństwa dla Młodzieży Polskiej w Łodzi in polacco) è stato un campo di detenzione minorile istituito nel dicembre 1942 dai nazisti nell'area del ghetto di Łódź; alle bambine era riservato anche una sezione distaccata a Dzierżązna. Vi furono detenuti circa 1.600 bambini polacchi non-ebrei, in prevalenza tra gli 8 e i 14 anni, orfani o arrestati per piccoli crimini o comunque abbandonati in conseguenza della morte o arresto dei loro genitori. Quando le truppe sovietiche giunsero a Łódź il 19 gennaio 1945 trovarono al campo circa 900 ragazzi.

La vicenda

L'11 dicembre 1942, un campo per bambini e giovani polacchi (Polenjugendverwahrlager der Sicherheitspolizei in Litzmannstadt) divenne operativo in un'area separata entro i confini del ghetto di Łódź, una sezione delimitata approssimativamente da quelle che oggi sono le vie Emilii Plater, Gornicza e Zagajnikowa. Il cancello principale del campo era situato su via Przemyslowa Street; quindi, è stato spesso indicato come "il campo di via Przemyslowa".[1]

Una direttiva del 28 novembre 1942 a firma di Heinrich Himmler spiegava che sarebbe stato un campo per adolescenti polacchi, considerati criminali o abbandonati:

L'incuria della gioventù polacca si è sviluppata seriamente e costituisce un grave pericolo per i giovani tedeschi. Le ragioni di questa negligenza si trovano principalmente nello standard di vita incredibilmente primitivo dei polacchi ... I bambini polacchi vagano senza supervisione o occupazione, commerciando, accattonando, rubando, diventando una fonte di pericolo sia per i bambini tedeschi dal punto di vista morale, sia per il fatto che potrebbero continuare la loro attività criminale".[2]

Il riferimento razzista allo "standard di vita incredibilmente primitivo dei polacchi" mostra come non si trattasse di una struttura educativa per riabilitare i criminali minorenni. In realtà, il "riformatorio minorile" di Łódź si inquadrava all'interno delle politiche di arianizzazione e pulizia etnica che prevedevano la germanizzazione dei territori conquistati ad est con la completa eliminazione degli ebrei e dei rom e la riduzione in schiavitù delle popolazioni slave.

 
L'appello dei bambini a Łódź
 
L'appello delle bambine a Dzierżązna

Durante la seconda guerra mondiale, migliaia di bambini polacchi provenienti dalle aree inglobate nel Reich e dal Governatorato Generale furono detenuti nei campi di concentramento nazisti. Alcuni di loro considerati "di valore dal punto di vista razziale" furono sottratti alle loro famiglie e selezionati per i programmi di adozione e germanizzazione.[3] Ai campi di concentramento erano destinati quelli ritenuti "di scarso valore razziale" e condannati quindi allo sfruttamento lavorativo. In campi come Potulice o Auschwitz i bambini entravano in prigionia con i loro familiari, anche quando venivano poi da essi separati all'interno della struttura detentiva. A Łódź invece non v'erano adulti: i piccoli detenuti erano in prevalenza bambini provenienti da orfanotrofi; o ragazzi di strada, condannati per vagabondaggio o piccoli reati; o comunque minori abbandonati, perche' i loro genitori erano stati uccisi o arrestati per motivi politici. All'inizio l'età minima dei detenuti nel campo fu fissata a 8 anni, poi abbassata a 6, ma è documentata la presenza di bambini più piccoli, anche di 2 anni.[4] Quando i minori raggiungevano un'età superiore ai 16 anni, venivano trasferiti nei campi di lavoro coatto della Germania.

Per la costruzione del campo a Łódź si presero all'inizio in considerazioni varie località, incluso il Monastero francescano di Łódź. Si optò alla fine per un'area limitrofa al ghetto ebraico, che garantiva condizioni di sicurezza ottimali e che, se necessario, sarebbe potuta essere ampliata a piacimento di pari passo con la liquidazione del ghetto.

Le condizioni di vita erano durissime. I bambini polacchi detenuti erano completamente isolati sia dal mondo esterno sia dagli ebrei del ghetto, essendo l'area del campo interamente circondata da un'alta recinzione fatta di assi e pattugliata dalle sentinelle tedesche. I giovani detenuti avevano numeri invece di nomi, indossavano abiti e zoccoli di prigione grigi e lavoravano dalla mattina alla sera, proprio come facevano i loro coetanei nel ghetto, dall'altra parte del muro, anche 10-12 ore al giorno. Avevano anche gli stessi insegnanti: gli artigiani ebrei, scortati lì dalle autorità naziste. I bambini cucivano vestiti, costruivano scarpe di paglia, ripulivano gli zaini e raddrizzavano gli aghi. Le ragazze lavoravano nella lavanderia, nella cucina, nell'officina del sarto e nel giardino. Ad esse era riservata anche una sezione separata del campo che operava in una proprietà privata a Dzierżązna, a 15 chilometri da Łódź, una fattoria agricola dove le condizioni di vita era lievemente migliori. La disciplina in entrambi i campi era rigidissima: i bambini venivano regolarmente picchiati o frustati per la minima infrazione.[5] Le condizioni igieniche, specie nel campo di Łódź, erano deplorevoli. Durante l'epidemia di tifo che scoppiò tra la fine del 1942 e l'inizio del 1943, 280 bambini che si ammalarono in quell'occasione furono mandati in un ospedale nel ghetto in via Dworska 74 (che ora è via Organizacji WiN), dove furono curati dai medici ebrei. Nel maggio 1944 esplose un'altra epidemia di tracoma.

 
La targa commemoratica in via Przemyslowa 34
 
Il "monumento del cuore spezzato" (1971)
 
Il memoriale alla cattedrale (2013)

Il numero esatto di coloro che transitarono per il campo è difficile da stabilire in mancanza di dati certi. La prima monografia pubblicata da Józef Witkowski nel 1975 parlava di 12.000 bambini e migliaia di vittime.[6] Le cifre si riferivano al totale dei bambini polacchi che secondo le stime del tempo sarebbero stati avviati ai programmi di germanizzazione e che si ipotizzava fossero transitati per il campo, pur in mancanza di alcuna fonte documentaria che lo confermi. Il numero, tuttora riportato in diverse fonti e memoriali, è considerato oggi del tutto esagerato e irrealistico ad indicare coloro che furono detenuti nel campo, viste le modeste capacità ricettive della struttura.[7] Sappiamo ad esempio che nell'aprile 1943 al campo c'erano solo 300 bambini e che tra il 1943 e il 1944 vi giunsero 1.086 ragazzi e 250 ragazze,[8] il che porta verosimilmente alla stima di un totale di circa 1.600 bambini detenuti.[9]

Diversi bambini morirono di fame, freddo e malattia o per le percosse subite. Non si trattava comunque di un campo finalizzato allo sterminio dei detenuti. I morti documentati sono 136,[10] che furono sepolti in una speciale sezione del cimitero ebraico del ghetto, un numero realistico considerando alcune testimonianze che parlano di una media di 1-2 decessi alla settimana.[11] Altri bambini lasciarono il campo per essere condotti in Germania avendo superati i 16 anni. Un gruppo di una decina di ragazzi provenienti dal campo che si trovavano nella prigione di Łódź in attesa di essere trasferiti altrove, morì nel massacro dei detenuti ad opera delle SS, avvenuto il 17 gennaio 1945, due giorni prima dell'arrivo delle truppe sovietiche. Alla fine della guerra rimanevano circa 900 bambini prigionieri nel campo di Łódź e un numero imprecisato in quello piu' piccolo di Dzierżązna.[12] La maggior parte dei bambini lasciò il campo per conto proprio, cercando di ricongiungersi a propri familiari e tornare ai loro villaggi di residenza. Degli orfani e dei malati si presero cura le associazioni assistenziali. Il campo fu smantellato.

La memoria

Del campo oggi rimangono solo pochi edifici, in particolare il vecchio edificio amministrativo al numero 34 di via Przemyslowa, in cui negli anni settanta fu collocata una targa commemorativa. Per molti anni dopo la guerra, la gente non sapeva nemmeno dell'esistenza di questo campo per bambini e giovani polacchi. Il 9 maggio 1971 il "monumento del cuore spezzato" fu inaugurato nel Parco Szare Szeregi (l'ex Parco Promienistych, appena fuori dalla vecchia area del campo), per commemorare i bambini polacchi imprigionati e uccisi nel campo di via Przemysłowa. Il monumento, opera di Jadwiga Janus e Ludwik Mackiewicz, raffigura un ragazzo denutrito che si stringe idealmente a un cuore spezzato. C'è uno spazio vuoto della forma di un bambino nel cuore e un'iscrizione che dice: "La vita ti è stata presa ma noi ricordiamo". Il 7 novembre 2013 una targa in memoria dei piccoli "martiri" è stata collocata anche all'interno dell'atrio della cattedrale di Łódź.

Note

  1. ^ "The Campo for Polish Children", Litzmannstadt Ghetto.
  2. ^ Roman Harbar, Zofia Tokarz, Jacek Wilczur, Czas niewoli, czas śmierci, Warszawa: Interpress, 1979.>
  3. ^ Tumblr
  4. ^ Michael Hepp, "Denn ihrer ward die Hölle".
  5. ^ "The Lodz Ghetto", H.E.A.R.T.
  6. ^ Józef Witkowski, Hitlerowski obóz koncentracyjny dla małoletnich w Łodzi, Wrocław: Zakład Narodowy im. Ossolińskich, 1975.
  7. ^ Dziennik.
  8. ^ "The Łódź Ghetto", H.E.A.R.T.
  9. ^ "The Campo for Polish Children", Litzmannstadt Ghetto.
  10. ^ "The Campo for Polish Children", Litzmannstadt Ghetto.
  11. ^ Anna Gronczewska, Jak Niemcy „wychowywali” polskie dzieci w obozie przy ul. Przemysłowej; [w:] „Co tydzień historia” dod. do „Polska. Dziennik Łódzki”, z 30 XI 2017, s. 2–3.
  12. ^ "The Campo for Polish Children", Litzmannstadt Ghetto.

Bibliografia

  • Józef Witkowski: Hitlerowski obóz koncentracyjny dla małoletnich w Łodzi. Wrocław: Zakład Narodowy im. Ossolińskich, 1975.
  • Joanna Podolska e Dorota Dekiert, Traces of the Litzmannstadt Getto: A Guide to the Past, Piatek Trzynastego, 2004, ISBN 83-7415-001-7.
  • Michael Hepp, "Denn ihrer ward die Hölle. Kinder und Jugendliche im "Jugendverwahrlager Litzmannstadt" ("For They Lived Through Hell: Children and Adolescents in the “Litzmannstadt Camp taking custody of Children and Adolescents"), in: Mitteilungen der Dokumentationsstelle zur NS-Sozialpolitik (Announcements of the Documentation Agency on Nazi Social Policy) 11-12 (April 1986), pp. 49-71

Voci correlate

Collegamenti esterni

Campo di concentramento per bambini di Potulice.

Si presume che in totale circa 25.000 prigionieri siano stati imprigionati nel campo. persone. Nel registro delle morti sono state registrate 1.127 persone, tra cui 767 bambini.



Alberto Todros (Pantelleria, 21 luglio 1920Torino, 25 maggio 2003) è stato un antifascista italiano, di origine ebraica da parte di padre, superstite dell'Olocausto, deputato al Parlamento.

Biografia

Alberto Todros nasce nel 1920, figlio di padre ebreo e di madre cattolica. Piemontese nasce a Pantelleria poiché la madre era siciliana e, secondo l'uso dell'epoca, aveva voluto portare a termine la gravidanza a casa dei genitori.

Con la morte del padre nel 1925, due anni dopo la nascita del fratello Carlo, la famiglia conduce una vita resa difficile da ristrettezze economiche. Con le leggi razziali i fratelli Todros sono esclusi dalla scuola pubblica a Torino (TO) perché di padre ebreo. Dopo l'8 settembre, sono attivi in un gruppo antifascista che raccoglie armi nell'imperiese e partecipa ad azioni di sabotaggio contro i nazifascisti. Già più volte arrestati e rilasciati, nel dicembre 1943 i due fratelli sono incarcerati a Imperia (IM) e poi tradotti al Sant'Agostino di Savona (SV) e a Marassi a Genova (GE). Trasferiti al campo di transito di Fossoli (Carpi, MO), il 21 giugno 1944 sono inseriti nel trasporto che il 24 giunge a Mauthausen (trasporto Tibaldi n. 53). Qui Alberto è classificato come Schutzhäftlinge (prigioniero per motivi di sicurezza), riceve il numero di matricola n. 76603 ed è registrato come tecnico delle costruzioni. Attivo nel Comitato clandestino di resistenza, è liberato il 5 maggio 1945 ad opera dell'Esercito statunitense. Torna in Italia a giugno. Anche suo fratello Carlo sopravvive alla prigionia.

Nel dopoguerra Alberto completa gli studi in ingegneria e inizia l'attività politica nel PCI. Segretario di una Sezione torinese del partito comunista, Todros entra nel comitato federale del PCI e nel 1951 viene eletto come consigliere e assessore comunale e provinciale a Torino, incarico che ricoprirà per 24 anni. Dal 1963 al 1979, per quattro legislature, è deputato al Parlamento, dove fa parte della Commissione Lavori Pubblici.[1] Fermamente contrario alle politiche di cementificazione e alla costruzione di quartieri dormitorio, Alberto Todros è stato a lungo membro effettivo dell'Istituto nazionale d'urbanistica. Stimato urbanista, ha firmato i piani regolatori di Alessandria, Vado Ligure, Venaria, Beinasco, ha partecipato alla realizzazione del piano intercomunale di Savona e ha fatto parte della commissione di studio di quello intercomunale di Torino. Presidente dell'ANED di Torino, nel 1996 Todros ha pubblicato un libro di memorie sulla sua esperienza di deportato.

Muore a Torino il 25 maggio 2003.

Opere

  • Alberto Todros, Memorie 1920-1952, Torino, Trauben, 1999.

Note

Bibliografia

  • Giovanna D'Amico, I siciliani deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti 1943-1945, Nuovo Prisma, Palermo, Sellerio, 2006, ISBN 978-88-389-2100-1.
  • Mario Bonfantini, Un salto nel buio, Milano: Feltrinelli, 1959.

Collegamenti esterni

Testimonianza di Carlo Todros sul sito della RAI.


1943/45 "Schiavi di Hitler" Gli italiani in cifre

(da "Rassegna ANRP" n°1/2 - gennaio/febbraio 2001)

di Claudio Sommaruga

camp4.gif (8870 byte)

C'è schiavo e schiavo, qualcuno è più sfruttato degli altri. Gli schiavi "commerciabili", come quelli dei piantatori americani, avevano speranze di sopravvivere; quelli "di stato", come quelli di Hitler, avevano un costo, non un prezzo, e la loro vita era sospesa a un perfido calcolo di costi e benefici. Le tutele umanitarie dei vinti sono recenti; per migliaia di anni le guerre non facevano prigionieri, ma razziavano schiavi, come forze di lavoro a basso costo, da mantenere finché utili. Anche l'operazione "Asse" della Wehrmacht non si limitò, l'8 settembre 1943, a neutralizzare l'Esercito Italiano, ma lo deportò nel Reich per colmare vuoti di energie sempre meno reintegrabili dopo Stalingrado. Gli "schiavi di Hitler" erano "vuoti a perdere", "pezzi usa e getta" tutt'al più cedibili, a centinaia, ma non a milioni, alle case farmaceutiche per 170 marchi cadauno o noleggiabili a fabbriche e contadini a 6 marchi al giorno (meno di metà di un operaio tedesco), con costi di approvvigionamento e gestione inferiori a 2 marchi. Anche le fabbriche traevano rilevanti profitti e l'esercito poteva inviare più soldati al fronte! I numeri non hanno anima, ma possono essere spietati, anche gonfiati o risicati dagli utenti per partigianeria o ignoranza ma sempre omertosi ed enigmatici per lacune di raccolta e dei contenuti; possono riuscire, tuttavia, più obiettivi ed eloquenti delle parole. Le cifre che qui si riportano sono solo orientative, valgono come ordini di grandezza per ancorare una storia che la memoria labile ed emotiva può fuorviare. Sono cifre che sembrano meno sbagliate e più accettabili, nella ridda dei numeri ricorrenti, ufficiali o a spanne e sono state vagliate e mediate tra varie fonti e ricercatori italiani e tedeschi. Tra questi si menzionano: Luigi Cajani, Carmine Lops, Gabriele Hammermann, Lutz Klinkhammer, Brunello Mantelli, Gustavo Ottolenghi, Giorgio Rochat, Antonio Rossi, Gerhard Schreiber, Claudio Sommaruga ed altri e gli archivi ministeriali militari e civili italiani (repubblichini e regi/repubblicani) e tedeschi. La galassia concentrazionaria nazista sfruttò, di fatto, dal 1933 circa 25.000.000 di schiavi di 28 nazioni, dei quali 9.250.000 prigionieri militari (di cui 5.300.000 russi e 700.000 italiani - IMI); 4.350.000 deportati politici (di cui 2.300.000 tedeschi); 7.900.000 deportati razziali e "diversi" (ebrei, zingari, omosessuali, alienati, criminali...); 3.850.000 lavoratori sedicenti liberi, emigrati o rastrellati, dalla Francia, Italia ed Europa Orientale. I Lager di detenzione furono: 24 di sterminio diretto o col lavoro duro sottoalimentato (KL, KZ) (con 1.700 dipendenze e 9.950 siti); 850 Lager militari e dipendenze (St., Of., etc., di cui 142 principali); 2.000 Battaglioni di lavoratori militarizzati (Bau-Btl); alcune decine di migliaia di Arbeits Kommando di fabbrica (AK). Tutto il Grande Reich coi Governatorati (G.G.) e i territori occupati erano un immane Lager di sopraffazione dei diritti della persona umana, quest'ultima catalogata in Obermenschen, i superuomini (ariani dolicocefalo-biondi nordici e prussiani; brachicefalo-bruni alpini), Menschen, scarsamente uomini (ariani mediterranei dolicocefalo-bruni e poco alti) e Untermenschen, i subumani o cose (asiatici, euro-orientali, siberiani, semiti, tarati, etc.). I morti, in prevalenza ebrei e russi, furono 16.000.000 (per inedia, tifo, tbc, bombardamenti, gas e pallottole) dei quali 4.600.000 militari, 4.700.000 civili e 6.700.000 "diversi" (razziali, etc.). I superstiti furono solo 9.000.000. Ogni commento è superfluo, perché le cifre sono eloquenti! Negli anni di guerra, i non idonei al lavoro (donne, bambini, anziani, inabili) venivano soppressi al più presto; gli altri venivano spremuti col lavoro duro e fame, come olive fino alle sanse, con speranze di vita ottimizzate, in un calcolo crudele di costi/benefici, in 9 mesi, salvo accorciamenti, con 1750 calorie giornaliere (min. 600/900, max poco più di 2000 per lavori pesanti) contro un fabbisogno, secondo il lavoro, di 2500/3000. Il deficit energetico era fornito dalle riserve corporee, con un contributo complessivo annuo di 500 mila tonnellate di petrolio equivalente! Gli schiavi italiani furono in tutto 1.000.000, di cui 716.000 i cosiddetti intemati militari (IMI e KGF) iniziali, 44.000 deportati in KZ, 170.000 lavoratori liberi civili (volontari e precettati) ed infine 78.000 altoatesini emigrati, che avevano optato per la nazionalità tedesca, ma riscopertisi italiani a guerra perduta! In queste cifre non sono compresi gli schiavi sfruttati direttamente dai tedeschi in Italia, nella Todt e, indirettamente, nei battaglioni di disciplina: alcune migliaia di coscritti renitenti della "leva Graziani" e poi trasferiti in parte nel Reich come ausiliari della RSI. I deportati politici e razziali nei KZ e Straflager/Gestapo furono in tutto circa 44.000, dei quali 8.900 ebrei e zingari (6.750 ebrei italiani, alcune centinaia di stranieri catturati in Italia e 1.900 ebrei del Dodecaneso), forse 30.000 "oppositori" (inclusi dei partigiani arrestati senz'armi), alcune centinaia di ufficiali antifascisti rastrellati, 2200 carcerati militari di Peschiera. A questi si aggiungono 3000 coatti IMI transitati nei KZ e Straflager (con oltre 900 ufficiali, di cui 374 nello Straflager di Colonia), per lo più per resistenza ideologica, sabotaggi, tentata evasione, infrazioni gravi. Tra i deportati di truppa (molti nelle fabbriche sotterranee di Dora) ci furono dei bravi minatori senza colpe, ma validi capi squadra. I sopravvissuti furono circa 4.000 "politici" ed ex IMI, 830 ebrei italiani e 179 dell'Egeo. Tra i lavoratori civili, detti ipocritamente "liberi", all'8 settembre 1943 erano presenti in Germania 80/120.000 italiani civili, residuo di un numero maggiore di emigrati dal 1940, in parte rimpatriati per fine contratto o per ferie e sorpresi in Italia dall'"8 settembre". Parecchi erano fascisti, non avendo vissuto in Italia il crollo del regime. Agli emigrati si aggiunsero, nel '44, 74.000 operai volontari o rastrellati in Italia (per un decimo donne), così da raggiungere 170.000 civili presenti, a fine guerra, dei 246.000 emigrati dal 1940. I deceduti per malattia o sotto i bombardamenti sarebbero stati 10.000. I militari lavoratori "ausiliari" (volontari e obbligati) erano al seguito diretto delle FF.AA. germaniche (Wehrmacht, Luftwaffe, Flak, nebbiogeni) o della "Todt", mentre i "combattenti" erano inquadrati come "legionari RSI" nelle divisioni allogene delle SS (italiana, sud tirolese e miste di varie nazionalità). Degli 810.000 militari italiani catturati dai tedeschi, 94.000 optarono alla cattura, per coerenza od opportunismo, come combattenti (14.000) o ausiliari (80.000). Dei 716.000 IMI restanti, durante l'internamento, 43.000 optarono nei Lager come combattenti (nei primi 8 mesi) e 60.000 (in tutto l'internamento) come ausiliari (nei Bti di lavoratori militarizzati, assegnati in prevalenza alla Luftwaffe) in alternativa alla "civilizzazione". I Bti, un centinaio e particolarmente del Genio, costituiti da reparti già esistenti o di formazione, avevano una forza di 500/1.000 elementi coordinati da sottufficiali (raramente da ufficiali) italiani agli ordini di un maresciallo tedesco. Le disposizioni iniziali dell'OKW (Ober Kommando Wehrmacht, a stretto contatto col Fuhrer) prevedevano l'eliminazione sul campo dei militari italiani resistenti con le armi, l'internamento (IMI) dei non resistenti e lo "status" di prigionieri di guerra senza tutele (KGF) per i resistenti catturati senz'armi e considerati come disertori badogliani. I KGF erano inquadrati in battaglioni (Bti) anche misti o affiancati con Bti di ausiliari volontari, al servizio diretto della Wehrmacht, nelle retrovie del Fronte Orientale e in quelle, indefinite, del Fronte Balcanico; non dovevano operare nei territori del Reich nè avere contatti con gli IMI e con la popolazione tedesca. I KGF furono al massimo 21.000 e provenivano dalla difesa di Roma, dalla Francia e soprattutto dalla Grecia (isole Ionie, Egee, etc.) e dai Balcani. Nei KGP furono anche inquadrati 2.200 ex partigiani italiani dei Balcani, catturati senz'armi e considerati disertori. Lo "status" dei KGF italiani era mal definito, figurando nelle statistiche, anche per propaganda, come KGF, IMI, "ausiliari" della RSI a disposizione dei tedeschi o direttamente "ausiliari" delle FF.AA. germaniche. E come "ausiliari" e collaboratori li considerarono i russi che, anziché liberarli come gli IMI, ne deportarono 12.200 in Bielorussia e in Siberia, in seconda prigionia (con 1.150 deceduti), rimpatriandoli con un anno di ritardo coi sopravissuti dell'ARMIR (coi quali però non ebbero contatti) e magari indottrinati. I lavoratori IMI, intemati nel Reich e nei territori controllati, in 284 Lager e dipendenze, di transito, smistamento o detenzione (una novantina nel Reich e in Polonia, di cui un quarto con ufficiali), furono inizialmente 716.000 ridottisi, nel corso della prigionia, di 103.000 unità per "opzioni" militari: 42.000 combattenti (19.000 nelle SS, 23.000 con la RSI) e 61.000 ausiliari lavoratori, in prevalenza per la Luftwaffe. Altre riduzioni si ebbero per decessi (51.000), deportazioni in KZ (3.000), per lavoro civile volontario o inquadramenti nei Bau-Btl militarizzati (fino a 100.000 uomini, 60.000 a fine 1944 nei Balcani), ridottisi a 28.000, nel Reich, a fine guerra. La storia del lavoro degli IMI si svolge in due fasi. 1 - Dalla "cattura" all'agosto 1944 - Forza lavoro disponibile iniziale 716.000 uomini, ridotti al 1 luglio 1944, dopo opzioni e decessi, a 588.000 IMI (di cui 499.000 nel Reich, compresi 19.000 ufficiali). La truppa IMI, come i prigionieri di guerra, fu obbligata a lavorare, in condizioni vietate dalle Convenzioni internazionali, sotto diretto controllo delle FF.AA. germaniche nei Bti, o presso terzi, come manovalanza, edili, ferrovieri, minatori, contadini. La retribuzione era marginale, da O a 20 Lager-Mark/giorno, secondo rendimenti e multe. Gli Ufficiali non erano obbligati, ma pressati a lavorare: 2.300 si ingaggeranno come lavoratori volontari, ma 463 verranno coatti (374 nello Straflager-Gestapo di Colonia). 2 - Dall'agosto 1944 alla "liberazione" - Gli accordi Mussolini-Hitler del 20 luglio 1944, comunicati il 2 agosto, prevedevano la smilitarizzazione abusiva dei militari italiani (che si consideravano prigionieri di guerra di un altro esercito) e la loro civilizzazione d'autorità. I renitenti subiranno violenze, verranno dismessi d'autorità dai Lager (dopo il 1° settembre 1944) e costretti a presentarsi agli uffici di collocamento per ottenere il lavoro e la tessera annonaria per poter mangiare. L'accattonaggio era punito con la deportazione ai lavori forzati. Il 20 agosto 1944, in molti Lager viene celebrata la "Festa dell'apertura dei cancelli", ma per ragioni tecniche e per la resistenza degli IMI, gli ingaggi si protrarranno fino al marzo 1945. Esauriti i volontari, inizieranno le precettazioni anche degli ufficiali (2.300 a Wietzendorf). A fine guerra a Wietzendorf verranno liberati 4.000 ufficiali IMI, già depennati dagli archivi WAST, ma che non si fece in tempo ad avviare al lavoro. In questo periodo, di fronte al lavoro, gli IMI si distinguono in: ausiliari lavoratori, nei Bti, in alternativa alla "civilizzazione". Con quelli del 1° periodo a fine guerra saranno 61.000; lavoratori volontari liberi, impegnatisi per fame e depressione, con rinuncia alla fuga (prerogativa dei prigionieri). Molti, allo stremo delle forze, se non ci fosse stata la civilizzazione non avrebbero retto un secondo inverno nei reticolati e la propaganda fascista si farà vanto del loro provvidenziale salvataggio! lavoratori precettati liberi e finti precettati (volontari sostituenti precettati per crearsi un alibi), trattati come i volontari coatti per lo più irriducibili renitenti al lavoro, punibili col lavoro duro, sotto scorta armata, in KZ o Straflager; o internati restanti nel Lager, in attesa di precettazione, ufficiali superiori, anziani inabili, sanitari, cappellani e ordinanze. Gli ex IMI "civilizzati", a fine guerra saranno 495.000, per 2/3 volontari (per fame o depressione!) con firma di impegno e per 1/3 precettati. Tra i lavoratori liberi figurano 8.050 ufficiali di cui 5.400 volontari, 2.300 precettati e 358 coatti in Straflager (Muhiberg e altri), più 2.300 ex IMI e militari deportati in KZ dall'Italia. I deceduti sono circa 10.000. I civilizzati, al rilascio dal Lager, ricevevano in marchi gli eventuali accrediti precedentemente maturati e burocraticamente registrati, che potevano aggirarsi, complessivamente, in poco o nulla per la truppa e sui 1.150 marchi per un sottotenente, fino a 2.100 per un tenente colonnello. Essi godevano, inoltre, di una illusoria semilibertà di movimento e di orario, ricevevano un salario mensile di 120 (max 180) marchi al mese, ma dovevano pagarsi tutto: vitto, integrazioni alimentari, sigarette, alloggio (magari nell'ex Lager coi cancelli aperti e il piantone tedesco), vestiario, lavanderia, riuscendo difficilmente a risparmiare e a mandar soldi a casa. Alla liberazione, la Wehrmacht aveva ancora in forza 28.000 lavoratori dei Bti e 14.000 IMI (8.000 ufficiali in attesa di precettazione al lavoro, ufficiali superiori e anziani, inabili nei lazzaretti, un migliaio di ordinanze e un miglialo di sanitari). Rimpatriarono 560.000 ex-IMI (lavoratori e non), ma tra loro si mimetizzarono 40.000 civili e collaboratori, non identificati dal Ministero ma dai conteggi. Gli schiavi non sono tutti uguali e alcuni sono più schiavi di altri. I numeri non hanno anima, ma in quelli degli "schiavi di Hitler" c'è tutto il dolore di una umanità impotente e sopraffatta!

Marta Ascoli (Trieste, 9 novembre 1926Trieste, 23 marzo 2014) è stata una scrittrice italiana, di padre ebreo, superstite dell'Olocausto, testimone della Shoah italiana e autrice di un libro di memorie sull'Olocausto, incentrato sulla sua esperienza di deportata al campo di concentramento di Auschwitz.

Biografia

Marta Ascoli nasce a Trieste nel 1926 in una famiglia mista, padre di origine ebraica (Giacomo Ascoli) e madre cattolica (Ida Tommasini).[1] È battezzata ed educata alla fede cristiana cattolica, ma come Mischling ("mezzo-sangue"), all'età di 17 anni fu arrestata il 19 marzo 1944 e condotta alla Risiera di San Sabba.[2] Da lì il 29 marzo 1944 fu deportata assieme al padre al campo di concentramento di Auschwitz a bordo del convoglio n.25T. Per non lasciare solo il padre, Marta viaggia in un vagone dove è l'unica donna.

Il 16 agosto dello stesso anno le autorità tedesche comunicarono alla madre rimasta a Trieste che il marito e la figlia erano morti nei pressi di Monaco il 20 luglio "in un attacco terroristico" durante il trasferimento ad un campo di transito in Germania. In realtà, il marito era deceduto nelle camere a gas dopo l'arrivo del convoglio il 4 aprile 1944. Marta (cui venne assegnato il numero 76749) invece sopravvisse alle selezioni, alle durissime condizioni di lavoro, alla fame, al freddo, alle malattie.

Con l'avvicinarsi delle truppe sovietiche, il 31 dicembre 1944 Marta fu trasferita al campo di concentramento di Bergen-Belsen. Qui, ormai allo stremo, decise di farla finita inoltrandosi nella zona proibita vicino alla recinzione di filo spinato che circondava il campo. La sentinella la vide, le venne incontro, le intimò di spostarsi, ma non sparò.[3] Marta fu liberata dagli inglesi il 15 aprile 1945.

Il rientro in Italia nel giugno 1945 è carico di emozioni, per il ritorno alla vita e la sorpresa della madre che la credeva morta. Marta si sposa nel 1957 con Onofrio Puzzolo, con il quale ha due figli, Davide e Miriam.

Nell'ottobre 1986 Marta torna per la prima volta ad Auschwitz con un viaggio organizzato dall'ANED. Nel 1998 decide di mettere per iscritto le proprie memorie da Auschwitz nel libro Auschwitz è di tutti, tradotto anche in inglese e sloveno. Diviene un'attiva testimone della Shoah italiana, partecipando a numerosi incontri pubblici.

«Il Lager - ripeteva sempre - non è mai uscito dal mio cuore e dal mio cervello. Niente potrà riparare la ferita subita, ma sono convinta che noi ex-deportati possiamo fare qualcosa per gli altri, il mio ricordo non può e non deve rimanere chiuso tra le mura di casa, all'interno della famiglia, sento che la mia sventura riguarda tutti, le vittime di ogni violenza, ma anche chi continua a pensare all'altro come nemico da annientare, da liquidare».[4]

Muore a Trieste nel 2014.

Opere

  • Marta Ascoli, Auschwitz è di tutti, Trieste: Lint, 1998; rist. Milano: Rizzoli, 2011.
    • Auschwitz Belongs to Us All (trad. inglese), RCS Libri, 2013.
    • Auschwitz je tudi tvoj (trad. slovena di Magda Jevnikar), Trieste: Mladika, 2014.

Note

  1. ^ "Marta Ascoli", I nomi della Shoah italiana.
  2. ^ "Marta Ascoli", Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
  3. ^ Marisa Moles's Weblog (26 gennaio 2010).
  4. ^ Il Piccolo (25 marzo 2014).

Bibliografia

  • Liliana Picciotto, Il libro della memoria (II ed.; Milano: Mursia, 2001).

Collegamenti esterni




  Voce principale: Ghetti nazisti.
Ghetto di Kovno
Stato  Lituania
CittàKaunas
Abitanti30,000 ab. (agosto 1941 - 8 luglio 1944)

Il Ghetto di Kovno (Kaunas, Lituania) è stato uno dei più ampi tra i ghetti nazisti della seconda guerra mondiale nei territori conquistati in seguito all'invasione tedesca dell'Unione Sovietica. Istituito nell'agosto 1941, servì come luogo di raccolta per i circa 30.000 ebrei della città. Il numero dei suoi abitanti fu progressivamente ridotto attraverso una lunga serie di eccidi, fino alla liquidazione finale del ghetto nel luglio 1944.

La storia

 
Vittime dei pogrom antiebraici del giugno 1941

La città di Kovno (Kaunas) era uno dei centri piu' vitali della presenza ebraica in Lithuania. Nel 1939, vi vivevano circa 40.000 ebrei, un quarto della popolazione totale della città. Nel 1940-41, in seguito al Patto Molotov-Ribbentrop, Kovno fu annessa all'Unione Sovietica con il resto della Lituania. Il nuovo regime impose pesanti restrizioni anche all'autonomia delle istituzioni ebraiche. Il 14 giugno 1941, centinaia di famiglie ebree, tra cui proprietari di fabbriche, mercanti, personaggi pubblici e attivisti e dirigenti sionisti, furono mandati in esilio in Siberia (paradossalmente, salvandoli dall'imminente Olocausto).[1]

Quando il 22 giugno 1941 ebbe inizio l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica, cominciarono subito i primi eccidi di ebrei ad opera dei nazionalisti lituani e quindi delle truppe tedesche. Si stima che 10.000 ebrei furono assassinati tra il giugno e il luglio del 1941. Luoghi privilegiati degli eccidi divennero le fortezze che circondano la citta', in particolare al Nona, ma anche la Quarta e la Settima. Con le uccisioni vennero anche le confische delle proprietà. La propaganda antisemita e la prospettiva di un profitto personale alimentarono la partecipazione popolare ai pogrom antiebraici.[2]

Alla fine di agosto del 1941, la maggior parte degli ebrei nella Lituania rurale erano stati uccisi o deportati. I tedeschi si concentrarono ora sulla sorte degli ebrei che vivevano nelle grandi città.

Il ghetto (agosto 1941)

Quando il ghetto fu istituito nell'agosto del 1941, conteneva 29.760 ebrei. L'area assegnata consisteva in due parti (il "piccolo ghetto" e il "grande ghetto"), entrambe situate nel quartiere di Slobodka, ai lati della via principale. Un recinto di filo spinato, con postazioni presidiate da guardie lituane, era sistemato attorno al ghetto, le cui porte erano sorvegliate anche dalla polizia tedesca.

L'istituzione del ghetto non significo' una pausa negli eccidi. Il 4 ottobre 1941 il piccolo ghetto fu liquidato e furono uccisi 3.000 ebrei. Il 28-29 ottobre 1941, fu organizzata la "Gross Aktion", nel corso della quale 9.200 persone (2,007 uomini, 2,920 donne, e 4,273 bambini) furono portate al Nono Forte e lì uccisi.[3]

In confronto all'anno precedente, il 1942 fu un periodo relativamente "tranquillo" nella vita del ghetto di Kovno. La vita rimase molto difficile per la fame, il freddo e le malattie. Le autorità tedesche vietarono le gravidanze e le nascite, minacciando di morte le donne che non avessero abortito entro il settimo mese. Vi fu tuttavia una tregua nei massacri, dato che i tedeschi avevano bisogno di tutti coloro che erano rimasti in vita nel ghetto dall'età di 16 anni per lavorare nelle fabbriche che sostenevano il loro sforzo bellico.

 
Il consiglio ebraico del ghetto, presieduto da Elhanan Elkes

Le attività di vita quotidiana erano lasciate all'amministrazione di un Consiglio degli Anziani della Comunità del Ghetto Ebraico di Kovno (Aeltestenrat der Jedischen Ghetto Gemeinde Kauen), presieduto dal Dr. Elhanan Elkes, e da Leib Garfunkel, un avvocato e leader sionista, che fungeva da suo vice.[4]

L'Aeltestenrat nominò e supervisionò la polizia ebraica, che era responsabile per il lavoro forzato e il mantenimento dell'ordine pubblico. Il Consiglio cerco' anche di far fronte alla drammatica situazione alimentare, razionando le limitate forniture. Per la salute, il benessere e i servizi culturali fu creato un ospedale e una clinica medica, una casa per anziani, una mensa per i poveri, una scuola e un'orchestra. L'educazione pubblica dei bambini era stata vietata, fu comunque mantenuta sotto la copertura delle scuole di formazione professionale. Si organizzarono persino concerti, conferenze, serate letterarie e altri eventi culturali. Nel ghetto si formarono gruppi di resistenza (che riuscirono a far fuggire dal ghetto almeno 300 persone, che si unirono ai partigiani, ed anche alcuni neonati, affidati alla cura a famiglie cristiane).

L'Aeltestenrat soprattutto si preoccupo' di organizzare una forza-lavoro interna al ghetto composta da 6.500 donne, bambini e anziani, nella speranza che il loro lavoro a favore dell'industria bellica tedesca li rendesse indispensabili, ritardandone lo sterminio.[5]

La liquidazione del ghetto (8-13 luglio 1944)

Gia' nell'estate del 1943 i tedeschi iniziarono a liquidare i pochi ghetti rimasti (Bialystok ad agosto; Minsk, Lida, Vilnius a settembre, Riga a novembre). Anche a Kovno le operazioni si smantellamento cominciarono nell'autunno 1943, con la dispersione della forza lavoro nei vari campi di concentramento. Il 26-27 marzo 1944, 250 bambini e molti degli anziani del ghetto furono inviati a morire a Auschwitz.[6]

Per l'efficienza dei suoi apparati produttivi, tuttavia, il ghetto di Kovno fu uno degli ultimi ad essere smantellato, agli inizi di luglio 1944, quando l'Armata Rossa stava gia' avvicinandosi alla citta'.

L'8 luglio 1944, le forze tedesche e le milizie ausiliarie lituane penetrarono nel ghetto. Nei cinque giorni successivi (9-13 luglio), i militari fecero uso di granate fumogene e bombe incendiarie per costringere anche gli ebrei rimasti nascosti a uscire allo scoperto. Circa 2.000 ebrei morirono soffocati o tra le fiamme o in seguito alle esplosioni.[7] Alla fine i 6.000 sopravvissuti saranno deportati nei campi di concentramento di Stutthof e Dachau.

Quando il 1° agosto 1944 le forze sovietiche liberarono Kovno, solo un gruppo di 90 ebrei emersero dai bunker nascosti nell'area dell'ex-ghetto. Alcune centinaia erano i sopravvissuti unitisi ai partigiani nella foresta. 2.500 saranno i reduci dai campi di concentramento.[8]

La memoria

File:Kaunas KZ IX. Fort Memorial 09.JPG
Monumento in ricordo degli uccisi al Nono Forte
 
Monumento in memoria delle vittime del ghetto

Ci sono vari monumenti a Kaunas in ricordo delle vittime dell'Olocausto. Il più imponente è quello eretto nel 1984 nel Nono Forte, gia' dal 1958 trasformato in museo delle atrocità naziste.

Note

Bibliografia

  • Geoffrey P. Megargee, Christopher Browning, Martin Dean: The United States Holocaust Memorial Museum Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945: Vol. 2 – Ghettos in German-Occupied Eastern Europe. Indiana University Press, 2012. ISBN 0-253-35599-0. S. 675–678.

Voci correlate

Collegamenti esterni


  Portale Ebraismo: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Ebraismo

[[Categoria:Shoah]] [[Categoria:Ghetti ebraici della Lituania|K]]




La Lista dei giusti tra le nazioni italiani, redatta dall'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, comprende al 2017 i nominativi di 682 cittadini italiani non ebrei che nel periodo dell'Olocausto si prodigarono per la salvezza dei perseguitati razziali.

L'elenco ufficiale dei giusti italiani

Il presente elenco non e' in alcun modo inclusivo di tutti coloro che si prodigarono per la salvezza degli ebrei italiani durante l'Olocausto. Contiene esclusivamente le famiglie italiane alle quali il titolo di "Giusti tra le nazioni" sia stato ufficialmente riconosciuto dall'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, secondo i criteri specifici dell'onorificenza.[1] (i nominativi dei membri della famiglie sono seguiti dall'indicazione del luogo dove è avvenuta l'opera di soccorso e dalla data in cui l'onorificenza è stata accordata)

A

  1. ACETI -- Pietro Aceti, con i figli Mario e Giuseppina -- Gignese -- 2003.[2]
  2. ADAMI -- Ulisse Adami, & Ade (Cardini) Adami -- Siena -- 1982. [3] [vedi anche Cardini]
  3. AFAN DE RIVERA COSTAGUTI -- Achille Afan de Rivera Costaguti, & Giulia (Florio) -- Roma -- 2002.[4]
  4. ALDOVRANDI -- Antonio Aldrovandi, & Giulia (Porta) Aldovrandi -- 2013.[5]
  5. ALESSANDRI -- Spartaco Alessandri, con la madre Mimma Alessandri -- Cagli -- 2004.[6]
  6. ALESSANDRINI -- don Armando Alessandrini -- Roma -- 1996
  7. AMBROSTOLO -- Emilio Ambrostolo, & Virginia -- Cessole -- 1999
  8. AMENDOLA -- Maria Amendola -- Roma -- 1983
  9. AMERIO -- Padre Pasquale Amerio -- Saluzzo -- 1983
  10. ANDREANI -- Luisa Colombo Andreani -- Como -- 2004
  11. ANDREONI -- Gildo Andreoni, con la madre Elisa Muzzarelli e la sorella Rosa Andreoni -- 2014
  12. ANGELA -- Carlo Angela -- San Maurizio Canavese -- 2001
  13. ANICHINI -- Giuseppe Anichini, & Anna -- Livorno -- 2007
  14. ANNONI -- Fosco Annoni, con la sorella Tina Annoni -- Leopoli, Ucraina, e Parma -- 1993
  15. ANTOLINI -- Umberto Antolini, con i genitori -- Ferrara -- 1983
  16. ANTONIAZZI -- Maria Antoniazzi (madre Antonia) -- Roma -- 2004
  17. ANTONIOLI -- don Francesco Antonioli -- Roma -- 1996
  18. ANTONIONO -- Pietro Antoniono, & Maria (Brunetto), con il figlio Carlo Antoniono -- Torre Canavese -- 2013
  19. ARLERI -- Giovanni Battista Arleri, & Clelia (Damonte), con il figlio Elio Arleri -- Asti -- 2004
  20. ARNALDI -- Rinaldo Arnaldi -- 1983
  21. AVENIA -- Giacomo Avenia -- Calestano -- 1999
  22. AVONDET -- Michel Avondet, & Leontina -- 1981
  23. AZZALI -- Giuseppe Azzali -- 2003

B

  1. BADETTI -- Virginia Badetti (madre Maria Augustina) -- 1998
  2. BADINI -- Gustavo Badini, & Rosanna (Andreon) -- 2011
  3. BARALE -- Don Vincenzo Barale -- 2014
  4. BARBANO -- Sigismondo Ugo Barbano (Collegio San Giuseppe De Merode) -- 2014
  5. BARBIERI -- Ostilio Barbieri, & Amelia (Prevoli) Barbieri -- Calestano -- 1999
  6. BARDINI-SCEBANENKO -- Liuba Bardini Scebanenko -- 2002
  7. BARTALI -- Gino Bartali -- 2013
  8. BARTALUCCI (I) -- Biagio Bartalucci, & Armida (Bellucci) -- 2003
  9. BARTALUCCI (II) -- Bruno Bartalucci & Giacomina (Gallinaro) -- 2003
  10. BARTOLESCHI -- Vincenzo Bartoleschi, & Rosmunda (Gennari), con il figlio Benedetto Bartoleschi -- 2005
  11. BASSI (I) -- Mons. Angelo Bassi -- 2004
  12. BASSI (II) -- Giacomo Bassi -- San Giorgio su Legnano -- 1998
  13. BASSO -- Lida (Frisini) Basso -- 1978
  14. BASTIANON -- Alessandro Bastianon -- 1997
  15. BATTISTELLA -- Ida (Granzotto) Battistella -- 2015
  16. BECCARI -- Mons. Arrigo Beccari -- Nonantola -- 1964
  17. BELLATO -- Mons. Agostino Bellato -- 2013
  18. BELLIO -- Gino Bellio, & Elsa (Poianella) Bellio -- 1998
  19. BELMESSIERI -- Giovanni Belmessieri, con la figlia Gina Belmessieri || || 2005
  20. BENEDETTI -- Emilia Benedetti (suor Maria Agnese) -- 1998
  21. BERTOGLIO -- Mons. Francesco Bertoglio -- Roma -- 2011
  22. BERTONE -- Antonio Bertone -- 2006
  23. BETTIN -- Regina Bettin, & Giovanni Bettin -- 1994
  24. BEZZAN -- Emmo Bezzan, & Brunilde (Sigismondi) Bezzan, con la figlia Lavinia Bezzan Poggi -- 1984
  25. BIASION -- Giovanna Maria (Vavassori) Biasion -- 2012
  26. BILLOUR -- Amato Billour, & Letizia Billour -- 1981
  27. BISOGNI (I) -- Martino Bisogni, & Maria (Mazzieri) Bisogni -- Pitigliano -- 2002
  28. BISOGNI (II) -- Renato Bisogni, & Giovanna -- 1974
  29. BIVIGLIA -- Suor Giuseppina Biviglia -- 2013
  30. BIZZI -- Edmondo Carlo Bizzi, & Nerina (Montebello) Bizzi, con le figlie Bianca Bizzi Palmonari e Laura Bizzi -- 2004
  31. BOCCHESE -- Arturo Bocchese, & Renata (Brambilla) Bocchese -- 2015
  32. BOETTO -- Card. Pietro Boetto -- Genova -- 2016
  33. BOLDETTI -- Luciana Boldetti -- 1984
  34. BOLLEDI -- Anna Bolledi (suor Emerenzia) -- 1997
  35. BONAITI -- Giuseppe Bonaiti, & Luigia (Baracchetti) Bonaiti -- 1997
  36. BONECHI -- Ettore Bonechi -- 2007
  37. BONI-BOLDONI -- don Enzo Boni-Boldoni -- Quara -- 2002
  38. BORGOGNI -- Vasco Borgogni, & Ada (Rosi) Borgogni || Siena || 2012
  39. BORROMEO -- Borromeo, Giovanni || Roma || 2004
  40. BORSOTTO -- Antonio Borsotto -- 2014
  41. BORTOLAMEOTTI -- Mons. Guido Bortolameotti -- 1981
  42. BOSSI -- Mons. Francesco Bossi || Crema || 2014
  43. BRACCAGNI -- Don Alfredo Braccagni -- 1978
  44. BRACCI -- Umberto Bracci, con la figlia Lina Bracci Marchetti -- 1990
  45. BRANDI (I) -- Nino Brandi, & Rita (Scrivani) Brandi -- 2004
  46. BRANDI (II) -- Suor Ermella Brandi -- 2013
  47. BRANDONE -- Domenico Brandone, & Luigia (Armellino) Brandone || Cessole || 1999
  48. BRECCIA FRATADOCCHI -- Giuseppe Breccia Fratadocchi, & Lucia -- 2012
  49. BRIZI -- Luigi Brizi, con il figlio Trento Brizi -- Assisi -- 1997
  50. BRONDELLO -- don Francesco Brondello -- 2004
  51. BRIGNOLI -- Luigi Brugnoli, & Ombrellina (Cavalca) Brugnoli -- 2000
  52. BRUNACCI -- Mons. Aldo Brunacci -- Assisi -- 1977
  53. BRUNAZZO -- Guerrino Brunazzo -- 2016
  54. BRUNETTI -- Roberto Brunetti, & Maria Brunetti -- Caprarola -- 2005
  55. BRUSASCA -- Giuseppe Brusasca -- 1969
  56. BRUTTI -- Giuseppe Brutti, & Elvira (Lucci) Brutti -- 2004
  57. BUCCI -- Giovanbattista Bucci, & Laura Bucci -- 2005
  58. BUFFA -- Don Franco Buffa -- 2015
  59. BULGARI -- Constantino Bulgari, & Laura Bulgari -- Roma -- 2003
  60. BUONAIUTI -- Ernesto Buonaiuti -- Roma -- 2012
  61. BURIAN -- Anita (Pesante) Burian -- 1983
  62. BUSNELLI -- Sandra Busnelli (suor Ester) -- 1995
  63. BUSSA -- Don Eugenio Bussa -- 1990

C

  1. CABRUSA -- Emilia Cabrusa, & Giorgio -- Velletri -- 1997
  2. CAGLIO -- Virgilio Caglio, & Amalia -- 1999
  3. CAGNASSI -- Sabino Cagnassi -- 2014
  4. CALIGIURI -- Clelia Caligiuri -- Piavon -- 1966
  5. CAMPOLMI -- Gennaro Campolmi -- Firenze -- 1976
  6. CANDINI -- Pio Candini, & Gina -- San Giorgio di Piano -- 1998
  7. CANELLI -- Luca Canelli -- 1999
  8. CANESSA -- Mario Canessa || Tirano || 2008
  9. CANOVA -- Alfonso Canova || Bologna || 1968
  10. CAPPELLO -- Giovanni Cappello, & Luigia || Venezia || 1996
  11. CARDINALI -- Ciro Cardinali || Livorno || 2007
  12. CARDINI (I) -- Gino Cardini || Siena || 1982
  13. CARDINI (II) -- Lodovico Cardini, & Lydia || Siena || 1982
  14. CARINI -- Alberto Carini, & Maria (Giacconi) || || 2009
  15. CARLOTTO -- don Michele Carlotto (presbitero) || Valli del Pasubio || 1996
  16. CARONIA -- Caronia, Giuseppe || Roma || 1996
  17. CARUGNO -- Carugno, Osman || Bellaria || 1985
  18. CASALE -- Maddalena Casale (Giraudi) || || 2012
  19. CASAROTTO -- Giuseppe Casarotto, & Teresa (Pozzato) || || 2013
  20. CASINI (I) -- Casini, don Leto || Firenze || 1966
  21. CASINI (II) -- Casini, Enzo & Maria Pia (Bellini) || || 1977
  22. CASOLARI -- Giovanni Casolari, & Denilia (Romani), con le sorelle Cristina e Maria -- 2013
  23. CASTALDO -- Castaldo, Maria -- 2011
  24. CASTELLI -- Filippo Castelli, & Gina (Frangini) || Roma || 1983
  25. CASTRACANE -- Roberto Castracane || Villa Santa Maria || 1978
  26. CATANEO -- Lydia Cataneo (Gelmi) -- Bergamo -- 1974
  27. CAVASIN -- Mons. Vittorio Cavasin -- 2015
  28. CECCHINI (I) -- Elena Cecchini -- 2013
  29. CECCHINI (II) -- Saturno Cecchini, & Derna (Peruzzi) -- 2015
  30. CEI -- Maria Maddalena Cei, per le Serve di Maria SS. Addolorata -- Firenze -- 1997
  31. CERIOLI -- Angelo Cerioli, con la figlia Dina -- Magenta -- 1997
  32. CEVOLI -- Giorgio Cevoli -- 2006
  33. CICUTTI -- Lajos Cicutti, con i figli Luigi & Jozsef -- Budapest || 2000
  34. CITTERICH -- Mario Citterich, & Lina -- Salonicco || 1987
  35. CIUCCOLI -- Francesco Ciuccoli, & Emilia -- Giampereta || 2002
  36. CIVICA -- Giuseppe Civica, & Angelina -- 2006
  37. CODURI -- Elvezio Coduri, & Olive Cosgrove -- Suna || 1983
  38. COLBERTALDO -- Colbertaldo, Ida (Mozzachiodi) -- 2010
  39. COLSALVATICO -- Tullio Colsalvatico -- Fiastra || 2009
  40. COMBA -- Alfredo Comba, & Maria (Avondet) -- 1981
  41. CONCI -- Ines Conci, & Aurelio -- Milano -- 1978
  42. CONTE -- Natale Conte, & Maria -- 2016
  43. CORDANI -- Severino Cordani, & Celestina, con la figlia Maria -- 2015
  44. CORNINI -- Attilio Cornini, & Iole (Bosi) -- 2011
  45. CORRIAS -- Salvatore Corrias -- 2006
  46. CORSETTI -- Maria Corsetti (suor Ferdinanda) -- 1997
  47. CORSINI -- Ugo Corsini -- 2013
  48. COSTANTINI -- Cesare Costantini, & Letizia (Frangini) -- Roma -- 1983
  49. COSTANZI -- Giuseppe Costanzi, & Elena (Simonetti) -- Roma -- 1999
  50. CRIPPA-LEONI -- Lina Crippa-Leoni -- Milano -- 1978
  51. CROCI -- Guido Croci -- 2015
  52. CUGNACH -- Vittorio Cugnach -- 2006
  53. CUNIAL -- Fausto Cunial -- Possagno -- 1997
  54. CUPERTINO -- Past. Daniele Cupertino, & Teresa (Morelli) -- Roma -- 1983
  55. CUSTO -- Emanuele Custo, & Rosetta -- Cadibrocco di Serra Riccò -- 1989

D

  1. DAELLI -- don Alessandro Daelli (Roma) - 2 settembre 1999
  2. DAINELLI -- Luciano Dainelli, e i genitori Vincenzo Dainelli & Adele Pacchiarotti Dainelli (Pitigliano, Grosseto) - 18 marzo 2002
  3. DALLA COSTA -- Sua Eminenza Elia Dalla Costa arcivescovo di Firenze - 26 novembre 2012
  4. DALLA TORRE -- don Angelo Dalla Torre (Treviso) - 14 dicembre 1965
  5. DALLA VALLE -- Antonio Dalla Valle (Bagnacavallo, Ravenna) - 28 aprile 1974
  6. DANESE --
  7. DARMON-VALERI -- Pina Valeri Darmon (Roma) - 29 gennaio 1974
  8. DE ANGELIS -- Enrico De Angelis & Giuseppina Di Carlo De Angelis (Roma) - 24 giugno 1996
  9. DE BELLIS -- Orlando e Maria De Bellis, Porto Recanati, 2006
  10. DE BENI -- Benedetto De Beni - 8 settembre 1996
  11. DE FIORE -- Angelo De Fiore (Roma) - 8 luglio 1969
  12. DE FRANC -- Benvenuto De Franc & Carlotta Carletti De Franc (Roma) - 5 luglio 1983
  13. DE GHANTUZ-CUBBE -- Don Raffaele de Ghantus-Cubbe -- 2010
  14. DE MARCO -- Alfredo e Giuseppina De Marco (Rucci) la figlia Giulia Atessa (CH) (30 aprile 2006)
  15. DE MICHELI-TOMMASO -- Mario De Micheli & Ada Tommasi De Micheli - 18 novembre 1982
  16. DE ZOTTI -- don Giuseppe De Zotti - 14 dicembre 1965
  17. DELLA LUCIA
  18. DELLA NAVE -- Giovanni Della Nave & Mariangela Rabbiosi Della Nave - 23 luglio 2003
  19. DELLA SALE
  20. DELL'AGNOLA
  21. DEQUARTI
  22. DI GORI --Piero Di Gori & Albina Di Gori (Montale, Pistoia) - 4 ottobre 1992
  23. DI GRASSI Sem Grassi & Maria Grassi (San Piero Agliana, Pistoia) - 4 ottobre 1992
  24. DI PIETRO -- fratel Alessandro Di Pietro, (Roma) - 16 luglio 2001
  25. DI RUSSO
  26. DOMINICI
  27. DRESSINO -- padre Antonio Dressino, (Roma) - 31 luglio 1995
  28. DRIGO -- Giuditta Drigo - 19 aprile 1998

E (1)

  1. EHRHARD -- padre Maria Leone Ehrhard -- Roma -- 2001

F (19)

  1. FACIBENI -- Facibeni, mons. Giulio -- Firenze -- 1996
  2. FAGIOLO -- Fagiolo, mons. Vincenzo -- Roma -- 1983
  3. FAINA -- Faina, Aldo & Francesca -- 2008
  4. FALCHETTI -- Falchetti, Agostino & Clementina (Martifagni) -- 2015
  5. FANTERA -- Fantera, Bruno, con la madre Esifile -- Roma -- 2008
  6. FANTONI -- Fantoni, Renato & Beatrice (Bartolini) --
  7. FARAONI -- Faraoni, Alfonso & Delia
  8. FELICI -- Felici, Pietro
  9. FERRARI (I) -- Ferrari, Anna (Bedone) & Giovanni -- 1997
  10. FERRARI (II) -- Ferrari, suor Maria Angelica -- 1992
  11. FERRARIS -- Ferraris, Luigi --
  12. FOCHERINI -- Focherini, Odoardo -- Carpi -- 1969
  13. FOLCIA -- Folcia, suor Marta -- 1994
  14. FRABONI -- Fraboni, Benedetto --
  15. FRACCON -- Fraccon Torquato -- 1978
  16. FRANCHITTI -- Franchitti, Nicandro
  17. FRANGINI -- Frangini, Amalia -- Roma -- 1983
  18. FRIELINGSDORF -- Frielingsdorf, Maurizio & Maria
  19. FURLAN -- Furlan, Elvira -- 1990

G

  1. GALBIATI
  2. GALETTI -- Salvatore Galetti & Anna Signori Galetti (Laglio) - 23 marzo 2005
  3. GALLINA -- Elio Gallina (Treviso) - 2007
  4. GALVANI (I) -- Pietro Galvani & Giovanna Belmessieri Galvani - 18 aprile 2005
  5. GALVANI (II) -- Guelfo Galvani (Milano) - 14 ottobre 1985
  6. GANDOLFI -- Giuseppe Gandolfi & Albina Gigliotti Gandolfi (Ostia Parmense, Parma) - 23 febbraio 2005
  7. GARAGNOLI
  8. GARBINI -- Antonio Garbini (Magenta, Milano) - 22 dicembre 1997
  9. GARDIN
  10. GARIBALDI -- Ciro Garibaldi & Maria Cassinelli Garibaldi (Frisolino) - 22 dicembre 1997
  11. GAROFANO -- Francesco Garofano & Elsa Garofano (Grognardo, Alessandria) - 16 gennaio 1979
  12. GATTI -- Arturo Gatti (Karvaloc, Iugoslavia) - 15 giugno 1991
  13. GAZZOLA
  14. GELATI
  15. GENNARETTI
  16. GENNARI
  17. GENTILI -- Mario Gentili (Roma) - 25 febbraio 1996
  18. GERBALENA-ZANARDI -- Luciano Gerbalena-Zanardi (Roma) - 8 settembre 1986
  19. GERBALENA
  20. GHELLI -- Vittorio Ghelli & Bianca Ghelli (Milano) - 14 ottobre 1985
  21. GIANAROLI
  22. GIGLI
  23. GILARDI
  24. GIORDANO
  25. GIORGETTI -- Ezio Giorgetti (Bellaria-Igea Marina, Rimini) - 5 maggio 1964
  26. GIORGI (I)
  27. GIORGI (II)
  28. GIOVANNOZZI -- Giorgio Giovannozzi & Luisa Bezzan Giovannozzi - 3 maggio 1984
  29. GIOVANNUCCI
  30. GIROTTI -- padre Giuseppe Girotti (Torino) - 14 febbraio 1995
  31. GRADASSI -- don Giulio Gradassi (Castiglioni, Firenze) - 30 marzo 1975
  32. GRANGER
  33. GRASSO -- Luigi Grasso & Maria Cagliero Grasso (Loreto di Fossano) - 4 aprile 2001
  34. GUIDI -- Otello Guidi (Roma) - 2007
  35. GUZZETTI

H

  1. HUGON -- Carlo Hugon, & Ernestina (Fontana) Hugon -- 2013

I

  1. IEZZI -- Emidio Iezzi, & Milietta -- Guardiagrele -- 1996
  2. INNOCENTI -- Alberto Innocenti -- 2012
  3. ISOTTON -- Ferdinando Isotton, & Evangelina -- Possagno -- 1990

J

  1. JEMOLO -- Arturo Carlo Jemolo & Adele (Morghen), con la figlia Adele Maria Jemolo -- Roma -- 1968

L

  1. LABADINI -- Francesco Labadini -- 2015
  2. LAI -- Lelio Lai, & Lina (Vannini) Lai -- 1996
  3. LAVIZZARI -- Barbara Lavizzari (suor Maria Giuseppina) -- 2003
  4. LAZZARINI -- Giacinto Domenico Lazzarini - 1978
  5. LAZZERI -- Don Innocenzo Lazzeri -- 2015
  6. LEFEVRE -- Amedeo Lefevre, & Nilde (Cesaretti) Lefevre -- Roma -- 1992
  7. LELLI -- Alfredo Lelli, & Livia Lelli -- Maltignano -- 2004
  8. LENTI -- Ida (Brunelli) Lenti -- Monselice -- 1993
  9. LESTINI -- Pietro Lestini, con la figlia Giuliana Lestini -- Roma -- 1995
  10. LEVORATO -- Giulio Levorato, & Stella (Colognato) Levorato -- Venezia -- 2012
  11. LEVRERO -- Don Emanuele Levrero -- Genova -- 2009
  12. LOBATI --Goffredo Lobati, & Stefania (Balocchi) Lobati, con il figlio Adolfo Lobati -- 2012
  13. LOMAZZI (I) -- Davide Lomazzi, & Giovanna -- 2011
  14. LOMAZZI (II) -- Erminio Lomazzi, & Ada -- 2011
  15. LONARDONI -- Giuseppe Lonardoni, & Genoveffa -- 2006
  16. LORENZINI (I) -- Antonio Lorenzini -- 2001
  17. LORENZINI (II) -- Lorenzo Lorenzini, & Antonietta (Giudici) Lorenzini -- Firenze -- 2010
  18. LORIGA -- Francesco Loriga, & Carmen Loriga -- 2008
  19. LUCCHESI -- Mario Lucchesi -- 2015

M (49 famiglie)

  1. MACCIA -- Guglielmo Maccia & Amelia Fassero Maccia (Milano) -- 1995
  2. MAGISTRALI -- Don Ubaldo Magistrali -- 2015
  3. MAGNA -- Battista Magna (Magenta, Milano) - 22 dicembre 1997
  4. MAGRI -- Leonilde (Simonazzi) Magri -- 2014
  5. MALAN -- Silvia Avondet Malan - 24 febbraio 1981
  6. MANA -- Don Antonio Mana -- 2015
  7. MANCINI -- Gustavo Mancini - 31 gennaio 1978
  8. MANI -- Antonio Mani, & Bartolomea (Bertoli) Mani -- Lavenone -- 2000
  9. MARCELLO DEL MAJNO -- Alessandro Marcello del Majno -- 2015
  10. MARCHEGGIANI -- Ivo Marcheggiani -- 2012
  11. MARCONI --
  12. MARCUCCI -- Mario Marcucci & Maria Marcucci (Roma) - 6 maggio 2002
  13. MARIE-XAVIER -- Marie Marteau (madre Marie de Saint Francois Xavier) (Roma) - 6 maggio 2002
  14. MAROZZINI --
  15. MARRONE -- Calogero Marrone -- 2012
  16. MARTELLA -- Mario Martella (Roma) - 30 agosto 2007
  17. MARTINETTI (I)
  18. MARTINETTI (II)
  19. MASCIADRI -- Ginevra Bedetti Masciadri (Como) - 13 ottobre 2004
  20. MASSARELLI
  21. MATERASSI
  22. MAY -- Ernesto May (Crema) 21 novembre 2007
  23. MAZZA -- Giuseppe Mazza & Maria Bonaiti Mazza - 4 settembre 1997
  24. MAZZANTI
  25. MAZZARELLO
  26. MAZZOCCA
  27. MAZZOCCHI
  28. MECACCI -- don Vivaldo Mecacci - 31 gennaio 1978
  29. MEINARDI -- Giuseppe Meinardi (Cuneo) - 16 dicembre 1998
  30. MELANI -- don Alfredo Melani (Roma) - 2 settembre 1999
  31. MENEGHELLO -- Mons. Giacomo Meneghello
  32. MENGOZZI -- mons. Duilio Mengozzi (Sansepolcro) - 3 settembre 2013
  33. MICHELONE -- don Martino Michelone (Moransengo, Asti) 8 maggio 2011[7]
  34. MILANA -- Agapito Milana & Assunta Milana, e i figli Angelo Maria Milana, Giulia Milana & Lida Milana (Olevano Romano, Roma) - 4 aprile 2001
  35. MILESI
  36. MINARDI -- Luisa Minardi (Parma) - 25 agosto 2003
  37. MISTRUZZI
  38. MOGLIA -- Ugo Moglia (Torino) - 1º gennaio 2004
  39. MOLINARI
  40. MONTANARI
  41. MONTESANO
  42. MORALDO -- Francesco Moraldo (Creppo di Triora, Imperia) - 11 febbraio 1999
  43. MORANI -- Vittoria Maria Morani -- 2013
  44. MOREALI -- Giuseppe Moreali (Nonantola, Modena) - 18 febbraio 1964
  45. MORGANTI -- Guido Morganti (Cattolica) - 14 gennaio 2007
  46. MOSCA-GORETTA
  47. MUCCIARINI
  48. MURATORI
  49. MUSSO Renato Musso & Enrica Cavalchini Musso (Roma) - 16 dicembre 1998

N (9)

  1. NAPOLEONE -- Raffaello Napoleone, & Caterina -- 2007
  2. NATALI -- Umberto Natali & Amina Nuget Natali (Pescia) - 26 novembre 2003
  3. NATONI -- Ferdinando Natoni (Roma) - 14 novembre 1994
  4. NEMBRINI
  5. NERI
  6. NICCACCI -- padre Rufino Niccacci (Assisi) - 17 aprile 1974
  7. NICOLINI -- mons. Giuseppe Placido Nicolini (Assisi) - 6 dicembre 1977
  8. NODARI -- Francesco Lorenzo Nodari & Maria Chiara Carnazzi Nodari (Gandino, Bergamo) - 9 agosto 2004
  9. NUCCIARELLI -- Agostino Nucciarelli & Annunziata Simonelli Nucciarelli (Pitigliano, Grosseto) - 18 marzo 2002

O (5)

  1. OBERTO -- Luigi Oberto, & Maria (Roggero) -- La Morra -- 1998
  2. OLLARI -- don Ernesto Ollari -- Canesano di Calestano -- 1999
  3. ONGARO -- Bortolo Ongaro, & Battistina -- Gandino -- 2004
  4. ORDAN -- Cesare Ordan, & Linda (Piron) -- Campolongo Maggiore -- 2013
  5. OTTONELLO -- Giacomo Ottonello, con la sorella Rosetta -- 2015

P (27)

  1. PACE -- Angelo Pace & Filomena Pace - 19 novembre 1979
  2. PALATUCCI -- Giovanni Palatucci (Fiume) - 12 settembre 1990
  3. PALAZZINI -- card. Pietro Palazzini (Roma) - 26 maggio 1983
  4. PANCANI -- Leonilda Barsotti Pancani - 11 febbraio 1999
  5. PANNINI -- Elvira Pannini - 26 ottobre 1982
  6. PAOLI -- Don Arturo Paoli (Lucca) - 19 maggio 1999
  7. PARENTI -- Armando Parenti & Margherita Parenti - 2006
  8. PASIN -- Don Ferdinando Pasin (Treviso) - 23 dicembre 1999
  9. PEREZ -- Luigi Perez & Sandra Perez (Gazzo Veronese, Verona) - 2 agosto 1999
  10. PERLASCA Giorgio Perlasca (Budapest, Ungheria) - 9 giugno 1988
  11. PERNA -- Giovanni Perna, & Renata (Servilli) Perna -- 2014
  12. PERRON -- Don Cirillo Perron -- 2014
  13. PERRONE -- Lorenzo Perrone - 7 giugno 1998
  14. PERUGINI -- Stefano Perugini & Adele Mozzetti Perugini e il figlio Sem Perugini (Pitigliano, Grosseto) - 18 marzo 2002
  15. PESANTE -- Giovanni Pesante & Angelica Pesante - 26 maggio 1983
  16. PIANA -- Ercole Piana & Gina Piana - 10 agosto 1978
  17. PICCININI -- don Gaetano Piccinini (Roma) - 2011[8]
  18. PIGLIAPOCO -- Attilio Pigliapoco & Lidia Pigliapoco (Polverigi, Marche) - 27 giugno 1995
  19. POCE
  20. POLI
  21. POLLO
  22. PORENA-MORI -- Linda Porena Mori - 2006
  23. POSTA -- Don Ottavio Posta (Isola Maggiore, Perugia) - 15 settembre 2011[9]
  24. PRETTI -- Felice Pretti Giuseppina Gusmano Pretti - 11 ottobre 2000
  25. PRICCO
  26. PUGI -- Luigi Pugi - 27 gennaio 1977
  27. PUPITA -- Giuseppe Pupita, & Elena Pupita, con la figlia Anna Maria Pupita -- 2015

R (22)

  1. RAFFA -- mons. Maurizio Raffa (Roma) - 23 novembre 2009
  2. RAGIONIERI -- Alberto Ragionieri & Clelia Casolino Ragionieri - 23 agosto 2004
  3. RAIMONDO -- Matteo Raimondo, & Maria, con il figlio Giuseppe -- 2013
  4. RASPINO -- padre Francesco Raspino (Saluzzo, Cuneo) - 22 maggio 1983
  5. RAVERA -- Carlo Ravera & Maria Ravera (Alba, Cuneo)- 23 gennaio 1975
  6. RECCHIA -- Emilio Recchia -- 2013
  7. REPETTO -- Don Francesco Repetto (Genova) - 29 aprile 1976
  8. RICCARDI -- Pellegrino Riccardi - 26 dicembre 1988
  9. RICHELDI -- Don Benedetto Richeldi - 3 maggio 1973
  10. RICHETTO -- Carmelo Richetto & Angiola Quattrin Richetto (Villar Dora, Torino) - 13 settembre 1982
  11. RICOTTI -- padre Cipriano Ricotti (Firenze) - 10 dicembre 1972
  12. RIGHI
  13. RIZZETTO
  14. RIZZOLIO -- Beatrice Rizzolio - 23 gennaio 1975
  15. RODA-BOGGIO --
  16. ROMANI
  17. ROMOLI
  18. mons. Luigi Rosadini - 26 ottobre 1982
  19. ROSSI (I)
  20. ROSSI (II)
  21. ROTTA -- mons. Angelo Rotta (Budapest, Ungheria) - 16 luglio 1997
  22. RUDELLI -- Vincenzo Rudelli (Gandino, Bergamo) - 9 agosto 2004

S

  1. SACCHI (I) -- Sacchi, Riccardo & Edmea -- Sustinente -- 1999
  2. SACCHI (II) -- Sacchi, Vando & Ebe -- 2000
  3. SALA (I) -- Sala, Anna -- Venezia -- 2000
  4. SALA (II) -- Sala, don Dante -- Mirandola -- 1969
  5. SALVI (I) -- Salvi, don Carlo -- Genova -- 1976
  6. SALVI (II) -- Salvi, Elena -- 2005
  7. SANTERINI -- Santerini, Mario & Lina -- Firenze -- 1966
  8. SAPINO -- Sapino, Giuseppe -- Pranzalito a San Martino Canavese -- 1989
  9. SARACCO -- Saracco, Michelina -- Govone -- 1988
  10. SARCOLI -- Sarcoli, Livia -- 2014
  11. SCARLATTI -- Scarlatti, Gino & Esterina -- 2008
  12. SCHIVO (I) -- Schivo, Andrea -- 2010
  13. SCHIVO (II) -- Schivo, mons. Benamino -- Città di Castello -- 1986
  14. SCRIVANI -- Scrivani, Giuseppe & Teresa (Muzio) -- 2004
  15. SELVI -- Selvi, Gino & Rina -- 2006
  16. SENISE -- Senise, Francesco & Gilda (Rossi) --
  17. SERAFINI -- Serafini, Francesca --
  18. SERGIANI -- Sergiani, Enrico & Luigina (Manzaroli) -- 1994
  19. SERRA -- Serra, Fernando & Eugenia (Cutelli) --
  20. SERRANI -- Serrani, Villebaldo e Teresa -- 2007)
  21. SERVALLI -- Servalli, Giovanni -- Gandino -- 2004
  22. SGATTI -- Sgatti, Alessandro & Irina, con la figlia Luce Sgatti -- Marina di Carrara -- 1981
  23. SIBONA -- Sibona, Enrico -- Maccagno -- 1992
  24. SIGNORI -- Signori, Gino -- Amburgo -- 1984
  25. SILVESTRI -- Silvestri, Maria Adelaide (Sabatini) --
  26. SIMEONI -- Simeoni, don Giovanni -- Firenze e Treviso -- 1965
  27. SIMONELLI -- Domenico Simonelli & Letizia Serri Simonelli (Pitigliano, Grosseto) - 18 marzo 2002
  28. SOFFICI (I) -- Dante Soffici & Giulia Soffici, (Brollo di Figline Valdarno, Firenze) - 14 novembre 1988
  29. SOFFICI (II) -- Oreste Soffici & Marianna Soffici
  30. SONNO -- Fortunato Sonno (Pitigliano, Grosseto) - 30 maggio 2002
  31. SOTGIU -- Girolamo Sotgiu, & Bianca (Ripepi)
  32. SPADA -- Lorenzo Spada (Demonte, Cuneo) - 14 novembre 1974
  33. SPINGI -- Vito Spingi - 10 settembre 1974
  34. STABLUM -- padre Emanuele Stablum (Roma) - 16 aprile 2001
  35. STADERINI -- Fausto Staderini & Bice Gilardoni Staderini (Roma) - 21 giugno 2010[10]
  36. STEFANINA -- Suor Stefanina -- 2015
  37. STOCCO -- Stocco, don Oddo -- San Zenone degli Ezzelini -- 2011
  38. STORTINI -- Stortini, Quirino & Sperandia -- 2006
  39. SUCCI -- Succi, Luigi & Maria (Pini) -- 2013

T

  1. TAGLIABUE -- Tagliabue, Luigi & Angela (Mariani) -- Desio -- 1989
  2. TAGNI -- Tagni, Rocco & Giuseppina (Oberti) -- 2008
  3. TALAMONTI (I) -- Talamonti, Adelino, con il figlio Fides Talamonti -- Offida -- 1979
  4. TALAMONTI (II) -- Talamonti, Camillo, con i figli Fernando Talamonti & Emma Talamonti (madre Fernanda -- Offida -- 1979
  5. TAMBALO --Tambalo, Alberto -- 2013
  6. TAMBINI -- Tambini, Aurelio & Aurelia, con i figli Vincenzo Tambini & Rosita Tambini -- Bagnacavallo -- 1974
  7. TANI -- Tani, Raffaello & Iolanda -- 2006
  8. TANTALO -- Don Gaetano Tantalo -- Tagliacozzo -- 1978.[11]
  9. TAROLI -- Taroli, Emilia (suor Paola) -- Venezia -- 2013
  10. TIBERTI -- Tiberti, Egidio & maria (Barberi)
  11. TIBURZIO -- Tiburzio, Giuseppe, con i genitori Giovanni Tiburzio & Emma Tiburzio -- 1974
  12. TIRAPANI -- Tirapani, Mario -- 2014
  13. TIRELLI -- Tirelli, Francesco -- 2008
  14. TOGLIATTO
  15. TOMATIS
  16. TORREGGIANI -- Torreggiani, Fernando -- Marchirolo -- 2001
  17. TOSI --Tosi, Angelo & Teresa -- 2012
  18. TREDICI -- Tredici, Vittorio -- Roma -- 1997
  19. TRELLA --- Trella, Serafino & Amalia (de Rosa) -- 2011
  20. TRIBBIOLI -- Tribbioli, suor Maria Agnese -- 2009
  21. TURRINI -- Adele Turrini -- 1981

V (14)

  1. VAGNI -- Alberto Vagni -- 2014
  2. VAIANI -- Caterina Vaiani -- Magenta -- 1997
  3. VALACCHI -- Vittoria Valacchi -- 2013
  4. VANNELLI -- Amelio Vannelli -- 2014
  5. VANNINI -- Caterina (Mecacci) Vannini -- 1978
  6. VAROLI -- Luigi Varoli, & Anna -- Cotignola -- 2002
  7. VENTURINO -- Giovanna (Negro) Venturino, con le figlia Maria Teresa Amedea Segre (Venturino) e la sorella Margherita Soliani Raschini (Negro) -- 2012
  8. VEROLINO -- Mons. Gennaro Verolino -- Budapest & Roma -- 2005
  9. VESPIGNANI -- suor Benedetta Vespignani -- 1994
  10. VIALE -- Don Raimondo Viale -- Borgo San Dalmazzo -- 2000
  11. VILLANI -- Mara (Muggiani) Villani -- 2013
  12. VINAY -- Past. Tullio Vinay -- Firenze -- 1981
  13. VINCENTI -- Don Federico Vincenti -- Perugia -- 1997
  14. VIRGILI -- Virgilio Virgili, & Daria (Maestrini), con le figlie Mercedes Virgili Faraoni & Gianna Virgili Carnali -- Secchiano di Cagli -- 1992

W ( 1 )

  1. WIEL -- Alessandro Wiel, & Luisa -- Quartarezza e Azzanello di Pasiano -- 1997

Z (7)

  1. ZANARDI -- Francesco Zanardi, & Ottavia -- 2012
  2. ZANCHI -- Margherita (Beduschi) Zanchi -- Rivarolo Mantovano -- 2000
  3. ZANGANELLI -- Girolamo Zanganelli, & Giuseppina -- 2007
  4. ZANOLETTI -- Mario Zanoletti -- 2006
  5. ZANZI -- Vittorio Zanzi, & Serafina -- Cotignola -- 2002
  6. ZARA -- Adele Zara -- Oriago -- 1996
  7. ZENARI -- Eugenio Zenari, & Teresa -- 2006

Note

Bibliografia

  • Israel Gutman, Liliana Picciotto, Bracha Rivlin, I Giusti d'Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei. 1943-1945, Mondadori, ISBN 88-04-55127-5

Note generali

Tra gli uomini e donne di ogni ceto che ospitarono e protessero ebrei a rischio della loro vita, in alcuni casi sacrificando la loro vita, vi sono:

File:Giorgio Perlasca monumento a Budapest.JPG
Monumento a Budapest dedicato a Giorgio Perlasca, che fintosi consigliere dell'ambasciata spagnola salvò 5.000 ebrei ungheresi

Tra i giusti italiani vi sono persone, come Giorgio Perlasca o Angelo Rotta, la cui azione ha portato alla salvezza di migliaia di persone; altri (come Francesco Repetto e Carlo Salvi, Leto Casini e padre Cipriano Ricotti, padre Aldo Brunacci e padre Rufino Niccacci, don Arturo Paoli, padre Maria Benedetto, don Arrigo Beccari, don Raimondo Viale, ecc.) i quali si trovarono a gestire complesse reti di assistenza clandestina in collaborazione con la DELASEM; e persone che più semplicemente, ma con uguale dedizione, hanno salvato anche una sola vita.

Vari tra essi subirono l'esperienza del carcere, degli interrogatori e delle percosse (don Arrigo Beccari, don Alfredo Braccagni, Alfonso Canova, don Leto Casini, Leonilda Barsotti Pancani, Ferdinando Natoni, don Dante Sala, Vincenzo Tambini, e altri). Sei di essi furono deportati in Germania (Lina Crippa-Leoni e Torquato Fraccon a Mauthausen, padre Giuseppe Girotti, Calogero Marrone e Giovanni Palatucci a Dachau, Odoardo Focherini a Hersbruck, Enrico Sigona). Cinque di essi (Odoardo Focherini, Torquato Fraccon, padre Giuseppe Girotti, Calogero Marrone e Giovanni Palatucci) non fecero ritorno dalla loro prigionia; altri morirono nella lotta partigiana, come Rinaldo Arnaldi, perito in combattimento sull'altopiano di Asiago, e Lorenzo Spada, catturato e impiccato nella piazza di Demonte (Cuneo).

La solidarietà italiana si estese oltre i confini nazionali: Giorgio Perlasca, monsignor Angelo Rotta e i Cicutti in Ungheria; i Citterich (i genitori del giornalista Vittorio Citterich) in Grecia; Gino Signori in Germania; Lorenzo Perone in Polonia; Fosco Annoni in Ucraina.

Il numero dei giusti italiani è in continuo aumento con il crescere delle testimonianze e della documentazione ma risulta ancora sottostimato in confronto a quello registrato in altre nazioni europee: la salvezza dell'80-85% della popolazione ebraica italiana dovette infatti richiedere la complicità e la connivenza di migliaia di persone. Per molte di esse si ha una qualche documentazione più circostanziata o sono emerse testimonianze attendibili, pur in assenza, al momento, di un riconoscimento ufficiale.

Voci correlate

Collegamenti esterni

[[Categoria:Giusti tra le nazioni| ]]




loro identità specifica ne' interrotto il loro rapporto secolare con la nazione che li ospita.

Una città polacca situata a circa 124 miglia (200 km) a sud-ovest di Varsavia, famosa per Jasna Gora (Bright Mountain), la chiesa che contiene un santuario con l'icona della Madonna Nera di Czestochowa, venerata in tutta la Polonia. La comunità ebraica di Czestochowa fu fondata nel 1765, quando numerato 75. Crebbe a 500 entro il 1808, e cinquant'anni dopo ce ne furono 3.000 Ebrei, formando un terzo della popolazione totale. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, 28.500 ebrei vivevano in città. Nell'area di Czestochowa, sulle rive del Fiume Warta, ci sono ricchi giacimenti di minerali, che costituiscono la base per le acciaierie. Czestochowa divenne un ricco centro industriale nel diciannovesimo secolo con la costruzione di strade e ferrovie nella zona. Gli ebrei si sono attivati parte in tutti i settori, così come nel settore bancario, nazionale e internazionale commercio e artigianato. Una fattoria di formazione agricola ebraica e una scuola commerciale operato a Czestochowa durante gli anni tra le due guerre, oltre alle reti di scuole ebraiche religiose e laiche, come nella maggior parte delle grandi comunità ebraiche di Polonia.

Arte

Cinema

Letteratura

Musica

Cinema, teatro, televisione

Politica

Sport

Olocausto in Francia vedi Persecution of Jews

L'introduzione dello STATO FRANCESE il 10 luglio 1940 stava per aprire un nuovo periodo nella storia dei campi di internamento francesi, la cui amministrazione andava da ora in poi a passare sotto il controllo della Sicurezza Nazionale.

Inizialmente, e in conformità con l'articolo 19 della Convenzione di Armistizio, le autorità di occupazione richiederanno che vengano loro consegnati "tutti gli emigranti tedeschi e austriaci che Reich reclamerà". Molti di loro erano ebrei.

Quindi, per rispondere alle pressioni tedesche, lo Stato francese si presterà volentieri all'attuazione di una serie di misurazioni tendenti ad escludere gli ebrei.

Un antisemitismo latente sarà alimentato e amplificato da una campagna che mira a rendere ebreo il capro espiatorio di tutte le disgrazie che si erano appena sciolte nel Paese.

Una propaganda in questa direzione manterrà questa politica e disturberà gli spiriti.

II è necessario ricordare come nel settembre del 1939, 300.000 ebrei erano in Francia, tra cui 120.000 stranieri e apolidi. Nel settembre 1940, saranno 350 000 di cui 40 000 provenienti da Belgio, Lussemburgo e Olanda e 6 500 provenienti da Bade e dal Palatinat e deportati nella zona meridionale dai nazisti.

A partire dal settembre 1939, le forze di polizia francesi avevano arrestato 15.000 "nemici" nazionali che sarebbero stati internati nei campi di LES MILES (Bouches-du-Rhone), poi GURS (Bassi-Pirenei), di LE VERNET (Ariège) e ST-CYPRIEN (Pirenei orientali).

Nel maggio 1940, gli arresti riprenderanno. Su 40000 civili internati nel sud della Francia, c'era il 70% di ebrei.

Le prime misure antisemite appariranno nell'agosto del 1940 e saranno seguite a settembre dalle ordinanze tedesche che trasportano lo statuto degli ebrei nella zona occupata e che definiscono l'ebreo.

Il 18 ottobre 1940, Vichy promulga a sua volta una legge che stabilisce lo statuto degli ebrei e apre le operazioni di censimento.

Seguiranno tutti i tipi di divieti e controlli, in particolare per quanto riguarda l'assestamento delle società ebraiche, il divieto di determinate attività economiche, la circolazione dei capitali e il controllo dei loro beni. In molti casi saranno richiesti certificati razziali.

Il 29 marzo 1941 fu creato a PARIGI una COMMISSIONE GENERALE PER LE DOMANDE EBREI a seconda del MINISTERO DELL'INTERNO ed era posto sotto la responsabilità di Xavier VALLAT (1891-1972), membro del parlamento all'estrema destra e famigerato anti- semite sotto IIIrd République. Sarà sostituito da Louis DARQUIER DE PELLEPOIX (1897-1980) nel maggio 1942.

Verrà allora la creazione, il 19 ottobre 1941, di una FORZA DI POLIZIA ALLE DOMANDE EBREI, che sarà dedicata a una spietata caccia agli ebrei e agli stranieri, anche a causa di molte denunce.

Fin dall'inizio del 1941, l'SS-Obersturmfuhrer Théo DANNECKER (1913-1945), capo del Servizio per le imprese ebraiche nel GESTAPO in Francia, aveva voluto creare un rappresentante "Judenrat" della comunità ebraica, ma la resistenza di certe associazioni portano in definitiva alla creazione, il 29 novembre 1941, dell'UGIF (Unione generale degli ebrei di Francia) incaricato di portare un aiuto agli internati e alle loro famiglie.

buono per l'invio Un legame di 2 franchi per l'invio di pacchi agli internati e ai prigionieri.

Da quel momento, la politica di esclusione degli ebrei attuata dallo Stato francese si conformerà alla volontà dei tedeschi di passare a una logica di deportazione e sterminio. È l'implementazione della "Soluzione finale".

Il raid di "Vél 'd' Hiv" del 16 luglio e 17 1942 a PARIGI, durante il quale 12 884 ebrei saranno arrestati, non sarà l'unico e molti altri seguiranno anche nella capitale come in provincia .

Così, nel gennaio 1943, un raid organizzato a ROUEN e nel dipartimento di Seine-Inférieure in rappresaglie all'attacco dopo essere costato la vita Sonderfuhrer STAEDLER, di Feldkommandantur 517 (ROUEN) abbattuto alla porta dell'Hotel De Dieppe il 2 gennaio , in particolare toccherà donne, bambini e anziani.

In ROUEN, 137 ebrei di cui 24 bambini arrestati nella notte dal 15 al 16 gennaio sono trasportati in DRANCY. I convogli dei giorni seguenti li porteranno ad AUSCHWITZ da dove la maggior parte non tornerà.

Questa grande incursione seguì poco quella di metà ottobre 1942, durante la quale 85 ebrei, in maggioranza nativa di Rouen, furono arrestati. A ROUEN come dappertutto, la polizia francese aveva fatto il lavoro sporco e arrestato 24 ebrei. Il prefetto di Seine-Inférieure, con soddisfazione del dovere raggiunto, scrisse la sua relazione del 1 ° novembre 1942 in questi termini:

"Su ordine dei servizi tedeschi, 24 ebrei stranieri con i loro figli sono stati arrestati e condotti al campo di Drancy per essere deportati a est. Questa misura che pulirà l'atmosfera politica è approvata dai mezzi sani".

Non ci sono commenti!

Secondo Serge KLARSFELD, 75 721 ebrei saranno deportati. Restano meno di 2 000. Gli 11.000 bambini deportati tra il 23 marzo 1942 e il 22 agosto 1 944 wi




A number of children saved by the Kindertransports went on to become prominent figures in public life, with no fewer than four becoming Nobel Prize winners. These include:


Anno Fanny Price Film Note
1983 Sylvestra Le Touzel Mansfield Park, BBC miniseries (UK), regia di David Giles
1999 Frances O'Connor Mansfield Park, film directed by Patricia Rozema regia di David Giles This film alters several major elements of the story and depicts Fanny as author of some of Austen's actual letters as well as her children's history of England. It emphasises Austen's disapproval of slavery.







Anno Salome Film
1908 [[]] Salome, regia di J. Stuart Blackton
1908 [[]] Salomé, regia di Albert Capellani
1910 [[]] Salomè, regia di Ugo Falena
1918 [[]] Salomè, regia di J. Gordon Edwards
Anno Nicola II Film
1928 Camilla von Hollay (la falsa Anastasia) La falsa Anastasia (Anastasia, die falsche Zarentochter), film muto (Germania), regia di Arthur Bergen
1928 Anne Shirley Clothes Make the Woman, film muto (USA), regia di Tom Terriss
1932 Anne Shirley Rasputin e l'imperatrice (Rasputin and the Empress)), film (USA), regia di Richard Boleslavsky
1953 Mary Kerridge (Anna Broun) Anastasia, film (USA), regia di Anatole Litvak
1956 Lilli Palmer (Anna Anderson) Anastasia, l'ultima figlia dello zar (Anastasia, die letzte Zarentochter), film (Germania Ovest), regia di Falk Harnack
1956 Ingrid Bergman (Anna Koreff) Anastasia, film (USA), regia di Anatole Litvak
1971 Fiona Fullerton Nicola e Alessandra (Nicholas and Alexandra), film (UK), regia di Franklin J. Schaffner
1974 Pippa Vickers Tell the King the Sky Is Falling, film TV (UK), regia di David Sullivan Proudfoot. Per la serie La caduta delle aquile (Fall of Eagles).
1977 Graciela Borges Dulce Anastasia, film TV (Argentina), regia di Alberto Rinaldi
1986 Jennifer Dundas (Anastasia) & Amy Irving (Anna Anderson) Anastasia - L'ultima dei Romanov (Anastasia: The Mystery of Anna), miniserie TV (USA), regia di Marvin J. Chomsky
1991 Olga Borisova Assassin of the Tsar (Tsareubiytsa), film (Russia), regia di Karen Shakhnazarov
1995 Tushka Bergen La fine della storia (Zarya), film TV (USA), regia di Jim Charleston, episodio (6x6) della serie Un medico tra gli orsi (Northern Exposure)
1996 Cristina Vichev Il successore (The Successor), film (USA), regia di Rodoh Seji
1996 Patricia Kovács Rasputin - Il demone nero (Rasputin: Dark Servant of Destiny), film TV (USA), regia di Uli Edel
1997 Meg Ryan (voice) Anastasia, film d'animazione (USA), regia di Don Bluth e Gary Goldman
2000 Olga Budina I Romanov: una famiglia imperiale (Romanovy: Ventsenosnaya semya), film (Russia), regia di Gleb Panfilov
2003 Algina Lipskish The Lost Prince, film TV (UK), regia di Stephen Poliakoff
2007 Kimberly Diamond Mystery of the Romanovs, documentario (USA), regia di Dan Krauss e Pam Rorke Levy. Per la serie: National Geographic Presents.
2007 Suzanne Schmedding The Romanovs' Last Photograph, cortometraggio (USA), regia di Catherine Faris King
2013 Ally Ioannides The Tsarevich, cortometraggio (USA), regia di Geoffroy Faugérolas



<<Nel romanzo La notte Elie Wiesel afferma che ad Auschwitz esisteva un vero e proprio "traffico di minori", elemento confermato da Corrado Saralvo e numerosi altri testimoni.I sentimenti del campo nei confronti di questi bambini "privilegiati" erano contrastanti, andando dalla compassione all'odio. Molto dipendeva dal kapo per il quale il bambino lavorava e del quale era divenuto strumento. Primo Levi parala con disprezzo Ancora Wiesel parla di un bambino da tutti amato osse spesso invidiata, talora persino odiata dagli altri prigionieri, essi erano Nel romanzo La notte Wiesel descrive la morte per impiccagione di un ragazzino da tutti amato>>



Sam Pivnik, autore de L'ultimo sopravvissuto (romanzo), superstite di Auschwitz.

Felix Weinberg, autore di Boy 30529: A Memoir, superstite di Auschwitz.

alcuni perche; insieriti in trasporti di lavoratori" non soggetti alle selezioni Il nome di Fredy Hirsch è inseparabilmente legato all'educazione dei bambini e dei giovani nel ghetto di Terezín, e infine nel "campo-famiglia" di Birkenau. In particolare, il "blocco dei bambini", fondato sull'iniziativa di Hirsch nella sezione BIIb del campo Birkenau, è stato un notevole tentativo di creare una piccola oasi all'interno del campo di morte. Il suo scopo principale era assicurare che i minori prigionieri di Auschwitz avessero, almeno per breve tempo, un ambiente più tollerabile in cui sarebbero stati isolati dalla tragica realtà che li circondava.


I forti legami di Hirsch con gli scouting e gli ideali sionisti cominciarono a formarsi nella sua infanzia in Aachen. Come figli, lui e suo fratello Paul, due anni più anziani, erano attivi nella direzione del Jüdischer Pfadfinderbund Deutschland (JPD), che era vicino all'organizzazione sportiva ebraica Maccabi Hatzair.

Dopo che Hitler è venuto al potere, la famiglia Hirsch andava in modi diversi. Il fratello di Fredy e la madre Olga insieme al nuovo marito (il padre di Fredy era morto nel 1926) andarono in Bolivia, mentre Fredy, un sionista ardente, rimase in Germania. Era solo disposto a cercare una nuova casa se fosse in Palestina. Nel 1933 lasciò Aachen, lavorando per qualche tempo come capo della JPD a Düsseldorf. L'anno successivo si trasferì a Francoforte sul Meno, e poi nel 1935 emigrò a Praga, come molti altri ebrei tedeschi.

Coloro che conobbero Fredy Hirsch lo ricordano come può anche essere visto nelle sue foto: un giovane uomo ben costruito e attraente con la posizione corretta di un atleta, i capelli ricresciuti in modo elegante. Arrivato in Cecoslovacchia vive prima a Ostrava, poi a Brno e dal 1939 a Praga. Si dedicò a lavorare con i giovani, alla formazione sportiva e alla preparazione di halutzim (pionieri in ceco) per aliya (collegamento in ceco) alla "Terra Promessa". Fino al 1940 organizzava campi di scout estivi nei pressi del villaggio di Bezpráví sulle Orlice fiume. A Praga, Hirsch ha guidato un gruppo di ragazzi di età compresa tra 12 e 14 anni, chiamati Havlaga. Nell'ottobre 1939, all'ultimo minuto, il gruppo è riuscito a partire per la Danimarca, un anno dopo si trasferisce in Palestina.

Il nome di Hirsch è collegato anche al parco giochi Hagibor nel quartiere Strašnice di Praga. Dopo un certo numero di decreti e divieti anti-ebrei emessi sotto il protettorato, il campo da giuoco è diventato uno dei pochi luoghi dove i bambini ebrei erano ancora autorizzati a giocare all'aperto e fare sport. Hirsch ha organizzato sport, competizioni, campi e produzioni teatrali per centinaia di bambini lì, diffondendo tra loro gli ideali di lavoro di squadra, responsabilità e abilità fisiche.

Fredy Hirsch è arrivato a Terezín il 4 dicembre 1941 come parte di una squadra chiamata Aufbaukommando II, composta da Hirsch e da altri 22 dipendenti della comunità ebraica che avevano il compito di organizzare la vita nel ghetto appena creato. Fin dall'inizio dell'esistenza del ghetto, sono state create speciali camere per i bambini, che vivevano separati dai loro genitori. Più tardi sono stati trasformati in "heims" - circa undici case per bambini dove un certo numero di assistenti e insegnanti si dedicavano all'educazione semi-legale dei bambini. Fredy Hirsch, Egon Redlich e Bedřich Prager erano responsabili della cura dei giovani. Hirsch e gli altri assistenti hanno cercato di migliorare le condizioni di vita dei bambini nel ghetto in qualsiasi modo possibile. Hirsch ha insistito che i bambini devono esercitare ogni giorno e prestare attenzione all'igiene personale per mantenere la loro condizione psicologica e fisica, perché in questa posizione la loro unica speranza di sopravvivenza. Il fatto che Hirsch venisse dalla Germania, e la sua sicurezza, significava che alcuni membri della SS avevano un certo grado di rispetto per lui. È riuscito così a guadagnare spazio per un parco giochi, dove nel maggio del 1943 si sono svolti i Giochi di Maestri di Terezín. Hirsch ha anche acquisito la capacità di portare gli individui dai trasporti previsti a est, e spesso hanno fatto uso di questo per beneficiare dei bambini.

Nell'estate del 1943 è arrivato a Terezín un trasporto di 1.200 bambini ebrei del ghetto liquidato a Białystok. Sono stati tenuti isolati dagli altri ebrei di Terezín, ed è stato annunciato un rigoroso divieto di comunicazione con loro. Tuttavia, Fredy Hirsch è riuscito a contattare il proprio assistente. È stato catturato e come punizione è stato incluso nel trasporto che è andato per il campo di famiglia a Auschwitz-Birkenau il 6 settembre con 5.000 prigionieri.

I 5.000 deportati, prevalentemente ebrei ceche, hanno incluso circa 300 bambini di età compresa tra 15 e sotto. Era molto insolito che ci fossero bambini a Birkenau in quel momento, poiché la maggior parte di loro furono uccisi appena arrivò il trasporto. Oltre al campo di famiglia di Terezín, però, c'erano anche bambini nel campo zingaro. Grazie alla capacità di Hirsch di negoziare con i comandanti nazisti (ha sempre curato di apparire ben presentati e di stivali puliti) è riuscito a riservare uno degli edifici in legno nel campo di famiglia per il "blocco dei bambini".

Ha poi rinunciato alla sua posizione vantaggiosa come lagerkapo e divenne il capo del blocco dei bambini. Il blocco fu arredato in modo diverso dalla maggior parte degli altri edifici prigionieri di Birkenau. Invece di letti a castello a tre piani aveva tavoli da tavola ai quali erano seduti i bambini - poiché i bambini passavano solo la giornata qui, tornando alle loro famiglie di notte. Le pareti all'interno dell'edificio erano decorate con immagini di Biancaneve e dei Sette Nani, eschechi, fiori e personaggi da favola. I bambini passavano la maggior parte del giorno nel blocco 31. Qui mangiarono, e oltre alla zuppa, furono ottenuti altri alimenti da pacchi che erano arrivati ​​al campo ma i cui destinatari erano già morti. Anche se i bambini hanno naturalmente sofferto di fame, nessuno di loro è morto di malnutrizione prima che i prigionieri del trasporto di settembre siano stati uccisi in marzo. I bambini furono protetti anche dal regno del terrore altrimenti omnicomprensivo dei funzionari SS. Altre caratteristiche positive del blocco dei bambini erano che le chiamate giornaliere erano brevi e si sono svolte all'interno dell'edificio stesso, piuttosto che avvenire all'esterno e durare diverse ore - particolarmente crudele nel gelo e nella pioggia - come era il caso dei detenuti adulti. I bambini nel blocco hanno lezioni segrete e improvvisate, insegnate in piccoli gruppi in base all'età. Se si avvicinava una pattuglia di SS, le lezioni si trasformarono rapidamente in giochi, o i bambini cominciarono a cantare canzoni tedesche, che erano permesse. Anche per i custodi, lavorando nel blocco dei bambini avevano un certo vantaggio: un ambiente intellettuale e sotto il tetto, il che rendeva più facile per loro di mantenersi in condizioni psicologiche e fisiche relativamente buone. Gli insegnanti avrebbero comunicato ai bambini il contenuto dei libri che si ricordavano. Insegnavano loro la geografia, la storia, giocavano con loro e cantarono con loro. Alla fine del 1943 e all'inizio del 1944 i bambini hanno anche provato e realizzato una produzione di Snow White e dei sette nani. Erano presenti degli uomini SS, incluso il dottor Mengele, che applaudiva i bambini con entusiasmo, li aveva seduti sul ginocchio e chiese loro di chiamarlo zio. Dopo l'arrivo dei trasporti di dicembre c'erano circa 500 bambini nel blocco e Hirsch riuscì ad ottenere un ulteriore edificio per i bambini. Poiché il trasporto di settembre si avvicinò alla fine del suo periodo di quarantena di sei mesi verso la fine di febbraio 1944, i membri del movimento di resistenza del campo hanno contattato Fredy Hirsch. Sapevano che la parola "Sonderbehandlung", scritta sulla carta d'identità di ogni prigioniero nel campo familiare, significava veramente la morte nella camera a gas. In Fredy Hirsch, che godeva di autorità naturale tra i prigionieri, vide un potenziale leader della rivolta prevista. Hirsch si è trovata ad affrontare una decisione difficile: una ribellione significherebbe la possibilità di uccidere diversi uomini SS e di una minima possibilità di fuga per una manciata di prigionieri, ma anche una certa morte per la grande maggioranza dei prigionieri nel campo della famiglia e senza dubbio, una certa morte per tutti i bambini. La mattina dell'8 marzo ha ripreso la questione con Rudolf Vrba, collegato al movimento di resistenza di Auschwitz. Vrba lo visitò e gli disse che non c'era dubbio che l'intero trasporto stava dirigendo verso le camere a gas. Hirsch chiese un'ora per decidere. Un'ora dopo, Vrba lo trovò incosciente. Un medico ha dichiarato di aver preso un sovradosaggio di tranquillanti. Quella sera il corpo di Fredy Hirsch è stato bruciato nel crematorio di Birkenau, insieme ai resti dei 3.792 prigionieri assassinati del campo familiare di Terezín. Ancora una speculazione su quanto è accaduto nei minuti finali della sua vita. Non è del tutto chiaro come sia riuscito a ottenere una dose fatale della medicina, né se fosse veramente un suicidio. Prima della sua morte, Hirsch ha nominato i suoi successori come capo del blocco dei bambini - Seppl Lichtenstern e Jan Brammer.


Alfred (Fredy) Hirsch was born in Aachen, Germany in 1916.[14] Hirsch was a Jewish teacher and sportsman,[15] notable for helping and supporting thousands of Jewish children during the German occupation of Czechoslovakia in Prague, the Theresienstadt ghetto and then, in the Auschwitz concentration camp. He was given several opportunities to leave occupied Europe but would not leave the children alone. He was taken unconscious to the gas chambers and murdered together with almost all the children under his supervision on March 1944.[14]

 
Stolperstein (stumbling stone) for Fredy Hirsch near his childhood residence in 7 Richardstrasse in Aachen.[16]

Homosexuality

Fredy's homosexuality was known to many people in Theresienstadt and in Auschwitz, and was notable considering the prejudice towards homosexuals at that time.[17]

Note

  1. ^ Child Survivors of the Holocaust - Harry Bibring, su bbc.co.uk, BBC. URL consultato il 7 September 2015.
  2. ^ Obituary: Hans Fellner, in The Independent, 24 July 1996. URL consultato il 7 September 2015.
  3. ^ Vera Gissing, Pearls of Childhood: The Poignant True Wartime Story of a Young Girl Growing Up in an Adopted Land, Pavilion Books, March 2007, ISBN 978-1-86105-986-4.
  4. ^ Vanessa Corby, ''Eva Hesse: Longing, Belonging and Displacement'', pp. 133-137, Books.google.com. URL consultato il 18 aprile 2012.
  5. ^ Lily Renee, Escape Artist : From Holocaust Survivor to Comic Book Pioneer, in Indie Bound, American Booksellers Association. URL consultato il 9 January 2013.
  6. ^ Trina Robbins, Lily Renee, escape artist : from Holocaust survivor to comic book pioneer, London, Graphic Universe, 2011, ISBN 9780761381143.
  7. ^ Herbert Wise, ‘I, Claudius’ Director, Dies at 90, in Variety, 14 August 2015.
  8. ^ Fraser MacAlpine, Listen: Pre-fame Benedict Cumberbatch (and David Tennant) in Radio 4's Mansfield Park, su bbcamerica.com, BBC America, 2014. URL consultato il 27 September 2016.
  9. ^ Brian Dooks, Historic hall to host Austen adaptation, in Yorkshire Post, 16 August 2006. URL consultato il 16 August 2006.
  10. ^ Kieron Quirke, Mansfield Park, Arcola Theatre – Review, in Evening Standard, 16 August 2011. URL consultato il 19 August 2011.
  11. ^ Eve Stebbing, Mansfield Park, Theatre Royal Bury St Edmunds – Review, in Daily Telegraph, 24 September 2012. URL consultato il 19 February 2014.
  12. ^ Template:Cite av media
  13. ^ (EN) SEEKING MANSFIELD by Kate Watson | Kirkus Reviews.
  14. ^ a b Nux s.r.o. (www.nux.cz), Alfred (Fredy) Hirsch - Holocaust, su holocaust.cz.
  15. ^ Brod Toman, Fredy Hirsch, su kampocesku.cz.
  16. ^ Theresa, Hirsch, Alfred (Fredy), su wgdv.de.
  17. ^ Educator who saved Holocaust youth commemorated in his native Aachen, su jpost.com.

Bibliografia


I RAGAZZI DI VILLA EMMA

I ragazzi di Villa Emma sono un gruppo di orfani ebrei che dalla Germania e dall'Europa dell'Est trovarono rifugio in Italia dall'Olocausto in una struttura gestita dalla DELASEM, situata alla periferia di Nonantola, in provincia di Modena, tra il 1942 e il 1943. Dopo l'8 settembre 1943, grazie anche all'aiuto ricevuto dsl sacerdote don Arrigo Beccari e dal medico Giuseppe Moreali il gruppo riusci a sfuggire alle deportazioni e a rifugiarsi in territorio svizzero.

Storia

La vicenda storica di quelli che sono conosciuti come "i ragazzi di Villa Emma" ha inizio nel 1940, quando l'organizzazione sionista di Recha Freier condusse gruppi di giovani ebrei dalla Germania alla Palestina attraverso la Jugoslavia e la Turchia. L'occupazione tedesca della Jugoslavia nell'aprile 1941 bloccò la strada e costrinse un gruppo di loro a cercare rifugio in Italia. Per qualche tempo il gruppo si fermò in Slovenia nei territori annessi all'Italia, fino a quando l'organizzazione ebraica italiana di assistenza ai rifugiati DELASEM riescì ad ottenere il permesso perché essi potessero essere accolti in Italia.

Il delegato bolognese della DELASEM, Mario Finzi, prese in affitto una villa di campagna, [[Villa Emma (Nonantola) per dare una sistemazione al gruppo. I fuggiaschi arrivarono a Nonantola il 17 luglio 1942 in un edificio da anni abbandonato, privi di tutto. Don Beccari, con l'aiuto dell'amico medico Giuseppe Moreali e di don Ennio Tardini, si presero cura delle loro necessità, dalle brandine prelevate dai locali del seminario ai libri per la scuola.

I locali erano ampi e dal dicembre 1942 si prese in considerazione la possibilita' di accogliere altri rifugiati.

Nell'aprile del 1943 giunse così a Nonantola un secondo gruppo di 33 orfani che dalla Bosnia e Croazia si erano rifugiati a Spalato (allora territorio italiano), attraversando clandestinamente la frontiera.

Per un anno i ragazzi poterono condurre a Nonantola un'esistenza relativamente tranquilla dedicandosi alla cura della casa, a lavori agricoli, di falegnameria e di cucito e alle lezioni scolastiche, impartite dai loro accompagnatori, tra i quali Josef Indig, Marco Shoky e il pianista Boris Jochvedson. Nonostante i divieti e il controllo della Questura, la popolazione locale familiazzò con gli orfani. Armando Moreno,

Con l'8 settembre e l'occupazione nazista dell'Italia, la situazione cambiò radicalmente. I ragazzi di Villa Emma sono ora in imminente pericolo di vita. In meno di 36 ore, don Arrigo Beccari e Giuseppe Moreali li affidano a famiglie locali o li nascondono nei locali del seminario.

Ricorda don Beccari:

«La situazione era molto pericolosa. I ragazzi non potevano restare alla villa. Pensammo di accoglierne una parte, circa 30, in seminario. Il rettore, mons. Ottaviano Pelati, ed io chiamammo i seminaristi maggiorenni e chiedemmo se erano d'accordo ad ospitare i ragazzi della villa su all'ultimo piano, che era vuoto. Parlammo anche del rischio che si correva, ma loro non esitarono e ci dissero di sì. Allo stesso modo risposero anche le famiglie di Nonantola presso cui si rifugiarono altri ragazzi e ragazze. Alcuni furono accolti anche nell'asilo delle suore. Rimasero nascosti una decina di giorni, vestiti da seminaristi.»

In tutto, le famiglie che accolsero i ragazzi furono circa trenta, oltre ai sacerdoti del seminario e alle suore ospedaliere.

Si provvide quindi a fornire ai ragazzi documenti falsi per l'espatrio in Svizzera che con l'aiuto della DELASEM avvenne a piccoli gruppi tra il 6 e il 17 ottobre 1943, guadando di notte il fiume Tresa. Uno soltanto tra i piccoli ospiti di Villa Emma, Salomon Papo, che malato dovette essere affidato a un ospedale, perirà ad Auschwitz. Salvi anche tutti gli accompagnatori, con l'eccezione di Goffredo Pacifici, il bidello di Villa Emma, che sarà arrestato e deportato una settimana dopo mentre portava in Svizzera altri ebrei. Tra coloro che avevano contribuito alla loro salvezza anche Mario Finzi sara' deportato e morira' ad Auschwitz. Don Beccari continuò ad operare nella Resistenza e nella operazioni clandestine a sostegno agli ebrei perseguitati in Italia. Arrestato nel settembre 1944, non confessò mai la sua attività. Rimase sette mesi nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte fino alla Liberazione.

Nel frattempo in Svizzera le associazioni sioniste alloggiarono i ragazzi d Villa Emma in un istituto a Bex nella valle del Rodano, da dove la maggior parte di loro pote' finalmente giungere in Palestina al termine della guerra, nel maggio del 1945.



La memoria

Per la loro opera in favore dei ragazzi di Villa Emma, il 18 febbraio 1964 l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme conferi a don Arrigo Beccari e al medico Giuseppe Moreali il titolo di giusti tra le nazioni.

Dagli anni novanta i "ragazzi di Villa Emma" si ritrovano periodicamente a Nonantola, e il 9 settembre 2001 a Haifa in Israele hanno dedicato un parco, Gan Nonantola, con un monumento creato da Tilla Offenberger, un'artista tra i "ragazzi di Villa Emma", con un'iscrizione in ebraico e italiano a ricordo di don Arrigo Beccari, Giuseppe Moreali e di coloro che li hanno protetti e salvati.

Villa Emma, che per anni ha versato in uno stato di abbandono, oggi, riportata agli antichi splendori, è proprietà privata.

A Nonantola, nel marzo 2004 è stata costituita la "Fondazione Villa Emma - Ragazzi ebrei salvati", che ha tra i soci fondatori il Comune di Nonantola e la Provincia di Modena.

Filmografia

Ai ragazzi di Villa Emma la RAI ha dedicato nel 2004 la miniserie televisiva La fuga degli innocenti e il film-documentario con testimonianze degli ex ragazzi di Villa Emma I ragazzi di Villa Emma. Giovani ebrei in fuga, prodotto da Rai Educational e La storia siamo noi. Già prima era stato prodotto I giorni di Villa Emma. Una mini-troupe di ragazzi e i loro genitori realizzano un film sulla Resistenza. Anno scolastico 1977-78, Classe 3 D, Classe 4 A Scuola elementare, Editore Poligrafico Artioli, Nonantola 1978, ora su DVD.

Die Kinder der Villa Emma, film tedesco uscito nel 2016[1] e uscito in francese su M6 in novembre 2016

Canzoni su Villa Emma

Nel 2005 è stata composta una canzone su Villa Emma[2] dalla band Gasparazzo; il brano omonimo viene pubblicato nel cd "Rosso Albero" (progetto ideato e prodotto dal Comune di Nonantola e dall'associazione "Materiale Resistente" di Correggio), ed è contenuto anche nel cd dei Gasparazzo "Esiste chi resiste"[3] del 2014.

Note

Bibliografia

  • Josef Indig Ithai, Anni di fuga. I ragazzi di Villa Emma a Nonantola, a cura di Klaus Vogt, Giunti, Firenze 2004
  • Klaus Voigt, Villa Emma: Ragazzi ebrei in fuga, 1940-1945, La Nuova Italia, Firenze 2002
  • Dalla parte giusta. Lettere dal carcere di don Arrigo Beccari, a cura di Enrico Ferri, Giuntina, Firenze 2007
  • Enrico Ferri, La vita libera: Biografia di don Arrigo Beccari, Mucchi, Modena 1997
  • Israel Gutman, Bracha Rivlin e Liliana Picciotto, I giusti d'Italia: i non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-45 Mondadori, Milano 2006, pp. 40–43.
  • Maria Laura Marescalchi, Anna Maria Ori, Nonantola e i salvati di Villa Emma. Luglio 1942 - Ottobre 1943. Una guida per la scuola e per i visitatori, Fondazione Villa Emma, Nonantola 2007
  • Villa Emma. I luoghi e le persone, a cura dell'Amministrazione Comunale e del Comitato per le celebrazioni del 50. della guerra di liberazione, Nonantola 1993
  • Ilva Vaccari, Villa Emma. Un episodio agli albori della Resistenza modenese nel quadro delle persecuzioni razziali, Istituto storico della Resistenza, Modena 1960
  • Tutti salvi. La vicenda dei ragazzi ebrei di Villa Emma. Nonantola, 1942-1943, Monica Debbia, Marzia Luppi, Artestampa, Modena 2002
  • I ragazzi di Villa Emma. Giovani ebrei in fuga. Strumenti per l'approfondimento, a cura di Maria Laura Marescalchi e Anna Maria Ori, Fondazione Villa Emma, Modena 2009
  • Ragazzi ebrei a Villa Emma. Nonantola 1942-1943. Una storia di solidarieta, [S. l. : s. n., dopo il 2005]
  • Nonantola e i salvati di Villa Emma. Una guida per la scuola e per i visitatori, a cura di Maria Laura Marescalchi e Anna Maria Ori, Quid, Nonantola 2007

Mostra fotografica - Cataloghi

  • I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola. Fotografie di una mostra, a cura di Ombretta Piccinini, Klaus Voigt, traduzioni Annette Antignac et al., Nonantola : Comune, Archivio storico - Izieu : Maison d'Izieu, [2004]
  • I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola. Milano, Museo di storia contemporanea. 29 gennaio-13 marzo 2005. Mostra fotografica, a cura di Ombretta Piccinini, Klaus Voigt, Comune, Archivio storico, Nonantola 2005
  • Voigt, Klaus, Villa Emma. Ragazzi ebrei in fuga 1940-1945, trad. di Loredana Melissari, La nuova Italia, Scandicci 2002
  • I ragazzi ebrei di Villa Emma a Nonantola. Fotografie di una mostra, a cura di Ombretta Piccinini, Klaus Voigt; trad.: Loredana Melissari, Comune di Nonantola, Archivio storico, Nonantola 2002

Narrativa

  • Pederiali, Giuseppe, I ragazzi di villa Emma, B. Mondadori, Milano 1989

Collegamenti esterni

[[Categoria:Antisemitismo]] [[Categoria:Fascismo]] [[Categoria:Nazismo]] [[Categoria:Shoah]] [[Categoria:Ville della provincia di Modena|Emma]] [[Categoria:Architetture di Nonantola]] [[Categoria:Ebraismo in Italia]] [[Categoria:Luoghi dell'ebraismo]]




Gli esperimenti sulle malattie infettive

Per alcune malattie, come la dissenteria, la malaria, la tubercolosi e la febbre gialla,bambini sottoposti ad esperimenti che venivano contratte dai soldati tedeschi durante le battaglie e che in alcuni casi si erano mostrate fatali, era necessario trovare una cura rapida che potesse far guarire in pochi giorni le persone che ne erano affette. Mengele utilizzava la vivisezione per studiare le malattie infettive e le lesioni interne che procuravano.





=


Sopravvissuti