Utente:Ghinozzi-nissim/Sandbox
La musica dell'Olocausto fu composta nei ghetti, nei campi di concentramento, negli accampamenti dei partigiani, tr i rifugiati o in clandestinita', come un modo per esprimere i contrastanti sentimenti di dolore e sgomento, rivolta e speranza delle vittime di fronte alle persecuzioni politiche e razziali messe in atto dalla Germania nazista e dai suoi alleati, tra il 1933 e il 1945. Dopo la fine della seconda guerra mondiale la musica e' diventata uno strumento della memoria per i superstiti dell'Olocausto e le generazioni successive, in una lunga serie di opere musicali ispirate all'Olocausto.
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Numerosi musicisti e compositori furono coinvolti nell'Olocausto a causa della loro appartenenza "razziale" o in conseguenze delle loro idee politiche e del loro orientamento sessuale.[1] La musica stessa divenne terreno di scontro, facendosi il nazismo promotore di un proprio distintivo stile musicale che bollava come "arte degenerata" il jazz, la dissonanza e ogni tendenza musicale anti-conformista.[2] Le teorie naziste si basavano sul saggio di Richard Wagner in cui egli contrapponeva la musica "tedesca" a quella "ebraica", e la musica esercito' un ruolo centrale nella propaganda del Terzo Reich.
I musicisti perseguitati reagirono usando la loro arte come una forma di resistenza spirituale e uno strumento di denuncia dell'oppressione. Il compositore inglese Michael Tippett (1905-1997), un pacifista impegnato, concepì l'oratorio A Child of Our Time dopo aver appreso del pogrom della Kristallnacht (Night of Broken Glass) del novembre 1938 in Germania e Austria. Desideroso di comunicare un messaggio universale di tolleranza, Tippett ha omesso qualsiasi riferimento agli eventi attuali nel suo libretto. Ha tratto ispirazione musicale dai compositori dell'epoca barocca Bach e Handel e dagli spirituals afroamericani. Un figlio del nostro tempo, intitolato a un romanzo dello scrittore anti-nazista Odon von Horwath, fu completato nel 1941 e si esibì per la prima volta a Londra nel marzo del 1944. Erich Itor Kahn giunge negli Stati Uniti nel 1941 dalla Francia come rifugiato. Assieme a lui altri compositori, (Kurt Weill, Mario Castelnuovo-Tedesco, Vittorio Rieti). La comunita' dei rifugiati include anche numerosi musicisti e direttori d'orchestra, fuggiti per motivi politici o razziali come Arthur Rubinstein e Arturo Toscanini.
Non tutti i compositori si trovarono nella condizione di poter far sentire liberamente la propria voce. Per gli artisti vissuti in clandestinita' sotto l'occupazione nazista (come Joseph Beer in Francia e ?? in Italia), la produzione musicale si svolge nell'ansia continua dell'arresto e della deportazione; la loro arte si preserva solo grazie al supporto e alla complicita' di amici ed estimatori.
Anche nei ghetti e nei campi di internamento la musica continua tenacemente a esistere. Alla musica "ufficiale"che i prigionieri sono spesso costretti a eseguire nelle orchestre e nelle bande che i nazisti costituiscono si contrappongono la musica clandestina, i canti di protesta. Nei ghetti si continuano ad offrire concerti. La musica diventa una forma di resistenza spirituale per i musicisti e il loro pubblico. A Terezin il Requiem di Verdi diventa un canto di speranza nell'imminente giudizio. I bambini del ghetto trovano in Brundibar l'espressione collettiva dei loro sentimenti di rivolta e resistenza al male. Anche a Buchenwald i detenuti politici organizzano concerti serali alla Kinohalle.[3]
Coscienti dell'importanza della loro testimonianza per le generazioni future, i compositori si preoccupano di lasciare le loro opere in nascondigli di fortuna, quando anche per loro giunga il momento della deportazione finale nei campi di sterminio o di lavoro coatto. Ci si affida altrimenti alla memoria dei superstiti, che permettera' nel dopoguerra di ricostruire alcuni dei brani perduti.
Dopo la liberazione la musica diviene strumento di memoria e di compianto di fronte alla tragedia vissuta.
A partire dagli anni '60 alla memoria si affianca la riflessione sulla lezione dell'Olocausto, sulle sue cause e radici e i compositori di fanno interpreti delle domande delle nuove generazioni. By Dylan o Guccini l'Olocausto diventa il veicolo del pacifismo.
Il successo dei film come Schindler List o La vita e' bella e' determinato in larga misura ache dalla forza espressiva dello loro colonne sonore, John Williams e Piovani, entrambe premiate con il premio Oscar.
- 1937-45 -- Hanns Eisler - Deutsche Sinfonie op 50
- Jozef Kropinski, Rezygnacja
- Erich Itor Kahn, Ciaccona dei tempi di guerra (1943)
- 1944 -- Gideon Klein, Partita für Streicher (1944)
Brani musicali e compositori (elenco parziale)
1930-1939
Anno | Opera | Compositore | Note |
---|---|---|---|
1933 | Moorsoldatenlied | Rudi Goguel (1908-1976) | Canto di protesta in tedesco, fu composto nell'agosto 1933 su liriche di Johann Esser and Wolfgang Langhoff nel campo di concentramento di Börgermoor. Divenne immediatamente popolare tra i prigionieri. Tradotto in inglese e spagnolo conobbe un successo internazionale tra i militanti antifascisti. Goguel sopravviverà a oltre 10 anni di detenzione in vari campi di concentramento. |
1937 | Der Weg der Verheißung / The Eternal Road | Kurt Weill (1900-1950) | L'opera-oratorio, di ispirazione sionistica su testo di Franz Werfel, fu rappresentata per la prima volta al Manhattan Opera House il 7 gennaio 1937 (per un totale di 153 rappresentazioni), nella versione inglese di Ludwig Lewisohn. |
1938 | Undzer shtetl brent (La nostra citta' sta bruciando) | Mordecai Gebirtig (1877-1942) | Canto di protesta in yiddish, fu composto a Cracovia come risposta ad un pogrom avvenuto nel 1936 nella città polacca di Przytyk. La resistenza ebraica sceglierà il canto come proprio inno durante l'Olocausto. Gebirtig viene assassinato dai nazisti nel giugno 1942 nel ghetto di Cracovia. |
1938 | Dachau Lied (Canto di Dachau) | Herbert Zipper (1905-1997) | Il compositore compose il canto di protesta (in tedesco) nel settembre 1938 su liriche di un altro prigioniero politico, Jura Soyfer. Dapprima eseguito in segreto, il canto divenne popolare tra i prigionieri. Al contrario di Soyfer (morto a Buchenwald), Zipper fu liberato per intervento della sua famiglia attraverso il pagamento di un'ingente cauzione. Fuggì a Parigi e quindi nelle Filippine dove fu direttore dell'Orchestra sinfonica di Manila. Dopo la guerra emigrò negli Stati Uniti. |
1940-1949
Anno | Opera | Compositore | Note |
---|---|---|---|
1941 | A Child of Our Time | Michael Tippett (1905-1997) |
Il compositore, un pacifista impegnato, concepì l'oratorio come risposta agli eventi della Notte dei cristalli. L'opera fu eseguita la prima volta al teatro Adelphi, Londra, il 19 marzo 1944. |
1942 | Fest steht | Erich Frost (1900-1987) |
Il compositore, testimone di Geova, compose questo inno nel 1942 mentre era imprigionato nel campo di concentramento di Sachsenhausen. Frost sopravvisse alla prigionia e l'inno - tradotto anche in inglese - divenne uno dei piu' popolari nella tradizione dei Testimoni di Geova. |
1943 | Stradella in Venedig (Stradella a Venezia) | Joseph Beer (1908-1987) | Beer compose l'operetta vivendo sotto falsa identità nel sud della Francia. Originario di Leopoli, fu l'unico membro della sua famiglia a sopravvivere all'Olocausto. |
1943 | Brundibár | Hans Krása (1899-1944) | L'opera per bambini, su libretto di Adolf Hoffmeister, fu originariamente composta nel 1938 ma poi adattata dal compositore per la sua rappresentazione al campo di concentramento di Theresienstadt il 23 settembre 1943 (per un totale di 55 repliche fino al settembre 1944). Ne fu protagonista indiscusso il piccolo Honza Treichlinger, che, come il compositore e la maggioranza del pubblico e del cast, trovera' la morte ad Auschwitz. |
1943 | Ciaccona dei tempi di guerra | Erich Itor Kahn (1905-1956) | Benche' Kahn riuscisse ad emigrare nel 1941 dalla Francia negli Stati Uniti, la sua vita e la sua opera restarono profondamente segnate dall'esperienza dell'Olocausto. |
1943 | Study for String Orchestra | Pavel Haas (1899-1944) | La piu' famosa tra le composizioni musical di Pavel Haas al campo di concentramento di Theresienstadt, dove fu eseguita sotto la direzione di Karel Ančerl. |
1943 | Inno delle Nazioni | Arturo Toscanini (1867-1957) | Adattamento della cantata di Giuseppe Verdi come inno antifascista. |
1943-1944 | Der Kaiser von Atlantis | Viktor Ullmann (1898-1944) | L'opera, composta a Theresienstadt, non vi fu mai rappresentata, perche' la censura nazista vide in essa una critica troppo scoperta dei regimi totalitari. L'opera sara' eseguita per la prima volta ad Amsterdam nel 1975. |
1944 | Partita für Streicher | Gideon Klein (1919-1945) | Assieme a Pavel Haas, Hans Krása, e Viktor Ullmann, Klein fu tra i maggiori compositori operanti a Terezin. Deportato ad Auschwitz e quindi a Fürstengrube, vi mori' nel 1945. |
1947 | Un sopravvissuto a Varsavia | Arnold Schoenberg (1874-1951) | "Oratorio per voce recitante, coro maschile e orchestra". In stile dodecafonico, è uno dei primi e più celebri brani musicali ispirati all'Olocausto. L'opera fu presentata per la prima volta il 4 novembre 1948 ad Albuquerque (New Mexico) dalla locale Civic Symphony Orchestra sotto la direzione di Kurt Frederick. |
1947 | Yizkor (In memoriam) | Ödön Pártos (1907-1977) | Composizione musicale "per viola e orchestra". Il compositore e violista, nato e cresciuto in Ungheria e gia' membro dell'orchestra sinfonica di Budapest, era emigrato in Palestina nel 1938, unendosi all'Orchestra filarmonica d'Israele. |
1948 | Lider fun di getos un lagern / Canti dei ghetti e dei lager | David Botwinik (n.1920) | Nato a Vilna, il giovane compositore ebreo raccolse centinaia di canti inediti in yiddish intervistando i superstiti dei ghetti e dei lager e li raccolse in una pubblicazione che usci' a cura del poeta Halpern Leivick. |
1948 | Ilse Koch | Woody Guthrie (1912-1967) | Il cantautore americano scrisse questa canzone l'8 ottobre 1948, traendo ispirazione dal caso di Ilse Koch, "la strega di Buchenwald", criminale di guerra tedesca, il cui caso aveva avuto grande eco nell'opinione pubblica americana. |
1949 | Die Asche von Birkenau | Günter Kochan (1930-2009) | La cantata fu composta nel 1949 durante una visita al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Pubblicata nel 1951, fu eseguita per la prima volta il 25 maggio 1966 dalla Berlin Symphony Orchestra diretta da Kurt Masur a Berlino. |
1960-1969
Anno | Opera | Compositore | Note |
---|---|---|---|
1962 | Babi Yar, sinfonia n.13 | Dmitrij Šostakovič (1906-1975) | Basato su un poema del poeta russo Evgeny Evtushenko che aveva visitato Babi Yar, luogo di uno dei piu' sanguinosi massacri dell'Olocausto. |
1964 | With God on Our Side | Bob Dylan (n.1941) | La canzone cita l'Olocausto chiedendo provocatoriamente come sia possibile che, ad ogni sterminio, Dio sia dalla "nostra" parte. |
1965 | Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz | Luigi Nono (1924-1990) | Tratto dalle musiche di scena composte per un dramma di Peter Weiss ambientato ad Auschwitz. |
1966 | Auschwitz (La canzone del bambino nel vento) | Francesco Guccini (n.1940) | Celeberrima canzone del cantautore italiano. |
1966 | Nuit et brouillard | Jean Ferrat (1930-2010) | Canzone del cantautore francese. |
1967 | Dies Irae | Krzysztof Penderecki (n.1933) | "An oratorio in undiminished memoriam of the dead from the death camp at Oświęcim" |
1968 | I never saw another butterfly | Charles Davidson (n.1929) | Opera corale ispirata ai poemi dei bambini di Terezin. |
1969 | Dachau Blues | Captain Beefheart (1941-2010) | Una canzone di uno dei maggiori esponenti del rock sperimentale statunitense. |
1969 | Story of Isaac | Leonard Cohen (1934-2016) | Una canzone del celebre cantautore ebreo canadese. |
1970-1979
Anno | Opera | Compositore | Note |
---|---|---|---|
1975 | Rock Around The Bunker | Serge Gainsbourg (1928-1991) | Concept album incentrato sul tema dell'Olocausto, ispirato alle memorie personali del cantautore francese di origine ebraico-ucraina. |
1977 | Symphony of Sorrowful Songs, sinfonia n.3 | Henryk Górecki (1933-2010) | Opera sinfonica ispirata all'Olocausto. |
1978 | No Love Lost | Joy Division | |
1979 | Songs from the Depths of Hell | Aleksander Tytus Kulisiewicz |
1980-1989
Anno | Opera | Compositore | Note |
---|---|---|---|
1984 | A Red Sector A | Rush | |
1988 | Different Trains | Steve Reich (n.1936) | l'autore ebreo, cresciuto negli Stati Uniti, confronta i propri ricordi dell'infanzia con quelli dei propri coetanei cresciuti in Europa durante l'Olocausto. |
1990-1999
Anno | Opera | Compositore | Note |
---|---|---|---|
1992 | Trains of no return | Ofra Haza | |
1993 | Musiche del film "Schindler's List" | John Williams (n.1932) | Vincitore del premio Oscar. |
1994 | This train revised | The Indigo Girls | |
1994 | In memoriam Anne Frank | Howard Goodall (n.1958) | Commissionato da The Voices Foundation. |
1997 | Musiche del film "La vita è bella" | Nicola Piovani (n.1946) | Vincitore del premio Oscar. |
1998 | Train de Vie | Goran Bregovic (1998) |
2000-2009
Anno | Opera | Compositore | Note |
---|---|---|---|
2001 | I Believe in the Sun | Howard Goodall (n.1958) | Eseguito per l'Holocaust Memorial Day. |
2005 | Numeri da scaricare | Francesco De Gregori | |
2008 | Il carmelo di Echt | Franco Battiato | |
2009 | Kadisz | Krzysztof Penderecki |
2010-2019
Anno | Opera | Compositore | Note |
---|---|---|---|
2010 | A Song of Hope | Howard Goodall (n.1958) | Eseguito per l'Holocaust Memorial Day. |
2010 | Fun khurbn tsum lebn: naye yidishe lider / Dall'Olocausto alla vita: Nuovi canti in yiddish | David Botwinik (n.1920) | Nel 1948, il giovane Botwinik aveva pubblicato una raccolta di canti dei ghetti e dei lager. La nuova collezione presenta 56 canti originali del compositore ispirati alla memoria dell'Olocausto. |
2012 | Last Train to Tomorrow | Carl Davis (n.1936) | Una rievocazione dei Kindertransport, per orchestra e coro di bambini. |
Note
- ^ ???
- ^ M. Meyer, The Politics of Music in the Third Reich, New York: Peter Lang, 1993; M.H. Kater, The Twisted Muse: Musicians and their Music in the Third Reich, Oxford: Oxford University Press, 1997.
- ^ More Music for the Kinohalle!.
Bibliografia
Collegamenti esterni
Lista di attori bambini internazionali
1880s
1881 -- Benoît Duval (France) -- Elsie Leslie (USA)
1886 -- Alan Williamson (UK)
1887 -- Colin Williamson (UK)
1890s
---
- Tom Williamson (UK, 1891-1959)
---
- Stuart Williamson (UK, 1893-1972)
---
- Buster Keaton (USA, 1895-1966)
---
- @ Gladys Hulette (USA, 1896–1991)
---
- Yale Boss (USA, 1899–1977)
- Kenneth Casey (USA, 1899-1965)
- @ Adele DeGarde (USA, 1899-1972)
- Paul Kelly (USA, 1899-1956)
- Roy Royston (UK, 1899-1976)
---
1900s
--- 1900 ---
- @ Gladys Egan (1900–1985)
- @ Madeline Fairbanks (1900-1989)
- @ Marion Fairbanks (1900-1973)
- @ Edna Foster (USA, 1900-)
- Albert Hackett (USA, 1900-1990)
- Judson Melford (USA, 1900-1978)
- Eileen Percy (USA, 1900-1973) -- Antrim Short (USA, 1900-1972)
--- 1901 ---
- Curt Bois (Germany, 1901-1991)
- Bebe Daniels (1901-1971)
- Edna Hamel (1901-1964)
- Mildred Harris (1901-1944)
- Fridtjof von Kaulbach (Germany, 1901-1968)
- Reginald Sheffield (Eric Desmond; USA, 1901-1957)
- John Tansey (USA, 1901-1971)
- Paul Willis (USA, 1901-1960)
- Wolfgang Zilzer (Paul Andor; Germany, USA, 1901-1971)
- <Lila Lee> (USA, 1901-1973)
--- 1902 ---
- William Collier Jr. (Buster Collier; USA, 1902-1987)
- * Marjorie Daw (USA, 1902-1979)
- * Marie Eline (USA, 1902–1981)
- Harold Goodwin (USA, 1902-1987)
- Raymond Hackett (USA, 1902-1958)
- Roy Hauck (USA, 1902–1983)
- * Gertrude Short (USA, 1902-1968)
--- 1903 ---
- Thomas Carnahan Jr. (1903-1949)
- Andy Clark (1903-1960)
- Roy Clark (1903-1993)
- Dolores Costello (1903-1973)
- Eleanor Kahn (1903–1982)
- Russell McDermott (1905–1993)
- Eduardo Notari (Italy, 1903-1986)
- Ermanno Roveri (Italy, 1903-1968)
- Violet Wilkey (USA, 1903–1976)
--- 1904 ---
- Luigi Petrungaro (1904-1990) <Italy>
- Danny Reulos (1904?-)
--- 1905 ---
- Maria Bay (Italy, 1905-)
- Maria Orciuoli (Italy, 1905-)
- Renato Visca (Italy, 1905-)
--- 1906 ---
- Tula Belle (Norway-USA, 1906–1992)
- Stephen Carr (USA, 1906-1986)
- Helene Costello (USA, 1906-1957)
- Eraldo Giunchi (Italy, 1906-1956)
- Early Gorman (Baby Early, 1906-1982)
- Fabien Haziza (France, b.1906)
- George Hupp (USA, b.1906)
- Maurice Mathieu (France, b.1906)
- Willie Sanders (UK, 1906-1990)
--- 1907 ---
- Edward Peil Jr. (USA, 1907–1962)
- Lillian Wade (Baby Lillian; 1907-1990)
--- 1908 ---
- Franco Cappelli (Italy, 1908-)
- Carmen DeRue (1908–1986)
- Aldo Mezzanotte (Italy, 1908-1926)
- Thelma Salter (1908–1953)
--- 1909 ---
- Bobby Connelly (1909–1922)
1910s
--- 1910 ---
- @ Sally Blane (Elizabeth Jane Young; USA, 1910-1997)
- @ Mae Giraci (USA, 1910-2006)
- @ Virginia Lee Corbin (USA, 1910-1942)
- # Billy Jacobs (USA, 1910-2004)
- @ Kittens Reichert (USA, 1910-1990)]
- @ Lucille Ricksen (USA, 1910–1925)
- @ Zoe Rae (USA 1910–2006)
--- 1911 ---
- Ben Alexander (USA, 1911-1969)]
- Ettore Casarotti (Italy, 1911-...)]
- Martin Herzberg (Germany, 1911-1972)
- Newton House (USA, 1911–1987)]
- Frankie Lee (USA, 1911-1970)]
- @ Gertude Messinger (USA, 1911-1995)]
- Spec O'Donnell (USA. 1911–1986) // IMDb
- Oscar Rudolph IMDb (USA, 1911–1991)]
- Marie Osborne (USA, 1911–2010)
- Lorna Volare (Australia, USA, 1911–1998)
--- 1914 ---
- Mickey Daniels (USA, 1914–1970)
--- 1915 ---
- Junior Durkin (USA, 1915–1935)
- Marcella Sabatini (Italy, 1915-)
--- 1916 ---
- Josephine Adair (1916-1997)
- Jack Morgan (USA; 1916–1981)
--- 1917 ---
- Philippe De Lacy (France, USA, 1917–1995)
- Don Marion (1917-)
- Mimmo Palermi (Italy, 1917-1925)
--- 1918 ---
- Jackie Condon (1918–1977)
- Dannie Mac Grant (USA, 1918–2006)
- Dean Riesner (1918–2002)
--- 1919 ---
- Tim Holt (USA, 1919–1973)
1920s
--- 1920 ---
- Jean Darling (1922–2015)
- David Durand (USA, 1920–1998)
- Betsy King Ross (1922–1989)
- Bobby Nelson (USA, 1922–1974) / <IMDb>
--- 1921 ---
--- 1922 ---
- Franco Brambilla (Italy, 1922-1942)
--- 1923 ---
- Mario Artese (Italy, 1923-1997)
- Edith Fellows (1923–2011)
- Carmencita Johnson (1923–2000)
- Mary Ann Jackson (1923–2003)
- Jimmy Lydon (USA, 1923-)
- Helen Parrish (1923–1959)
- Malcolm Sebastian (1923-2006)
--- 1924 ---
- Betty Brewer (1924-)
- Tommy Bupp (1924-1983)
--- 1925 ---
- Wally Albright (USA, 1925–1999) // IMDb
- Carl R. Botefuhr (USA, 1925–1996) || IMDb
- Bill Burrud (1925–1990)
- Bill Cody Jr. (USA, 1925–1989) <IMDb>
- Dorothy DeBorba (1925–2010)
- Rex Downing (1925-)
- Bobby 'Wheezer' Hutchins (1925–1945)
- Tommy Kelly (1925–2016)
- Pino Locchi (Italy, 1925-1994)
- Dickie Moore (USA, 1925–2015) // IMDb
- Jacqueline Taylor (1925–2014)
- Jerry Tucker (USA, 1925–2016) // IMDb
--- 1926 ---
- Miranda Bonansea (Italy, 1926-)
- Tommy Bond (USA, 1926–2005)
- Gloria Jean (1926-)
- Marilyn Knowlden (1926-)
- Shirley Jean Rickert (1926–2009)
- Elio Sannangelo (Italy, 1926-)
--- 1927 ---
- Cora Sue Collins (1927-)
- Ronnie Cosby (1927-2010)
- Sybil Jason (1927–2011)
- Joy Lane (1927–2018)
- Carl Switzer (Alfalfa; USA, 1927–1959)
- Virginia Weidler (1927–1968)
- Robert Winkler (USA, 1927–1989)
--- 1928 ---
- George McFarland (Spanky; USA, 1928–1993)
- @ Shirley Temple (USA, 1928–2014)
--- 1929 ---
- Scotty Beckett (USA, 1929–1968)
- Paolo Ferrari (Italy, 1926-)
- Billy Lee (USA, 1929–1989)
1930s
--- 1930 ---
- Cesare Barbetti (Italy, 1930-2006)
- Sugar Dawn (1931-)
- Marianne Edwards (1930–2013)
- Darla Hood (1930–1979)
- Bobby Larson (USA, 1930–2002) <Imdb>
- Charlene Wyatt (1930-)
--- 1931 ---
- Joan Carroll (1931–2016)
- Franco Interlenghi (Italy, 1931-2015)
- Gianni Musy (Gianni Glori; Italy, 1931-2011)
- Juanita Quigley (1931–2017)
- Billie Thomas (USA, 1931–1980) || <African-American>
- Ann E. Todd (1931-)
--- 1932 ---
- Leonardo Bragaglia (Italy, 1932-)
- Mickey Kuhn (1932-)
- Baby LeRoy (1932-2001)
- Peggy Ann Garner (1932–1984)
--- 1933 ---
- Joel Davis (USA, 1933–1966)
- Rinaldo Smordoni (Italy, 1933–)
--- 1934 ---
- Vito Annicchiarico (Italy, 1934-)
- Gino Leurini (Italy, 1934-2014)
- Richard Lyon (UK, 1934–2013)
- Lindy Wade (1934-)
--- 1935 ---
- Caryll Ann Ekelund (1935–1939)
- Donald Mayo (1935–1992)
- Mariù Pascoli (Italy, 1935-)
- Don Stewart (USA, 1935–2006)
--- 1936 ---
- Michael Chapin (USA, 1936-)
- Carlo Delle Piane (Italy, 1936-)
- Gary Gray (USA, 1936–2006)
- Sharyn Moffett (1936-)
--- 1937 ---
- Enzo Cerusico (Italy, 1937-1991)
- Luciano De Ambrosis (Italy, 1937-)
--- 1938 ---
- Kathryn Beaumont (1938-)
- Maurizio Di Nardo (Italy, 1938-)
- Arlene Gray (1938-)
- Eilene Janssen (1938-)
- Baby Sandy (1938)
--- 1939 ---
- Vittoria Febbi (Italy, 1939-)
- Mario Girotti (Terence Hill; Italy, 1939-)
- Jimmy Hunt (1939-)
- Enrico Olivieri (Italy; 1939-)
- Alfonsino Pasca (Italy; 1939-)
- Enzo Staiola (Italy; 1939-)
1940s
--- 1940 ---
- Guido Martufi (Italy, 1940-)
- Georges Poujouly (France, 1940–2000)
- Alain Emery (France, 1940-)
--- 1941 ---
- Tommy Kirk (USA, 1941-)
- Tommy Rettig (USA, 1941–1996)
--- 1942 ---
--- 1943 ---
- Lee Aaker (USA, 1943)
- Mary Jane Saunders (1943-)
--- 1944 ---
- Michel Ray (UK, 1941-)
--- 1945 ---
- Richie Andrusco (1945-)
--- 1946 ---
- Brigitte Fossey (1946-) <Francia>
- Michael Winkelman (1946–1999)
--- 1947 ---
--- 1948 ---
- Phillip Alford (USA, 1948-) || IMDb
- Robert 'Rusty' Stevens (USA, 1948-)
- Jeri Weil (1948-)
- Wendy Winkelman (1948-)
--- 1949 ---
- Kevin Corcoran (USA, 1949–2015)
- Stanley Fafara (USA, 1949–2003)
- Martin Stephens (UK, 1949-)
1950s
--- 1950 ---
- Jon Provost (1950-)
- Teddy Rooney (1950–2016)
--- 1951 ---
- Susan Melvin (1951-)
- Jay North (USA, 1951-)
--- 1953 ---
- David Bradley (UK; 1953-)
- Judy Whitney (1953)
--- 1955 ---
- Larry Mathews (1955-)
--- 1957 ---
- Julie Dawn Cole (1957-)
--- 1958 ---
- Alain Cohen (France; 1958-)
- Lisa Loring (1958-)
---
1960s
- Erin Murphy (1964-)
Additional names
Lista di attori bambini in Italia
Campo di detenzione per bambini polacchi di Łódź | |
---|---|
Kinder-KZ Litzmannstadt | |
Stato | Polonia |
Città | Łódź |
Abitanti | 1,600 ab. (11 dicembre 1942 - 19 gennaio 1945) |
Il campo di detenzione per bambini polacchi di Łódź (Kinder-KZ Litzmannstadt; o piu' precisamente Polen-Jugendverwahrlager der Sicherheitspolizei in Litzmannstadt in tedesco, e Prewencyjny Obóz Policji Bezpieczeństwa dla Młodzieży Polskiej w Łodzi in polacco) è stato un campo di detenzione minorile istituito nel dicembre 1942 dai nazisti nell'area del ghetto di Łódź; alle bambine era riservato anche una sezione distaccata a Dzierżązna. Vi furono detenuti circa 1.600 bambini polacchi non-ebrei, in prevalenza tra gli 8 e i 14 anni, orfani o arrestati per piccoli crimini o comunque abbandonati in conseguenza della morte o arresto dei loro genitori. Quando le truppe sovietiche giunsero a Łódź il 19 gennaio 1945 trovarono al campo circa 900 ragazzi.
La vicenda
L'11 dicembre 1942, un campo per bambini e giovani polacchi (Polenjugendverwahrlager der Sicherheitspolizei in Litzmannstadt) divenne operativo in un'area separata entro i confini del ghetto di Łódź, una sezione delimitata approssimativamente da quelle che oggi sono le vie Emilii Plater, Gornicza e Zagajnikowa. Il cancello principale del campo era situato su via Przemyslowa Street; quindi, è stato spesso indicato come "il campo di via Przemyslowa".[1]
Una direttiva del 28 novembre 1942 a firma di Heinrich Himmler spiegava che sarebbe stato un campo per adolescenti polacchi, considerati criminali o abbandonati:
- L'incuria della gioventù polacca si è sviluppata seriamente e costituisce un grave pericolo per i giovani tedeschi. Le ragioni di questa negligenza si trovano principalmente nello standard di vita incredibilmente primitivo dei polacchi ... I bambini polacchi vagano senza supervisione o occupazione, commerciando, accattonando, rubando, diventando una fonte di pericolo sia per i bambini tedeschi dal punto di vista morale, sia per il fatto che potrebbero continuare la loro attività criminale".[2]
Il riferimento razzista allo "standard di vita incredibilmente primitivo dei polacchi" mostra come non si trattasse di una struttura educativa per riabilitare i criminali minorenni. In realtà, il "riformatorio minorile" di Łódź si inquadrava all'interno delle politiche di arianizzazione e pulizia etnica che prevedevano la germanizzazione dei territori conquistati ad est con la completa eliminazione degli ebrei e dei rom e la riduzione in schiavitù delle popolazioni slave.
Durante la seconda guerra mondiale, migliaia di bambini polacchi provenienti dalle aree inglobate nel Reich e dal Governatorato Generale furono detenuti nei campi di concentramento nazisti. Alcuni di loro considerati "di valore dal punto di vista razziale" furono sottratti alle loro famiglie e selezionati per i programmi di adozione e germanizzazione.[3] Ai campi di concentramento erano destinati quelli ritenuti "di scarso valore razziale" e condannati quindi allo sfruttamento lavorativo. In campi come Potulice o Auschwitz i bambini entravano in prigionia con i loro familiari, anche quando venivano poi da essi separati all'interno della struttura detentiva. A Łódź invece non v'erano adulti: i piccoli detenuti erano in prevalenza bambini provenienti da orfanotrofi; o ragazzi di strada, condannati per vagabondaggio o piccoli reati; o comunque minori abbandonati, perche' i loro genitori erano stati uccisi o arrestati per motivi politici. All'inizio l'età minima dei detenuti nel campo fu fissata a 8 anni, poi abbassata a 6, ma è documentata la presenza di bambini più piccoli, anche di 2 anni.[4] Quando i minori raggiungevano un'età superiore ai 16 anni, venivano trasferiti nei campi di lavoro coatto della Germania.
Per la costruzione del campo a Łódź si presero all'inizio in considerazioni varie località, incluso il Monastero francescano di Łódź. Si optò alla fine per un'area limitrofa al ghetto ebraico, che garantiva condizioni di sicurezza ottimali e che, se necessario, sarebbe potuta essere ampliata a piacimento di pari passo con la liquidazione del ghetto.
Le condizioni di vita erano durissime. I bambini polacchi detenuti erano completamente isolati sia dal mondo esterno sia dagli ebrei del ghetto, essendo l'area del campo interamente circondata da un'alta recinzione fatta di assi e pattugliata dalle sentinelle tedesche. I giovani detenuti avevano numeri invece di nomi, indossavano abiti e zoccoli di prigione grigi e lavoravano dalla mattina alla sera, proprio come facevano i loro coetanei nel ghetto, dall'altra parte del muro, anche 10-12 ore al giorno. Avevano anche gli stessi insegnanti: gli artigiani ebrei, scortati lì dalle autorità naziste. I bambini cucivano vestiti, costruivano scarpe di paglia, ripulivano gli zaini e raddrizzavano gli aghi. Le ragazze lavoravano nella lavanderia, nella cucina, nell'officina del sarto e nel giardino. Ad esse era riservata anche una sezione separata del campo che operava in una proprietà privata a Dzierżązna, a 15 chilometri da Łódź, una fattoria agricola dove le condizioni di vita era lievemente migliori. La disciplina in entrambi i campi era rigidissima: i bambini venivano regolarmente picchiati o frustati per la minima infrazione.[5] Le condizioni igieniche, specie nel campo di Łódź, erano deplorevoli. Durante l'epidemia di tifo che scoppiò tra la fine del 1942 e l'inizio del 1943, 280 bambini che si ammalarono in quell'occasione furono mandati in un ospedale nel ghetto in via Dworska 74 (che ora è via Organizacji WiN), dove furono curati dai medici ebrei. Nel maggio 1944 esplose un'altra epidemia di tracoma.
Il numero esatto di coloro che transitarono per il campo è difficile da stabilire in mancanza di dati certi. La prima monografia pubblicata da Józef Witkowski nel 1975 parlava di 12.000 bambini e migliaia di vittime.[6] Le cifre si riferivano al totale dei bambini polacchi che secondo le stime del tempo sarebbero stati avviati ai programmi di germanizzazione e che si ipotizzava fossero transitati per il campo, pur in mancanza di alcuna fonte documentaria che lo confermi. Il numero, tuttora riportato in diverse fonti e memoriali, è considerato oggi del tutto esagerato e irrealistico ad indicare coloro che furono detenuti nel campo, viste le modeste capacità ricettive della struttura.[7] Sappiamo ad esempio che nell'aprile 1943 al campo c'erano solo 300 bambini e che tra il 1943 e il 1944 vi giunsero 1.086 ragazzi e 250 ragazze,[8] il che porta verosimilmente alla stima di un totale di circa 1.600 bambini detenuti.[9]
Diversi bambini morirono di fame, freddo e malattia o per le percosse subite. Non si trattava comunque di un campo finalizzato allo sterminio dei detenuti. I morti documentati sono 136,[10] che furono sepolti in una speciale sezione del cimitero ebraico del ghetto, un numero realistico considerando alcune testimonianze che parlano di una media di 1-2 decessi alla settimana.[11] Altri bambini lasciarono il campo per essere condotti in Germania avendo superati i 16 anni. Un gruppo di una decina di ragazzi provenienti dal campo che si trovavano nella prigione di Łódź in attesa di essere trasferiti altrove, morì nel massacro dei detenuti ad opera delle SS, avvenuto il 17 gennaio 1945, due giorni prima dell'arrivo delle truppe sovietiche. Alla fine della guerra rimanevano circa 900 bambini prigionieri nel campo di Łódź e un numero imprecisato in quello piu' piccolo di Dzierżązna.[12] La maggior parte dei bambini lasciò il campo per conto proprio, cercando di ricongiungersi a propri familiari e tornare ai loro villaggi di residenza. Degli orfani e dei malati si presero cura le associazioni assistenziali. Il campo fu smantellato.
La memoria
Del campo oggi rimangono solo pochi edifici, in particolare il vecchio edificio amministrativo al numero 34 di via Przemyslowa, in cui negli anni settanta fu collocata una targa commemorativa. Per molti anni dopo la guerra, la gente non sapeva nemmeno dell'esistenza di questo campo per bambini e giovani polacchi. Il 9 maggio 1971 il "monumento del cuore spezzato" fu inaugurato nel Parco Szare Szeregi (l'ex Parco Promienistych, appena fuori dalla vecchia area del campo), per commemorare i bambini polacchi imprigionati e uccisi nel campo di via Przemysłowa. Il monumento, opera di Jadwiga Janus e Ludwik Mackiewicz, raffigura un ragazzo denutrito che si stringe idealmente a un cuore spezzato. C'è uno spazio vuoto della forma di un bambino nel cuore e un'iscrizione che dice: "La vita ti è stata presa ma noi ricordiamo". Il 7 novembre 2013 una targa in memoria dei piccoli "martiri" è stata collocata anche all'interno dell'atrio della cattedrale di Łódź.
Note
- ^ "The Campo for Polish Children", Litzmannstadt Ghetto.
- ^ Roman Harbar, Zofia Tokarz, Jacek Wilczur, Czas niewoli, czas śmierci, Warszawa: Interpress, 1979.>
- ^ Tumblr
- ^ Michael Hepp, "Denn ihrer ward die Hölle".
- ^ "The Lodz Ghetto", H.E.A.R.T.
- ^ Józef Witkowski, Hitlerowski obóz koncentracyjny dla małoletnich w Łodzi, Wrocław: Zakład Narodowy im. Ossolińskich, 1975.
- ^ Dziennik.
- ^ "The Łódź Ghetto", H.E.A.R.T.
- ^ "The Campo for Polish Children", Litzmannstadt Ghetto.
- ^ "The Campo for Polish Children", Litzmannstadt Ghetto.
- ^ Anna Gronczewska, Jak Niemcy „wychowywali” polskie dzieci w obozie przy ul. Przemysłowej; [w:] „Co tydzień historia” dod. do „Polska. Dziennik Łódzki”, z 30 XI 2017, s. 2–3.
- ^ "The Campo for Polish Children", Litzmannstadt Ghetto.
Bibliografia
- Józef Witkowski: Hitlerowski obóz koncentracyjny dla małoletnich w Łodzi. Wrocław: Zakład Narodowy im. Ossolińskich, 1975.
- Joanna Podolska e Dorota Dekiert, Traces of the Litzmannstadt Getto: A Guide to the Past, Piatek Trzynastego, 2004, ISBN 83-7415-001-7.
- Michael Hepp, "Denn ihrer ward die Hölle. Kinder und Jugendliche im "Jugendverwahrlager Litzmannstadt" ("For They Lived Through Hell: Children and Adolescents in the “Litzmannstadt Camp taking custody of Children and Adolescents"), in: Mitteilungen der Dokumentationsstelle zur NS-Sozialpolitik (Announcements of the Documentation Agency on Nazi Social Policy) 11-12 (April 1986), pp. 49-71
Voci correlate
Collegamenti esterni
- "The Campo for Polish Children", Litzmannstadt Ghetto.
- "The Lodz Ghetto", H.E.A.R.T.
- Tumblr
Campo di concentramento per bambini di Potulice.
Si presume che in totale circa 25.000 prigionieri siano stati imprigionati nel campo. persone. Nel registro delle morti sono state registrate 1.127 persone, tra cui 767 bambini.
Alberto Todros (Pantelleria, 21 luglio 1920 – Torino, 25 maggio 2003) è stato un antifascista italiano, di origine ebraica da parte di padre, superstite dell'Olocausto, deputato al Parlamento.
Biografia
Alberto Todros nasce nel 1920, figlio di padre ebreo e di madre cattolica. Piemontese nasce a Pantelleria poiché la madre era siciliana e, secondo l'uso dell'epoca, aveva voluto portare a termine la gravidanza a casa dei genitori.
Con la morte del padre nel 1925, due anni dopo la nascita del fratello Carlo, la famiglia conduce una vita resa difficile da ristrettezze economiche. Con le leggi razziali i fratelli Todros sono esclusi dalla scuola pubblica a Torino (TO) perché di padre ebreo. Dopo l'8 settembre, sono attivi in un gruppo antifascista che raccoglie armi nell'imperiese e partecipa ad azioni di sabotaggio contro i nazifascisti. Già più volte arrestati e rilasciati, nel dicembre 1943 i due fratelli sono incarcerati a Imperia (IM) e poi tradotti al Sant'Agostino di Savona (SV) e a Marassi a Genova (GE). Trasferiti al campo di transito di Fossoli (Carpi, MO), il 21 giugno 1944 sono inseriti nel trasporto che il 24 giunge a Mauthausen (trasporto Tibaldi n. 53). Qui Alberto è classificato come Schutzhäftlinge (prigioniero per motivi di sicurezza), riceve il numero di matricola n. 76603 ed è registrato come tecnico delle costruzioni. Attivo nel Comitato clandestino di resistenza, è liberato il 5 maggio 1945 ad opera dell'Esercito statunitense. Torna in Italia a giugno. Anche suo fratello Carlo sopravvive alla prigionia.
Nel dopoguerra Alberto completa gli studi in ingegneria e inizia l'attività politica nel PCI. Segretario di una Sezione torinese del partito comunista, Todros entra nel comitato federale del PCI e nel 1951 viene eletto come consigliere e assessore comunale e provinciale a Torino, incarico che ricoprirà per 24 anni. Dal 1963 al 1979, per quattro legislature, è deputato al Parlamento, dove fa parte della Commissione Lavori Pubblici.[1] Fermamente contrario alle politiche di cementificazione e alla costruzione di quartieri dormitorio, Alberto Todros è stato a lungo membro effettivo dell'Istituto nazionale d'urbanistica. Stimato urbanista, ha firmato i piani regolatori di Alessandria, Vado Ligure, Venaria, Beinasco, ha partecipato alla realizzazione del piano intercomunale di Savona e ha fatto parte della commissione di studio di quello intercomunale di Torino. Presidente dell'ANED di Torino, nel 1996 Todros ha pubblicato un libro di memorie sulla sua esperienza di deportato.
Muore a Torino il 25 maggio 2003.
Opere
- Alberto Todros, Memorie 1920-1952, Torino, Trauben, 1999.
Note
Bibliografia
- Giovanna D'Amico, I siciliani deportati nei campi di concentramento e di sterminio nazisti 1943-1945, Nuovo Prisma, Palermo, Sellerio, 2006, ISBN 978-88-389-2100-1.
- Mario Bonfantini, Un salto nel buio, Milano: Feltrinelli, 1959.
Collegamenti esterni
Testimonianza di Carlo Todros sul sito della RAI.
1943/45 "Schiavi di Hitler"
Gli italiani in cifre
(da "Rassegna ANRP" n°1/2 - gennaio/febbraio 2001)
di Claudio Sommaruga
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C'è schiavo e schiavo, qualcuno è più sfruttato degli altri. Gli schiavi "commerciabili", come quelli dei piantatori americani, avevano speranze di sopravvivere; quelli "di stato", come quelli di Hitler, avevano un costo, non un prezzo, e la loro vita era sospesa a un perfido calcolo di costi e benefici. Le tutele umanitarie dei vinti sono recenti; per migliaia di anni le guerre non facevano prigionieri, ma razziavano schiavi, come forze di lavoro a basso costo, da mantenere finché utili. Anche l'operazione "Asse" della Wehrmacht non si limitò, l'8 settembre 1943, a neutralizzare l'Esercito Italiano, ma lo deportò nel Reich per colmare vuoti di energie sempre meno reintegrabili dopo Stalingrado. Gli "schiavi di Hitler" erano "vuoti a perdere", "pezzi usa e getta" tutt'al più cedibili, a centinaia, ma non a milioni, alle case farmaceutiche per 170 marchi cadauno o noleggiabili a fabbriche e contadini a 6 marchi al giorno (meno di metà di un operaio tedesco), con costi di approvvigionamento e gestione inferiori a 2 marchi. Anche le fabbriche traevano rilevanti profitti e l'esercito poteva inviare più soldati al fronte! I numeri non hanno anima, ma possono essere spietati, anche gonfiati o risicati dagli utenti per partigianeria o ignoranza ma sempre omertosi ed enigmatici per lacune di raccolta e dei contenuti; possono riuscire, tuttavia, più obiettivi ed eloquenti delle parole. Le cifre che qui si riportano sono solo orientative, valgono come ordini di grandezza per ancorare una storia che la memoria labile ed emotiva può fuorviare. Sono cifre che sembrano meno sbagliate e più accettabili, nella ridda dei numeri ricorrenti, ufficiali o a spanne e sono state vagliate e mediate tra varie fonti e ricercatori italiani e tedeschi. Tra questi si menzionano: Luigi Cajani, Carmine Lops, Gabriele Hammermann, Lutz Klinkhammer, Brunello Mantelli, Gustavo Ottolenghi, Giorgio Rochat, Antonio Rossi, Gerhard Schreiber, Claudio Sommaruga ed altri e gli archivi ministeriali militari e civili italiani (repubblichini e regi/repubblicani) e tedeschi. La galassia concentrazionaria nazista sfruttò, di fatto, dal 1933 circa 25.000.000 di schiavi di 28 nazioni, dei quali 9.250.000 prigionieri militari (di cui 5.300.000 russi e 700.000 italiani - IMI); 4.350.000 deportati politici (di cui 2.300.000 tedeschi); 7.900.000 deportati razziali e "diversi" (ebrei, zingari, omosessuali, alienati, criminali...); 3.850.000 lavoratori sedicenti liberi, emigrati o rastrellati, dalla Francia, Italia ed Europa Orientale. I Lager di detenzione furono: 24 di sterminio diretto o col lavoro duro sottoalimentato (KL, KZ) (con 1.700 dipendenze e 9.950 siti); 850 Lager militari e dipendenze (St., Of., etc., di cui 142 principali); 2.000 Battaglioni di lavoratori militarizzati (Bau-Btl); alcune decine di migliaia di Arbeits Kommando di fabbrica (AK). Tutto il Grande Reich coi Governatorati (G.G.) e i territori occupati erano un immane Lager di sopraffazione dei diritti della persona umana, quest'ultima catalogata in Obermenschen, i superuomini (ariani dolicocefalo-biondi nordici e prussiani; brachicefalo-bruni alpini), Menschen, scarsamente uomini (ariani mediterranei dolicocefalo-bruni e poco alti) e Untermenschen, i subumani o cose (asiatici, euro-orientali, siberiani, semiti, tarati, etc.). I morti, in prevalenza ebrei e russi, furono 16.000.000 (per inedia, tifo, tbc, bombardamenti, gas e pallottole) dei quali 4.600.000 militari, 4.700.000 civili e 6.700.000 "diversi" (razziali, etc.). I superstiti furono solo 9.000.000. Ogni commento è superfluo, perché le cifre sono eloquenti! Negli anni di guerra, i non idonei al lavoro (donne, bambini, anziani, inabili) venivano soppressi al più presto; gli altri venivano spremuti col lavoro duro e fame, come olive fino alle sanse, con speranze di vita ottimizzate, in un calcolo crudele di costi/benefici, in 9 mesi, salvo accorciamenti, con 1750 calorie giornaliere (min. 600/900, max poco più di 2000 per lavori pesanti) contro un fabbisogno, secondo il lavoro, di 2500/3000. Il deficit energetico era fornito dalle riserve corporee, con un contributo complessivo annuo di 500 mila tonnellate di petrolio equivalente! Gli schiavi italiani furono in tutto 1.000.000, di cui 716.000 i cosiddetti intemati militari (IMI e KGF) iniziali, 44.000 deportati in KZ, 170.000 lavoratori liberi civili (volontari e precettati) ed infine 78.000 altoatesini emigrati, che avevano optato per la nazionalità tedesca, ma riscopertisi italiani a guerra perduta! In queste cifre non sono compresi gli schiavi sfruttati direttamente dai tedeschi in Italia, nella Todt e, indirettamente, nei battaglioni di disciplina: alcune migliaia di coscritti renitenti della "leva Graziani" e poi trasferiti in parte nel Reich come ausiliari della RSI. I deportati politici e razziali nei KZ e Straflager/Gestapo furono in tutto circa 44.000, dei quali 8.900 ebrei e zingari (6.750 ebrei italiani, alcune centinaia di stranieri catturati in Italia e 1.900 ebrei del Dodecaneso), forse 30.000 "oppositori" (inclusi dei partigiani arrestati senz'armi), alcune centinaia di ufficiali antifascisti rastrellati, 2200 carcerati militari di Peschiera. A questi si aggiungono 3000 coatti IMI transitati nei KZ e Straflager (con oltre 900 ufficiali, di cui 374 nello Straflager di Colonia), per lo più per resistenza ideologica, sabotaggi, tentata evasione, infrazioni gravi. Tra i deportati di truppa (molti nelle fabbriche sotterranee di Dora) ci furono dei bravi minatori senza colpe, ma validi capi squadra. I sopravvissuti furono circa 4.000 "politici" ed ex IMI, 830 ebrei italiani e 179 dell'Egeo. Tra i lavoratori civili, detti ipocritamente "liberi", all'8 settembre 1943 erano presenti in Germania 80/120.000 italiani civili, residuo di un numero maggiore di emigrati dal 1940, in parte rimpatriati per fine contratto o per ferie e sorpresi in Italia dall'"8 settembre". Parecchi erano fascisti, non avendo vissuto in Italia il crollo del regime. Agli emigrati si aggiunsero, nel '44, 74.000 operai volontari o rastrellati in Italia (per un decimo donne), così da raggiungere 170.000 civili presenti, a fine guerra, dei 246.000 emigrati dal 1940. I deceduti per malattia o sotto i bombardamenti sarebbero stati 10.000. I militari lavoratori "ausiliari" (volontari e obbligati) erano al seguito diretto delle FF.AA. germaniche (Wehrmacht, Luftwaffe, Flak, nebbiogeni) o della "Todt", mentre i "combattenti" erano inquadrati come "legionari RSI" nelle divisioni allogene delle SS (italiana, sud tirolese e miste di varie nazionalità). Degli 810.000 militari italiani catturati dai tedeschi, 94.000 optarono alla cattura, per coerenza od opportunismo, come combattenti (14.000) o ausiliari (80.000). Dei 716.000 IMI restanti, durante l'internamento, 43.000 optarono nei Lager come combattenti (nei primi 8 mesi) e 60.000 (in tutto l'internamento) come ausiliari (nei Bti di lavoratori militarizzati, assegnati in prevalenza alla Luftwaffe) in alternativa alla "civilizzazione". I Bti, un centinaio e particolarmente del Genio, costituiti da reparti già esistenti o di formazione, avevano una forza di 500/1.000 elementi coordinati da sottufficiali (raramente da ufficiali) italiani agli ordini di un maresciallo tedesco. Le disposizioni iniziali dell'OKW (Ober Kommando Wehrmacht, a stretto contatto col Fuhrer) prevedevano l'eliminazione sul campo dei militari italiani resistenti con le armi, l'internamento (IMI) dei non resistenti e lo "status" di prigionieri di guerra senza tutele (KGF) per i resistenti catturati senz'armi e considerati come disertori badogliani. I KGF erano inquadrati in battaglioni (Bti) anche misti o affiancati con Bti di ausiliari volontari, al servizio diretto della Wehrmacht, nelle retrovie del Fronte Orientale e in quelle, indefinite, del Fronte Balcanico; non dovevano operare nei territori del Reich nè avere contatti con gli IMI e con la popolazione tedesca. I KGF furono al massimo 21.000 e provenivano dalla difesa di Roma, dalla Francia e soprattutto dalla Grecia (isole Ionie, Egee, etc.) e dai Balcani. Nei KGP furono anche inquadrati 2.200 ex partigiani italiani dei Balcani, catturati senz'armi e considerati disertori. Lo "status" dei KGF italiani era mal definito, figurando nelle statistiche, anche per propaganda, come KGF, IMI, "ausiliari" della RSI a disposizione dei tedeschi o direttamente "ausiliari" delle FF.AA. germaniche. E come "ausiliari" e collaboratori li considerarono i russi che, anziché liberarli come gli IMI, ne deportarono 12.200 in Bielorussia e in Siberia, in seconda prigionia (con 1.150 deceduti), rimpatriandoli con un anno di ritardo coi sopravissuti dell'ARMIR (coi quali però non ebbero contatti) e magari indottrinati. I lavoratori IMI, intemati nel Reich e nei territori controllati, in 284 Lager e dipendenze, di transito, smistamento o detenzione (una novantina nel Reich e in Polonia, di cui un quarto con ufficiali), furono inizialmente 716.000 ridottisi, nel corso della prigionia, di 103.000 unità per "opzioni" militari: 42.000 combattenti (19.000 nelle SS, 23.000 con la RSI) e 61.000 ausiliari lavoratori, in prevalenza per la Luftwaffe. Altre riduzioni si ebbero per decessi (51.000), deportazioni in KZ (3.000), per lavoro civile volontario o inquadramenti nei Bau-Btl militarizzati (fino a 100.000 uomini, 60.000 a fine 1944 nei Balcani), ridottisi a 28.000, nel Reich, a fine guerra. La storia del lavoro degli IMI si svolge in due fasi. 1 - Dalla "cattura" all'agosto 1944 - Forza lavoro disponibile iniziale 716.000 uomini, ridotti al 1 luglio 1944, dopo opzioni e decessi, a 588.000 IMI (di cui 499.000 nel Reich, compresi 19.000 ufficiali). La truppa IMI, come i prigionieri di guerra, fu obbligata a lavorare, in condizioni vietate dalle Convenzioni internazionali, sotto diretto controllo delle FF.AA. germaniche nei Bti, o presso terzi, come manovalanza, edili, ferrovieri, minatori, contadini. La retribuzione era marginale, da O a 20 Lager-Mark/giorno, secondo rendimenti e multe. Gli Ufficiali non erano obbligati, ma pressati a lavorare: 2.300 si ingaggeranno come lavoratori volontari, ma 463 verranno coatti (374 nello Straflager-Gestapo di Colonia). 2 - Dall'agosto 1944 alla "liberazione" - Gli accordi Mussolini-Hitler del 20 luglio 1944, comunicati il 2 agosto, prevedevano la smilitarizzazione abusiva dei militari italiani (che si consideravano prigionieri di guerra di un altro esercito) e la loro civilizzazione d'autorità. I renitenti subiranno violenze, verranno dismessi d'autorità dai Lager (dopo il 1° settembre 1944) e costretti a presentarsi agli uffici di collocamento per ottenere il lavoro e la tessera annonaria per poter mangiare. L'accattonaggio era punito con la deportazione ai lavori forzati. Il 20 agosto 1944, in molti Lager viene celebrata la "Festa dell'apertura dei cancelli", ma per ragioni tecniche e per la resistenza degli IMI, gli ingaggi si protrarranno fino al marzo 1945. Esauriti i volontari, inizieranno le precettazioni anche degli ufficiali (2.300 a Wietzendorf). A fine guerra a Wietzendorf verranno liberati 4.000 ufficiali IMI, già depennati dagli archivi WAST, ma che non si fece in tempo ad avviare al lavoro. In questo periodo, di fronte al lavoro, gli IMI si distinguono in: ausiliari lavoratori, nei Bti, in alternativa alla "civilizzazione". Con quelli del 1° periodo a fine guerra saranno 61.000; lavoratori volontari liberi, impegnatisi per fame e depressione, con rinuncia alla fuga (prerogativa dei prigionieri). Molti, allo stremo delle forze, se non ci fosse stata la civilizzazione non avrebbero retto un secondo inverno nei reticolati e la propaganda fascista si farà vanto del loro provvidenziale salvataggio! lavoratori precettati liberi e finti precettati (volontari sostituenti precettati per crearsi un alibi), trattati come i volontari coatti per lo più irriducibili renitenti al lavoro, punibili col lavoro duro, sotto scorta armata, in KZ o Straflager; o internati restanti nel Lager, in attesa di precettazione, ufficiali superiori, anziani inabili, sanitari, cappellani e ordinanze. Gli ex IMI "civilizzati", a fine guerra saranno 495.000, per 2/3 volontari (per fame o depressione!) con firma di impegno e per 1/3 precettati. Tra i lavoratori liberi figurano 8.050 ufficiali di cui 5.400 volontari, 2.300 precettati e 358 coatti in Straflager (Muhiberg e altri), più 2.300 ex IMI e militari deportati in KZ dall'Italia. I deceduti sono circa 10.000. I civilizzati, al rilascio dal Lager, ricevevano in marchi gli eventuali accrediti precedentemente maturati e burocraticamente registrati, che potevano aggirarsi, complessivamente, in poco o nulla per la truppa e sui 1.150 marchi per un sottotenente, fino a 2.100 per un tenente colonnello. Essi godevano, inoltre, di una illusoria semilibertà di movimento e di orario, ricevevano un salario mensile di 120 (max 180) marchi al mese, ma dovevano pagarsi tutto: vitto, integrazioni alimentari, sigarette, alloggio (magari nell'ex Lager coi cancelli aperti e il piantone tedesco), vestiario, lavanderia, riuscendo difficilmente a risparmiare e a mandar soldi a casa. Alla liberazione, la Wehrmacht aveva ancora in forza 28.000 lavoratori dei Bti e 14.000 IMI (8.000 ufficiali in attesa di precettazione al lavoro, ufficiali superiori e anziani, inabili nei lazzaretti, un migliaio di ordinanze e un miglialo di sanitari). Rimpatriarono 560.000 ex-IMI (lavoratori e non), ma tra loro si mimetizzarono 40.000 civili e collaboratori, non identificati dal Ministero ma dai conteggi. Gli schiavi non sono tutti uguali e alcuni sono più schiavi di altri. I numeri non hanno anima, ma in quelli degli "schiavi di Hitler" c'è tutto il dolore di una umanità impotente e sopraffatta!
Marta Ascoli (Trieste, 9 novembre 1926 – Trieste, 23 marzo 2014) è stata una scrittrice italiana, di padre ebreo, superstite dell'Olocausto, testimone della Shoah italiana e autrice di un libro di memorie sull'Olocausto, incentrato sulla sua esperienza di deportata al campo di concentramento di Auschwitz.
Biografia
Marta Ascoli nasce a Trieste nel 1926 in una famiglia mista, padre di origine ebraica (Giacomo Ascoli) e madre cattolica (Ida Tommasini).[1] È battezzata ed educata alla fede cristiana cattolica, ma come Mischling ("mezzo-sangue"), all'età di 17 anni fu arrestata il 19 marzo 1944 e condotta alla Risiera di San Sabba.[2] Da lì il 29 marzo 1944 fu deportata assieme al padre al campo di concentramento di Auschwitz a bordo del convoglio n.25T. Per non lasciare solo il padre, Marta viaggia in un vagone dove è l'unica donna.
Il 16 agosto dello stesso anno le autorità tedesche comunicarono alla madre rimasta a Trieste che il marito e la figlia erano morti nei pressi di Monaco il 20 luglio "in un attacco terroristico" durante il trasferimento ad un campo di transito in Germania. In realtà, il marito era deceduto nelle camere a gas dopo l'arrivo del convoglio il 4 aprile 1944. Marta (cui venne assegnato il numero 76749) invece sopravvisse alle selezioni, alle durissime condizioni di lavoro, alla fame, al freddo, alle malattie.
Con l'avvicinarsi delle truppe sovietiche, il 31 dicembre 1944 Marta fu trasferita al campo di concentramento di Bergen-Belsen. Qui, ormai allo stremo, decise di farla finita inoltrandosi nella zona proibita vicino alla recinzione di filo spinato che circondava il campo. La sentinella la vide, le venne incontro, le intimò di spostarsi, ma non sparò.[3] Marta fu liberata dagli inglesi il 15 aprile 1945.
Il rientro in Italia nel giugno 1945 è carico di emozioni, per il ritorno alla vita e la sorpresa della madre che la credeva morta. Marta si sposa nel 1957 con Onofrio Puzzolo, con il quale ha due figli, Davide e Miriam.
Nell'ottobre 1986 Marta torna per la prima volta ad Auschwitz con un viaggio organizzato dall'ANED. Nel 1998 decide di mettere per iscritto le proprie memorie da Auschwitz nel libro Auschwitz è di tutti, tradotto anche in inglese e sloveno. Diviene un'attiva testimone della Shoah italiana, partecipando a numerosi incontri pubblici.
- «Il Lager - ripeteva sempre - non è mai uscito dal mio cuore e dal mio cervello. Niente potrà riparare la ferita subita, ma sono convinta che noi ex-deportati possiamo fare qualcosa per gli altri, il mio ricordo non può e non deve rimanere chiuso tra le mura di casa, all'interno della famiglia, sento che la mia sventura riguarda tutti, le vittime di ogni violenza, ma anche chi continua a pensare all'altro come nemico da annientare, da liquidare».[4]
Muore a Trieste nel 2014.
Opere
- Marta Ascoli, Auschwitz è di tutti, Trieste: Lint, 1998; rist. Milano: Rizzoli, 2011.
- Auschwitz Belongs to Us All (trad. inglese), RCS Libri, 2013.
- Auschwitz je tudi tvoj (trad. slovena di Magda Jevnikar), Trieste: Mladika, 2014.
Note
- ^ "Marta Ascoli", I nomi della Shoah italiana.
- ^ "Marta Ascoli", Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
- ^ Marisa Moles's Weblog (26 gennaio 2010).
- ^ Il Piccolo (25 marzo 2014).
Bibliografia
- Liliana Picciotto, Il libro della memoria (II ed.; Milano: Mursia, 2001).
Collegamenti esterni
- Il Piccolo (25 marzo 2014)
- Marisa Moles's Weblog (26 gennaio 2010)
- "Marta Ascoli", Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
Ghetto di Kovno | |
---|---|
Stato | Lituania |
Città | Kaunas |
Abitanti | 30,000 ab. (agosto 1941 - 8 luglio 1944) |
Il Ghetto di Kovno (Kaunas, Lituania) è stato uno dei più ampi tra i ghetti nazisti della seconda guerra mondiale nei territori conquistati in seguito all'invasione tedesca dell'Unione Sovietica. Istituito nell'agosto 1941, servì come luogo di raccolta per i circa 30.000 ebrei della città. Il numero dei suoi abitanti fu progressivamente ridotto attraverso una lunga serie di eccidi, fino alla liquidazione finale del ghetto nel luglio 1944.
La storia
La città di Kovno (Kaunas) era uno dei centri piu' vitali della presenza ebraica in Lithuania. Nel 1939, vi vivevano circa 40.000 ebrei, un quarto della popolazione totale della città. Nel 1940-41, in seguito al Patto Molotov-Ribbentrop, Kovno fu annessa all'Unione Sovietica con il resto della Lituania. Il nuovo regime impose pesanti restrizioni anche all'autonomia delle istituzioni ebraiche. Il 14 giugno 1941, centinaia di famiglie ebree, tra cui proprietari di fabbriche, mercanti, personaggi pubblici e attivisti e dirigenti sionisti, furono mandati in esilio in Siberia (paradossalmente, salvandoli dall'imminente Olocausto).[1]
Quando il 22 giugno 1941 ebbe inizio l'invasione tedesca dell'Unione Sovietica, cominciarono subito i primi eccidi di ebrei ad opera dei nazionalisti lituani e quindi delle truppe tedesche. Si stima che 10.000 ebrei furono assassinati tra il giugno e il luglio del 1941. Luoghi privilegiati degli eccidi divennero le fortezze che circondano la citta', in particolare al Nona, ma anche la Quarta e la Settima. Con le uccisioni vennero anche le confische delle proprietà. La propaganda antisemita e la prospettiva di un profitto personale alimentarono la partecipazione popolare ai pogrom antiebraici.[2]
Alla fine di agosto del 1941, la maggior parte degli ebrei nella Lituania rurale erano stati uccisi o deportati. I tedeschi si concentrarono ora sulla sorte degli ebrei che vivevano nelle grandi città.
Il ghetto (agosto 1941)
Quando il ghetto fu istituito nell'agosto del 1941, conteneva 29.760 ebrei. L'area assegnata consisteva in due parti (il "piccolo ghetto" e il "grande ghetto"), entrambe situate nel quartiere di Slobodka, ai lati della via principale. Un recinto di filo spinato, con postazioni presidiate da guardie lituane, era sistemato attorno al ghetto, le cui porte erano sorvegliate anche dalla polizia tedesca.
L'istituzione del ghetto non significo' una pausa negli eccidi. Il 4 ottobre 1941 il piccolo ghetto fu liquidato e furono uccisi 3.000 ebrei. Il 28-29 ottobre 1941, fu organizzata la "Gross Aktion", nel corso della quale 9.200 persone (2,007 uomini, 2,920 donne, e 4,273 bambini) furono portate al Nono Forte e lì uccisi.[3]
In confronto all'anno precedente, il 1942 fu un periodo relativamente "tranquillo" nella vita del ghetto di Kovno. La vita rimase molto difficile per la fame, il freddo e le malattie. Le autorità tedesche vietarono le gravidanze e le nascite, minacciando di morte le donne che non avessero abortito entro il settimo mese. Vi fu tuttavia una tregua nei massacri, dato che i tedeschi avevano bisogno di tutti coloro che erano rimasti in vita nel ghetto dall'età di 16 anni per lavorare nelle fabbriche che sostenevano il loro sforzo bellico.
Le attività di vita quotidiana erano lasciate all'amministrazione di un Consiglio degli Anziani della Comunità del Ghetto Ebraico di Kovno (Aeltestenrat der Jedischen Ghetto Gemeinde Kauen), presieduto dal Dr. Elhanan Elkes, e da Leib Garfunkel, un avvocato e leader sionista, che fungeva da suo vice.[4]
L'Aeltestenrat nominò e supervisionò la polizia ebraica, che era responsabile per il lavoro forzato e il mantenimento dell'ordine pubblico. Il Consiglio cerco' anche di far fronte alla drammatica situazione alimentare, razionando le limitate forniture. Per la salute, il benessere e i servizi culturali fu creato un ospedale e una clinica medica, una casa per anziani, una mensa per i poveri, una scuola e un'orchestra. L'educazione pubblica dei bambini era stata vietata, fu comunque mantenuta sotto la copertura delle scuole di formazione professionale. Si organizzarono persino concerti, conferenze, serate letterarie e altri eventi culturali. Nel ghetto si formarono gruppi di resistenza (che riuscirono a far fuggire dal ghetto almeno 300 persone, che si unirono ai partigiani, ed anche alcuni neonati, affidati alla cura a famiglie cristiane).
L'Aeltestenrat soprattutto si preoccupo' di organizzare una forza-lavoro interna al ghetto composta da 6.500 donne, bambini e anziani, nella speranza che il loro lavoro a favore dell'industria bellica tedesca li rendesse indispensabili, ritardandone lo sterminio.[5]
La liquidazione del ghetto (8-13 luglio 1944)
Gia' nell'estate del 1943 i tedeschi iniziarono a liquidare i pochi ghetti rimasti (Bialystok ad agosto; Minsk, Lida, Vilnius a settembre, Riga a novembre). Anche a Kovno le operazioni si smantellamento cominciarono nell'autunno 1943, con la dispersione della forza lavoro nei vari campi di concentramento. Il 26-27 marzo 1944, 250 bambini e molti degli anziani del ghetto furono inviati a morire a Auschwitz.[6]
Per l'efficienza dei suoi apparati produttivi, tuttavia, il ghetto di Kovno fu uno degli ultimi ad essere smantellato, agli inizi di luglio 1944, quando l'Armata Rossa stava gia' avvicinandosi alla citta'.
L'8 luglio 1944, le forze tedesche e le milizie ausiliarie lituane penetrarono nel ghetto. Nei cinque giorni successivi (9-13 luglio), i militari fecero uso di granate fumogene e bombe incendiarie per costringere anche gli ebrei rimasti nascosti a uscire allo scoperto. Circa 2.000 ebrei morirono soffocati o tra le fiamme o in seguito alle esplosioni.[7] Alla fine i 6.000 sopravvissuti saranno deportati nei campi di concentramento di Stutthof e Dachau.
Quando il 1° agosto 1944 le forze sovietiche liberarono Kovno, solo un gruppo di 90 ebrei emersero dai bunker nascosti nell'area dell'ex-ghetto. Alcune centinaia erano i sopravvissuti unitisi ai partigiani nella foresta. 2.500 saranno i reduci dai campi di concentramento.[8]
La memoria
Ci sono vari monumenti a Kaunas in ricordo delle vittime dell'Olocausto. Il più imponente è quello eretto nel 1984 nel Nono Forte, gia' dal 1958 trasformato in museo delle atrocità naziste.
Note
- ^ "Kovno", United States Holocaust Memorial Museum.
- ^ "The Kovno Ghetto", H.E.A.R.T.
- ^ "Kovno", United States Holocaust Memorial Museum.
- ^ "The Kovno Ghetto", H.E.A.R.T.
- ^ "Kovno", United States Holocaust Memorial Museum.
- ^ "From the Lithuanian Holocaust", The Jewish Magazine
- ^ "Kovno", United States Holocaust Memorial Museum.
- ^ "The Kovno Ghetto", H.E.A.R.T.
Bibliografia
- Geoffrey P. Megargee, Christopher Browning, Martin Dean: The United States Holocaust Memorial Museum Encyclopedia of Camps and Ghettos, 1933–1945: Vol. 2 – Ghettos in German-Occupied Eastern Europe. Indiana University Press, 2012. ISBN 0-253-35599-0. S. 675–678.
Voci correlate
Collegamenti esterni
- "Kovno", H.E.A.R.T.
- "Kovno", United States Holocaust Memorial Museum
- "Kovno Ghetto and Lithuania", Yad Vashem
- "From the Lithuanian Holocaust", The Jewish Magazine
[[Categoria:Shoah]] [[Categoria:Ghetti ebraici della Lituania|K]]
La Lista dei giusti tra le nazioni italiani, redatta dall'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, comprende al 2017 i nominativi di 682 cittadini italiani non ebrei che nel periodo dell'Olocausto si prodigarono per la salvezza dei perseguitati razziali.
L'elenco ufficiale dei giusti italiani
Il presente elenco non e' in alcun modo inclusivo di tutti coloro che si prodigarono per la salvezza degli ebrei italiani durante l'Olocausto. Contiene esclusivamente le famiglie italiane alle quali il titolo di "Giusti tra le nazioni" sia stato ufficialmente riconosciuto dall'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme, secondo i criteri specifici dell'onorificenza.[1] (i nominativi dei membri della famiglie sono seguiti dall'indicazione del luogo dove è avvenuta l'opera di soccorso e dalla data in cui l'onorificenza è stata accordata)
A
- ACETI -- Pietro Aceti, con i figli Mario e Giuseppina -- Gignese -- 2003.[2]
- ADAMI -- Ulisse Adami, & Ade (Cardini) Adami -- Siena -- 1982. [3] [vedi anche Cardini]
- AFAN DE RIVERA COSTAGUTI -- Achille Afan de Rivera Costaguti, & Giulia (Florio) -- Roma -- 2002.[4]
- ALDOVRANDI -- Antonio Aldrovandi, & Giulia (Porta) Aldovrandi -- 2013.[5]
- ALESSANDRI -- Spartaco Alessandri, con la madre Mimma Alessandri -- Cagli -- 2004.[6]
- ALESSANDRINI -- don Armando Alessandrini -- Roma -- 1996
- AMBROSTOLO -- Emilio Ambrostolo, & Virginia -- Cessole -- 1999
- AMENDOLA -- Maria Amendola -- Roma -- 1983
- AMERIO -- Padre Pasquale Amerio -- Saluzzo -- 1983
- ANDREANI -- Luisa Colombo Andreani -- Como -- 2004
- ANDREONI -- Gildo Andreoni, con la madre Elisa Muzzarelli e la sorella Rosa Andreoni -- 2014
- ANGELA -- Carlo Angela -- San Maurizio Canavese -- 2001
- ANICHINI -- Giuseppe Anichini, & Anna -- Livorno -- 2007
- ANNONI -- Fosco Annoni, con la sorella Tina Annoni -- Leopoli, Ucraina, e Parma -- 1993
- ANTOLINI -- Umberto Antolini, con i genitori -- Ferrara -- 1983
- ANTONIAZZI -- Maria Antoniazzi (madre Antonia) -- Roma -- 2004
- ANTONIOLI -- don Francesco Antonioli -- Roma -- 1996
- ANTONIONO -- Pietro Antoniono, & Maria (Brunetto), con il figlio Carlo Antoniono -- Torre Canavese -- 2013
- ARLERI -- Giovanni Battista Arleri, & Clelia (Damonte), con il figlio Elio Arleri -- Asti -- 2004
- ARNALDI -- Rinaldo Arnaldi -- 1983
- AVENIA -- Giacomo Avenia -- Calestano -- 1999
- AVONDET -- Michel Avondet, & Leontina -- 1981
- AZZALI -- Giuseppe Azzali -- 2003
B
- BADETTI -- Virginia Badetti (madre Maria Augustina) -- 1998
- BADINI -- Gustavo Badini, & Rosanna (Andreon) -- 2011
- BARALE -- Don Vincenzo Barale -- 2014
- BARBANO -- Sigismondo Ugo Barbano (Collegio San Giuseppe De Merode) -- 2014
- BARBIERI -- Ostilio Barbieri, & Amelia (Prevoli) Barbieri -- Calestano -- 1999
- BARDINI-SCEBANENKO -- Liuba Bardini Scebanenko -- 2002
- BARTALI -- Gino Bartali -- 2013
- BARTALUCCI (I) -- Biagio Bartalucci, & Armida (Bellucci) -- 2003
- BARTALUCCI (II) -- Bruno Bartalucci & Giacomina (Gallinaro) -- 2003
- BARTOLESCHI -- Vincenzo Bartoleschi, & Rosmunda (Gennari), con il figlio Benedetto Bartoleschi -- 2005
- BASSI (I) -- Mons. Angelo Bassi -- 2004
- BASSI (II) -- Giacomo Bassi -- San Giorgio su Legnano -- 1998
- BASSO -- Lida (Frisini) Basso -- 1978
- BASTIANON -- Alessandro Bastianon -- 1997
- BATTISTELLA -- Ida (Granzotto) Battistella -- 2015
- BECCARI -- Mons. Arrigo Beccari -- Nonantola -- 1964
- BELLATO -- Mons. Agostino Bellato -- 2013
- BELLIO -- Gino Bellio, & Elsa (Poianella) Bellio -- 1998
- BELMESSIERI -- Giovanni Belmessieri, con la figlia Gina Belmessieri || || 2005
- BENEDETTI -- Emilia Benedetti (suor Maria Agnese) -- 1998
- BERTOGLIO -- Mons. Francesco Bertoglio -- Roma -- 2011
- BERTONE -- Antonio Bertone -- 2006
- BETTIN -- Regina Bettin, & Giovanni Bettin -- 1994
- BEZZAN -- Emmo Bezzan, & Brunilde (Sigismondi) Bezzan, con la figlia Lavinia Bezzan Poggi -- 1984
- BIASION -- Giovanna Maria (Vavassori) Biasion -- 2012
- BILLOUR -- Amato Billour, & Letizia Billour -- 1981
- BISOGNI (I) -- Martino Bisogni, & Maria (Mazzieri) Bisogni -- Pitigliano -- 2002
- BISOGNI (II) -- Renato Bisogni, & Giovanna -- 1974
- BIVIGLIA -- Suor Giuseppina Biviglia -- 2013
- BIZZI -- Edmondo Carlo Bizzi, & Nerina (Montebello) Bizzi, con le figlie Bianca Bizzi Palmonari e Laura Bizzi -- 2004
- BOCCHESE -- Arturo Bocchese, & Renata (Brambilla) Bocchese -- 2015
- BOETTO -- Card. Pietro Boetto -- Genova -- 2016
- BOLDETTI -- Luciana Boldetti -- 1984
- BOLLEDI -- Anna Bolledi (suor Emerenzia) -- 1997
- BONAITI -- Giuseppe Bonaiti, & Luigia (Baracchetti) Bonaiti -- 1997
- BONECHI -- Ettore Bonechi -- 2007
- BONI-BOLDONI -- don Enzo Boni-Boldoni -- Quara -- 2002
- BORGOGNI -- Vasco Borgogni, & Ada (Rosi) Borgogni || Siena || 2012
- BORROMEO -- Borromeo, Giovanni || Roma || 2004
- BORSOTTO -- Antonio Borsotto -- 2014
- BORTOLAMEOTTI -- Mons. Guido Bortolameotti -- 1981
- BOSSI -- Mons. Francesco Bossi || Crema || 2014
- BRACCAGNI -- Don Alfredo Braccagni -- 1978
- BRACCI -- Umberto Bracci, con la figlia Lina Bracci Marchetti -- 1990
- BRANDI (I) -- Nino Brandi, & Rita (Scrivani) Brandi -- 2004
- BRANDI (II) -- Suor Ermella Brandi -- 2013
- BRANDONE -- Domenico Brandone, & Luigia (Armellino) Brandone || Cessole || 1999
- BRECCIA FRATADOCCHI -- Giuseppe Breccia Fratadocchi, & Lucia -- 2012
- BRIZI -- Luigi Brizi, con il figlio Trento Brizi -- Assisi -- 1997
- BRONDELLO -- don Francesco Brondello -- 2004
- BRIGNOLI -- Luigi Brugnoli, & Ombrellina (Cavalca) Brugnoli -- 2000
- BRUNACCI -- Mons. Aldo Brunacci -- Assisi -- 1977
- BRUNAZZO -- Guerrino Brunazzo -- 2016
- BRUNETTI -- Roberto Brunetti, & Maria Brunetti -- Caprarola -- 2005
- BRUSASCA -- Giuseppe Brusasca -- 1969
- BRUTTI -- Giuseppe Brutti, & Elvira (Lucci) Brutti -- 2004
- BUCCI -- Giovanbattista Bucci, & Laura Bucci -- 2005
- BUFFA -- Don Franco Buffa -- 2015
- BULGARI -- Constantino Bulgari, & Laura Bulgari -- Roma -- 2003
- BUONAIUTI -- Ernesto Buonaiuti -- Roma -- 2012
- BURIAN -- Anita (Pesante) Burian -- 1983
- BUSNELLI -- Sandra Busnelli (suor Ester) -- 1995
- BUSSA -- Don Eugenio Bussa -- 1990
C
- CABRUSA -- Emilia Cabrusa, & Giorgio -- Velletri -- 1997
- CAGLIO -- Virgilio Caglio, & Amalia -- 1999
- CAGNASSI -- Sabino Cagnassi -- 2014
- CALIGIURI -- Clelia Caligiuri -- Piavon -- 1966
- CAMPOLMI -- Gennaro Campolmi -- Firenze -- 1976
- CANDINI -- Pio Candini, & Gina -- San Giorgio di Piano -- 1998
- CANELLI -- Luca Canelli -- 1999
- CANESSA -- Mario Canessa || Tirano || 2008
- CANOVA -- Alfonso Canova || Bologna || 1968
- CAPPELLO -- Giovanni Cappello, & Luigia || Venezia || 1996
- CARDINALI -- Ciro Cardinali || Livorno || 2007
- CARDINI (I) -- Gino Cardini || Siena || 1982
- CARDINI (II) -- Lodovico Cardini, & Lydia || Siena || 1982
- CARINI -- Alberto Carini, & Maria (Giacconi) || || 2009
- CARLOTTO -- don Michele Carlotto (presbitero) || Valli del Pasubio || 1996
- CARONIA -- Caronia, Giuseppe || Roma || 1996
- CARUGNO -- Carugno, Osman || Bellaria || 1985
- CASALE -- Maddalena Casale (Giraudi) || || 2012
- CASAROTTO -- Giuseppe Casarotto, & Teresa (Pozzato) || || 2013
- CASINI (I) -- Casini, don Leto || Firenze || 1966
- CASINI (II) -- Casini, Enzo & Maria Pia (Bellini) || || 1977
- CASOLARI -- Giovanni Casolari, & Denilia (Romani), con le sorelle Cristina e Maria -- 2013
- CASTALDO -- Castaldo, Maria -- 2011
- CASTELLI -- Filippo Castelli, & Gina (Frangini) || Roma || 1983
- CASTRACANE -- Roberto Castracane || Villa Santa Maria || 1978
- CATANEO -- Lydia Cataneo (Gelmi) -- Bergamo -- 1974
- CAVASIN -- Mons. Vittorio Cavasin -- 2015
- CECCHINI (I) -- Elena Cecchini -- 2013
- CECCHINI (II) -- Saturno Cecchini, & Derna (Peruzzi) -- 2015
- CEI -- Maria Maddalena Cei, per le Serve di Maria SS. Addolorata -- Firenze -- 1997
- CERIOLI -- Angelo Cerioli, con la figlia Dina -- Magenta -- 1997
- CEVOLI -- Giorgio Cevoli -- 2006
- CICUTTI -- Lajos Cicutti, con i figli Luigi & Jozsef -- Budapest || 2000
- CITTERICH -- Mario Citterich, & Lina -- Salonicco || 1987
- CIUCCOLI -- Francesco Ciuccoli, & Emilia -- Giampereta || 2002
- CIVICA -- Giuseppe Civica, & Angelina -- 2006
- CODURI -- Elvezio Coduri, & Olive Cosgrove -- Suna || 1983
- COLBERTALDO -- Colbertaldo, Ida (Mozzachiodi) -- 2010
- COLSALVATICO -- Tullio Colsalvatico -- Fiastra || 2009
- COMBA -- Alfredo Comba, & Maria (Avondet) -- 1981
- CONCI -- Ines Conci, & Aurelio -- Milano -- 1978
- CONTE -- Natale Conte, & Maria -- 2016
- CORDANI -- Severino Cordani, & Celestina, con la figlia Maria -- 2015
- CORNINI -- Attilio Cornini, & Iole (Bosi) -- 2011
- CORRIAS -- Salvatore Corrias -- 2006
- CORSETTI -- Maria Corsetti (suor Ferdinanda) -- 1997
- CORSINI -- Ugo Corsini -- 2013
- COSTANTINI -- Cesare Costantini, & Letizia (Frangini) -- Roma -- 1983
- COSTANZI -- Giuseppe Costanzi, & Elena (Simonetti) -- Roma -- 1999
- CRIPPA-LEONI -- Lina Crippa-Leoni -- Milano -- 1978
- CROCI -- Guido Croci -- 2015
- CUGNACH -- Vittorio Cugnach -- 2006
- CUNIAL -- Fausto Cunial -- Possagno -- 1997
- CUPERTINO -- Past. Daniele Cupertino, & Teresa (Morelli) -- Roma -- 1983
- CUSTO -- Emanuele Custo, & Rosetta -- Cadibrocco di Serra Riccò -- 1989
D
- DAELLI -- don Alessandro Daelli (Roma) - 2 settembre 1999
- DAINELLI -- Luciano Dainelli, e i genitori Vincenzo Dainelli & Adele Pacchiarotti Dainelli (Pitigliano, Grosseto) - 18 marzo 2002
- DALLA COSTA -- Sua Eminenza Elia Dalla Costa arcivescovo di Firenze - 26 novembre 2012
- DALLA TORRE -- don Angelo Dalla Torre (Treviso) - 14 dicembre 1965
- DALLA VALLE -- Antonio Dalla Valle (Bagnacavallo, Ravenna) - 28 aprile 1974
- DANESE --
- DARMON-VALERI -- Pina Valeri Darmon (Roma) - 29 gennaio 1974
- DE ANGELIS -- Enrico De Angelis & Giuseppina Di Carlo De Angelis (Roma) - 24 giugno 1996
- DE BELLIS -- Orlando e Maria De Bellis, Porto Recanati, 2006
- DE BENI -- Benedetto De Beni - 8 settembre 1996
- DE FIORE -- Angelo De Fiore (Roma) - 8 luglio 1969
- DE FRANC -- Benvenuto De Franc & Carlotta Carletti De Franc (Roma) - 5 luglio 1983
- DE GHANTUZ-CUBBE -- Don Raffaele de Ghantus-Cubbe -- 2010
- DE MARCO -- Alfredo e Giuseppina De Marco (Rucci) la figlia Giulia Atessa (CH) (30 aprile 2006)
- DE MICHELI-TOMMASO -- Mario De Micheli & Ada Tommasi De Micheli - 18 novembre 1982
- DE ZOTTI -- don Giuseppe De Zotti - 14 dicembre 1965
- DELLA LUCIA
- DELLA NAVE -- Giovanni Della Nave & Mariangela Rabbiosi Della Nave - 23 luglio 2003
- DELLA SALE
- DELL'AGNOLA
- DEQUARTI
- DI GORI --Piero Di Gori & Albina Di Gori (Montale, Pistoia) - 4 ottobre 1992
- DI GRASSI Sem Grassi & Maria Grassi (San Piero Agliana, Pistoia) - 4 ottobre 1992
- DI PIETRO -- fratel Alessandro Di Pietro, (Roma) - 16 luglio 2001
- DI RUSSO
- DOMINICI
- DRESSINO -- padre Antonio Dressino, (Roma) - 31 luglio 1995
- DRIGO -- Giuditta Drigo - 19 aprile 1998
E (1)
- EHRHARD -- padre Maria Leone Ehrhard -- Roma -- 2001
F (19)
- FACIBENI -- Facibeni, mons. Giulio -- Firenze -- 1996
- FAGIOLO -- Fagiolo, mons. Vincenzo -- Roma -- 1983
- FAINA -- Faina, Aldo & Francesca -- 2008
- FALCHETTI -- Falchetti, Agostino & Clementina (Martifagni) -- 2015
- FANTERA -- Fantera, Bruno, con la madre Esifile -- Roma -- 2008
- FANTONI -- Fantoni, Renato & Beatrice (Bartolini) --
- FARAONI -- Faraoni, Alfonso & Delia
- FELICI -- Felici, Pietro
- FERRARI (I) -- Ferrari, Anna (Bedone) & Giovanni -- 1997
- FERRARI (II) -- Ferrari, suor Maria Angelica -- 1992
- FERRARIS -- Ferraris, Luigi --
- FOCHERINI -- Focherini, Odoardo -- Carpi -- 1969
- FOLCIA -- Folcia, suor Marta -- 1994
- FRABONI -- Fraboni, Benedetto --
- FRACCON -- Fraccon Torquato -- 1978
- FRANCHITTI -- Franchitti, Nicandro
- FRANGINI -- Frangini, Amalia -- Roma -- 1983
- FRIELINGSDORF -- Frielingsdorf, Maurizio & Maria
- FURLAN -- Furlan, Elvira -- 1990
G
- GALBIATI
- GALETTI -- Salvatore Galetti & Anna Signori Galetti (Laglio) - 23 marzo 2005
- GALLINA -- Elio Gallina (Treviso) - 2007
- GALVANI (I) -- Pietro Galvani & Giovanna Belmessieri Galvani - 18 aprile 2005
- GALVANI (II) -- Guelfo Galvani (Milano) - 14 ottobre 1985
- GANDOLFI -- Giuseppe Gandolfi & Albina Gigliotti Gandolfi (Ostia Parmense, Parma) - 23 febbraio 2005
- GARAGNOLI
- GARBINI -- Antonio Garbini (Magenta, Milano) - 22 dicembre 1997
- GARDIN
- GARIBALDI -- Ciro Garibaldi & Maria Cassinelli Garibaldi (Frisolino) - 22 dicembre 1997
- GAROFANO -- Francesco Garofano & Elsa Garofano (Grognardo, Alessandria) - 16 gennaio 1979
- GATTI -- Arturo Gatti (Karvaloc, Iugoslavia) - 15 giugno 1991
- GAZZOLA
- GELATI
- GENNARETTI
- GENNARI
- GENTILI -- Mario Gentili (Roma) - 25 febbraio 1996
- GERBALENA-ZANARDI -- Luciano Gerbalena-Zanardi (Roma) - 8 settembre 1986
- GERBALENA
- GHELLI -- Vittorio Ghelli & Bianca Ghelli (Milano) - 14 ottobre 1985
- GIANAROLI
- GIGLI
- GILARDI
- GIORDANO
- GIORGETTI -- Ezio Giorgetti (Bellaria-Igea Marina, Rimini) - 5 maggio 1964
- GIORGI (I)
- GIORGI (II)
- GIOVANNOZZI -- Giorgio Giovannozzi & Luisa Bezzan Giovannozzi - 3 maggio 1984
- GIOVANNUCCI
- GIROTTI -- padre Giuseppe Girotti (Torino) - 14 febbraio 1995
- GRADASSI -- don Giulio Gradassi (Castiglioni, Firenze) - 30 marzo 1975
- GRANGER
- GRASSO -- Luigi Grasso & Maria Cagliero Grasso (Loreto di Fossano) - 4 aprile 2001
- GUIDI -- Otello Guidi (Roma) - 2007
- GUZZETTI
H
- HUGON -- Carlo Hugon, & Ernestina (Fontana) Hugon -- 2013
I
- IEZZI -- Emidio Iezzi, & Milietta -- Guardiagrele -- 1996
- INNOCENTI -- Alberto Innocenti -- 2012
- ISOTTON -- Ferdinando Isotton, & Evangelina -- Possagno -- 1990
J
- JEMOLO -- Arturo Carlo Jemolo & Adele (Morghen), con la figlia Adele Maria Jemolo -- Roma -- 1968
L
- LABADINI -- Francesco Labadini -- 2015
- LAI -- Lelio Lai, & Lina (Vannini) Lai -- 1996
- LAVIZZARI -- Barbara Lavizzari (suor Maria Giuseppina) -- 2003
- LAZZARINI -- Giacinto Domenico Lazzarini - 1978
- LAZZERI -- Don Innocenzo Lazzeri -- 2015
- LEFEVRE -- Amedeo Lefevre, & Nilde (Cesaretti) Lefevre -- Roma -- 1992
- LELLI -- Alfredo Lelli, & Livia Lelli -- Maltignano -- 2004
- LENTI -- Ida (Brunelli) Lenti -- Monselice -- 1993
- LESTINI -- Pietro Lestini, con la figlia Giuliana Lestini -- Roma -- 1995
- LEVORATO -- Giulio Levorato, & Stella (Colognato) Levorato -- Venezia -- 2012
- LEVRERO -- Don Emanuele Levrero -- Genova -- 2009
- LOBATI --Goffredo Lobati, & Stefania (Balocchi) Lobati, con il figlio Adolfo Lobati -- 2012
- LOMAZZI (I) -- Davide Lomazzi, & Giovanna -- 2011
- LOMAZZI (II) -- Erminio Lomazzi, & Ada -- 2011
- LONARDONI -- Giuseppe Lonardoni, & Genoveffa -- 2006
- LORENZINI (I) -- Antonio Lorenzini -- 2001
- LORENZINI (II) -- Lorenzo Lorenzini, & Antonietta (Giudici) Lorenzini -- Firenze -- 2010
- LORIGA -- Francesco Loriga, & Carmen Loriga -- 2008
- LUCCHESI -- Mario Lucchesi -- 2015
M (49 famiglie)
- MACCIA -- Guglielmo Maccia & Amelia Fassero Maccia (Milano) -- 1995
- MAGISTRALI -- Don Ubaldo Magistrali -- 2015
- MAGNA -- Battista Magna (Magenta, Milano) - 22 dicembre 1997
- MAGRI -- Leonilde (Simonazzi) Magri -- 2014
- MALAN -- Silvia Avondet Malan - 24 febbraio 1981
- MANA -- Don Antonio Mana -- 2015
- MANCINI -- Gustavo Mancini - 31 gennaio 1978
- MANI -- Antonio Mani, & Bartolomea (Bertoli) Mani -- Lavenone -- 2000
- MARCELLO DEL MAJNO -- Alessandro Marcello del Majno -- 2015
- MARCHEGGIANI -- Ivo Marcheggiani -- 2012
- MARCONI --
- MARCUCCI -- Mario Marcucci & Maria Marcucci (Roma) - 6 maggio 2002
- MARIE-XAVIER -- Marie Marteau (madre Marie de Saint Francois Xavier) (Roma) - 6 maggio 2002
- MAROZZINI --
- MARRONE -- Calogero Marrone -- 2012
- MARTELLA -- Mario Martella (Roma) - 30 agosto 2007
- MARTINETTI (I)
- MARTINETTI (II)
- MASCIADRI -- Ginevra Bedetti Masciadri (Como) - 13 ottobre 2004
- MASSARELLI
- MATERASSI
- MAY -- Ernesto May (Crema) 21 novembre 2007
- MAZZA -- Giuseppe Mazza & Maria Bonaiti Mazza - 4 settembre 1997
- MAZZANTI
- MAZZARELLO
- MAZZOCCA
- MAZZOCCHI
- MECACCI -- don Vivaldo Mecacci - 31 gennaio 1978
- MEINARDI -- Giuseppe Meinardi (Cuneo) - 16 dicembre 1998
- MELANI -- don Alfredo Melani (Roma) - 2 settembre 1999
- MENEGHELLO -- Mons. Giacomo Meneghello
- MENGOZZI -- mons. Duilio Mengozzi (Sansepolcro) - 3 settembre 2013
- MICHELONE -- don Martino Michelone (Moransengo, Asti) 8 maggio 2011[7]
- MILANA -- Agapito Milana & Assunta Milana, e i figli Angelo Maria Milana, Giulia Milana & Lida Milana (Olevano Romano, Roma) - 4 aprile 2001
- MILESI
- MINARDI -- Luisa Minardi (Parma) - 25 agosto 2003
- MISTRUZZI
- MOGLIA -- Ugo Moglia (Torino) - 1º gennaio 2004
- MOLINARI
- MONTANARI
- MONTESANO
- MORALDO -- Francesco Moraldo (Creppo di Triora, Imperia) - 11 febbraio 1999
- MORANI -- Vittoria Maria Morani -- 2013
- MOREALI -- Giuseppe Moreali (Nonantola, Modena) - 18 febbraio 1964
- MORGANTI -- Guido Morganti (Cattolica) - 14 gennaio 2007
- MOSCA-GORETTA
- MUCCIARINI
- MURATORI
- MUSSO Renato Musso & Enrica Cavalchini Musso (Roma) - 16 dicembre 1998
N (9)
- NAPOLEONE -- Raffaello Napoleone, & Caterina -- 2007
- NATALI -- Umberto Natali & Amina Nuget Natali (Pescia) - 26 novembre 2003
- NATONI -- Ferdinando Natoni (Roma) - 14 novembre 1994
- NEMBRINI
- NERI
- NICCACCI -- padre Rufino Niccacci (Assisi) - 17 aprile 1974
- NICOLINI -- mons. Giuseppe Placido Nicolini (Assisi) - 6 dicembre 1977
- NODARI -- Francesco Lorenzo Nodari & Maria Chiara Carnazzi Nodari (Gandino, Bergamo) - 9 agosto 2004
- NUCCIARELLI -- Agostino Nucciarelli & Annunziata Simonelli Nucciarelli (Pitigliano, Grosseto) - 18 marzo 2002
O (5)
- OBERTO -- Luigi Oberto, & Maria (Roggero) -- La Morra -- 1998
- OLLARI -- don Ernesto Ollari -- Canesano di Calestano -- 1999
- ONGARO -- Bortolo Ongaro, & Battistina -- Gandino -- 2004
- ORDAN -- Cesare Ordan, & Linda (Piron) -- Campolongo Maggiore -- 2013
- OTTONELLO -- Giacomo Ottonello, con la sorella Rosetta -- 2015
P (27)
- PACE -- Angelo Pace & Filomena Pace - 19 novembre 1979
- PALATUCCI -- Giovanni Palatucci (Fiume) - 12 settembre 1990
- PALAZZINI -- card. Pietro Palazzini (Roma) - 26 maggio 1983
- PANCANI -- Leonilda Barsotti Pancani - 11 febbraio 1999
- PANNINI -- Elvira Pannini - 26 ottobre 1982
- PAOLI -- Don Arturo Paoli (Lucca) - 19 maggio 1999
- PARENTI -- Armando Parenti & Margherita Parenti - 2006
- PASIN -- Don Ferdinando Pasin (Treviso) - 23 dicembre 1999
- PEREZ -- Luigi Perez & Sandra Perez (Gazzo Veronese, Verona) - 2 agosto 1999
- PERLASCA Giorgio Perlasca (Budapest, Ungheria) - 9 giugno 1988
- PERNA -- Giovanni Perna, & Renata (Servilli) Perna -- 2014
- PERRON -- Don Cirillo Perron -- 2014
- PERRONE -- Lorenzo Perrone - 7 giugno 1998
- PERUGINI -- Stefano Perugini & Adele Mozzetti Perugini e il figlio Sem Perugini (Pitigliano, Grosseto) - 18 marzo 2002
- PESANTE -- Giovanni Pesante & Angelica Pesante - 26 maggio 1983
- PIANA -- Ercole Piana & Gina Piana - 10 agosto 1978
- PICCININI -- don Gaetano Piccinini (Roma) - 2011[8]
- PIGLIAPOCO -- Attilio Pigliapoco & Lidia Pigliapoco (Polverigi, Marche) - 27 giugno 1995
- POCE
- POLI
- POLLO
- PORENA-MORI -- Linda Porena Mori - 2006
- POSTA -- Don Ottavio Posta (Isola Maggiore, Perugia) - 15 settembre 2011[9]
- PRETTI -- Felice Pretti Giuseppina Gusmano Pretti - 11 ottobre 2000
- PRICCO
- PUGI -- Luigi Pugi - 27 gennaio 1977
- PUPITA -- Giuseppe Pupita, & Elena Pupita, con la figlia Anna Maria Pupita -- 2015
R (22)
- RAFFA -- mons. Maurizio Raffa (Roma) - 23 novembre 2009
- RAGIONIERI -- Alberto Ragionieri & Clelia Casolino Ragionieri - 23 agosto 2004
- RAIMONDO -- Matteo Raimondo, & Maria, con il figlio Giuseppe -- 2013
- RASPINO -- padre Francesco Raspino (Saluzzo, Cuneo) - 22 maggio 1983
- RAVERA -- Carlo Ravera & Maria Ravera (Alba, Cuneo)- 23 gennaio 1975
- RECCHIA -- Emilio Recchia -- 2013
- REPETTO -- Don Francesco Repetto (Genova) - 29 aprile 1976
- RICCARDI -- Pellegrino Riccardi - 26 dicembre 1988
- RICHELDI -- Don Benedetto Richeldi - 3 maggio 1973
- RICHETTO -- Carmelo Richetto & Angiola Quattrin Richetto (Villar Dora, Torino) - 13 settembre 1982
- RICOTTI -- padre Cipriano Ricotti (Firenze) - 10 dicembre 1972
- RIGHI
- RIZZETTO
- RIZZOLIO -- Beatrice Rizzolio - 23 gennaio 1975
- RODA-BOGGIO --
- ROMANI
- ROMOLI
- mons. Luigi Rosadini - 26 ottobre 1982
- ROSSI (I)
- ROSSI (II)
- ROTTA -- mons. Angelo Rotta (Budapest, Ungheria) - 16 luglio 1997
- RUDELLI -- Vincenzo Rudelli (Gandino, Bergamo) - 9 agosto 2004
S
- SACCHI (I) -- Sacchi, Riccardo & Edmea -- Sustinente -- 1999
- SACCHI (II) -- Sacchi, Vando & Ebe -- 2000
- SALA (I) -- Sala, Anna -- Venezia -- 2000
- SALA (II) -- Sala, don Dante -- Mirandola -- 1969
- SALVI (I) -- Salvi, don Carlo -- Genova -- 1976
- SALVI (II) -- Salvi, Elena -- 2005
- SANTERINI -- Santerini, Mario & Lina -- Firenze -- 1966
- SAPINO -- Sapino, Giuseppe -- Pranzalito a San Martino Canavese -- 1989
- SARACCO -- Saracco, Michelina -- Govone -- 1988
- SARCOLI -- Sarcoli, Livia -- 2014
- SCARLATTI -- Scarlatti, Gino & Esterina -- 2008
- SCHIVO (I) -- Schivo, Andrea -- 2010
- SCHIVO (II) -- Schivo, mons. Benamino -- Città di Castello -- 1986
- SCRIVANI -- Scrivani, Giuseppe & Teresa (Muzio) -- 2004
- SELVI -- Selvi, Gino & Rina -- 2006
- SENISE -- Senise, Francesco & Gilda (Rossi) --
- SERAFINI -- Serafini, Francesca --
- SERGIANI -- Sergiani, Enrico & Luigina (Manzaroli) -- 1994
- SERRA -- Serra, Fernando & Eugenia (Cutelli) --
- SERRANI -- Serrani, Villebaldo e Teresa -- 2007)
- SERVALLI -- Servalli, Giovanni -- Gandino -- 2004
- SGATTI -- Sgatti, Alessandro & Irina, con la figlia Luce Sgatti -- Marina di Carrara -- 1981
- SIBONA -- Sibona, Enrico -- Maccagno -- 1992
- SIGNORI -- Signori, Gino -- Amburgo -- 1984
- SILVESTRI -- Silvestri, Maria Adelaide (Sabatini) --
- SIMEONI -- Simeoni, don Giovanni -- Firenze e Treviso -- 1965
- SIMONELLI -- Domenico Simonelli & Letizia Serri Simonelli (Pitigliano, Grosseto) - 18 marzo 2002
- SOFFICI (I) -- Dante Soffici & Giulia Soffici, (Brollo di Figline Valdarno, Firenze) - 14 novembre 1988
- SOFFICI (II) -- Oreste Soffici & Marianna Soffici
- SONNO -- Fortunato Sonno (Pitigliano, Grosseto) - 30 maggio 2002
- SOTGIU -- Girolamo Sotgiu, & Bianca (Ripepi)
- SPADA -- Lorenzo Spada (Demonte, Cuneo) - 14 novembre 1974
- SPINGI -- Vito Spingi - 10 settembre 1974
- STABLUM -- padre Emanuele Stablum (Roma) - 16 aprile 2001
- STADERINI -- Fausto Staderini & Bice Gilardoni Staderini (Roma) - 21 giugno 2010[10]
- STEFANINA -- Suor Stefanina -- 2015
- STOCCO -- Stocco, don Oddo -- San Zenone degli Ezzelini -- 2011
- STORTINI -- Stortini, Quirino & Sperandia -- 2006
- SUCCI -- Succi, Luigi & Maria (Pini) -- 2013
T
- TAGLIABUE -- Tagliabue, Luigi & Angela (Mariani) -- Desio -- 1989
- TAGNI -- Tagni, Rocco & Giuseppina (Oberti) -- 2008
- TALAMONTI (I) -- Talamonti, Adelino, con il figlio Fides Talamonti -- Offida -- 1979
- TALAMONTI (II) -- Talamonti, Camillo, con i figli Fernando Talamonti & Emma Talamonti (madre Fernanda -- Offida -- 1979
- TAMBALO --Tambalo, Alberto -- 2013
- TAMBINI -- Tambini, Aurelio & Aurelia, con i figli Vincenzo Tambini & Rosita Tambini -- Bagnacavallo -- 1974
- TANI -- Tani, Raffaello & Iolanda -- 2006
- TANTALO -- Don Gaetano Tantalo -- Tagliacozzo -- 1978.[11]
- TAROLI -- Taroli, Emilia (suor Paola) -- Venezia -- 2013
- TIBERTI -- Tiberti, Egidio & maria (Barberi)
- TIBURZIO -- Tiburzio, Giuseppe, con i genitori Giovanni Tiburzio & Emma Tiburzio -- 1974
- TIRAPANI -- Tirapani, Mario -- 2014
- TIRELLI -- Tirelli, Francesco -- 2008
- TOGLIATTO
- TOMATIS
- TORREGGIANI -- Torreggiani, Fernando -- Marchirolo -- 2001
- TOSI --Tosi, Angelo & Teresa -- 2012
- TREDICI -- Tredici, Vittorio -- Roma -- 1997
- TRELLA --- Trella, Serafino & Amalia (de Rosa) -- 2011
- TRIBBIOLI -- Tribbioli, suor Maria Agnese -- 2009
- TURRINI -- Adele Turrini -- 1981
V (14)
- VAGNI -- Alberto Vagni -- 2014
- VAIANI -- Caterina Vaiani -- Magenta -- 1997
- VALACCHI -- Vittoria Valacchi -- 2013
- VANNELLI -- Amelio Vannelli -- 2014
- VANNINI -- Caterina (Mecacci) Vannini -- 1978
- VAROLI -- Luigi Varoli, & Anna -- Cotignola -- 2002
- VENTURINO -- Giovanna (Negro) Venturino, con le figlia Maria Teresa Amedea Segre (Venturino) e la sorella Margherita Soliani Raschini (Negro) -- 2012
- VEROLINO -- Mons. Gennaro Verolino -- Budapest & Roma -- 2005
- VESPIGNANI -- suor Benedetta Vespignani -- 1994
- VIALE -- Don Raimondo Viale -- Borgo San Dalmazzo -- 2000
- VILLANI -- Mara (Muggiani) Villani -- 2013
- VINAY -- Past. Tullio Vinay -- Firenze -- 1981
- VINCENTI -- Don Federico Vincenti -- Perugia -- 1997
- VIRGILI -- Virgilio Virgili, & Daria (Maestrini), con le figlie Mercedes Virgili Faraoni & Gianna Virgili Carnali -- Secchiano di Cagli -- 1992
W ( 1 )
- WIEL -- Alessandro Wiel, & Luisa -- Quartarezza e Azzanello di Pasiano -- 1997
Z (7)
- ZANARDI -- Francesco Zanardi, & Ottavia -- 2012
- ZANCHI -- Margherita (Beduschi) Zanchi -- Rivarolo Mantovano -- 2000
- ZANGANELLI -- Girolamo Zanganelli, & Giuseppina -- 2007
- ZANOLETTI -- Mario Zanoletti -- 2006
- ZANZI -- Vittorio Zanzi, & Serafina -- Cotignola -- 2002
- ZARA -- Adele Zara -- Oriago -- 1996
- ZENARI -- Eugenio Zenari, & Teresa -- 2006
Note
- ^ "Italy", Yad Vashem.
- ^ "Aceti", Yad Vashem.
- ^ "Adami", Yad Vashem.
- ^ "Costaguti", Yad Vashem.
- ^ "Aldrovandi", Yad Vashem.
- ^ "Alessandri", Yad Vashem.
- ^ - http://www.zenit.org/article-26668?l=italian Zenit, 12/05/2011
- ^ - http://www.zenit.org/article-27182?l=italian Zenit, 22 giugno 2011
- ^ - http://www.agi.it/perugia/notizie/201109121405-cro-rt10104-a_don_ottavio_posta_onoreficenza_per_aver_salvato_3o_ebrei AGI
- ^ Due romani nel Giardino dei Giusti | Memoria e Storia
- ^ "Gaetano Tantalo", Yad Vashem.
Bibliografia
- Israel Gutman, Liliana Picciotto, Bracha Rivlin, I Giusti d'Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei. 1943-1945, Mondadori, ISBN 88-04-55127-5
Note generali
Tra gli uomini e donne di ogni ceto che ospitarono e protessero ebrei a rischio della loro vita, in alcuni casi sacrificando la loro vita, vi sono:
- pastori protestanti (il valdese Tullio Vinay e l'avventista Daniele Cupertino);
- medici (Carlo Angela, Giovanni Borromeo, Giuseppe Caronia, Luca Canelli, Enzo Casini, Giuseppe Moreali);
- funzionari dello Stato, impiegati comunali (Antonio Gigli), carabinieri (Giacomo Avenia, Giacomo Bassi, Osman Carugno, Roberto Castracane, Angelo De Fiore, Francesco Garofano, Antonio Lorenzini, Ercole Piana, Carlo Ravera, Pellegrino Riccardi, Enrico Sibona, Vittorio Zanzi, Calogero Marrone;
- membri della Resistenza, partigiani e antifascisti (Rinaldo Arnaldi, Giuseppe Brusasca, Giacinto Domenico Lazzarini, Fortunato Sonno, Lorenzo Spada).
- il vescovo cattolico monsignor Giuseppe Placido Nicolini ad Assisi, il nunzio apostolico Angelo Rotta a Budapest, il cardinale ed arcivescovo di Firenze Elia Dalla Costa, i futuri vescovi e cardinali don Vincenzo Fagiolo e don Pietro Palazzini a Roma, mons. Gennaro Verolino a Budapest;
- sacerdoti cattolici e suore (don Angelo Bassi, don Arrigo Beccari, don Enzo Boni Baldoni, don Guido Bartolameotti, don Alfredo Braccagni, don Francesco Brondello, don Eugenio Bussa, don Ugo Corsini, don Michele Carlotto, don Leto Casini, don Alessandro Daelli, don Angelo Dalla Torre, don Giuseppe De Zotti, don Giulio Facibeni, don Alfredo Melani, fratel Alessandro Di Pietro, don Giulio Gradassi, don Vivaldo Mecacci, don Ernesto Ollari, don Arturo Paoli, don Ferdinando Pasin, don Francesco Repetto, don Benedetto Richeldi, don Luigi Rosadini, don Dante Sala, don Carlo Salvi, don Beniamino Schivo, don Giovanni Simioni, don Gaetano Tantalo, don Raimondo Viale), (padre Armando Alessandrini, padre Pasquale Amerio, padre Francesco Antonioli, padre Benedetto Maria, padre Aldo Brunacci, padre Antonio Dressino, padre Mario Leone Ehrhard, padre Giuseppe Girotti, padre Rufino Niccacci, padre Francesco Raspino, padre Cipriano Ricotti, padre Emanuele Stablum), (madre Maria Antoniazzi, madre Virginia Badetti, madre Emilia Benedetti, madre Anna Bolledi, madre Ester Busnelli, madre Maria Corsetti, madre Maria Maddalena Cei, madre Maria Angelica Ferrari, madre Marta Folcia, madre Elisabetta Maria Hesselblad, madre Barbara Lavizzari, madre Marie Marteau, madre Emma Talamonti, madre Benedetta Vespigiani, madre Paola Taroli);
Tra i giusti italiani vi sono persone, come Giorgio Perlasca o Angelo Rotta, la cui azione ha portato alla salvezza di migliaia di persone; altri (come Francesco Repetto e Carlo Salvi, Leto Casini e padre Cipriano Ricotti, padre Aldo Brunacci e padre Rufino Niccacci, don Arturo Paoli, padre Maria Benedetto, don Arrigo Beccari, don Raimondo Viale, ecc.) i quali si trovarono a gestire complesse reti di assistenza clandestina in collaborazione con la DELASEM; e persone che più semplicemente, ma con uguale dedizione, hanno salvato anche una sola vita.
Vari tra essi subirono l'esperienza del carcere, degli interrogatori e delle percosse (don Arrigo Beccari, don Alfredo Braccagni, Alfonso Canova, don Leto Casini, Leonilda Barsotti Pancani, Ferdinando Natoni, don Dante Sala, Vincenzo Tambini, e altri). Sei di essi furono deportati in Germania (Lina Crippa-Leoni e Torquato Fraccon a Mauthausen, padre Giuseppe Girotti, Calogero Marrone e Giovanni Palatucci a Dachau, Odoardo Focherini a Hersbruck, Enrico Sigona). Cinque di essi (Odoardo Focherini, Torquato Fraccon, padre Giuseppe Girotti, Calogero Marrone e Giovanni Palatucci) non fecero ritorno dalla loro prigionia; altri morirono nella lotta partigiana, come Rinaldo Arnaldi, perito in combattimento sull'altopiano di Asiago, e Lorenzo Spada, catturato e impiccato nella piazza di Demonte (Cuneo).
La solidarietà italiana si estese oltre i confini nazionali: Giorgio Perlasca, monsignor Angelo Rotta e i Cicutti in Ungheria; i Citterich (i genitori del giornalista Vittorio Citterich) in Grecia; Gino Signori in Germania; Lorenzo Perone in Polonia; Fosco Annoni in Ucraina.
Il numero dei giusti italiani è in continuo aumento con il crescere delle testimonianze e della documentazione ma risulta ancora sottostimato in confronto a quello registrato in altre nazioni europee: la salvezza dell'80-85% della popolazione ebraica italiana dovette infatti richiedere la complicità e la connivenza di migliaia di persone. Per molte di esse si ha una qualche documentazione più circostanziata o sono emerse testimonianze attendibili, pur in assenza, al momento, di un riconoscimento ufficiale.
Voci correlate
Collegamenti esterni
[[Categoria:Giusti tra le nazioni| ]]
loro identità specifica ne' interrotto il loro rapporto secolare con la nazione che li ospita.
Una città polacca situata a circa 124 miglia (200 km) a sud-ovest di Varsavia, famosa per Jasna Gora (Bright Mountain), la chiesa che contiene un santuario con l'icona della Madonna Nera di Czestochowa, venerata in tutta la Polonia. La comunità ebraica di Czestochowa fu fondata nel 1765, quando numerato 75. Crebbe a 500 entro il 1808, e cinquant'anni dopo ce ne furono 3.000 Ebrei, formando un terzo della popolazione totale. Quando scoppiò la seconda guerra mondiale, 28.500 ebrei vivevano in città. Nell'area di Czestochowa, sulle rive del Fiume Warta, ci sono ricchi giacimenti di minerali, che costituiscono la base per le acciaierie. Czestochowa divenne un ricco centro industriale nel diciannovesimo secolo con la costruzione di strade e ferrovie nella zona. Gli ebrei si sono attivati parte in tutti i settori, così come nel settore bancario, nazionale e internazionale commercio e artigianato. Una fattoria di formazione agricola ebraica e una scuola commerciale operato a Czestochowa durante gli anni tra le due guerre, oltre alle reti di scuole ebraiche religiose e laiche, come nella maggior parte delle grandi comunità ebraiche di Polonia.
Arte
Cinema
Letteratura
Musica
- Giovanni Obadiah (1070-1150), proselito
- Guglielmo Ebreo da Pesaro (1420-...), convertito al cattolicesimo
- David Sacerdote (1550-1625), compositore
- Salamone Rossi (1570-1630), compositore
- Lorenzo da Ponte (Emanuele Conegliano; 1749-1838), librettista, convertito al cattolicesimo
- Abramo Basevi (1818-1885), compositore, critico musicale
- Giacomo Orefice || 1865-1922 || compositore
- Leone Sinigaglia (1868-1944), compositore, vittima dell'Olocausto
- Guido Alberto Fano (1875-1961), compositore, direttore d'orchestra, pianista
- Giorgio Polacco (1875-1860), direttore d'orchestra, emigrato negli Stati Uniti
- Giuseppina Finzi-Magrini || 1878-1944 || cantante lirico
- Fernando Liuzzi (1884-1940), compositore, musicologo
- Mario Castelnuovo-Tedesco (1895-1968), compositore, pianista, emigrato negli Stati Uniti
- Aldo Finzi || 1897-1945 || compositore
- Renzo Massarani (1898-1975), compositore, emigrato in Brasile
- Enrico Fubini (1935), musicologo
Cinema, teatro, televisione
- Fiorenzo Fiorentini (1920-2003), attore
- Moni Ovadia (1946), attore
- Plinio Fernando (1947), attore
Politica
- Isacco Artom || 1829-1900 ||
- Edoardo Arbib || 1840-1906 ||
- Leone Wollemborg || 1859-1932 ||
Sport
Olocausto in Francia vedi Persecution of Jews
L'introduzione dello STATO FRANCESE il 10 luglio 1940 stava per aprire un nuovo periodo nella storia dei campi di internamento francesi, la cui amministrazione andava da ora in poi a passare sotto il controllo della Sicurezza Nazionale.
Inizialmente, e in conformità con l'articolo 19 della Convenzione di Armistizio, le autorità di occupazione richiederanno che vengano loro consegnati "tutti gli emigranti tedeschi e austriaci che Reich reclamerà". Molti di loro erano ebrei.
Quindi, per rispondere alle pressioni tedesche, lo Stato francese si presterà volentieri all'attuazione di una serie di misurazioni tendenti ad escludere gli ebrei.
Un antisemitismo latente sarà alimentato e amplificato da una campagna che mira a rendere ebreo il capro espiatorio di tutte le disgrazie che si erano appena sciolte nel Paese.
Una propaganda in questa direzione manterrà questa politica e disturberà gli spiriti.
II è necessario ricordare come nel settembre del 1939, 300.000 ebrei erano in Francia, tra cui 120.000 stranieri e apolidi. Nel settembre 1940, saranno 350 000 di cui 40 000 provenienti da Belgio, Lussemburgo e Olanda e 6 500 provenienti da Bade e dal Palatinat e deportati nella zona meridionale dai nazisti.
A partire dal settembre 1939, le forze di polizia francesi avevano arrestato 15.000 "nemici" nazionali che sarebbero stati internati nei campi di LES MILES (Bouches-du-Rhone), poi GURS (Bassi-Pirenei), di LE VERNET (Ariège) e ST-CYPRIEN (Pirenei orientali).
Nel maggio 1940, gli arresti riprenderanno. Su 40000 civili internati nel sud della Francia, c'era il 70% di ebrei.
Le prime misure antisemite appariranno nell'agosto del 1940 e saranno seguite a settembre dalle ordinanze tedesche che trasportano lo statuto degli ebrei nella zona occupata e che definiscono l'ebreo.
Il 18 ottobre 1940, Vichy promulga a sua volta una legge che stabilisce lo statuto degli ebrei e apre le operazioni di censimento.
Seguiranno tutti i tipi di divieti e controlli, in particolare per quanto riguarda l'assestamento delle società ebraiche, il divieto di determinate attività economiche, la circolazione dei capitali e il controllo dei loro beni. In molti casi saranno richiesti certificati razziali.
Il 29 marzo 1941 fu creato a PARIGI una COMMISSIONE GENERALE PER LE DOMANDE EBREI a seconda del MINISTERO DELL'INTERNO ed era posto sotto la responsabilità di Xavier VALLAT (1891-1972), membro del parlamento all'estrema destra e famigerato anti- semite sotto IIIrd République. Sarà sostituito da Louis DARQUIER DE PELLEPOIX (1897-1980) nel maggio 1942.
Verrà allora la creazione, il 19 ottobre 1941, di una FORZA DI POLIZIA ALLE DOMANDE EBREI, che sarà dedicata a una spietata caccia agli ebrei e agli stranieri, anche a causa di molte denunce.
Fin dall'inizio del 1941, l'SS-Obersturmfuhrer Théo DANNECKER (1913-1945), capo del Servizio per le imprese ebraiche nel GESTAPO in Francia, aveva voluto creare un rappresentante "Judenrat" della comunità ebraica, ma la resistenza di certe associazioni portano in definitiva alla creazione, il 29 novembre 1941, dell'UGIF (Unione generale degli ebrei di Francia) incaricato di portare un aiuto agli internati e alle loro famiglie.
buono per l'invio Un legame di 2 franchi per l'invio di pacchi agli internati e ai prigionieri.
Da quel momento, la politica di esclusione degli ebrei attuata dallo Stato francese si conformerà alla volontà dei tedeschi di passare a una logica di deportazione e sterminio. È l'implementazione della "Soluzione finale".
Il raid di "Vél 'd' Hiv" del 16 luglio e 17 1942 a PARIGI, durante il quale 12 884 ebrei saranno arrestati, non sarà l'unico e molti altri seguiranno anche nella capitale come in provincia .
Così, nel gennaio 1943, un raid organizzato a ROUEN e nel dipartimento di Seine-Inférieure in rappresaglie all'attacco dopo essere costato la vita Sonderfuhrer STAEDLER, di Feldkommandantur 517 (ROUEN) abbattuto alla porta dell'Hotel De Dieppe il 2 gennaio , in particolare toccherà donne, bambini e anziani.
In ROUEN, 137 ebrei di cui 24 bambini arrestati nella notte dal 15 al 16 gennaio sono trasportati in DRANCY. I convogli dei giorni seguenti li porteranno ad AUSCHWITZ da dove la maggior parte non tornerà.
Questa grande incursione seguì poco quella di metà ottobre 1942, durante la quale 85 ebrei, in maggioranza nativa di Rouen, furono arrestati. A ROUEN come dappertutto, la polizia francese aveva fatto il lavoro sporco e arrestato 24 ebrei. Il prefetto di Seine-Inférieure, con soddisfazione del dovere raggiunto, scrisse la sua relazione del 1 ° novembre 1942 in questi termini:
"Su ordine dei servizi tedeschi, 24 ebrei stranieri con i loro figli sono stati arrestati e condotti al campo di Drancy per essere deportati a est. Questa misura che pulirà l'atmosfera politica è approvata dai mezzi sani".
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Secondo Serge KLARSFELD, 75 721 ebrei saranno deportati. Restano meno di 2 000. Gli 11.000 bambini deportati tra il 23 marzo 1942 e il 22 agosto 1 944 wi
A number of children saved by the Kindertransports went on to become prominent figures in public life, with no fewer than four becoming Nobel Prize winners. These include:
- Benjamin Abeles (from Czechoslovakia), physicist
- Yosef Alon (from Czechoslovakia), Israeli military officer and fighter pilot who served as air and naval attaché to the United States, assassinated under suspicious circumstances in Maryland in 1973.
- Template:Interlanguage link multi (from Austria), composer
- Frank Auerbach (from Germany), British painter
- Alfred Bader (from Austria), Canadian chemist, businessman, and philanthropist
- Gretel Beer (from Austria), British cookbook author
- Harry Bibring (from Austria), British historian and lecturer[1]
- Leslie Brent (from Germany), British immunologist
- Julius Carlebach (from Germany), British sociologist, historian and rabbi
- Rolf Decker (from Germany), American professional, Olympic and international footballer
- Template:Interlanguage link multi (from Germany), East German businessman and chairmann of Union of Persecutees of the Nazi Regime
- Alfred Dubs, Baron Dubs (from Czechoslovakia), British politician
- Susan Einzig (from Germany), British book illustrator and art teacher
- Rose Evansky (from Germany), British hairdresser
- Walter Feit (from Austria), American mathematician
- Hans Fellner (from Austria), British bookseller[2]
- Bill Graham (from Germany), American impresario and rock concert promoter
- Vera Gissing (from Czechoslovakia) British author[3]
- John Grenville (from Germany), British historian
- Heini Halberstam (from Czechoslovakia), British mathematician
- Geoffrey Hartman (from Germany), American literary critic
- Eva Hesse (from Germany), American artist
- Helen Hesse Charash (from Germany), Eva's sister[4]
- Template:Interlanguage link multi (from Germany), German journalist
- Walter Kaufmann (from Germany) Australian and German author
- Walter Kohn (from Austria), American physicist and Nobel laureate
- George Kovacs (from Austria), American innovator in lighting fixture design
- Renata Laxova (From Czechoslovakia), American geneticist.
- Template:Interlanguage link multi MBE (from Germany), British founder of the Reunion of the Kindertransport
- Gerda Mayer (from Czechoslovakia), English poet
- Frank Meisler (from Danzig), architect and sculptor
- Henry Mendelson (from Germany), former chairman of the Australian Council of Christians and Jews
- Gustav Metzger (from Germany), artist and political activist resident in Britain and stateless by choice
- Ruth Morley, nee Birnholz (from Austria), American costume designer for film and theater, created the Annie Hall look
- Otto Newman (from Austria), British sociologist
- Hanna Peiser (from Danzig), Israeli sculptor and artist
- Arno Penzias (from Germany), American physicist and Nobel laureate
- Hella Pick CBE (from Austria), British journalist
- Sir Erich Reich (from Austria), British entrepreneur
- Karel Reisz (from Czechoslovakia), British film director
- Wolfgang Rindler (from Austria), British / American physicist prominent in the field of General Relativity
- Paul Ritter (from Czechoslovakia), architect, planner and author
- Dr. Fred Rosner (from Germany), Professor of medicine and medical ethicist
- Sir Walter Salomon British founder of Young Enterprise in England in 1962/63 which has since spread throughout Europe
- Joe Schlesinger, CM (from Czechoslovakia), Canadian journalist and author
- Hans Schwarz (from Austria), artist
- Lore Segal (from Austria), American novelist, translator, teacher, and author of children's books, whose adult book In Other People's Houses describes her own knocked-from-house-to-house experiences
- Dame Stephanie Steve Shirley DBE (from Germany), British businesswoman and philanthropist
- Michael Steinberg, (from Breslau, Germany—now Wrocław, Poland), American music critic
- Sir Guenter Treitel (from Germany), British law scholar
- Philip Urbach (from Germany), Principal Lecturer at the Polytechnic of North London
- Dr. Lisl Wangermann (from Austria), Botanist
- Dr. Ernst Wangermann (from Austria), Historian
- Hanuš Weber (from Czechoslovakia), Swedish TV producer
- Kurt Weiler (from Germany), producer animated cartoons (DEFA)
- Dr. Ruth Westheimer (from Germany) American therapist and sex expert
- Lily Renée Wilhelm, Comic book pioneer[5] (graphic novelist, illustrator)[6]
- Herbert Wise (from Austria) British theater and television director.[7]
Anno | Fanny Price | Film | Note |
---|---|---|---|
1983 | Sylvestra Le Touzel | Mansfield Park, BBC miniseries (UK), regia di David Giles | |
1999 | Frances O'Connor | Mansfield Park, film directed by Patricia Rozema regia di David Giles | This film alters several major elements of the story and depicts Fanny as author of some of Austen's actual letters as well as her children's history of England. It emphasises Austen's disapproval of slavery. |
- 1983: Mansfield Park, BBC series directed by David Giles, starring Sylvestra Le Touzel as Fanny Price, Nicholas Farrell as Edmund Bertram and Anna Massey as Mrs Norris.
- 1999: Mansfield Park, film directed by Patricia Rozema, starring Frances O'Connor as Fanny Price and Jonny Lee Miller as Edmund Bertram (interestingly, he also featured in the 1983 version, playing one of Fanny's brothers). This film alters several major elements of the story and depicts Fanny as author of some of Austen's actual letters as well as her children's history of England. It emphasises Austen's disapproval of slavery.
- 2003: Mansfield Park, a radio drama adaptation commissioned by BBC Radio 4, starring Felicity Jones as Fanny Price, Benedict Cumberbatch as Edmund Bertram, and David Tennant as Tom Bertram.[8]
- 2007: Mansfield Park, a television adaptation produced by Company Pictures and starring Billie Piper as Fanny Price and Blake Ritson as Edmund Bertram, was screened on ITV1 in the UK on 18 March 2007.[9]
- 2011: Mansfield Park, a chamber opera by Jonathan Dove, with a libretto by Alasdair Middleton, commissioned and first performed by Heritage Opera, 30 July – 15 August 2011.[10]
- 2012: Mansfield Park, stage adaptation by Tim Luscombe, produced by the Theatre Royal, Bury St Edmunds, toured the UK in 2012 and 2013.[11]
- 2014: "From Mansfield with love", web series modernisation produced by Foot in the Door Productions began airing on YouTube[12]
- 2017: Seeking Mansfield, a retelling written by young adult novelist Kate Watson set in modern-day Chicago[13].
Anno | Salome | Film |
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1908 | [[]] | Salome, regia di J. Stuart Blackton |
1908 | [[]] | Salomé, regia di Albert Capellani |
1910 | [[]] | Salomè, regia di Ugo Falena |
1918 | [[]] | Salomè, regia di J. Gordon Edwards
Sam Pivnik, autore de L'ultimo sopravvissuto (romanzo), superstite di Auschwitz. Felix Weinberg, autore di Boy 30529: A Memoir, superstite di Auschwitz. alcuni perche; insieriti in trasporti di lavoratori" non soggetti alle selezioni Il nome di Fredy Hirsch è inseparabilmente legato all'educazione dei bambini e dei giovani nel ghetto di Terezín, e infine nel "campo-famiglia" di Birkenau. In particolare, il "blocco dei bambini", fondato sull'iniziativa di Hirsch nella sezione BIIb del campo Birkenau, è stato un notevole tentativo di creare una piccola oasi all'interno del campo di morte. Il suo scopo principale era assicurare che i minori prigionieri di Auschwitz avessero, almeno per breve tempo, un ambiente più tollerabile in cui sarebbero stati isolati dalla tragica realtà che li circondava.
Dopo che Hitler è venuto al potere, la famiglia Hirsch andava in modi diversi. Il fratello di Fredy e la madre Olga insieme al nuovo marito (il padre di Fredy era morto nel 1926) andarono in Bolivia, mentre Fredy, un sionista ardente, rimase in Germania. Era solo disposto a cercare una nuova casa se fosse in Palestina. Nel 1933 lasciò Aachen, lavorando per qualche tempo come capo della JPD a Düsseldorf. L'anno successivo si trasferì a Francoforte sul Meno, e poi nel 1935 emigrò a Praga, come molti altri ebrei tedeschi. Coloro che conobbero Fredy Hirsch lo ricordano come può anche essere visto nelle sue foto: un giovane uomo ben costruito e attraente con la posizione corretta di un atleta, i capelli ricresciuti in modo elegante. Arrivato in Cecoslovacchia vive prima a Ostrava, poi a Brno e dal 1939 a Praga. Si dedicò a lavorare con i giovani, alla formazione sportiva e alla preparazione di halutzim (pionieri in ceco) per aliya (collegamento in ceco) alla "Terra Promessa". Fino al 1940 organizzava campi di scout estivi nei pressi del villaggio di Bezpráví sulle Orlice fiume. A Praga, Hirsch ha guidato un gruppo di ragazzi di età compresa tra 12 e 14 anni, chiamati Havlaga. Nell'ottobre 1939, all'ultimo minuto, il gruppo è riuscito a partire per la Danimarca, un anno dopo si trasferisce in Palestina. Il nome di Hirsch è collegato anche al parco giochi Hagibor nel quartiere Strašnice di Praga. Dopo un certo numero di decreti e divieti anti-ebrei emessi sotto il protettorato, il campo da giuoco è diventato uno dei pochi luoghi dove i bambini ebrei erano ancora autorizzati a giocare all'aperto e fare sport. Hirsch ha organizzato sport, competizioni, campi e produzioni teatrali per centinaia di bambini lì, diffondendo tra loro gli ideali di lavoro di squadra, responsabilità e abilità fisiche. Fredy Hirsch è arrivato a Terezín il 4 dicembre 1941 come parte di una squadra chiamata Aufbaukommando II, composta da Hirsch e da altri 22 dipendenti della comunità ebraica che avevano il compito di organizzare la vita nel ghetto appena creato. Fin dall'inizio dell'esistenza del ghetto, sono state create speciali camere per i bambini, che vivevano separati dai loro genitori. Più tardi sono stati trasformati in "heims" - circa undici case per bambini dove un certo numero di assistenti e insegnanti si dedicavano all'educazione semi-legale dei bambini. Fredy Hirsch, Egon Redlich e Bedřich Prager erano responsabili della cura dei giovani. Hirsch e gli altri assistenti hanno cercato di migliorare le condizioni di vita dei bambini nel ghetto in qualsiasi modo possibile. Hirsch ha insistito che i bambini devono esercitare ogni giorno e prestare attenzione all'igiene personale per mantenere la loro condizione psicologica e fisica, perché in questa posizione la loro unica speranza di sopravvivenza. Il fatto che Hirsch venisse dalla Germania, e la sua sicurezza, significava che alcuni membri della SS avevano un certo grado di rispetto per lui. È riuscito così a guadagnare spazio per un parco giochi, dove nel maggio del 1943 si sono svolti i Giochi di Maestri di Terezín. Hirsch ha anche acquisito la capacità di portare gli individui dai trasporti previsti a est, e spesso hanno fatto uso di questo per beneficiare dei bambini. Nell'estate del 1943 è arrivato a Terezín un trasporto di 1.200 bambini ebrei del ghetto liquidato a Białystok. Sono stati tenuti isolati dagli altri ebrei di Terezín, ed è stato annunciato un rigoroso divieto di comunicazione con loro. Tuttavia, Fredy Hirsch è riuscito a contattare il proprio assistente. È stato catturato e come punizione è stato incluso nel trasporto che è andato per il campo di famiglia a Auschwitz-Birkenau il 6 settembre con 5.000 prigionieri. I 5.000 deportati, prevalentemente ebrei ceche, hanno incluso circa 300 bambini di età compresa tra 15 e sotto. Era molto insolito che ci fossero bambini a Birkenau in quel momento, poiché la maggior parte di loro furono uccisi appena arrivò il trasporto. Oltre al campo di famiglia di Terezín, però, c'erano anche bambini nel campo zingaro. Grazie alla capacità di Hirsch di negoziare con i comandanti nazisti (ha sempre curato di apparire ben presentati e di stivali puliti) è riuscito a riservare uno degli edifici in legno nel campo di famiglia per il "blocco dei bambini". Ha poi rinunciato alla sua posizione vantaggiosa come lagerkapo e divenne il capo del blocco dei bambini. Il blocco fu arredato in modo diverso dalla maggior parte degli altri edifici prigionieri di Birkenau. Invece di letti a castello a tre piani aveva tavoli da tavola ai quali erano seduti i bambini - poiché i bambini passavano solo la giornata qui, tornando alle loro famiglie di notte. Le pareti all'interno dell'edificio erano decorate con immagini di Biancaneve e dei Sette Nani, eschechi, fiori e personaggi da favola. I bambini passavano la maggior parte del giorno nel blocco 31. Qui mangiarono, e oltre alla zuppa, furono ottenuti altri alimenti da pacchi che erano arrivati al campo ma i cui destinatari erano già morti. Anche se i bambini hanno naturalmente sofferto di fame, nessuno di loro è morto di malnutrizione prima che i prigionieri del trasporto di settembre siano stati uccisi in marzo. I bambini furono protetti anche dal regno del terrore altrimenti omnicomprensivo dei funzionari SS. Altre caratteristiche positive del blocco dei bambini erano che le chiamate giornaliere erano brevi e si sono svolte all'interno dell'edificio stesso, piuttosto che avvenire all'esterno e durare diverse ore - particolarmente crudele nel gelo e nella pioggia - come era il caso dei detenuti adulti. I bambini nel blocco hanno lezioni segrete e improvvisate, insegnate in piccoli gruppi in base all'età. Se si avvicinava una pattuglia di SS, le lezioni si trasformarono rapidamente in giochi, o i bambini cominciarono a cantare canzoni tedesche, che erano permesse. Anche per i custodi, lavorando nel blocco dei bambini avevano un certo vantaggio: un ambiente intellettuale e sotto il tetto, il che rendeva più facile per loro di mantenersi in condizioni psicologiche e fisiche relativamente buone. Gli insegnanti avrebbero comunicato ai bambini il contenuto dei libri che si ricordavano. Insegnavano loro la geografia, la storia, giocavano con loro e cantarono con loro. Alla fine del 1943 e all'inizio del 1944 i bambini hanno anche provato e realizzato una produzione di Snow White e dei sette nani. Erano presenti degli uomini SS, incluso il dottor Mengele, che applaudiva i bambini con entusiasmo, li aveva seduti sul ginocchio e chiese loro di chiamarlo zio. Dopo l'arrivo dei trasporti di dicembre c'erano circa 500 bambini nel blocco e Hirsch riuscì ad ottenere un ulteriore edificio per i bambini. Poiché il trasporto di settembre si avvicinò alla fine del suo periodo di quarantena di sei mesi verso la fine di febbraio 1944, i membri del movimento di resistenza del campo hanno contattato Fredy Hirsch. Sapevano che la parola "Sonderbehandlung", scritta sulla carta d'identità di ogni prigioniero nel campo familiare, significava veramente la morte nella camera a gas. In Fredy Hirsch, che godeva di autorità naturale tra i prigionieri, vide un potenziale leader della rivolta prevista. Hirsch si è trovata ad affrontare una decisione difficile: una ribellione significherebbe la possibilità di uccidere diversi uomini SS e di una minima possibilità di fuga per una manciata di prigionieri, ma anche una certa morte per la grande maggioranza dei prigionieri nel campo della famiglia e senza dubbio, una certa morte per tutti i bambini. La mattina dell'8 marzo ha ripreso la questione con Rudolf Vrba, collegato al movimento di resistenza di Auschwitz. Vrba lo visitò e gli disse che non c'era dubbio che l'intero trasporto stava dirigendo verso le camere a gas. Hirsch chiese un'ora per decidere. Un'ora dopo, Vrba lo trovò incosciente. Un medico ha dichiarato di aver preso un sovradosaggio di tranquillanti. Quella sera il corpo di Fredy Hirsch è stato bruciato nel crematorio di Birkenau, insieme ai resti dei 3.792 prigionieri assassinati del campo familiare di Terezín. Ancora una speculazione su quanto è accaduto nei minuti finali della sua vita. Non è del tutto chiaro come sia riuscito a ottenere una dose fatale della medicina, né se fosse veramente un suicidio. Prima della sua morte, Hirsch ha nominato i suoi successori come capo del blocco dei bambini - Seppl Lichtenstern e Jan Brammer.
HomosexualityFredy's homosexuality was known to many people in Theresienstadt and in Auschwitz, and was notable considering the prejudice towards homosexuals at that time.[17] Note
Bibliografia
I RAGAZZI DI VILLA EMMA I ragazzi di Villa Emma sono un gruppo di orfani ebrei che dalla Germania e dall'Europa dell'Est trovarono rifugio in Italia dall'Olocausto in una struttura gestita dalla DELASEM, situata alla periferia di Nonantola, in provincia di Modena, tra il 1942 e il 1943. Dopo l'8 settembre 1943, grazie anche all'aiuto ricevuto dsl sacerdote don Arrigo Beccari e dal medico Giuseppe Moreali il gruppo riusci a sfuggire alle deportazioni e a rifugiarsi in territorio svizzero. StoriaLa vicenda storica di quelli che sono conosciuti come "i ragazzi di Villa Emma" ha inizio nel 1940, quando l'organizzazione sionista di Recha Freier condusse gruppi di giovani ebrei dalla Germania alla Palestina attraverso la Jugoslavia e la Turchia. L'occupazione tedesca della Jugoslavia nell'aprile 1941 bloccò la strada e costrinse un gruppo di loro a cercare rifugio in Italia. Per qualche tempo il gruppo si fermò in Slovenia nei territori annessi all'Italia, fino a quando l'organizzazione ebraica italiana di assistenza ai rifugiati DELASEM riescì ad ottenere il permesso perché essi potessero essere accolti in Italia. Il delegato bolognese della DELASEM, Mario Finzi, prese in affitto una villa di campagna, [[Villa Emma (Nonantola) per dare una sistemazione al gruppo. I fuggiaschi arrivarono a Nonantola il 17 luglio 1942 in un edificio da anni abbandonato, privi di tutto. Don Beccari, con l'aiuto dell'amico medico Giuseppe Moreali e di don Ennio Tardini, si presero cura delle loro necessità, dalle brandine prelevate dai locali del seminario ai libri per la scuola. I locali erano ampi e dal dicembre 1942 si prese in considerazione la possibilita' di accogliere altri rifugiati. Nell'aprile del 1943 giunse così a Nonantola un secondo gruppo di 33 orfani che dalla Bosnia e Croazia si erano rifugiati a Spalato (allora territorio italiano), attraversando clandestinamente la frontiera. Per un anno i ragazzi poterono condurre a Nonantola un'esistenza relativamente tranquilla dedicandosi alla cura della casa, a lavori agricoli, di falegnameria e di cucito e alle lezioni scolastiche, impartite dai loro accompagnatori, tra i quali Josef Indig, Marco Shoky e il pianista Boris Jochvedson. Nonostante i divieti e il controllo della Questura, la popolazione locale familiazzò con gli orfani. Armando Moreno, Con l'8 settembre e l'occupazione nazista dell'Italia, la situazione cambiò radicalmente. I ragazzi di Villa Emma sono ora in imminente pericolo di vita. In meno di 36 ore, don Arrigo Beccari e Giuseppe Moreali li affidano a famiglie locali o li nascondono nei locali del seminario. Ricorda don Beccari: «La situazione era molto pericolosa. I ragazzi non potevano restare alla villa. Pensammo di accoglierne una parte, circa 30, in seminario. Il rettore, mons. Ottaviano Pelati, ed io chiamammo i seminaristi maggiorenni e chiedemmo se erano d'accordo ad ospitare i ragazzi della villa su all'ultimo piano, che era vuoto. Parlammo anche del rischio che si correva, ma loro non esitarono e ci dissero di sì. Allo stesso modo risposero anche le famiglie di Nonantola presso cui si rifugiarono altri ragazzi e ragazze. Alcuni furono accolti anche nell'asilo delle suore. Rimasero nascosti una decina di giorni, vestiti da seminaristi.»
In tutto, le famiglie che accolsero i ragazzi furono circa trenta, oltre ai sacerdoti del seminario e alle suore ospedaliere. Si provvide quindi a fornire ai ragazzi documenti falsi per l'espatrio in Svizzera che con l'aiuto della DELASEM avvenne a piccoli gruppi tra il 6 e il 17 ottobre 1943, guadando di notte il fiume Tresa. Uno soltanto tra i piccoli ospiti di Villa Emma, Salomon Papo, che malato dovette essere affidato a un ospedale, perirà ad Auschwitz. Salvi anche tutti gli accompagnatori, con l'eccezione di Goffredo Pacifici, il bidello di Villa Emma, che sarà arrestato e deportato una settimana dopo mentre portava in Svizzera altri ebrei. Tra coloro che avevano contribuito alla loro salvezza anche Mario Finzi sara' deportato e morira' ad Auschwitz. Don Beccari continuò ad operare nella Resistenza e nella operazioni clandestine a sostegno agli ebrei perseguitati in Italia. Arrestato nel settembre 1944, non confessò mai la sua attività. Rimase sette mesi nel carcere bolognese di San Giovanni in Monte fino alla Liberazione. Nel frattempo in Svizzera le associazioni sioniste alloggiarono i ragazzi d Villa Emma in un istituto a Bex nella valle del Rodano, da dove la maggior parte di loro pote' finalmente giungere in Palestina al termine della guerra, nel maggio del 1945.
La memoriaPer la loro opera in favore dei ragazzi di Villa Emma, il 18 febbraio 1964 l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme conferi a don Arrigo Beccari e al medico Giuseppe Moreali il titolo di giusti tra le nazioni. Dagli anni novanta i "ragazzi di Villa Emma" si ritrovano periodicamente a Nonantola, e il 9 settembre 2001 a Haifa in Israele hanno dedicato un parco, Gan Nonantola, con un monumento creato da Tilla Offenberger, un'artista tra i "ragazzi di Villa Emma", con un'iscrizione in ebraico e italiano a ricordo di don Arrigo Beccari, Giuseppe Moreali e di coloro che li hanno protetti e salvati. Villa Emma, che per anni ha versato in uno stato di abbandono, oggi, riportata agli antichi splendori, è proprietà privata. A Nonantola, nel marzo 2004 è stata costituita la "Fondazione Villa Emma - Ragazzi ebrei salvati", che ha tra i soci fondatori il Comune di Nonantola e la Provincia di Modena. FilmografiaAi ragazzi di Villa Emma la RAI ha dedicato nel 2004 la miniserie televisiva La fuga degli innocenti e il film-documentario con testimonianze degli ex ragazzi di Villa Emma I ragazzi di Villa Emma. Giovani ebrei in fuga, prodotto da Rai Educational e La storia siamo noi. Già prima era stato prodotto I giorni di Villa Emma. Una mini-troupe di ragazzi e i loro genitori realizzano un film sulla Resistenza. Anno scolastico 1977-78, Classe 3 D, Classe 4 A Scuola elementare, Editore Poligrafico Artioli, Nonantola 1978, ora su DVD. Die Kinder der Villa Emma, film tedesco uscito nel 2016[1] e uscito in francese su M6 in novembre 2016 Canzoni su Villa EmmaNel 2005 è stata composta una canzone su Villa Emma[2] dalla band Gasparazzo; il brano omonimo viene pubblicato nel cd "Rosso Albero" (progetto ideato e prodotto dal Comune di Nonantola e dall'associazione "Materiale Resistente" di Correggio), ed è contenuto anche nel cd dei Gasparazzo "Esiste chi resiste"[3] del 2014. NoteBibliografia
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Narrativa
Collegamenti esterni
[[Categoria:Antisemitismo]] [[Categoria:Fascismo]] [[Categoria:Nazismo]] [[Categoria:Shoah]] [[Categoria:Ville della provincia di Modena|Emma]] [[Categoria:Architetture di Nonantola]] [[Categoria:Ebraismo in Italia]] [[Categoria:Luoghi dell'ebraismo]]
Gli esperimenti sulle malattie infettive Per alcune malattie, come la dissenteria, la malaria, la tubercolosi e la febbre gialla,bambini sottoposti ad esperimenti che venivano contratte dai soldati tedeschi durante le battaglie e che in alcuni casi si erano mostrate fatali, era necessario trovare una cura rapida che potesse far guarire in pochi giorni le persone che ne erano affette. Mengele utilizzava la vivisezione per studiare le malattie infettive e le lesioni interne che procuravano.
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Sopravvissuti
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